What an excellent day for an exorcism

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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Si sarebbe appoggiato con entrambe le mani alla finestra, lo sguardo che ancora scrutava verso l'orizzonte. Aveva ascoltato le parole della donna riguardo al suo possibile trovarsi all'interno di Hogwarts. «Può essere come potrebbe non esserlo, eppure, come sai bene, puoi forse sentire la mancanza di qualcosa che non hai mai provato? Ormai non serve a nulla chiedersi come sarebbe stato camminare tra i corridoi di quel castello e frequentare le sue lezioni quindi preferisco non pensarci ed evitare di commiserarmi per una possibilità che non ho potuto avere. E comunque, dato che tu ci sei stata, secondo te in quale di quelle quattro case avrei potuto "appartenere"?» Sollevò le mani e fece con indice e medio di entrambe il segno delle virgolette. Quando Marina parlò ed espresse l'affermazione che un giorno anche Denrise gli sarebbe stata stretta accenno una leggera risata e, voltando lo sguardo verso di lei, le disse. «Forse sì, non ho l'ardire di definirmi un oracolo e non posso vedere il futuro: quindi se un giorno anche quest'isola mi starà stretta sarà così per volere delle Norne. Non so ancora qual'è il destino che Urdt, Verdandi e Skuld hanno intessuto per me e credo che non vorrò mai saperlo perché la sua conoscenza potrebbe condizionarmi a vita.» Si sarebbe grattato la barba sul collo, lì dove la ricrescita gli creava prurito e annuendo alle parole della Druida si trovò d'accordo nel dire. «Sì, quelle potrebbero rappresentare un problema ma in questo caso stiamo parlando di luoghi privati dove incantesimi di protezione come quello sono la norma per un combattimento campale sarebbe una buona tattica… Dovrei in effetti mettermi alla prova alla lega dei duelli, mi consentirebbe di affinare il mio stile avversario dopo avversario.» Avrebbe valutato le parole di Marina, senza perdersi il fatto che, in futuro, la giovane potesse avere nel suo negozio un oggetto che l'avrebbe potuto aiutare. «Beh, in quel caso, quando ti arriverà conto di avere una soffiata in merito: che tipo di oggetto sarebbe?» Alle parole della druida la mente di Sigurth viaggiò fino a quel giorno in cui, insieme a Marina stessa, si erano spinti a convocare una delle Valchirie del Padre degli Dèi e la potenza emanata da quella figura lo colpiva come un pugno ancora adesso. «Uno spirito è qualcosa di estremamente… potente. Sarebbe certamente utile averlo come alleato in battaglia.» Avrebbe lasciato vagare la mano della donna dal suo torace alla schiena, poggiando la propria sul di lei fianco, mentre le parole di Marina aleggiavano tra loro in attesa di essere carpite e comprese. Si sarebbe grattato il capo riflettendo sulle considerazioni fatte da Marina. «Non so se ne sarei in grado, è anche vero che ho avuto modo di parlare con Thor Odinsson e che mi ha concesso il suo favore quindi forse una Valchiria… Potrebbe essere possibile.» Disse, perso in quelle che erano delle elucubrazioni mentali fatte a voce alta.

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    Marina Stonebrug
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    La mano sinistra della strega raggiunse le labbra carnose come a voler nascondere una risata, efficaci la metà di una secchiata d'acqua sulle vive fiamme di un Ardemonio. Vedere Sigurth virgolettare l'ultima parola l'aveva rivestita di un brivido che dal bacino era scalato fino alla schiena e, aggirata questa, ne aveva conquistato il volto.
    «Passato, presente, e futuro sono già scritti. Ciò che ci siamo lasciati alle spalle non è più territorio di nostra influenza ma le considerazioni del momento possono ancora avere un peso sul futuro.
    Il bello e brutto delle druide e delle veggenti era quello. Le loro parole erano leggere come il vento e incisive come la tempesta a seconda del significato che si attribuiva a ogni singola frase o pausa.
    «Non puoi sentire la mancanza di un castello in cui non hai mai vissuto e non puoi tornare indietro per viverlo, ma quando avrai dei figli e un barbagianni entrerà nella tua dimora potrai scegliere di non spezzarlo a metà con la tua ascia o di non farlo divorare ai tuoi di corvi».
    Lungi da lei criticare le scelte di un uomo navigato come il padre di Sigurth, preferì lasciare che il discorso morisse con quelle ultime considerazioni come i resti di una nave in balia alle correnti in attesa di arenarsi sulla sabbia.
    Tesoro ben più proficuo parve quello che l'altro avrebbe citato da lì a breve.
    «Sull'oggetto ho poco da dire. Per quanto esperta a riguardo ne so francamente poco. Prende il nome di una figura venerata da diversi babbani e londinesi, un certo Babbo Natale».
    Lasciò l'altro in attesa affinché il corvo della sua memoria potesse cibarsi di quel nome in cambio di reminiscenze possibili o ricordi.
    «A quanto pare questa figura è solita visitare le case nella notte di Natale per portare regali e questo oggetto lo aiuterebbe tra una materializzazione e l'altra».
    Passò il labbro tra i denti e lasciò lo sguardo a vagare nella finestra. Normalmente preferiva stupire i suoi clienti ma Sigurth ormai era un compagno d'avventure e far sì che quell'oggetto unico gli finisse in tasca poteva fare la differenza tra la vita e la morte. Morire non era un grande male per un denrisiano ma per chi sopravviveva al lutto valeva l'esatto opposto.
    «Forse hai bisogno di più tempo per richiedere l'aiuto di una valchiria... nel mentre approfittane per affinare il tuo terzo occhio».
    E non solo la tua terza gamba con le londinesi che ti noteranno alla...
    «Lega duelli... interessante. Ho sentito che diversi Denrisiani la sfruttano per testare tattiche e guadagnare un po' di galeoni. Anche Kwaku è molto conosciuto all'interno».
    Informarsi su tutto e tutti era la sua specialità. Perdersi una notizia, specialmente sui talenti emergenti, significava trasformare un potenziale tesoro in cenere.
    «Al massimo potrei offrirmi io come tua sfidante se vuoi affinare le tue arti. Giuro che ci andrò piano».
    Prima che potesse continuare il cigolare dell'enorme portone seguito da una campanella avrebbe potuto catturare l'attenzione dei due. Una rapida occhiata ed entrambi i denrisiani si sarebbero accorti della presenza di due giovani adolescenti, vestiti da studenti di Hidenstone, sul portone del negozio in attesa di comprare chissà cosa.
    «Ci andrò piano... forse».



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    Non so perché ma ho trovato estremamente carina l'immagine di Sigurth che fa le virgolette ahah
     
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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Una risata cristallina arrivò alle orecchie di Sigurth e, voltando il capo, avrebbe osservato con un sorriso Marina e, sentirle dire quelle parole, gli faceva comprendere che forse in futuro avrebbe potuto dare quella possibilità anziché essere come suo padre. «A volte il Fato conduce su una via che nell'immediato non ci appare chiara ma, con il passare del tempo, potrebbe assumere un nuovo significato. Probabilmente era scritto che Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson non dovesse frequentare Hogwarts per comprendere questa importante lezione oggi.» Esclamò dando le spalle al panorama e facendo della balaustra della finestra il proprio appoggio per poter incrociare le gambe in una posizione più comoda. «In pratica quello che noi chiamiamo Yule, sì.» Mentre il mondo si rallegra dello spirito del Natale, i vichinghi di Denrise si sarebbero goduti il Festival di Yule. Durante il suo svolgimento erano stati inseriti dei giochi con cui mettersi alla prova e, se sua sorella Sigrith era un asso nella competizione del tiro con l'arco, lui eccelleva sia nella gara di bevute che nella rissa. «Ah si, quello che porta i regali… ti prego, non dirmi che dovrò mettermi il suo vestito rosso… forse solo la sua cintura e i suoi stivali potrei sopportare.» Sarebbe stato scosso da un accesso di risate, il capo rivolto all'indietro nell'immaginarsi nella casacca bianca e rossa di quel grassone avvinazzato. Il Predone avrebbe inclinato il capo in entrambe le direzioni e sarebbe tornato serio per poter annuire alla Druida. Un'espressione di perplessità tuttavia fece capolino sul suo volto. «C'è qualche modo specifico di ampliare il terzo occhio? Credevo che l'arte Divinatoria fosse solo per chi possiede la "Vista".» Chiese per poi ascoltarla riguardo alla lega Duelli, sapeva che Kwaku duellasse all'arena e fino al quel momento non aveva mai considerato la possibilità di partecipare lui stesso. «Ti ringrazio per la proposta.» Sapeva bene che una donna non aveva nulla da invidiare ad un uomo e, a Denrise, ogni donna aveva la possibilità di salire su una Drakkar e diventarne il Capitano se ne aveva la stoffa, vedasi la Capitana Katarina Northgate. «Però, per il momento, preferirei scontrarmi con quelli già iscritti così da testare le mie abilità.» Avrebbe detto altro se non fosse stato per le porte del negozio che si aprirono rivelando figure così basse che, se non fossero stati degli umpa lumpa, altro non erano che studenti di Hidenstone. Si sarebbe rialzato in tutto il suo metro e novantasei per posare lo sguardo sui due studenti ed appoggiare entrambe le mani sui propri fianchi. Il negozio era di Marina e, forse, aveva approfittato troppo del suo tempo ma avrebbe lasciato a lei l'ultima parola.

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    Marina Stonebrug
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    Portò le mani sui fianchi lasciando scoperto l'addome come se non si trovasse di fronte a uno dei più formidabili guerrieri di Denrise. Sigurth Gunnarson avrebbe potuto aprire una strega reputata blasfema dalla spalla destra al fianco sinistro con un colpo d'ascia o ne avrebbe potuto sventrare l'addome con un diffindo ben piazzato, eppure Marina Stonebrug si sentì solida come la roccia d'un fondale marino nella convinzione che l'altro non le avrebbe torto un capello. Lasciò il collo morbido, la chioma scura come Huginn e Muninn a danzare nel vuoto più simile alle onde del mare che a dei semplici capelli, e l'ennesima risata della giornata a illuminarle il volto.
    «A forza di frequentarmi hai iniziato a parlare come un druido, sai?».
    A volte il Fato conduce su una via che nell'immediato non ci appare chiara ma, con il passare del tempo, potrebbe assumere un nuovo significato. Non avrebbe faticato a credere che qualche altro suo collega, intento a redarguire un giovane scolaro o un tirocinante proveniente da Hidenstone, avesse potuto proferire le stesse identiche parole, numero per numero, vantando però metà del magnetismo del navigato predone.
    «All'incirca, bravo».
    Si trovò ad annuire compiaciuta di come l'altro avesse colto in concetto meglio di quanto la stessa Marina avrebbe mai potuto esprimerlo. Ci si scordava spesso, di fronte a quelle montagne di muscoli scavata dal mare e dalla rabbia conosciute come Denrisiani, quanto questi guerrieri fossero temibili non solo per la loro forza o capacità offensiva quanto anche per l'astuzia con cui sapevano collegare fenomeni ed eventi allo scopo di progettare il più proficuo degli attacchi. Ricollegare immediatamente il Natale a Yule era una semplice rappresentazione di questa dote ma non per questo più banale.
    «Chissà, il rosso ti donerebbe. Si, forse non te l'ho detto prima ma saresti stato un ottimo grifondoro. Questa casa fa del coraggio il filtro con cui screma i propri membri e venne fondata da uno dei più potenti guerrieri del passato. Qualcuno sostiene che, proprio in virtù di questo coraggio e queste doti da combattente, lo stesso avesse linee di sangue condivise con i primi denrisiani...».
    Eppure, quella era un'altra storia di cui in quel momento forse non avrebbero avuto bisogno.
    «Il terzo occhio è un muscolo di cui maghi e streghe sono particolarmente dotati. Come ogni muscolo, può venire allenato dall'allenamento costante. Viene consigliato, ad esempio, di studiare ogni evento incontrato durante una giornata in funzione di ciò che è successo nel rilevante passato o nell'imminente futuro. Ad esempio, se in cielo potresti scorgere un'altisonante formazione di gabbiani e incontrare un kraken a poche ore dall'evento, potresti credere che le due cose siano collegate».
    La questione era infinitamente più complessa. Spesso si credeva che la trasfigurazione e l'annessa abilità di manipolare la materia sotto il fervido furore della propria volontà fosse la branca più complessa della magia perché richiedeva una conoscenza chirurgica di ciò che la magia finiva per sbagliare. Marina sospettava che il titolo di complesso per eccellenza spettasse alla divinazione perché neppure la conoscenza di ciò che si andava a studiare poteva garantire non una perfetta ma neanche una prima riuscita del tentativo divinatorio.
    «Ma puoi provarci, nella tua prossima missione. Pensa agli dei e chiedi a loro cosa potresti fare per compiacerli».
    Non era scontato riuscirci ma sarebbe stato superfluo narrare gli onori e i fasti a cui erano legati coloro che riuscivano a soddisfare i desideri dei primi tra gli spiriti.
    Quando qualcuno di ben più basso, ovvero gli studenti, fece per avanzare verso di lei, bastò che Sigurth si ergesse in tutta la sua altezza affinché questi piegassero il loro passo verso destra, scomparendo dietro gli scaffali riservati alle Mappe per luoghi improbabili e alle Lenti per spioni curiosoni.
    «Se non vuoi sfidarmi me ne farò una ragione. Chissà, però, che non mi troverai nella Lega duelli ad attenderti».
    Un occhiolino, un passo, e un sospiro verso l'altro. Non sarebbe stata certamente lei a cacciarlo dal suo negozio o tanto meno due piccoli infanti di Hidenstone. La scelta spettava a lui.


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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Se parlare come un druido significava essere più coscienzioso il Predone stava maturando , gli ultimi eventi avevano gettato le basi di un cambiamento Geopolitico in tutti i sette mari che Sigurth con le proprie azioni di ogni giorno poteva influenzare per il bene di Denrise. «Sei troppo buona, alla fine è la pura e semplice verità, non possiamo mai sapere qual'è il volere degli Dèi e pure il Padre del Tutto ha dovuto sacrificare un occhio per raggiungere la conoscenza.» Avrebbe ascoltato la donna dirgli che forse la sua casata sarebbe potuta essere quella del guerriero Godric Grifondoro aggiungendo che, nel sangue del fondatore di Hogwarts potesse scorrere sangue Denrisiano. L'uomo annuì e sorridendo alla donna le disse. «Si, ne avevo sentito parlare, anche perché il luogo dov'è nato è tutt'oggi un mistero e solo successivamente si è trasferito con tutta la sua famiglia nel villaggio che oggi ne prende il nome. La sua spada magica è stata oggetto di studi in epoca moderna ma in verità le spade sono sopravvalutate.» Avrebbe preso dal fianco la propria ascia e l'avrebbe impugnata dal fondo del manico. «Nulla da togliere ad un'ascia, impugnata così contro un avversario con scudo puoi usare il suo uncino per agganciarlo allo scudo e fargli abbassare la guardia, invece…» Avrebbe fatto scivolare l'asta dell'ascia lungo la sua mano impugnando l'arma dalla testa dell'ascia. «Così puoi usarla a distanza ravvicinata come una specie di tirapugni, una lama simile è un tesoro degno di uno Jarl, l'ho ritrovata a Niflheimr ed è magica, non arrugginisce né perderà mai il filo.» La base della divinazione gli era nota, Sigurth sapeva la differenza tra tasseomanzia e cristallomanzia ma di cose più specifiche come patti con divinità e i loro emissari era un campo sconosciuto a lui. «In pratica mi stai dicendo di fare un tipo di Divinazione induttiva basata sull'interpretazione di segni o eventi oggettivi che presuppone la conoscenza di un'arte da parte dell'indovino. Per esempio dovrei rifarmi all'Ornitomanzia se tre corvi si sono posati sulla mia finestra posando delle noci anche se non ho idea di cosa possa significare a parte il fatto che volevano che io gliele rompessi per cibarsene.» Una risata avrebbe accompagnato l'ultima frase riguardo i tre corvi, se fossero stati solo due avrebbe potuto pensare che fossero Huginn e Muninn mandati dal Padre degli Dèi ma… il terzo corvo? Una rappresentazione del proprio spirito animale dato che come Animagus si trasformava proprio in uno dei corvi di Odino? Le noci, in quel caso, che cosa avrebbero potuto significare? Con quei pensieri in testa avrebbe replicato alle parole di Marina. «Spesso in missione invoco il favore degli Dèi, l'ho fa… forse ho capito perché sono sopravvissuto quando Dumisama mi ha scagliato quella luna addosso.» Si sarebbe fatto serio, riflettendo appieno su quella rivelazione. «Prima dell'abbordaggio da parte dei Brasiliani avevo suonato il mio corno e gridato a tutta la ciurma "Figli di Denrise, Odino è con noi oggi!"» Ancora scosso da quella rivelazione avrebbe osservato di sbieco la donna, pur sorridendole. «Non sia mai che al villaggio si dica che Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson rifiuti una sfida. Se dovremmo incrociare le bacchette a Londra alla Lega dei Duelli così sia.» L'arrivo dei due studenti aveva interrotto quella conversazione e, sapere che c'erano altre persone all'interno dell'osservatorio, gli ricordava che la donna oceca lavorare. «Credo di aver abusato ampiamente della tua ospitalità, hai dei clienti e del lavoro da sbrigare, a meno che tu non voglia chiudere il negozio per oggi: in tal caso potremmo fare un'escursione sui Picchi di Odino.» Il sorriso del Gunnarsson si fece furbo e, osservando tra gli scaffali, avrebbe potuto notare come i due studenti stessero esaminando delle mappe.

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    Marina Stonebrug
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    Lasciò le spalle morbide nel catturare quella stoccata che fu la risposta di Sigurth, ancora una volta nel giusto e nella ragione come solo un Anziano del villaggio avrebbe saputo essere, a testimoniare quanto le avventure che si era lasciato alle spalle lo avevano fatto crescere.
    Marina Stonebrug aveva rinunciato a comprendere a pieno il futuro nel momento in cui si era accorta di cosa avrebbe significato riuscire in tale impresa. La stessa metafora che sorreggeva la storia di chi in tale atto era riuscito, Odino, era evidenziatore attorno alle conseguenze di quel gesto. Sapere cosa ci avrebbe atteso nel futuro significava perdere il piacere di ogni sorpresa e portarsi appresso il grave peso della consapevolezza prima del dovuto.
    La conoscenza era paradossale, in pochi sorsi sapeva arricchire un uomo o una donna, in tanti li rendeva pazzi e furiosi.
    Era come fissare il Sole troppo a lungo per poi bruciarsi retina e cornea.
    Odino non aveva semplicemente sacrificato un occhio, aveva osato troppo a lungo.
    Lui si che sarebbe stato un interessante Serpeverde.
    «Non me ne intendo molto di armi».
    Una scrollata di spalla per liberarsi di quella serie di riflessioni blasfeme che accomunavano il padre degli dei al più comune dei mortali e tornò a dedicarsi a Sigurth. Il capo si piegò quel che bastava per intravedere il filo feroce dell'ascia di Sigurth.
    «Trovo curioso che in caso di tale superiorità la gente preferisca comunque spendere di più per una spada che per un'ascia».
    Aveva letto numerosi libri di storia e macinato racconti su racconti di guerrieri o maestri d'armi del passato. Eppure, spesso, ora il suo occhio attento a discernere i dettagli da cui avrebbe potuto trarre o meno il massimo dei vantaggi. Ciò che avrebbe detto da lì a breve erano considerazioni d'intuito, non d'esperienza, e quindi avrebbe accolto ogni margine di errore proferito.
    Il dito indice si sarebbe sollevato a un pollice dal piatto dell'ascia.
    «Il peso nella tua arma è concentrato in alto e nel colpire avresti una leva vantaggiosa che ti aiuterebbe a fare più danno. Di contro, la spada è un'arma più bilanciata nel peso e nella forma: riusciresti a difenderti più velocemente con una di queste da un colpo nemico. Per non contare sul fatto che la spada offre una superficie maggiore in grado di arrecare danni letali».
    Storicamente l'arma di Godric era più costosa di quella adoperata da Sigurth e da suo padre, ma a Marina parve che entrambe fossero eque; dispari se considerate in situazioni particolari, letali sempre - come il Barbagianni di Hogwarts aveva avuto modo di scoprire -.
    «Quello che suggerisci tu è un approccio a monte. Se hai di base le conoscenze d'Ornitomanzia, allora potrai interpretare quel che vedi immediatamente. Eppure, le conoscenze possono essere errate e ciò che vale ieri può non valere un domani. L'approccio che ti ho descritto è a valle: se vedi tre corvi volare in una determinata armonia e poco la tua drakkar viene attaccata da un kraken, allora forse rivedendo tre uccelli volare in quella certa maniera potrai predire un nuovo attacco...».
    Quello non era un metodo esaustivo. Ancora una volta tutte e due le strategie avevano vantaggi e svantaggi. Studiare l'ornitomanzia avrebbe permesso all'altro di decifrare il volo degli uccelli in anticipo, portandosi indietro margini di errore derivanti da insegnamenti sbagliati, ad esempio. Effettuare l'esercizio suggerito da Marina, oltre che a trasformare Sigurth in un più attento osservatore, lo avrebbe aiutato anche a cogliere con maggiore semplicità il disegno degli Dei.
    Non si sarebbe sorpresa di cosa avrebbe udito da lì a breve. Sollevò un sopracciglio compiaciuta e le gote si dipendessero di un rosa confetto nel sentire di come l'altro fosse sopravvissuto dopo aver richiesto l'aiuto degli Dei.
    «Sei una persona molto fortunata, Sigurth. Ho sentito di persone che hanno speso anni e decenni nei pressi di una spiaggia per catturare le attenzioni di un Dio venendo ripagati solo con un paio d'occhi bruciati dalla salsedine e ginocchia arse vive dalla sabbia. Eppure, la prossima volta, prova a chiedere cosa gli Dei vorrebbero da te».
    Una missione, per definizione, aveva un obiettivo. Aggiungerne un altro in seguito a un suggerimento da una divinità poteva essere rischioso, certo, ma anche appagante.
    «Non posso chiudere il negozio. Ho diversi capitani che mi devono raggiungere nell'arco della giornata per discutere di rotte di navigazione o per aggrazziarsi gli dei prima di qualche razzia che hanno in serbo. Provo affetto per te e confido nelle tue capacità, ma neanche tu riusciresti a placarne la furia».
    Quello sì che sarebbe stato un addestramento.




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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
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    Alla fine dei giochi il Fato era scritto e per quanto i miseri mortali potevano affannarsi nell'evitare un dato evento tanto facevano che si prodigavano ad accelerarlo. Un circolo vizioso verso una spirale discendente che conduceva alla rovina. «Beh diciamo che io me ne intendo dato che ci ho basato sopra tutta la mia vita sulle armi.» Avrebbe lasciato esaminare la lama alla druida porgendole l'ascia con entrambe le mani come ad offrirgliela. «Vedo che comunque ci sai fare. Sì, è adatta ad essere lanciata: per questo il peso è ben distribuito sulla parte metallica ed è fatta in questa maniera per sfruttare al meglio l'energia centripeta, potresti lanciarla contro un oggetto o, perché no, un nemico e la lama colpirà sempre di taglio da qualsiasi distanza conficcandosi nel bersaglio.» Dallo studio sulle differenze tra spada e ascia passarono poi a quello dell'arte divinatoria, una branca della magia controversa e ritenuta dai più mero strumento per ciarlatani. In una comunità come Denrise, tuttavia i Divinatori erano Druidi rispettati tanto se non più dei Guaritori dato che erano in grado di poter determinare il volere degli Dèi ed addirittura convocarli al proprio cospetto. «“Il dio che porta sulla terra i doni del cielo e della tempesta sceglie solo le anime più degne.”» Disse, sollevando le labbra in un sorriso. «Parole tue, sul lago di Vaan, anche allora sapesti riconoscere che la fortuna nel mio caso non c'entra nulla. La prossima volta che mi ritroverò in missione farò come hai detto e ti farò sapere.» Si sarebbe girato distogliendo lo sguardo da quei due studenti riprendendo la propria arma dalle mani di Marine per metterla nuovamente alla cintola. «Beh in queste circostanze… Non voglio fare adirare i capitani che hanno bisogno dei tuoi auspici per partire o per discutere di rotte di navigazione, è stato un piacere poter conversare di nuovo con te e ti auguro una buona giornata.» Detto quello Sigurth le avrebbe fatto un cenno del capo e si sarebbe allontanato verso l'uscita dell'Osservatorio.

    by RevelioGDR
     
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