Insolito e crudele

Skyler Mave

Era tipico di quel periodo dimenticarsi di aver dato la parola per una commissione (o serie di missioni, in questo caso) importante, ed essersela dimenticata in un soffio; tra lavoro, dieta, palestra e quel piccolo apostrofo stropicciato che osava definire vita privata, Skyler aveva messo troppa carne sul fuoco.
E, per colpa della dieta, non poteva neanche mangiarla tutta (?).
Fortuna che il Ministero avesse una buona politica di rompere le palle con lo spam ricordare ai propri collaboratori gli eventi più importanti, tramite gufo.
‘WhatsApp è troppo moderno e mondano, immagino.’
Si era precipitato a Londra, arrivando giusto in tempo; fortunatamente, Victoria aveva fatto poche storie sull’assenza improvvisa del suo unico guaritore.
“Buongiorno…”: i convenevoli con i Ministeriali erano da tenere il più scarni possibili, in quanto l’Infermiere sapeva benissimo quanto avrebbe potuto essere inopportuno.
‘Key Scully? Mi suona qualcosa, ma cosa?’
Che bella la memoria che funziona solo per le stupidaggini, vero?
‘Segretezza… o diamine, che palle - perché siglarlo col sangue?’; firmò, in un certo senso controvoglia, ma sapeva benissimo che non si scherzava con il Ministero. Forse, una volta che avesse visto ciò di cui si trattava, non avrebbe voluto parlarne con nessuno.
Segreti della morte? Non si aspettavano certo che facesse un certificato necroscopico, vero?
Ebbene, sì; e scoprire di chi si trattasse.
Il tonfo al cuore che provò si tradusse in un “No” sottovoce.
“... l’avete trovata, quindi. La conoscevo… frequentava Hidenstone”, sussurrò, con una voce piatta che sembrò quasi non appartenergli.
Prese un respiro profondo, per calmarsi e cercare di ristablire una certa lucidità mentale - proprio lui che raramente ne aveva una. Non era il momento di pensare agli altri studenti, a come avrebbero potuto apprendere della sua morte: se non altro, il patto di segretezza serviva per evitare che fosse lui stesso a dar loro la notizia.
A silver lining, come direbbero gli Inglesi; un sollievo, seppure macabro in questo caso.
Si sarebbe voltato verso i colleghi, e quindi verso la Dottoressa Scully: “Perdonatemi, ma dato il coinvolgimento emotivo… non credo che sarei d’aiuto, per il momento, sull’indagine su Valentina. Se d’accordo, non mi sottrarrò ovviamente alla parola data, ma preferirei… ecco, visitare gli Indicibili.”
Probabilmente sarebbe tornato a visitare la ragazza, ma in quel momento gli era impossibile essere abbastanza freddo e lucido. Una cosa era certa: qualcuno aveva fatto del male ad uno degli studenti che aveva preso a cuore, e in cura.
‘Non sarò la persona più adatta, ma... troveremo il colpevole.’
Per averci avuto a che fare solo una sporadica manciata di volte, se l’era presa a cuore.
Avrebbe messo dei guanti e, perché no, pure una mascherina, se non altro per evitare un contagio diretto; anche se dubitava che i Dispositivi di Protezione Individuale Babbani potessero essere utili, se si trattava di una malattia magica.
‘Se non altro, almeno proverei ad evitare la tosse…’
Quindi, si sarebbe lasciato condurre dagli Indicibili malati, se disponibili, o avrebbe trovato un modo per contattarli, al fine di iniziare un’ulteriore raccolta anamnestica.
“Ehm, allora” si schiarì la voce, per tornare ad un tono simile al solito “da dove partiamo… al momento d’esordio della tosse, avevate fatto qualcosa di particolare - toccato le bacche del vischio, per esempio, o una parte specifica del corpo di Valentina?”
Stava ricercando un punto di partenza comune tra coloro che fino a quel momento si erano occupati delle indagini, per iniziare a costruire qualcosa da lì.

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