Something different

Vath Remar e Wyatt Wolf

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    Davvero gustosa quella pasta che aveva appena assaggiato, ma improvvisamente sentì come un qualcosa che gli stava accadendo, sentiva il corpo iniziare a crollare come se avesse avuto un improvviso attacco di sonno, o qualcosa del genere. La mente andava di pari passo per certi versi. C'era qualcosa che non andava, senza ombra di dubbio e da buon pozionista riuscì a riconoscere degli ingredienti di qualche pozione come la Radice di Valeriana, senza però avere il tempo di identificare la stessa. Riuscì solo a pensare un qualcosa per un paio di secondi.

    Ma che sta succedendo??

    Di colpo il sonno divenne talmente forte da farlo addormentare di colpo. Un sonno che sembrava essere molto forte, deciso. Si risvegliò solo qualche ora dopo, in tutto ciò appena riaprì gli occhi vide una flebile luce che arrivava da una sorta di grata, un forte odore di muffa, e soprattutto notò come fosse legato alle mani, aveva delle corde su di essi ma non erano così forti nella stretta. Qualcosa era successo anche se non sapeva cosa. L'unica cosa era quella che non era più da Vath, doveva usare il suo occhio esperto da auror per uscire al meglio da quella situazione. Cercò la bacchetta ma non l'aveva più con se, così come il magifonino. Un chiodo che era su quella sulla trave poteva farlo liberare da quelle corde, poteva essere utile. Iniziò quindi a passare le corde su di esso per farle diminuire e liberarsi. Per il resto c'era ben poco che potesse dargli mano a far capire, nessun rumore, se non il vento. Sentiva anche come fosse un luogo freddo, non c'era minimante l'ombra di un riscaldamento o qualcosa di simile. Gli era stato insegnato a non entrare nel panico in nessuna situazione, doveva agire con metodo. L'addestramento auror poteva fare sempre la sua parte. Quel chiodo poteva aiutarlo eccome. Ci passò quella corda tante volte rompendo la sua resistenza e fino a che, prima che cadesse a terra lo stesso, le corde si allentare quel tanto che gli bastarono per avere le mani libere. Si rimise quindi in piedi. Gli bastava capire dove fosse e perchè era lì.

    Dove sono? Perché sono qui?

    Sperava almeno in qualche risposta. Giusto per avere un qualcosa sul quale indagare, ma senza bacchetta poteva fare ben poco se non agire con l'astuzia e l'ingegno.

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    Ecco come iniziava il suo addio al celibato: drogato e spogliato di Bacchetta magica e magifonino, poteva essere un ottimo preambolo per il quarto episodio della saga cinematografica di "Una notte da leoni". Il Ministeriale aveva organizzato tutto nei minimi dettagli e sperava che, anziché provocare nell'amico del buon divertimento, quest'ultimo non lo denunciasse per sequestro di persona. Conoscendo Wyatt, Vath aveva supposto che l'uomo sapesse sfruttare al meglio i pochissimi elementi lasciati appositamente all'interno di quella spoglia stanzina per liberarsi da solo. Ed eccolo lì, la sorpresa di Wyatt nel ritrovarsi in un luogo sconosciuto era autentica e la confusione sul suo viso lasciò ben presto spazio all'analisi di ciò che c'era. L'auror seppe sfruttare il chiodo sporgente per allentare il nodo che lo teneva ancorato a quella trave di legno e, con le mani libere, poté esaminare al meglio la stanza. C'era poco o nulla che l'addestramento auror poteva sfruttare a suo vantaggio, i ripiani di quello scantinato erano vuoti e non c'erano oggetti che l'uomo potesse usare a mo' di arma. Il primo passo, la libertà, era stato fatto. Wyatt poteva arrampicarsi verso quella piccola finestrella con grate per poter vedere all'esterno ma oltre a fili d'erba, una recinzione e il terreno che proseguiva in salita. Un'unica porta poteva portare all'esterno di quello scantinato e, se l'uomo si sarebbe avvicinato ad essa, provando ad aprirla avrebbe scoperto che questa sarebbe stata chiusa. Un nottolino troppo sottile per poter vedere oltre di esso e cardini troppo spessi per poterli forzare, con cosa poi, quella stanza aveva pochi mobili, sembrava quasi un vecchio laboratorio da ferramenta. Nei cassetti l'auror avrebbe potuto trovare solo alcune matasse di fil di ferro e basta. Wyatt si era liberato dalla corda ma, per uscire da quello scantinato, di lavoro ce n'era da fare.

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    Davvero una situazione molto strana, insolita. Dalla casa di Vath a fare una bella conversazione e una colazione in una stanza, o meglio in una cantina da quello che vedeva, legato a un palo in legno fino a pochi attimi prima. Sarebbe stato difficile da spiegare se lo raccontava, nessuno lo avrebbe forse nemmeno creduto. Il suo timore era sempre quello di mettere in pericolo se stesso e ormai anche la sua famiglia avendo un matrimonio così vicino con Isond. Erano stati dei criminali oscuri a fare tutto ciò? Difficile da credere, ma doveva sempre pensare al lato peggiore possibile dato quello che faceva al Ministero della Magia. Libero di osservare meglio quella stanza con la luce, affievolita, che gli arrivava sul volto notò come non ci fosse molto di più di quel chiodo a suo vantaggio. La testa era fondamentale per uscire da lì dentro. Nessun oggetto nei ripiani di quei mobili da scantinato, e nessuna arma che potesse aiutarlo, forse il chiodo poteva essere considerato un minimo come arma, ma poco di più. La finestrella non gli dette un granché di aiuto se non poter vedere che all'esterno sembrava essere una fattoria o qualcosa di simile. Vedeva tanta erba, una recinzione in legno e un terreno. Qualche indizio sul quale in ogni caso poteva ragionare. La porta poteva essere una facile via d'uscita, ma provando ad aprirla sentì come si aspettava che era chiusa e senza bacchetta non sarebbe stato facile aprirla. Ma la stanza gli dette forse un inaspettato aiuto, in quei cassetti trovò qualche rotolo di filo di ferro, doveva sfruttarlo bene. Almeno avesse bevuto poteva capire tutto ciò, ma una pozione poteva avere eccome lo stesso effetto dell'alcol. E quella che aveva preso era proprio una pozione, senza ombra di dubbio. La sua esperienza non poteva sbagliarsi. La sua successiva meta fu quella nel provare a uscire dalla stanza, sì ma come? La porta non era scassinabile con facilità ma si ricordò come a una lezione in accademia gli venne spiegato che una graffetta e il filo di ferro potevano fare la differenza nel provare ad aprire una porta chiusa. Non aveva una graffetta ma un chiodo e ciò poteva essere molto simile. Aveva tutto ciò che gli serviva. E soprattutto passare da una finestra di poco meno di 20 cm non era fattibile, solo se si fosse rimpicciolito sarebbe stato in grado di passarci. Si avvicinò alla porta e con il chiodo agì nella stessa maniera di un grimaldello, seppur in maniera più difficoltosa. Muovendo allo stesso contempo anche un pezzo di filo di ferro preso da quella piccola matassa dello stesso cercò di aprire la porta facendo scattare il meccanismo. Chiaro che gli ci voleva un po' di fortuna, ma essa entrò nelle sue grazie. Dopo diversi tentativi falliti, all'ennesima volta che provò a smuovere qualcosa sentì scattare un qualcosa in quella porta che aprì quella porta che aveva davanti a se. Forse la via per la libertà aveva una nuova tappa da seguire, ancora più pericolosa di dove era arrivato a quel punto.

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    Come dovevano spassarsela quelli che, in control room stavano seguendo la diretta delle numerose telecamere di sorveglianza che erano sparse lì, non aveva una Bacchetta o un cellulare per smaterializzarsi o chiedere aiuto ma aveva un cervello pensante. L'utilizzo del chiodo non era uno dei migliori, forse utilizzare le due estremità della matassa di fil di ferro era più indicato ma vabbè… più dettagli e aneddoti da esporre quando, a distanza di anni, Wyatt avrebbe riguardato il filmato insieme ad altre persone. Se solo Vath l'avesse visto in quel frangente avrebbe riso, scuotendo la testa nel vedere che, nonostante tutto, Wyatt stava prendendo scelte al di fuori dai normali schemi. Operare in quel modo non era per nulla semplice e, se da un lato il tempo non gli mancava, dall'altro canto tuttavia poteva notare come al di fuori della casa il cielo iniziasse a scurire. Dopo numerosi tentativi infruttuosi la serratura parve scattare e, se l'auror avesse provato ad abbassare la maniglia, avrebbe potuto notare come la porta si sarebbe aperta verso l'interno rivelando dietro di essa una scala in salita senza alcun tipo di illuminazione terminare su un'altra porta. Salite le scale scricchiolanti Wyatt avrebbe potuto vedere come una luce elettrica filtrasse da sotto la porta, poteva esserci qualcuno oltre a lui? Senza una Bacchetta e un buon incantesimo rivelatore era difficile da dirsi, persino per un Auror. Tutto ciò che poteva fare Wyatt in quel momento era affidarsi alla propria esperienza, al suo intuito da auror e capire se era necessario rischiare o meno di uscire da quella porta. Al di là di essa v'era l'ignoto, una stanza illuminata e forse riscaldata e una possibile libertà che, in quel momento, con la grata aperta e il freddo vento invernale che entrava da essa avrebbe rappresentato un ben misero rifugio per la notte che incombeva su di lui.

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    Usare il cervello per uscire senza troppi problemi da quella stanza, si sentiva come se fosse in uno dei suoi peggiori incubi e come poteva agire se non aveva tra le sue mani una bacchetta magica, la sua, per poter usare gli incantesimi? Non c’erano altre soluzione che usare l’inventiva e di fatto spesso anche fare scelte che per occhi esterni potevano sembrare come diverse e non classiche. Muovendo la maniglia della porta sentì come si aprì verso l’interno della stanza e davanti a se, sempre con una grande attenzione a come si muoveva, notò come ci fosse una scala che dava verso l’alto. La luce sembrava essere un hobby in quella casa, forse non pagavano le bollette, tutto poteva essere. Con la bacchetta in suo possesso avrebbe usato un Lumos per salire e vedere qualcosa di più, ma non ne aveva la possibilità quindi fece un passo alla volta salendo le scale con attenzione. I rumori dicevano che le scale erano alquanto insicure e vecchie da come scricchiolavano, ma non poteva far altrimenti che usarle per arrivare in cima. Alla fine passo dopo passo si ritrovò davanti a una nuova porta, e lì la corrente sembrava esserci dato che vedeva degli spiragli di luce uscire dal sotto della porta. Poteva anche essere un segnale positivo. La scelta era tutta nelle sue mani, andare avanti o usare la finestrella sotto? Cercò altre vie e ripensò a cosa aveva trovato sotto ma niente gli dava una vera alternativa a quella porta. Seppur pericoloso e misterioso come passo doveva provare ad aprire la stessa. Prese la sua decisione, era l’unico passo da fare quello.

    E porta sia. Come farei a passare da quella finestrella? Impossibile.

    Quindi mosse la maniglia della porta per entrare in quella stanza, aveva calcolato bene ogni rischio. Poteva trovare di tutto al suo interno, ma non poteva fare altrimenti.

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    Chi non risica non rosica, Wyatt poteva restare nel seminterrato eppure così non fu, in queste occasioni l'auror sapeva perfettamente che restare inattivi non avrebbe portato da nessuna parte. Salite le scale si decise ad uscire dalla stanza e, una volta aperta la porta, Wyatt si ritrovò in una stanza di circa dieci metri quadrati, una porta sulla sinistra e una finestra con inferriate di fronte alla porta da cui stava uscendo, la stanza in questione sembrava un salotto, un tappeto con sopra un tavolo era posizionato al centro della stanza, quattro piccoli divanetti andavano a completare il tutto posizionati ai quattro lati, alcuni scaffali erano stati attaccati al muro con alcuni libri posizionati su di essi e un armadio a muro. La stanza era un po' meno spartana rispetto allo scantinato ma, come per il precedente ambiente Wyatt avrebbe potuto notare che non offriva molte cose. Un lucchetto a combinazione era posizionato sulla porta sulla sinistra e quattro erano le cifre richieste per sbloccarlo. Senza di esse l'auror avrebbe potuto fare un semplice calcolo per comprendere che aveva diecimila combinazioni possibili da provare prima di poter riuscire a sbloccarlo. D'altro canto un piccolo minibar era posto nella stanza e, aperto, Wyatt avrebbe potuto vedere come non sarebbe né morto di fame o disidratato. Forse avrebbe potuto o dovuto esaminare al meglio la stanza, cercare indizi riguardo la combinazione k disperarsi. Certo era che Vath, in quel momento, probabilmente era con un pacco di pop corn in mano a godersi lo spettacolo da una posizione privilegiata ridendosela di gusto per quell'addio al celibato differente rispetto ai soliti. A volte bastava cambiare prospettiva, guardare le cose da un'altro punto di vista e subito la soluzione sarebbe potuta diventare evidente. La prima situazione l'aveva risolta grazie a del fil di ferro e un chiodo, la seconda sarebbe stato necessario un approccio meno fisico e più intuitivo.

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    Quello che poteva offrirgli la stanza dopo la porta poteva essere un vero mistero, ma quello stesso mistero venne risolto molto velocemente, la porta si aprì con facilità, niente a che vedere con quella che era al di sotto delle scale e faceva parte dello scantinato. Ma forse quella poteva essere davvero la sua unica via d'uscita. Poi ormai aveva fatto la sua scelta, proseguire da quella via. La grandezza non era molto maggiore dello scantinato, ma almeno sembrava avere più carattere, era qualcosa che somigliava molto a un salotto, ma di per se gli oggetti che offriva non erano maggiori a quelli dello scantinato. Notò come sulla porta che aveva sulla sinistra c'era un lucchetto che richiedeva ben quattro cifre, ma dove poteva trovarle quelle cifre? Di sicuro nella stanza e se voleva uscire da lì doveva assolutamente trovarle. Provare a indovinare quella combinazione era quasi impossibile, effettivamente poteva anche provarci, ma sarebbe stato molto fortunato così come aveva possibilità di vincere alla lotteria. Era decisamente meglio ragionare sulla cosa. Quel minibar che era nel centro della stanza era come un barlume di speranza, c'era tutto lì dentro dal bere al mangiare quindi ciò lo rendeva più tranquillo. Poteva fare la sua "indagine" con dovuta calma. Si guardò a giro, vide quattro divani, un tappeto con un tavolo su di esso, un armadio a muro e alcuni mobili attaccati con libri e una finestra con grata ma quella non era a suo avviso importante. La stanza aveva quattro lati effettivamente anche quindi capì che i due quattro dovevano essere ai lati della combinazione, 4 ad inizio per i lati, 4 in fondo per i divanetti. Il tavolo sopra al tappeto al dentro gli dette quell'idea che ciò mettesse al centro proprio quei numeri, la somma del tavolo e del tappeto. Come ultima cifra optò per l'armadio a muro dato che era una presenza importante nella stanza, il suo uno poteva completare la sequenza numerica.

    4,2,1,4.

    Ripensò anche per qualche attimo a quel ragionamento, ma a lui sembrava decisamente logico e aveva un senso vero. Si portò verso il lucchetto e mise la combinazione da lui trovata. Mise prima il 4 dalla sinistra, poi il 2, poi l'1 e infine in 4 a destra. Quel lucchetto avrebbe dovuto aprirsi tra le sue mani, quindi permettendogli di proseguire il viaggio.

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    I processi mentali eseguiti dall'auror erano insondabili e appartenevano solo a lui. Eppure non ci mise molto a trovare uno schema, gli oggetti forse potevano rappresentare i numeri che sarebbero occorsi oer aprire quel lucchetto così per qualche minuto Wyatt si sarebbe messo a ragionare su di essi quattro lati, quattro divanetti, due per il tappeto e il tavolo al centro della stanza e uno per l'armadio a muro. Il giovane Grifondoro avrebbe potuto avvicinarsi al lucchetto, iniziando ad armeggiare con i tasti della combinazione che, per il momento, era settata su 0 0 0 0. Fece ruotare la prima rotellina, posizionandosi sul quattro, la seconda scattò per due volte mentre un solo click si sentì alla terza per poi proseguire di nuovo con quattro rotazioni per raggiungere la combinazione 4 2 1 4. Il momento della verità era giunto, Wyatt avrebbe potuto tirare verso il basso la cassa del lucchetto e vedere se il suo ragionamento era giusto o sbagliato. Senza attendere oltre, l'auror avrebbe fatto quella prova del nove e per un attimo le sue speranze vennero illuse, non era quella la combinazione giusta. Preso dallo sconforto si sarebbe potuto accasciato su quei comodi divanetti in attesa dell'ispirazione o di un aiuto divino. Che fosse in pericolo ormai era chiaro come il sole che non lo era, l'unico disagio forse era proprio la sensazione di essere intrappolato. Eppure, seguendo il ragionamento fatto in precedenza, il suo sguardo sarebbe potuto cadere sulla sinistra dov'era posizionata la libreria. Osservando meglio si poteva notare come questa avesse sette ripiani, colmi di libri, e quindi non poteva centrare con la combinazione del lucchetto. Se Wyatt avesse anche controllato l'armadio dietro di sé avrebbe potuto notare una miriade di vestiti al suo interno. Esaminati quelli appesi sulla barra metallica l'auror avrebbe potuto trovare all'interno di una tasca un bigliettino di carta con su scritto il testo.

    "Acero e quercia lo contiene/
    Sul quarto ramo giace la chiave/
    Il formato schiude la via."


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    I ragionamenti potevano essere tanti su quella combinazione ma il primo tentativo non fu assolutamente un successo, anzi un fallimento totale. Non era quella la strada da seguire per uscire da lì dentro, il suo ragionamento era vano e nullo. Ma mai abbattersi, era solo un piccolo errore di percorso e ci stava eccome. Doveva riprovare subito senza perdere tempo, ma a cosa attaccarsi? Cosa cercare? Gli oggetti erano l'unica cosa che doveva cercare in quella stanza. Non vedeva altro. Guardando alla sinistra la libreria gli dette uno spunto in più, aveva ben sette ripiani e nessuno era esente dai libri. Ma anche l'armadio era interessante e se prima non ci aveva fatto troppo caso a cosa potesse contenere fu proprio il suo contenuto appena l'aprì a dargli un qualcosa sul quale lavorare con la mente. C'erano molti vestiti ma molti non dicevano nulla, uno però gli dette un grande spunto, c'era come un bigliettino che riportava una frase.

    "Acero e quercia lo contiene/
    Sul quarto ramo giace la chiave/
    Il formato schiude la via."


    La cosa lo fece ragionare.

    Legno di acero e quercia, sembra proprio essere la natura della libreria. Se ha sette piani vuol dire che devo cercare un qualcosa che sia al quarto piano della stessa, mi sembra che sia così.

    Si avviò verso quella libreria buttando l'occhio al quarto piano della stessa, doveva trovare un qualcosa che fosse una combinazione o un qualcosa del genere. Il foglietto parlava chiaro, la chiave era lì. Doveva essere per forza lì quella combinazione per uscire da quel luogo che non sapeva assolutamente dove fosse. Guardò a giro nel quarto ripiano, poi spostò i libri per cercare se qualcuno fosse legato direttamente agli aceri o le querce. Tutto era possibile. Se il codice era lì lo avrebbe trovato. Voleva passare il minor tempo possibile lì dentro, era come se pur sapendo che la sua vita non fosse in pericolo voleva tornare alla luce e capire come aveva fatto a finire lì, quello era ancora un mistero.

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    Un passo in avanti fu fatto dall'auror: trovare quel pezzo di carta all'interno dell'armadio e, il suo intuito, gli fece comprendere come, quelle poche righe, potessero aiutarlo per risolvere il problema del lucchetto. La prima strofa gli aveva fatto individuare come bersaglio la libreria, la seconda il ripiano giusto della mensola eppure sulla terza riga non seppe cosa inventarsi. Spostò i libri, li aprì e cercò di sfogliarli alla ricerca di qualcosa di utile all'interno di essi ma nulla, non riuscì a trovare nulla. Forse la terza strofa poteva essere interpretata in diverse maniere, in fondo su quel pezzo di carta era stata usata una parola in particolare. Ragionando su quegli elementi l'Auror avrebbe potuto trovare una soluzione eppure ciò che al momento risultava evidente dal brontolio del suo stomaco era che, da quella mattina o forse ancor di più, non toccava cibo o acqua. Una mente a stomaco vuoto non lavora al massimo delle sue capacità e, il minibar offriva un leggero spuntino che tuttavia non avrebbe appagato al meglio le necessità di Wyatt, forse se mangiate con moderazione quelle scorte avrebbero potute durare maggior tempo ma per una fame vorace quegli snack avrebbero potuto rappresentare un piccolo palliativo. A stomaco pieno probabilmente Wyatt avrebbe potuto comprendere meglio la terza strofa dell'indovinello e, guardando la libreria, avrebbe potuto notare una cosa che pochi istanti prima non aveva fatto: qualche ripiano più in basso si trovava un dizionario, forse consultandolo si sarebbe avvicinato alla soluzione. Se lo avesse fatto, alla voce formato avrebbe trovato la seguente definizione:

    "formato2
    /for·mà·to/
    sostantivo maschile
    Forma e dimensioni di un oggetto.
    "una confezione f. famiglia"
    Nell'industria editoriale e della carta, tipo definito dalle dimensioni di ciascuna pagina o ciascun foglio."

    Quindi poteva essere un indizio la dimensione dei libri, che Wyatt nella foga di ricercare indizi aveva spostato di posto. Non c'era dubbio, l'auror era vicino alla soluzione per uscire da quella stanza.


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    Quella ricerca stava diventando per certi una vera e propria indagine per capire come uscire da quella stanza, il lucchetto e la ricerca della combinazione erano diventati l'unico suo obiettivo al momento. Quanto vorrebbe aver avuto la bacchetta magica tra le mani e far esplodere quel lucchetto, ci voleva un attimo, ma non poteva fare tutto ciò dato che l'unica cosa che poteva usare era la mente e l'ingegno che da essa scaturiva. Era pur sempre una cosa da allenare nel lavoro che svolgeva al Ministero della Magia quindi faceva parte dello stesso. Però seppur fece una ricerca attenta in quel piano della libreria non vide niente che facesse al caso suo, o almeno che lo poteva aiutare. Dove poteva aver sbagliato? Cosa poteva aver capito male di quel messaggio? Ma anche la fame stava iniziando a volere la sua parte, il brontolio che arrivava dallo stomaco era un segno chiaro.

    Per fortuna che c'è questo minibar. Almeno ho cibo e cose da bere, direi che è ora di mangiare.

    Si avvicinò a quel minibar per prendere una barretta da mangiare, era una di quelle da palestra piena di cose che rendevano la sua mente più attiva e gli levavano la fame. La mangiò mentre era a sedere nel divanetto, e di fatto fu proprio a quel punto che vide un dizionario che era un paio di ripiani più sotto in quella libreria. Si ricordò che la terza strofa di quell'indizio di prima parlava di formato, e cercò proprio quella parola nello stesso. Una ricerca alla vecchia maniera, come se la tecnologia non esistesse. Lesse con attenzione quelle poche parole fino a che non gli venne un intuizione forse vincente.

    Ecco cosa devo cercare, non un libro a caso, devo trovarne uno delle giuste dimensioni. Riproviamoci.

    Tornò al quarto piano della libreria dove iniziò a cercare dei libri che avevano la giusta dimensione a livello editoriale che stava cercando, uno doveva essere quello giusto tra i tanti che erano in quel piano della libreria. Doveva fare un'attenta selezione e ricerca per fare la scelta giusta e aprire quel lucchetto. Voleva e doveva uscire da lì, e soprattutto capire perchè era arrivato là dentro.

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    Qualcosa nel ragionamento che l'auror faceva era fallace, se quello che stava facendo era tutto un enorme escape room, Wyatt doveva avere il buonsenso di comprendere come un evento simile che gli aveva organizzato indubbiamente Vath fosse a tempo. Mettersi a controllare un intero ripiano colmo di libri non lo avrebbe condotto da nessuna parte ma soprattutto lo sviava da ciò che era necessario comprendere. Aveva letto la definizione dell'enciclopedia eppure non aveva fatto quel salto neurale, quel collegamento tra gli indizi che possedeva risultava mancante. Formato sì si riferiva alla grandezza delle pagine ma come poteva cercare quattro cifre all'interno di un intero scaffale, forse il Ministeriale avrebbe dovuto cambiare punto di vista, spostare i libri forse poteva essere stato un errore. O forse no? C'era probabilmente uno schema a lui ancora ignoto? I libri erano di diverse altezze, quattro in particolare, quindi come capire quale scegliere o, forse, non avrebbe dovuto cercarne nessuno in particolare. Il Ministeriale tuttavia aveva optato per rinfrancare lo stomaco e, dirigendosi al minibar, lo aveva saccheggiato di una barretta energetica. Non era nulla di che, una barretta al cioccolato con qualche mix di frutta secca, giusto il necessario per placare i morsi della fame, mentre masticava avrebbe potuto ragionare su quel dilemma. I libri erano la chiave, una possibile soluzione poteva essere rappresentata non da ciò che contenevano quei libri ma, piuttosto, proprio loro stessi. A lui servivano quattro cifre, una somma di numeri che erano contenuti a detta dell'indovinello trovato sul quarto ramo ovvero il quarto ripiano di quell'unica libreria. Evidentemente Wyatt non era l'auror migliore in una situazione d'investigazione e all'accademia Auror nelle materie più logiche e di ragionamento faticava ad ottenere la promozione. Le sue qualità erano altre, questo era evidente, probabilmente Vath da attento osservatore avrebbe dovuto capire che l'amico in una situazione del genere sarebbe potuto sembrare un pesce fuor d'acqua.

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    Wyatt Wolf | Auror / Addestratore Accademia Auror


    Una situazione davvero particolare e strana quella che stava affrontando, non era così normale ritrovarsi dal mangiare una pasta in casa di una persona a ritrovarsi come segregato in un luogo come quello. Se le prima stanza era stata più semplice da affrontare nonostante il fatto che si fosse ritrovato legato, aprire un lucchetto stava diventando più un’impresa di quello che si aspettava. Da una parte però anche avere una scorta di cibo e acqua come un mini bar poteva essere importante e fondamentale. Aveva di fatto anche attinto allo stesso per avere un po’ di pace dalla fame che faceva chiaramente solo la sua parte. La sua ricerca non dette l’esito sperato in quella libreria, nel quarto piano, doveva cambiare piano d’azione. Dove era quell’errore? Come mai non trovava quello che voleva? Era quasi pronto a mollare tutto e lasciarsi andare lì a sedere su quel divanetto, ma non era il modo di affrontare la cosa. Certo che il quarto piano della libreria era la soluzione, ma come poteva trovare quella chiave, quel codice? Non aveva trovato la soluzione a quel punto fino a quel momento. Notò come però ci fossero quattro formati diversi nei libri di quello scaffale, era chiaro come il sole quella cosa. Però solo uno forse poteva essere quello corretto dal suo punto di vista e da quello che diceva il foglietto che lo aveva indirizzato verso quel piano della libreria. Doveva anche essere fortunato forse. Quindi cercò tra i libri mischiati i tomi che avevano lo stesso formato raggruppandoli uno accanto all’altro. Quattro numeri gli servivano, e quindi anche quattro libri uno per ognuno di quei quattro formati, sempre che il suo ragionamento era corretto. Un libro per ognuno di quei quattro formati poteva forse dargli il codice giusto per aprire il lucchetto. Doveva trovare un tomo per ogni formato che riportasse qualche numero, era quello che doveva cercare.


    <parlato> - "Pensato" - 'Ascoltato' | Scheda PGStat
     
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    L'auror certo che quella situazione poteva essere risolto tramite i libri sul quarto scaffale non si diede per vinto, non era arrivato alla soluzione quello era chiaro dal lucchetto ancora bloccato eppure in tutto il suo lavorare con i libri finì con il raggrupparli tutti assieme per lo stesso formato. Un tentativo di mettere ordine o l'inizio di una sindrome ossessivo compulsiva? Eppure quel gesto mise tutti i libri perfettamente allineati sullo scaffale. Ciò che poteva notare Wyatt era che, ciascuno di quei formati, non era composto da più di nove libri e quell'intuizione avrebbe potuto rappresentare la chiave di volta nel ragionamento per sbloccare la serratura di quel lucchetto. Se contati uno per uno il computo finale era di sette libri, tre almanacchi, nove manga e un unico manuale, poteva essere quella la soluzione? Ma, soprattutto, in che ordine metterli. Wyatt avrebbe potuto procedere per tentativo o, data l'ora, rilassarsi sul divano e passare il resto della serata per vedere che cosa sarebbe stato dato in televisione. Se avesse preso il telecomando avrebbe scoperto che, l'unico programma disponibile fosse "La Compagnia dell'Anello" di Peter Jackson ed era appena iniziato, stava passando sullo schermo proprio il prologo dove dama Galadriel faceva da narratore esterno raccontando la storia degli Anelli del potere donati agli elfi, gli uomini e i nani e del tradimento di Sauron e la creazione dell'unico Anello. L'auror avrebbe potuto rilassarsi guardando tre ore di film per poi cercare di trovar conforto ler la notte su quei divani o far lavorare la mente per cercare di sbloccare quel lucchetto. Tre sette nove uno, quei numeri e le parole dell'elfa coincideva esattamente con il numero dei libri sullo scaffale. Di solito negli escape room gli indizi tendevano a collegarsi come denti di ingranaggi dando modo alle persone di risolvere l'enigma e procedere avanti.

    vath2



     
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    Wyatt Wolf | Auror / Addestratore Accademia Auror


    Spostando i libri per formato uno accanto all’altro tutto stava prendendo un senso nella sua testa. Il conto finale era di sette libri, tre almanacchi, nove manga e un solo manuale. Erano quattro cifre, e poteva essere eccome quel codice per sbloccare il lucchetto ma ci potevano essere tante soluzioni e ordini a quella serie di numeri. Forse tentare a casaccio dei codici con quei numeri non aveva alcun senso dato che poteva starci ore a fare ciò, ma i numeri giravano nella sua testa. La televisione poteva essere un aiuto in suo aiuto, non era lì per caso. Mettendosi a sedere sul divanetto mise in azione l’unico programma che era disponibile sulla stessa, "La Compagnia dell'Anello" di Peter Jackson. Per sua fortuna era iniziato solo da qualche secondo e se non si ricordava male quello era il prologo del film. Le parole che ascoltò erano un vero ordine di quel codice, i numeri combaciavano perfettamente con quelli dei libri dei vari formati trovati poco prima. Poteva essere un caso? Nulla secondo lui era più un caso lì dentro. Le parole dell’elfa erano chiare.

    Accidenti…ma che potrebbe essere la soluzione questa? 3 anelli donati agli elfi, 7 al re dei nani, 9 anelli alla razza degli uomini, e 1 anello per controllare tutti gli altri. Ecco l’ordine giusto, almeno spero. Un indizio che non posso non seguire.

    Il film poteva essere bello da vedere, ma voleva uscire da lì. Non era il caso di fermarsi ora che aveva uno spunto così importante e forse anche “vincente” per sbloccare quel lucchetto. Avendo un po’ di sete prese dal mini bar una lattina di una bibita babbana nota, una coca cola zero, e la bevette a sorsate prima di avvicinarsi a quel lucchetto. Iniziò a muovere i vari numeri sullo stesso per arrivare a scrivere quel codice.

    3,7,9,1

    Poteva assolutamente essere la soluzione, forse era riuscito effettivamente a fare bingo e trovare la chiave di volta per uscire da quella stanza e forse anche trovare la sua “salvezza” da quella situazione che stava affrontando. Doveva sentire però il rumore di apertura dello stesso lucchetto, solo a quel punto sarebbe stato lieto di udirlo con felicità.

    <parlato> - "Pensato" - 'Ascoltato' | Scheda PGStat
     
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