Visitare può essere un piacere

Lavorativa Jacqueline

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    San Mungo
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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    Jacqueline quel giorno avrebbe abbandonato la calma e la tranquillità dell'obitorio per svolgere una visita un po' più approfondita ad una paziente recalcitrante. Era stata contattata da Monsieur Boyer, il distinto signore con cui era stata allo stadio del Quidditch e successivamente a letto, per visitare la sua piccola piaga personale sua nipote Luise una perdigiorno in grado di essere utile solo come merce di scambio con un matrimonio combinato. Seppur non apprezzasse la visione fortemente maschilista dell'uomo si dette disponibile per quell'esame ginecologico. La Medimaga lasciò il buon Thompson steso sul rigido e freddo bancone di metallo e, levatasi mascherina, guanti e occhialini protettivi, salutò il proprio paziente che di certo non si sarebbe mosso da lì attendendo con infinita pazienza il suo ritorno. Era quello il bello di lavorare con i morti: silenziosi, discreti e, soprattutto, non le mettevano fretta. Jacqueline si sarebbe diretta al proprio studio mancavano ancora alcuni minuti all'ora dell'appuntamento e ne approfitto per sistemare sul tavolo con tanto di rotelle i vari strumenti che le sarebbero serviti. Un piccolo divaricatore in plastica monouso, guanti in lattice sterili e nulla più all'infuori delle proprie dita. Avrebbe controllato l'ora e, visto che erano le nove, uscì dal proprio studio e si diresse verso l'accettazione. «Monsieur Boyer, bienvenu, prego venga pure.» Chiamò, osservandosi attorno alla ricerca dell'uomo. La giovane che gli era accanto da come l'aveva descritta lo zio sembrava un'inutile ragazzina ma Jacqueline dovette ammettere che, per i suoi standard, possedeva degli splendidi occhi color verde acqua, con delle piccole scanalature dorate all'interno, verso la pupilla. Il naso piccolo e leggermente all'insù era molto sensuale e, le labbra abbastanza carnose, gliele avrebbe morse con voluttà. I capelli castani, con riflessi biondi e ramati, vennero evidenziati quando passò accanto ad una finestra esponendoli alla luce del sole, erano lunghi e lisci. La ragazza avrebbe sicuramente rallegrato quella sua mezz'ora.

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    Evrard Boyer Louise De Maris
     
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  2. Louise De Maris
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    Stato di autonomia essenzialmente sentito come diritto, e come tale garantito da una precisa volontà e coscienza.
    Louise non sapeva nulla sulla futura certezza che sarebbe stata sottoposta a visita ginecologica. Non sapeva affatto che Evrard Boyer avesse preso appuntamento con la dottoressa De Lourant. Quella mattina, era stata svegliata, come sempre, alle sette spaccate da un elfo domestico abbastanza rude e le era stato riferito che le lezioni di etichetta che sua zia le aveva imposto erano state rimandate al pomeriggio. Si chiese il perché e fu con quella domanda che aveva raggiunto la sala da pranzo al pian terreno, dove erano soliti tutti far colazione. Non aveva detto nulla, perché sapeva che sarebbe stato meglio tener bocca cucita se non avesse voluto esser mandata nella sua stanza a stomaco vuoto. Il silenzio, tuttavia, fu rotto ben presto da Evrard che la informò dovessero andare a svolgere una commissione ed era necessaria la sua presenza – quest’ultima frase fu pronunciata con disgusto, a cui, però, la ragazzina era abituata. Si limitò ad annuire e a mangiar ciò che le spettava: un pasto abbastanza misero per gli standard inglesi. Dopo poco, una volta ricevuto il consenso per alzarsi da tavola, si recò in bagno per lavarsi i denti e nulla di più, visto che c’era regola di scender le scale vestita di tutto punto, lavata e pettinata.
    Alle 8:50 precise, si era affiancata a suo zio, il quale le aveva stretto il braccio in una morsa feroce – perché doveva sempre trovare pretesto per farle male -, costringendola a smaterializzarsi con lui. Non fu un’esperienza piacevole: entrò in ospedale con un faccino pallido e lo stomaco contorto dalla nausea, che sperava passasse abbastanza in fretta. Era palesemente preoccupata: perché erano lì? Cosa avrebbero dovuto fare? Non dovettero aspettar molto, perché circa qualche minuto dopo, una giovane donna, alta e bionda, chiamò il nome di Evrard ed entrambi furono invitati ad accomodarsi. Davanti alla figura del pozionista, seguì la guaritrice fino al suo ufficio: vi entrò e si accomodò su una sedia. Si guardò attorno con sguardo timoroso.
    - Dottoressa, la ringrazio vivamente per la sua disponibilità! – disse Evrard.


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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    L'ingresso nello studio della dottoressa De Lourant fu consentito alla ragazza ma, al tentativo di accesso da parte del Pozionista la Medimaga si appoggiò con la mano allo stipite della porta e, con un sorriso ammaliante, la ragazza avrebbe piegato il capo obliquamente facendo cadere una ciocca di capelli oltre le spalle. «Mi dispiace Mr. Boyer, la ringrazio per aver portato sua nipote ma da qui, per questioni di privacy, ci penso io. Può attendere in sala d'attesa.» Il tono, fermo e irremovibile, non avrebbe ammesso repliche da parte del Pozionista che lì non possedeva nessun tipo di autorità. Un nuovo sorriso, che avrebbe fatto spuntare una graziosa fossetta sulla guancia della Medimaga, e Evrard si sarebbe visto chiudere la porta in faccia. La ragazza avrebbe schiarito la propria voce e si sarebbe diretta verso la scrivania tenendo sott'occhio Luise che dava sempre più l'impressione di essere un agnellino sacrificale. «Puoi accomodarti, Mademoiselle.» Le disse, sedendosi a sua volta accavallando una gamba sull'altra prendendo una scheda anagrafica vuota. «So che non è cortese chiedere l'età ad una signorina ma ne ho necessità, tuo zio ha prenotato una visita ginecologica per te e, sia da Medimaga che da donna, non posso che esserne felice.» Le rivelò, afferrando una penna dal taschino del proprio camice. «Certo, senza il tuo consenso io non posso fare nulla, tuttavia suppongo che questa possa essere la tua prima visita quindi ti spiego sia i pro che i contro.» Le avrebbe sorriso e avrebbe iniziato a spiegarle. «La prima visita dal ginecologo può creare qualche ansia. Per questo, talvolta, la si rimanda. La visita ginecologica prevede l’osservazione dei genitali esterni, per individuare la presenza di eventuali infiammazioni, e dei genitali interni per esaminare le pareti della vagina e il collo dell’utero. Per fare questo, se me lo consentirai, utilizzerò un piccolo strumento che viene inserito in vagina, lo speculum, e valutare la forma e il volume dell’utero e delle ovaie.» Alzò la bacchetta e una specie di oggetto in plastica a forma di becco levitò fino a lei e si posò sulla sua mano, mostrandolo alla ragazza. «Se posso darti un parere medico, è un bene che tu sia venuta.» Le disse e, in caso non ci fossero state domande da parte della ragazza, le avrebbe fatto cenno con la mano verso la sedia ginecologica.

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  4. Louise De Maris
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    Le successive parole della medimaga la fecero preoccupare ancor di più, per un semplice e logico motivi: si domandava, infatti, cosa richiedesse così tanta privacy da evitare che suo zio fosse nella stessa stanza. Tuttavia, la porta chiusagli in faccia fu abbastanza per tirarle un sorrisetto che fu presto cancellato non appena la donna ritorno al suo posto. Prima di prender posto su una di quelle sedie, si bloccò: l’aveva appena chiamata “mademoiselle”? Era di origini francesi o sapeva le sue? Risparmiò a sé stessa e alla guaritrice alcune delle domande che sorsero nella sua mente. Abbastanza nervosa, cominciò a giochicchiare con un lembo della sua camicetta di seta, che sua zia aveva insistito che comprasse, seppur Louise la ritenesse abbastanza monotona. La osservò raccogliere un foglio: fece in modo che i suoi occhi non lasciassero neppure per un secondo le mosse della bionda. L’affermazione successiva non ebbe pronta risposta: “Ha prenotato una visita ginecologica?! Ma perché?! Non penserà che io…”. Jacqueline avrebbe potuto notare come le rotelle nella testa della ragazzina stessero girando velocemente. Louise, fortunatamente, si ricordò abbastanza velocemente di doverle una risposta, quindi enunciò, con il suo solito tono di voce dolce, ma vibrante d’insicurezza: - Ho 17 anni… -
    Come avrebbe potuto dirle che lei quella visita non voleva farla? Non sarebbe valso a nulla alzare il capo contro un ordine di suo zio, però… avrebbe dovuto, quindi, sottoporsi a quella visita, nonostante la sua paura. Non si era mai sottoposta a nulla del genere e quando vide ciò che volò sulla mano della donna, i suoi occhi si spalancarono, seppur non eccessivamente, perché cerco di contenersi nell’esplicitare i suoi timori. Non avrebbe spalancato bocca, tranne che per ciò che le fosse stato esplicitamente richiesto. Si alzò al cenno della mano e con cautela e inorridimento si avvicinò alla brutta sedia. Si fermò al suo lato, senza sapere che fare.
    - Devo togliermi la gonna e la mia biancheria intima? – domandò, con apprensione.



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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    La sorpresa della ragazza le strappò una risata, quella canaglia di Evrard non aveva detto nulla alla ragazzina e Jacqueline poté godersi la reazione dell'Ametrin. «Oui, naturellement.» Le uscì in lingua madre, rendendo evidente come il suo accento fosse così francofono, la stessa targhetta sulla scrivania di Jacqueline che recitava Medimaga De Lourant poteva dare a Louise evidenza di quel fatto. «Non so cosa pensa Evrard e, sinceramente, non me ne importa nulla.» Disse, interrompendo le elucubrazioni mentali della ragazza per poi segnare con grafia elegante e svolazzante un diciassette sul modulo. «Mon Dieux! E non hai mai fatto una visita di questo tipo?» Il sopracciglio di Jacqueline si sollevò oltre l'inverosimile. Avrebbe preceduto la fase della visita da una accurata anamnesi, durante questa fase della visita ginecologica rivelò quanto fosse importante rispondere con sincerità a quelle domande: più le risposte sarebbero state precise, tanto più lei avrebbe potuto essere accurato e preciso nella diagnosi. Quando finì, dato che la ragazza si disse d'accordo, si alzò e annuì con un sorriso. «Si, slip e, possibilmente, dovresti slacciare il reggiseno. Puoi spogliarti ed appoggiare gli indumenti lì dietro quel paravento. Una volta pronta siediti e rilassati durerà poco e non sentirai dolore, anzi, ad alcune piace pure.» Con cura indossò i guantini di lattice e, estratta la bacchetta, la punta si illuminò intensamente. «A prescindere dall'età, è consigliabile sottoporsi ad una visita ginecologica di controllo annuale o biennale, anche se apparentemente si sta bene.» Jacqueline avrebbe eseguito l'esame in questione, procedendo anche manualmente, con delicatezza e con l'intento di creare più piacere che ansia nella giovane e, una volta arrivata a l'esame di eventuali noduli o altre anormalità. «Non sento né vedo nulla di particolare, sei una ragazza giovane, vergine e in salute.» Disse, infine, mentre effettuava il test senologico.

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  6. Louise De Maris
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    Avrebbe messo su il broncio se davanti a lei non ci fosse stata la guaritrice: stava ridendo di lei? No, perché Louise non ci trovava nulla di assolutamente divertente… avrebbe voluto solo uscire da quella stanza, sbattere la porta e scappare a gambe levate. Ma, ormai, era lì ed era costretta a sottoporsi a quell’esame. Quando la donna parlò, Louise si chiese se la stesse leggendo nella mente… come faceva a dar risposte così precise e corrispondenti alle domande che stava “gridando” tra sé e sé, senza che avessero voce?! Era… spaventoso. Non concordava, comunque: a lei interessava quello che pensava, semplicemente perché lei ci viveva da quei pensieri! Perché caspita l’aveva condotta lì?!
    - No. – rispose seccamente. La stava facendo innervosire abbastanza. Non aveva mai fatto una visita ginecologica perché sinceramente non le era mai servita. E non pensava che le servisse, checché ne dicesse la De Lourant. Se pensava, però, che fosse d’accordo con tutto quello, la biondina si sbagliava di grosso. I suoi palmi cominciarono a sudarle dall’ansia. Si appostò dietro al paravento e, con mani tremanti, si tolse le mutandine e il reggiseno, ma lasciò addosso sia la gonna, sia la camicetta, seppur slacciata, che tenne unita con le sue dita. Non voleva farsi vedere nuda. Si vergognava. Con respiro tremante, si sedette sulla postazione, ma non poggiò le gambe dove avrebbe dovuto. Non capiva cosa ci fosse di così piacevole… si scoprì il seno, consentendo alla donna di fare il suo lavoro.
    E grazie al cazzo!” pensò. “Io sono sana come un pesce! Non mi servivi tu per capirlo”.
    Distolse lo sguardo, molto imbarazzata per quella situazione. Continuava a non vederne l’utilità. Perché doveva mettere mani proprio lì? Pensò profondamente a quanto odiasse Evrard Boyer. Il suo sguardo si fece duro e la donna avrebbe potuto notarlo senza alcuno sforzo.



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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    La Medimaga non era solita trattare con le ragazzine, né aveva la pazienza e soprattutto la voglia di stare dietro ai loro problemi. Aveva eseguito i test con estrema professionalità, cercando di causare alla ragazza il minimo imbarazzo durante le palpazioni del seno, utero e delle ovaie. Si tolse i guanti di lattice buttandoli in un cestino mentre l'occhiata che le aveva rivolto Louise rendeva palese i pensieri che alla ragazza frullavano in mente. «Posso ben immaginare cosa stai pensando ma non dovresti prendere così sottogamba la tua salute intima. Sei già in ritardo, in linea generale, è bene sottoporsi ad un controllo tra i sedici e i ventun'anni, per controllare che non ci siano problemi.» Jacqueline si sarebbe diretta alla scrivania e iniziato a compilare il referto della visita. «Una visita periodica, annuale, mi sento in dovere di consigliarla e spero vivamente che tu segua questo mio consiglio.» Le disse anche sé, in fondo, a lei sarebbe fregato poco se l'avesse seguito o meno: un po' come quando si consiglia ad una persona di perdere peso e poi questa opera in maniera tale che, anziché dimagrire, sarebbe ingrassata ancora di più. Terminato di compilare il referto Jacqueline lo avrebbe inserito in una busta rigida marrone consegnando il tutto alla ragazza. «È stato un piacere Mademoiselle, si ricordi solo di fare pagare a suo zio il ticket di quindici galeoni per la visita specialistica.» Si sarebbe alzata e le avrebbe fatto cenno di seguirla verso la porta ma prima di aprirla, tuttavia, estrasse dalla tasca del proprio camice un biglietto da visita bianco perla con una scritta in bassorilievo color oro. «Per qualsiasi domanda o problema non esiti a chiamarmi.» Le disse, consegnandole il cartoncino e aprendo la porta. «Monsieur Boyer, ecco sua nipote. C'était un vrai plaisir, au revoir!» Salutò, rivolgendo loro un sorriso.

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  8. Louise De Maris
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    Cioè… Louise era lì solo per volere di suo zio, che, poi, nemmeno aveva saputo fino a quando non aveva messo piede in quello studio e ora quella donna si permetteva di farle la ramanzina?! La ragazza aveva imparato a leggere il linguaggio del corpo, seppur non consapevolmente, e aveva notato quanto la dottoressa si fosse spazientita. Ma perché dovevano essere tutti così?! Ne aveva abbastanza. Non le importava che avrebbe fatto una figura di merda, che tutto sarebbe stato riferito a suo zio e che si sarebbe presa percosse: lei le avrebbe risposto a puntino, senza se e senza ma.
    Virò il suo sguardo imbronciato verso di lei, lasciandosi libera di sfogare il nervoso che aveva attecchito la sua mente e il suo corpo.
    - Senta, sta facendo solo supposizioni. Non è nella mia mente, non sa quali sono i miei veri pensieri, perciò, la vuole smettere di insinuare cose che non sono vere?! E non sono in ritardo. -
    Si alzò dalla sedia e si sistemò la gonna, abbassandola più che poteva per coprirsi. Si recò dietro il paravento, infilandosi l’intimo e i bottoni della camicetta negli appositi spazi. Si guardò le mani: le tremavano leggermente. Non poteva non ammettere che le era presa un’ansia fortissima e il timore che lei le facesse male. Prese un respiro profondo, con occhi chiusi, lasciandosi qualche secondo per riprendersi. In sottofondo, lo scarabocchiare della penna su un foglio le teneva compagnia. Poi, la donna parlò, ma Louise non rispose. Avrebbe potuto risponderle nuovamente male. Si avvicinò alla scrivania, raccolse senza troppe moine il referto.
    - Glielo dirò -.
    Odiava profondamente le persone ambigue e false: aveva appena perso la pazienza e ora le stava consegnando il suo biglietto da visita?! Ma davvero faceva?! Prese il bigliettino e se lo ficcò in tasca. Non le disse nulla, si limitò solo a guardarla di sbieco. Poi, oltrepassò la soglia della porta con un secco e duro – Arrivederci. – e si avvicinò a suo zio, tendendogli il portadocumenti.
    - Mi ha detto di riferirti che devi pagare il ticket di 15 galeoni – affermò, con tono insolente.




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