There is no great genius without some touch of madness.

Jacqueline-Alyce

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    San Mungo
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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    Era sempre un piacere poter tornare, dopo il lavoro, al Rouge. Da quando era stata accolta tra i membri dell'Acromantula Scarlatta era ormai diventata un'habituè del locale sfruttando, come Damien le aveva concesso, un laboratorio privato in cui poter fare i propri esperimenti al di fuori della legalità. Quel giorno al S. Mungo come negli altri giorni c'era carenza di personale e aveva dovuto sopperire ad alcune mancanze occupandosi di alcuni pazienti, purtroppo vivi, con cui per forza di cose aveva dovuto interagire e fingersi comprensiva riguardo alle loro tribolazioni. In realtà non gliene poteva fregare di meno e anzi, dovette mordersi a sangue l'interno guancia per non esplodere contro di loro. Quella sera si era diretta dritta di filato al bancone, sedendosi su di uno sgabello per salutare leziosamente, non appena le rivolse uno sguardo, Luke. «Ciao Luke caro, come stai? Spero che in questo periodo tu non abbia mai bisogno del San Mungo, ultimamente entriamo con il buio alla mattina e non abbiamo idea di quando usciremo.» Controllò il suo orologio da polso, anche quel giorno aveva fatto le sue sedici ore di lavoro e la cosa che più le mancava era la possibilità di poter studiare meglio i corpi dei "cari defunti" per poter comprendere appieno i processi per farlo divenire una splendida armata di morti viventi, i classici Zombie che Romero con grande maestria aveva portato sul grande schermo. «Fai tu, mi fido, basta che sia bello forte.» Realizzare quella pozione assieme a Evrard le aveva dato alcune basi di evocazione ma, il suo obiettivo, era divenuto il riuscire ad incontrare possibilmente da sveglia quell'essere che infestava i propri sogni dalla serata dell'asta presso la tenuta di Jayce Jordan. Non aveva idea di che cosa o chi fosse e, per questo, si era riservata di tenere per sé un po' di quell'osso tritato di Licantropo utile per creare un cerchio protettivo.

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    Quella sera aveva avuto un altro importante impegno la rossa, per tale motivo al locale che gestiva era arrivata decisamente più tardi del solito, ovviamente avvisato il caro vecchio Luke del suo ritardo e che sarebbe stata irreperibile fino alla sua apparizione al locale.
    Ma cosa era successo, esattamente?
    Niente.
    L'impegno di Alyce era più o meno sempre lo stesso, riprendersi dalla favolosa ricetta che vedeva mescolati insieme alcol e psicofarmaci. Il suo stato d'animo, in quel momento, era più irrequieto del solito e il sesso con Brian sembrava non essere bastato a calmarle l'animo.
    Oddio, non che non fosse servito, in verità: aveva ancora le gambe indolensite e non era l'unica parte del suo corpo che aveva qualche dolore, ma il docente la mandava su di giri e questo era il risultato del loro rapporto sessuale, ogni volta che stava insieme, cosa che ormai era quasi prassi, viste le visite giornaliere che l'uomo faceva al suo loft, rimanendo anche diverse volte a dormire da lei.
    Sembrava che quest'idea di stabilità non la spaventasse più di tanto, quasi come se avesse fatto l'abitudine ad avere il sadico docente intorno a sé. E poi, ormai era risaputo di quanto quel ragazzo giovasse alla sua salute mentale facendo zittire tutte le voci che le affollavano la mente.
    Strano come un sadico e una psicopatica potessero creare un rapporto che dava un briciolo di normalità ad uno dei due, non è vero?
    Eppure ad entrambi andava bene così e non c'era nulla di migliore di poter scaricare la psicopatica con del selvaggio sesso.
    Solo che c'erano delle volte in cui Brian non tornava da lei a dormire, colpa di quei mocciosi che Alyce odiava tantissimo e che voleva vedere morti in una maniera atroce, che lo portavano a fare le ronde notturne in quella scuola di merda che non aveva niente di interessante (escluso Brian, ovviamente, ma ripetersi è inutile). E quella era stata una di quelle giornate, in cui Alyce aveva dormito da sola, le voci si erano fatte pedanti e lei aveva dovuto abusare di tutto quello che aveva in casa per potersi addormentare.

    Quando arrivò al locale, non era nelle migliori condizioni: shorts neri sfilacciati e molto sgambati, tanto che quando camminava lasciava fuori 2/3 delle chiappe, un top dello stesso colore che sembrava essersi ristretto in lavatrice per quanta pelle lasciasse nuda e degli anfibi neri, rinforzati alla punta con del ferro «Sono arrivata.» - disse passando oltre le guardie e arrivando come un fulmine dietro il bancone, dove Luke si fermò dal versare nel bicchiere quello che stava preparando a Jacqueline per guardarla da capo a piedi «Anche stanotte?» - lo smeraldo di Alyce non si sollevò dal registratore di cassa, dove stava contando il fondo che aveva lasciato dalla sera prima «Anche stanotte.» - disse semplicemente.
    Non si era accorta di cosa aveva attorno, perchè in quelle condizioni non avrebbe notato nemmeno se ci fosse stato suo frate--- oddio, quale dei due fratelli?!
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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    Un sorriso sarebbe spuntato sul volto della bionda all'arrivo di Alyce. La giovane rossa aveva una certa presenza scenica e l'outfit con cui si era presentata quella sera avrebbe fatto arrossire una giovane scolaretta. La Medimaga avrebbe sollevato lo sguardo dalle iridi color azzurro con dei riflessi grigi dalla preparaUone del drink in corso e si sarebbe posato sulla ragazza che, sorpassato il bancone, andò subito al registratore di cassa. «Luke, s'il vous plaît, potresti fare un drink anche al tuo capo? Offro io.» Avrebbe estratto dal borsello dei Galeoni che posò prontamente sul bancone per pagare entrambe le consumazioni mentre il suo sguardo non si sarebbe allontanato dalla rossa. Stava accusando parecchio la stanchezza in quel periodo e, per sopperire alla mancanza di sonno data dai turni lunghi, si era preparata sul lavoro una Pozione Occhiopallato, si era messa con tutta calma in un buco di tempo al lavoro sul suo calderone, iniziando dal radunare tutti gli ingredienti e andando ad aggiungere sei zanne di serpente nel mortaio inserendo allo stesso quattro misurini di ingrediente base, un'erba o una mescolanza di erbe che si usa in diverse pozioni, nel mortaio. A parte avrebbe inserito sei pungiglioni di celestino essiccati nel calderone per poi riscaldare a media temperatura per 30 secondi. Una volta fatto ciò Jacqueline si era messa a frantumare finemente gli ingredienti nel mortaio. Una volta ottenuta quella mistura avrebbe aggiunto quattro misurini degli ingredienti tritati nel calderone mescolando tre volte, in senso orario e agitando la bacchetta. Il più era stato fatto: lasciò la pozione a fermentare e tornò dopo cinquantacinque minuti per completarla aggiungendo due rametti di Aconito al suo calderone per mescolare il tutto tre volte, in senso antiorario. Dopodiché si sarebbe limitata ad agitare nuovamente la bacchetta per completare la pozione. Se Jacqueline aveva questo aspetto vispo e pimpante era tutto merito della pozione e, il cocktail di pozione e Drink del Rouge, sarebbe stata una bella combinazione. «Non so se abbiamo mai avuto occasione di presentarci a dovere.» Esordì rivolgendosi verso Alyce. «Io sono Jacqueline De Lourant.» Avanzò la mano, nella speranza che l'altra l'avrebbe accettata.

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    Era completamente persa nel suo post crisi di overdose per poter badare anche a chi stava seduto al bancone, Luke non aveva nemmeno avuto il buon gusto di dirle che avevano ospiti, quindi era stata colta di sopresa dalla voce di Jacqueline quando chiese al barman di fare un drink anche per lei.
    Sollevò piano lo sguardo smeraldo, con sotto le occhiaie che erano coperte malamente da un trucco semplice «Hm?» - assurdo come non si fosse accorta della presenza di qualcuno al bancone. Cercò di metterla a fuoco ma non aveva nessuna rimembranza di quel volto, ma non che lei avesse una buona memoria per i volti.
    Sospirò e guardò Luke annuendo appena. Il ragazzo sospirò non convinto di volerle preparare realmente qualcosa di da bere, visto le condizioni in cui riversava, ma ad un cliente non si poteva dire di no, giusto?
    Comunque, Alyce chiuse il registratore, spostando i galeoni che Jacqueline aveva messo sul bancone «La prossima volta.» - disse con un tono caldo, ma alquanto distaccato, non dovuto alla presenza della ragazza ma a tutto il resto che l'aveva preceduto.
    Alyce si voltò verso qualche cassetto che era alle sue spalle e ne prese delle noccioline che potevano accompagnare perfettamente la loro bevuta. Non si chiese nemmeno che cosa stesse preparando Luke, alla fin dei conti conosceva i suoi gusti e questo voleva dire che sapeva perfettamente cosa prepararle.
    Alyce posò le due ciotoline di arachidi e tarallini sul bancone e si sedette sul ripiano delle bottiglie alle sue spalle.
    Guardò la mano di Jacqueline, quindi guardò la propria e la pulì dal sale degli arachidi mangiati poco prima, sulla coscia, andando a stringere quella della bionda che aveva davanti «Alyce Coffey.» - aggrottò la fronte «Sei già venuta qui, vero?» - provò a ricordare qualcosa, ma la sua mente non era totalmente lucida per poter dare il meglio di sé.
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    Jacqueline De Lourant
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    Era difficile che, qualcuno o qualcuna, non si accorgesse di lei. Insomma come si poteva non notare una bellezza simile: alta, longilinea e un filo atletica, con un viso ovale dai tratti delicati incorniciato da una folta chioma bionda color dell'oro adornato da due occhi azzurri dai riflessi grigi come le nubi temporalesche. La ragazza osservò i propri Galeoni rifiutati e, alla fine dei giochi, avrebbe accettato di buon grado il fatto che non le venissero messi sul conto quei Drink, avrebbe sorriso e, rimettendo le monete nel proprio portafoglio, Jacqueline avrebbe seguito con lo sguardo la rossa che si sarebbe seduta sul ripiano del bancone e strinse la mano, delicatamente, Alyce avrebbe sentito una mano morbida frutto di cure tramite lozioni e creme. «Ohh…» Accennò una leggera risata alla domanda di Alyce, sapeva esattamente come si chiamasse grazie ad Evrard tempo addietro. «In effetti puoi chiedere a Luke, ultimamente sono una presenza fissa qui, ma se ti riferisci all'unica altra volta che ci siamo viste… Sì, sono stata qui e ti avevo chiesto se all'epoca ti servisse una cameriera o una ballerina in più.» Disse prendendo un paio di arachidi e portandole alla bocca. Alla criminale le venne in mente che, in effetti, il proprio giro di clienti avrebbe potuto apprezzare il locale e, di conseguenza, oltre incrementare i propri guadagni tramite le varie consumazioni che avrebbe sicuramente fatto avrebbero aumentato gli introiti del locale. Avrebbe deglutito per poi schiarirsi la voce e, sorridendo, avrebbe aggiunto. «La mia proposta rimane sempre valida.» In fondo Le Vie en Rouge si trattava di un locale che faceva anche da night club e casa d'appuntamenti come aveva scoperto assieme ad Alton qualche mese prima e i privè del locale erano così belli da attirare l'attenzione di Jacqueline per la propria seconda attività da escort.

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    Edited by Jacqueline De Lourant - 12/11/2022, 13:25
     
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    Alyce era fuori da ogni schema sociale e non. Era strano per tutti non accorgersi di qualcuno davanti ai propri occhi, ma a meno che quel qualcuno non era Brian, per Alyce nessuno aveva talmente tanta importanza da poter attirare la sua attenzione e far tacere le voci che le affollavano la testa.
    Inutile a dirlo, ma nemmeno una bella ragazza poteva essere un'ottima distrazione per lei, che invece aveva da tenere a bada tutte quelle personalità che mettevano a dura prova la sua sanità mentale.
    Luke mise sul tavolo due bicchieri alti, probabilmente le aveva preparato una margarita, non che fosse il suo preferito, ma si intonava perfettamente con i gusti della rossa.
    Alyce non aveva nemmeno il barlume di nascondere il fatto che non si ricordasse minimamente della ragazza davanti a sé, ma quando questa nominò Luke, lo smeraldo della proprietaria si spostò sul barman per alcuni frangenti. L'uomo, dal suo canto, era distratto e di spalle a Jacqueline, mentre lucidava i bicchieri. Non ebbe nemmeno bisogno di voltarsi a guardare Alyce, sapeva che la rossa aveva puntato il suo sguardo su di lui e per tale motivo non fece altro che impilare un bicchiere in una fila, per poi sfilarlo, batterlo sull'acciaio e spostarlo di fila. Alyce annuì leggermente, quindi tornò con lo sguardo sulla bionda «Non ricordo affatto, ma non importa. Sei una ballerina? Una cameriera? Cosa, per l'esattezza?» - domandò iniziando a bere il suo cocktail.
    La rossa non era in carenza di personale, ma come aveva detto Luke, quella donna era parte dell'Acromantula e quello era il posto migliore per farla restare, qualora avesse avuto necessità di un lavoro «Sai già i nostri orari di lavoro, no?» - domandò sbuffando appena, non per noia, quanto per abitudine.
    alyce coffey

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    Jacqueline De Lourant
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    Quando seppe che la proprietaria del "Le Vie en Rouge" non si ricordasse di lei il piccolo cuoricino di Jacqueline si sarebbe spezzato al dire di Alyce eppure, al pari di quello del Grinch, il suo cuore era un organo rinsecchito, di due taglie inferiore e utile solo a continuare a pompare il sangue che scorreva nel suo corpo. La Medimaga avrebbe atteso il Drink, prendendone un sorso non appena sarebbe arrivato. Avrebbe fatto schioccare la lingua sul palato provando il consueto pizzicore dell'alcool in bocca e, inclinando il capo da un lato, avrebbe fatto cadere la fluente chioma bionda oltre la spalla. Aveva ascoltato le domande della rossa e posando il bicchiere del drink, ormai a metà, avrebbe sorriso sensualmente ad Alyce. «Sono sia una ballerina che una cameriera, in gioventù ho preso lezioni di danza, classica ovviamente, ma con l'avanzare dell'età i miei gusti sono cambiati e posso dire di avere dalla mia alcuni stili che, nel tuo locale, potrebbero interessare moltissimo. Posso anche farti da cameriera, mais oui! Anche se in effetti, la mia specialità, è ben altro.» Un sorrisetto, divertito, risollevando il bicchiere portandolo verso le proprie labbra per svuotarlo con un nuovo sorso. Avrebbe annuito, conscia degli orari che il locale aveva. «Oui, ma certamente che so quali sono gli orari del locale, praticamente bisogna che ogni sera mi cacciate per farmi schiodare da qui.» Una leggera risata accompagnata da un lieve sorriso mentre cambiava posizione per stare più comoda spostando una gamba da sopra l'altra per accavallare l'altra su quella che finora era posizionata sopra la sottostante. La ragazza si morse il labbro inferiore in maniera sensuale posando il proprio sguardo distrattamente sul bicchiere, ormai vuoto, del suo drink in maniera leggermente scocciata. Avrebbe potuto riempire nuovamente il bicchiere con un semplice incantesimo di rabbocco ma, in un locale come il Rouge, sarebbe stato scortese oltre che sconveniente e quindi si sarebbe lasciata andare ad un leggero sospiro.

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    Tanto quanto la delusione di Jacqueline nel sapere che la memoria di Alyce non era allenata nel ricordare il suo volto, la rossa sembrava non aver necessità di rimediare a quel cuoricino spezzato, quasi come se le pillole prese poco prima avessero inibito ogni suo senso. Non era cattiveria, la sua, ma semplicemente era in quello stato di tranquillità che le medicine le avevano procurato.
    Ascoltò le parole della bionda, annuendo di tanto in tanto, trovandosi ad inclinare il capo quando le disse che la sua specialità fosse ben altra.
    La curiosità della rossa, però venne mandata via per qualche istante a farla riposare in qualche angolo del suo cervello che ancora non ci è dato sapere, infatti la prima domanda che fece lei, fu totalmente un'altra.

    «Sai che gli incassi rientrano tutti qui dentro e che la paga non è poi così alta? Spesso ti troverai a far fronte alle richieste peggiori, non devi cedere e devi far sì che loro siano sempre soddisfatti. Ma se solo uno ti tocca, le sue man diventeranno pasto per il mio Muffin?»

    Come se l'altra sapesse chi fosse Muffin, poi. Tuttavia, il concetto era decisamente un altro: le ragazze di Alyce non andavano toccate. Lei avrebbe dato fuoco a chiunque avesse tentato di trattarle male.

    «Non c'è niente che tu debba fare, se non vuoi farlo. Non ci sono prestazioni gratuite o giri di prova. Qui dentro, tutti devono pagare per quello che fai. E ... Brian lo servo io. Per gli auror che arrivano qui, devi cercare di prendere da loro ogni singola informazione possibile. Gli uomini e le donne sono facili a parlare quando c'è di mezzo il sesso e l'alcol. Loro soprattutto, frustrati del cazzo.»

    Sputò veleno su quella categoria che a lei stava sempre più sulle palle, quindi cercò di dimetnicare il fatto che avesse parlato di Brian, come se potesse darle fastidio l'idea che andasse a letto con lei.
    La guardò intensamente. Quindi si piegò in avanti, avrebbe tentato di afferrare piano il suo volto, avvicinandolo al proprio macinando totalmente le distanze tra loro, fino ad un palmo dal viso dell'altra.

    «Se ti toccano, io prenderò i loro cuori, maciullerò le loro ossa e farò un tappeto con la loro pelle. Sono stata chiara?»

    Sembrava stesse minacciando lei, quando invece era solamente il contrario, mentre nelle sue parole cercò di imprimere quanta più autorità avesse dentro, stampando i suoi smeraldi negli occhi dell'altra.

    «Vuoi farmi vedere di cosa sei capace?»

    Glielo sussurrò alla stessa distanza che avrebbe annullato se lei non si fosse tirata indietro, quindi avrebbe indicato con gli occhi un privè alle loro spalle. A lei la mossa per ottenere quel posto.
    alyce coffey

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    Jacqueline De Lourant
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    Se il cuore freddo di Jacqueline non smosse nemmeno un battito in più per il fatto che la rossa non l'avesse riconosciuta quando la proprietaria del Rouge aprì bocca per dirle delle condizioni per lavorare lì Jacqueline si morse il labbro inferiore e, mentre le parole dell'altra scivolavano verso di lei come una delle più rare poesie udite dalla francese, sentì che le sue secrezioni vaginali aumentavano. Con il drink ormai finito, Jacqueline si sarebbe alzata e, facendo il giro del tavolino, si sarebbe appoggiata sulla superficie dello stesso. «Se lo facessi per la paga resterei in proprio.» Le disse, carezzandole delicatamente il collo con il dorso dell'indice, il tessuto leggero della camicetta sfregò contro i seni ed i capezzoli turgidi. Si sarebbe chinata verso di lei allontanando quel contatto eccitante e, sorridendo selvaggiamente, sarebbe arrivata a pochi millimetri dal suo orecchio per poi sussurrarle. «A me sta bene… Tanto potrei fare loro ricrescere le dita con una pozione Ossofast per provocare ancor più dolore ed utilizzarli per i miei esperimenti.» Il sadismo con cui lo sussurrò era pari alla forza con cui strinse il pugno nel tentativo di calmare quel fuoco liquido che le stava infiammando il bacino. Mezzelune di sangue si formarono sui suoi palmi eppure Alyce continuava a parlare la stessa fantastica lingua di Jacqueline, un idioma fatto di sangue e violenza. Quando Alyce sputò veleno sugli uomini, quella stessa pulsione che provava lei ogni volta con cui doveva andare con un cliente, Jacqueline sorrise. «Sono in grado di manipolare quel branco di idioti, fagliela danzare di fronte agli occhi e loro saranno alla tua mercé come cagnolini scodinzolanti.» Le lasciò afferrare il volto, alla fine avvicinarsi a quelle labbra, sentire il profumo del suo respiro era qualcosa che Jacqueline attendeva da quando aveva messo piede nel locale. Sentiva il tanga bagnato sulla pelle e, alle parole di lei, un sorrisetto si allargò. «Sai, potrei prestarti i miei strumenti chirurgici, potremmo divertirci assieme. Ho sempre adorato poter vivisezionare qualcuno.» Le sussurrò a fior di labbra. Se Alyce non avrebbe fatto resistenza Jacqueline avrebbe premuto le proprie labbra su quelle della ragazza e, prendendola per mano, una volta staccata da lei si sarebbe avviata mano nella mano verso il privè.

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