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#WHATIF - Mia&Cameron

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  1. Cameron Cohen
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    Cameron era completamente confuso dalla piega che avevano preso gli eventi.
    Lui, ragazzo ribelle fin dalla morte di Arya, lei una ragazza dolcissima che l'aveva cambiata completamente. Non credeva che avrebbe mai potuto innamorarsi né tantomeno andare a convivere con la donna che amava.
    L'amore che aveva con Mia era totalizzante ma non di quelli tossici... non più. C'era stato un periodo in cui aveva avuto una forte infatuazione per Elisabeth, complice la stanchezza della monotonia, ma con la stessa velocità, ci aveva messo fine. Era la Freeman il suo posto sicuro e per quanto la Lynch sarebbe sempre rimasta una sua amica -sebbene non si sentissero da tempo esagerato-, era con la bionda che voleva passare il resto della vita.
    Sorrise guardando l'anello d'oro rosa che brillava come una pietra preziosa sopra il bancone della sua bottega.
    Erano passati diversi anni dalla fine di Hidenstone ed aveva svolto diversi lavori come garzone per un sacco di botteghe, risparmiando costantemente finché non era riuscito a realizzare la sua personale: un negozio di automi. Ce n'erano di tutti i tipi, forme, dimensioni e caratteri. In un certo senso, era stato proprio il Maverik ad ispirarlo, tanto tempo prima, così come anche L'Olwen.
    Passando con delicatezza le dita sull'anello, si chiese che fine avessero fatto, se stessero bene e se insegnassero ancora in quell'Accademia. Aveva mantenuto una corrispondenza con il biondo, ma era da un po' che era stata troncata, complici i propri numerosissimi impegni. Chissà se sarebbe stato felice di lui.
    Sorrise ad Ashura, acciambellato là affianco. Negli ultimi anni, era sempre stato un fedele compagno, per lui, e vedere che stava invecchiando, gli faceva stringere il cuore in una pericolosa morsa. Ma finché c'era, se lo sarebbe goduto.

    La sera era scesa, così come la luna, che abbracciava Diagon Alley con i suoi raggi lattiginosi. Cameron chiude la porta a tripla mandata e si assicurò che gli incantesimi di protezione e l'allarme babbano fossero attivi, dopodiché si allontanò verso casa.
    Dopo aver vissuto a casa di Charles per più di un anno -fortunatamente era così grande che non recavano disturbo, oltre al fatto che l'auror aveva più volte rassicurato i due che la loro presenza gli faceva compagnia-, erano riusciti a trovare una casetta tutta loro. Ci aveva messo anni a farsi piacere dal rosso, anche se alla fine ci era riuscito... ma non gli sembrava comunque giusto abusare della sua ospitalità.
    In fondo, avevano trovato una graziosa villetta a due piani con più stanze di quelle che sarebbero loro servite. In fin dei conti, l'avevano trovata ad un prezzo stracciato e Cameron l'aveva fatta ristrutturare da cima a fondo.

    Arrivò a casa con una semplice smaterializzazione, comparendo davanti la porta. Dopo anni, non aveva ancora imparato cosa fosse la prudenza e nonostante vivessero in un bel quartiere babbano, non si era preoccupato all'idea che potessero vederlo.
    Infilò le chiavi nella toppa e girò, con una grandissima voglia di abbracciare Mia dopo una lunga giornata di lavoro.
    Di solito cenavano insieme raccontandosi delle rispettive giornate e si incoraggiavano a vicenda se c'era qualche cosa che non andasse. La loro relazione aveva trovato un suo equilibrio imperturbabile ed andava benissimo così. Per ora.

    Sono a casa! Si annunciò, entrando nell'area tiepida del soggiorno in penombra. Nell'aria non c'era profumo, quindi Mia non aveva ancora preparato la cena. Non l'avrebbe rimproverata, comunque, sarebbe stato assurdo... il San Mungo la stancava più di quanto avrebbe voluto ammettere e lui lo sapeva. Potevano ordinare una pizza. Infilò l'anello nella tasca interna del giubbotto perché lei non la trovasse, quindi si diresse alla sua ricerca, finché non le arrivò la sua flebile voce. Salì le scale e la trovò a poca distanza dal bagno. Si avvicinò a lei, incorniciandole il viso con le mani e donandole un dolce bacio sulle labbra.
    Ti sei già fatta la doccia? Non mi hai aspettato? La rimproverò scherzosamente in un basso sussurro, ammiccando. Passavano gli anni, ma la malizia non aveva mai abbandonato l'ex dioptase, cosa con la quale Mia aveva comunque imparato a convivere.
    Tutto ok? Si allontanò per vederla meglio. Conosceva lei meglio di quanto conoscesse se stesso ed era in grado di capire se ci fosse qualcosa che la turbava, anche se purtroppo non sapeva leggere nel pensiero e non avrebbe potuto immaginare cosa. Oh, no. Non avrebbe mai potuto immaginarlo.
    Le posò una mano sulla fronte, premuroso. Stasera ordiniamo, va bene? Sembri stanca. Ogni singola volta che Mia stava male, ordinavano qualcosa da mangiare o, al massimo, Cam cucinava un brodino. Non è che la trascurasse, anzi. Si acciambellava sempre nel divano con lei tra le braccia, rifiutandosi di lasciarla anche quando si fosse addormentata. Era una routine ormai consolidata da anni.
    Cameron Cohen


    Dioptase
    III Anno
    Eterosessuale

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9 replies since 25/1/2023, 23:15   50 views
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