Control pt.2

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Riusciva a ficcarsi sempre nelle peggiori delle situazioni anche non volendolo, questo era ormai una prassi che per Gyll era necessaria, doveva sbattere contro diecimila muri e ficcarsi di testa contro qualcosa di duro (battute a parte!) prima di capire cosa stava accadendo nella sua vita e la maggior parte delle volte non riusciva a venirci a capo comunque. Era successo anche questa volta, con Adrien, si era lasciata trasportare dall’alcol, dal suo calore e dalla sensazione di sentirsi protetta da lui. Era quello che aveva spinto Gyll tra le braccia di Gerald la prima volta, la seconda e la terza pure. E ora, che non le mancava quella sensazione, lo aveva fatto. Perché? In Adrien c’era qualcosa che aveva reso futile tutti i suoi sforzi a resistere alla tentazione di baciarlo quella sera, come se avesse scorto dietro quegli occhi, ciò che pochi avevano visto e questo l’aveva trascinata a lasciarsi andare. Che Gyll avesse un debole per i maschi alpha, ormai era chiaro, ma cosa differenziava Adrien da Gerald e viceversa? Gli doveva delle spiegazioni, questo lo sapeva, ma ora come ora non aveva idea di come iniziare a esplicare quello che c’era dietro, il casino che aveva combinato e la voglia di non vederlo andar via, voltarle le spalle e lasciarla lì. Forse era anche per questo che aveva interrotto il loro contatto visivo, così da fuggire a quello strano timore di vederlo andar via. Tuttavia lui le chiese di girarsi e lei si ritrovò a esaudire quella richiesta, forse consapevole che non fosse giusto nascondersi e volgergli le spalle. Non sapeva da dove iniziare, stava cercando le parole giuste per poter rendere idea di quello che aveva combinato, già pronta a vedere Adrien andar via e questa volta non sarebbe stato come Aidan, non le sarebbe stato indifferente il suo allontanarsi. Quando lui si avvicinò e si sedette, per Gyll fu come recuperare un attimo di pace, una sicurezza persa che era nascosta in fondo agli occhi di Adrien, che la mezza-veela cercò quasi con avarizia. Pixie, quella venduta, non appena le dita di Adrien smisero di accarezzarla, si appese al suo indice con le zampette, per portarlo di nuovo sulla sua pancia. La biondina annuì, sussultando a quel bacio inaspettato sui propri capelli. Arrossì e si morse il labbro, con la fronte corrucciata di preoccupazione. «Ti ho detto che sono un casino, no?» – iniziò mentre giocava con le proprie dita, quasi in maniera nervosa «Ecco ne ho fatto un altro. E ora lo so che quando ti dirò cosa è successo tu andrai via e questa cosa, non so per quale motivo, mi distruggerà completamente, ma sono anche consapevole che meriti di sapere.» – mandò giù a vuoto, sentendo al gola più secca del solito «E’ che lo scorso anno mi sono fidanzata per la prima volta: Aidan Hargraves, dioptase. Era la mia prima esperienza e non sapevo nemmeno cosa significasse stare con qualcuno. Durante una lezione di Rune ho conosciuto un ragazzo di Denrise e mi ha invitato ad un rituale molto importante. Lì ho capito realmente cosa desideravo da chi avevo accanto e non era ciò che mi dava Aidan. Volevo qualcuno che mi facesse sentire più sicura, più donna. Qualcuno che mi volesse e che lottasse per farlo. Aidan non lo sentivo così, era come se con lui fosse solo un’amicizia un po’ più fisica, come se non mi sentissi realmente realizzata com’ero quando avevo il ragazzo di Denrise vicino.» – prese un respiro, chinando lo sguardo sulle proprie mani «Solo che non ho pensato che questo potesse ferire Aidan e lui lo ha scoperto nel peggiore dei modi, durante la Cerimonia di Inizio Anno, quando io realmente mi sono accorta di cosa non volevo. Ed era lui. Mi ha fatto una scenata, davanti a tutta la scuola e tutti sanno quello che ho fatto. Ogni giorno, da quel giorno, la mia giornata passa tra un mormorio e l’altro, tra sguardi e risatine ogni volta che passo davanti a qualcuno, tra appellativi che non sono il massimo per una ragazza.» – gli occhi le si fecero appena appena languidi, ma ricacciò indietro le lacrime deglutendo l’arsura «Poi sei arrivato tu, quella notte in cui non riuscivo a dormire, hai preso tutto e lo hai azzerato come se avessi messo un punto a quelle voci, un freno a quei commenti e quelle battute. Sai, quella notte che mi hai aiutato ad addormentarmi, avevo passato la giornata a scappare da alcuni ragazzi che mi chiedevano se volessi uscire con loro, a giorni alterni… è un incubo, per me, questa scuola.» – ma non era tutto e lei lo sapeva, Adrien meritava di sapere tutto «Il ragazzo di Denrise, non ho smesso di vederlo. E’ il mio tutor.» – se le avesse chiesto cosa fossero, lei non avrebbe saputo rispondere, ma voleva evitare che lo chiedesse lui «Non so cosa sono per lui e cos’è lui per me. Se sono stata solo un favoloso passatempo. So solo una cosa, tu hai scombussolato tutto. Hai messo in disordine ogni cosa che già non fosse un casino e quel casino che hai combinato non posso negare che mi piaccia.» – il capo era ancora chino e sulla guancia sentì scivolare una lacrima calda «Quando ti sei avvicinato a me, credevo che lo avessi fatto anche tu per le voci che giravano sul mio conto. Poi quando ieri mi hai chiamato per vederci nelle cucine è stato… bello. Avevo paura di non essere all’altezza per te, temevo che quelle che erano state prima di me sarebbero state meglio e mi scuso se è stato così, non ho così tanta esperienza io. Ma ho bisogno di sapere una cosa, Adrien, perché ho bisogno di cercare di iniziare a metter ordine in tutti questi casini…» – sollevò gli occhi di cristallo sul ragazzo «…perché mi hai chiamata ieri? Cioè, perché hai scelto proprio che fossi io a farti compagnia…» – il timore di sentire che la motivazione fossero le voci sul suo conto si faceva sempre più palese.
    Gyll McKenzy

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    Non puoi attraversare la vita, cercando di non farti male.
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    Black Opal, III anno

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  2. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    Adrien puntò gli occhi sulla mano della ragazza, disegnando sul palmo morbidi cerchi e tracciando le linee contorte con le punte dei suoi polpastrelli, fino a raggiungere l'interno del polso levigato, candido. Voleva tranquillizzarla, fare in modo che non fosse così tesa. Ma l'avrebbe fatta parlare, se questo le sarebbe stato d'aiuto.
    Annuì, quando la ragazza gli rimembrò quanto fosse un casino: per lui non lo era e quel cenno del capo era solo il suo modo di dirle di andare avanti. Lasciò solo che un sottile - Non lo sei - lasciasse le sue labbra, per rassicurarla delle sue intenzioni.
    Quando staccò la mano dalla sua, sentì un freddo improvviso. La osservò giocare con le sue stesse dita, un gesto nervoso che, a volte, anche lui compiva per scaricare lo stress che alcuni eventi comportavano. Capì che quello di cui voleva parlargli fosse della massima importanza.
    Ma quando sentì quelle parole, non poté fare a meno di allungare nuovamente una mano e prendere quella della ragazza un po' bruscamente, per riportarla sul suo grembo.
    La guardò seriamente: - Non puoi dire una cosa del genere prima ancora che io sappia cosa sia successo. Qualsiasi cosa essa sia, comunque, ti prometto che non scapperò! -. Le strinse il palmo per liberarla da ogni dubbio.
    La ascoltò attentamente, lasciando che ogni parola penetrasse il suo cranio e ogni nome il suo cuore. Aidan Hargraves. Aveva già sentito quel nome. Ma non riusciva a impugnare il suo volto. Sembrava quasi fosse un nome fantasma, così vicino eppure così trasparente da parer impenetrabile. Aveva detto fosse un dioptase: era già una prima informazione utile. Se avesse combinato qualcosa che non gli andava a genio, come era sicuro avesse fatto, prima ancora che Gyll glielo dicesse, in quanto ne aveva sentore, avrebbe saputo dove andare a cercarlo. E, poi, c'era quel Denrisiano. Non c'era niente di male, secondo Adrien, nel capire di non amare uno e mettersi con colui che si aveva compreso di amare o, almeno, piacere. Alla loro età era tutto abbastanza confuso, compreso l'amore, che nessuno di loro poteva ancora provare, visto che tutto era basato su una forte attrazione fisica. Il sentimento dell'amore era quasi una fase successiva, qualcosa che era possibile viverla solo nella sua costruzione col tempo.
    - Solo che non ho pensato che questo potesse ferire Aidan e lui lo ha scoperto nel peggiore dei modi, durante la Cerimonia di Inizio Anno, quando io realmente mi sono accorta di cosa non volevo. Ed era lui. Mi ha fatto una scenata, davanti a tutta la scuola e tutti sanno quello che ho fatto. -
    A quelle parole, la presa di Adrien si strinse, mentre la sua mano libera si chiudeva a pugno, costringendo le nocche ad un impallidimento improvviso. Lasciò che terminasse, ma era già infuriato, furia che aumentò ancora di più negli istanti successivi.
    Si alzò in piedi di scatto e cominciò a camminare avanti e indietro, passando ripetutamente una mano tra i suoi capelli, mentre l'altra si apriva e chiudeva ripetutamente.
    Ma quando Gyll ebbe il coraggio di chiedergli perché avesse chiamato proprio lei il giorno prima, non ce la fece più: si chinò su di lei, ancora seduta sull'erba, le prese il mento, alzando bruscamente il volto di lei e la baciò, forte. Si staccò poco dopo, ansimante.
    - Perché io ti amo. - disse, bisbigliando ferocemente. Amore era una parola grossa, lo sapeva, ma era l'unica che descriveva i suoi sentimenti per lei: feroci, protettivi, a volte rudi, altre gentili, delicati, premurosi.
    - Io non ti abbandono! - affermò, guardandola. D'improvviso, si passò ancora una volta una mano tra i ricci scomposti.
    - Cazzo, Gyll! Non dire mai più che ti lascerò, non pensarlo nemmeno! Quel cazzo di bastardo! -
    Le indicò il magifonino con l'indice.
    - Prendi il telefono e mandagli un messaggio: fallo venire qui, subito. GLIELI FACCIO SOGNARE LA NOTTE I NOMIGNOLI! SE LI PUÒ FICCARE SU PER IL CULO! -
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    Il tocco delle dita di Adrien sembrava quasi volerla calmare. Era così difficile, però, calmare quell'esserino che stava per distruggere tutto, a detta sua, di quello che sembrava un casino pazzesco. Sentiva quei disegni astratti sul proprio palmo e guardava le sue dita accarezzarle la pelle.
    Non meritava niente di quel contatto, non ora che stava per far crollare su di lui una parete rocciosa che lo avrebbe seppellito con lei. Apprezzava quanto cercasse di farle capire che non era un casino, ma tutto quello era solo la punta dell'iceberg e Adrien si era schiantato su di lei proprio come Jack sul Titanic (casualmente Leo è il nuovo pg della narratrice di Adrien, ma questi sono solo dettagli insulsi). Sbuffò un sorriso a quelle sue tre parole, come se volesse crederci davvero, ma il sarcasmo era ben udibile anche in quel soffio di fiato che aveva tirato fuori.
    Lasciò le sue dita, quasi infliggendosi una punizione, sentendo quel freddo che la accarezzava, mentre Adrien portava via con sè il calore che l'aveva abbracciata fino a quel momento.
    Sgranò gli occhi quando si ritrovò di nuovo la mano stretta nella sua e questa volta le sue guance si arrossarono appena, come se quel gesto impulsivo e inaspettato l'avesse destabilizzata. Mandò giù a vuoto, quindi annuì piano. Questa volta non si sottrasse a quella mano, voleva sentire il calore del ragazzo percorrerle il braccio, infonderle quella sicurezza che non stava cascando nel vuoto, che non stava camminando sugli spilli ad occhi chiusi.
    Era una promessa, giusto? Quindi non sarebbe scappato, vero? Lei si fidava di lui, non l'avrebbe ferita. E allora perchè sentiva quella stretta allo stomaco farle così male? Era come se le parole che stava vomitando fuori stessero bruciando le pareti della sua gola, guardava verso il basso perchè si vergognava di tutto quello che stava dicendo, che stava confessando ad Adrien, che forse meritava qualcuno che non fosse così tanto incasinata al suo fianco.
    Quando la presa si strinse di più, Gyll sollevò di poco lo sguardo, notando come in Adrien era cambiato qualcosa. Cercò con gli occhi celesti la mano libera, trovandola stretta in pugno «A-Adrien...» - non era convinta che fosse uscita della voce dalla sua bocca, ma provò a chiamarlo. Tentò di finire quel discorso e quando anche l'ultima parola venne proferita, socchiuse gli occhi.
    Adrien scattò in piedi e Gyll si ritrovò a guardare di scatto verso di lui. Se ne stava andando, lo sapeva. Non c'era promessa che manteneva davanti a ciò che gli aveva detto; lo capiva, non poteva arrabbiarsi con lui. Lo guardò fare su e giù, quindi cercò di sollevarsi sulle proprie gambe, che sembravano quasi volerla costringere a terra, per quanto le tremavano per la paura «Mi dispiace, Adrien... davvero...» - credeva davvero che lui stesse pensando a come andarsene, forse voleva che glielo chiedesse lei? Ma non poteva, non desiderava vedere le sue spalle voltate. Si costrinse a sedersi di nuovo, questa volta stringendo le ginocchia al petto. Non sapeva che fare, non sapeva che dire.
    Le sole cose che riuscì a tirar fuori furono le parole che composero quella domanda. Chino il capo, credeva di non volerlo più rialzare, certa che se lo avesse fatto avrebbe scoperto che Adrien sarebbe andato via.
    Fu un istante, forse interminabile quello che venne successivamente a quella domanda. Il suo volto venne sollevato in maniera irruenta e lei si trovò faccia a faccia con il concasato. Le sue labbra su quelle proprie, quel sapore già assaggiato che non sembrava aver dimenticato. Sentiva la forza nell'imprimere la carne sulla pelle, era come se volesse entrarle dentro, strapparle il cuore dal petto con quel bacio e tenerselo per sé. I suoi occhi erano stupiti, sgranati, ma la bocca si mosse a ricambiare quel bacio. Quando lui si staccò, la mezza-veela tornò a respirare. Per pochi attimi.
    Perchè, se Gyll aveva avuto la brillante idea di far franare una parete rocciosa con le sue magiche avventure con Aidan e Gerald, seppellendoci sotto Adrien; lui aveva passato su quella frana un compattatore, così che rimanessero entrambi seppelliti dalle macerie, senza possibilità di uscirne.
    Quelle parole furono uno spillo nel petto, mentre il suo volto divampava.
    Aveva sentito bene? Quella specie di ringhio aveva davvero detto ti amo? Sentiva il cuore batterle all'impazzata.
    Non riusciva nemmeno a connettere il cervello, lo guardava con gli occhi sciolti, pronti a straboccare di lacrime e poi divenne tutto un crescendo di situazioni che continuavano ad accavallarsi, così come il suo gridare e quella richiesta e...
    Scattò in avanti, verso di lui e cercò di gettargli le braccia attorno al collo, lanciandosi tra le sue braccia e scoppiando in lacrime. Lo strinse forte, prima di staccarsi e prendergli il volto tra le mani, se glielo avesse concesso «Adrien. Adrien. Adrien ascoltami, ti prego. Io non voglio. Non voglio chiamare nessuno, non voglio che succeda niente. Ti prego...» - lo guardò, mentre istintivamente i pollici sfiorarono le sue labbra «Io... ho paura a dire quelle parole, Adrien... » - era la verità, aveva paura, paura di tutto quello che stava succedendo «... quello che provo per te è qualcosa di strano, qualcosa di nuovo. Qualcosa di completamente fuori da ogni schema e voglio capire... aiutami a farlo, Adrien.» - bisbigliò cercando di sfiorare le sue labbra con le proprie.
    Gyll McKenzy

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  4. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    Probabilmente Gyll non si era aspettata una tale reazione da parte sua, il che era stato testimoniato dall'iniziale, ma brevissima esitazione. Tuttavia, un secondo dopo, ricambiò il bacio ardente. Adrien ne era felice: era il segno che lei lo volesse al suo fianco, come ragazzo, amante, uomo, seppur non lo fosse ancora del tutto, e amico, in un certo qual senso. Se avesse dovuto descrivere quali sensazioni provasse con lei accanto, avrebbe sicuramente analizzato tre fronti:
    - fisico, perché ogni volta che lo toccava, anche inavvertitamente, un brivido gli percorreva il punto colpito e ogni volta che lo baciava sentiva un fuoco dentro di sé pronto ad implodere e incendiare tutto, comprese le carni;
    - intellettuale, perché ne avvertiva una affinità platonica;
    - comportamentale, in quando riusciva a smussare gli angoli più duri del suo carattere e a tirar fuori il lato migliore di lui da quella corazza che si era costruito.
    Si perse nelle sue profondità di cielo per un istante: aveva degli occhi bellissimi. Non si era reso conto di aver trattenuto il fiato non appena aveva notato le lacrime a malapena contenute tra i bordi di quell'opera d'arte che era Gyll. Forse non era ricambiato? Forse lei non l'amava come lui amava lei e lo vedeva solo come un amico? Ma quello che c'era stato la sera prima non era stato un semplice "scopare", no? Lui l'aveva sentito, visto, toccato: avevano fatto l'amore. Allora perché quelle lacrime?
    Quando si era staccato bruscamente da lei e aveva maledetto il nome di Aidan, non si era aspettato una reazione così forte da parte della ragazza alle sue spalle.
    Aveva gettato le braccia attorno alle sue spalle, stringendolo in un abbraccio, mentre scoppiava in lacrime.
    Preso alla sprovvista, Adrien non poté fare a meno di allungare timidamente le sue braccia per riporle attorno alla vita dell'opalina, prima di avvicinarla al suo corpo.
    Le concesse di staccarsi e prendergli il volto tra le mani. Solo quel gesto fu di per sé così veemente che il Black Opal fu piacevolmente costretto a perdersi nuovamente nel suo sguardo e a concentrarsi sulle ciglia bagnate e sulle guance arrossate, solcate da lacrime irruenti. Portò le proprie mani sul suo volto, poggiando ogni palmo sulle gote di lei, quasi ne avesse copiato la postura, e con i pollici spazzò via premurosamente ogni traccia di quella tristezza o sentimento che fosse.
    Gli confidò quanto avesse paura a dirgli di amarlo. Quindi lo amava! Quella realizzazione stese un velo di sollievo sul cuore di Adrien, che ora non provava altro che profondissimo affetto per quella creatura di fronte a lui.
    Un temporale echeggiò nel cielo, in un forte rombo. Il cielo si era fatto nuvoloso, scuro, ma lo studente non sentiva incombere alcuna minaccia. Con Gyll al suo fianco, nulla gli avrebbe fatto paura.
    Una grossa goccia gli colpì il polso. Prima una, poi un'altra.
    Si ritrovò a sussurrare - C'est facil, mon amour -, per poi avvicinarsi lentamente a lei. Fronte a fronte. Naso a naso (il che gli tirò fuori una risatina divertita, mentre sfregava il suo naso scherzosamente sul piccolo nasino di Gyll). Respiro caldo su respiro caldo, mentre tutto intorno a loro gelava. E, infine, labbra su labbra. Un bacio. Due baci. Le rivolse una carezza sul volto, spostandole i capelli dietro l'orecchio, mentre la pioggia cominciava a bagnarli. L'odore fruttato dei suoi capelli si confuse con quello del petricore. Non gli importava che sarebbero rientrati nel castello completamente fradici. Tuttavia, non voleva che la piccolina si ammalasse. Si tolse la giacca e la passò a Gyll.
    - Copriti il capo! - le ordinò, sorridendo. Raccolse Pixie e la pose tra le sue braccia, come un padre con un figlio tra le braccia. Accarezzò la creaturina.
    - Ora andiamo dentro, Pixie - si ritrovò a dire, per tranquillarla.
    - Vieni! Andiamo! - affermò, con foga, rivolgendosi a Gyll, e cominciò a correre per portare entrambi, sia la ragazza, sia l'animaletto, al sicuro. Raggiunsero l'atrio d'ingresso allo stadio, coperto.

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3 replies since 8/1/2022, 00:31   80 views
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