eterno paradosso

Aidan&Gyll

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Una domenica tranquilla. Era quello che Aidan desiderava passare a Diagon Alley. Gli altri diranno: Ma con tutto quel bordello che c'è ogni giorno in quel posto come puoi rilassarti? Soprattutto la domenica, poi. Eppure ad Aidan Diagon Alley gli metteva tranquillità. Un paradosso assurdo, in effetti. Ma oggi gli andava così. Forse erano problemi mentali, i suoi. O forse era solo un idiota. Ed entrambe le opzioni potevano essere probabili.
    Comunque era lì. Da solo, a vagare per le strade del villaggio ed osservare ogni vetrina. Senza entrare in nessun negozio, anche perché non aveva manco portato il portafogli e quindi niente soldi. La scuola stava per finire, i suoi voti...boh, non sapeva nemmeno lui se stava andando bene o male. Ma lui l''impegno ce lo stava mettendo. Aveva trovato in Aibileen una nuova compagnia. Non sapeva ancora cosa erano loro due (ancora la role è in corso(?) ) ma quello che sapeva era che stava bene quando stava con lei e questa era la cosa più importante.
    Si era fermato di fronte alla vetrina del madama mcclan, il negozio di vestiti. Non c'era mai entrato in effetti. Probabilmente qualche vestito proveniva da lì e glielo avevano comprato i suoi genitori.
    Osservò la vetrina e la trovò davvero piacevole, doveva ammetterlo (E non è perché la negoziante la muove il sottoscritto).
    Molto elegante e estremamente delicato. Non conosceva la proprietaria, però poteva immaginare che in quel negozio ci metteva tutta la passione.
    Poi si spostò e diede un'occhiata alle altre vetrine e poi guardò l'orologio. “Strano che ancora mamma non mi ha rotto le palle chiedendomi dove fossi...forse sta ancora al san mungo? Non mi scrive da pranzo”
    nonostante fosse maggiorenne, la mamma continuava a preoccuparsi del suo bambino un po' troppo cresciuto. Se solo sapesse che cosa gli passava per la testa, in quel momento.
    Sì, perché nonostante tutto non poteva non pensare alla sua ormai ex ragazza. Non aveva intenzione di tornare con lei, però ci pensava spesso. Aveva esagerato quel primo settembre, era vero. Ma era davvero incazzato, perché teneva davvero a lei. Glielo aveva anche detto!
    Scosse la testa, cercando di togliersi quel pensiero e avanzò verso il paiolo magico. Entrò, perché cominciava ad avere un po' di fame e, in lontananza, seduta ad un tavolo la vide.
    “Parli del diavolo...” (e spuntano le corna...forse non era il modo di dire adatto, in quella situazione eh?).
    Inspirò...ed espirò con uno sbuffo che gli fece vibrare le labbra. Cominciò ad avere un po' di ansia e non capiva il perché. La doveva salutare? Oppure era meglio ignorarla?
    Era da un bel po' di tempo che non parlava con lei. La osservò meglio, sul tavolo dov'era seduta c'erano 4 bicchieri vuoti. 'Magari è con qualcuno e potrei disturbarla. In effetti non ci siamo lasciati nel migliore dei modi.'
    E mentre rimuginava a cosa fare un cameriere gli si avvicinò chiedendogli dove volesse sedersi. “Eh? Ah...giusto. Boh...un tavolo vale l'altro...” rispose distrattamente e alla fine, lasciando il cameriere che gli disse di seguirlo e cominciò a incamminarsi convinto che Aidan lo stesse seguendo, decise di avvicinarsi a Gyll.
    Rimase fermo, in piedi di fronte al suo tavolo e cercò di dire qualcosa per farsi sentire. “Emh...ehilà?”
    'che inizio dimmerda'
    Aidan Hargraves

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    Domenica, quella sì che era una delle giornate migliori, soprattutto quando la si era passata a non far nulla. Esattamente com'era successo a Gyll quel giorno: la mattina si era svegliata piuttosto tardi, quindi aveva fatto una doccia e aveva deciso di andare a prendere un gelato al cioccolato con gli smarties sopra, tutti colorati, mangiarlo in riva al lago e poi uscire di nuovo per le viuzze di Diagon Alley.
    Non aveva voglia di comprare niente, eppure sentiva che quella giornata era tutta per lei, doveva dedicarsi a se stessa e pensare solo a quanto fosse perfetto quel giorno, non vi erano stati inconvenienti o incontri sfortunati, quindi poteva dichiararsi più che soddisfatta da quella giornata.
    E quale modo migliore per concludere la serata se non con una bellissima bevuta al paiolo magico? Solitamente non beveva da sola, insomma non lo trovava un divertimento pazzesco, ma quella sera voleva mostrare a se stessa che riusciva benissimo a stare da sola.
    Purtroppo, però, per quanto fosse capacissima di star da sola, la mezza-veela aveva un grande difetto: non aveva alcun limite; quello che doveva essere solo un bicchiere di vodka alla pesca, si era dimostrato diventare il più grande giro di bevute che lei si fosse mai fatta da sola. Oddio, non che ne avesse fatte di ubriacate solitarie, forse quella era la prima e se fosse andata male, anche l'ultima.
    Era seduta a quel tavolino e ad intervalli regolari di 30 minuti circa, il cameriere prendeva un bicchiere e glielo portava sul tavolo, anche se lei non lo chiedeva. Bastava che la ragazzina sollevava il suo sguardo celeste ed eccolo a donare l'alcol alla mezza-veela. Questo stesso sguardo che le faceva ordinare shottini, aveva attirato anche l'attenzione di altri diversi uomini che erano lì presenti, alcuni dalle fattezze piuttosto burbere, tuttavia qualcosa li fece desistere dall'avvicinarsi.
    Qualcosa? No, siamo più precisi: qualcuno. Quando Aidan si avvicinò al tavolo di Gyll, questa aveva appena posato sul legno l'ultimo shottino arrivatole e stava guardando il bicchiere mentre se lo rigirava tra le dita, sorridendo dolcemente a quel vetro, senza che ce ne fosse una vera motivazione.
    Non si accorse di lui fin quando il dioptase non si palesò con un saluto decisamente fuori dagli schemi e forse poco consono alla situazione. Gyll sgranò le iridi, forse pensando che a parlare fosse stato il bicchiere che aveva in mano, poi si voltò alla sua sinistra e con lo stupore ancora a farle da maschera, si morse il labbro inferiore dall'imbarazzo, mentre le gote le divennero di un porpora decisamente più scuro di quello che già l'alcol aveva reso «A-A-Aidan…» - sibilò piano come se avesse paura a nominare il moretto «C-che bello vederti…» - l'alcol aveva reso la spontaneità di Gyll ancora più evidente, fece per alzarsi ma - probabilmente a causa del fatto che non avesse ancora provato a farlo prima - barcollò appena in avanti, ritrovandosi ad inciampare tra i piedi della sedia, in direzione di Aidan; se non si fosse spostato, avrebbe poggiato le mani sulle sue spalle e avrebbe iniziato a ridere per la buffa scena che aveva appena messo in atto «Santo cielo, non so più camminare… ahaha-» - quel ridere si interruppe quando si rese conto - se lui l'avesse aiutata a non cadere - cosa fosse realmente successo, quindi… cercò di fare un passo indietro, trovandosi a sedersi bruscamente di nuovo sulla sedia «Scusascusascusa…» - chinò lo sguardo sul tavolo. Dannazione, che pessimo inizio…
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    La situazione in cui Aidan si trovava era davvero assurda. Poteva incontrarla ovunque: Al parco, tra i negozi di Diagon...anche nella Londra babbana, addirittura. Ma invece l'aveva incontrata nel posto che mai avrebbe pensato la Mezza-vela frequentasse. Oltretutto era pure mezza-ubriaca (per non dire ubriaca marcia).
    E per rendere più assurda quella scena, oltre all' “Ehilà” di Aidan (che, davvero, poteva salutarla in un modo meno ridicolo, ma in quel momento il povero ragazzetto non sapeva cosa fare. Figurarsi che non sapeva nemmeno se andare a salutarla), si ci mise anche lei con un balbettato 'A-A-Aidan...che bello rivederti'. Cosa che fece alzare il sopracciglio del ragazzo ma che comunque gli fece disegnare un lievissimo sorriso sulle labbra. Davvero, l'incazzatura con lei era passata da tempo, stare lontano da Gyll aveva fatto benissimo ed ora poteva tranquillamente definirla una conoscente o magari un'amica.
    “Anch...” non fece in tempo a finire la frase che la ragazza decise di alzarsi, chissà per quale motivo, senza pensare al fatto che era sbronza e che avrebbe perso l'equilibrio. Detto fatto. La mezza-vela-ubriaca inciampò da qualche parte e si appoggiò sulle spalle di Aidan. Lui la sostenne, ritrovandosi a pochi centimetri dal suo viso.
    “Attenta Gyll...” mormorò, aiutandola a sedersi nuovamente. Sospirò, sentendola scusarsi. “Non fa nulla..” aggiunse. “Direi che per oggi basta bere, eh? Sennò i camerieri dovranno raccoglierti con il cucchiaino.” la osservò, mentre chinava lo sguardo e fissava il tavolo e quindi decise di sedersi sulla sedia di fronte a lei.
    “Riesci a parlare? Oppure sei troppo sbronza da non riuscire a mettere insieme delle parole per fare una frase di senso compiuto?” Il leggerissimo sarcasmo del Dioptase non mancava mai, ma in quel momento accennò comunque un sorriso.
    Non sapeva cosa dire. Chiederle come stava le sembrava più ridicolo di averla salutata con un 'ehilà'.
    Il dioptase appoggiò le braccia sul tavolo e rimase ad osservare la ragazza, in silenzio per qualche minuto. La domanda che si fece quando venne a sapere del fattaccio era ancora senza risposta: Cosa aveva fatto di sbagliato, per averla persa?
    Aveva ragione Blake, dopotutto? No, non c'era bisogno di mettere il punto interrogativo. Odiava ammetterlo, ma Blake aveva ragione. Gyll non era fatta per lui. Ma lui chi era, in realtà? Solo grazie a quella ragazza era cambiato molto. Basti pensare che dopo di lei non aveva fatto il giro di tutte le ragazze di Hidenstone. Insomma, era un bel passo avanti. Era diventato grande e, forse stava diventando più maturo e più 'serio' (un po' esagerato dirlo, visto il fatto che ancora diceva e faceva cazzate enormi).
    “Per quale motivo sei ridotta in queste condizioni? E, soprattutto...perché sei sola al paiolo magico?!” ecco le domande che fece. Almeno non le aveva detto 'come stai?'. Stava leggermente migliorando. Leggermente.
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    Perchè tra tante persone di Hidenstone, aveva dovuto scontrarsi con Aidan, quella sera? Perchè, dannazione?
    Non era possibile che il destino fosse così balordo da rendere la sua vita sempre più incasinata. Non era possibile che ogni volta che provava a fuggire dai suoi problemi, questi bussassero alla porta.
    Era decisamente in pesisme condizioni, ma questo fu solo l'inizio di quella che probabilmente la serata più disastrosa della sua vita. No, forse la più disastrosa no, ma ecco, poteva essere nella top ten.
    Aidan.
    Perchè lui?
    Uno dei motivi per cui era lì.
    Uno dei motivi per cui la sua vita stava andando a rotoli, eppure l'alcol aveva fatto sì che non solo gli rivolgesse parola, svelandogli quanto era felice di vederlo, ma la facesse anche scontrare con lui, fisicamente.

    Gli occhi di cristallo della mezza-veela erano lucidi, un po' per l'acol, un po' per l'imbarazzo della situazione. Quella vicinanza con il dioptase le fece sentire un moto di agitazione all'altezza dell'ombellico, quasi un dolore, soprattutto sentendolo parlare, così vicino. Socchiuse gli occhi e ritrovò nella sua mente il profumo di un sapore familiare.
    Perchè aveva mandato tutto a rotoli?
    Rise appena alle sue parole «Ma no, ti prego. Beviamo insieme. Tanto ora ... ora ci sei tu, no?» - in che senso, scusa? Gyll scosse il capo, stringendosi le mani tra loro «Nel senso, ora dobbiamo almeno bere uno shottino insieme, non si può non bere in compagnia, dai...» - miagolò appena quel dai, come se fosse una micetta alla ricerca delle attenzioni, mentre lo sguardo, lentamente, si sollevò dolce sul volto del ragazzo, mentre si mordeva il labbro inferiore per l'imbarazzo.
    Tornò seduta, lo vide accomodarsi di fronte a lei e quasi fu sollevata dal fatto che non la lasciò sola.
    Perchè lo aveva ferito?
    Annuì a quella domanda. Era chiaro che riuscisse a parlare, seppur le sue azioni erano confuse e talvolta sconnesse.
    Guardò il suo sorriso e sgranò per un attimo gli occhi di vetro, trovandosi a divampare ancora una volta.
    Cercò di mantenere l'attenzione sulle sue parole, quindi, causa forse l'alcol, non pensò troppo a quello che disse «Sono sola perchè è quello che mi merito. E sono in queste condizioni per cercare di placare tutte le voci che ci sono quando passo nei corridoi e mi ricordano quanto io sia... stronza? No, aspetta, zoccola...» - disse, mentre allungò una mano guardando il cameriere e segnò un due con le dita. Subito arrivarono due shots, uno di questi lei lo buttò giù quasi a voler dimenticare quelle parole appena dette.
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    Da quando avevano rotto, Aidan non aveva più notizie di Gyll. Dato che lei era al terzo anno, non frequentavano più le stesse lezioni (Non aveva ancora pensato al fatto che il prossimo anno avrebbero nuovamente frequentato le stesse lezioni. Ce ne saranno delle belle).
    Comunque il Dioptase non sapeva proprio nulla di lei e forse era meglio così. Da circa due mesi Aidan si era messo con Aibileen e aveva cancellato la sua incazzatura. Ora stava bene, ma si era sempre chiesto che cosa stava combinando l'opalina. Ora era di fronte a lei, mezza ubriaca, ma comunque era lì e poteva capire per quale diamine di motivo si trovava in quella situazione.
    Aidan si era seduto di fronte alla ragazza e accigliò lo sguardo quando disse quella frase 'tanto ora...ci sei tu, no?'. Non si fece domande, si limitò solamente ad un sospiro ed un “sì, certo...”
    Poi scosse la testa a ciò che disse dopo, ma quel 'dai' e quello sguardo che tanto piaceva al dioptase lo fecero sospirare nuovamente. “solo uno, però.”
    Poco dopo rispose alla domanda che le aveva fatto Aidan. Rimase spiazzato quando sentì la risposta che aveva dato. Non sapeva cosa dire.
    Era vero che si era incazzato tantissimo con lei, l'aveva chiamata in qualsiasi modo ma...non lo aveva sperperato con tutti. L'unica sua colpa era l'aver fatto quella sceneggiata al porto. E probabilmente era lì che tutti quanti l'avevano etichettata in quel modo.
    Abbassò lo sguardo, sospirando, mentre il cameriere portava i due shottini. Lei lo buttò tutto giù, mentre lui o guardò, rigirandoselo tra le dita.
    “Io...” alzò lo sguardo verso Gyll. “Io ti chiedo scusa. É colpa mia se gli altri ti dicano queste cose. Ero incazzato con te. Quando mi...mi hai lasciato solo e ti ho vista con quello...non ci ho visto più. Ti ho già detto che tenevo un sacco a te. Volevo stare con te. Per questo ho reagito in quel modo. Devi credermi però, sul fatto che io non ti ho mai definita in quel modo, con gli altri. Certo te ne avrò dette di tutti i colori, nella mia testa, è inutile negarlo. Ma è stato solo quando ero estremamente incazzato con te. Non l'ho mai detto a nessuno. Con gli altri mi sono solo dato dell'idiota da solo, per aver creduto in qualcosa che forse non esisteva nemmeno.”
    lo disse tutto d'un fiato. Poi decise di buttare giù quello shottino, tutto in un colpo. Voleva dimenticare anche lui quello che aveva appena detto, forse.

     
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    La rottura tra di loro aveva portato a delle conseguenze che forse Aidan non aveva calcolato e seppur lui non avesse usato appellativi particolari, la gente dopo quella scenata che le aveva fatto, non faceva che ridere di lei, farle proposte indecenti, dirle parole davvero poco carine.
    Lei cercava di reggere i colpi, di attutire il tutto, ma spesso capitava di voler scappare, di piangere nascosta in un angolino della sua stanza o in qualche aula vuota.
    Non voleva confessarlo ad Aidan, alla fine lui aveva fatto solo quello che riteneva giusto, ma l'alcol ci stava mettendo del suo e il ragazzino era caduto nel momento sbagliato a quel tavolo. Povero Dioptase, doveva anche consolare la ragazza che gli aveva messo le corna. Era davvero un paradosso.
    Nel mentre quei due non si erano visti, molte cose erano successe. Lei, Gerald, Adrien.
    La sua vita si era complicata ogni giorno di più e questo aveva fatto sì che ogni singolo giorno fosse una battaglia da vincere per arrivare sana e salva alla fine della giornata, per chiudere il sipario e prepararsi alla prossima sfida.
    Sorrideva, mentre diceva quelle parole al dioptase, come se in quel momento non l'avessero ferita nemmeno una volta.
    Buttare giù alcol era la via d'uscita migliore che ci potesse essere in quel momento e lei non faceva altro che tamponare quelle ferite, disinfettarle con quella vodka che ormai non sapeva più di niente.

    Spiazzata.
    Ecco come rimase quando sentì quelle scuse.
    Allargò le iridi di cristallo, ascoltando ogni singola parola.
    Rise appena, scuotendo il capo «Non è colpa tua. La gente ne approfitta e una volta sentita quella scenata, è stato facile tutto il resto.» - ammise, chiedendo altri due shot «Ormai ho fatto l'abitudine a chi mi chiede di andare a letto con lui, o mi ride in faccia nei corridoi. E' solo che ogni tanto ho bisogno di ricaricare le pile per affrontare il tutto.» - ammise spinta dall'alcol, più che dalla voglia di raccontarglielo.
    «Quel qualcosa in cui credevi... c'era. Eccome se c'era Aidan. Tu rimarrai sempre il mio primo ragazzo, la mia prima volta... difficilmente mi dimenticherò di quella sera a casa mia... ricordi?» - chinò lo sguardo sui bicchierini vuoti, sperando ne arrivassero altri pieni «Ho sbagliato e mi dispiace averti ferito...» - ammise con una flebile voce, mentre di sottecchi guardava il suo ex, con gli occhi di cristallo un po' languidi dall'alcol.
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    Una semplice serata dove Aidan aveva bisogno di rilassarsi...si stava trasformando in una non tanto semplice serata dove si facevano confessioni e scuse reciproche. Aidan non aveva mai dato la colpa a lei (almeno il player crede. Non ricorda cosa gli ha fatto fare. Ha una memoria del piffero, questo si sa), si era sempre maledetto pensando a cosa aveva fatto di sbagliato, se non le aveva dato le giuste attenzioni. E non riusciva a trovare una spiegazione a tutto ciò. Alla fine, dopo un periodo decisamente dimmerda, avevano deciso di chiarire la situazione e di questo, il dioptase, ne fu più che felice. Non che volesse ritornare con lei. Oramai era una storia passata, ognuno aveva preso la propria strada eccetera eccetera. Quindi che motivo c'era di continuare a non parlarsi? Tra l'altro il prossimo anno frequenteranno nuovamente le stesse lezioni, dato che Aidan sarebbe entrato nel triennio. Insomma, ci sarà da divertirsi, a quanto pare.
    Quando Aidan disse tutte quelle parole senza prendere fiato non fece caso alla reazione dell''opalina...perché stava pensando a buttare giù quel bicchierino. Poi, quando lo posò, ascoltò ciò che disse.
    Scosse la testa completamente disgustato dai ragazzi che trattavano così Gyll. Si vergognava anche per loro. “Sarebbero da prendere a mazzate, questi. E stavolta non ci sarà nessun prof Olwen a fermarmi” disse, ironizzando su quella giornata al porto. Dopotutto il moretto ironizzava su ogni cosa. Anche sulle sue disgrazie. Accennò un sorriso ma poi tornò serio. “Davvero...certe cose è vero che vanno ignorate...ma se si fanno insistenti bisogna dirlo ai professori. Mi dispiace perché indirettamente sono stato io a farti entrare in questa situazione. Se solo...se solo non avessi fatto quella sceneggiata...” mormorò alla fine, scuotendo di nuovo la testa.
    Fece un sorriso, quando Gyll ripescò quella sera a casa sua. Annuì con un sorriso nostalgico, come se quel momento fosse accaduto secoli fa. E invece si trattava solamente di qualche mese. “Certo che mi ricordo...non posso dimenticarlo.” e fu anche contento di sapere che per una volta Blake si sbagliava. Perché doveva mentirgli, Gyll? Perché doveva mentire sul fatto che c'era davvero stato qualcosa tra loro due? Poi abbassò lo sguardo anche lui e si mise a giochicchiare col bicchierino vuoto, rialzandolo solo quando sentì quella frase. Sospirò e fece un altro sorriso. “È tutto ok, adesso. Entrambi abbiamo sbagliato. Ma adesso lasciamo il passato. Tu con la tua storia, io con la mia. Mi basta solo che rimaniamo amici...o almeno in buoni rapporti insomma.”
    Poi guardò il suo bicchierino e aggiunse “E come amico, ti chiedo, almeno per questa sera, di non bere più. Non ha senso ubriacarsi. L'alcool Cancella i ricordi solo momentaneamente..poi ti ritorneranno in testa.”

     
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    Era vero, signori e signore: l'alcol era il miglior amico dell'uomo.
    Anche in quella situazione tragicomica stava aiutando Gyll ad essere un tantino senza freni, la mezza-veela, per una volta, non voleva avere alcun freno nel dire quello che pensava ad Aidan e se questo significava rinfrescare la memoria sulle loro esperienze fatte insieme, allora questo poteva essere la migliore delle occasioni per farlo; quando mai sarebbe ricapitata una situazione simile?
    Alla fine, Gyll aveva cercato il confronto con Aidan fin dal primo momento, tentando di istaurare un rapporto di amicizia, ma aveva ben presto capito che in quel frangente era troppo presto, era ancora tutto troppo caldo per poter essere superato con un dialogo e una stretta di mano.
    Ora, invece, la situazione era diversa, ognuno aveva fatto il proprio percorso, lei era inciampata più volte e ancora non si era rialzata, ma a lui forse era andata meglio e gli augurava con tutto il cuore di sorridere sempre.
    Ascoltò le sue parole, cercò di abbozzare un sorriso ma venne sostituito dal bicchierino che venne nuovamente svuotato «Dovrebbero sequestrarti quella mazza fino a quando non avrai il porto d'armi...» - lo prese appena appena in giro, divertita dall'idea che andasse a mietere vittime con quella mazza e soprattutto, evitando magistralmente, di dirgli quanto fosse stata felice che Olwen l'avesse fermato, perchè contro Gerald quella mazza si sarebbe solamente rotta in mille frantumi, probabilmente con lui con le ossa rotte.
    «Fa niente, Aidan... si fa l'abitudine a tante cose e questa è una di quelle. E tu hai agito in maniera impulsiva, non preoccuparti... e comunque no, non sapranno niente i professori di questa cosa, non ho intenzione di metterli in mezzo.» - sicuramente non poteva colpevolizzarlo di aver fatto parlare il suo istinto, ma se solo ci avesse riflettuto un po' di più, probabilmente non sarebbero stati seduti a quel tavolo a parlarne.
    Recuperò con lo sguardo il sorriso di Aidan, ritrovandolo familiare e compiacente, nonchè tranquillizzante da un lato. Chinò lo sguardo imbarazzato sul bicchierino appena svuotato, giocandoci appena mentre lo roteava sul tavolo «E' stata la sera più bella della mia vita... avevo una paura pazzesca... » - ammise forse per la prima volta «... sei stato la persona più importante per me, Aidan... credimi...» - continuava a giocare con la vergogna di sollevare lo sguardo su di lui, anche quando propose di riprendere i buoni rapporti, nascondendo a lui la verità di quello che stava passando per non poter essere classificata così come tutti la classificavano «Certo, possiamo rimanere amici...» - si forzò a sollevare lo sguardo e poi ad accogliere la sua richiesta «E' una sensazione momentanea, vero, ma comunque piacevole... e credo che ormai sia troppo tardi per evitare di ubriacarmi... il danno è fatto, almeno per stasera.» - sorrise appena, facendogli un occhiolino.
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    Quella serata si poteva definire tranquilla. Finalmente stava parlando con Gyll senza il nodo alla gola che lo accompagnava da inizio anno e per il resto dell'anno ogni volta che incrociava lo sguardo dell'opalina. Si era arrabbiato con lei e non aveva più voglia di parlare con lei. Ora che adesso era di nuovo felice ed aveva superato quella storia, parlare con lei non era più una sofferenza o un fastidio.
    Gyll fece quella battuta riguardo alla mazza di Ildegorn e lui ridacchiò “Mi ha salvato da tante disavventure, quell'aggeggio. Meglio che non me l'abbiano sequestrata. A volte la bacchetta non è l'unico rimedio. E poi non ho mai colpito un essere umano, con quella. Forse mi è capitato in qualche duello al club dei duellanti...non ricordo”
    Era affezionato a quell'oggetto e difficilmente se ne sarebbe separato. Da quando gli era stata donata, l'aveva portata sempre con se, in ogni disavventura che la scuola regalava di tanto in tanto, mentre la preside osservava i ragazzi coi popcorn tra le mani.
    Scosse la testa a ciò che disse dopo, sospirando “Secondo me ne dovresti parlare...Certi ragazzi qui sono proprio degli stronzi. Magari così cercheranno di finirla...” non voleva insistere tanto, in realtà. Però voleva fare qualcosa per cercare di riparare il 'danno' in qualche modo.
    “Se mi capita di assistere a qualche pettegolezzo contro di te, non mi interessa se sono più grandi di me e mi faranno il culo, cercherò di farli stare zitti.”
    Aidan sembrava deciso a riallacciare i rapporti con l'opalina, senza più odio e rancore. Aveva scelto di metterci una pietra sopra, come era solito dire. Certo, non aveva intenzione di parlare con quel ragazzo denrisiano, perché lo riteneva un idiota a prescindere, ma non c'era bisogno di dirlo a Gyll e non aveva nulla da dire a quel ragazzo.
    Quando i due ricordarono quella nottata a casa di lei, Aidan sorrise alla confessione che gli rivelò. “Anche per me Gyll. Dico davvero. Non ero mai stato con una ragazza per così tanto tempo. Le mie non sono mai state delle storie da incorniciare” non aggiunse il fatto che era lui quello scemo “e la mia vera storia importante è stata con te. Mi trovavo bene con te.”
    Un altro sorriso, quando accettò di rimanere amici e scosse di nuovo la testa quando disse quelle ultime parole. “Ok, il danno è fatto. Ed è per questo che adesso si torna a casa. Ti accompagno io.” si alzò da tavola e si avvicinò all'opalina. “Alziamoci. Pago io dopo che ti ho riportata a casa...ho dimenticato il portafogli. Farò segnare tutto sul conto di mio padre. Non sono un Barnes, ma mi posso permettere di pagare!” Fece un sorriso e aiutò Gyll ad alzarsi, pronto per riaccompagnarla a casa.

     
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