Late night talking

Eve&Aaron

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    THE LOST ONE
    Le ultime ore apparivano, nella sua mente, come una nebbia soffocante, e non era nemmeno più sicura che si trattasse di ore e di non giorno. Si affannava tra le ombre di una Londra dormiente, i passi rapidi ma incerti, l'eleganza e la sensualità tipica della sua specie ormai persa in quella nebbia fatta di sete, confusione, e dolore. Non poteva affermare di essere stanca, quelli come lei avrebbero dovuto abbandonare quella sensazione, lasciarsela alle spalle, eppure non avrebbe saputo trovare una definizione migliore per il suo status in quel momento.
    Era fottutamente stanca.
    Annaspava, cercando di non rallentare, e anche se respirare non le serviva davvero lo faceva comunque, rapidamente, come se potesse aiutarla in qualche modo. Una abitudine dura a morire, si potrebbe dire, come molte altre per le quali non riusciva a smettere di biasimarsi.
    Era mancata da Londra per qualche mese e anche se sapeva non essere possibile, le pareva che la città fosse mutata profondamente durante la sua assenza. Cominciò a notare, seppur distrattamente, palazzi che non riconosceva, colori che non aveva mai visto in quel modo, e arrivò a domandarsi se non stesse cominciando ad avere qualche allucinazione.
    Non ricordava l'ultima volta in cui aveva consumato del sangue, umano o meno che fosse, e se non aveva aggredito nessuno lungo la strada era solo perchè era troppo debole anche per quello, non riusciva nemmeno più a muoversi in modo abbastanza agile da attaccare qualcuno e sperare di averla vinta.
    Si era così disabituata al traffico e allo smog della città che non le sembrava nemmeno di averci mai vissuto, in un posto simile, e alla fine erano i suoi piedi a guidarla in automatico, lungo una strada che aveva percorso abbastanza volte da saperla a memoria. Niente di quello che stava facendo era una scelta razionale, ai posteri decretare se si trattasse di un segno positivo o meno: si stava dirigendo proprio perchè era l'unico posto dove voleva essere, forse, o perchè era destino che andasse così.
    Non aveva mai smesso di pensare ad Aaron, questo era vero. Anche nei momenti peggiori, quando la paura di rivederlo le aveva ostruito la gola e le aveva impedito di reagire, comunque aveva pensato a lui, a quanto le mancasse, a che cosa avrebbe dato per fargli sapere che non ce l'aveva con lui, che non era scappata, che lasciarlo era l'ultima cosa che avrebbe voluto.
    Era tutto cominciato con una terribile giornata, piena di terribili notizie. Michael si era svegliato tardi per andare a scuola, aveva avuto una mezza discussione con Thomas su qualche sciocchezza che nemmeno ricordava più, e poi aveva ricevuto un messaggio da un numero sconosciuto. Normalmente lo avrebbe ignorato ma qualcosa nel modo in cui era scritto, nel tono distaccato, nella sua brevità le aveva fatto rizzare i capelli sulla nuca: era sua madre. Non aveva idea di come l'avesse trovata, non aveva idea del perchè, ma voleva vederla e di una cosa era certa: quella donna sapeva sempre come ottenere ciò che voleva.
    Così si era allontana dal centro di Londra, finendo sperduta nello Yorkshire, e anche se qualsiasi elemento di quella storia le suggeriva che non sarebbe finita bene si era illusa di poter risolvere la situazione senza coinvolgere nessun altro, senza che qualcun altro corresse rischi inutili. E alla fine quella a rimetterci era stata lei.
    Non aveva idea di che cosa potesse aver pensato Aaron, nei momenti di lucidità aveva cercato di pensare a come raggiungerlo, a cosa dirgli, e di certo nessuno degli approcci che si era immaginata era quello. No, sospettava che il modo migliore per ricostruire il rapporto non fosse arrampicarsi per la scala di emergenza e infilarsi nell'appartamento entrando da una finestra socchiusa, eppure eccola che annaspava, rannicchiata sul pavimento dopo essere riuscita nella sua impresa. Valutò la possibilità di cercare Aaron, o direttamente del sangue nella fortunata situazione in cui ne tenesse ancora in casa -per lei? In attesa che tornasse? Non sapeva nemmeno più se avesse senso sperarci- ma si ritrovò costretta ad appoggiare la schiena alla parete, cercando di riprendersi prima di alzarsi di nuovo.


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    Edited by Evelyn Stanford - 5/9/2022, 22:15
     
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    Quei giorni a Londra erano frenetici. Era come se le persone sentissero il bisogno di uscire, andare in giro, di fare qualsiasi cosa pur di non rimanere a casa, ed inevitabilmente c'erano incidenti, aggressioni e cose del genere. Era incredibile come, certe volte, i babbani, riuscivano a non controllarsi. Aaron aveva deciso che una volta a settimana sarebbe andato all'ospedale di Londra ed avrebbe dato una mano. oramai era un medico e per lui era solo che un piacere utilizzare metodi babbani che gli facessero imparare davvero qualcosa. Ovviamente ogni tanto, qualche porzioncina veniva sicuramente infilata nel succo di un bambino così da fargli passare il dolore, o in quei pazienti che soffrivano veramente tanto. Lo faceva sempre in modo che nessuno potesse scoprirlo e sempre in maniera tale che il suo piccolo "segreto" rimanesse davvero tale. Ovviamente avere un impegno del genere, voleva anche dire rientrare più tardi la sera e ridurre la sua vita sociale a zero. Era ovvio,e voleva seriamente quello. Ultimamente pensava spesso ad Evelyn, era passato più volte alla sua palestra per vedere se era davvero ancora a Londra, ma aveva la sensazione che non solo non era a Londra ma non sarebbe neanche mai tornata. Eppure tra di loro le cose stavano prendendo una bella piega, lui si era aperto con lei dicendole di markab, ed alla fine scegliendo lei, ed invece, il giorno dopo se ne era andata. L'aveva aspettata a Natale, aveva cucinato per lei e si era sorbito Blake che diceva: "non verrà rassegnati. Forse neanche voleva una storia seria con te!" E forse, odiava dirlo, ma aveva ragione. Comunque, quella sera, aspettava il minore, gli aveva chiesto di non tornare troppo tardi, ma alla fine sapeva che parlava al vento. Doveva vedersi con una ragazza per studiare. Ma che poi, dove? Con chi? e cosa? Ma non indagò, non ne aveva le forze, si andò a fare una doccia, era rientrato tardissimo anche lui, poi un pantaloncino, si ordinò la cena ed andò direttamente sul divano, accese la televisione e ci mise pochissimo per addormentarsi. Non seppe esattamente quanto tempo rimase sul divano, ma quando sentì un rumore si svegliò di soprassalto, accese le luci e quando vide Evelyn con le spalle al muro, rannicchiata sotto la finestra, strabuzzò gli occhi più volte. Anche perchè la sua bocca era già partita con un Cavolo Blake, perchè te lo avevo chiesto per favore... La voce andò a diminuire fino a morirgli in bocca. Eve...io... cosa... Era confuso, ma si vedeva che non stava benissimo quindi le andò a prendere un pò di vino con del sangue all'interno. Non l'aveva mai buttato e comunque si conservava bene, glielo porse. Non era solo confuso, ma in quel momento si sentiva arrabbiato, si sentiva rincuorato, e si sentiva male.

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    Non aveva programmato un ritorno di quel tipo, fare irruzione nel cuore della notte a casa di qualcuno non era proprio il modo in cui aveva pianificato di tornare nella vita di Aaron, e ora che era lì non era nemmeno sicura di come ci fosse finita o di che cosa avrebbe dovuto fare.
    Nell'istante in cui Aaron fece la sua comparsa nel suo campo visivo non potè evitare di alzare lo sguardo e inchiodare gli occhi ai suoi, salvo poi percepire, anche se ovattato, l'odore del sangue. Non potè evitare di tendersi verso la bottiglia di vino che gli stava tendendo, afferrandola con entrambe le mani e bevendola con urgenza, senza ritegno, sentendo i canini allungarsi e la gola bruciare, invasa da un sapore dolce e così piacevole da non sembrare nemmeno reale. Bevve rapidamente, con bisogno, senza riuscire a trattenersi come faceva di solito e lasciandosi andare nonostante mostrare la sua natura, così dipendente dal sangue e così bestiale, fosse qualcosa che aveva sempre evitato, anche con Aaron.
    Non poteva farne a meno, ne aveva così tanto bisogno che leccò ogni singola goccia e ne avrebbe chiesto ancora, se solo quella dose di sangue non le avesse portato abbastanza lucidità in corpo da imporsi contegno. Si passa una mano tra i capelli, concedendosi qualche istante per godersi quella sensazione di appagamento, seppur flebile, e appoggiò la testa al muro, gli occhi socchiusi, prima di riaprirli e tornare a guardarlo.
    Ora che riusciva a ragionare, almeno in parte, non potè evitare di sentire una fitta al centro del petto, insieme a quella famigliare sensazione di caos nello stomaco che la presenza del ragazzo le aveva sempre causato. Questa volta però quella sensazione era accompagnata anche da una certa malinconia, il retrogusto dolce amaro dell'abbandono, del sapere che non l'aveva cercata. Sospettava lo avesse fatto, in realtà, la sua parte razionale immaginava con facilità Aaron che vagava per le strade di Londra alla sua ricerca, ma una vocina maliziosa nella sua testa non poteva fare altro che domandarsi se, con i suoi mezzi, davvero non avrebbe potuto ritrovarla. Sua madre non era certa la CIA, poteva aver nascosto le loro tracce ma non erano andate dall'altra parte del mondo, davvero era così complicato?
    Forse aveva solo pensato che lo avesse lasciato così, senza una spiegazione, ma allora non era servito niente aprirsi con lui? Quel che stavano provando a costruire non aveva alcun valore?
    Sospettava che non fosse il momento giusto per tutte quelle domande, piuttosto avrebbe dovuto cominciare a fornire delle risposte. "Mi dispiace, non volevo svegliarti." cominciò con tono sommesso, guardandolo dal basso. "Non era mia intenzione sparire... e nemmeno comparire qui all'improvviso. Grazie per il sangue però." aggiunse subito dopo, muovendo appena la bottiglia come se potesse non capire subito di cosa stesse parlando. Lasciò cadere il silenzio ancora per qualche istante, tempo che le servì per comprendere fino in fondo che ore fossero e come potesse sentirsi Aaron in quel momento. Le bastò qualche attimo per poi cercare di alzarsi di nuovo, questa volta meno incerta dei propri movimenti, provando a ricomporsi. "Non volevo disturbare è che... non sapevo dove altro andare. So di doverti delle spiegazioni ma sono abbastanza sicura che tu ora voglia solo riposare. Possiamo... parlarne in un altro momento, se vorrai."

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    C'era qualcosa in quella ragazza che lo attirava in maniera particolare. Non sapeva neanche lui come cavolo erano riusciti ad arrivare a quel punto, non capiva come diavolo era riuscito ad innamorarsi di lei e rendersi conto che, forse, lo era ancora. La guardò bere quel sangue, era dipendente da lui e la cosa non lo disgustava neanche un pò, anzi, forse la rendeva ancora più sexy e bella. Era bella e dannata ed allo stesso tempo la odiava profondamente. La odiava per tutto quello che gli aveva fatto provare, per tutto quello che all'improvviso gli aveva tolto. Era come se gli avesse fatto finalmente toccare il cielo con un dito e poi, all'improvviso gli aveva tolto tutto. La guardava ed in quel momento non sapeva se essere contento che la prima persona che avesse cercato era lui, oppure essere incazzato nero per lo stesso identico motivo. Alzò gli occhi al cielo, si stropicciò gli stessi per capire se stesse sognando o meno e poi tornò a guardare quei fili rossi, di quel rosso che solamente lei aveva. La guardò incapace di dire una parola. Anche se avrebbe voluto chiederle così tante cose, avrebbe davvero voluto essere una persona quasi diversa e poi... si morse ancora il labbro e distolse lo sguardo da quegli occhi verdi che nonostante tutto e tutti lo incantavano sempre, costantemente. Non mi hai svegliato. Stavo... aspettando Blake. Disse semplicemente. Avrebbe voluto dire "una persona", per farla ingelosire, forse? Dio solo sapeva quanto era assurda tutta quella situazione, quanto non riusciva veramente a capire cosa stesse provando in quel momento. Era tutto così assurdo e così insensato che dovette sfiorare la sua pelle candida e fredda per avere la certezza che non stesse sognando e che stesse davvero li di fronte a lui. Non era tua intenzione sparire... sei andata in una dimensione dove non c'era internet e linea telefonica? Era ironico perchè era nervoso, non ci poteva fare assolutamente niente. Era qualcosa che non riusciva a controllare. Ed anzi, si aspettava molto di peggio da se stesso, ed invece. Esercitava ancora troppa influenza nei suoi confronti non c'era veramente, ma veramente niente da fare. Aaron lo sapeva e la cosa lo innervosiva ancora di più e lo rendeva ancora molto più irrequieto. Fece un passo indietro, e poi alle sue parole, gli venne da ridere. Era una risata nevosa, piena di dolore e risentimento quella. Secondo te tu piombi in casa mia, nel cuore della notte, dopo mesi che non ti fai senitre ne vedere ed io voglio riposare? Chiese ancora una volta ironico. Ti avevo invitato a casa mia, il giorno di Natale e sai invece cosa è successo? Tu non c'eri. Sei sparita. Se volevi solamente divertirti, allora dovevi dirmelo. Ci saremmo divertiti in due, perchè io, invece facevo sul serio. Era davvero un mix di emozioni, adesso la sua voce era semplicemente piena di dolore e quello Evelyn l'avrebbe potuto percepire a prescindere. La guardò, come per capire se davvero, almeno per un istante lo aveva amato come lui aveva amato lei.
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    Sapeva che quell'incontro sarebbe stato difficile, forse proprio per quello avrebbe meritato un minimo di pianificazione in più e qualche riflessione più prolungata, ma ormai era troppo tardi per ripensarci e sospettava che uscire da dove era rientrata e tornare in un altro momento non fosse una scelta saggia.
    Avrebbe voluto essere più arrabbiata, continuava a sentirsi tradita da lui anche se la sua parte razionale continuava a ricordarle che aveva tutto il diritto di ignorarla, di pensare fosse solo una ruffiana e dimenticarsi di lei, andare oltre. Non sapeva nemmeno che cosa dicesse di loro, tutta quella scena, come sarebbero apparsi agli occhi altrui: lei avrebbe dovuto davvero cercarlo per primo, prima ancora di andare da suo fratello o dal suo migliore amico? Lui avrebbe dovuto davvero offrirle asilo dopo la sua scomparsa? Forse era pazzi e basta, tanto valeva accettarlo e farsene una ragione.
    Eppure, nonostante continuasse a chiedersi se Aaron l'avesse dimenticata per scelta, se avesse davvero provato a cercarla prima di darla per dispersa, comunque sentì una punta di preoccupazione quando l'altro spiegò che stava aspettando Blake. "Sta... bene vero? Non è successo qualcosa, giusto?" finì per domandare prima ancora di riflettere e provare a trattenersi.
    Non ne aveva il diritto, immaginava di non potersi permettere domande simili dopo essere scomparsa nel nulla, ma dopotutto era abbastanza certa di non meritarsi nemmeno quella rabbia e quel senso di tradimento che vide montare, gradualmente, negli occhi di Aaron. Era stata così stronza? Forse. Ma non era stata una sua scelta, era davvero così facile per lui pensare che lo avrebbe abbandonato così, nel nulla, dopo tutto ciò che anche lei aveva investito in quella relazione? Era questa l'immagine che aveva di lei?
    Sospirò piano, soffocando una risata amara alle sue parole. "Suppongo che tu possa anche pensarla così, non avevo un telefono e modo di comunicare in ogni caso." mugugnò, lasciando che le parole le sfuggissero dalle labbra senza nemmeno preoccuparsi che avessero davvero senso o che fossero frasi corrette, capaci di stare in piedi. Non ci riusciva nemmeno lei, a stare in piedi, figurarsi le sue parole.
    Il sangue se non altro le aveva restituito una sensazione di piacevole calore nelle vene, anche se non piacevole quanto il corpo di Aaron che sfiorava il suo: non potè evitare di incatenare gli occhi ai suoi quando le sue dita sfiorarono il suo braccio, causandole un brivido lungo la schiena famigliare ma comunque sorprendente. Era sempre così tra loro, avrebbe dovuto esserci abituata ormai e invece ogni volta sembrava la prima.
    Si morse piano il labbro inferiore alle sue parole, e avrebbe voluto essere più dolce, scusarsi con lui, mostrargli tutto il suo dispiacere eppure non riuscì a trattenere una risposta più tagliente del previsto. "Non avevo previsto che mia madre mi invitasse a casa sua, per Natale, e sospetto che la tua cena sia stata più piacevole della mia, in ogni caso. Sempre che la verbena non rientri nei tuoi gusti, in quel caso avresti apprezzato la cerimonia." replicò piccata, realizzando quanto si sentisse ubriaca ed era difficile capire di cosa: di sangue, di rabbia o semplicemente di Aaron?

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    L'Aveva dimenticata? Assolutamente no. Forse lui credeva davvero che la risposta fosse si, ma adesso, averla li, averla di fronte a lui non faceva altro che lasciargli un sapore agrodolce in bocca. Era qualcosa di incredibile, era come se tutto quello potesse davvero mettere apposto ogni cosa. Non l'avrebbe mai mandata via, lei era bella, bella da fargli fermare il cuore e desiderare di essere esattamente come lei per rimanere con lei per tutta la vita. Aaron si era veramente innamorato di quella ragazza, ma lei aveva fatto l'unica cosa che i Barnes non riuscivano a superare: l'abbandono. Aaron, più di Blake, era un maniaco del controllo, era una persona che amava sapere le cose, che doveva per forza sapere cosa accadesse nella vita di chi lo circondava. Era come una malattia, un disturbo serio della personalità. Era un maniaco del controllo perchè sapeva che lo aveva perso troppo spesso e, soprattutto, quando metteva in mezzo i sentimenti, era indifeso, diventava completamente scemo e succube di situazioni veramente assurde. Più la guardava e più cercava di trovare una ragione per mandarla via, via da quella casa per non sentire più il suo profumo ne vedere più quegli occhi verdi così grandi, intensi e bellissimi. Stava combattendo contro se stesso, perfino in quel momento non riusciva a preoccuparsi di se stessa ma di Blake. Sta bene, è sempre il solito stronzo che mi fa preoccupare, ma sta bene. Disse poi sorridendole appena. Avrebbe voluto spaccare tutto, dire che era stata una bastarda, che si era sentito sbagliato, solo, che insieme a lei si era portata anche una parte di lui e che la odiava da morire. Poi la sua risposta sulle comunicazioni lo fece sorridere e fare un passo indietro, ma sempre vicino a lei. Perchè? Chiese seriamente, voleva una spiegazione e la spiegazione doveva arrivare prima che lui non riuscisse più a contenere quel volerla abbracciare a tutti i costi. Poi le sue parole successive, il suo atteggiamento. Era una sfida quella? Davvero lo era? Eppure Eve non era così, non con lui. Adesso sei qui e io ho tutto il tempo del mondo per avere una spiegazione valida e no, anche se non è stata a base di verbena, la mia cena di natale è stata uno schifo, un supplizio. Ammise poi facendole segno di accomodarsi sul divano di casa sua. In fondo lo conosceva bene no? Si morse ancora il labbro. Non ci riusciva ad essere veramente incazzato con lei, nonostante tutto preferiva una spiegazione, spiegazione che avrebbe fatto tornare tutto quanto a prima che lei andasse via, giusto?
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    Sapeva già che Aaron le sarebbe mancato, era qualcosa su cui avrebbe facilmente scommesso anche ad occhi chiusi, ma non pensava di poter arrivare a mettere ancora una volta in discussione il loro rapporto e il peso di quel che stavano costruendo. Avevano impiegato parecchio a definirsi e mettere in piedi qualcosa di funzionale, si erano fatti miliardi di domande e si erano messi a nudo ben più di una volta prima di riuscire a trovare un equilibrio, eppure se anche si era sentita al sicuro con lui ora non era più sicura che quel senso di protezione e sicurezza potesse essere stabile e duraturo. Non l'aveva salvata da sua madre, e anche se razionalmente si rendeva conto di quanto fosse difficile seguire le tracce di qualcuno che non poteva essere trovato, comunque non poteva non chiedersi se ci avesse davvero provato. Sua madre era davvero così furba? Aveva nascosto così bene le loro tracce? Davvero Aaron, con i suoi mezzi, non avrebbe potuto fare niente in merito? Ci aveva almeno provato?
    Comprendeva anche la sua rabbia, anche se non riusciva a giustificarla fino in fondo: in quel momento si sentiva più egoista del solito, come se quello che aveva passato proprio non riuscisse ad addolcire una reazione come quella. Meritava quella rabbia? Probabile, ma non aveva scelto lei la sua famiglia no?
    Si aspettava quel ricongiungimento molto più dolceamaro, più piacevole, si era rifugiata lì perchè era sicura che avrebbe trovato pace, e il suo corpo bramava un ottimo di pausa, eppure sembrava che quella promesse aleggiasse nell'aria e lei non riuscisse ad afferrarla. Aveva chiesto di Blake, certo, e le importava della risposta, ma l'argomento passo rapidamente in secondo piano, cancellato dalla domanda di Aaron. Corrucciò le sopracciglia, studiandolo confusa per qualche istante, irrigidendosi. Perchè? Perchè? Quella domanda le sembrò mettere in luce, in un solo attimo, tutta la loro differenza, il peso di tutto quello che loro due non condividevano che fino a qualche mese prima le era sembrato superabile e che ora le si era ammassato di nuovo sulle spalle.
    "Perchè il piano di mia madre non era una piacevole gita di famiglia." replicò spiazzata, confusa dal fatto che fosse davvero necessario spiegare quel concetto. Ecco che improvvisamente non erano più solo Eve e Aaron, ma una ragazza devastata da quello che aveva appena vissuto e un ragazzo ricco e benestante che si lamentava di una cena di Natale andata male. Poco importava che fosse o meno così, in quel momento quella realizzazione divenne l'unica cosa a cui riusciva a pensare. Ponderò per qualche istante la sua offerta ma alla fine scosse la testa, cercando di rialzarsi e rimettersi in piedi.
    " No, no. E' stato un errore venire qui, sarei dovuta tornare a casa... mi dispiace averti svegliato, è meglio se discutiamo di certe cose quando siamo entrambi più lucidi." provò a spiegare, improvvisamente mossa dall'urgenza di togliersi di dosso la spiacevole sensazione che le cose non fossero più come quando le aveva lasciate.
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    Era stato stronzo, egoista ed impulsivo, tutto quello che lui non era mai stato davvero, ben che meno con una ragazza. Con Eve meno che mai. Era arrabbiato perchè si era fidato di lei, o perchè lei non lo aveva coinvolto in tutta quella storia? Era arrabbiato del fatto che non era riuscito a trovarla, oppure per il fatto che lei era andata via? Aaron, in quel momento, non ci stava capendo davvero niente. Rivedere Evelyn era stato un colpo al cuore, rivederla li in casa sua era come se avesse aperto tantissime vecchie verite, ma allo stesso tempo sapeva che lei, la prima persona che aveva veramente cercato per mettersi a riparo, era lui. Quello lo faceva sentire male e bene allo stesso tempo, lo faceva sentire come se niente fosse successo, ma comunque uno stupido che crede a tutto, romantico e che non cambierà mai, uno che alla fine della fiera perdona tutto quanto, in silenzio e non si arrabbia mai. Quando lei gli disse che doveva andare via e che era stato uno sbaglio ad andare li, allora Aaron si sentì malissimo. Abbassò lo sguardo e si infilò un indice ed un medio negli occhi per stropicciarli affondo. Non è vero. Hai fatto bene a venire. Dai, entra, accomodati, hai fame? Vuoi altro sangue? Chiese cambiando completamente tono di voce. Era arrabbiato? Certo che lo era, ma si rendeva anche conto che forse, lui aveva detto tutto, ma forse su quella terrazza a Bruxelles non aveva dato modo a lei di dirgli tutto. Non mi hai mai detto niente di tua madre o della tua famiglia. E mi dispiace averti aggredita in quel modo. Era veramente, ma veramente confuso, non ci stava capendo assolutamente niente e la cosa lo innervosiva. Lui non era uno che perdeva il controllo, non era uno che si faceva dominare dalle emozioni. Aveva imparato ad essere lui il capo delle sue emozioni a saperle gestire, ad esserne padrone, ed invece in quel momento gli sembrava quasi di essere un ragazzino davanti alla sua prima cotta. Eve, che ti è successo davvero? Sussurrò poi prendendole una mano fredda e giocandoci. Le era mancata, tantissimo ed averla li era solamente un'emozione veramente troppo, ma troppo forte.
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    Si rendeva conto di non poter pretendere di essere il centro della vita di Aaron. Se nel corso dei mesi si era convinta di essere abbastanza, che Aaron avesse le sue ragioni per apprezzarla, ma ora le sembrava più evidente che mai quanto fossero diversi e incompatibili in un momento simile. Aaron veniva da una famiglia ben diversa dalla sua, se non altro come aspettative e come abitudini: lui era ricco, poteva anche continuare a negarlo ma aveva un impero ai suoi piedi e lei non poteva avere altro da sua madre se non tragedie, rancore e vendetta. Non aveva mai nascosto le sue origini, non aveva mai negato le sue radici, ma aveva sempre provato ad adattarsi, a cambiare, ad abituarsi a una vita diversa da quella che aveva sempre conosciuto, eppure ora le sembrava impossibile riuscire ad amalgamarsi e stare accanto ad Aaron ancora a lungo.
    Dopotutto quanto sarebbero mai potuti durare? Quanto tempo prima che le loro differenza tornassero a farsi sentire? Sua madre aveva sicuramente accelerato il processo ma poteva davvero sperare che non accadesse mai?
    Provò a non fare la stronza, a comprendere anche la posizione del ragazzo ma le sembrò più difficile del solito, ora non era proprio dell'umore migliore per mettersi nei suoi panni, superare la sua risposta opinabile e cercare di mettere da parte quel che provava per trovare un compromesso. D'altra parte non voleva nemmeno farlo sentire in colpa, era stanca del dolore, che fosse il suo o quello degli altri, e non aveva intenzione di ferirlo solo perchè era stato diretto. Aveva fatto bene, da un certo punto di vista poteva anche capirlo anche se non riusciva a giustificarlo, e comunque non era andata lì per rinfacciargli niente, quella storia non era colpa sua.
    Non riuscì comunque a voltargli le spalle e andarsene, forse avrebbe dovuto a quel punto ma sospirò appena e tentennò per qualche istante. "Non sono qui per approfittarmene, sto meglio adesso." mentì con una facilità che non pensava le appartenesse: avrebbe potuto bere sangue per ore senza fermarsi ma non era per quello che era andata lì, non solo almeno. Una parte di lei aveva cercato rifugio in Aaron ancora una volta, eppure per quel che conosceva della sua vita avrebbe dovuto imparare che il ragazzo si era già sobbarcato fin troppe cose, non poteva sperare che non crollasse mai.
    Se non altro optò per una domanda più diretta, costringendola a passarsi una mano tra i capelli arruffati mentre provava a mettere in fila i pensieri e trovare una risposta onesta ma non troppo complicata, non aveva le energie per perdersi in giri di parole. "Io e mia madre non andiamo d'accordo da anni, non si è mai occupata di me e Michael e non nego di averla odiata per questo. Quando sono stata...trasformata, ho trascinato anche lei in questa maledizione, senza volerlo, presa dal momento. Ora è tornata per avere la sua vendetta." provò a tagliare corto, sorprendendosi del distacco che riuscì a raggiungere nel mettere insieme quelle frasi.
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    Rivederla era stato veramente uno shock per Aaron. Rivederla in quel modo era stato inaspettato ma soprattutto era stato qualcosa che non riusciva neanche a comprendere. Più guardava quei capelli rossi, quell labbra carnose e quegli occhi verdi, più lui non si capacitava come aveva fatto a vivere fino a quel momento senza averli davanti a lui. Avrebbe voluto non vederla mai più. Avrebbe veramente voluto non avere più a che fare con la sua bellezza, con la sua umiltà e dolcezza. Avrebbe voluto seriamente essere indifferente a tutto quello, ma niente. Assolutamente niente. Non era così che doveva andare la cosa, non era così che dovevano rivedersi e sopratutto, quello che provava, era così forte da renderlo completamente un coglione. Stava anche provando ad essere freddo, distaccato, cattivo, quasi indifferente ma niente. Non ci riusciva. Quella situazione non era per lui, tutto quello non era per lui, e non riusciva a trattarla davvero male, come la sua testa diceva, ma come il suo cuore non riusciva neanche a tentare. Si morse il labbro per quella frase. Si avvicinò a lei e prese una sua mano. La posò sul suo cuore. Neanche riusciva veramente a ragionare. Ad Eve non serviva avere un contatto con la sua gabbia toracica per sapere che gli stava esplodendo quell'organo che lo teneva vivo. Non ho eanche mai pensato che tu possa approfittarti di me Eve. Davvero. é che non pensavo di rivederti così.Era come se, in quel momento, sentisse l'irrefrenabile bisogno di doverle spiegare il suo comportamento. Io... mi dispiace per tua madre, mi dispiace che non siete mai andate d'accordo, che non si sia presa cura di te e di Michael e mi dispiace anche non essere davvero riuscito a proteggerti, ad essere utile per te e la tua vita. Forse non ti ho cercata abbastaza, forse ho pensato che fosse meglio così, che alla fine non ero davvero giusto per te. Forse... non lo so. i Barnes pensano sempre di stare un passo avanti e sapere cosa è giusto per gli altri. Ed alla fine riescono sempre a fare quello che è più facile. Era amareggiato da se stesso e da tutta quella situazione. Era tutto un casino e lui non aveva fatto altro che peggiorare le cose. Si allontanò leggermente da lei, ma solo per darle una scelta. Perchè lui non voleva perderla, non di nuovo. Era impossibile pensare di riprovare un dolore così intenso, così assurdo. Si morse ancora il labbro, con un unico desiderio: baciarla di nuovo e risentire il sangue bollire nelle sue vene. Sentirsi di nuovo vivo.

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    Forse ci era rimasta così tanto male perchè si era abituata all'idea che il loro rapporto potesse superare qualsiasi cosa. Aaron aveva dimostrato di tenerla su un piedistallo, nonostante avesse sempre lottato contro quella visione distorta che aveva di lei sapeva che lui la teneva comunque in grande considerazione, che aveva sempre provato a difenderla, a proteggerla, che l'avrebbe sempre guardata con occhi a cuore nonostante tutto. Aveva accettato la sua natura sovrumana, aveva accettato la sua sete di sangue, aveva dimostrato di amare qualsiasi lato di lei, almeno quelli che gli aveva mostrato, e si aspettava che sarebbe stato così.
    Quella sicurezza l'aveva avvolta, suo malgrado, come una coperta comoda e calda, che le era stata strappata violentemente di dosso quando aveva realizzato di essere sola, chissà dove, con sua madre, e che il suo principe azzurro non sarebbe arrivato a salvarla.
    Non era colpa di Aaron, non del tutto, e sapeva quanto fosse ingiusto vomitargli addosso la sua rabbia e il suo rancore, eppure era tardi per tornare indietro e non riusciva davvero a mettere da parte ogni granello di rancore come avrebbe dovuto e voluto.
    Non riuscì comunque ad opporre resistenza, e per quanto forse avvicinarsi tanto ad un vampiro in quelle condizioni non fosse una buona idea, quel gesto di intimità la diceva parecchio lunga su quanto ancora il ragazzo si fidasse di lei. Si ritrovò a sospirare pesantemente, perdendosi nei suoi occhi e rilassando appena le spalle.
    D'altronde come poteva aspettarsi una storia del genere? Era difficile immaginare dove fosse finita, andare a pensare che sua madre l'avesse rapita e che lei non fosse scappata di sua spontanea volontà. Certo, rimaneva un'accusa ingiusta, ma sapeva meglio di chiunque altro quanto Aaron sapesse essere insicuro.
    Alla fine non riuscì davvero a mantenere le distanze per molte, con Aaron era sempre così: ogni volta che cercava di prendere le distanze, che provava a mettere un freno al loro rapporto, finiva sempre con l'insaziabile bisogno di cercare protezione tra le sue braccia e non lasciarlo più andare.
    Sentì quel bisogno anche in quel momento e non riuscì a resistere: finì per rannicchiarsi contro di lui, facendosi più piccola possibile e provando a dimenticare tutto quello che aveva passato lontano da lui.
    "Non lasciarmi andare, ti prego." riuscì a sussurrare solo, alla fine, con le parole più egoiste che le sembrasse di aver mai pronunciato.
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    Aaron era sempre stata una persona dicotomica. Se da un lato era l'imprenditore cazzuto che possedeva quasi tutti gli hotel di lusso nel mondo, dall'altro lato, quello sentimentale, riusciva ad essere il ragazzo più insicuro che potesse mai esistere. Evelyn lo rendeva insicuro e forte allo stesso tempo. Averla li, tra le sue braccia, avvicinarsi in quel modo a lei, era stato solamente qualcosa di istintivo,ma anche di naturale. Sapeva che non avrebbe mai fatto niente per fargli del male. Era presunzione? Si, forse lo era davvero ma la cosa non gli interessava per niente. Sorrise appena quando lei si scontro con i suo corpo e rimase li, rannicchiatacontro il suo petto. Era inutile, per quella sera continuare a dire qualsiasi cosa. Cosa mai potevano dire? Cosa mai poteva ancora sputarle addosso? La situazione non era semplice e non era delle migliori per nessuno dei due. Entrambi erano stati feriti dall'altro ed entrambi pretendevano qualcosa che neanche sapevano, sempre dall'altro. Aaron, in quel momento si sentiva davvero uno stronzo, Aaron si sentiva un viscido, sentiva quasi che era stato lui ad abbandonarla. Era più facile in quel modo, era molto meglio in quel modo! Che poi non era veramente il suo modo di fare, che poi, davvero non era qualcosa che riusciva a sopportare. Lui non era un codardo, non era una persona che lasciava veramente andare le cose in quel modo. Aaron era uno che, nonostante il suo carattere, combatteva, lo faceva sempre. Si morse il labbro, e poi le sue parole lo spiazzarono. Non aveva mai pensato davvero di lasciarla. in quel periodo si era visto molto poco anche con Markab, nonostante avesse cominciato a sentire Mayra, con la quale, alla fine non era successo assolutamente niente se non qualche bacio appassionato. La strinse forte, le accarezzò i capelli rossi, quel rosso che lo faceva completamente impazzire. Non è mai stata mia intenzione farlo...Sussurrò di rimando prima di sorriderle e lasciarle un piccolo e dolce bacio sulla nuca. Non seppe per quanto tempo rimasero in quella posizione, ma era ora di cambiarla, gli si stavano addormentando le braccia. Rimasi qui stanotte. Vai in bagno, fatti una doccia, ti preparo qualcosa da mangiare. quacosa che ti sazi davvero. Che ne dici? Era notte fonda, suo fratelo ancora non tornava e forse non voleva neanche più che lo facesse, almeno non in quel momento. Le sorrise e le accarezzò una guancia. Ti ho lasciata andare già una volta, ed hai visto com'è finita? Non credo che farò lo stesso errore!La buttò un pò sul ridere, in fondo non era qualcosa che riusciva a fare spesso, ma in quel momento era necessario perchè stava implodendo. Si potevano provare così tante emozioni nello stesso momento? E potevano essere così contraddittorie e devastanti? Da annullarsi ed aimentarsi ancora in questo modo e a vicenda? Non ci stava capendo davvero niente. Sapeva solamente che quel momento lo aveva aspettato da tempo e quando era arrivato, non era stato pronto a riceverlo.

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    Non aveva ancora capito se il loro legame fosse segno del destino o una maledizione. Aveva sempre provato qualcosa di viscerale e profondo per Aaron, qualcosa che non riusciva nemmeno a spiegare a parole, e che l'aveva trascinata durante la fase migliore e peggiore della sua vita. Da quando lo conosceva niente era stato più lo stesso, aveva provato per lui sensazioni che non pensava nemmeno di poter ancora provare, eppure al contempo si era sentita infinite volte sbagliata, non sufficiente, sciocca, fuori posto, illusa all'idea di poter davvero stare con un ragazzo del genere per più di qualche giorno.
    Aveva sempre visto Aaron sotto una luce quasi divina, non riusciva a togliersi di dosso l'idea che fosse il ragazzo ideale, forse fin troppo perfetto per poter spettare a lei. Poco importava quello che le aveva raccontato o il fatto che, inevitabilmente, col tempo aveva capito da sola che non era cosìsa perfetto, ma era umano esattamente come tutti gli altri. Aaron rimaneva intoccabile, o almeno era abituata a vederlo in quel modo e ora all'improvviso gli sembrava molto più reale, più terreno.
    La odiava? Non avrebbe saputo dirlo, sospettava però che per un po' lo avesse fatto, che la rabbia avesse cancellato almeno parte di quel che provava per lei. Non avrebbe potuto biasimarlo, c'era poco che potesse dire per difendersi, sopratutto se Aaron non vedeva perchè era sparita all'improvviso.
    La credeva davvero capace di abbandonarlo senza una spiegazione, sparendo nel nulla? Quanto aveva impiegato a convincersi che se ne fosse andata perchè non lo voleva più, perchè non lo amava? Aveva mai pensato che potesse esserle successo qualcosa?
    Sentire quelle parole nelle orecchie risultò quasi confortante, in modo doloroso però perchè ancora una volta si stava affezionando e lasciando andare. Inevitabilmente alla sua proposta si sentì subito meglio, al sicuro, confortata anche se avrebbe già dovuto imparare a sentirsi così anche senza bisogno di Aaron. Si allontanò appena solo per guardarlo negli occhi, cercando di analizzare la situazione e forse tentennando anche per qualche istante prima di cedere.
    "... va bene, va bene, posso restare. Ma non serve che ti metti a preparare qualcosa, non preoccuparti, una doccia dovrebbe bastare." provò a minimizzare, forse perchè aveva paura di innamorarsi ancora di più se lo avesse visto sforzarsi così tanto per lei.
    La sola idea di rimanere lì anche solo per una notte, magari di addormentarsi accanto ad Aaron per poi rimanere sveglia a guardarlo dormire risultava fin troppo confortante per essere vero. Forse aveva bisogno di quella briciola di Paradiso, forse dopo tutto quello che aveva vissuto si meritava di illudersi almeno un po'.
    "Lo spero" rispose poi, accennando un mezzo sorriso e provando a cogliere quell'accenno di ironia, di certo sentiva la necessità anche lei di un attimo di leggerezza. Non voleva lasciarlo andare, provò a prolungare il più possibile il loro abbraccio, provando a trovare una qualsiasi scusa per rimanere così ancora per un po'.
    "Blake sta bene..?" sussurrò piano, anche solo per provare a rimettere piede in una vita che per un po' le era sembrata troppo lontana dalla sua.
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