Visita da Nonna Eleanor

Provino Legilimens

« Older   Newer »
 
  Share  
.
  1.     +1   -1
     
    .
    Avatar

    We can MASTER the future.

    Group
    Ministero
    Posts
    4,315
    Reputation
    +158
    Location
    Canterbury

    Status
    🗲

    vath1


    vathnome
    Dipendente Ministeriale ~ C.M.I. ~ 31 anni ~ Inglese
    Scheda | Stat.


    Estate 2005
    Alcuni giorni prima.

    "Stim.ma Nonna,
    Questa mia lettera è per informarVi di alcune novità di cui desidero parlarVi di persona. Una fra tutte la mia intenzione di voler iniziare il percorso, assieme a Voi se Vi compiace, come Legilimens.
    In attesa di Vostre notizie Vi auguro i miei più sentiti saluti.
    Vostro affezionatissimo nipote,
    Vath R."


    Il giovane Serpeverde osservò la pergamena su cui aveva appena terminato di vergare il proprio messaggio, una volta piegata la sigillò con della ceralacca verde imprimendo con forza lo stemma di famiglia. Affidata la lettera al gufo reale di casa Remar il giovane rampollo guardò il rapace allontanarsi, attendendo la risposta con trepidazione.

    Poco prima del primo Settembre

    Gli era giunta la risposta di sua nonna e, impaziente come non mai, osservava il proprio orologio a intervalli regolari. Quel giorno aveva scelto un abito casual, un paio di jeans, una t-shirt a tinta unica e un cappotto lungo nelle cui tasche avrebbe celato la propria bacchetta, uno tra i tanti vanti di cui si fregiava. Certo era che, per il prossimo primo settembre, aveva già fatto incetta di una serie di abiti che aveva vestito solo nelle occasioni più formali ma che, da quell'anno in poi, sarebbero divenuti per lui una consuetudine. Oltre alla bacchetta aveva anche un altro piccolo oggetto in tasca, non ne aveva ancora fatto parola con nessuno in famiglia, ed era la causa della scelta di intraprendere quel percorso. Dato che abitavano relativamente vicini andò a piedi alla villa dei nonni paterni, di cui Vath apprezzava moltissimo l'ampio giardino, spesso si fermava ad ascoltare il suono della natura, suono che in una cittadina come Canterbury non mancava mai. La stanza della tenuta che preferiva di più, tuttavia, era lo studio di suo nonno Albert Charles Remar dove era solito sedere e ascoltare storie del passato vissute direttamente durante la guerra o nella vita di tutti i giorni. Vath salì i quattro gradini della veranda, dei divanetti adornavano l'esterno, riparati dagli agenti atmosferici dalla struttura, sorretta da due colonne a capitello, il tutto contenuto da un muretto in mattoni. Il ragazzo ispirò ed espirò profondamente, alzando il braccio sinistro e ruotandolo per poter osservare il proprio orologio da polso: mancavano pochi secondi all'ora indicata sulla missiva ricevuta. Rapidamente alzò la mano destra chiusa a pugno e bussò quattro volte in maniera rapida, ripetendo il tutto altre due volte, un passo indietro e avrebbe incrociato le braccia dietro la schiena. Alea iacta est. Ad aprire la porta venne Lucy, la giovane domestica che da anni serviva casa Remar con dedizione e lealtà. Un sorriso spontaneo sorse sulle labbra del giovane che da perfetto gentleman inglese piegò il busto in un breve inchino.
    «Miss Lucy, è sempre un piacere rivedervi.» Il ragazzo si liberò del cappotto consegnandolo alla ragazza, non prima tuttavia di prendere la propria bacchetta in acero dalla tasca interna, dalla tasca esterna, invece, estrasse anche qualcos'altro che col pugno chiuso non fu in grado di vedere Lucy, un oggetto abbastanza piccolo da poter esser messo nella tasca dei propri jeans. «Questa mi servirà.» Le disse, mostrando la bacchetta, a mo' di spiegazione. Il ragazzo si era debitamente informato, sia ad Hogwarts che per conto proprio, e sapeva che, anche se a sua nonna non serviva, la bacchetta oltre al contatto visivo era necessaria per praticare la Legilimanzia. Lucy accompagnò il ragazzo lungo il percorso tra l'ingresso e la stanza prescelta per l'incontro e, solo poco prima degli ultimi scalini, rivolse al Serpeverde un incoraggiamento. Vath si volse verso di lei, gli occhi color acqua marina incontrarono i suoi color nocciola, la ragazza sapeva quindi, il sorrisetto sfrontato che accompagnava il giovane da quando il Cappello Parlante, sfiorato il capo dell'undicenne Vath Remar, aveva decretato la sua appartenenza alla nobile Casata di Salazar Serpeverde fece capolino sul suo volto. «Come sempre, Lucy, grazie comunque.» Arrivato sul pianerottolo Vath poté scorgere finalmente sua nonna, sedeva con impeccabile grazia su una poltrona, sorseggiando un the. Con poche gentili parole la donna congedò la domestica e, finalmente, nonna e nipote poterono rimanere da soli. Il braccio di lei gli indicò la poltrona di fronte ma Vath, prima ancora di sedersi, si avvicinò a lei, chinandosi per poterle regalare due baci sulle guance. Solo allora si sarebbe accomodato sulla poltrona, accavallando la gamba destra sulla sinistra. Le parole di lui sarebbero state colme di gioia a dispetto di quelle fredde di lei che gli avevano da sempre creato una sorta di timore reverenziale nella figura di sua nonna. «Vi trovo bene, ed è un piacere per me vedervi. Gradirei moltissimo quella tazza di the, con i biscotti allo zenzero se è possibile, quelli che ho amato durante l'infanzia trascorsa qui da Voi.» Il giovane Serpeverde avrebbe esordito così, il caldo timbro baritonale colmo di rispetto e cortesia. Il nipote ascoltò in silenzio sua nonna, grazie ad Hogwarts aveva affievolito quella sua nota caratteriale di iperattività sostituendolo con una calma e una pacatezza che lasciava spazio prima al ragionamento per poi trovare una soluzione analitica al problema. Sua nonna era Legilimens, volente o nolente Vath sapeva che avrebbe compreso la verità. «Siete Legilimens nonna Eleanor, sapete discernere con assoluta sicurezza verità e menzogna in me, di conseguenza sarebbe immaturo da parte mia nascondermi dietro una menzogna. Ho compreso appieno ciò che mi avete scritto per lettera e spero di aver la vostra fiducia, fiducia che il corpo docenti di Hogwarts ha deciso di concedermi.» Conscio del fatto che la Legilimanzia richiedeva il contatto visivo Vath sostenne per tutta la sua risposta lo sguardo acquamarina che condivideva con lei. Un gesto rapido: la mano destra, che prima poggiava sul bracciolo, andò nella tasca, traendo l'oggetto che con tanta cura aveva celato e mostrandolo alla nonna paterna. Si sarebbe schiarito la voce con due colpetti di tosse,continuando la propria esposizione. «Non ho fratelli né sorelle e mio padre, vostro figlio, ha solo una sorella i cui figli non continueranno il ramo dei Remar. Sono un Remar ed essere Legilimens è una capacità apprezzata e tenuta allo stesso tempo mi permetterebbe di dar lustro alla famiglia.» E quella era la verità. La nonna del ragazzo sembrava aver previsto la richiesta di the e biscotti. Il sonoro crack della Smaterializzazione dell'elfo domestico annunciò l'arrivo dell'usuale the pomeridiano. Ad Hogwarts il Serpeverde era solito prenderlo in Sala Grande, una consuetudine che ormai era nota ai suoi compagni di dormitorio, metodico e rigido nelle proprie abitudini Vath non poté nemmeno trattenersi dal fare una smorfia alla vista dell'elfo domestico, sperò con tutto il cuore che il piccoletto non toccasse i biscotti con le sue manine. Sì, Vath lo sapeva bene, gli elfi domestici erano utili e fedeli una caratteristica innegabile che li rendeva adatti a mantenere i segreti dei Maghi che servono, tuttavia il giovane si chiese per quale ragione, almeno quando si trattava di cibo, non erano meglio domestici come Lucy. Almeno ad Hogwarts avevano il buon gusto di non farsi neanche vedere in giro per il castello. «Grazie nonna, hai per me sempre una premura che di certo molti altri nipoti invidierebbero con la loro.» Avrebbe ascoltato con compostezza prima i complimenti della nonna lasciandosi sfuggire solo un sorriso ma, come aveva imparato da sempre, per la legge di compensazione si preparò anche all'altro lato della medaglia. Ed eccole arrivare le sue critiche, la sua valutazione fu che Vath non fosse pronto per diventare Legilimens, gli intenti del ragazzo erano nobili ma, secondo nonna Eleanor non era pronto. Vath prese un sorso di the, pensando alle sue parole, quando le ebbe elaborate si schiarì la voce con un colpetto di tosse. «Nonna, credo di aver compreso il vostro punto di vista.» Esordì, con una calma che aveva maturato durante gli anni ad Hogwarts, sostenendo lo sguardo, con la gamba destra accavallata sulla sinistra, sottolineando una posizione di assoluta tranquillità. «Che Voi possiate usare la Legilimanzia su di me senza un valido motivo era un pensiero come un altro che possedevo da bambino, non nego che la mia iperattività sia stata problematica per i miei genitori. Le marachelle che commettevo venivano puntualmente scoperte da voi e, quindi, l'infantile pensiero che Voi siete entrata nella mia mente appartiene ad un Vath Remar che ormai non esiste più. È mutato, ha cambiato pelle al suo primo anno di Hogwarts e questo che vedete di fronte a voi oggi è solo il continuo frutto di un cambiamento che ancora non è terminato. Non è mia intenzione utilizzare la Legilimanzia come una scorciatoia, non è nella mia indole, lo riterrei barare e odio meschinità simili, sono quattro anni che sono ad Hogwarts ed in tutti questi anni non mi sono risparmiato, mai nemmeno un giorno, in tutte le materie che ho seguito. Se quest'oggi provate orgoglio per questa spilla che ho ricevuto è solo per il carattere, l'impegno ed i risultati che sto maturando ad Hogwarts.» Si sarebbe interrotto un attimo, dopo quel lungo discorso avrebbe preso un sorso di the, la sua voce si era mantenuta pacata, quella pacata e logica consequenziale esposizione di fatti che sarebbe stata possibile aspettarsi da Andrew Richard Remar, suo padre. Aveva parlato con lentezza, ragionando bene su quanto stava dicendo e calcolando al contempo ciò che sua nonna avrebbe potuto pensare a riguardo. Chi poteva dirlo, lui di certo no. Posata la tazza sul piattino, Vath avrebbe mangiato quei pochi biscotti disposti sul piattino, per poi terminare il the. Un sorriso, leggermente più triste avrebbe fatto capolino sul suo volto, nonostante tutti i suoi discorsi per convincere la nonna, Vath aveva imparato anche ad accettare i "No". «Se però Voi pensate che non sia pronto o maturo a sufficienza per apprendere un’arte come questa, ho piena fiducia nelle vostre parole.» Se non altro avrebbe trascorso un piacevole pomeriggio con una persona a lui cara. Vath si fece riflessivo, ascoltava la nonna tenendo lo sguardo basso, riflettendo su quei concetti che lei gli stava spiegando. Quello che l'anziana donna diceva gli sarebbe stato utile nel futuro ma anche nel presente, solo quando colse un movimento con la coda dell'occhio alzò lo sguardo color acqua marina sulla nonna che, nel frattempo, si era curvata verso di lui. L'accettazione di pregi e difetti senza che questi possano essere cambiati o eliminati da parte sua, la totale fiducia dei suoi limiti o anche la sola speranza di cambiamento. Vath avrebbe fatto tesoro di quelle parole, in un futuro prossimo gli sarebbero state senz'altro utili. Le parole successive di Eleanor gli spiegarono che la Legilimanzia non era socialmente accettata al pari del Veritaserum, l'uso della Legilimanzia a scuola gli sarebbe costata sia la promozione a Caposcuola che la spilla di Prefetto. Il ragazzo si sarebbe dilungato in promesse ma, dopo che sua nonna si rimise con la schiena appoggiata allo schienale sfoderando un sorrisetto malizioso e il tono allusivo delle successive parole, tutti quei propositi vennero cancellati da un'espressione sorpresa, tanto da rimanere a bocca aperta. Sul serio sua nonna lo stava invitando a "fare uno strappo alle regole“? No, il carattere sospettoso di Vath vide l'affermazione della nonna come un tentativo di testare nuovamente la sua indole per determinare se era degno o meno di imparare l'Arte. Era ancora impegnato in queste considerazioni che la donna estrasse rapida la bacchetta e, puntellatasi con le mani ai braccioli della poltrona, si alzò. La chiave, a detta sua, era la parsimonia, Eleanor gli puntò la bacchetta alla tempia, rivolgendogli un unica domanda, se lui la possedeva come qualità. Il ragazzo aveva aperto il suo conto alla Gringotts Bank a undici anni, i soldi che aveva amministrato fino a quel momento erano frutto di compleanni, promozioni e successi vari, ma se quello poteva essere esempio di parsimonia, avrebbe avuto la stessa parsimonia con una capacità simile? Doveva averla. «Si, la possiedo.» Neanche il tempo di finire la frase che la bacchetta di lei si spostò sulla tempia sinistra del ragazzo. La prima cosa che sentì Vath fu una fitta intensa, un dolore e un fastidio che mai aveva provato, si sentiva come se i propri pensieri venissero scandagliati, esposti come parole su una pergamena. Chiuse gli occhi, strizzandoli, in quei pochi istanti si ritrovò con la mente nella biblioteca di Hogwarts circondato da Sefior, Geoffrey e Lionel, in quella particolare sera stavano discutendo sul perché dei purosangue dovessero abbassarsi a studiare Babbanologia. La pressione alla testa si andò ad affievolire, Vath non seppe definire quanto tempo fosse passato, si portò la mano destra al capo, provava come la sensazione che il proprio cervello potesse esplodere da un momento all'altro. Solo quando quella sensazione gli permise di tenere gli occhi aperti lui li riaprì ritrovando i pozzi di ghiaccio di sua nonna Eleanor. «...caro? Non c'è modo di usare la Legilimanzia senza che qualcuno se ne accorga, a patto di non essere uno sprovveduto. Usala su qualcuno a te caro e di certo perderai la sua fiducia; nessuno ti vuole nella sua mente e se vi entrerai con forza di certo non sarai il benvenuto.» Il ragazzo si era perso l'inizio della frase ma il succo del discorso era chiaro, la Legilimanzia era un intrusione ed era facilmente individuabile. Vath sostenne lo sguardo della nonna e preso un respiro annuì grevemente, lo aveva provato sulla propria pelle, quanto era stato stupido da bambino a pensare che sua nonna era entrata nella sua mente. «Si, ora capisco perfettamente. Nonostante ciò vorrei proseguire.» Poche parole, era turbato, sua nonna ora aveva chiara la sua indole. Quando sollevò nuovamente gli occhi per poter incrociare quelli acquamarina di lei non lesse rimprovero nello sguardo della congiunta; Eleanor Jennifer Greengrass, ora Remar, si era portata la mano destra con ancora la bacchetta in mano alla bocca celando una risata appena accennata. Ammise che, per come aveva risposto ai suoi compagni di classe era molto più maturo per la propria età e, le guance del ragazzo si imporporirono. Dopo quel momento d'imbarazzo il giovane Remar fu esortato dallo sfoderare la bacchetta, il quindicenne l'avrebbe estratta senza indugi, era per ciò che si trovava lì in fondo, strinse l'acero in cui era stata intagliata la propria bacchetta ascoltando con attenzione la spiegazione di nonna Eleanor. Aveva citato l'incantesimo Confundo, Vath era in grado di usarlo, necessitava concentrazione e decisione, la bacchetta puntata alla tempia destra. Ciò in cui il Legilimens si differenzia era che la tempia a cui puntare era quella a sinistra. Il ragazzo annuì, per la pratica aveva sempre pensato che si fosse esercitato su Lucy o su uno degli elfi dei nonni ma Vath capì che se la nonna avrebbe voluto aiutarlo a migliorare avrebbe dovuto entrare nella sua mente. Vath ascoltò le ultime raccomandazioni di Eleanor e, preso un respiro profondo, sgombrò la mente dagli eventi di poco prima cercando di ritrovare il gusto stato d'animo per poter lanciare il proprio incantesimo. Si alzò, sua nonna si era seduta nuovamente così, fu lui questa volta ad avvicinarsi: quando Vath unì nuovamente il proprio sguardo a quello di sua nonna ogni sua indecisione o perplessità era sparita, solo decisione e sicurezza esprimeva il suo volto, con un movimento fluido e al contempo deciso puntò la bacchetta alla tempia sinistra di lei. Si immaginò la mente di sua nonna come un libro, un libro dalla copertina antica quanto lei, era chiuso e il quindicenne avanzò un immaginaria mano verso di esso. La mano di lui avrebbe sfiorato quell'oggetto immaginario che doveva rappresentare la mente di sua nonna per poi cercare di aprirlo. «Legilimens!» Avrebbe declamato la formula con decisione e sicurezza, gli occhi di lui puntati su quelli di lei, la propria concentrazione salda sull'intenzione di percepire i pensieri di sua nonna. Ciò che Vath percepì alla declamazione della formula non furono i pensieri di nonna Eleanor bensì una sensazione di malessere, venne colto da un giramento di testa seguito da un senso di nausea e il the, che fino a poco prima se ne stava placido nel suo stomaco, ora minacciava di risalire lungo l'esofago. Non si era mosso; eppure il ragazzo si senti trascinato spiritualmente verso la nonna, come se una forza immane, un buco nero, lo trascinasse verso la mente dell'anziana Greengrass. Più quell'energia lo avvicinava al pensiero della donna più lo sforzo psichico diventava insostenibile, se prima era come spostarsi verso un leggero venticello di poche miglia orarie mano a mano che si avvicinava la corrente diveniva sempre più intensa e si trasformava in raffiche a tre cifre impossibili da superare anche chinati e lasciando poca superficie di corpo esposta. Un tonfo, un dolore intenso che si sarebbe propagato lungo tutto il cranio e l'acuirsi della nausea gli avrebbero consentito solo di strizzare gli occhi, come colto da una fitta intensa provocata dal mangiare troppo gelato di Florian Fortebraccio. Vath non seppe spiegare come riuscì a trattenere il lieve rigurgito di the e biscotti che quella sensazione gli procurò, tuttavia evitò di fare una figura così pessima dal piegarsi in due e sporcare il lussuoso tappeto di sua nonna. Il giovane Serpeverde si sentiva febbricitante e, per lo sforzo appena compiuto, una lieve patina di sudore andò a coprirgli il volto. Il nuovo Prefetto di Hogwarts non seppe determinare per quanto tempo stette con gli occhi strizzati, solo quando la sensazione di malessere fu sotto controllo il quindicenne riaprì gli occhi e stette ad ascoltare le parole della sua mentore. «Se mi arrendessi alla prima difficoltà nonna, non sarei degno di far parte degli adepti di Salazar. Non è mia intenzione farlo e anche se costasse l'intero pomeriggio avvicinarmi all'Arte della Legilimanzia ebbene son pronto a dormire pure qui se l'ora si fa tarda.» Vath ascoltò i successivi consigli che la donna gli elargì e la sua natura riflessiva gli fece esaminare parola per parola ciò che lei gli disse. Il ragazzo capì che si era scontrato con una barriera formata dalla mente della nonna un ostacolo che era tale e quale come uno spesso muro di granito: se il giovane voleva arrivare al "libro" che rappresentava la mente dell'anziana Serpeverde non ci si sarebbe dovuto gettare contro a testa bassa. No, non avrebbe commesso lo stesso errore, il Vath mentale si era preso una facciata contro un muro invisibile e impossibile da sfondare con la forza bruta, avrebbe dovuto agire in maniera diversa. L'intenzione del Serpeverde fu quella di saggiare le difese della nonna, avvicinarsi alla sua mente in maniera più sottile, come la nebbia inglese Vath avrebbe coperto il muro eretto dalla mente della nonna cercando un'occasione, uno spiraglio in cui insinuarsi. Quando Eleanor lo invitò a riprovare Vath chiuse gli occhi e ricercò il giusto stato d'animo calmando la propria respirazione che divenne lenta e regolare, come la risacca del mare, con la concentrazione volta a visualizzarsi in forma gassosa il ragazzo riaprì gli occhi legando il proprio sguardo a quello di lei e, sollevata la bacchetta alla tempia sinistra dell'anziana donna, declamò la formula. «Legilimens!» Non appena la formula fu scandita la sua concentrazione e la sua forza di volontà restarono focalizzate sull'intenzione di avvicinarsi come nebbia alla mente della donna avviluppando ogni centimetro di quel muro da una spessa coltre di nebbia per poter trovare un varco. Se mai sarebbe riuscito a percepire i pensieri Vath non si sarebbe lasciato sorprendere abbassando la propria concentrazione, anzi, avrebbe aumentato il suo impegno nel rimanervi focalizzato. Il giovane Serpeverde si sentì trasportare nuovamente verso la mente della nonna tuttavia, il ragazzo poté percepire una sostanziale differenza: non fu così instabile il collegamento ma, in quella sua preparazione, Vath aveva reso il tutto più fluido. Logica e un processo di correzione degli errori precedenti, su questo si basava la crescita personale del quindicenne, e di certo, con logica e ragionamento sarebbe potuto essere un ottimo figlio di Corvonero come sua cugina, da parte di madre, Xilia. Ma allora, se era così adatto alla casata della Conoscenza per quale ragione era stato smistato ai verde argento? Il ragazzo si era sempre dimostrato astuto, intraprendente, determinato e in un qualche modo non aveva paura di sfruttare appieno quelle sue capacità per distinguersi dalla massa. Quando le menti di nonna e nipote si toccarono da quell'unione ebbe origine un'intensa luce tanto da costringere la proiezione mentale del ragazzo a socchiudere gli occhi. Una sorta di sensazione di vuoto sembrò impadronirsi del quindicenne poi, come una di quelle macchine babbane, iniziò a vedere immagini confuse, sentire profumi e provare sensazioni distorte da quella sorta di dimensione parallela, tutto ciò era così caotico da costringerlo a chiudere gli occhi e non seppe neanche lui quanto tempo stette in quel modo. Quando Vath si rese conto che la luce iniziò a diminuire riaprì gli occhi e, con sua sorpresa si ritrovò in una specie di galleria d'arte, le pareti rosse contenevano un numero impressionante di tele, la cui superficie sembrava in continuo cambiamento, oltre a ciò due porte erano all'interno della sala e, dal soffitto, una vetrata che doveva permettere l'entrata della luce faceva permeare un'oscurità innaturale. Di certo non era più nel salotto di sua nonna, né in quel brevissimo pomeriggio aveva imparato l'arte della Materializzazione, quindi la propria mente disse al Serpeverde di trovarsi all'interno della mente di sua nonna, e se quella struttura era la mente di sua nonna i quadri erano di certo i suoi ricordi. Vath in quel brevissimo istante si chiese allora cosa fossero le porte ai lati della sala opposti e non appena formulò quel pensiero già la risposta gli venne naturale: era improponibile che tutti i ricordi di sua nonna fossero contenuti in quella stanza, di certo quello era solo uno dei tanti strati di ricordi che formavano il vissuto di Eleanor Greengrass. Come un museo le sale si sarebbero potute differenziare per età anagrafica, se così fosse stato quel luogo sarebbe potuto essere grande quanto la National Gallery. Una voce, quella di sua nonna, lo avvolse come se fosse in più punti della sala, se doveva fare un analogia al mondo babbano, la voce apparve come una sorta d'altoparlante e gli confermò d'essere nella mente di sua nonna. Vath si chiese per quale ragione fosse atterrato proprio in quella stanza, così quando lei gli chiese se sapesse come muoversi al suo interno esposte i propri ragionamenti, dopotutto non doveva essere un ladro entrato nella sua mente per derubarla ma piuttosto uno studente in una visita guidata in quella galleria d'arte. «Dato che la vostra mente, nonna, sembra molto il National Gallery. Sono nell'anticamera della vostra mente, una sorta di limbo in cui io debba destreggiarmi fino a trovare un ricordo specifico. Suppongo che le tele esposte siano i vostri ricordi, non tutti, una parte e che, per questo, le due porte conducono ad un'altra zona di ricordi. Da quello che posso vedere da qui, le tele non sono ancora definite, di conseguenza, per osservare un vostro ricordo mi basterà avvicinarmi ad una delle tele.» Senza dimenticare che dalla sua concentrazione dipendeva la buona riuscita dell'incantesimo cercò di muovere i passi verso uno dei quadri, osservandolo ora a pochi centimetri di distanza. Sotto gli occhi del giovane Serpeverde il quadro che fino a poco prima era sfocato prese forma: si ritrovò di fronte una Eleanor undicenne intenta negli acquisti per il primo anno. Vath calcolò mentalmente che la scena appena vista si svolse nell'estate del trentasette, due anni prima dello scoppio della Grande Guerra, non era un ricordo felice né un ricordo triste. In quello stesso istante proprio mentre osservava quella scena, il giovane Remar, si chiese in che rapporto il nazismo e la politica di Grindelwald avesse influito sulla vita nell'Inghilterra prebellica. Quella domanda però poteva attendere, la voce di sua nonna risuonò per la sala e Vath dovette interrompere l'osservazione della tela. «No, nonna, non mi basta. Troverò ciò che mi interessa.» Ma in effetti cosa gli interessava? Il quindicenne se lo era chiesto nello stesso momento in cui sua nonna glielo aveva domandato. Sapeva che aveva militato nella squadra Cancellazione della Magia Accidentale e che aveva collaborato molte volte con la squadra Obliviatori, era grazie a quello che aveva conosciuto il nonno, ed esistevano solo tre ricordi a cui il ragazzo voleva accedere. Non rispose alla domanda della parente, in quel breve momento aveva fatto caso ad un paio di dettagli molto importanti a cui non aveva prestato attenzione precedentemente: le didascalie sotto i quadri con il titolo dell'opera e un cartellino con il nome della sala. Vath esaminò le altre che riportavano un nome diverso: "Alba" , "Tramonto" , "Crepuscolo". Il cervello del Serpeverde lavorava febbrilmente, per quale motivo il quadro di una giovane studentessa si trovava nella sala "Crepuscolo"? Che si trattasse di un errore era da escludere. Vath si interrogò sul perché di quella nomenclatura: solitamente per alba si intende l'inizio di una cosa, mentre il tramonto per la fine. Secondo quel ragionamento avrebbe dovuto trovare un ricordo recente nella sala "Tramonto" eppure la tela dell'inizio dell'avventura ad Hogwarts di sua nonna era stata inserita nella collezione "Crepuscolo". Il crepuscolo era qualcosa che posticipava il tramonto, portando all'assenza di luce, che stesse a significare la luce dei ricordi di sua nonna? Secondo quel ragionamento per un ricordo recente allora sarebbe dovuto andare a cercare il ricordo nella sala "Alba". Fu proprio con quel pensiero che si mosse nella suddetta sala, la sua concentrazione focalizzata sull'intenzione di trovare quei tre ricordi specifici che riteneva di poter trovare tutti e tre in quella Sala: una volta che sarebbe arrivato nella sala Vath avrebbe esaminato i cartellini sotto ogni quadro, soffermandosi di quando in quando, avesse trovato un titolo riconducibile al primo incontro tra sua nonna e suo nonno, la nascita di suo padre e la prima volta in cui il se stesso neonato sarebbe stato preso in braccio dalla donna. Il silenzio di quel luogo era quasi opprimente, mentre Vath percorreva le sale dal Crepuscolo all'Alba i propri passi rimbombarono sulle pareti creando un'eco quasi spettrale. In quel momento anche la voce mentale di sua nonna Eleanor taceva, come se fosse in attesa delle prossime mosse del nipote, l'occhio onniveggente della parente fisso su di lui. Tra quelle mura Vath procedeva in religioso silenzio, mostrando tutto il suo rispetto per il luogo in cui si trovava. Nella sala Alba riuscì a trovare il primo di quei tre ricordi che così ardentemente avrebbe voluto vedere: sua nonna era giovanissima, le guance sporche macchiate di rosso, un'aria imbarazzata e il sorriso sghembo, la ragazza brillava di una luce intensa che esprimeva gioia e calore solo a guardarla. L'immagine in sé commosse il ragazzo, la sua famiglia era sempre stata molto legata al concetto di Famiglia, vedere come sua nonna Eleanor compì i suoi primi passi all'interno della Casata Remar gli fece provare un miscuglio di sensazioni, tutte strane e indefinibili assieme ma che, singolarmente, avrebbe potuto discernere con esattezza. Il suo io mentale stette alcuni istanti a contemplare la scena, ciò che la nonna stava provando ciò che il ragazzo aveva provato quella sera del primo di settembre, Vath si posò la mano sinistra sulla bocca carezzandosi, da quella posizione, la guancia destra con l'indice della stessa mano. C'era qualcosa di terribilmente sbagliato in ciò che stava vedendo, quel ricordo felice apparteneva ai suoi nonni e lui, se ne era appropriato. Il giovane Serpeverde si rese finalmente conto, una volta toccato con mano, cosa effettivamente la nonna aveva cercato di spiegargli; aveva pensato, erroneamente, di aver capito ma solo in quell'istante capì appieno la lezione dell'anziana congiunta. Fu con lentezza che si scollò dalla tela per riprendere la ricerca, dopo altro tempo giunse a trovare il secondo quadro, quello di lei con il neonato Andrew Richard Remar. I toni caldi con cui era stato dipinto facevano immediatamente percepire la sensazione di gioia che in quei momenti provava la neo madre. Vath, a questo quadro, poté notare come le similitudini rendevano quella tavola unica nel suo genere: le pennellate erano atte a mettere in primo piano il neonato, dipinto con una luce più calda, i contorni del quadro sfumavano e l'attenzione della donna era fissa su quel fagottino rosa. Vath a quell'immagine avrebbe compreso per qualche istante la gioia dell'avere un figlio. La proiezione mentale del Prefetto Serpeverde si staccò dal quadro, passandosi indici e medi sugli occhi scoprendo umidi, era tempo di trovare l'ultimo ricordo. La sala, nella sua vastità, non avrebbe reso la ricerca facile. Al contrario, per trovare il dipinto da lui cercato, ci volle più tempo del previsto: il piccolo se stesso agitava le braccine e le gambine e, quella vista, lo fece istintivamente ridere. Gli avevano raccontato che da piccolo era stato iperattivo, aveva visto anche foto magiche a riprova di ciò: quella dove inseguiva la capo domestica con un bastone era finita negli annali. Vath poté osservare come, alla stessa maniera del precedente, il ricordo avesse le uguali sfumature. Il Serpeverde aveva trovato tutti i ricordi che gli interessavano, aveva appreso una grandissima lezione e, di certo, non era tipo da voler esagerare. Sua nonna gli aveva offerto i ricordi senza condizioni e, per il rispetto che provava per lei, non voleva dilungare la propria presenza all'interno della sua mente. Come fare però per uscire? Questa era la domanda che il giovane si pose, era riuscito a entrare, trovare i ricordi che voleva, ora per concludere in bellezza sarebbe dovuto uscire con le sue sole forze. Richiamando a se la concentrazione che era stata necessaria per la riuscita dell'ingresso fece lo sforzo inverso: Il Vath proiezione mentale si andò a sedere su una di quelle panche trovate nella sala Crepuscolo, chiudendo gli occhi. Se all'ingresso la sensazione era stata quella di scendere lentamente come nebbia fino a toccare terra ora l'intenzione fu di rilassare il corpo e la mente, cercando quello stato di sublimazione per poter divenire nuovamente nebbia librandosi verso l'uscita. Non aveva fatto caso se la cupola di vetro era aperta o se il sé nebbia dell'andata si fosse infiltrato da sotto una porta. Conservando la propria concentrazione per poter trovare la via d'uscita mantenne gli occhi chiusi, mentre una sensazione di torpore iniziava a farsi strada in lui. Solo se sarebbero arrivati stimoli esterni, riconducibili all'avvenuto ritorno nel suo io corporeo, Vath avrebbe riaperto gli occhi. Quanto fosse passato nella mente di sua nonna Eleanor, il quindicenne, non avrebbe saputo determinare. Quando finalmente gli arrivò il rumore del vento fra le foglie degli alberi del giardino Vath aprì gli occhi, lentamente, per potersi riabituare alla luce del giorno. La prima cosa che il giovane Prefetto vide fu l'espressione dell'anziana signora Greengrass, serena ed orgogliosa.
    221ba80fb7343bdf36f1f10d6d81f11f
    La piena consapevolezza di Vath era focalizzata sul realizzare che c'era riuscito! Era riuscito a padroneggiare l'arte della Legilimanzia e in un unico pomeriggio. Se la nonna era orgogliosa, lui era su di giri per l'emozione. La ascoltò, dall'inizio alla fine, in silenzio e solo quando la donna tacque Vath annuì con serietà, un unico sorrisetto sul volto poteva tradire la soddisfazione di poter conoscere quella branca di magia; "Vi è un motivo se non tutti possono sondare gli angoli più bui di ogni essere umano, non tutti ne reggono il fardello, non tutti sanno gestirlo." Erano state parole di sua nonna Eleanor: lui non era tutti, non era un mago mediocre, lui è un Remar, Vath Remar. Un ragazzo ad appena pochi giorni dal suo quindicesimo compleanno eppure era riuscito in ciò che molti maghi adulti non riuscivano nemmeno a concepire. Fu con la voce intrisa di emozione che parlò.
    «Nonna, non sono io ad essere un ottimo allievo ma voi un ottima insegnante. Farò pratica: Se conosci il nemico e te stesso, la tua vittoria è sicura. È una frase di Sun Tsu, tratta dall'arte della guerra il nonno me la ripete in continuazione. Ora più che mai mi sarà utile, come avete detto la Legilimanzia non è socialmente accettata. Domani mattina, mi farò registrare dal ministero come legilimens ma, fino ad allora, sarà per me un piacere cenare da voi.» Sua nonna aveva parlato di nipoti, al plurale, eppure Vath era l'unico che la donna aveva. Che Eleanor Greengrass sapesse qualcosa in più rispetto a lui? Che i suoi genitori volessero dargli un fratello o una sorella? Oppure l'anziana Legilimens si riferiva alla sorella di suo padre, quella che si era sposata con un altro purosangue? Le domande del giovane sarebbero sparite, come una pozione sbagliata, con un Evanesco.


    vath2



     
    .
0 replies since 3/1/2023, 12:16   26 views
  Share  
.
UP