Moonsea

Sigurth

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    Marina Stonebrug
    "Eventually, everything connects."

    Non era facile, servire il dominio del crepuscolo.
    Tra i vari ordini druidici, coloro che si muovevano sulla sottile linea che divideva l'oscuro dalla luce erano quelli che causavano maggiore scetticismo. Una filosofia dedita a preservare l'equilibrio, come erano soliti fare anche il resto dei druidi, parteggiando per cause - però - di cui pochi avevano il coraggio di prendere le parti.
    «Possa l'astro diurno vegliare sulle nostre battaglie».
    Mani cinte in preghiera come una vergine di ferro, Marina si trovava sulla parete opposta a quella che ospitava l'entrata del tempio. Le palpebre sbocciarono come petali a Primavera e gli occhi, di un blu etereo come il cielo che era solito abbracciare Denrise nelle giornate d'Estate, diedero peso alla sequenza di incensi di fronte a lei.
    «Possa l'astro notturno guidarci tra sogni e incubi, mostrandoci la via e annichilendo le tentazioni».
    La mano scivolò lineare lungo il fianco, le dita circondarono il legno della bacchetta, e con un gesto tanto leggiadro quanto esperto, a un colpo di polso seguì una fiamma che si scisse in un esercito di scintille. Le sfere roventi rovinarono contro la coda delle candele, accendendole, e in una questione di secondi quella parte del tempio si riempì del profumo di incenso.
    Sebbene la sua attività principale fosse la gestione dell'Osservatorio, con la relativa vendita di artefatti vuoi di natura aritmantica, vuoi di natura astrale o divina, Marina era stata addestrata come una druida e quando la crisi si presentava alle porte della sua dimora, non esitava a prestare servizio.
    Per una causa più grande, che solo le generazioni a venire avrebbero compreso.
    Dunque, seppur le cure non fossero il suo dominio, in seguito allo scontro tra Denrise, Africani, e Maltesi, anche la Stonebrug aveva deciso di aiutare il tempio e i suoi adepti. Sicché, al tingersi d'oro e d'arancio del cielo, sopraggiunto il tramonto, aveva raggiunto il principale luogo di culto del villaggio per curare i feriti, vuoi fisicamente o moralmente.


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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Fortuna e sfortuna erano due concetti alieni per il primogenito di Gunnar Ragnarsson, quello in cui credeva il Predone era il fato tessuto dalle Norne. Se si era trovato in difficoltà al largo di Ulwandile Isigodi, fallendo la Smaterializzazione sulla Mane Avtar, c'era una ragione che solo i druidi più esperti di lui potevano spiegargli. Durante il viaggio di ritorno si era fatto alcune domande a riguardo e, il fatto che fosse sopravvissuto allo scontro con una Mini Luna, per lui era un segno della benevolenza degli Dèi. Non appena ebbe toccato terra prese le sue cose e, dirigendosi al tempio, l'uomo spalancò i portoni con entrambe le mani. Gunnar Ragnarsson avrebbe atteso per il racconto di prima mano da parte del figlio, come molti altri che forse gli avrebbero chiesto, Odino gli aveva dato un segno. Non era giunta la sua ora e Sigurth avrebbe calcato le terre e i mari di Midgar ancora per un po'. Una figura, in lontananza, venne riconosciuta da parte del Predone che, avvicinandosi, sarebbe andato a salutarla. Non la vedeva dalla spedizione a Niflheimr e, ancora prima, avevano avuto un'interessante conversazione nella grotta dell'Erkling che era diventata suo rifugio. «Druida Stonebrug, bentrovata!» L'uomo si sarebbe portato il pugno chiuso al proprio petto, mostrando molta deferenza nei suoi confronti. «Come stai? La tua mancanza si è fatta sentire durante tutta la missione di Ulwandile Isigodi.» Le disse, con un tono caldo, rivolgendo tuttavia la propria attenzione verso le varie raffigurazioni divine scolpite nel legno. Il suo sguardo si fermò sulla statua del Padre del tutto, Odino a cui, insieme al figlio Thor, Sigurth rivolgeva tutte le sue preghiere e suppliche. «Padre degli Dèi, ti ringrazio per avermi protetto sull'Orca Furiosa. La tua energia l'ho sentita durante lo scontro, ha reso i miei incanti più potenti e li ha trasformati.» Avrebbe detto rivolto verso la statua e, prendendo dalla tasca una delle sue piume da corvo, la mise nell'incensiere e puntata la bacchetta su di essa la diede alle fiamme.

    by RevelioGDR


    Edited by Sigurth Gunnarsson - 10/5/2022, 19:02
     
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    Marina Stonebrug
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    Non aveva dubitato neanche per un secondo che un guerriero furioso come Sigurth Gunnarson avrebbe offerto la sua ascia e la sua bacchetta per una causa così importante per il villaggio, ma sarebbe stata una menzogna non citare quel velo di gratitudine nei confronti degli dei che Marina aveva indossato nello scoprire che l'altro era anche sopravvissuto.
    Lo aveva capito nella grotta, la druida, che di fronte ai pericoli il predone sapeva rispondere annichilendo la paura nel furente coraggio.
    «Lieta di poter supportare il tempio e i suoi adepti in tempi così cupi, signore».
    Un cenno del capo smosse i capelli di un bruno foresta come se gli stessi dei le avessero appena accarezzato le ciocche in quel che anticipò un leggero inchino verso il nuovo arrivato.
    «Non ho potuto prendere parte alla spedizione, ma ho pregato gli dei affinché vegliassero su di voi, e al netto della vostra vittoria mi riservo il diritto di bearmi di tale udienza».
    Denrise aveva subito delle perdite, ma il fatto che tre drakkar fossero partite e avessero avuto la meglio contro un intero villaggio africano, due caravelle maltesi, e un'intera portaerei brasiliana, lasciava intendere come al semplice talento si fosse accompagnato anche il benestare degli dei.
    Invero, più che pregare, la strega si era concessa allo scoprire. Quanto accaduto nelle cave nel ventre di Denrise l'avevano lasciata interdetta e indagare fu per lei naturale come per il predone doveva essere stato lecito subentrare in una spedizione così pericolosa.
    «Vedo che anche tu, da uomo di fede, riconosci l'importanza del fato e di chi ne è principale giocatore».
    Pochi passi portarono la druida al fianco del predone e il mento, leggiadro, si piegò verso l'alto per incrociare il profilo della statua. Chi osava rivolgersi al padre degli dei lo faceva solo e soltanto perché la posta in ballo equilibrava il rischio.
    «Ho sentito molto sui rischi della vostra impresa, ma non ancora una parola dalle tue labbra. Quali pericoli hai affrontato che ti hanno portato ad appellarsi a Odino?».


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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Era vero, l'intero mar Mediterraneo si era messo contro di loro e, supportato da una portaerei Brasiliana, il Cacciatore Bianco aveva tentato di uccidere la Capitana Northgate. «Una tale impresa non sarebbe nemmeno partita senza il beneplacito degli Dèi, Marina.» Convenne con un sorriso. Era stanco, acciaccato e il riassunto che fece Marina non rese giustizia ai compagni caduti. «Eravamo tre Drakkar, come hai detto, all'inizio abbiamo fatto nostra la strategia del dividerci per coprire più punti dell'isola per non subire imboscate: io ero nel gruppo insieme al Black più anziano e ad una ragazza di nome Aloy. Ci era toccata l'isola del faro e, grazie ad Odino, mi trasformai in un suo emissario per poi lanciare una corda ai miei compagni e raggiungere l'interno del faro. Lì erano in cinque e, mentre gli altri andavano a parlamentare per ricevere quanto pattuito, noi dovemmo ingaggiare battaglia con un sacerdote molto abile nella magia astrale. Il fatto che fosse così bravo ci ha costretto a ripiegare ma, io e black non riuscimmo a farlo.» Si schiarì la voce e tenendo sempre lo sguardo su di lei si sistemò su una panca lì vicino. «Siamo stati portati al villaggio da quello stregone, Dumisama si chiamava, abbiamo lasciato il villaggio con i galeoni eppure, in acque internazionali ci hanno assaltato i brasiliani. Ne ho abbattuti alcuni e, in principio, non sono stati problematici. Il vero problema è stata la caravella del cacciatore bianco, su cui c'era Christopher e Dumisama, alcuni Brasiliani sono riusciti a restare incollati a noi peggio di uno snaso ai galeoni. Quando è morto Dumisama ha evocato una luna in miniatura che si è andata a schiantare contro le navi. Io sono stato preso in pieno, credo che Odino lassù mi abbia salvato.» Le spiegò, il Gunnarsson era un fiume in piena nel raccontarle le novità.

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    Marina Stonebrug
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    Sarebbe scontato parlare di fede nel tempio più importante di Denrise, ma quella di Siguth aveva il pregio di non essere mai banale. Anzi, risultava rinfrescante come i primi venti della Primavera o gli ultimi dell'Estate.
    «Temo che ogni persona, drakkar, o impresa, possa partire senza il benestare degli dei. Meno probabile è il loro ritorno, però, e chi riesce anche in questo spesso finisce per rimpiangere lo stesso successo».
    Proferì quelle frasi mentre il ginocchio si piegava verso il basso, in un inchino riservato a Odino, rivelando una corporatura slanciata come il filo di una spada e un sorriso di rispetto. Un gesto della mano e la bacchetta accese le candele ai piedi del padre degli dei, rivestendo la figura di un'armatura eterea formata dagli intrecci del fumo dell'incenso.
    I rituali per manifestare la propria gratitudine agli dei erano importanti, ma non abbastanza per distrarre la druida dalle parole di Gunnarson. I maghi che venivano affidati alla protezione di un luogo strategico erano generalmente più potenti della norma. Un faro, poi, per un villaggio che si affacciava sull'oceano era tanto importante quanto per un umano lo sono gli occhi, o forse la possibilità di percepire in sé.
    «Dumisama, dici».
    Aggrottò appena la fronte rivelando il peso dello sforzo che la stava coinvolgendo, come una corrente che ti guida in mare aperto, mentre esplorava gli archivi della propria memoria. Non aveva motivo di dubitare delle parole di uomo come Sigurth, ma il mondo era così vasto che riportare alla mente i nomi di tutti i sacerdoti rilevanti risultava arduo, sé non impossibile. Indubbiamente, se era lui a capo del faro, doveva essere potente quanto nonno Bjorn o poco meno.
    «Quello che hai appena citato è un incanto che pochi hanno avuto l'onore di vedere. E ancora molti meno il piacere di sopravvivergli. Ritieniti più che fortunato sé oltre a Thor hai avuto dalla tua la protezione di Odino».
    Non dubitava che l'altro credesse altrimenti, oggetto più meritevole di attenzione sarebbe stato il perché gli dei avevano deciso di salvarlo. Sigurth, il protettore di Denrise, doveva avere tanto altro da offrire.
    «I brasiliani sono come mosche che percepiscono il pericolo di una trappola di miele e veleno, senza avere la volontà sufficiente per sorvolarla».
    Aveva avuto esperienze piacevoli, in Sud America. Castelobruxo era famosa per il suo studio di piante e creature magiche, eppure la druida del crepuscolo era più prossima allo studio del clima, degli astri, e degli elementi, dunque ne aveva goduto solo parziamente.
    «La nave di Christopher... cosa aveva di pericoloso?».
    Tornò in piedi volgendo le spalle a Sigurth, alle sue spalle l'immensa statua di Odino vestita dai fumi dell'incenso. C'era interesse nel suo sguardo.
    «E credi possa essere replicato?».


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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Alle parole della Druida fecero eco quelle del Predone che andarono a confermare quelle pronunciate da lei. Quel sacerdote era stato una spina nel fianco sin dal principio, i suoi incanti astrali erano potenti e, con il senno del poi e anche grazie alle parole di Marina, Sigurth capì che il faro fosse ben protetto in quanto punto strategico. «Non lo so, Marina, non ho idea di che incantesimo fosse quello tu sai cos'era? Ha avuto la potenza di distruggere due Drakkar di Denrise. Io so solo che nonostante la nostra abilità abbiamo dovuto unire le forze di tre Predoni per abbatterlo.» La guardò e, riflettendo su quanto aveva visto, si mise a spiegare. «Era un cerchio luminoso in cielo, un fascio di luce che ascendeva verso il mare e creava una specie di barriera, si poteva entrare ma, tentando di uscire quella barriera sarebbe stata solida. Sarebbe da interpellare Morrigan che sicuramente ha capito molto di più di quello rispetto a me.» Il Predone avrebbe inclinato la testa prima da un lato e poi dall'altro, stancamente, come a sciogliere le contratture accumulate nel corso della missione. «A proposito degli Dèi, ho notato che la mia connessione con il Padre degli Dèi si è rafforzata.» La guardò, estraendo la bacchetta e invitandola a seguirlo, avrebbe cercato uno spazio aperto. Lì avrebbe eseguito un otto orizzontale e puntata la bacchetta verso il cielo sarebbe esploso enunciando la formula. «Corvus Explodit!» Una chiara variante del Farfallus Explodit che difatti evocò uno stormo di corvi neri come la pece che andarono a volare in cielo. Una volta che quella dimostrazione di potere si compì Sigurth avrebbe guardato verso Marina in cerca di risposte. «So che c'è una ragione in tutto questo, un grande schema che al momento sfugge alla mia comprensione e che forse mi è precluso. Cosa si aspettano da me gli Dèi?» Le chiese.

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    Marina Stonebrug
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    Succedeva raramente, ma il mondo pareva farle attrito quando si ritrovava costretta, per esterni motivi, ad ammettere di non sapere abbastanza. Tornò a cercare gli occhi di lui con qualche secondo di ritardo, investito in più di un pensiero o una riflessione, il mento costretto a superare la gravità in quel docile piegarsi verso il basso.
    «Dalla tua descrizione, l'incanto ricorda un Meteor Mundi, eppure la potenza e la portata del colpo lasciano pensare ad altro».
    Altro discorso valeva per l'asso nella manica di Christopher.
    La descrizione di Sigurth non sembrava poter andare a fondo, ma fu sufficiente - dannatamente sufficiente - ad accendere la curiosità della strega. Avrebbe scritto a Morrigan, come suggerito dall'altro, per scoprirne di più, anche se l'uomo in considerazione amava troppo farsi venerare condividendo, degli dei, solo lo spirito da trickster di Loki.
    «Farò le mie ricerche al riguardo, ti ringrazio, Sigurth».
    Le labbra di un incarnato al sapore e colore di pesca disegnarono un caldo sorriso nei delicati lineamenti della druida, prima che il capo si piegasse in una spezie di inchino reverenziale.
    Ogni rigida formalità si sciolse sotto il calore di ciò che avvenne dopo perché, quando il predone si rivelò disposto a congiurare un incanto di quella natura in un luogo così dedito agli dei, il primo pensiero di Marina fu di impedirglielo. Il secondo, predominante e guidato dal cuore, fu quello di trattenersi.
    Si ritrovò a sorridere come di fronte al tramonto nel vedere lo stormo di corvi convergere ai cieli con la potenza che da secoli rendeva i figli di Denrise i più temuti combattenti dei mari.
    «Sei qui per offrire un sacrificio a Odino e chiedere la mia opinione».
    La mano accarezzò l'ebano del suo catalizzatore ruotando il posto quel che bastava per tracciare una serie di glifi a mezz'aria. I simboli aritmantici, composti da numeri e figure geometriche, formarono una spirale che si dilatò verso un muro del tempio. La realtà parve subirne gli effetti poco dopo mentre il legno del luogo si apriva come un origami, in un processo tanto ipnotico quanto surrealistico o poco naturale.
    Nell'arco di pochi istanti, in quella spoglia parete del tempio, comparve un lungo corridoio illuminato da fiaccole.
    «O preferisci osare, e tentare di chiedere allo stesso padre cosa abbia in serbo per te?».
    Un primo passo venne mosso in direzione del portale, accompagnato da uno sguardo gravido di curiosità e attesa.
    Sarebbe spettato a Sigurth scegliere.


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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Il figlio di Gunnar era un uomo di mare, un combattente dedito alla guerra rispettoso delle antiche tradizioni e nulla più. Era stato scelto sia da Thor che da Odino e questo non gli fece che piacere. Non aveva idea né grandi risposte della vita e accettava il proprio fato con la consapevolezza che tutto quello era predestinato da un qualcosa di più grande di lui. Era un guerriero, un combattente feroce e possente che aveva fatto della sua arte il proprio lavoro. Chi conosceva gli Dèi nel loro intimo, a parere del Denrisiano, era Marina ed affidarsi a lei gli sembrava una cosa normale per lui. Annuì, il suo stesso pensiero riflesso nelle parole della Druida. Il Meteor Mundo era un incantesimo che conosceva anche lui, l'aveva visto evocare da Black provocando nell'oceano iceberg di puro ghiaccio eppure ciò che aveva evocato Dumisama era qualcosa di sconosciuto, un incanto che, il sacerdote di Ulwandile Isigodi si sarebbe portato nella tomba. «Ammetto che me lo ha ricordato anche a me, non era quello però, non ho mai visto una cosa del genere, né un intero astro, largo quanto tre drakkar da guerra, richiamato per schiantarsi contro di esse.» Quando le parlò riguardo l'incanto della Caravella di Christopher Sigurth sentì un nodo alla gola, aveva rifugiato la Magitecnologia come molti altri dell'isola, considerando quella branca della magia così lontana dalle tradizioni di Denrise eppure ciò che il cacciatore bianco aveva fatto era un qualcosa di esorcistico. «Figurati Marina, mi spiace non poterti essere di maggior utilità.» Alla sua richiesta di spiegazioni Sigurth provo un brivido di timore reverenziale. Il corridoio evocato da Marina gli dava una sensazione strana, quel brivido lungo la schiena provato osservando l'ignoto. Il Predone avrebbe preso per mano la giovane Druida e insieme a lei avrebbe varcato il portale evocato.

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    Marina Stonebrug
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    Il fatto che il sacerdote africano avesse deciso di sacrificare la propria vita per infliggere un colpo di grazia ai denrisiani aveva quasi del divertente. Ci si sarebbe aspettati che un mago di tale calibro potesse smaterializzarsi nel suo villaggio natale, o in qualche porto sicuro, una volta finito alle strette. Però alla ragione spesso faceva confronto il cuore, e questo dava più peso a quel piacevole orgasmo di piacere che era un gesto atto a soddisfare la propria rabbia.
    Sfortunatamente per Dumisama e fortunatamente per Marina, la morte non era che un piano dell'esistenza, e - con le opportune conoscenze divinatorie - la druida avrebbe potuto saltare da quel mondo abitato dai vivi per raggiungere il regno dei morti. Lì avrebbe potuto porre le sue domande, qualora necessario, allo stesso sacerdote.
    Eppure, per quella giornata, le sue priorità erano altre.
    «Temo che qualche divinità abbia vegliato sul sacerdote con cui avete intrapreso battaglia. Un'evocazione cosmica di tale portata non è roba destinata ai mortali, ma ciò non toglie che noi potremmo fare lo stesso».
    Secolo dopo secolo, anno dopo anno, i paesi magici che abbondavano gli antichi culti aumentavano in misura esponenziale, ma Denrise dava tanto peso al passato quanto al presente, e nel prestare questa attenzione non aveva mai dimenticato il valore degli dei, norreni o meno.
    «Seguimi».
    Sebbene Sigurth non seppe dare una risposta a parole, i suoi gesti furono l'emissario di un intento preciso. Voleva scoprire, e Marina era lì per guidarlo, proprio come la sua carica di druida pretendeva.
    «Spero tu non abbia mangiato pesante. La realtà e lo spazio sono concetti mortali, e il tempio è quanto di più vicino agli dei possa esistere».
    Varcato il portale, i due si sarebbero trovati in un lungo corridoio illuminato di fiaccole. Le ombre proiettate erano vuote, ma per il Gunnarsson sarebbe risultato impossibile ignorare quella sensazione opprimente di essere osservato.
    «Non so se hai mai avuto modo di visitare il tempio, nelle sue camere riservate ai druidi, ma non tentare di farlo da solo: più di un ladro si è avventurato in questo labirinto senza mai più fare ritorno».
    Non dubitava dell'onestà dell'altro, ma era necessario specificare quanto la magia astrale fosse pericolosa in quel luogo.
    «Qual è stata la spedizione più pericolosa a cui hai mai preso parte?».
    Lei conosceva quel tramite criptico con gli dei, ma di contro Sigurth ne doveva sapere più di mare, e sentire una storia non le sarebbe dispiaciuto.
    Perché la traversata avrebbe richiesto tempo e coraggio, ora che il pavimento sembrava incurvarsi come fosse una spirale, fino a rendere la gravità un ricordo e portare i due letteralmente a camminare su un soffitto, con i capelli attratti verso il basso, quasi fossero appesi dai piedi.
    Se Sigurth non avesse fatto dietrofront, i due sarebbero giunti a un enorme portale di sequoia lavorata, pregna di rune e simboli antichi.
    Ma non prima di dare il tempo al predone di raccontare le sue gesta.


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    Sigurth Bjornhethin Leiksun Gunnarsson
    Predone | 27 anni
    Un sospiro uscì dalle labbra del predone che, prendendo posto al fianco della Druida iniziò a percorreremo i corridoi del tempio degli Antichi. «Suonerà banale e scontato Marina, tuttavia ci credi che mi sono trovato più in difficoltà lì in quel villaggetto africano rispetto ad altri posti?» Le disse, seguendola e camminando mezzo passo dietro di lei. «Nemmeno a Niflheimr mi son trovato così vicino alla morte e sai bene quanto sia pericoloso la sotto, però…sono partito verso Ulwandile Isigodi con un'idea e alla fine quel qualcosa era distante dall'idea che mi ero fatto. Fa conto che, in quel frangente, nemmeno rischiavo la vita, certo avevo subito delle ferite ma poca roba, quell'astro invece sembrava una meteora che via via si faceva sempre più difficile da evitare, avevo tentato la Smaterializzazione sulla Mane Avtar ma non era evidentemente il volere delle Norne.» Eppure era lì, contro ogni pronostico, era riuscito a sopravvivere all'estremo gesto di un sacerdote morente. Il senso di oppressione che generavano quei corridoi era un qualcosa che Sigurth non aveva mai avuto modo di provare. Il rumore degli stivali riecheggiavano lungo le pareti del corridoio ad ogni suo passo e, quasi senza rendersene conto, il Predone si ritrovò a testa in giù con i capelli che venivano attratti verso il basso per via della forza di gravità. Quando se ne accorse, Sigurth si sarebbe fermato e, guardando verso quello che per lui era l'alto, esclamò. «Ma che ca…» Si schiarì la voce trattenendosi dal non terminare l'imprecazione, dopotutto si trovava nel tempio degli Dèi, e si ricongiunse a Marina che, questa volta si era fermata lei di fronte ad un enorme portone in legno intarsiato. «Sono pronto a conoscere il volere degli Dèi Marina.» Avrebbe detto alla Druida, con quel tono solenne che gli usciva quando era solito parlare di questioni riguardanti qualcosa di più grande di lui.

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    Marina non aveva motivi per dubitare delle parole di Sigurth perché alla sua voce faceva eco la logica. Niflheimr era un luogo infido, abitato da mostri che sapevano infestare solo gli incubi più oscuri, ma anche loro rimanevano mere bestie. Al contrario, un mago era un mago, e alle capacità distruttive poteva coniugare sia il raziocinio dello stratega che il più devastante dei peccati capitali, la furia.
    «Conoscerai mare e correnti meglio di me, Sigurth Gunnarson...».
    La druida stava guidando la marcia in quel corridoio di ombre e misteri, staccando di almeno un passo l'altro, ma per un frangente il predone né avrebbe potuto distinguere il volto accarezzato da un pallido bacio di luce. Le labbra erano curvate in un serafico sorriso.
    «...delle volte bisogna toccare il fondo per prendere lo slancio».
    Sigurth era quasi morto. Un messaggio difficile da ignorare, persino per il più testardo dei denrisiani.
    «Non avere paura, ma solo fede».
    Le magie che alteravano lo spazio e il tempo del tempio erano tante affascinanti quanto letali, ma quando Marina arrestò il passo, lo fece perché ormai giunta a destinazione.
    Le mani candide e fredde come la luna sfiorarono le maniglie mentre la lingua affilata recitava formule e preghiere, in modo da scremare qualsiasi fattura atta a tenere lontani ladri o peccatori. Dunque, un suono secco e la serratura finì per cedere, lasciando ai due libertà d'entrare.
    L'interno si presentava come una stanza circolare dalle pareti di legno intarsiate di rune e simboli atte a modulare il potere degli dei, affinché il loro messaggio potesse essere recepito privo di interferenze. Centrale, come erano gli spiriti nella loro cultura, svettava un monolite circolare di pietra, abbastanza largo per compiere qualsiasi rituale mediatico, persino il sacrificio di un essere umano.
    La strega mosse qualche passo verso una parete da cui estrasse del sale, ricavato dalle stesse acque che abbracciavano da secoli Denrise per disegnare un cerchio di dimensioni modeste accompagnato da rune protettive ripetute.
    «Chorium Runae».
    Thurisaz, la runa di Thor a cui Sigurth credeva di essere legato, per richiamare un senso di protezione. Mannaz, runa nominale di Marina, per rievocarne il significato di razionalità, in modo da prevenire che il messaggio degli spiriti potesse venire distorto da qualsiasi emozione negativa. Sowilu, runa nominale di Sigurth, per dare l'energia del sole e quindi del sacro alla stessa barriera.
    «Il piano astrale è qualcosa di cui sappiamo spaventosamente poco e se credi che sia Odino che ti stia invitando a saperne di più, oggi testeremo sia la mia che la tua fortuna, perché il Padre degli Dei risponde solo ai più grandi tra i guerrieri e druidi».
    Sia Marina che Sigurth erano destinati a tale grandezza, ma attualmente erano semplici granelli di sabbia in quell'immensa distesa desertica che era Denrise.
    «Dei pegni, per celebrarne l'essenza».
    Il primo oggetto che venne disposto all'interno del cerchio fu una coppia di piume di corvi, celebri famigli del più importante degli dei. Dunque uno zoccolo di ferro, appartenuto al destriero morto in battaglia assieme al suo padrone, per rispettare Sleipnir. Infine, un ramo di Acero, legno legato ai viaggiatori e agli ambiziosi - entrambi domini del Re degli Dei, per rappresentare Gungnir, la sua lancia sacra.
    Una candela venne fatta levitare fino al centro del cerchio e, con un colpo secco di bacchetta, la punta prese a bruciare liberando un sentore di incenso e fumo. Forse nessuno spirito avrebbe risposto all'appello, ma in quel grigio traslucido avrebbero sempre potuto vedere un messaggio
    «Spiriti che vegliate sulla nostra patria dal momento in cui la prima pietra venne posta e il primo denriano diventato tale, vi chiedo di rispondere a questo appello per fare luce su cosa attende Sigurth Gunnarson, il Sopravvissuto, e su cosa il Padre degli Dei abbia in serbo per lui».
    Si sarebbe disposta dalla parte opposta del cerchio, socchiudendo le palpebre ma non il terzo occhio, mai aperto come in quel momento.


    code ©#fishbone



    Marina, assieme a Sigurth, tenta di entrare in contatto con gli spiriti - in particolare Odino ma restiamo umili - per scoprire cosa il Fato abbia in serbo per il predone.

    Recap di stats e cose utili:
    Tecnica: 20 per preparazione e barriera
    Intuito: 32 per il contatto + Divinazione, forse
    Carisma: 30 per l'appealing

    Non so se può aiutare, però essendo al tempio cito
    CITAZIONE
    ❇ l'uso di altari o zone sacre ovvia al bisogno di una fase di preparazione, fornendo bonus;
    ❇ la percezione o la conoscenza di spiriti presenti nel luogo ovvia alla fase di contatto (es. in una chiesa posso tentare di evocare un angelo senza fase di Contatto)

    Non so se può aiutare anche questo, in caso di spiriti maschi

    CITAZIONE
    Le Mezze-Veela possiedono poteri affini a quelli delle veela purosangue, tanto che hanno un enorme ascendente sui maschi (+3 a Carisma se tentano di convincere un uomo).
     
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    Dalla candela al centro dell'altare continuano a liberarsi serpi di fumo che lambiscono il soffitto, esplodendo in nuvole al sentore d'incenso.
    In un primo momento non succede nulla e vi sentite quasi in diritto di dubitare che qualcosa sia andato storto. Del resto, Odino, il padre degli dei, accetta di varcare la soglia del Piano Terreno soltanto quando sono i druidi più abili a richiamarlo, e non senza richiedere in cambio un grosso sacrificio.
    Ma voi non state cercando di catturare le attenzioni di Odino, perché tu, Sigurth, puoi essere certo che l'occhio del Padre vegli già su di te.
    È stato lui, a salvarti da Dumisama.
    È stato lui, a insegnarti il Corvus Explodit.
    E ora sei certo che sia lui a guidarti, perché senti il braccio destro fremere come se fosse avvolto da catene di fuoco che ne guidano il movimento. Impotente, vedi la tua mano tracciare un 8 in direzione di Marina mentre la punta del catalizzatore freme di una luce divina.
    In un istante, la magia scivola dal tuo corpo alla bacchetta, dalla bacchetta agli esterni, raggrumandosi in una pioggia di energia che assume le fattezze di uno stormo di corvi lucenti.
    Vedete gli uccelli volare fino a condensarsi in un vortice di piume, artigli, becchi, e determinazione, il cui fulcro è al centro dell'altare. Un fulcro che aumenta di dimensione mentre altri corvi lo raggiungono fino a diventare un cumulo di piume che, lentamente, perde la luce a favore di un corvino più oscuro, rivelando ora - al posto dei volatili - due paia di ali.
    Ali che si aprono, come le fronde di un albero scosse dal vento, rivelando una figura umanoide che si erge in tutta la sua altezza, di almeno due metri, avvolta dalla testa ai piedi di un'armatura intarsiata di rune e graffi.
    «Predone, druida» La sua voce è maestosa come un cielo in tempesta e riecheggia contro le pareti quasi fosse un intero esercito a parlarvi. «Vengo a mediare tra voi e gli dei» La mano destra stringe con forza l'elsa di una spada bastarda mentre il volto ruota, lento, verso di te, Sigurth.
    «Figlio di Gunnar, nello scontro in cui sei stato coinvolto gli Dei hanno deciso di risparmiarti perché riconoscono il tuo valore, ma anche la dedizione per la tua patria. Porti un nome consacrato alla figura del Guardiano e mai, più di oggi, la tua terra ha bisogno di essere difesa» L'essere divino china le spalle nella tua direzione mentre le ali si aprono verso il soffitto, furenti come le vele di una drakkar in tempesta «Anni or sono, i popoli del mare hanno raggiunto la grandezza grazie anche all'aiuto di Sette Potenti Armi. Ricercale, nei tuoi viaggi e nelle tue ambizioni, perché l'ombra di una guerra sanguinaria ha raggiunto la tua patria. Di’ al tuo Re che se intende rivendicare gli antichi fasti di questa isola a noi consacrata, dovrà rivendicare anche gli antichi poteri e imbracciare il suo sacro tridente al suo massimo potere. In caso contrario, questa guerra lo renderà capo di un misero villaggio che per altri 100 anni sarà schiacciato dal popolo che da anni aspira a dominarvi».


    Note Off
    Ciao ragazz*, è il vostro amichevole snaso di quartiere

    Recap
    * data la skill in divinazione, il fatto che vi siate aiutati con un tempio consacrato alle divinità norrene, e il ricollegamento a uno spunto post quest, per questo turno non ho lanciato dadi. Di contro, Odino non si scomoda per tutti e vi appare, dunque, una sua messaggera.
    * riconoscete immediatamente, in quanto Denrisiani, che siete di fronte a una Valchiria. Potete cercare di convincerla a rispondere ad altre vostre domande, ma nel caso eseguirò un lancio su Carisma.

    Come dice un saggio, divertitevi e divertitemi

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    Il Predone si era lasciato guidare dalla Druida in quel viaggio trascendentale all'interno del tempio e lì, in quella sala così simile a quella del Valhalla, Sigurth osservò i preparativi che la donna fece cercando di tenerli a mente. Non sapeva se, in futuro, avrebbe dovuto appellarsi nuovamente agli dèi Asgardiani e il figlio di Gunnar Ragnarsson avrebbe guardato Marina preparare un cerchio di sale e, successivamente, evocare un incanto di Marchiatura Runica, aveva usato una triquetra di rune, che tenne a mente cercando di assorbire quanto più possibile. Thurisaz, Mannaz e Sowilu furono le rune scelte per l'incanto e, Sigurth, si ripromise di chiederle il significato più tardi. Dei pegni, come gli disse Marina, vennero posti in una coppa e Sigurth non ci mise molto a capire cosa fossero. Era molto fedele al Pantheon nordico e le piume del corvo erano il simbolo di Muninn e Huginn mentre il ferro di cavallo rappresentava il destriero di Odino Sleipnir, l'acero invece, se non ricordava male dai suoi studi era un legno da bacchetta che si legava bene agli esploratori e agli ambiziosi, cosa che sicuramente lui era ma che si poteva certamente dire anche del Padre degli Dèi. Il braccio destro di Sigurth si mosse da solo tracciando un otto orizzontale che, non verbalmente, invocò il suo Corvus Explodit. I corvi neri come la pece uscirono dalla sua bacchetta e, concentrandosi in un unico punto, questi iniziarono a fondersi in un tutt'uno. Al posto degli uccelli sacri ad Odino apparve una donna, alta tanto quanto lui se non di più coperta da un'armatura intarsiata di rune e graffi. Una valchiria, una vergine della battaglia emissaria di Odino e colei che raccoglieva le anime i caduti per portarle al Valhalla, si trovava di fronte a loro. A quell'apparizione divina Sigurth si fece attento e, inclinando il capo verso Marina, la guardò per un attimo in attesa che l'essere divino palesasse il suo auspicio ascoltandola attentamente. Giorni bui si preparavano a calare sul popolo di Denrise se i suoi figli, o per meglio dire lui, non avrebbe trovato delle armi leggendarie e detto al suo omonimo di brandire il proprio tridente. «È ciò che farò Emissaria del Padre degli Dèi. Io, Sigurth figlio di Gunnar Ragnarsson e di Sheyla Hillard, inizierò questa ricerca per la gloria di Denrise e del suo popolo. Tuttavia, con tutta umiltà, da dove dovrei iniziare a cercare queste armi, c'è un modo per riconoscerle?» Chiese, rispettoso e onorato di tanta considerazione da parte dell'Hávi, cercando con lo sguardo aiuto da parte della Druida al suo fianco.

    by RevelioGDR
     
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    Marina Stonebrug
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    Tra le molteplici differenze che separavano il mago dal babbano vi era l'approccio alle singole esperienze offerte dalla vita. Mentre il secondo affrontava con semplicità il tema del divino rifiutandosi di credere, il primo aveva il problema opposto, faticando - per non dire scoprendosi addirittura impossibilitato - a dimenticare del peso degli dei nella loro vita.
    A un primo sussulto strozzato afferrando la bacchetta, in risposta a quella del predone che si era sollevata nella sua direzione, seguì un sospiro di eccitazione nel vedere lo stormo di corvi.
    Lo sguardo curioso ne seguì il volo e i cerchi concentrici, ricercando in quel caos ordine e visione, che ben presto raggiunsero i due denrisiani sotto forma di una valchiria alata.
    Mentre il costrutto prendeva forma, Marina non mancò di aggirare l'altare per affiancarsi al Gunnarson, ben più alto di lei. C'era sì uno stacco d'altezza, ma ciò non le impedì di richiamarne l'attenzione dando un leggero colpo di gomito contro il fianco dell'altro per invitarlo a emularne i movimenti.
    «Valchiria, ringrazio lei e gli dei per averci degnato delle vostre attenzioni».
    Il capo si sarebbe chinato verso il basso e il movimento sarebbe stato ancora più accentuato dal ginocchio lasciato libero di lievitare verso il pavimento in legno, in quello che a tutti gli effetti era un inchino a testimoniare rispetto e reverenza che, nel migliore dei casi, il predone avrebbe imitato.
    Le parole che l'emissaria del Padre si concesse di rivelare illuminarono lo spirito della druida e con questa il suo cuore. Le armi erano risorse e il potere era potere. Un oggetto che potesse coniugare con tale fasto entrambi questi domini aveva dell'invidiabile, e se c'era una cosa che Marina aveva imparato a domare, o così raccontava a sé stessa, erano i propri peccati.
    «Ringrazio lei per il messaggio e tutti voi per la pietà con cui avete deciso di concedermelo. Faremo il possibile, Valchiria, per mostrare al Mediterraneo quanto i vostri favori siano misericordiosi. Posso ritenermi soddisfatta, salvo che vogliate soffiare altro vento nelle nostre vele, indicandoci anche in che direzione cercare o chi interpellare».
    Avrebbe saputo far parlare qualsiasi uomo o donna, più problematico sarebbe stato riuscirci con gli dei.


    code ©#fishbone

     
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    Sentite il giudizio della valchiria pesare su di voi mentre le vostre preghiere riecheggiano nella stanza. Lo spirito eroico soppesa ogni parola o pausa quasi stesse passando della sabbia al setaccio.
    Sigurth, qualcosa nel tuo approccio sembra infastidire la valchiria che di rimando spalanca le ali, quasi fosse una Venere carnivora e tu una mosca caduta nella sua trappola. Vedi la mano serrarsi attorno all'elsa della spada che sprigiona serpi di magia verso il soffitto.
    Marina, qualcosa nel tuo modo di porti pare sortire l'effetto sperato, invece. Noti come la valchiria paia essersi liberata di un mantello pesante mentre la tensione ne abbandona i lembi e così le labbra, pronte a graziarvi con l'ennesima risposta mediata tra voi e gli dei.
    «Le sette armi sono state perdute tra i sette mari. Per questo motivo Odino ha salvato te, un predone che conosce le correnti meglio di come conosca sé stesso. Quando doserai allo stesso modo il coraggio impiegato nell'affrontare l'oceano con quello investito nel superare i tuoi limiti, potrai finalmente ascendere al ruolo che il Fato ha sempre avuto in serbo per te».
    Le parole, questa volta, sono rivolte a te, Sigurd, ma sei tu, Marina, a sentire come qualcosa stia per cedere nella valchiria. La presenza di uno spirito nel piano materiale è direttamente proporzionata alle doti del suo evocatore e tu hai ancora molto da imparare.
    «Di una tra le armi il vostro capovillaggio ha già ricevuto un invito tramite i prescelti delle pietre, ma oltre a questo non aggiungerò altro, perché dovranno essere le vostre stesse gesta a testimoniare la vostra fede».
    E la fede non sarebbe tale se fosse accompagnata da certezze.
    «Quando sarà il momento, fatevi trovare pronti».
    La voce riecheggia nella stanza come se a pronunciare quelle parole fosse un intero esercito di Valchirie e non il singolo spirito di fronte a voi. Spirito che ancora una volta porta le mani attorno all'elsa della spada per poi affondarla nell'altare.
    Vedete la pietra creparsi come se fosse una tenda tranciata da una lama e, riprendendo la stessa immagine, proprio dalla crepa paiono sollevarsi lame di fulgido fuoco incantato che impattano con forza contro la valchiria, rivestendola di fiamme.
    Fiamme così intense dal portarvi a sudare e tanto luminose da spingervi a socchiudere le palpebre.
    Nell'arco di un istante della valchiria rimane solo cenere.
    O quasi.
    Un curioso ronzio vi potrebbe spingere a cercare in ciò nel mucchio e, qualora lo farete, troverete al suo interno un oggetto singolare in bronzo.
    Una bussola, il cui ago - in continuo movimento - ricorda una lancia.
    Non si è ancora stabilizzata verso una direzione precisa, ma in cuor vostro sapete già su quale rotta potrà portarvi.

    Note Off
    Ciao ragazz*, è il vostro amichevole snaso di quartiere

    Recap
    * la Valchiria vi dà preziosi informazioni e vi chiedo di specificarmi [in uno spoiler del vostro prossimo post o in privato] sé le condividerete con png rilevanti, come Sigurd o gli Anziani del villaggio.
    Per quanto concerne personaggi giocanti siete ovviamente liberi di condividere le informazioni con chi preferite, ma ricordatevi che queste sono una risorsa: venderle potrebbe tornarvi utile quanto deleterio.
    Marina, dato il check su Carisma particolarmente alto, la Valchiria vi fornisce anche una bussola che non indica alcuna direzione precisa. Per il momento. Scegliete saggiamente cosa farne.
    Dunque la Valchiria scompare, quindi sentitevi pure liberi di continuare senza di me :v

    Dadi
    Check su Carisma
    Sigurd: 2 + 5 = 7
    Marina: 17 + 7 = 24


    Come dice un saggio, divertitevi e divertitemi

    RevelioGDR
     
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17 replies since 10/5/2022, 10:39   284 views
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