It’ll be okay

Spunto quest Pro Patria Mori

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    San Mungo
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    Quanto accaduto in Galles ha avuto una serie di ripercussioni sulla comunità magica internazionale, nazionale ma soprattutto personale. In primis l’essere stata ad un pelo dalla morte, con il grande rischio di non fare più ritorno dai suoi due figli; poi il dover avere a che fare con un simbolo sul suo corpo che per fortuna si era resa conto di possedere solo dopo che la divinità si era data alla fuga a seguito del patto stipulato con l’ambasciatore. Sul collo destro, seppur quasi sbiadita, vi era Eiwaz. La sua mente ebbe uno shock like feel Bagdad, riportando a galla i ricordi sepolti, a quanto pare non così tanto in profondità, legati al suo quinto anno ad Hogwarts. Non era l’unica ad avere incisa sulla sua pelle, tramite un rituale per liberarla dalla possessione di un fantasma, quel simbolo antico -Lance era arrivato persino a tatuarsela in una sorta di espiazione di colpa nei confronti del cugino. Era rimasta in uno stato catatonico per diversi minuti, risvegliandosi dallo stato in cui era solo quando varcò la soglia di casa e le braccine di Logan le cinsero le gambe. Si era chinata per essere alla sua altezza quel tanto che bastava per prenderlo in braccio e stringerlo al petto, affondando il naso in quei particolarissimi ricci afro color caramello. Quanto a Brianna dormiva indisturbata nella culla che ancora era nella sua camera da letto. Finì col prendere anche lei, per portarla con lei insieme al fratello e piangere silenziosamente, cullata dai loro respiri. Era satura di quanto accaduto negli ultimi sei mesi, da quando la sua storia con Freeman era naufragata, lasciandolo lì in ginocchio del suo studio con l’anello di fidanzamento ancora nel suo astuccio; era stanca di essere sola contro tutti e tutto; si sentiva sola dopo tutti i lutti e gli abbandoni che aveva dovuto subire. E, i suoi, in una chiamata sentendola provata si erano offerti di tenere con loro Logan e Brianna per qualche giorno, permettendole di recuperare lucidità e respiro, trasferendosi di fatto nell’appartamento che aveva preso in affitto pochi giorni prima di Natale.
    Così, quando giunse una busta con all’interno un buono illimitato per una settimana da trascorrere negli States, la Aileanach si diresse al Ministero della Magia, fino al piano destinato agli auror. Cercò di superare velocemente la porta di quello che un tempo era stato l’ufficio di Charles, sebbene lo sguardo registrò un nuovo cognome su di esso, poco familiare. Un altro tassello che le confermava l’abbandono di Londra da parte dell’uomo. La sua camminata fluida continuò, il suo aspetto originale stretto in un paio di blue jeans ed una camicia bianca dalle maniche arrotolate, raggiungendo una nuova porta ed una targhetta affollata da diversi cognomi. Richmond, R.; Eastwood, M.; Firestark, W.; ed infine Thunderbolt, K. Sperava davvero che ci fosse solo lui in quel cubicolo, non tanto per lei quanto più per evitargli eventuali figuracce. Bussò un paio di volte, consecutivamente, abbassando la maniglia prima ancora di udirne il lasciapassare. «Hai ricevuto anche tu questa…» sventolava l’incartamento incriminato, avvicinandosi alla scrivania dell’uomo dopo averlo individuato. Secondo voi la strega avrebbe mai potuto notare la presenza di una libreria mastodontica sulla terza che aveva risucchiato in un buco nero le postazioni degli altri nomi sulla targhetta? O forse apprezzare il sistema solare che decorava il soffitto o ancora l’enorme vetrata con un altro panorama? Ma vi pare? Era troppo presa dai suoi sproloqui. «Questa… questa… non ti sembra anche a te una sorta di estorsione?» In realtà nella lettera di accompagnamento Jayce Jordan voleva solo ringraziare chi aveva cercato di proteggere lui ed i civili, anche quelli che erano morti e i resuscitati dal polline, per i loro servigi. «Cioè, secondo lui dovrei prendere tutto e boom, andarmene una settimana a Miami beach, New York o a Beverly Hills?» Non era un caso che avesse nominato con un certo disgusto tre posti che non l’alleata vano affatto, persino la Grande Mela meta di fin troppi turisti per i suoi gusti. Si sedette sul bordo della scrivania, alla sinistra di lui, visto che al momento riteneva superfluo l’utilizzo di una poltrona messa proprio per far accomodare gli eventuali interlocutori dell’auror. «Cioè, te che vorresti fare?»
    Eilidh Mae
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    metamorphomagus
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    Edited by Eilidh Mae Aileanach Rheon - 29/5/2022, 18:20
     
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    Krasus Thunderbolt
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    Dopo gli eventi del Galles, Krasus era stato catapultato nel suo inferno personale. Un occhio, quello che da sempre era stato blu, ora era di un giallo malato, mentre in alcune parti del suo corpo la pelle aveva formato delle squame, fortunatamente color carne e quindi praticamente invisibili. Gli avevano detto che la maledizione gli sarebbe durata tre mesi. Sbuffò. Certo, era comodo il fatto che ora aveva una pelle dura come la pietra, si sentiva come se avesse fatto un bagno nello Stige. Ma il disagio che il tutto gli causava tendeva a vincere pesantemente contro i vantaggi, a dire il vero piuttosto esigui.

    Vabbè, a quello ci avrebbe poi pensato, bene o male fino ad Agosto non aveva incontri di lavoro importanti, e i suoi colleghi avevano visto ben di peggio. Sospirò, appoggiando il mento tra le dita incrociate delle sue mani, i gomiti appoggiati alla scrivania. Udì bussare. Ebbe appena il tempo di aprire la bocca e dire

    Avan...

    che un uragano in forma di giovane donna si precipitò dentro. Ascoltò sorridendo quello che stava dicendo; all'udire New York fece una smorfia e un brivido gli salì lungo la schiena: brutti ricordi. La guardò sorpreso quando si sedette sulla scrivania, proprio sopra al suo blocco per gli appunti. Guardò quest'ultimo per un attimo, con compassione divertita, quindi osservò quel raggio di Sole.

    Ciao Eil

    Avrebbe detto, quando avrebbe finito prima di puntare la bacchetta contro una cometa che svolazzava pigra nella stanza. In una scia di diamanti scintillanti essa raggiunse l'auror, portando con sè una busta identica a quella che la donna teneva in mano.

    Estorsione? Nah, Jayce Jordan non vuole nulla da noi, se non qualche buona parola - che non avrà, perlomeno da parte mia - questo è semplicemente il tipico modo capitalistico americano di ringraziare le persone

    Scosse la testa. Si sfiorò l'occhio alterato con l'indice destro.

    Il Ministero mi ha garantito una settimana di riposo, un corpo a corpo con una divinità li ha impressionati, anche se mi ha praticamente colpito una volta e basta

    Ridacchiò

    Però da solo mi limiterei a starmene a casa o in garage, immagino

    Si portò la mano al mento, mentre osservava Eilidh con aria pensosa.

    La prossima settimana che fate?

    Chiese, riferendosi evidentemente a lei e ai piccoli.

    Sai, qualche giorno fa mio zio mi ha mandato una cartolina dalle Hawaii...

    Restò così, in attesa della sua reazione, con un sorriso come zucchero a velo, dolce e leggero.
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    E alla fine l’uragano si era abbattuto. A farne spese senza dubbio il blocco di appunti dell’auror che venne buona parte nascosto dal suo fondoschiena, mentre la medimaga si limitava a sventolare la mano in uno sciò, sciò, come se i saluti fossero sopravvalutati. «Sì, sì, ciao», fu l’intermezzo tra uno sproloquio e l’altro, ondeggiando pericolosamente la busta. Busta che incontrò la gemella da una stella richiamata da Thunderbolt. Magari poteva insegnargli qualche trucchetto. Dopotutto trovava ridicolmente assurdo che una come lei non avesse una skill nella manipolazione degli elementi o l’influenza astrale, ma questo è un altro discorso. Al momento stavano giudicando le azioni e reazioni di Jordan Jr. «E ti sembra normale?» Scosse il capo frenetica, sbattendo il palmo della mano sull’incartamento che ora era adagiato davanti all’autorevole. «Cioè una settimana interamente pagata, rendiamoci conto!» Autorevole che sembrava essere su un’altra lunghezza d’onda, visto che sfiorandosi l’occhio che aveva cambiato colore -no, Fra, non ha due occhi azzurri, sono normalmente eterocromatici!- per via della maledizione della dea. Quello che non credeva fosse possibile era più nella sfera della possibilità che Thunderbolt invece lo usasse come scusa per accettare l’offerta. «Stai proponendo di usarlo?» Era scettica, non poteva nasconderlo, soprattutto per una questione morale. Insomma, potevano poi essere tacciati di concussione qualora avessero accettato quella generosa offerta? «Oh, per Circe e tutti i suoi maiali! Stai sul serio ponderando l’idea di andare?» L’indice che aveva precedentemente mosso davanti al suo naso ora arrivò a colpire il petto che sembrava molto più duro del normale. «Ma la dea gli ha fatto una iniziazione eccessiva di testosterone o cosa?» Pensò ritraendo la mano, focalizzando però le sue iridi glaciali in quelle intense di lui. Lui che non aveva finito di metter sul tavolo gli assi nella manica che vi teneva nascosto. E chissà quanti altri ne aveva nascosti in quella volta galattica. Eppure… fu quel fate che la vinse. Non parlava solo di lei, ma anche della sua prole. Per un attimo le venne spontaneo sovrapporre a lui il volto di Charles e quel sorriso sghembo quando si aggirava ancora con un pancione imponente. Così, le spalle si abbassarono, così come quei grandi fanali che chiamavano occhi, torturandosi le mani che ora giacevano sul suo grembo decisamente tornato in forma. Stava sul serio ponderando l’idea e non mentalmente. «I miei sono da me per aiutarmi con i bambini», ebbe l’accortezza di spiegargli il perché fossero già a casa sua, costringendosi a concentrarsi sul piccolo dolore che si procurava tirandosi le falangi. «Potrei chiedere loro di tenerli qualche giorno in più…» Continuò tra le varie osservazioni, spostandosi per recuperare il dossier che aveva sbattuto con forza. O era quello dell’uomo? Fatto fu che iniziò a sfogliarlo velocemente. «Se non sbaglio, tra le varie proposte, c’era un resort non proprio distante da Mauna Loa…» Certo, non era il Kīlauea, il vulcano più pericoloso di quelli attivi sull’isola, ma la possibilità di fare un giro al parco nazionale dei vulcani iniziò a stuzzicarla. «Ecco, proprio qui» disse aprendo sulla pagina dedicata allo Sheraton presente sull’atollo. «Però, che ne diresti di anticipare di qualche giorno? Magari partire domani?» E questa volta lo guardo sollevando semplicemente le iridi, e non anche il viso, su di lui in attesa di una risposta.
    Eilidh Mae
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    Krasus Thunderbolt
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    L'ilarità invase il suo sorriso, al saluto rapido della donna.

    Normale? In realtà sì, quella gente usa i soldi pure per spegnere le candele delle torte di compleanno

    Fece una smorfia, purtroppo non stava scherzando. Osservò Eil pensando in silenzio.

    In realtà penso che sia stato il suo modo di "ripagarci" per i nostri sforzi. Però se non vuoi usare il buono nessun problema, posso pagare per entrambi

    Cercò di non fare smorfie, ma un suo labbro tremò. Sarebbe stata una spesa considerevole ma ehi, una vacanza con Eilidh? Avrebbe anche dato l'anima. Pensò a Ragarra e rabbrividì. Ok, forse l'anima no.

    Guardò Eil preoccupato quando il suo dito si schiantò sui suoi muscoli scolpiti, resi simili all'acciaio dalla maledizione.

    Scusa

    Non potè fare a meno di scusarsi, anche se non era colpa sua. Ascoltò la donna con tranquillità, annuendo dove era necessario. Le sorrise.

    Effettivamente deve essere dura crescere due bambini da sola

    Krasus non si era apertamente offerto di aiutarla... ma qualcosa nel tono dell'auror nascondeva il messaggio "Io ti aiuterei volentieri", ma era un messaggio nascosto persino a lui. Caspita, quella ragazza pareva aver fatto incrementare la temperatura della stanza di mille gradi, l'auror stava faticando a non perdersi nei suoi splendi fanali.

    Vide il suo dossier venirgli strappato di mano. Sorrise, scuotendo la testa. Forse, alla fine, avrebbe effettivamente pagato Jordan.

    Ah, effettivamente non lo so, ma se c'è è fantastico, eh eh

    Si sporse per vedere la brochure, avvicinando il suo volto a lei. Non potè fare a meno di annusare la sua fragranza, mentre l'aura di ambra e argan del guerriero si frapponeva tra quei pochi centimetri che separava i due visi.
    Il sorriso che fece probabilmente avrebbe alimentato Londra per 6 anni.

    Nessun problema

    Tornò al suo posto.

    Devo fare la valigia quindi?

    Le chiese, senza perdere il sorriso splendente.
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    Avventatezza.
    Eilidh lo era sempre stata -avventata- anche in contesti poco opportuni; una parte di sé che si era appena mitigata con l’arrivo di Logan e la nascita di Brianna, ma… quanto si poteva sopprimere un tratto della personalità così poco prevedibile e decisamente esplosivo?
    La medimaga era entrata in quell’ufficio con l’intento di denunciare un principio di estorsione da parte dei Jordan per poi finire a chiedere di anticipare le ferie all’auror che si era dimostrato essere un futuro capitano coi fiocchi.
    Certo, era scivolato su una grande buccia di banana quando si era offerto di pagarle una vacanza senza scomodare il ben più che generoso buono di Jayce, guadagnandosi persino una occhiataccia di disappunto condita da parole al vetriolo. «Non ho bisogno dei tuoi soldi», il che era vero, poiché, nonostante non ci fosse più l’entrata della busta paga del suo ex compagno, la sua professione di medimaga le garantiva una vita ben più che agita, considerando anche le spese necessarie quando nel nucleo familiare vi erano anche due bambini.
    Bambini che ora crebbe potuto lasciare ai nonni, genitori molto assenti quando lei era piccola ma che avevano deciso di recuperare punti in un momento così delicato come quello che stava vivendo. Lasciarli per almeno una settimana. Sapeva che ne avrebbe sofferto la lontananza, forte dell’esperienza delle vacanze trascorse sull’isola di Andromeda l’estate precedente, ma era fiduciosa in quelle due persone che l’avevano messa al mondo.
    E doveva farlo perché aveva bisogno di quella settimana di ozio, ottima per rifare pile ormai scariche da una intensa vita.
    Pertanto, alla sua richiesta di preparare o meno la valigia, l’Aileanach rispose: «ci vediamo tra un’ora al molo di Yggdrasill».
    Precisamente lo avrebbe atteso al banco di accettazione con un solo zainetto sulle spalle sugli abiti che le aveva isto indosso al ministero. E quello zainetto, grazie alla magia, conteneva di tutto e di più: dai costumi ai vestiti per l’eventualità di cene formali, così come gli scarponcini perfetti per lunghe camminate e scalate. In breve, tutto ciò che la faceva risplendere, la valorizzasse, non tanto agli occhi della persona con cui sarebbe partita, quanto più ai suoi. Voleva sentirsi ancora bella ed attraente e per sentirsi tale doveva lavorare su di sé.
    Ad ogni modo da Yggdrasil il buono lasciò loro l’accesso ad una nave di lusso che, servendosi delle tecniche di navigazione denrisiani oltre agli interventi futuristici di magitecnica, garantiva i due di raggiungere la meta in sole dodici ore di viaggio. Un affare! Così come tale risultò il resort che aveva prenotato mentre tornata a casa a prendere armi e bagagli. Il luogo che aveva scelto era particolare per via di una serie di tante piccole abitazioni, ben amalgamate all’ambiente in cui erano state costruite, dalla forma conica in vetro e pietra viva, che si snodavano lungo la costa. Ne aveva riservati due, confinanti, che permetteva loro sia una discreta privacy che una buona vicinanza.
    Ma non si perse nell’attenzione e cura nei dettagli messi in campo da un architetto di interni magico, poiché vi rimase giusto il tempo per afferrare il primo costume che le capitò tra le mani con un Accio -un semplice bikini lilla- indossarlo e poi correre dritta verso l’acqua cristallina delle Hawaii. A mollo nell’oceano, dopo un paio di bracciate, si sarebbe goduta il tramonto dalle forti pennellate di rosa, rosso ed arancio che coloravano il cielo che circondava la montagna vulcanica. Una risata le sgorgò dalle labbra, dischiuse sul pelo dell’acqua, prima di castare un incanto testabolla ed immergersi nelle bellezze della barriera corallina nell’attesa dell’eventuale arrivo di Thunderbolt, dal nuovo occhio giallo felino.
    Eilidh Mae
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    Krasus Thunderbolt
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    Soppresse una risata. Non aveva dubbi che la donna gli avrebbe risposto in quel modo ma, ehy, un po' di idiozia ci vuole nella vita, no?

    Meno male

    Disse ponendo il tutto in quella che era a tutti gli effetti una risata poco soffocata.

    Comunque, effettivamente sarebbe sciocco da parte mia, con questi

    sventolò i biglietti di Jordan

    Possiamo permetterci molto più di quello che potremmo assieme, ahaha

    Le fece l'occhiolino.
    Fece una faccia stupita

    Ah

    Fu probabilmente la cosa più intelligente che riuscì a dire, prima che se ne andò così com'era arrivata.

    [...]

    Il suo bagaglio era decisamente più imponente dello zainetto di Eil: uno zaino da campeggio grosso praticamente quanto lui, anche se appariva piuttosto vuoto. Certo, vi aveva messo il suo spadone, diversi vestiari, un sacco a pelo immenso, uno zainetto, una borraccia, il suo spazzolino... in realtà c'era qualcos'altro... ma sarebbe stato rivelato più tardi, forse.
    Insomma, era pronto ad andare dovunque.

    Il viaggio fu tranquillo e tutto sommato piacevole, le scelte di Eil sapevano decisamente il fatto loro. Lei, sapeva il fatto suo.
    [...]
    Una volta giunti alla spiaggia coi loro alloggi, fece un fischio sommesso

    Niente male davvero

    Si voltò sorridendo verso Eil, ma lei si era già precipitata in una delle abitazioni. Sospirando, si avviò verso la sua, vi entrò e lasciò cadere il gigantesco zaino, con un suono di... tanta roba che si muove.

    Uscì e gli si socchiuse la bocca: non era la prima volta che vedeva una donna in costume, ma Eil lo lasciò senza fiato. La vide tuffarsi in mare e allontanarsi, decisamente felice della meta raggiunta, ad occhio.

    Lanciò gli occhiali sul borsone e chiuse la porta dietro di se, tramutò i suoi abiti in uno splendido costume da bagno blu con motivi draconici orientali neri tramite un Vestis, quindi azzerò la distanza tra lui e la ragazza con una smaterializzazione.
    Comparve circa due metri sopra il livello dell'acqua, una sessantina di centimetri dietro di lei.
    Si appallottolò e perforò l'acqua generando un piccolo geyser di acqua salata. Una risata cristallina proruppe dalle sue labbra, mentre avvertiva la tensione che lo attanagliava sciogliersi al Sole morente.

    Seguì l'esempio di Eilidh, avvolgendo naso e bocca con scintillanti bolle biancoazzurre. L'acqua era tiepida contro il suo viso, perchè mai avrebbe dovuto separare tutta la testa da essa? Sorrise ad Eil, facendole l'occhiolino proprio con l'occhio incriminato.

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