Un eroe e le sue armi

Provino Duello 2 Krasus

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    Stardust Bringer

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    Krasus Thunderbolt
    Adulto | 28 anni

    Krasus osservò quell’edificio. Sembrava una magione diroccata, dispersa in una landa desolata. La missione prevedeva che entrasse, recuperasse l’“artefatto”, quale che fosse, e ne uscisse integro. Niente di così difficile insomma. Forse.
    Si avvicinò alla porta, mano destra sull’elsa dello spadone, la sinistra a tentare la maniglia di una delle grandi porte d’accesso. Nebbia, scheletri di alberi che invocavano aiuto verso un cielo dall’aspetto malato era ciò che aveva alle spalle, una casa dall’aspetto altrettanto sinistro era il luogo dove provava ad irrompere: impossibile che la porta fosse aperta. E infatti non lo era… non subito, perlomeno: difatti era bastata quella microscopica pressione per far sì che la maniglia gli rimanesse in mano.
    Uno scricchiolio fu l’unico suono che lo accolse. Entrò nella magione e, ben sapendo che normalmente le porte di case simili si chiudono alle spalle degli sventurati che vi entrano, decise di fare da sé: accosto la porta alle proprie spalle, avvertendo la serratura isolarlo dal mondo esterno. Era una stanza enorme, dal soffitto altissimo. La sezione circolare di quel luogo era delimitata da due rampe di scale che portavano ad un piano superiore. Sotto di esse, da entrambi i lati, due porte di quercia portavano… da qualche parte; un’altra rampa di scale partiva da metà sala, portando ad un secondo piano.
    Aveva avuto indicazioni precise, il suo obiettivo era al secondo piano. Appena ebbe poggiato il piede sul primo scalino, un suono provenne da dietro a quelle 4 porte del piano terra. Sembravano dei grugniti. Sapeva che non promettevano niente di buono, ma rimase comunque in attesa, dopotutto aveva accettato l’incarico anche per mettersi alla prova. Con uno scricchiolio sinistro, tutte e quattro le porte si aprirono, mostrando salme mummificate di due uomini e due donne, con in mano, due di loro, una bacchetta, uno una pistola e un’altra due spade corte. Fu un riflesso, l’estrarre lo spadone e mettersi dietro di esso, e fece bene: preceduto dal suono dello sparo un proiettile rimbalzò contro la solida lama.
    Estrasse la bacchetta con la mano sinistra e in un rapido movimento la puntò verso il soffitto

    Ascendo!

    Si girò a mezz’aria, accovacciandosi, sfruttando l’incantesimo appena castato, sul soffitto; avrebbe afferrato saldamente lo spadone prima di scagliarsi sulla mummia con in mano la pistola. Avvitandosi a mezz’aria, sfruttando l’inerzia della sua fidata arma, evitò un altro sparo e due schiantesmi da parte delle altre mummie, che a rilento si unirono alla lotta. In uno sfrigolare elettrico la lama sprofondo fino all’elsa nella creatura, lasciandola irrigidita ma, pareva, ancora in vita… o meglio, non troppo più morta di prima.
    Fece un rapido movimento circolare con la mano sinistra, a palmo aperto, attorno alla bacchetta

    Wandalterios

    In attimo si sarebbe ritrovato con una possente spada ad una mano e mezza, che puntò verso il duo che si preparava a bersagliarlo nuovamente.

    Bombarda!

    Usò l’esplosione per fermare l’attacco combinato dei defunti, quindi caricò all’interno della nube, gettandosi in scivolata tra di loro; un rapido movimento della lama e una delle salme cadde a faccia in giù, senza possedere più la gamba destra dal ginocchio in giù. Tracciò un arco di cerchio davanti a se (era il massimo che poteva fare con una bacchetta/spada) e si protesse

    Protego

    Lo scudo fu appena sufficiente per assorbire l’incanto della mummia, ma la controffensiva dell’auror non si fece attendere: caricò l’essere, e gli piantò la lama nella spalla destra, quella del braccio con cui teneva la bacchetta. Un movimento alla sua sinistra attirò l’attenzione, e usò l’essere come scudo verso quella direzione, sfruttando la spada per fare leva e farlo ruotare; un proiettile si piantò nella faccia della poveretta. Notò un baluginio biancastro provenire dal basso e ripetè la manovra, ma stavolta la defunta esplose, e il guerriero venne scaraventato contro il muro tra due delle porte aperte. Il fetore che ne usciva e un movimento sopra la testa lo convinsero a levarsi di lì, mentre ringraziava mentalmente che anche gli organi delle mummie erano piuttosto secchi. Si gettò in avanti, sentendo un suono metallico alle sue spalle: l’altra mummia aveva aspettato un momento di distrazione per eliminarlo, ma aveva mancato il bersaglio. Per adesso.

    Vide entrambe le altre creature prendere la mira, quindi Krasus richiamò il suo spadone; esso trascinò il tizio in cui era piantato per un paio di metri, prima che uno scontro violento contro la scala centrale (e uno scricchiolio orribile) lo liberassero. Invece di prenderlo al volo, l’auror vi saltò sopra, schivando un fascio di energia che respinse invece l’assassina alle sue spalle, che si preparava per affettarlo. Un minimo di concentrazione e l’arma gli ricomparve tra le mani, con un fruscio crepitante di elettricità. Ne infisse la punta nel terreno e lo usò come leva per scagliarsi contro la mummia gambizzata, che si ritrovò prima senza braccio destro e poi con la testa tagliata a metà, la calotta a rotolare poco lontano.

    Krasus roteò su se stesso il più velocemente possibile, sfruttando anche la mole della sua arma per prendere slancio e bloccare due lame voraci che stridettero contro la sua. Tentò tre affondi e tutti e tre vennero schivati. Attivò il sistema tracciante della spada e ritentò, riuscendo a fare un taglio profondo nel fianco della creatura, che tentò tuttavia di ricambiare il favore. Krasus si gettò tutto a sinistra, e avvertì la sua tuta strapparsi, mentre il peso dello spadone lo salvava nuovamente per un soffio. Udì uno scricchiolio alle spalle e si abbassò per riflesso, mentre uno sparo risuonava per la stanza.

    Diede un poderoso calcio alla tipa con le spade, quindi si arrampicò sul corrimano della scala centrale, la oltrepassò e con un fendente blu trasformò il pistolero in due metà umanoidi completamente inerti. Tentò di rieseguire l’operazione ma mentre atterrava sugli scalini, un calcio lo colpì da un punto cieco, facendolo barcollare nel tentativo di ritrovare l’equilibrio. Digrignando i denti, si trasformò in drago di Komodo, mentre un doppio sibilare gli fece intendere che se non lo avesse fatto, alcune parti del suo corpo avrebbero fatto compagnia ai defunti presenti al piano di sotto. Spazzò con la coda alla cieca, e ruggì soddisfatto sentendo di aver colpito qualcosa e scagliata al piano di sopra, suonando sordamente contro il portone che lo attendeva dall’inizio. Tornò umano e afferrò saldamente l’arma a due mani, osservando verso la porta socchiusa e pronto a ricevere come si deve un assalto. Sgranò gli occhi: non c’era nessuno.

    Per un attimo pensò di recuperare la bacchetta, ma scosse la testa: non aveva troppo tempo e non poteva respingere agguati all’infinito. Salì le scale e spalancò la porta con un calcio, rivelando quella che pareva una sala del trono in rovina. Luccicante, sul trono, vi era una coppa da vino, scintillante di riflessi dorati nella penombra. Non si lasciò distrarre ed entrò con uno scatto, aspettandosi, neanche a dirlo, un agguato. La calma che invece si contrappose alla sua azione, era quasi glaciale. Non un fruscio, uno scricchiolio, nulla.

    Poi, notò come un vibrare dell’aria. Diede fondo a tutte le sue capacità da guerriero e ai suoi notevoli riflessi, per reggere l’assalto della mummia resasi in qualche modo traslucida. La porta, senza che lui lo notasse, si era richiusa alle sue spalle, ma esplose quando un colpo molto più forte del normale, si infranse sul suo spadone e lo proiettò all’indietro. L’arma venne scagliata al centro della sala, piantandosi in una crepa, e vi sprofondò ulteriormente quando Krasus ci atterrò sopra. Rimase lì, schiena dritta, ad osservare l’avversaria zoppicare verso di lui. Aveva perso l’avambraccio sinistro e la gamba destra gli era stata perforata. Aveva ricevuto colpi a destra e a manca, ma anche l’auror avvertiva quelli che aveva ricevuto lui. Nessuno portatogli dal filo dell’arma avversaria, ma il piatto delle lame, le pareti, le else e ultima, per ora, la porta, sì.

    Quando, nonostante la ferita, la mummia si scagliò contro di lui, Krasus si gettò verso l’alto, richiamò l’arma e ne sfruttò l’impeto per andare ancora più in alto.

    Finiamola qui

    Disse, a denti stretti. Acquistò velocità andando giù, ma la smorzò usando lo spadone come contrappeso, ovvero spingendolo via coi piedi. Mentre l’arma gli comparve nuovamente tra le mani, egli atterrò alle spalle della mummia. Raccolse tutte le proprie forze e si lanciò in un assalto furioso. Per qualche secondo si udì solo il suo respiro affannoso e lo stridere di metallo contro metallo, prima di essere sostituito da suono di lacerazioni, tonfi e crepitii elettrici. Non starò qui a descrivere la scena che avrebbe avuto l’auro davanti agli occhi una volta finito. Dirò solo che il vincitore di quell’ultimo confronto è stato senza alcun dubbio il giovane.
    Tornò alla sala del trono, raggiunse la coppa e la prese. Precedute dalla musichetta della vittoria di Super Mario, un sacco di luci iniziò a mulinargli attorno, ponendo fine alla simulazione. Mentre si toglieva il casco per la realtà aumentata, un sorridente caposquadra Johnson gli si avvicinò.

    Niente male Thunderbolt. Davvero niente male.
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    Lo SnasoL'artefatto andava portato in salvo.
    O qualcosa del genere.
    O meglio ancora: doveva essere portato in salvo, fosse esistito davvero, ma in fondo aveva importanza che fosse una realtà aumenta o la verità?
    Le simulazioni erano all'ordine del giorno al ministero, specialmente da quando lo stato di allerta era stato comunque alzato, tra acromantula, excalibur e ora pure denrise e questo aveva spinto i supervisori ad alzare l'asticella, a mettere sempre più alla prova gli auror, e soprattutto ad appprezzare l'uso di strategie sempre diverse.
    Le armi fisiche a Londra apparivano un po' barbare (secondo i vecchi) e tamarre (secondo i giovani), ma Krasus aveva dimostrato già in arena il valore della sua scelta (anche al netto della sua competenza), ma fu solo in quell'ultima simulazione che mostrò davvero ai suoi superiori di cosa fosse capace con bacchetta e spada.
    Anzi, si poteva quasi dire che, nel suo caso, bastasse la sola spada.
    "Ce ne vuole di fegato per rinunciare la bacchetta... anche se... sapevo che avevi una spada, ma non avevo capito fosse una bestia del genere... chi cazzo te l'ha fatta?!" chiese il supervisore, il quale evidentemente non conosceva Morrigan Maverik e non aveva idea che stava rischiando di inclinare l'asse terrestre, ingrossando ulteriormente l'ipertrofico ego del magitecnico, il quale, lo si voleva ricordare, si stimava fosse grande circa il doppio dello spadone dell'auror.
    A riposo: davanti alle donne era una cosa ancora più imbarazzante.
    Gli elogi e le richieste dell'istruttore spinsero altri auror ad avvicinare il ragazzo, sia per ammirarne l'arma, sia per lodarne la prestazione ultima. Il giovane doveva ammettere di essere proprio komodo in quel ruolo, a fare un po' la star della situazione, ma quando un paio di ragazzi gli chiesero se poteva aiutarli a scegliere un'arma, per provare a vedere se anche loro la potevano impiegare in battaglia, Krasus si rese conto di essere visto da loro come qualcuno di superiore, di un grado maggiore. E la stessa luce, iniziava a vederla anche nel suo istruttore, il che gli lasciò la sensazione che forse una sua promozione rischiava di essere quantomai prossima


    Non si fosse capito, provino superato.
    Krasus: 2 + Mastro d'armi (asta, pesanti, spade/fruste)
    Snaso: 3 a gerd
     
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