Il fatto francese

Charity e Vath

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    Chas finì di sistemarsi il rossetto nello specchio, assicurandosi di non averlo accidentalmente fatto finire dove non doveva finire.
    Il giornale le aveva commissionato un articolo relativo ai recenti sviluppi delle relazioni diplomatiche tra il Ministero della magia britannico e quello francese. I due ministeri avevano infatti firmato dei nuovi accordi bilaterali relativi a sicurezza e cooperazione internazionale.
    Chas aveva colto al volo l’occasione per scrivere un articolo relativo finalmente al suo campo, anche se era ben consapevole che difficilmente si sarebbe trattato del più entusiasmante mai pubblicato.
    I nuovi accordi in sé non sembravano essere portatori di enormi modifiche, più un ribadire l’amicizia e la cooperazione preesistenti. Ma la gazzetta voleva un articolo e Charity Caporal gliene avrebbe fornito uno cascasse il mondo!
    Si diede un’ultima controllata ai capelli, che sembravano essere a posto una volta tanto, prima di andare ad infilarsi le scarpe, un paio di mocassini bassi e scuri dalla punta stretta. Wolfy, la sua gatta, ne aveva usato uno come tiragraffi ma la pelle di drago nera nascondeva perfettamente il piccolo danno.
    Il suo supervisore si era anche raccomandato di vestirsi bene poiché l’impiegato ministeriale che avrebbe consultato per l’articolo era apparentemente un tipo alquanto precisino e sempre benvestito.
    Chas aveva obbedito e ora indossava un completo casacca-pantaloni beige, aveva anche perso quasi venti minuti solo a stirare i pantaloni seguendo la piega centrale che li caratterizzava. Una vera tortura.
    La cosa sgradevole dell’occuparsi di quel tipo di notizie era doversi vestire bene. Non era neanche davvero quello, era la cura che certi vestiti richiedevano. Quello e il loro costo, anche comprando da brand più a buon mercato completi come quello erano un bel danno al suo traballante budget di vita.
    Controllò per l’ennesima volta di aver preso tutto, dal suo cellulare alla macchina fotografica incantata, prima di lanciare un bacio alla sua micetta e prendere la via della porta.
    Il suo minuscolo monolocale non disponeva di camino, ma il palazzo ne aveva uno al piano terra che era a disposizione degli affittuari quindi Chas scese le cinque rampe di scale velocemente, dirigendosi verso di esso.

    La metropolvere la condusse dritta al ministero, dove regnava il solito caos controllato, tra decine di persone che si muovevano per raggiungere questo o quel luogo.
    L’atrio era un caotico miscuglio di divise auror, vesti da mago, babbane e creature magiche che apparivano e sparivano nei camini e tramite l’ingresso fisico nel mondo babbano.
    Chas si unì alla massa, dirigendosi ai controlli di sicurezza. Non era la prima volta che visitava il ministero quindi conosceva la procedura: consegnò prontamente il proprio documento, il tesserino da giornalista e infine la propria bacchetta.
    Biancospino e piuma di fenice, una combinazione non propriamente comune, soprattutto in relazione al complicato design floreale che la ornava. Era il genere di bacchetta che ti saresti aspettato di trovare in mano ad una ricca signorina purosangue e non alla natababbana e scapestrata Charity, ma così aveva scelto la bacchetta. Charity dal canto suo la trovava carina anche se un po’ appariscente.
    Terminata la schedatura le fu restituita e poté proseguire. L’ufficio che doveva raggiungere era quello per la cooperazione internazionale e si trovava al quinto piano, a tre piani di distanza.
    Era circa una decina di minuti in anticipo per il suo appuntamento quindi poteva fare con calma.
    Il quinto piano era dedicato al mondo delle relazioni internazionali quindi Chas non fu totalmente sorpresa di udire una cacofonia di varie lingue una volta che l’ebbe raggiunto.
    Un receptionist moro e dall’aria gentile la indirizzò lungo un corridoio sulla destra, lì avrebbe dovuto trovare una seconda reception, quella dell’Ufficio per la Cooperazione Internazionale Magica.
    Una volta giunta lì Chas fu invitata ad attendere per qualche minuto prima di essere indirizzata finalmente alla porta giusta.
    Bussò, pronta ad identificarsi qualora l’altra persona avesse chiesto chi era prima di aprirle la porta.


    Edited by Fennekin - 19/4/2022, 23:13
     
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    Il Funzionario Scelto per l'ufficio Cooperazione Magica Internazionale quel giorno aveva un appuntamento con una giornalista della Gazzetta del Profeta. In quanto membro del quinto livello e, persona informata sull'argomento cardine dell'intervista, Brian Sunday aveva optato per lui per essere il volto del Ministero della Magia. Il Ministeriale non poté ché sentirsi onorato di quella prospettiva, solo pochi giorni prima gli aveva comunicato la decisione di sfruttare la sua recente popolarità per alcuni spot del Ministero della Magia di pochi secondi l'uno. Quella mattina era stato stato tutto il tempo seduto alla propria scrivania; stava completando alcuni documenti che il proprio superiore, nonché Direttore dell'ufficio per il quale lavorava, aveva chiesto in merito ad una trattativa per uova di Quimped illegale che il Quartier Generale degli Auror aveva sventato. Vath Remar, per l'occasione, indossava un completo elegante in velluto di color blu notte, una cravatta dello stesso colore e tessuto su una camicia perfettamente stirata in seta bianca. Una cintura in pelle nera, un orologio da polso e un paio di gemelli d'oro a forma di sterlina, al proprio mignolo sinistro Vath indossava un anello d'argento con il monogramma delle lettere V. R. I capelli erano perfettamente curati e, non appena Lizzie entrò al lavoro le disse. «Lizzie, buongiorno, mi ha informato Sunday che oggi arriverà una giornalista del profeta, falla attendere giusto un paio di minuti e poi falla entrare.» La giovane segretaria, stretta in un tailleur nero elegante, non appena la giornalista bussò si alzò dalla propria scrivania e fece accomodare nell'anticamera dell'ufficio la ragazza mentre tramite interfono avvertiva il ministeriale della sua visitatrice. «Prego, il signor Remar è pronto a riceverla.» Le disse, poco dopo, rivolgendole un sorriso e facendole cenno verso la porta in rovere dalle tonalità scure su cui si trovava una targhetta dorata con inciso sopra il messaggio "Vath Remar Funzionario Scelto per l'ufficio Cooperazione Magica Internazionale".

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    La porta la condusse in una seconda anticamera, qui sedeva quella che aveva tutta l’aria di essere una segretaria.
    Indossava un tailleur e una pettinatura vagamente vintage, una cosa non esageratamente rara tra i maghi che talvolta finivano con l’indossare abiti e trend vecchi già di qualche anno nel mondo babbano.
    Buongiorno, sono Charity Caporal, sono qui per conto del Profeta.” Si presentò con un sorriso alla donna, che nel frattempo si era alzata abbandonando il suo posto dietro la scrivania.
    Fu fatta accomodare nuovamente ma non se la prese, i tempi al ministero potevano essere maledettamente lunghi, ma almeno non correva altro rischio che quello di annoiarsi a morte.
    Quando la mandavano a fare la reporter era molto più pericoloso, anche se a onor del vero era spesso colpa della sua stessa mancanza di buonsenso se finiva nei guai. Come quella volta in cui aveva deciso di salire su un albero per scattare delle foto a aveva rischiato di cadere.
    Si era sentita particolarmente stupida dopo quel fatto, non per le sue scarse capacità come scoiattolo, ma per essersi scordata di poter volare con una scopa. Errore da novellina.
    Aveva iniziato a perdersi nei suoi stessi pensieri, una cosa che le succedeva sorprendentemente spesso, quando la segretaria richiamò la sua attenzione per comunicarle che poteva entrare.
    Si alzò e si spolverò della polvere inesistente dai pantaloni, lisciandoli allo stesso tempo, il suo supervisore aveva insistito sul look e Chas non intendeva farsi richiamare per una cosa simile.
    Si mosse verso la porta, la scuola dei mocassini che risuonava contro il pavimento di pietra.
    Sul pesante pannello in quello che sembrava rovere, o comunque un altro legno scuro, Chas non era esattamente un’esperta di legni e sfumature colore, campeggiava una targa dorata con su iscritto il nome del proprietario dell’ufficio, Vath Remar, seguito da un titolo che Chas non si prese davvero la briga di leggere fino in fondo.
    Bussò con decisione ma senza aggressività, per poi entrare se e quando il permesso le fosse stato concesso.
     
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    Ad aprirle si presentò Vath che, sorridente, sostava a pochi passi dall'ingresso con il suo bastone da passeggio in ebano, dal manico in argento a forma di serpente con le zanne snudate e due occhi di smeraldo. «Miss. Caporal buongiorno e benvenuta al Ministero della Magia Britannico. Sono Vath Remar.» Se la ragazza gli avesse offerto la mano Vath l'avrebbe afferrata con delicatezza e, posto il braccio libero dietro la schiena, si sarebbe chinato con il busto per un elegante e raffinato baciamano senza che le sue labbra sfiorassero la pelle della mano della ragazza. Se Charity Caporal si fosse guardata intorno l'ufficio di Vath Remar si presentava in un elegante raffinatezza. Era sempre stato convinto che il miglior modo per impressionare ospiti e dignitari stranieri sull'opulenza e la magnificenza dell'Inghilterra fosse presentandosi in maniera impeccabile, se stesso in primo luogo e l'ufficio in secondo. Pavimento, pareti e parte del soffitto erano fatti di parquet, il rovere con il suo colore caldo rendeva l'ambiente accogliente. Appena entrato ci si trovava di fronte la scrivania, posizionata su un tappeto che Vath stesso aveva preso durante i propri viaggi. La scrivania, anch'essa di rovere era massiccia e compatta, su cui erano posati ordinatamente i documenti. Di fronte alla scrivania stavano due sedie di legno, con seduta e schienale imbottito, mentre dietro di essa, una poltrona in pelle nera. Due librerie a muro riempivano lo spazio negli angoli, creando così un ovale, in mezzo ad esse si trovava un camino di marmo bianco su cui in bella vista campeggiavano più di una cornice dove era ritratto su un paio di articoli di giornale Vath. Su un monitor, in videotape, veniva riprodotta in loop la puntata di "Blind Valentine" a cui aveva preso parte. Alla sinistra della scrivania una finestra magica dava su un giardino che in fondo non era altro che il giardino di casa propria, un modo per potersi sentire a casa anche durante le ore di lavoro. A destra, separato dal resto dell'ufficio da un muretto, su cui poggia un vaso Ming, con due colonne a sostenere l'arco si trovava quanto necessario per poter offrire qualcosa ai propri ospiti, oltre a quello, un grammofono a tromba che dolcemente spargeva per tutto l'ufficio un brano del Maestro, Herr Mozart, e un mobiletto con vari dischi di musica classica. Le avrebbe fatto cenno con la mano di entrare e, indicandole una delle due sedie, di accomodarsi.

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    Charity sorrise quando le fu aperta la porta, l’uomo che le aprì era ovviamente il succitato signor Remar che la accolse con un sorriso.
    Chas tuttavia non poté fare a meno di notare il bastone, ne rimase sorpresa, non aveva idea che il suo interlocutore avesse problemi a camminare!
    Anche se a ben guardare il bastone sembrava un po’ troppo… rumoroso? Per un bastone da passeggio pratico. Forse persino kitsch. Ma non la sorprendeva, talvolta i maghi, soprattutto se venivano da famiglie con una storia lunga, quando non direttamente purosangue, tendevano ad essere eccentrici.
    Forse il bastone neanche gli serviva, in effetti non sembrava appoggiarvisi davvero.
    Non doveva divagare, si impose, prima di allungare la mano all’uomo per stringere la sua.
    Piacere di conoscerla.” Rispose, la voce che moriva impercettibilmente sull’ultima vocale mentre l’altro uomo si chinava per farle il baciamano, gli occhi che involontariamente si spalancavano.
    Si sforzò di tornare ad un’espressione neutrale prima che Vath si ritirasse in piedi, cercando di non mostrare eccessivamente la sua sorpresa.
    Okay, si disse, quello era un po’ stranino.
    A questo punto però era moderatamente sicura che il signor Remar fosse un purosangue, solitamente quel genere di manierismi apparteneva a quella categoria.
    L’ufficio in cui fu introdotta si abbinava alla perfezione al suo proprietario: elegante fin quasi a risultare eccessivo, dotato di una classe vintage e classica insieme.
    Quasi ogni superfice era coperta di pannelli di legno caldo, lo stesso materiale che si ritrovava nel pesante mobilio, cosa che Chas normalmente avrebbe trovato soffocante, ma che poteva ammettere riusciva a creare l’ambiente naturale in cui persone come Vath Remar si muovevano.
    Dal canto suo Chas, che decisamente non era una di quelle persone, sperava solo di non graffiare il pavimento o di inciampare sul tappeto. Aveva il forte sospetto che ogni mobile o complemento d’arredo in quella stanza fosse più costoso del suo intero stipendio.
    Ha uno splendido ufficio, signor Remar” si complimentò, aveva l’impressione che l’uomo avrebbe apprezzato un complimento. In ogni caso la sua reazione sarebbe stata utile per aiutarla ad impostare al meglio le domande successive.
    Compito di un giornalista era ottenere il massimo dalle fonti, e cercare di metterle a loro agio prima di iniziare era solitamente un buon inizio.
    Quantomeno questa era l’idea di Chas, idea che rischiò di andare miseramente in cenere quando notò lo schermo che riproduceva un dating show. E non solo un dating show, ma uno in cui Remar era tra i concorrenti.
    La sua palpebra sinistra tremò per un momento, le labbra che si assottigliavano appena, una risatina che le premeva sui denti e che lei combatteva con tutte le sue forze.
    Ci voleva una bella dose di egocentrismo per mettere nel proprio ufficio una cosa del genere, neanche fosse stata una laurea o qualcosa del genere.
    Nascose la sua reazione con un falso colpetto di tosse, la mano che le nascondeva parte del viso, i lunghi capelli ondulati e sciolti che le fornivano un po’ di copertura.
    Prese poi posto su una delle sedie, la sua compostezza ormai recuperata. Posò la borsa sulla sedia rimasta libera di fianco alla propria.
    Se lo desidera possiamo iniziare immediatamente.” Propose, aspettando di vedere se l’uomo avrebbe accettato.


    Edited by Fennekin - 22/4/2022, 15:37
     
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    Vath fece entrare la ragazza e, una volta rivoltole quel baciamano, chiuse la porta per poi indicarle la sedia, accompagnandola verso di esso. «Un ufficio come altri di questo livello, purtroppo viaggiando non ho modo di goderne appieno.» Il ministeriale non poté fare a meno di notare come quella ragazza stesse sorridendo osservando il monitor che trasmetteva il Blind Valentine. Un sorriso che si tramutò in un finto colpo di tosse quando la telecamera lo inquadrò. Si schiarì la gola, richiamando l'attenzione della reporter su di sé e le chiese con cortesia. «Non approva far sfoggio di una cosa tanto...frivola? Io credo che ogni esperienza, per quanto di poco conto, possa formare e portare a qualcosa di inaspettato.» Non c'erano note di rimprovero nella voce di Vath, solo sincera curiosità per l'opinione che Charity sarebbe andata comunque ad esprimere. Un lieve cenno della mano venne rivolto verso lo schermo e il caldo timbro baritonale di Vath proseguì con il suo pensiero. «Prenda ad esempio quella puntata di Blind Valentine: mi ha portato a divenire il volto del Ministero della Magia in qualche spot progresso e, di conseguenza, la fama accresciuta mi consente di poter portare avanti valori che non raggiungerebbero le grandi masse.» Una che la ragazza si sedette, Vath fece un leggero cenno con la mano verso la borsetta posata sull'altra sedia. Sicuramente la giornalista si aspettava che prendesse posto alla propria scrivania, tuttavia Vath voleva mantenere un tono colloquiale. «Posso?» Chiese rivolto a Charity, se lei avesse spostato la borsa si sarebbe seduto al suo fianco mentre, con garbo, gli avrebbe rivolto una nuova domanda. «Posso offrirle qualcosa? The, caffè?» Annuì, dandole conferma di essere pronto per l'intervista.

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