You were my crown, now I′m in exile

Mia&Cameron

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  1. Mia Freeman
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    Mia Freeman
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    parlato - pensato- ascoltato
    L'ultimo incontro con Cameron l'aveva lasciata scossa, si era portata dietro una sensazione di sporco e confusione per giorni e aveva faticato a concentrarsi su qualcosa che non fosse rivivere quella scena, ancora e ancora. Da un lato quell'approccio così carnale, imposto, forzato, l'aveva mandata in crisi: si era abituata all'idea di un Cameron sempre pronto a fare con calma, almeno per lei, un ragazzo pronto ad accettare i suoi limiti e provare solo gradualmente a superarli, qualcuno che aveva sempre compreso le sue difficoltà e si era impegnato per aiutarla. C'era qualcosa in quel bacio così urgente che l'aveva fatta sentire a disagio, in parte anche perchè non l'aveva odiato fino in fondo: lo aveva trovato inopportuno e fuori luogo, eppure una minuscola parte di lei si chiedeva solo perchè diavolo lo avesse fatto?
    Dubitava che Cameron la desiderasse ancora o sentisse la sua mancanza: per quel che la riguardava aveva reso chiara la sua scelta, le poche volte in cui lo aveva incrociato con Elizabeth o in cui avevano parlato le era sembrato evidente che non si pentisse di niente e lei non poteva stare con qualcuno in grado di tradirla da un momento all'altro, senza preavviso. Si era impegnata parecchio per costruire il proprio equilibrio, per circondarsi di persone rassicuranti, per vivere situazioni nelle quali si sentisse a proprio agio, e non era più sicura che valesse la pena mettere tutto in gioco.
    Ci aveva creduto, almeno per un po', aveva provato a uscire dalla sua comfort zone e lanciarsi in una relazione che non sembrava "da lei" e che comunque pareva miracolsamente funzionare, eppure ne era uscita scottata e sofferente e tanto le bastava per provare ad evitare di commettere di nuovo lo stesso sciocco errore.
    Cameron era stato un bell'errore, un incidente che aveva cercato e che l'aveva anche resa felice, almeno fino a che era durato. Si rendeva conto di aver sbagliato lei per prima ad illudersi così tanto, non aveva mai accusato Cam di tutto quanto, eppure quell'incontro così rapido e improvviso l'aveva destabilizzata.
    Aveva impiegato un'intera estate a farsene una ragione, a ricomporsi abbastanza da riuscire a tornare ad Hidenstone senza crollare in pezzi alla sola idea di vivere di nuovo sotto lo stesso tetto, e rivederlo così da vicino, sentire di nuovo le sue labbra sulle proprie o anche solo ragionare su come sarebbe stato non respingerlo l'aveva rispedita nel suo baratro di insicurezze. Un baratro dal quale però stava imparando, piano piano, a uscire da sola e di cui comunque stava provando a farsi una ragione.
    La verità era che era stanca di stare male, e forse vedere Cameron soffrire l'aveva fatta sentire anche in colpa, in minima parte, per non aver saputo come aiutarlo. Eppure non poteva salvare tutti, ormai cominciava a capirlo, ancora meno se prima non salvava sè stessa. Si era presa quindi del tempo, aveva riflettuto sull'accaduto, e poi aveva deciso che non serbare rancore, di cercare di superare la cosa e non chiudersi di nuovo in sè stessa. La modalità era discutibile, ma le sembrava chiaro che quella di Cameron fosse una richiesta di aiuto e lei non voleva sbattergli le porte in faccia, anche se ancora dubitava di potergli essere utile o essere nelle condizioni di aiutarlo. Le sembrava efficace comunque provare a non collezionare troppa rabbia nei suoi confronti, poteva essere un inizio no?
    Così aveva ricominciato ad andare in Sala Grande regolarmente, e anche a sedersi di nuovo dove si sedevano prima della loro "separazione", in tacito segno di pace nel caso l'altro avesse voluto coglierlo.
    Aveva pensato di farlo con naturalezza, mettere il suo vassoio pieno di leccornie vicino alla finestra, lasciare che Zeus si accoccolasse sulla sedia vicino alla sua e provare a mangiare con calma, tenendo d'occhio l'ambiente circostante per provare a cogliere ogni piccolo cambiamento.

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7 replies since 1/12/2022, 23:05   164 views
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