Alyce Coffey

whoiam Alyce coffey: il suo nome deriva dalla passione della madre nella letteratura babbana, nello specifico ad un libro di Lewis Carroll.
età&luogonascita: Londra, 9 Luglio 1995
ex casata: Serpeverde
professione: Commerciante
statosangue: Purosangue
statosociale: Ricco
caratteristicaparticolare: animagus
segnipparticolari: n/d
allineamento: Caotico Neutrale
bacchetta: legno: tasso; nucleo: piuma di fenice; lunghezza: tredici pollici e mezzo; flessibile



Aspetto fisico Una massa di capelli rosso fuoco accende la testa di Alyce, una ragazza sui ventiquattro anni, con una pelle che sembra porcellana, liscia e chiara. Ha incastonati nel volto due occhi cerulei che cambiano dal grigio al verde in base alla luce solare che li colpisce. I suoi lineamenti sono delicati. E' alta un metro e sessantacinque, è snella e soda, tenendosi in allenamento per suo puro piacere personale.
prestavolto: Susan Coffey

I WOULD ALWAYS RATHER BE HAPPY THAN DIGNIFIED.

Carattere «Sei una sboccata, impertinente, egoista, impulsiva, instabile e maleducata.»
Questa è la frase con cui spesso veniva descritta Alyce dagli altri. Effettivamente non avevano tutti i torti: se state cercando la principessina da salvare, non è lei, passate oltre!
Alyce, fin da piccola ha sviluppato un caratterino a dir poco fastidioso. Ha sempre il broncio, non perché non si diverta, ma perché è nella sua natura petulante e annoiata. Non ha mezze misure e non ama le regole, soprattutto se limitano la sua libertà. Preferisce arrivare dritta al punto, che sia una cosa bella o brutta, non le importa, vuole sempre essere chiara e limpida, cristallina... se non fosse che lo fa con la stessa delicatezza di un camionista in un negozio di cristalli.
E' lunatica e ogni sua decisione presa è sempre soggetta a cambiamento, si direbbe quasi instabile. Soffre del disturbo borderline di personalità: tende a sperimentare emozioni e stati d’animo estremamente intensi che possono cambiare in modo rapido e improvviso. Quando è sotto rabbia, tristezza e ansia, non riesce a reggere lo stress, sbottando facilmente con chiunque ha davanti o cadendo in qualche piccolo vizietto con l'alcool, il sesso e il fumo, principalmente, ma ha sperimentato anche altro, per il semplice fatto di poter placare questi stati d'animo negativi che la rendono insopportabile.
Avevano proprio ragione gli altri: impulsiva e instabile, le si addicono proprio come caratteristiche.



Storia «Non va bene, lo sai?
Non va bene per niente.
Io non volevo te, non volevo te! Ma perché doveva venirmi su una ragazzina così?»

Immaginate se la vostra amata mamma, colei che vi ha messo al mondo, ogni giorno vi ripetesse sempre queste parole. Ogni giorno, ogni ora, ogni secondo. Nella vostra mente, cosa accadrebbe?
Ve lo racconto subito: iniziereste a pensare di essere quella sbagliata, di fare qualcosa di sbagliato sempre, di continuare a sbagliare, come se gli errori avessero un'attrazione nei vostri confronti e... ci fareste l'abitudine. Diventereste un po' pazze, come lo sono io, quindi iniziereste a parlare con voi stessi, quindi a cercare un briciolo di razionalità in quel che fate. Forse vi potreste attaccare ad ogni minimo appiglio che sembra mantenervi alla realtà, quelle diventerebbero le vostre passioni e, che siano giuste o sbagliate, poco importa. Vi tengono con i piedi a terra, cercando di essere qualcuno di diverso da quel che non siete.

Giuro che all'inizio non era così. Sono nata e tutti mi volevano bene. La mamma, il papà... perfino il fratellone. Ora, lui, è l'unico che mi cerca ancora. Probabilmente gli altri due sono morti, e nemmeno lo so, perché con Peter non parliamo dei miei genitori. Mi hanno cacciato di casa quando frequentavo l'Accademia, solo perché erano più le volte che mi riprendevano, che quelle in cui venivo elogiata. Ma, ehi! Non si può avere tutto nella vita. Volevano il maschietto e l'hanno avuto. Volevano la femminuccia e l'hanno avuta. Il problema è che loro volevano che io fossi una principessa, invece sono cresciuta camionista.
Maddai, dove sta scritto che per essere femminuccia non bisogna fare i dispetti, bisogna indossare le gonne e non bisogna parlare in maniera sboccata? Io adoro perdere il controllo, adoro generare confusione e adoro trovare qualcosa che mi ecciti a tal punto da sentirmi su di giri.
Volevo solo divertirmi, fin da piccola ed è per questo, forse, che sono finita in Serpeverde. Lì ho trovato altri che volevano le stesse cose mie.

A volte, e questo è un piccolo segreto, voleva divertirsi anche mio padre.
Questo la mamma non lo sa, l'avrei distrutta. Invece, seppur lei non ci crede, le voglio bene.
E sapete un po' con chi si divertiva mio padre?
Non ve lo dico, vi lascio immaginare.
Vi racconto solo che non era per niente divertente, lo era solo per lui e, forse, lui questo lo sapeva quando la sera, nel periodo di rientro a casa dall'Accademia, mi passava a trovare nella mia stanza.
Non lo sa nessuno, nemmeno mio fratello. E porterò nella tomba questo segreto... e mio padre.

«Signora, sua figlia non fa altro che litigare con i suoi compagni.»
In realtà non era per niente così. Loro cercavano rogne e venivano da me. Spesso era un modo per saltare qualche lezione, solo perché ero una facile attaccabrighe, ma i professori non hanno mai capito che a prenderli in giro, in realtà, non ero io.
Sono sempre stata quella che dava problemi a scuola, ma anche in famiglia.
Aaaah! Sentite qua!
Avete presente quelle feste che si passano con tutti i familiari?
Bene, per me non avevano poi tutta questa importanza, per i miei sì. Beh, da me non si fanno più a causa mia. Perché?
Sentite, sentite...
C'era un cugino, uno di quelli antipatici con la puzza sotto il naso e la faccia a palla che sprizza schiaffi da tutti i pori. Uno di quelli che quando parla ti schifa. Io non potevo sopportarlo, era un calvario ogni volta che veniva a casa e, io, dovevo essere ospitale.
Talmente tanto che un'intera giornata l'ho chiuso nel porcile che era sul retro della casa in campagna, insieme ai porci. E nessuno si è accorto delle sue urla, fin quando non è finita la giornata e gli zii lo hanno cercato.
«Vai fuori di qua! Non voglio più vederti!»
Queste furono le parole che la mamma disse, rispedendomi in accademia, cambiando indirizzo e... niente, io sono stata bene, in fin dei conti. Vero?
Sì, sto benissimo...

«Signorina, lei soffre di un disturbo borderline della personalità.»
Questa è l'ultima che si sono inventati, ma mica ci credo. Secondo me è la mamma che cerca ancora di distruggermi, ma possibile che non l'abbia capito? Non sarò mai la principessa che loro vogliono.
Vabbè, detto questo, qualche mese fa mi hanno assegnato una tizia che passa le sue giornate ad ascoltarmi e darmi consigli. Ha un nome lunghissimo, Eilidh Mae Ailenach Rheon. Che cazzo pensavano i genitori mentre le davano tutti sti nomi e cognomi?
Bona, per me è diventata Dott.ssa Maetestrizzoilcervello Rheon, per gli amici Antistress. Non so ancora se mi piace o meno, fatto sta che non le renderò la vita facile. Dai, ma davvero pensano che io possa superare i miei traumi infantili attraverso sta tizia che non decide ancora il suo colore di capelli?

_{NON SI PUO' NEGARE IL CUORE, ALLA PERSONA CHE ME L'HA DATO.}

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