What could have been

#WHATIF - Mia&Cameron

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  1. Mia Freeman
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    Erano passati minuti interi da quando aveva cominciato a fissare l’oggetto che teneva tra le mani, abbastanza tempo da smettere di metterlo a fuoco e visualizzarne ogni dettaglio. Non che ne avesse bisogno: ormai la sua mente era altrove, le orecchie piene del suono del suo stesso battito, le mani che tremavano, il cuore che sembrava pronto ad uscirle dal petto.
    Si erano trasferiti a Londra qualche diversi mesi prima ormai, dopo aver vissuto un po’ da Charles avevano trovato un posto che gli sembrava quasi definitivo, e non era sicura di fossero pronti per nuovi cambiamenti.
    Certo, le bastava guardarsi indietro per rendersi conto di quanto tutto fosse cambiato, negli ultimi anni. Non era solo il fatto che la sua vita fosse cambiata da quando conosceva Cameron, ma quanto fossero cambiati entrambi dagli anni ad Hidenstone. Dopo aver finito gli studi avevano cercato di costruirsi un futuro, e contro ogni aspettativa di Mia non avevano mai smesso di pensare che la migliore soluzione fosse provarci assieme. Era la prima a ritenere impossibile che la loro storia durasse così tanto, figurarsi se poteva immaginarsi di cercare casa assieme e frequentarsi ancora una volta che non erano più obbligati.
    All’inizio era stato strano vivere all’improvviso fuori da Hidenstone, tra tirocini e tentativi di trovare un lavoro che li rappresentasse entrambi. Nonostante il tirocinio al San Mungo, ottenuto con l’aiuto di Blake, Mia ancora non sapeva che cosa volesse fare “da grande” e le sembrava che tutto quanto fosse ancora incerto.
    Sapeva però di essere soddisfatta di dove fossero arrivati, per quanto la strada non fosse mai stata spianata: c’era stato un momento in cui era sicura che fosse finita, mille altri in cui i dubbi la assalivano eppure era ancora lì, ad aspettare il ritorno di Cam ogni sera con le farfalle nello stomaco.
    Quella sera ancora più del solito, senza ombra di dubbio.
    Mia non si era mai vista madre, non aveva mai davvero vagliato l’opzione, troppo presa dal lavoro, lo studio, la carriera. Non era nemmeno qualcosa che aveva mai ripudiato, aveva scoperto di non essere poi così male con i bambini -tutto merito dell’esperienza fatta con suo nipote-, solo che non era una priorità.
    Non sapeva nemmeno come Cameron avrebbe preso l'idea di essere padre, lo conosceva bene ormai ma le sembrava comunque ancora capace di sorprenderla, come e quando voleva per giunta. Sapeva del suo rapporto complicato con la famiglia, sapeva che certe ferite non sarebbe mai riuscita a guarirle, e non aveva mai voluto indagare oltre.
    Si sarebbe mai immaginata di finire in quella situazione, in quel momento preciso? No, non ricordava di aver mai sognato così in grande eppure ora, ogni volta che apriva la porta di casa, si sentiva invasa da un senso di pace che non aveva mai provato, non in modo così intenso se non altro.
    In quel momento la casa era ancora avvolta dal silenzio, era stata la prima a rincasare e a parte per il bagno il resto delle stanze era ancora avvolto nell'ombra. Normalmente avrebbe saputo dire anche solo ad intuito quanto mancava al ritorno di Cam, ma ora era così assorta nei suoi pensieri da non riuscire nemmeno a prendere in considerazione cose come lo scorrere del tempo.
    Dopo aver trattenuto il respiro senza rendersene conto, si ritrovò obbligata quasi inconsciamente ad inspirare profondamente, chiudendo gli occhi e provando a distendere la schiena.
    "Con calma, va tutto bene..." sussurrò piano, la sua voce comunque troppo forte per tutto quel silenzio.
    Fu il rumore delle chiavi nella serratura a riportarla definitivamente alla realtà, mandando al diavolo ogni tentativo di rilassamento e portandola a scattare in piedi all'istante, come se Cameron avesse improvvisamente sviluppato la capacità di vedere attraverso le porte chiuse. Si schiarì la voce a vuoto, sentendo le gambi improvvisamente molli, e aprì la bocca un paio di volte senza successo, la vista ancora appannata, ora perchè gli occhi erano lucidi e non perchè troppo concentrata.
    Le servirono diversi respiri più o meno profondi e dell'acqua fredda in viso per riprendersi del tutto, e alla fine ripose quello che teneva in mano sul lavandino, come se all'improvviso fosse troppo pesante da reggere.
    Uscì quindi dal bagno, cercando di accennare un sorriso spontaneo e cercando Cameron con lo sguardo. "Ehi! Sono qui"
    Mia Freeman

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    IL BENE SI NASCONDE IN OGNUNO DI NOI, BASTA SAPER OSSERVARE
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