The depths have eyes

Morgan&Saul

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    Denrise
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    Saul Simeon Servantes
    Predone | 46 anni

    Erano lontani da casa, lontani dalle coste e dall’orizzonte, nel cuore più indomito di un mare che non contemplava mai clemenza o perdono, eppure la Coursed Route solcava la superficie increspata d’azzurro con la fierezza di uno stallone nel pieno della sua forma.
    La rotta era stata decisa giorni addietro, discussa con Morgan ed annunciata al resto della ciurma insieme alla promessa di nuovi tesori e conquiste da riportare gloriosamente a Denrise entro la luna successiva, eppure ognuno dei membri di quell’equipaggio aveva salpato con la più assoluta consapevolezza di star incontrando l’ignoto, proprio come ogni volta, e come ogni volta ognuno di loro aveva tacitamente giurato fedeltà e fiducia all’abisso di esperienze sconosciute che li avrebbe ingoiati tutti, nel bene e nel male.
    «Nave in vista!»
    Aveva appena addentato il primo morso di carne, Saul, i capelli ancora sgocciolanti sulla fronte per la rudimentale doccia conclusa qualche minuto prima. Prima o poi avrebbe dovuto abituarsi al pessimo tempismo degli imprevisti, nel frattempo avrebbe continuato ad imprecare coloritamente ad ogni richiamo che lo distogliesse dalla sua personale organizzazione.
    Quel che tuttavia gli parve insindacabile fu un concetto chiaro e semplice: affrontare l’incontro con una nave nemica a stomaco vuoto era di gran lunga preferibile, l’agilità del corpo non avrebbe risentito della pesantezza del pasto e la fame avrebbe agevolato parecchio qualsiasi più necessaria brutalità. Non ebbe bisogno di riflettere, dunque, prima di abbandonare la coscia succulenta arrostita sul fuoco per uscire a passi fermi dalla propria cabina.
    Sul ponte si era già disposta la maggior parte della ciurma, prevedibilmente, la Vedetta a capeggiare il gruppo di curiosi e gli altri predoni ammassati contro la balaustra per guadagnarsi qualche scorcio sulla novità in avvicinamento. Nessuno di loro, però, aveva ancora imbracciato le armi, una peculiarità che venne chiarita da qualcuno quando Servantes fu ormai a ridosso del gruppo.
    «Quella a me non sembra affatto una nave...»
    Un’osservazione per cui non pareva servire particolare arguzia, considerando che l’unico ostacolo a galleggiare in mare qualche metro più in là era una zattera arrangiata da qualche albero spezzato. Non servirono parole, per convincerlo a strappare dalle mani del guardiano il cannocchiale, Saul se lo portò al volto e inquadrò la scena con la reattività dell'esperienza, mentre il silenzio scendeva tra i presenti in attesa di un comando, un’opinione, o anche più semplicemente dell’ordine di tornarsene a mangiare in santa pace.
    «Aiuto, vi prego!»
    Quel che forse nessuno di loro aveva previsto, tuttavia, fu la voce limpida di una donna provenire dalle macerie in avaria, incrinata dal freddo e dalla paura, evidentemente provata da un’avventura a cui nessuno l’aveva preparata.
    Una volta che la drakkar entrò nel campo gravitazionale della zattera, tutti i presenti poterono ascoltare il racconto della sventurata, una donna dalla folta chioma corvina ai cui piedi erano rannicchiati altri due corpi femminili, come il suo anch'essi provati da un naufragio che le aveva condotte ad una condizione di indicibili stenti.
    Senza che nessuno dovesse chiederlo, la più indomita delle tre donne raccontò in breve quanto accaduto loro nelle ore precedenti. Parlò dell’incendio su una nave mercantile diretta a Denrise, dell’incapacità gestionale di un capitano fuggito troppo presto, e della fortuna spettata loro nel riuscire ad assemblare quella rozza scialuppa di salvataggio prima che il mare le inghiottisse. Erano salpate per lavoro, aggiunse, danzatrici e compagne occasionali per mercanti di spezie, avrebbero fatto qualsiasi cosa per garantirsi un ritorno a terra in vita.
    Era la prima volta che Saul ascoltava un racconto di quel calibro; che le uniche sopravvissute ad un disastro in alto mare fossero tre donne dalla prestanza fisica di una cortigiana aveva in sé dell’incredibile, ma l’evidente assenza di pericoli alla vista lo trattenne dal sospettare, dubitare, o anche solo indagare ulteriormente in merito a quanto riportato.
    Una ciurma come la loro avrebbe saputo tenere a bada tre donne tanto innocue persino dormendo, non poteva dubitarne.
    «...Fatele salire, quel pezzo di legno affonderà prima che si raffreddi il mio pranzo.»
    L’unica sentenza emessa, la più prevedibile, umana, e funzionale a suo parere. Quella drakkar aveva bisogno di intrattenimento e diletto, in tal modo la lunga navigazione prevista prima del prossimo approdo sarebbe stata per i marinai ben più tollerabile. Non era magnanimità quel che mosse la decisione, ma puro e istintivo opportunismo: avrebbero consumato quel che le donne avevano da offrire per garantir loro un degno ritorno, e se qualcosa fosse andato storto il mare avrebbe saputo tacere qualsiasi incidente. Negare loro una possibilità equivaleva a condannarle ugualmente, d'altronde, se la fine fosse giunta dopo aver allietato il viaggio a qualche uomo troppo solo ci sarebbe stato solo che da ringraziarne.
    Il mozzo si sarebbe allora premurato di procurare loro un paio di secchi d’acqua dolce per ripulirsi dalla salsedine, i predoni sarebbero tornati a banchettare includendo nei pasti un tipo diverso di carne, e le tre donzelle non avrebbero mostrato esitazione nell’intrattenere volgarmente i commensali come parevano essere state addestrate a fare.
    Saul, intanto, avrebbe solo desiderato tornare a cibarsi indisturbato del suo solitario pasto.

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  2. Morgan R. Vane
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    Morgan Rue Vane
    Predone | 27 anni
    Da che ricordasse, il pirata giurava amore eterno e fedeltà indissolubile al mare e alla propria nave, non curandosi di eventuali cuori infranti né di pianti e vagiti che si lasciava alle spalle. Era questa la vita a cui anelava, Morgan Vane, che osservava l'orizzonte con sguardo ammaliato mentre dietro di sé i membri dell'equipaggio lucidavano il pontile e si confrontavano su come quel viaggio avrebbe rimpolpato le loro tasche.
    Per lei non esisteva un vero e proprio traguardo. Le ricchezze erano un tornaconto personale che non giustificava l'eccitazione che la elettrizzava non appena sentiva la nave salpare verso l'ignoto, con una mappa e nessuna certezza, con il desiderio di spingersi oltre i limiti che l'uomo o chi per lui aveva imposto.
    Quando urlarono ciò che di più interessante si affacciava al loro orizzonte da giorni, Morgan abbandonò il proprio mondo per tornare in quello reale e fare dietro front, issandosi sul cassero della nave con le dita della mano sinistra ben arpionate attorno a una delle cime della vela quadra principale.
    Assottigliò le palpebre mentre gli occhi chiari mettevano a fuoco ciò che di nave aveva ben poco. Sentì gli uomini avvicinarlesi per sbirciare ciò che lei aveva già individuato: tre corpi più vivi di quanto avrebbe osato scommettere, date le condizioni in cui si trovavano.
    Le narici fremettero per un istante, mentre l'istinto la allarmava di qualcosa che gli uomini non potevano neppure immaginare. Volse il capo in direzione di Saul, posto lì dove il silenzio tombale dilaniava la tensione palpabile che aveva ricoperto la nave come una coltre di nubi e tempesta. Attese col fiato sospeso il giudizio del capitano, ignorando la richiesta di aiuto di una delle tre redivive. L'odore acre del fumo che ricopriva le vesti fradice delle donne non giunse, come si era aspettata, alle narici di Morgan, la quale ascoltò il racconto lasciando vagare lo sguardo altero dall'una all'altra, senza mostrare alcuna pietà.
    Era una donna, avrebbe dovuto rivolgere loro comprensione e porgere una mano che avrebbe garantito un pasto caldo e una nottata al riparo dalle violenze del mare e soprattutto da quelle dell'uomo. Invece rimase lì, immobile nel suo silenzio, mentre lo sguardo dei pirati lasciava intendere la bramosia scaturita dall'indole più animalesca che li animava. Erano in mare da troppo tempo, pensò mentre le tornavano alla mente i versi gutturali di chi trovava piacere tra gli stracci della stiva.
    Lei era finalmente al sicuro. Lei godeva della protezione del capitano e soprattutto era l'unica, oltre a quest'ultimo, a poter sventrare eventuali assalitori grazie al dono grezzo della magia.
    Quelle donne sarebbero state mangiate vive dagli animali che la circondavano.
    Diede loro le spalle e le abbandonò al destino che il Re dei Mari aveva imbastito per loro, fino a quando le parole della più impavida le gelarono il sangue nelle vene. Volse lo sguardo su Saul solo il tempo necessario ad accertarsi di averci visto giusto, in quel che sapeva di menzogna, ma nel volto dell'uomo non trovò alcuna traccia di incertezza e tanto le bastò per convincerla a recarsi nella sua cabina.
    Lo attese prendendo posto sulla seduta da lui occupata fino a un attimo prima, calda e bagnata di quell'essenza che Morgan aveva imparato a riconoscere come sua. Poggiò entrambe le gambe sullo spigolo del tavolo, accavallandole e stringendo tra le dita della mano destra il manico del pugnale che fino a un attimo prima aveva nascosto tra le fibbie della cintura.
    Lo vide rientrare poco dopo, intento senz'altro a concludere quel pranzo che sostava davanti agli occhi di Morgan, a pochi centimetri dalla punta del pugnale che, con estrema delicatezza, ruotava sulla superficie lignea del tavolo.
    «Impressionante, non ti pare?»
    Domandò con noncuranza, rivolgendo il proprio sguardo sull'arma che impugnava con leggerezza.
    «Tre danzatrici che riescono a sopravvivere alle intemperie del mare grazie a una scialuppa realizzata con le loro stesse mani.»
    Inclinò il viso di lato e lo guardò, con l'intento di farlo sentire più sciocco di quanto in realtà non fosse stato. Sapeva che la carne fosse debole, sapeva che l'uomo non potesse resistere a donne che così amabilmente gli si offrivano su un piatto d'argento, ma un marinaio... chi meglio di Saul poteva conoscere le intemperie e i pericoli che il mare nascondeva?
    «Nessun altro.»
    Un solo timore a incasellare i dubbi che la pervasero tutt'a un tratto. Un broncio che lasciava presagire ciò che avevano accolto nella loro nave.
    Non le aveva mai viste ed era certa che non si apprestassero ad attraversare quelle acque, ma se così non fosse stato avevano appena accolto tra le vele della Cursed il nemico primordiale dell'uomo di mare.
    Decise di non considerare neppure quell'ipotesi, concentrandosi sul bruciore insaziabile che ancora una volta le arse dentro nel sapere di altre donne nella sua nave.
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    Denrise
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    Saul Simeon Servantes
    Predone | 46 anni

    Qualsiasi marinaio vuole credere che il suo più grande amore sia il mare. Eppure la carne è sempre debole, i vizi talmente appetibili, la brama così esageratamente bollente da rendere quella distesa acquosa di gran lunga troppo inconsistente per potervi annegare i più sfrenati desideri.
    Ma che succedesse, se ad un certo punto il mare si rivelasse all’uomo sotto le forme sensuali di fianchi generosi e labbra voluttuose?
    «Come mai non mi sento sorpreso?»
    Sull’uscio della propria cabina, Saul strinse le labbra in una smorfia a metà tra il rassegnato e l’indispettito. Non era mai una buona idea ritardargli il ritiro in solitudine, soprattutto nel caso in cui il resto della drakkar impazziva nelle più svariate perdizioni, eppure Morgan Vane sapeva sempre insinuarsi nelle fessure delle sue più inconfessabili debolezze, nel bene e nel male, se davvero una distinzione tra i due esisteva.
    Quel giorno non pareva voler fare eccezione, seduta su uno scranno di ebano e sfrontatezza che la rendeva alla vista più insopportabile del solito, intollerabile invero da quando il ricordo del sapore delle sue labbra lo privava di quelle già misere ore di sonno giornaliero. Era un tormento che neppure lo stesso Servantes era pronto a riconoscere come tale, ferreo in una disciplina che gli imponeva più contegno di quanto avrebbe voluto concedersi. Era stato addestrato ad essere un capitano ancor prima che un essere umano, e quella sembrava essere l’ultima resistenza che gli impediva di saltare ad occhi chiusi nell’abisso della tentazione.
    Affatto sorpreso dall’argomento che la donna sceglieva di trattare, il predone avanzò dei passi necessari al raggiungimento della poltroncina più piccola, vi affondò sopra con un sonoro sbuffo di stanchezza tra le narici, quindi reclinò la testa all’indietro fino ad abbandonare la nuca sul bordo imbottito.
    «La disperazione porta a galla talenti mai scoperti prima, dovresti saperlo.»
    Biascicò, vagamente annoiato, gli occhi chiusi quanto lo stomaco che ormai accettava di dover rinunciare alla carne raffreddata. Non era nello specifico l’imprudenza a parlare, quanto più forse un’esagerata dose di arroganza nel credere la propria ciurma inarrivabile per qualsiasi pericolo potesse avere sembianze femminee. Non sarebbe stata la prima volta in cui l’intuito di Morgan costituiva un lume nell’oscurità della superbia di Saul, ma non sarebbe neppure stata la prima volta per lui di concederle credibilità tanto facilmente.
    «Era solo un ammasso scomposto di legna, niente che non potrebbe trovare persino un bambino che voglia risparmiarsi l’annegamento.»
    Tirò su la testa sentendo le vertebre protestare con qualche scricchiolio, quindi puntellò le mani sui braccioli e issò il corpo nuovamente in piedi, aggirando lo scrittoio per raggiungere il piccolo oblò che affacciava sul ponte principale. Oltre il vetro la baldoria più incontrollata, una scena palesemente dominata dalle tre dame che non parevano aver faticato molto ad asservire gli uomini. Bizzarra disinvoltura per tre sopravvissute ad una catastrofe. Un sottile fischio di allarme parve insinuarsi tra le tempie del capitano.
    «Non hanno armi, nessuna nave all’orizzonte, e nessuno è mai morto per qualche morso di passione, cosa vuoi che facciano?»
    Si aggrappava alla lucidità come un condannato sulla passerella affacciata su un branco di squali, ma qualcosa nello stomaco iniziava a muoversi. Immobile nell’osservazione di quanto accadeva fuori, non ebbe il fegato di chiedersi se quell’ostinazione potesse essere frutto di un’influenza sovrumana, il capriccio di un istinto che, per quanto imbrigliato nella disciplina, restava umano e restava uomo. Che fosse solo intenzionato a non voler interrompere quella babilonia per poterne prima o poi usufruire a sua volta? Non era mai stato tanto vittima dei piaceri della carne, ma continuava a credere che ci fosse qualcosa di tremendamente sbagliato nell’idea di allontanare le tre ospiti dalla drakkar.
    Mandò giù quelle riflessioni al vetriolo senza ancora richiudere la tenda, imperscrutabile.
    «A che cosa stai pensando, Morgan?» Una voce profonda, concentrata, di granito. «Parla chiaramente.»
    Se lui non poteva ancora dirsi pronto ad affrontare la verità insinuata, allora a lei spettava il compito di infilargliela nelle orecchie a chiare lettere. Era anche per quello che la Coursed Route funzionava, a prescindere dalle ambizioni, esisteva sempre una mente in grado di mostrarsi più razionale di tutte le altre. Quel giorno, probabilmente, la suddetta non poteva essere quella di Saul Servantes.


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  4. Morgan R. Vane
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    Morgan Rue Vane
    Predone | 27 anni
    Saul era tante cose, ma di certo non uno stolto.
    Era capitato delle rare volte che la Cursed raccattasse dal mare ciò che esso stesso aveva risputato a seguito di una tempesta o di un attacco da parte dei pirati. Se non erano prigionieri erano cavie su cui esplorare i limiti della sopportazione umana, ostaggi o alleati che vedevano in quel vascello la salvezza a cui tanto avevano anelato nelle ore più terrificanti della loro esistenza.
    Mai una volta Saul aveva preso alla leggera la decisione di far salire qualcuno sulla sua nave. Mai una volta non si era accertato che chiunque vi poggiasse il proprio peso fosse degno di quell'onore.
    Eppure, in quel frangente, era venuto meno alla tacita promessa che aveva fatto al mondo che sovrastavano giorno e notte.
    La trovò lì, al suo posto, e reagì con quella rassegnazione che le rivolgeva da una vita. Non le intimò di andarsene, ma l'irritazione che una simile irriverenza gli procurava fu palese e addirittura tangibile nelle parole che seguirono.
    Lo seguì con lo sguardo, Morgan, poggiando il coltello sul tavolo e ascoltando le scusanti che il capitano muoveva dalla propria parte.
    «Hai un'opinione piuttosto semplicistica di ciò che dovresti amare e temere di più al mondo.»
    Il mare.
    Avrebbe davvero risparmiato tre giovani donne accasciate su una zattera fortuita rispetto al singolo marinaio di un intero equipaggio? Morgan sapeva meglio di chiunque altro cosa significasse appartenere al genere femminile e doversi affermare in un mondo governato da uomini, ma non era una sciocca. Seguì con lo sguardo le movenze del capitano, lo vide prendere posto su di una poltrona e un attimo dopo alzarsi per dirigersi verso l'oblò che sbirciava lì dove lo spettacolo aveva avuto inizio. Non le serviva alzarsi e avvicinarsi a lui per vedere ciò che le sue parole segnarono come l'insinuarsi di un lecito dubbio in una mente fiera e orgogliosa. Non le servì guardare al di là del vetro per scorgere l'immediata assenza di timore e stanchezza ragionevolmente derivanti dalla traumatica esperienza che quelle avevano millantato.
    Saul non avrebbe mai preso sottogamba un potenziale pericolo, per quanto la ciurma della Cursed Route fosse avvezza a scorribande e avventatezze. E al contempo non avrebbe accettato di aver sottoposto quello stesso equipaggio a un pericolo tanto infimo e bene ammaestrato. Eppure, si disse la donna poggiando nuovamente gli stivali a terra e issandosi sui gomiti, lei era lì per quello.
    Non era mai stata brava a recuperare di per sé la ragione, ma sembrava essere estremamente capace di far tornare la lucidità nella mente del suo capitano.
    Si avviò verso di lui, accogliendo con un sospiro l'invito maldestro che l'uomo le rivolse pur senza guardarla.
    «Credi che io sia l'unica donna dotata di magia che naviga i Sette Mari?»
    Gli biascicò all'orecchio senza alcun filtro, senza tuttavia neppure sfiorarlo ma restando al suo fianco, poggiando la spalla destra contro lo stipite della porta. Con le caviglie incrociate e le braccia conserte sotto il seno, Morgan si mostrava esattamente come voleva apparire al mondo: una chiusura totale nei confronti di ciò che non conosceva o che non era in grado di prevedere.
    «Mettile alle strette.» Gli suggerì in un'alzata di spalle. Minacciarle e ferirle sarebbe stato quanto di più utile a scoprire la vera essenza di una donna senza snaturarla. Se non ci fosse stato nulla da temere, le tre non avrebbero avuto di che preoccuparsi, ad eccezione di qualche cicatrice derivante dalla lama di una delle spade abbandonate sul pontile. In caso contrario...
    Morgan nutriva troppa poca stima nell'essere umano, ma ancor meno in ciò che di umano aveva ben poco. Il mare nascondeva numerosi segreti, alcuni dei quali ritenuti dai babbani solo scempia fantasia.
    I predoni, però, cacciavano i mostri che le onde mancavano di tenere a bada.
    «Se non hanno cattive intenzioni finiranno per piangere e spalancare le gambe, e vedrai che saremo tutti più sereni.»
    Lo disse con leggerezza, come se l'idea di aver preso un granchio fosse del tutto contemplabile per una personalità come la sua. Eppure Saul la conosceva abbastanza bene da sapere che quella tranquillità d'animo nascondeva la certezza di non aver affatto torto. E nell'avvicinarsi di un passo a lui, abbandonando la postazione sicura e celata alla vista delle tre donne, rivelò il timore che l'aveva agganciata fin dentro le viscere, e che non la abbandonava da quando le vittime del mare avevano messo piede sulla Cursed.
    «Temo di doverti legare alla sedia per scopi molto meno divertenti di quelli che stai immaginando in questo momento.»
    Gli sussurrò a un palmo dal volto, tanto da distinguere con chiarezza il suo odore da quello della stanza che li nascondeva agli occhi del mondo.
    «Perché se ho ragione, capitano, dovrò evitarti di finire in pasto a delle maridi che non hai avuto la prontezza di riconoscere.»
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    Denrise
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    Saul Simeon Servantes
    Predone | 46 anni

    Cos’è il coraggio, se non una visione poco chiara del pericolo, o l’ignoranza totale del pericolo stesso? E Saul lo era in modo esasperato, coraggioso. Talmente forte della propria audacia da non riuscire più a vedere i propri limiti, né a percepirli, neppure addirittura a contemplarli come realmente esistenti. Addestrato ed abituato a non rallentare mai e ad affrontare sempre, aveva finito nel tempo per commettere l’errore più comune a tutti gli uomini dal pelo sullo stomaco come lui: credersi imbattibile.
    Forse lo era in duello, magari poteva dirsi tale in uno scontro aperto o nelle insidie delle strategie di saccheggio, ma come poteva ritenersi realmente invincibile quando in ballo c’erano i più biologici limiti della natura umana?
    La voce di Morgan Vane si era fatta narratrice fuori campo dello spettacolo che gli occhi dell’uomo continuavano ad osservare. Troppe labbra ridevano, nessuna mano tremava per le carezze, non un solo spettatore avrebbe scommesso un pezzo di bronzo sulla veridicità della storia raccontata dalle donne ospitate a bordo.
    Eppure lui, Saul Simeon Servantes, non aveva dubitato neppure di un frammento di quella storia fino a pochissimi istanti prima.
    Strinse i denti, serrando la mascella fino a sentirsela scricchiolare di frustrazione, ed incassò con ostinazione stoica l’ultimo sussurro con cui la predona gli sfiorò l’orecchio, quella lapidaria sentenza che lo voleva non solo stolto, ma anche irrimediabilmente debole.
    Qualcosa di imperdonabile per il suo retaggio.
    Si costrinse a muovere il corpo quando temette di poter avvertire più torpore del dovuto nelle membra turbate, si voltò verso la vice ed affrontò il suo sguardo assumendosi ogni responsabilità lei le stesse ricordando.
    Non sapeva più se sperare che avesse ragione per poter rafforzare la fiducia in lei, o se augurarsi il più fatale degli errori solo per non dover in seguito provare a perdonare se stesso. Era sempre stato meno magnanimo, in quel genere di condanne.
    «Se hai ragione, sarai capitano per un giorno.»
    Le sputò addosso quelle parole con un risentimento che rivolgeva unicamente a se stesso, superandola con una spallata che non riuscì a contenere sufficiente violenza da dirsi appagante.
    Non sentì il bisogno di aggiungere altro, se lei fosse rimasta in quella cabina avrebbe potuto seguire lo svolgersi delle sue decisioni direttamente dallo stesso oblò che gli aveva offerto uno scorcio sulla verità.
    Maridi.
    Le aveva conosciute solo attraverso i racconti, fino a quel momento, proprio perché troppo consapevole di doverle evitare per non cadervi vittima. Erano le creature più temute da ogni marinaio, quelle più indomabili, le uniche realmente invincibili.
    «Credevo di avervi insegnato il rispetto della gerarchia, bestie.»
    Gli stivali rintoccarono sulle assi del ponte non appena Saul vi comparve, il tono autoritario a richiamare a sé l’attenzione della mandria di uomini ormai persi nella libido più sfrenata. Qualcuno si immobilizzò, altri lamentarono vaghe proteste, ma prima o dopo tutti gli occhi dei presenti finirono col puntarsi inevitabilmente sulla figura del capitano.
    «È rimasto qualcosa per me?»
    Allargò le braccia, tirò le labbra in un sorriso sornione che non dovette forzare più di tanto, ed esibì una recita che sentì venir fuori dal petto con fin troppa spontaneità. Stava accadendo qualcosa in quella nave, nel suo corpo, nella sua mente, il monito di Morgan continuava a ripeterglisi tra le tempie come una cantilena ormai, ma si faceva sempre più lontano, vaporoso, evanescente.
    «Tu.»
    Intercettò senza difficoltà la straniera dalla chioma corvina che tra tutte aveva mostrato più disinvoltura ed intraprendenza. Non aveva mai osato contemplare scorciatoie, Saul, avrebbe accettato di cadere solo affrontando la testa principale dell’idra.
    Non si affannò a spolverare nozioni di galanteria, ma serrò la mano attorno al polso della donna per trascinarla come avrebbe fatto qualsiasi altro predone verso la porta della propria cabina.
    Non sapeva quale strada avesse scelto di intraprendere Morgan, per come la conosceva non si sarebbe meravigliato sapendola rintanata nella propria cabina a godersi le conseguenze delle previsioni profetizzate, ma se la Vane avesse piuttosto preferito restare, allora avrebbe visto presto la coppia varcare l’uscio della tana privata del capitano, un leggero affanno nel petto di lui e una risata cristallina tra le labbra di lei.
    «Spero non ti dispiaccia, ho desideri... particolari
    Che stesse giustificando la terza presenza oppure il movimento della mano che recuperava il pugnale di Morgan dallo scrittoio, sarebbe stato difficile dirlo, in entrambi i casi la dama di compagnia avrebbe dovuto prepararsi ad una richiesta di intrattenimento ben diversa da quella assaggiata con il resto della ciurma.
    A quella distanza mantenere la lucidità era difficile, quasi impossibile, ma l’insinuazione che potesse aver sbagliato giudizio in merito ad una scelta includente la nave intera lo tormentava dall’interno come un pendolo assordante. Fu in nome di quel pensiero che Saul avvicinò la lama al petto dell’estranea, lasciandola scorrere in verticale tra i due seni con l’intento di lacerare lo scollo del vestito, e con esso la carne più superficiale di lei.
    Un lampo di ricordi gli annebbiò la vista per un solo istante, Morgan a compiere lo stesso identico gesto sul petto di lui in una notte così lontana da sembrare appartenente ad un’altra vita. Come allora, anche adesso la stessa lama avrebbe sancito le svolte future della sua vita, e della sopravvivenza dell’equilibrio della nave stessa.
    Distratto da quella sovrapposizione di immagini, Saul non riuscì neppure a notarlo il rivolo di famelica saliva che iniziava ad annidarsi agli angoli della peccaminosa bocca di fronte a sé...


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  6. Morgan R. Vane
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    Morgan Rue Vane
    Predone | 27 anni
    Qualcuno aveva detto che l'attesa del piacere era essa stessa un piacere, e Morgan non poteva dargli torto.
    Non era il posto da capitano di quella nave a cui anelava, non con una ciurma che faticava quasi a riconoscerla come braccio destro di Saul. Avevano paura di lei, ma ne avevano ancor di più del capitano, tanto bastava a garantirle un posto sicuro a bordo della Cursed Route. Indossare i panni di Servantes per ventiquattr'ore non avrebbe mutato quelle circostanze, non l'avrebbe resa libera, ma la soddisfazione che avrebbe potuto trarre dalla consapevolezze e relativa certezza di essere stata l'unica a non cader schiava di quel trucco ordito dal mare era sufficiente a ricoprirle di onori.
    Soffiò una risata mentre lo vide uscire dalla cabina e dirigersi verso gli animali che popolavano il ponte. Sollevò il braccio sinistro e poggiò il gomito contro lo stipite di quella porta rimessa a nuovo tante di quelle volte che la predona aveva ormai perso il conto, e rimase a osservare la scena senza perdersene neanche un misero dettaglio.
    Notò le forme abbondanti che caratterizzavano i corpi sinuosi delle tre donne, marchiò a fuoco con lo sguardo quella dalla chioma corvina che attirò l'attenzione del capitano e rise di nuovo. Era così prevedibile, Saul, alla ricerca della forza che avrebbe voluto ad ogni modo sottomettere.
    Si fece da parte solo quando li vide farsi largo per occupare il posto che spettava loro di diritto. Dietro la prima donna, le altre due la osservavano con sguardi lascivi, quasi affamati. Morgan non poté fare a meno di domandarsi di cosa avessero brama.
    Inarcò un sopracciglio nell'osservare le movenze di Saul e nel vederlo afferrare il suo pugnale. C'erano strani ricordi legati a esso, immagini che si riaccesero insieme alla furia che l'aveva animata nell'attimo in cui aveva saputo di poter strappare il cuore di quell'uomo dalle sue carni.
    E non lo aveva fatto.
    Strinse le labbra in una linea sottile, che sapeva tanto di pentimento quanto di soddisfazione nell'essere riuscita a fargli ciò che lui stava ora imponendo alla donna.
    Non la sentì fiatare, Morgan, né la vide difendersi. Rimase immobile, quasi impassibile, mentre con sguardo ferale osservava il sangue sgorgare in gocce di petrolio dalla ferita.
    Non fu certa di quando avesse iniziato a muoversi verso di loro. Seppe solo di trovarsi alle spalle della donna, con le mani ad afferrarle con presa salda e dolorosa gli avambracci, per costringerla all'immobilità. Il mento poggiato sulla sua spalla, le iridi di ghiaccio che seguivano la traccia del suo sangue che virava sul ventre.
    Un lamento gutturale dalla sua gola.
    «Troppo bella per essere vera.» Commentò con voce coperta dal respiro affannato.
    Lo sguardò cercò quello di Saul e il pensiero virò alla ciurma sul pontile.
    Un problema alla volta.
    Bloccò entrambe le braccia della creatura nella mano sinistra, usando la destra per afferrarle il mento e voltare il capo verso di sé.
    «Che cosa sei.» Veleno in quelle parole. La certezza che, laddove non le avesse risposto in modo da soddisfarla, non avrebbe potuto ambire ad altro in una vita che si sarebbe spenta in quell'istante.
    «Vi prego...» Cristallina la voce rotta dal pianto di una creatura la cui unica colpa sembrava essere quella di avere il sangue come pece. «Abbiamo solo bisogno di qualcuno che ci riporti sulla terra ferma.»
    Le sue parole imploravano pietà, lo sguardo era freddo e distante, come se a parlare non fosse l'animo della donna che si ritrovò di fronte.
    «Non abbiamo alcuna intenzione di farvi del male.» Sussurrò a un fiato dalle labbra di Morgan, che si tesero maggiormente. C'era qualcosa in lei che la spingeva a crederle, ma non abbastanza da gettare le difese al vento.
    In quel momento, Saul sembrava non esistere nel cuore e nella mente della predona, che rivolgeva alla corvina tutte le proprie attenzioni.
    «Faremo qualsiasi cosa desideriate.» E la voluttuosità con cui lo disse represse il respiro della strega, che allentò la presa su quelle braccia solo per consentirle di muoversi liberamente, andando a sfilare il corpetto e lasciarsi ammirare dai due pirati.
    Se avesse avuto la mente del tutto lucida, Morgan si sarebbe accorta di un dettaglio fondamentale rispetto alle speranze appena espresse dalla sua ospite: non vi era alcun vento a gonfiare le vele della nave. Non vi era alcuna possibilità di raggiungere la terra ferma.
    Non si rese neppure conto di quando iniziò ad avanzare verso Saul, dimenticando per un momento la presenza della donna che non schiodava gli occhi dai due pirati. Morgan avventò la mano su quella di Saul, tentando di sfilargli il coltello per puntarglielo alla gola. Non aveva alcuna intenzione di fargli del male, ma l'esigenza di respirare l'odore acre del suo sangue divenne tanto impellente da imprimere in quella carne un taglio netto, seppur non ancora troppo in profondità.
    «Che diavolo...» Un fremito causato dalla paura cieca di essere vittima di un desiderio altrui, mentre la risata cristallina e malevola della donna dai capelli corvini si faceva via via più intensa e tagliente alle sue orecchie. Un veleno con cui avrebbe intinto quella stessa lama che avrebbe potuto togliere la vita al capitano.
    «Saul, non so cosa stia... f-fermami!»
    «Parlato» "Pensato" Ascoltato | Scheda | Stat.
    RevelioGDR
     
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