2° Lezione Triennio_Pozioni

[Febbraio 2022]

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  1. Gyll McKenzy
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    Le risposte della docente furono più che soddisfacenti, quindi ora non restava che la parte pratica della lezione, cosa che più metteva Gyll in ansia, per paura di combinare qualche casino e far esplodere tutto.
    Guardò il procedimento, dopo averlo ricopiato su una pergamena, quindi cercò di fare tutto da manuale.
    Infilò i guanti sterili e prese un bisturi e una delle lunghe pinze, per dedicarsi come prima cosa al pesciolino (?), quindi lo puntò, solo quando il pesce fece per voltarsi, trovandosi con la coda in sua direzione, così che lei sarebbe uscita dal suo spazio visivo e «Immobilius.» - ma non fu l'unica cosa che cercò di fare al pesciolino. La lingua della ragazzina si piazzò in mezzo ai denti, cercando la concentrazione e senza distogliere il proprio sguardo dal pesce, quindi «Chorium Runae» - mormorò, cercando di disegnare berkana come runa; il motivo? Resistenza al dolore. Era quello l'effetto della runa, qualora fosse stata applicata al pesciolino. Quindi piano entrò con la mano armata di bisturi nell'acqua e poi avrebbe immerso la mano con le pinze, cercò di sfilare cinque scaglie dal pesciol0ne, provando a non fargli troppo male, afferrando una scaglia per volta e tagliando con delicatezza, tenendo ben salda la scaglia con la pinza e cercando di essere decisa con la lama, un colpetto secco, così da non dover tagliare troppo. Se ci fosse riuscita, e avrebbe recuperato le cinque scaglie che aveva staccato, stando bene attenta a prendere quelle dal lato opposto alla testa, così come aveva detto la docente, per far in modo che il pesce non si spaventasse e non si arrecasse alcun danno. Una volta recuperate, le posò su un vassoio pulito, mettendole una accanto all'altra, sul panno che aveva precedentemten sistemato sul ripiano del vassoietto così da far assorbire l'acqua che non era necessaria per la procedura, mentre gli strumenti usati vennero posati in un secondo vassoio, così da tenerli da parte per poi essere lavati in seguito. Salutò la ramora sciogliendo l'immobilius sul pesce, quindi si dedicò alla lucertolona (?). Prima di farlo si sfilò i guanti, prendendoli dal bordo e cercando di rovesciarli su loro stessi, così che la parte esterna non toccasse la sua stessa pelle, per rimanere comunque asciutta e pulita, quindi li avrebbe gettati e si sarebbe lavata le mani prima di prendere un contenitore di pietra, così da evitare che si scaldasse subito, quindi nuovamente castò «Immobilius» - sulla creatura e procedette a togliere le sue scaglie cercando di prestare molta attenzione nel taglio preciso, così come in precedenza, ma anche stando molto attenta a non lasciar cadere le scaglie e di spostarle velocemente affinchè l'acciaio del bisturi e delle pinze non trasmettesse il calore alle proprie mani.
    Ora aveva tutto, poteva iniziare la preparazione vera e propria.
    Prese un calderone medio e lo posizionò sul fornello spento, quindi afferrò un becher graduato e riempì 350 ml di acqua di sorgente, per poi versarla nel calderone ed impostare la fiamma su media. Nell'attesa del bollore dell'acqua, la ragazzina avrebbe preso le foglie di acetosa, dal vaso ai piedi della cattedra, portandole poi sul bilancino fino a misurarne 20 grammi. Controllò l'acqua, ancora non bolliva. Si avvicinò - con un mortaio in mano - al barattolo delle ali di coleottero e afferrò delle lunghe pinze. Ne afferrò 6 una per volta e le poggiò nel mortaio. Tornò al proprio posto e si preoccupò di iniziare a pestarle, con movimenti del polso decisi ma non aggressivi, fino a giungere ad una fine polverina. Sentì dal calderone un blup, tipico di una bolla d'acqua che scoppiava, si affacciò e vide bollire il liquido, quindi vi versò l'acetosa - dopo essersi accertata che fossero pulite le foglie - e la lasciò in infusione, abbassando la fiamma sotto il calderone. Si preoccupò, mentre il colore dell'acqua ancora non era variato, di asciugare delicatamente con un panno asciutto, le scaglie del pescone, quindi tornò ad osservare il liquido: era diventato di un bel giallo. Ora doveva aggiungere la polvere di coleottero e con il mestolo mescolò 6 volte in senso orario. Prese, quindi, il mortaio di pietra, molto spesso, dove aveva riposto le scaglie di Ashwinder e iniziò a pestarle, non prima di aver indossato i guanti in pelle di drago. Una volta pronto l'impasto, si sarebbe allontanata dal calderone e con il braccio teso avrebbe versato le scaglie nell'acqua e spostandosi ancora avrebbe alzato al massimo la fiamma. Impostò la propria sveglia a 6 minuti, quindi si posizionò vicino al tagliere, dove aveva precedentemente sistemato le scaglie di ramora asciutte, quindi avrebbe cercato di triturarle, provando a mantenersi con una stessa dimensione, sempre più piccola e uniforme fin quando non suonò la sveglia.
    Abbassò la fiamma e aggiunse le scaglie del pesce, mescolando l'infuso, quattro volte in senso orario e quattro in senso antiorario. Quindi spense il fuoco e impostò un timer di 30 minuti. Nel frattempo avrebbe preparato il colino e l'ampolla dentro cui avrebbe messo la pozione. Spiò verso Erik «Ehi, come va a te?» - disse con un sorriso delicato.
    Suonò poi il timer e si preoccupò di filtrare col colin a maglie fini per lasciare che il liquido entrasse nell'ampolla e lo guardò, dopo averne chiuso il tappo. Era giallino «Prof. Credo di aver finito anche io.»
    Gyll McKenzy

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    Black Opal, III anno

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