Lezione Biennio_Pozioni_09/2022

LIBERTÀ

Stato di autonomia essenzialmente sentito come diritto, e come tale garantito da una precisa volontà e coscienza.

Il liquido sconosciuto le accarezzò la gola e Louise si domandò cosa stesse effettivamente ingerendo. Pose in un angolino della sua mente la non tanto sottile domanda se avesse dovuto temere per la sua vita. E, in effetti, poco dopo, il cuore cominciò a batterle all’impazzata non appena vide le sue mani rimpicciolire, la pelle tirare, fino a diventare liscia come quella di un bambino. I peli chiarissimi sulle sue braccia erano praticamente scomparsi.
- Cosa…? – esclamò, esterrefatta.
Avrebbe voluto avere uno specchio per capire esattamente cosa le fosse accaduto. Avvicinò la piccola mano al suo naso, che tastò, scoprendo fosse rimpicciolito. Le sue gambe erano ormai penzoloni, i piedi non toccavano terra. Il suo bacino occupava solo in parte lo spazio di seduta della sedia.
Alzò il capo, per rivolgere lo sguardo verso Regina, ormai alta e di dimensioni doppie
- Oh oh! – disse. – Sei… -
Si trattenne dal dire “enorme”. Aveva paura di ferirla in qualche modo. Scrollò le spalle all’interrogativo di Regina.
- In realtà, mi sento come sempre. Mmmh, proviamo a… -
Si alzò dalla sedia, fece per fare qualche passò ma inciampò nel mentre. Sorrise imbarazzata a Regina.
- Ehm… no, mi sento impacciata… -
Riprese posto con un po' di fatica sulla sedia, arrampicandosi letteralmente su di essa. Bene, a cosa poteva servire essere così piccola? Le sembrava che gli altri avessero detto tutto… ma doveva pensare a qualcosa. Batté ritmicamente l’indice sulle labbra, pensierosa. Al suo turno, affermò: - Sono d’accordo con Brooks! Per esempio, un corpo così potrebbe ben essere utile per alcune missioni Auror, ad esempio. Non so nello specifico, ma essere bambino o bambina potrebbe aiutare ad essere meno “vistoso” e “visibile”. Oppure di certo più agile, anche se avrebbe come "contro" l'evidenza per cui non si sarebbe molto veloci nel correre, né troppo forti nel colpire. -
Una risposta scarna, ma non le veniva in mente altro, perciò si limito ad aggiungere una sua breve riflessione.

prelevi? ms.atelophobia

All’arrivo di Brooks e del suo commento sulle interazioni con Mc Callister, Adrien sbuffò sonoramente.
- Amicizia…? O'Connor, pensavo mi conoscessi meglio di così! – affermò, con tono leggermente lagnoso.
- Io – sottolineò il pronome, - non faccio amicizia. Soprattutto non con uno come lui. -
Poi, si girò verso Nicholas e alzò anche il suo bicchiere in un silenzioso “brindisi”, di augurio certo, ma piuttosto virato verso una morte per soffocamento. Un sorrisetto si allargò sulle sue labbra e, poi, ingerì la pozione piuttosto velocemente e tutto d’un fiato, quasi fosse uno shottino quello che aveva tra le mani.
Con il senno di poi, avrebbe tanto voluto scegliere la pozione A. Sentì ogni parte del suo corpo tendersi e la pelle e i muscoli cominciare a tirare, quasi che qualcuno glieli stesse stirando con un ferro da stiro. Lo sguardo confuso si rivolse verso tutto quello che esisteva al di sotto del proprio capo: le gambe si stavano allungando, gli sembrava quasi a dismisura. Portò bruscamente indietro la sedia, quando le sue ginocchia toccarono d’improvviso e fatalmente il banco, al cui contatto sibilò per il dolore della botta. Ma non fu la cosa peggiore: il repentino cambiamento di dimensioni fece sì che i suoi abiti non fossero esattamente giusti per quella stazza… e la pressione del cavallo dei suoi pantaloni sui suoi “gioielli di famiglia” non fece altro che farlo alzare di scatto e saltellare velocemente verso la porta d’ingresso dell’aula, piegato in due per il male cane. Udì distintamente il rumore dello strappo della sua t-shirt e, d’un tratto, anche dei suoi pantaloni. Incespicò un paio di volte, a causa anche del mancato equilibrio che avrebbe dovuto riconquistare non appena tutto il corpo fosse stato in proporzione. Si slacciò, con un brusco movimento di polso, la cravatta che aveva cominciato a soffocarlo.
- CAZZO. – esclamò a denti stretti. Si guardò attorno: sperava che nessuno passasse da quel corridoio. La porta di ingresso era leggermente spalancata, perciò urlò, in modo tale che la docente lo sentisse: - PROF, POTEVA DIRLO PRIMA CHE SAREBBE STATO MEGLIO METTERSI UNA TAGLIA IN PIU’ DI VESTITI?! -
Al diavolo l’educazione. Si era fatto male! E, inoltre, la sua reputazione, probabilmente, era ormai andata, visto che era rimasto per quanto riguardava la zona dalla vita in giù in boxer – fortunatamente elastici e, quindi, si erano adattati alle nuove “misure” –, con qualche brandello di pantaloni, che ormai non erano tali, attaccati ai polpacci, mentre dalla vita in su con la veste dell’uniforme che gli faceva da magliettina, dalle cui estremità fuoriuscivano pezzi di una ormai inesistente t-shirt.
Okay, si, avrebbe potuto lanciare un Incantesimo di Vestizione mentre era in classe, ma era entrato in panico: non accadeva tutti i giorni di avere certe pressioni, ecco…
Prese la sua bacchetta, che era caduta sul pavimento con un tonfo, la puntò verso i suoi abiti e cantò un – Vestis -, in modo tale che il pantalone e la maglietta a brandelli, come anche l’uniforme, fossero trasfigurati in qualcosa di sano, prima di tutto, e di vestibile per la nuova stazza.
Era giunto il momento di rientrare.
- Che figura di merda… - sussurrò a denti stretti.
Si fece avanti nell’aula con le orecchie rossissime, che non poté nascondere dietro nessun riccio, visto che aveva deciso di portare avanti la sua nuova “capigliatura”: una bella testa rasata a zero. Tentò di limitarsi a lanciare occhiatacce ai suoi compagni, alcuni ridacchianti, ma davanti a Nicholas Mc Callister non poté fare a meno di affermare: - Sta zitto, Mc Callister. Se solo pronunci una sola parola, giuro sugli Dei che ti spedisco a calci in culo negli Inferi. -
E non era una minaccia senza promesse fondate.
Prese posto sulla propria sedia, troppo piccola ma, comunque, ben assestata. Pur di recuperare un po' della sua reputazione, decise di rispondere alla domanda della docente, che ormai la guardava dalla stessa altezza.
- Non credo che la pozione possa essere davvero di grande utilità nella vita quotidiana, almeno che uno non sia alto quanto un tappo e sia così pigro da non voler prendere una scala per raccogliere i barattoli più in alto nella credenza di una cucina. E, inoltre, viste le dimensioni delle mani, sarebbe a dir poco difficile utilizzare gli utensili di comuni proporzioni -
Prese il mestolo tra le dita, che risultava più come un giocattolo che come un vero mestolo, per mostrare le sue parole. Poi, continuò: - Perciò credo che il suo utilizzo possa essere di grande utilità prevalentemente in combattimento: è risaputo che le persone più alte abbiano un orizzonte visivo molto più profondo, quindi sarebbe ottimo per cogliere dettagli che persone di altezza normale non sarebbero in grado di vedere. La dilatazione del corpo fornirebbe informazioni istantanee e, probabilmente, di vitale importanza, che, senza saperle, invece, potrebbero costare cara anche la vita. E, poi, sa quanto potrebbe essere forte il pugno di un gigante? –
Dopo poco, tutti ebbero detta la propria in merito ad ogni pozione ed era arrivato il momento di preparare l’antidoto. Adrien si rivolse a Nicholas, visto che avrebbe lavorato con lui, e gli disse, con un sorrisetto intimidatorio sulle labbra: - Vedi di prepararlo per bene, altrimenti, se non mi farà rimpicciolire, sta certo che ti schiaccerò come un moscerino non appena usciamo dall’aula. Non credo che ti piacerà la sensazione! -
Si avvicinò al tavolo dove vi erano riposti gli ingredienti per l’antidoto e raccolse quelli a cui era interessato, meravigliato che ce ne fosse bisogno di così pochi, solo tre: sanguisughe, rami di Alchemilla e gocce di essenza di cicuta acquatica, due per ognuna.
Non fu proprio semplice destreggiarsi con la presa su oggetti piccoli con quelle grosse e goffe mani, ma, alla fine, prese il necessario e ritornò in postazione. Ripensò a quanto accaduto poco prima, ridacchiando sommessamente, perché quando la docente aveva pronunciato quel “Sono stata buona […]”, Adrien aveva avuto l’ardire di commentare, forse un po' meno sommessamente di quanto aveva creduto, un - Santa O’Neill! -.
Prese una brocca con tacche di misurazione e, raggiunto un lavandino, aprì il rubinetto, per farvi scorrere l’acqua all’interno, ma si abbassò per leggere la scritta di 250ml affianco alla tacchetta, poiché dalla sua altezza era davvero troppo lontano e piccolo per poter vedere. Raggiunto il livello giusto, versò l’acqua nel calderone, attento a non farla schizzare fuori. Non accese subito le fiamme. Si limitò ad aggiungere due misurini di pasta omogenea ottenuta dal mescolamento dei rami di alchemilla pestati con l’aggiunta delle gocce di cicuta acquatica e a mescolare 6 volte in senso orario, con un pizzico di fatica, visto che dovette modificare la presa sul suo mestolo troppo piccolo. Accese, subito dopo, l’alto fuoco sotto il calderone.
- Uno… due… tre… quattro… -
Iniziò a contare i 15 secondi, mantenendo il ritmo con le dita. Al quindicesimo, spense il tutto e lasciò fermentare il composto, dopo aver rivolto lo sguardo all’orologio e aver stimato le tempistiche necessarie.
In quei 20 minuti, cosa avrebbe potuto fare se non mettere pressioni sul suo compagno di lavoro, osservandolo tutto il tempo e con espressioni che gli avrebbero fatto pensare di star sbagliando tutto?
- Bene, Mc Callister, vedo che sei in grado di reggere sotto pressioni visive, forse… spero per te che tu non abbia sbagliato nulla… -
E si aggiunsero anche quelle verbali. Adrien non poteva limitarsi con lui a fare il bullo, gli veniva naturale.
La propria pozione era del colore esatto: grigiastro e senza traccia di fumo. Pizzicò tra indice e pollice la prima sanguisuga e la gettò nel calderone, poi la seconda, il tutto accompagnato da una espressione e movimenti a dir poco disgustati.
- Aaah, che schifo! -
Mescolò tre volte in senso orario, in seguito prese una cannuccia, la inserì nel liquido e vi soffiò lentamente per 5 secondi, e, a conclusione, sfiorò, come da regole, il bordo del calderone con la bacchetta.
Si sedette sulla sedia, su cui si stravaccò, e portò le mani dietro il capo, mentre rivolgeva lo sguardo verso un Nicholas davvero indaffarato.
- Certo che sei lento Mc Callister! -

LIBERTÀ

Stato di autonomia essenzialmente sentito come diritto, e come tale garantito da una precisa volontà e coscienza.

Louise non tirò proprio un sospiro di sollievo quando udì la buona notizia, non tanto perché Regina doveva preparare l’antidoto per lei – perché si fidava ciecamente di lei su pozioni, era davvero in gamba! – quanto per il fatto che avrebbe dovuto raccogliere la sua bacchetta per lanciare un Incantesimo di Vestizione sui suoi vestiti troppo ingombranti e pieni di tessuto, sul quale incespicava ogni due per tre; perciò, sarebbe stato abbastanza arduo far tutto da sola e con il corpo di una bambina, i cui movimenti non sarebbero stati molto coordinati.
Per paura di fare più danni che cose buone e giuste, alzò il capo e rivolse i suoi occhioni da cerbiatto alla figura di Regina e le domandò: - Potresti lanciarmi un Incantesimo di Vestizione, per favore? Ho paura di fare un gran casino se provo a muovere un altro passo e… è probabile che non abbia una buona coordinazione motoria con queste braccine corte… -
Era imbarazzante dover chiedere aiuto perché lei odiava chiedere aiuto, su ogni fronte. Aveva lottato contro sé stessa per non sentirsi a disagio con la questione per cui Aaron avrebbe fatto di tutto per tirarla fuori dalla situazione in cui era dentro fino al collo.
Se Regina le avesse trasfigurato i vestiti, dopo aver tirato un sospiro di sollievo, la piccola Louise si sarebbe avvicinata al tavolo. C’era un piccolo problemino: un terzo delle sue spalle era l’unica parte del corpo che superava l’estremità del piano, perciò, avrebbe fatto un po' di fatica a prendere il necessario. Non era stata molto alta da bambina: lo sviluppo lo aveva avuto in piena pubertà.
Sospirò sommessamente, abbassando le spalle, un po' giù per il semplice fatto che nulla di quella lezione sarebbe stato semplice. Prese la sedia del suo banco e la trascinò, con gran fracasso, fino al tavolo: l’ametrina aveva le guance rosse, ma non ce l’avrebbe mai fatta a prendere gli ingredienti senza quel rialzo. Si arrampicò sulla sedia. Prese le sanguisughe e i rami di Alchemilla sminuzzati, balzò sul pavimento con un saltello e posò i due piattini. Poi, tornò indietro, risalì sulla sedia, raccolse una boccetta di essenza di cicuta acquatica e scese con più calma, accovacciandosi sul punto di seduta e scivolando lentamente verso terra. Riportata la sedia al suo posto, vi salì sopra di nuovo, pensando di avere tutto a disposizione. E, invece, no.
- Noo, uffa – esclamò, mettendo su il broncio. Aveva dimenticato l’acqua! C’era una brocca piena vicino al bordo del piano. Poteva prenderla senza bisogno del rialzo! Si avvicinò al tavolo, allungò la mano e trascinò la brocca fino al volto. Pian pianino, cercando di non far cadere nemmeno una goccia, si fece strada al banco di fronte. Era contenta di aver scelto quel banco quel giorno.
Versò l’acqua nel calderone. In un mortaio, unì i rami pestati di Alchemilla con esattamente due gocce di cicuta acquatica e li mescolò insieme, fino a ottenere un composto omogeneo. Era felice che la docente avesse preso la decisione di dar loro ingredienti finiti, visto che già la sua presa sul pestello era imbarazzante: sembrava infatti che stesse zappando la terra piuttosto che mescolare un po' di polvere.
Gettò due misurini del composto nel calderone, mescolò sei volte in senso orario e vi accese sotto fiamma alta. Lasciò che si riscaldasse per 15 secondi e, poi, spento il fuoco, che fermentasse per 20 minuti esatti. Non disturbò Regina, non voleva distrarla dal suo compito. Si limitò ad annoiarsi e a guardarsi attorno, ma, soprattutto, a pensare alla bellissima figura di merda di Adrien Beauvais, che la fece ridacchiare non meno di due volte.
Passato il tempo necessario e una volta riscontrato che la pozione avesse assunto il corretto colore, gettò nel calderone due sanguisughe, senza scomporsi affatto, visto che non era tipa da schifarsi di animali e insetti vivi, tantomeno morti.
Mescolò tre volte in senso orario, soffiò lentamente per 5 secondi nella cannuccia posta nel liquido, facendo attenzione a non scottarsi contro il bordo del calderone e sfiorò quest’ultimo con la bacchetta. Attese, con occhi leggermente spalancati, l’evoluzione finale: sarebbe andata bene?

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