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.Era in piedi al centro dell'aula in Disuso, lo sguardo fisso sulla parete tra due finestre. Si morse il labbro, ricordando esattamente ogni secondo di come Daniele l'avesse presa proprio contro quel muro dopo una scenata di gelosia, come lei glielo avesse lasciato fare, come si fosse sentita completamente sua. Ora ricordava tutto ed una fitta di dolore, la prese alla sprovvista, avvinghiandole il cuore in una morsa letale.
Ora si trovava in quell'aula perché Lucas le aveva ordinato di farsi trovare lì e probabilmente, in quel momento, ci si stava dirigendo ed anche parecchio infuriato. Non aveva idea del perché gli avesse fatto quella scenata pazzesca che non era da lei e che non aveva mai fatto a nessuno e lui non doveva averla presa bene. Non voleva incorrere alla sua ira ma non era stata in grado di trattenere quelle risposte così fredde ed a tratti arrabbiate. Dal suo punto di vista, era ovvio che l'avesse abbandonata per Liz. Due volte. Per Emma. Per Liv. E non aveva dubbi che se le ultime due si fossero ripresentate alla sua porta, lui le avrebbe riaccolte senza batter ciglio. Ed era questo che odiava così tanto di lui, perché doveva tornare sempre da chi lo feriva?! Erano tre stronze e lui meritava di meglio. Meritava una come lei. Scosse la testa a quel pensiero, sobbalzando visibilmente quando la porta si spalancò di botto, andandosi violentemente a schiantare contro il muro. Fortunatamente, rimase appesa ai cardini.
Lu- fece in tempo a dire prima che lui la raggiungesse e le afferrò il fianco. Inspiegabilmente, arrossì a quel suo contatto anche se lui era piuttosto incazzato e non si sarebbe fermato davanti ad un "non ho nulla". Strano per lei ma non oppose resistenza e lasciò che lui la spingesse contro la cattedra, sulla quale si mezzo sedette, senza posarci tutto il peso.
Non cercò né di fermarlo né di liberarsi, anche se le sue mani si posarono a palmo aperto sui suoi pettorali, ma non riuscì a fare abbastanza forza per scrollarselo di dosso e, d'altro canto, non era proprio sicura di volerlo. Lui le prese il polso e si avvicinò. Tanto. Jess deglutì a trovarsi quelle labbra morbidissime ad un millimetro dalle sue e quei suoi occhi così profondi, persi nei suoi. Ma non vi lesse il solito affetto, bensì una grande rabbia ma anche... dell'altro. Deglutì a vuoto un paio di volte, incapace di proferir parola, come se il solo farlo, avrebbe scatenato la tempesta.
Lucas, ti prego... no-non urlare sussurrò, come se avesse paura che lui potesse farle del male. Era così vulnerabile, un fiore sotto una teca di cristallo con delle crepe evidenti ed irreversibili.
Non sei come quegli stronzi e lo sai! La sua voce conteneva la preghiera di lasciarla spiegare e di non arrabbiarsi. Non sembrava affatto la Jessica che lo aveva affrontato tante volte, da quando si conoscevano, che lo aveva schiaffeggiato in Sala Grande.
Però dovresti capirmi, proprio tu. Dovresti capirmi! Ora, però, la sua voce si era alzata di un'ottava, prova di come il suo umore fosse mutevole ultimamente. Si sentiva in gabbia ed era una cosa che odiava profondamente, aveva bisogno della sua libertà e nessuno gliela avrebbe negata, nemmeno il bellissimo ametrin.
Ho paura ad affezionarmi a qualcuno. L'affetto è un arma a doppio taglio e finora ne sono sempre rimasta fottuta! Tu non sei come quegli stronzi ma non volevo che lo diventassi, quindi ho preferito... cercare di allontanarti. Fece una pausa, distogliendo lo sguardo da quello ghiacciato di lui, raccogliendo l'energia per continuare il discorso, ma sembrava incredibilmente spossata. Non puoi evitare di correre come un cagnolino ogni volta che ti chiamano, eh? Io ti voglio solo per me, okay? Col cazzo che ti divido con quelle puttane confessò, sentendosi punta sul vivo da tutte quelle sue affermazioni. Lui non capiva, non ne era in grado, e faceva male.
Non puoi paragonare la situazione a quella con Daniele! Urlò poi, riferendosi ai messaggi che si erano scambiati poco prima. Ti rendi conto di quanto fosse una cosa nuova per me e soprattutto proibita? Avresti dovuto essere comprensivo! Non sapevo come gestirla. Sulle ultime parole, abbassò la voce e tirò su con il naso, sforzandosi in tutti i modi di non piangere. Adesso spostati, mi fai male.Jessica Whitemore
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.Non riusciva proprio a comprendere il motivo per il quale Lucas la stesse trattando così e che cosa non capisse del suo comportamento. Semplicemente, odiava che lui corresse da Elisabeth ogni volta che lei lo chiamava, anche dopo avergli spezzato il cuore preferendo il compagno di stanza. Ma... era davvero solo quello? Non c'era dell'altro? Scosse mentalmente la testa, cercando di scacciare quell'idea, no, perché il solo ed unico motivo per il quale se l'era presa così tanto, era proprio perché detestava essere messa da parte per gente così.
Guardò gli occhi di ghiaccio di Lucas e se si fosse sforzata, probabilmente avrebbe potuto vedere anche delle fiamme ardere per la rabbia e l'incomprensione del momento. Avrebbe voluto tranquillizzarlo e scusarsi con lui, spiegargli con sincerità che non sapeva proprio cosa le prendesse e che il problema era solo lei, tuttavia era troppo orgogliosa per anche solo pronunciare delle scuse.
Abbassò lo sguardo dove i suoi palmi entravano in contatto con il suo petto e, al contrario di Lucas, Jess sentiva il gelo nel punto di contatto, un gelo che doleva, ma allo stesso tempo non era in grado di allontanare i palmi, come se facendolo, avrebbe perso ogni speranza di chiarirsi con lui. Come se facendolo, lo avrebbe perso per sempre.
Dovresti fare il magipsicolo per quanto sei comprensivo, Jones. Ecco, come suo solito, invece di tentare di capire, di mettere apposto le cose, ricorse al sarcasmo per proteggersi, ergendo quel muro impenetrabile che -pensava lei- avrebbe impedito al mondo esterno di ferirla, quel guscio di apatia che l'avrebbe protetta da qualsiasi avversità. Peccato che la vita non funzionasse esattamente così.
Io... non posso farlo. Sussurrò, perché guardarlo e dirgli di andarsene era impossibile. Avrebbe voluto abbassare di nuovo lo sguardo, dirlo sarebbe stato molto più facile, ma la mano di lui sotto il mento, glielo impediva.
Lucas era sempre stato come un fratello per lei, una persona importante che non avrebbe mai potuto ferire nemmeno per errore, eppure lo stava facendo ora e lo aveva fatto in passato. Ne era ben consapevole, eppure non riusciva proprio a farne a meno. Forse era quello il loro destino: non capirsi ed odiarsi.
Sì, ne ho paura. L'ammissione le fece male come se lui le avesse tirato un pugno, ma non avrebbe potuto fare nient'altro. Ho paura che con il tempo tu ti stanchi di me come tutti gli altri. Ho paura che tu preferisca avere altre priorità o altre persone, ho paura che tu smetta di volermi bene. Anche i miei genitori pensavo che sarebbero stati per sempre, insomma, a chi può venire in mente che delle persone possano lasciare una figlia a sedici anni? Una pausa drammatica, le mani che si allontanavano con costernazione dal suo petto per ricadere inermi lungo i fianchi, protraendo quel silenzio doloroso.
La mano di lui iniziava a far male attorno al suo polso, ma non disse nulla, guardandolo negli occhi senza più il desiderio di distogliere lo sguardo. Non essere presuntuoso. E' di questo, che ho paura. Lo concluse in un sibilo, dilatando la cassa toracica con un espiro. Il suo fiato era caldo e sapeva di cioccolato, gli accarezzò la pelle del viso.
Non voglio dividerti con loro perché sono delle stronze! Stava per aggiungere qualcos altro quando lui ben decise di inserire altri coltelli all'interno del suo cuore, giocando con quel sentimento d'amore prorompente che aveva animato la sua vita fino a quando Daniele non aveva deciso di cancellarne la memoria. Ne aveva parlato con l'ametrino, anche se gli aveva risparmiato i dettagli, sapeva quanto lei gli avesse donato il cuore e come fosse un argomento delicato, per lei. Forse era ipocrita, visto che aveva appena fatto la stessa cosa, ma era convinta che fossero due relazioni completamente diverse. Soprattutto perché lei e Daniele avevano effettivamente avuto una relazione, mentre Elisabeth lo aveva rifiutato fin da subito, preferendo un altro. Quell'altro assieme al quale aveva scoperto di essere incinta, per la precisione.
Le sue mani erano troppo compresse tra i loro petti ed in ogni caso, un suo polso era saldo tra le dita dell'altro, quindi per istinto di conservazione, sollevò il ginocchio per colpirlo. Non le importava dove il suo colpo fosse andato a segno, se sulle palle o sullo stomaco, voleva solamente che stesse zitto e che si allontanasse da lei, perché stava diventando ingiusto.
Non dovresti nemmeno chiedermelo, Jones. Lo hai sempre saputo cosa sei tu per me. Te l'ho detto subito. Sgusciò da quella scrivania, tuttavia non se ne andò come lui aveva pronosticato. Stava iniziando a sentirsi in colpa per quel suo gesto, però sapeva che lui aveva ragione e che ci fosse qualcosa di taciuto, che i suoi sentimenti fossero più profondi rispetto a quanto fingeva che fossero.Jessica Whitemore
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.Faceva tutto troppo male, perché lei potesse sopportarlo.
Voleva piangere, voleva urlare e voleva respingerlo, scappare e nascondersi in qualche segreto anfratto del castello, tuttavia sembrava non riuscire a mostrare completamente tutta la sua fragilità, preferendo rispondere alla rabbia con altra rabbia. E si sa, quando si è arrabbiati, ferire gli altri diventa piuttosto inevitabile, proprio come lui stava facendo con lei e lei con lui.
C'erano così tante cose che voleva dirgli, tante spiegazioni che avrebbe potuto dargli, ma non ci riusciva. Il suo cielo, aveva smesso di essere un luogo dove lei potesse brillare e piano piano, come una stella, lei si stava spegnendo. Le forze venivano meno, non riusciva più nemmeno ad affilare le parole come voleva. Ma ci provò e ci riprovò, riuscendoci in fine.
Gli occhi sono lo specchio dell'anima, dicevano, ed in effetti in quell'incontro di sguardi, le loro anime si affrontarono, crollando in pezzi frammento dopo frammento e sarebbe stato impossibile rimettere tutto insieme.
Non posso perché... abbiamo condiviso troppo. Una risposta che probabilmente non avrebbe soddisfatto gli interrogativi del ragazzo ma era tutto ciò che fosse disposta a dare, visto che era la verità. Avevano condiviso ogni fibra dei loro esseri fino a fondersi in qualcosa di imprescindibile e che nessuno sarebbe stato in grado di allontanare. Nessuno tranne loro stessi, ovviamente.
E poi arrivarono le sue parole. Affilate come lame. Una, due, tre dritte al centro del suo cuore con tale violenza che poteva quasi sentire un dolore fisico che mancò poco che la facesse urlare. Lui proprio non riusciva a capire quale fosse il problema e forse nemmeno si sforzava di capirlo, di andare oltre la sua visione limitata al proprio dolore, non riusciva proprio a sbirciare oltre quella cortina. E questo la fece agire come non avrebbe mai pensato di fare, sollevando il ginocchio e colpendolo con precisione alla bocca dello stomaco. Sentì male per lui, visto che era stato un colpo abbastanza forte da farlo piegare in due e tossire. Stava per abbassarsi, chiedergli come stesse e scusarsi, ma il suo orgoglio glielo impedì. Non capisci un cazzo, Jones. Non lo hai mai capito e probabilmente non lo capirai mai si limitò a sibilare in risposta al suo discorso, perché voleva evitare che le sue parole continuassero a ferirlo, anche se lui non sembrava averle concesso quella cortesia. Inoltre se avesse continuato a parlare, con il nodo allo stomaco che percepiva, sarebbe scoppiata ed avrebbe distrutto tutto -metaforicamente parlando.
PERCHE' HO PAURA DI INNAMORARMI DI TE, IDIOTA
Stavolta fu lei ad esplodere, urlare, la rabbia che la stava logorando dall'interno, avvolgendole lo stomaco in una morsa ancor più feroce di quella di prima, che la stava risucchiando in una spirale di mortale dolore.
Sei contento, adesso? Hai ottenuto le tue spiegazioni? O vuoi che aggiunga dell'altro? Non le interessava la risposta, perché avrebbe continuato lo stesso il suo discorso. Si avvicinò a lui come lui aveva fatto in precedenza ed infilò le mani sotto quello stupido capellino che si portava ovunque, facendolo cadere a terra. Infilò le dita della destra tra i fili mori e tirò abbastanza perché i loro sguardi si incrociassero ancora in un'ennesima battaglia, quella finale che li avrebbe uniti o li avrebbe distrutti.
E sai cosa c'è? Non può succedere! L'amore rovina ogni cazzo di cosa, lo fa sempre! Io ho amato Daniele, cosa che tu mi rinfacci, con tutta me stessa ed hai visto come cazzo è finita?! Tu hai amato Liz ma lei ha scelto un altro e continua a farlo, ed ora ti chiama solo quando ha bisogno! Persino l'amore di due genitori, a quanto pare, dura per sempre. Quindi perché il nostro non dovrebbe distruggere quella bolla di felicità che abbiamo? E se tu non ricambiassi? Cosa succederebbe? Soffrirei! Ed io preferivo allontanarti che... sentirmi rifiutata ancora. Lo mollò, posandogli una mano sulla guancia con inspiegabile dolcezza, lo sguardo velato di una patina lucida. Forse adesso avrebbe capito qual era il vero problema che aveva Jessica.
E ti dirò di più. Sono estremamente convinta che nessuno possa mai davvero amarmi accettando il mio passato ed aiutandomi a migliorare il futuro. Te l'ho già detto, Lucas. Sono un fottuto errore. Ottima per una scopata quando capita, ottima per sfogarsi, ma poi? L'amore va riposto sempre in altre, mai in me. Non valgo la pena per nessuno. Le ultime parole furono sussurrate e lui, guardandola, avrebbe capito che non lo stava dicendo solo per fare la vittima ed ottenere un po' di attenzioni, ma ci credeva fermamente, era convinta di essere solamente uno sbaglio e di non meritare proprio niente. Poggiò la fronte sulla sua con le ultime energie, aggrappandosi alle sue spalle per non lasciare che le gambe cedessero. Ti odio sussurrò così piano che se ci fosse stato un singolo rumore, non avrebbe mai potuto sentire. Ti odio perché so che hai ragione, ma è più forte di me. E finalmente lasciò che quelle lacrime le invadessero le guance.Jessica Whitemore
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.No, Lucas. Non era quello che intendevo.
Quella conversazione la stava spossando più di qualsiasi altra cosa avesse fatto in vita sua e non sapeva proprio come venirne fuori. Lui le aveva sempre lenito qualsiasi dolore, persino nel periodo in cui non si parlavano, il pensiero di lui la faceva star meglio. In quel momento, invece, il dolore si stava acuendo, troppo forte per essere reale. Bruciava dentro di lei come carboni ardenti ed avrebbe voluto fermarlo, che stesse zitto, che non la costringesse a tirar fuori ciò che stava provando a reprimere con tutta se stessa. Ma fu costretta. Glielo dovette dire, quelle parole taglienti come lame che le vennero estratte contro la sua volontà.
Vide la sua reazione e, se possibile, le fece ancora più male. Si immobilizzò nel suo silenzio, temendo di aver compromesso definitivamente il loro rapporto. Pensava che stesse cercando il modo migliore per dirle che lui, al contrario, non avrebbe mai potuto innamorarsi di lei, che la vedeva solamente come un'amante, un'amica ed una sorella, che mai ci sarebbe potuto essere di più. Che nemmeno lui sarebbe mai stata in grado di amarla, proprio come chiunque altro avesse professato tali sentimenti, abbandonandola dopo poco tempo.
Stava per dire che non era seria, che quelle parole le erano uscite di getto senza che potesse pensarci a fondo. Voleva limitare il più possibile i danni, preservare il suo cuore già fin troppo danneggiato.
Dì qualcosa, ti prego. Qualsiasi cosa! Lo pregò mentalmente, ma dalle sue labbra non uscì che un flebile respiro, che non raggiunse nemmeno la pelle dell'altro. La mascella di Lucas era serrata e Jess pensò che fosse arrabbiato con lei per ciò che gli aveva confessato, come se l'amore potesse essere realmente uno sbaglio. I loro occhi erano ancora una volta incatenati tra loro ed il silenzio iniziava a farsi così pesante da schiacciarla al suolo come se la gravità fosse triplicata, invece era solo l'ansia di poter essere rifiutata l'ennesima volta. Non l'avrebbe sopportato, non quella volta, non da lui.
Solo dopo un tempo che parve infinito, passato nel terrore di aver sbagliato, sentì le braccia di Lucas muoversi e cingerle il corpo. Un calore diverso e più profondo iniziò a penetrarle sottopelle, lento ma forte, palpabile. E poi finalmente, lui si decise a parlare.
Parole che non avevano senso, per lei, in quel momento. Non sentiva lo scandire delle sillabe, sentiva un suono melodioso che le danzava attorno come la migliore delle sinfonie. E poi, poco a poco, ogni parola prese posto nel suo cervello e nel suo cuore, assumendo un preciso significato, nonostante lei stentasse a crederci.
Lucas... sussurrò, non sapendo bene cos'altro dire. Quelle parole, che fossero sue o meno, erano state dette pensando a lei, non recitando semplicemente qualcosa che una volta aveva letto in un libro. Jess lo sapeva, lo sapeva che significavano molto. E tornò ad illuminare un po' di più il suo cielo, che riprese ad essere il suo posto sicuro, spazzando via le cattiverie di poco prima, rendendole prive anch'esse di senso e di una qualche utilità, vennero gettate al vento, dimenticate, il cuore invece fu risanato da tutto quello che disse.
Lo ascoltò ma non rispose, non sapendo cosa dire per non rovinare il suo meraviglioso discorso, tuttavia si riempì di nuova speranza. C'era qualcuno che non la considerava uno sbaglio e che la metteva sempre al primo posto nonostante tutto, che la faceva sentire una regina e mai di troppo. Che la spingeva a dare il meglio di sé.
Lasciò che le loro labbra si toccassero, che quel bacio sbocciasse come una rosa. Lento, caldo, morbido e soprattutto casto. Perché era un gesto così intimo che nessuno di loro l'avrebbe rovinato imprimendoci passione di troppo, trasformandolo in una questione di sesso. Era come se fosse nuda davanti a lei, si era spogliata, mettendo a nudo la sua anima più che il suo corpo ed ogni pensiero negativo sfumò come il vino sulla carne, riempiendola di lui.
Quando il bacio si interruppe, infiniti secondi dopo, si staccò di pochi millimetri, riportando nuovamente le mani ad incorniciargli il volto, sentendo il suo calore attraversarle le dita.
Non credo di essere abbastanza romantica per darti una risposta adeguata iniziò con una risatina per spezzare il silenzio che si era creato, anche se questa volta non c'era tensione né dolore ad aleggiare attorno a loro.
Però... Ti prometto anche io che ci sarò, Lu. Che ogni giorno saremo l'una la forza dell'altro, che nonostante le incomprensioni, ritorneremo più forti di prima. Non ti posso promettere che sarò perfetta e che non ci faremo più soffrire a vicenda, siamo umani, le nostre parole ci feriranno ancora e ancora, ma non faranno mai sfumare l'amore che proviamo. Abbassò una mano ad intrecciare le dita con quelle di lui, sorridendogli. Un sorriso che specchiava quello dolce di lui. Chiuse gli occhi, prima di continuare a parlare. Tu sei l'unico che c'è sempre stato senza mai pretendere nulla in cambio, che ha sofferto ma ha continuato a restare. E sei l'unico al quale donerò la mia anima, non mi interessa cosa succederà in futuro. Sollevò il mignolo come a voler siglare una promessa con lui alla maniera dei bambini, quegli esseri che non sapevano mentire, così brutalmente onesti.
Ogni giorno della mia vita, con te. Ogni giorno della mia vita, tu sarai parte di me. Ogni giorno della mia vita, sarai la mia ancora, il mio posto sicuro. Lo prometto.Jessica Whitemore
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