-
..
-
.|thomas seanàn roberts|
Thomas aveva immaginato il primo incontro con Emma molto più scoppiettante e impressionante di quel che era stato. Alla fine la timidezza e il suo essere un impacciato compulsivo avevano prevalso e non aveva concluso niente di quel che aveva pianificato, fallendo su tutti i fronti. Aveva passato qualche giorno a piangersi addosso, dandosi dell’idiota per quella opportunità persa, ma poi era stato costretto a farsene una ragione anche se la sensazione che non avrebbe avuto una seconda chance non se ne era mai andata via del tutto.
Aveva provato anche ad organizzare un altro incontro, a trovare una scusa qualunque, ma alla fine aveva terminato col fare progetti unicamente nella sua mente che non si erano mai concretizzati del tutto e si era arreso sperando che un giorno avrebbe avuto la possibilità di riscattarsi. Certo, c’era da dire che era una possibilità remota se lui per primo non si decideva a farsi avanti, e che non era semplice riuscire a costruire un rapporto con la gemella se non le diceva la verità.
Ma come farlo? Era davvero difficile riuscire a pensare ad un modo per dirle una cosa del genere senza traumatizzarla o farla arrabbiare o ferirla in qualche modo… sospettava che non ci fosse un modo per salvarla dalla verità, meritava di sapere ma Thomas cercava sempre di ricordarsi che lui aveva avuto tutto il tempo per riuscire a digerire la notizia, e lei no. Meritava che qualcuno le dicesse le cose come stavano, ma avrebbe pagato per non essere lui a fare quel passo, per poterle solo dire cose positive e non distruggere le sue certezze.
Certo, se non altro sembravano andare d’accordo, quelle poche volte in cui si erano conosciuti…era una cosa positiva no?! Era quantomeno una ragione per non preoccuparsi troppo, almeno non subito, di dover cambiare il suo atteggiamento e trovare un modo per piacerle.
Si era promesso comunque che la prima volta in cui ne avrebbe avuto l’occasione avrebbe parlato ad Emma e le avrebbe detto come stavano le cose, non aveva senso aver fatto tutta quella fatica per raggiungerla ad Hidenstone e non dirle nulla! Era da sciocchi e lui non voleva continuare a mentirle…poteva considerarsi una bugia non dirle quel che erano? Oppure stava solo esagerando?!
Quando ricevette il messaggio di Emma gli fu subito chiaro che quello fosse esattamente il segnale che stava aspettando, anche se cominciò all’istante a sudare freddo e chiedersi se non fosse troppo presto. “Oh dannazione, non sarà mai il momento giusto!” si ritrovò a pensare e alla fine, preso dal momento, finì per non risponderle nemmeno e presentarsi solo, non molto tempo dopo, alla scala a chioccola salutandola con un sorriso forse fin troppo entusiasta. “Ehi!” la salutò entusiasta senza realizzare di non averle dato una risposta ma ehi, era lì no? Era quello che contava!
PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
bymars. -
..
-
.|thomas seanàn roberts|
Non si aspettava che, fra tutti, Emma avrebbe contattato proprio lui e gli avrebbe chiesto di raggiungerla. Aveva avuto modo di osservarla, nel corso delle prime settimane ad Hidenstone, e aveva intuito come la biondina fosse circondata da amici e fosse abbastanza brava a costruirsi una rete di amicizie piuttosto ampia. Di certo sembrava meno impacciata di lui, in quel senso: fin dal primo momento si era dimostrata amichevole e gentile, anche con lui che era un perfetto sconosciuto, e anche se gli piaceva pensare che il loro legame fosse particolare e li legasse anche se lei non ne era consapevole, ma sospettava che quello non bastasse.
No, gli piaceva credere che Emma fosse così tenera con tutti, il che si sposava bene con l’immagine innocente che aveva della gemella, che aveva già idealizzato ben prima di incontrarla. SI sentiva comunque fortunato, non pensava che lo avrebbe chiamato così presto e che volesse ancora passare del tempo con lui, e dimenticando per il momento tutti i non detti si ritrovò quasi a saltellare per i corridoi, finendo per arrivare alla scalinata con il fiato corto, senza alcuna ragione precisa.
Emma non si sarebbe dileguata da un momento all’altro, non era destinata a scomparire dalla sua vita all’improvviso, eppure aveva sentito la necessità di avere fretta come se avesse paura di non trovarla più. Rispondere al messaggio avrebbe potuto assicurargli di non lasciarsela scappare, ma ehi era Tom, era preso dall’agitazione di un innocente invito di Emma, non riusciva ad essere così lucido…!
Non appena vide la sagoma minuta della gemella seduta sulle scale si ritrovò a mettere su un perfetto sorriso da ebete, illuminandosi e guardandola come se avesse appena visto la cosa più bella di quella giornata.
Accolse il suo entusiasmo e le sue braccia al collo senza lamentarsi, lasciando solo un mezzo sospiro sorpreso anche se la ragazza non pesava poi così tanto e non era certo così difficile tenerla a sé e rimanere in piedi. Era più che altro spiazzato da quanto sembrasse contenta di vederlo, non aveva messo in conto che potesse averlo chiamato perché lo voleva così tanto vedere. Aveva lasciato il segno fino a quel punto? Le stava davvero così tanto simpatico? Non lo avrebbe mai detto.
“Oh…ehi…ops! Mi sono dimenticato di rispondere, devo essermi distratto…non che non fosse importante, ma sono venuto subito qui…non volevo farti aspettare!” provò a giustificarsi ma le sue stesse parole gli suonarono un po’ stupide. “Non disturbi, non disturberesti mai…!” provò a confortarla, mentre il suo cuore accelerava nel sentirla così vicina. “Io?! Oh bene, bene…” borbottò piano, per poi schiarirsi la voce e provando a non sembrare troppo strano. “E tu?!”
PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
bymars
[/QUOTE]. -
..
-
.|thomas seanàn roberts|
Sentì una ingiustificata stretta allo stomaco sentendo nominare Percy. Lo aveva visto in qualche foto, forse, e sapeva della sua esistenza dalle sue ricerche da stalker provetto, ma non si era mai soffermato più di tanto su di lui. Okay, non sapeva tutto di lei, ma non era stato difficile dedurre quella informazione anche se aveva provato a ignorarla fino a quel momento. Provò a dissimulare comunque le sue emozioni perché sospettava sarebbe suonato pazzo se avesse avuto una reazione strana a quella rivelazione: Percy era suo fratello, un lato di lui era felice che avesse una figura simile, a cui era affezionata, a cui appoggiarsi, anche se l'altra parte di lei avrebbe tanto voluto esserci anche lui in quel quadretto.
Si impose di improvvisare un leggero sorrisino e la guardò, comunque davvero dispiaciuto che fosse triste. "Mi dispiace... La nostalgia è sempre una brutta bestia..." ammise piano, e aveva letto quella frase da qualche parte ma sembrava calzare bene in quel momento. "Le vacanze di Natale non sono così lontane... Lo rivedrai presto! Com'è Percy?" domandò prima di riuscire a fermarsi, bloccandosi quando si rese conto di come potesse apparire quella domanda dall'esterno. "Io... Non che mi voglia fare i fatti tuoi! O vostri! Sì insomma non mi int-... Cioè mi interessa, ovvio, ma così giusto per sapere!" provò a rimediare finendo solo per peggiorare la sua situazione. La domanda della ragazza non poteva essere altro che innocente, non avrebbe mai saputo cosa le avesse suggerito di scegliere proprio quella curiosità tra tutte ma avrebbe dovuto aspettarselo no? Era un modo per conoscerlo come un altro, che lo portò però ad arrossire e boccheggiare per qualche istante, costringendolo a deglutire a vuoto nel tentativo di non perdere del tutto il controllo. "Io... Sì. Cioè... No. Nel senso... Ho una gemella ma... È complicato." si ritrovò a dire, ma alla fine si bloccò prima di riuscire a continuare la frase.
Non era sicuro di sapere come andare avanti, in effetti era complicato... E si ritrovò a realizzare che se non avesse parlato in quel momento non avrebbe saputo quando e come riprendere il discorso senza sentirsi un completo idiota.
La verità era che non dirle la verità gli sembrava un po' come mentirle, e sospettava che andare avanti per quella strada non avrebbe portato a niente di buono.
Non avrebbe voluto affrontare le sue paure così, in quel momento, senza preparazione ma se non lo aveva ancora fatto forse non c'era una preparazione appropriata per quel genere di cose.
" Senti Em... Posso chiamarti Em? Suona bene... Comunque... Io... Tu come ti sentiresti se ora qualcuno ti dicesse che hai un gemello, da qualche parte, che ti sta cercando?" chiese alla fine e poteva non sembrare granché ma per lui era un enorme salto nel vuoto e sentì la gola chiudersi e il respiro accellerare mentre attendeva quella che sembrava essere più una condanna definitiva che una semplice risposta.
PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
bymars
[/QUOTE]. -
..
-
.|thomas seanàn roberts|
Obbligarsi ad ascoltare quelle parole su Percy e su un rapporto che lui aveva sempre sognato con Emma, senza mai averlo, fu una vera e propria tortura. Non avrebbe avuto cuore di frenarla o obbligarla a smettere, oltre al fatto che era stato lui a voler indagare comunque era felice, almeno in parte, che avesse qualcuno a cui appoggiarsi e a cui tenesse davvero, anche se non era lui.
Tom non aveva mai avuto un fratello o una sorella se non per quell’anno passato insieme di cui ovviamente non ricordava nulla. Aveva cercato di essere razionale e non farsi prendere troppo dell’emozione, ma quando aveva scoperto di non essere solo al mondo gli era sembrato che un vuoto che aveva sempre portato con sé trovasse un senso, che la sua vita cominciasse ad assumere una qualche logica. Si era sempre sentito diverso, a posteriori forse era fin troppo facile ammetterlo, e quando aveva scoperto dell’esistenza di Emma aveva cominciato a pensare che quella sensazione nascesse perchè era stato allontanato troppo presto da una parte di sé.
Provò ad ascoltare con attenzione le sue parole, sorridere anche di tanto in tanto e annuire appena con aria interessata, perchè non voleva certo che Emma si sentisse ignorata o che pensasse che non gli importava di quel che stava dicendo. "Oh beh sembra davvero un buon rapporto i vostri, siete fortunati..." si ritrovò a dire, provando a buttare lì una frase che non suonasse troppo sofferente, per poi sgranare gli occhi alle sue parole, scuotendo la testa all'istante. "N-no...No! Non intendevo che litighiamo spesso...!" provò a correre ai ripari, cercando di dare una risposta sensata anche se non lo sembrava comunque.
Cominciava a sentire i palmi delle mani sempre più sudati, il cuore accelerato, le guance che diventavano bollenti e si coloravano di rosso mentre cominciava a non sapere più bene come articolare una frase di senso compiuto e tutto intorno a lui sembrava meno stabile e più dondolante. Non aveva davvero mai pensato a che cosa avrebbe fatto arrivato a quel punto, non era una situazione per la quale ci si potesse esattamente preparare dopotutto e lui non pensava di arrivarci. O meglio sì certo, lo sperava, era andato fino ad Hidenstone per quello, ma un conto era immaginarselo e un conto era viverlo. Sua madre glielo diceva sempre che avrebbe dovuto smetterla di vivere nel suo mondo immaginario…!
Si schiarì la voce, a vuoto perchè quando aprì le labbra scoprire di non riuscire ad articolare nessuna frase, non al primo colpo almeno. Emma lo avrebbe visto tentare un altro paio di volte prima di riuscirci davvero, mentre il suo sguardo si posava ovunque tranne che sulla ragazza e le sue dita si tormentavano a vicenda, cercando una pace che non sembravano proprio in grado di trovare nel breve periodo.
“Io…io penso di sapere cosa intendi…cioè non… mi dispiace che tu ti senta così. Ma se-.... E se lui sapesse chi sei? Dove sei? Cosa stai facendo? Cioè…non perchè sia una stalker, non in quel senso, non lo so…cioè sono sicuro che non lo sia…! Ma se sì insomma se ti avesse cercato tutto questo tempo?” provò a spiegare, avendo però la sensazione di non aver concluso più molto. Sentì la bocca dello stomaco chiudersi, il fiato venire meno ma alla fine si convinse e, portando lo sguardo sulle proprie mani, sussurrando un flebile. “Se fossi io il tuo gemello?”
PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
bymars. -
..
-
.|thomas seanàn roberts|
Si era sempre biasimato per non essere bravo a gestire il proprio lato emotivo, si sentiva sempre sciocco quando doveva gestire le proprie sensazioni e non era molto bravo a canalizzarle e costruire qualcosa di positivo, che non finisse sempre per essere un castello di carta, destinato a collassare su sé stesso.
Scosse piano la testa di fronte alla sua preoccupazione, accennando un leggero sorriso impacciato provando a rassicurarla e sperando di risultare vagamente credibile anche se lui stesso non era sicuro di apparire calmo o confortante in quelle condizioni. “Sto bene…” sussurrò piano, impacciato ma sincero, e in effetti stava bene, una parte di lui era quasi sollevata di trovarsi sul punto di non ritorno, di doversi per forza liberare di un peso. Era stato difficile rimanere in silenzio fino a quel momento, tenere tutte quelle cose per sé: se si escludevano i momenti in cui aveva parlato di Emma a Marlee, che comunque non erano stati troppi visto la loro lontananza durante l’estate, nessun altro sapeva delle sue ricerche, dei suoi risultati e dei suoi pensieri.
Una parte di lui fu confortata nel sentire che Emma voleva ancora sapere qualcosa del suo gemello, che non sembrava odiarlo o non volerlo mai vedere, anche se sapeva che era ben diverso immaginare una persona e avercela di fronte, se anche non odiava l’idea del suo gemello avrebbe potuto odiare lui per un centinaio di motivi, tutti più che validi.
Era abbastanza sicuro che esistessero parole ben migliori per esprimere quello che voleva dirle, per spiegarle la situazione, e avrebbe potuto di certo fare una scelta molto più oculata se solo non fosse stato il tipo che si agita subito quando la situazione si fa più tesa e si sentisse completamente incapace di gestire determinate situazioni. Non voleva ferire Emma, non voleva che quella rivelazione fosse accompagnata da dolore e sofferenza, ma dopotutto lui era stato male e anche se non voleva che lei vivesse le sue stesse emozioni ma forse non poteva salvarla del tutto.
Fu forse la rabbia a fargli molto più male, a farlo irrigidire e rendere i suoi occhi più chiari e lucidi mentre deglutiva a vuoto, il cuore che correva in gola e la paura che si impossessava di lui. Sentì i suoi palmi sempre più sudati, le mani che cominciavano a tremare leggermente, ma le alzò comunque come a volersi proteggere.
“Lo so… lo so! E non scherzerei mai su cose del genere, lo giuro. Non...non volevo dirtelo così, mi dispiace ma...ti ho cercata ovunque e… non sono bravo in queste cose, non è una giustificazione ma...davvero, non sapevo come dirtelo. Sono nato a Dublino, il 28 marzo 2003 ...Ho...ho tutti i documenti, ho fatto delle ricerche, posso mostrarteli se vuoi, mi dispiace…” cominciò a incespicarsi da solo nelle sue parole, abbassando la voce sempre di più insieme allo sguardo, senza sapere più che cosa aspettarsi e che cosa fare. No, di certo non pensava sarebbe andata così, e non era sicuro se fosse un bene o un male che fosse quella la piega che la situazione aveva preso.
PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
bymars. -
..