Crazy in Love

Emma&Thomas | Contest di Natale

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    Emma Lewis
    La grande scala a chiocciola era a pochi passi dalla propria sala comune, quindi non ci mise poi troppo ad arrivarci. Non c'era nessuno, la calma imperversava ed il silenzio pure. Il colore suo preferito era l'azzurro, perciò quel giorno aveva addosso qualcosa che tendeva al turchese. Maglia, pantaloni e persino calzini e scarpe. Era completamente di quella tonalità. Era una tuta da ginnastica e l'aveva indossata per stare più comoda ed andarsi a fare un giro in tutta tranquillità, anche se una volta giunta a quella scala a chiocciola, si era fermata a catturare qualche pokemon. Aveva scaricato pokemon go qualche mese prima ed era incredibile quanto quella scuola ne fosse piena. In quel preciso momento, stava catturando un esemplare di pikachu vestito a tema con il Natale, visto che aveva un berretto rosso ed una lunga barba bianca. Ridacchiò e lanciò la sfera circa cinque volte, finché non decise che ne aveva abbastanza -il pikachu, voglio dire- e rimase bloccato, così che Emma potesse aggiungerlo al suo pokedex.
    Una volta tornata in Sala Comune, lo avrebbe fatto vedere ad Erik e magari si sarebbero scambiati qualche pokemon, ma al momento stava bene su quel gradino a giocare e riflettere.
    Era ormai Dicembre ma stavolta lo spirito del Natale non l'aveva già travolta: le mancava il suo fratellone, Percy, le mancava la sua metà, il suo gemello che non sapeva dove fosse e cosa stesse facendo, le mancavano persino le piccole attenzioni di Lucas, ma al contempo voleva perdersi tra le braccia dell'auror con il quale aveva passato un magnifico weekend a Berlino quasi un anno prima. Sospirò, stiracchiandosi.
    Le piaceva quella scuola, sebbene fosse stata bocciata, aveva conosciuto tantissimi amici ed anche qualche nemico, ma quelli erano in ogni dove. Alla fine, decise di aprire il proprio magifonino e prendere la chat con Thomas, il gemello che non sapeva essere tale. Gli aveva chiesto il numero un giorno a lezione, per ogni evenienza e per non dover continuare con i bigliettini trasportati da Mirtillo.
    Lo sai, in questo momento sono sola soletta in quella grande scalinata a chiocciola. Lo so che sei nuovo ma hai presente? Potresti venire a farmi compagnia! Propose, con ritrovata allegria.
    17 y.oStudenteAmetrinII annoFrom Dublin
     
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    |thomas seanàn roberts|



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    homas aveva immaginato il primo incontro con Emma molto più scoppiettante e impressionante di quel che era stato. Alla fine la timidezza e il suo essere un impacciato compulsivo avevano prevalso e non aveva concluso niente di quel che aveva pianificato, fallendo su tutti i fronti. Aveva passato qualche giorno a piangersi addosso, dandosi dell’idiota per quella opportunità persa, ma poi era stato costretto a farsene una ragione anche se la sensazione che non avrebbe avuto una seconda chance non se ne era mai andata via del tutto.
    Aveva provato anche ad organizzare un altro incontro, a trovare una scusa qualunque, ma alla fine aveva terminato col fare progetti unicamente nella sua mente che non si erano mai concretizzati del tutto e si era arreso sperando che un giorno avrebbe avuto la possibilità di riscattarsi. Certo, c’era da dire che era una possibilità remota se lui per primo non si decideva a farsi avanti, e che non era semplice riuscire a costruire un rapporto con la gemella se non le diceva la verità.
    Ma come farlo? Era davvero difficile riuscire a pensare ad un modo per dirle una cosa del genere senza traumatizzarla o farla arrabbiare o ferirla in qualche modo… sospettava che non ci fosse un modo per salvarla dalla verità, meritava di sapere ma Thomas cercava sempre di ricordarsi che lui aveva avuto tutto il tempo per riuscire a digerire la notizia, e lei no. Meritava che qualcuno le dicesse le cose come stavano, ma avrebbe pagato per non essere lui a fare quel passo, per poterle solo dire cose positive e non distruggere le sue certezze.
    Certo, se non altro sembravano andare d’accordo, quelle poche volte in cui si erano conosciuti…era una cosa positiva no?! Era quantomeno una ragione per non preoccuparsi troppo, almeno non subito, di dover cambiare il suo atteggiamento e trovare un modo per piacerle.
    Si era promesso comunque che la prima volta in cui ne avrebbe avuto l’occasione avrebbe parlato ad Emma e le avrebbe detto come stavano le cose, non aveva senso aver fatto tutta quella fatica per raggiungerla ad Hidenstone e non dirle nulla! Era da sciocchi e lui non voleva continuare a mentirle…poteva considerarsi una bugia non dirle quel che erano? Oppure stava solo esagerando?!
    Quando ricevette il messaggio di Emma gli fu subito chiaro che quello fosse esattamente il segnale che stava aspettando, anche se cominciò all’istante a sudare freddo e chiedersi se non fosse troppo presto. “Oh dannazione, non sarà mai il momento giusto!” si ritrovò a pensare e alla fine, preso dal momento, finì per non risponderle nemmeno e presentarsi solo, non molto tempo dopo, alla scala a chioccola salutandola con un sorriso forse fin troppo entusiasta. “Ehi!” la salutò entusiasta senza realizzare di non averle dato una risposta ma ehi, era lì no? Era quello che contava!

    PARLATO - ASCOLTATO - NARRATO
    bymars

     
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    Emma Lewis
    Emma, seduta su quel gradino, controllava costantemente il magifonino in attesa di una risposta da lui, eppure era spuntato il visualizzato. Si lasciò andare spesso a dei sospiri, pensando che forse nei loro scorsi incontri, era stato gentile solo perché fosse la sua indole e non perché lei gli stesse realmente simpatica e quindi non aveva nessuna intenzione di continuare una relazione di qualsiasi tipo con lei. Si era ormai rassegnata al fatto che non venisse e si era messa a giocare con i laccetti turchesi della sua tuta. In effetti poteva essere un po' un pugno in un occhio, a prima occhiata, ma Emma era sempre stata piuttosto naturale in tutto ciò che diceva e faceva e curare in quel modo il suo abbigliamento, rientrava in quelle cose che lei faceva come se non dovesse rendere conto a nessuno. Ed in effetti era così.
    Sebbene avesse un carattere solare, sempre disponibile e gentile, si sentiva tremendamente sola quell'anno e non vedeva l'ora di riabbracciare il suo Percy, il fratello maggiore adottivo, sebbene lei lo amasse come se condividessero il sangue. In effetti era estremamente convinta che la famiglia fosse chiunque crescesse un bambino, non di certo chi li faceva e poi se ne dimenticava come se fossero una lavatrice non fatta od un libro da colorare lasciato a metà.
    Persa in tutti questi pensieri, si era quasi dimenticata che il ragazzo non aveva mai risposto al suo messaggio e quando se ne rese nuovamente conto, i suoi occhi si velarono di lacrime e le sue idee tornarono a vorticare attorno al fatto che lui non la sopportasse e non avesse voglia di passare del tempo con lei, nonostante le buone impressioni del primo incontro e tutti i complimenti che lui le aveva rivolto.
    Ma questa consapevolezza fu spazzata via e si sciolse come neve al sole quando sentì dei passi avvicinarsi e, in allerta, girandosi vide che si trattava proprio di Thomas, che si stava avvicinando con un bellissimo sorriso. Trasse un sospiro di sollievo, alzandosi in piedi e girandosi. Ehi! Ho avuto paura non venissi. Pensavo di averti disturbato! Annunciò, decidendo di glissare su tutti i suoi pensieri nefasti, sentendosi quasi in colpa per aver anche solo pensato per un attimo che a lui potesse non fregare niente di lei. D'istinto, si avvicinò a lui e gli avvolse le braccia attorno al collo in un abbraccio sentito e molto caloroso e posò la testa sulla sua spalla come se fossero amici da sempre. Il fatto era che effettivamente le sembrava di conoscerlo da sempre e tra le sue braccia si sentiva stranamente al sicuro, avvolta da una bolla protettiva. Come stai? Sussurrò, senza riuscire a staccarsi.
    17 y.oStudenteAmetrinII annoFrom Dublin
     
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    |thomas seanàn roberts|



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    on si aspettava che, fra tutti, Emma avrebbe contattato proprio lui e gli avrebbe chiesto di raggiungerla. Aveva avuto modo di osservarla, nel corso delle prime settimane ad Hidenstone, e aveva intuito come la biondina fosse circondata da amici e fosse abbastanza brava a costruirsi una rete di amicizie piuttosto ampia. Di certo sembrava meno impacciata di lui, in quel senso: fin dal primo momento si era dimostrata amichevole e gentile, anche con lui che era un perfetto sconosciuto, e anche se gli piaceva pensare che il loro legame fosse particolare e li legasse anche se lei non ne era consapevole, ma sospettava che quello non bastasse.
    No, gli piaceva credere che Emma fosse così tenera con tutti, il che si sposava bene con l’immagine innocente che aveva della gemella, che aveva già idealizzato ben prima di incontrarla. SI sentiva comunque fortunato, non pensava che lo avrebbe chiamato così presto e che volesse ancora passare del tempo con lui, e dimenticando per il momento tutti i non detti si ritrovò quasi a saltellare per i corridoi, finendo per arrivare alla scalinata con il fiato corto, senza alcuna ragione precisa.
    Emma non si sarebbe dileguata da un momento all’altro, non era destinata a scomparire dalla sua vita all’improvviso, eppure aveva sentito la necessità di avere fretta come se avesse paura di non trovarla più. Rispondere al messaggio avrebbe potuto assicurargli di non lasciarsela scappare, ma ehi era Tom, era preso dall’agitazione di un innocente invito di Emma, non riusciva ad essere così lucido…!
    Non appena vide la sagoma minuta della gemella seduta sulle scale si ritrovò a mettere su un perfetto sorriso da ebete, illuminandosi e guardandola come se avesse appena visto la cosa più bella di quella giornata.
    Accolse il suo entusiasmo e le sue braccia al collo senza lamentarsi, lasciando solo un mezzo sospiro sorpreso anche se la ragazza non pesava poi così tanto e non era certo così difficile tenerla a sé e rimanere in piedi. Era più che altro spiazzato da quanto sembrasse contenta di vederlo, non aveva messo in conto che potesse averlo chiamato perché lo voleva così tanto vedere. Aveva lasciato il segno fino a quel punto? Le stava davvero così tanto simpatico? Non lo avrebbe mai detto.
    “Oh…ehi…ops! Mi sono dimenticato di rispondere, devo essermi distratto…non che non fosse importante, ma sono venuto subito qui…non volevo farti aspettare!” provò a giustificarsi ma le sue stesse parole gli suonarono un po’ stupide. “Non disturbi, non disturberesti mai…!” provò a confortarla, mentre il suo cuore accelerava nel sentirla così vicina. “Io?! Oh bene, bene…” borbottò piano, per poi schiarirsi la voce e provando a non sembrare troppo strano. “E tu?!”


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    Emma Lewis
    Emma, era vero, era buona con tutti e cercava sempre di lasciare un segno positivo, di farsi ricordare con un sorriso, ma con Thomas era diverso.
    Sentiva di essere collegata a lui con una sorte di doppiofilo d'acciaio che difficilmente si sarebbe spezzato, anche se non gli era proprio chiaro il motivo di questo legame. Avrebbe voluto approfondirlo, chiedergli cosa ne pensasse, ma le sembrava di comportarsi da pazza ad andare da lui e dirgli "ehi, credo che io e te ci conoscessimo nella nostra vita precedente e fossimo buoni amici". Sarebbe sembrata a dir poco fuori di testa.
    Ma ciò non le impedì di scrivergli per vedersi e di buttargli le braccia al collo quando lo vide sopraggiungere. Non era una reazione razionale, non avrebbe saputo dire cosa la spingesse ad un determinato comportamento verso quella determinata persona, ma era contenta così e non vedeva l'ora di passare dell'altro tempo con lui, magari la matassa si sarebbe sbrogliata da sola ed avrebbe finalmente avuto in chiaro tutta la situazione.
    Fu contenta nell'udire le sue parole, per quanto qualcun altro avrebbe potuto prenderlo per scemo. Ad Emma faceva tenerezza, quindi sorrise contro la sua spalla, prima di allontanarsi quel tanto che bastava per guardarlo in faccia. Alcuni avrebbero potuto pensare che lui ci stesse provando con lei o viceversa, eppure ad Emma pareva che entrambi stessero provando ad intessere un rapporto puro, uno di quelli delle favole.
    Sto benone, anche se ultimamente sono un po' triste annunciò, sconsolata, tornando a sedersi ed invitandolo a fare altrettanto, battendo con leggerezza il gradino accanto a sé. Sarà che mi manca Percy, mio fratello confidò, sentendo in quel momento come quelle parole risultassero veritiere, visto che una stretta al cuore la prese alla sprovvista.
    Tu hai fratelli, Tommy? Gli domandò, curiosissima. Invero, non si ricordava per niente se glielo avesse già chiesto in uno dei loro incontri precedenti, ma in caso, lo aveva completamente rimosso dalla memoria. O sorelle. Aggiunse alla fine, alzando gli occhi al soffitto e riflettendo su che cosa avrebbero potuto fare. Quella volta non si era portata cibo o coperte, ma magari avrebbe potuto far apparire magicamente qualcosa.
    17 y.oStudenteAmetrinII annoFrom Dublin
     
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    |thomas seanàn roberts|



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    entì una ingiustificata stretta allo stomaco sentendo nominare Percy. Lo aveva visto in qualche foto, forse, e sapeva della sua esistenza dalle sue ricerche da stalker provetto, ma non si era mai soffermato più di tanto su di lui. Okay, non sapeva tutto di lei, ma non era stato difficile dedurre quella informazione anche se aveva provato a ignorarla fino a quel momento. Provò a dissimulare comunque le sue emozioni perché sospettava sarebbe suonato pazzo se avesse avuto una reazione strana a quella rivelazione: Percy era suo fratello, un lato di lui era felice che avesse una figura simile, a cui era affezionata, a cui appoggiarsi, anche se l'altra parte di lei avrebbe tanto voluto esserci anche lui in quel quadretto.
    Si impose di improvvisare un leggero sorrisino e la guardò, comunque davvero dispiaciuto che fosse triste. "Mi dispiace... La nostalgia è sempre una brutta bestia..." ammise piano, e aveva letto quella frase da qualche parte ma sembrava calzare bene in quel momento. "Le vacanze di Natale non sono così lontane... Lo rivedrai presto! Com'è Percy?" domandò prima di riuscire a fermarsi, bloccandosi quando si rese conto di come potesse apparire quella domanda dall'esterno. "Io... Non che mi voglia fare i fatti tuoi! O vostri! Sì insomma non mi int-... Cioè mi interessa, ovvio, ma così giusto per sapere!" provò a rimediare finendo solo per peggiorare la sua situazione. La domanda della ragazza non poteva essere altro che innocente, non avrebbe mai saputo cosa le avesse suggerito di scegliere proprio quella curiosità tra tutte ma avrebbe dovuto aspettarselo no? Era un modo per conoscerlo come un altro, che lo portò però ad arrossire e boccheggiare per qualche istante, costringendolo a deglutire a vuoto nel tentativo di non perdere del tutto il controllo. "Io... Sì. Cioè... No. Nel senso... Ho una gemella ma... È complicato." si ritrovò a dire, ma alla fine si bloccò prima di riuscire a continuare la frase.
    Non era sicuro di sapere come andare avanti, in effetti era complicato... E si ritrovò a realizzare che se non avesse parlato in quel momento non avrebbe saputo quando e come riprendere il discorso senza sentirsi un completo idiota.
    La verità era che non dirle la verità gli sembrava un po' come mentirle, e sospettava che andare avanti per quella strada non avrebbe portato a niente di buono.
    Non avrebbe voluto affrontare le sue paure così, in quel momento, senza preparazione ma se non lo aveva ancora fatto forse non c'era una preparazione appropriata per quel genere di cose.
    " Senti Em... Posso chiamarti Em? Suona bene... Comunque... Io... Tu come ti sentiresti se ora qualcuno ti dicesse che hai un gemello, da qualche parte, che ti sta cercando?" chiese alla fine e poteva non sembrare granché ma per lui era un enorme salto nel vuoto e sentì la gola chiudersi e il respiro accellerare mentre attendeva quella che sembrava essere più una condanna definitiva che una semplice risposta.

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    Emma Lewis
    Thomas era sicuramente un lenitivo alla sua nostalgia di casa, come se fosse effettivamente un membro della sua famiglia. Eppure lo conosceva solamente da... quanto? Tre mesi e mezzo? Non abbastanza per definirlo un suo amico intimo, eppure sentiva di aver costante bisogno del suo supporto e sostegno.
    Percy è... fece una pausa nel rispondere alla sua domanda, soprattutto perché l'altro si gettò in un monologo che lo fece alquanto ridere. Non stava ridendo di lui, ovviamente, ma lo trovava davvero tenero. Stai tranquillo, Tommy! Mi fa piacere tu me lo abbia chiesto! Un sorriso solare venne rivolto al ragazzo, sebbene fosse macchiato dalla nostalgia di casa.
    Percy è un fratello meraviglioso, anche se una volta mi ha raccontato che prima di venirmi a prendere per l'adozione, mi detestava... insomma non sarebbe più stato il piccolino di casa confessò con una piccola risata, segno che certo non provava rancore per le parole dette da un bambino di nove anni, soprattutto perché due minuti dopo era già innamorato di lei.
    Non mi fa mai mancare niente, è sempre premuroso e con lui mi diverto un sacco. E poi ha uno scoiattolo adorabile. Siamo sempre stati inseparabili sebbene ci dividano circa otto anni! Non aveva la minima idea che forse lui avrebbe potuto soffrire a quelle parole. Sapeva di essere stata separata da un gemello ma non aveva la minima idea che quel ragazzo si trovasse proprio davanti a lei in quel preciso istante, anche se avrebbe dovuto rendersene conto: era uguale a lei per moltissimi versi!
    Complicato? Nel senso che litigate spesso? Anche io e Percy lo facciamo, ma ci vogliamo comunque un mondo di bene. Sono sicuro che è così anche per voi annunciò, fraintendendo la situazione e -ancora una volta- non collegando che stesse parlando proprio di lei, anche se le avvisaglie c'erano tutte. Anche lei aveva un gemello, per quanto non fosse una situazione semplice.
    Alla sua domanda completamente inaspettata, comunque, l'allegro volto di Emma si rabbuiò. Annuì appena, concedendogli il permesso di chiamarla Em, riflettendo quindi sulla sua richiesta. Io... te l'ho detto che ho un gemello, da qualche parte, quando ci siamo visti sulla torre, giusto? Ecco... Non so nemmeno se si ricorda di me, se sa chi sono, se ogni tanto mi pensa... e la cosa mi distrugge, davvero. Non so come riesco ad andare avanti. Siamo stati insieme forse un anno solamente, eppure sento con lui un legame come con nessun altro. Riesco ugualmente a sorridere grazie ai miei amici ma... se mi stesse cercando, vorrei saperlo... e vorrei tanto riabbracciarlo! Sussurrò, mordendosi un labbro per non scoppiare a piangere proprio là, in quel momento.
    17 y.oStudenteAmetrinII annoFrom Dublin
     
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    bbligarsi ad ascoltare quelle parole su Percy e su un rapporto che lui aveva sempre sognato con Emma, senza mai averlo, fu una vera e propria tortura. Non avrebbe avuto cuore di frenarla o obbligarla a smettere, oltre al fatto che era stato lui a voler indagare comunque era felice, almeno in parte, che avesse qualcuno a cui appoggiarsi e a cui tenesse davvero, anche se non era lui.
    Tom non aveva mai avuto un fratello o una sorella se non per quell’anno passato insieme di cui ovviamente non ricordava nulla. Aveva cercato di essere razionale e non farsi prendere troppo dell’emozione, ma quando aveva scoperto di non essere solo al mondo gli era sembrato che un vuoto che aveva sempre portato con sé trovasse un senso, che la sua vita cominciasse ad assumere una qualche logica. Si era sempre sentito diverso, a posteriori forse era fin troppo facile ammetterlo, e quando aveva scoperto dell’esistenza di Emma aveva cominciato a pensare che quella sensazione nascesse perchè era stato allontanato troppo presto da una parte di sé.
    Provò ad ascoltare con attenzione le sue parole, sorridere anche di tanto in tanto e annuire appena con aria interessata, perchè non voleva certo che Emma si sentisse ignorata o che pensasse che non gli importava di quel che stava dicendo. "Oh beh sembra davvero un buon rapporto i vostri, siete fortunati..." si ritrovò a dire, provando a buttare lì una frase che non suonasse troppo sofferente, per poi sgranare gli occhi alle sue parole, scuotendo la testa all'istante. "N-no...No! Non intendevo che litighiamo spesso...!" provò a correre ai ripari, cercando di dare una risposta sensata anche se non lo sembrava comunque.
    Cominciava a sentire i palmi delle mani sempre più sudati, il cuore accelerato, le guance che diventavano bollenti e si coloravano di rosso mentre cominciava a non sapere più bene come articolare una frase di senso compiuto e tutto intorno a lui sembrava meno stabile e più dondolante. Non aveva davvero mai pensato a che cosa avrebbe fatto arrivato a quel punto, non era una situazione per la quale ci si potesse esattamente preparare dopotutto e lui non pensava di arrivarci. O meglio sì certo, lo sperava, era andato fino ad Hidenstone per quello, ma un conto era immaginarselo e un conto era viverlo. Sua madre glielo diceva sempre che avrebbe dovuto smetterla di vivere nel suo mondo immaginario…!
    Si schiarì la voce, a vuoto perchè quando aprì le labbra scoprire di non riuscire ad articolare nessuna frase, non al primo colpo almeno. Emma lo avrebbe visto tentare un altro paio di volte prima di riuscirci davvero, mentre il suo sguardo si posava ovunque tranne che sulla ragazza e le sue dita si tormentavano a vicenda, cercando una pace che non sembravano proprio in grado di trovare nel breve periodo.
    “Io…io penso di sapere cosa intendi…cioè non… mi dispiace che tu ti senta così. Ma se-.... E se lui sapesse chi sei? Dove sei? Cosa stai facendo? Cioè…non perchè sia una stalker, non in quel senso, non lo so…cioè sono sicuro che non lo sia…! Ma se sì insomma se ti avesse cercato tutto questo tempo?” provò a spiegare, avendo però la sensazione di non aver concluso più molto. Sentì la bocca dello stomaco chiudersi, il fiato venire meno ma alla fine si convinse e, portando lo sguardo sulle proprie mani, sussurrando un flebile. “Se fossi io il tuo gemello?”


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    Stai bene? Domandò ad un certo punto, poiché lui sembrava essere molto teso, almeno da ciò che poteva osservare Emma. Si domandò anche se non fosse stata lei stessa a dire qualcosa di sbagliato, anche se ricapitolando le sue parole, aveva parlato solamente del proprio fratello, non accennando per niente a qualche argomentazione che non andasse a genio all'altro. O almeno così pensava visto che sì, sapeva di avere un gemello da qualche parte, ma non aveva affatto idea che fosse lui né che l'avesse cercata per tutto quel tempo. I suoi genitori adottivi le avevano detto, appunto, che non avevano avuto soldi per adottare entrambi, essendo inizialmente molto poveri, ed avendo già un maschio, avevano optato per prendere lei, tra i due. Separandola inesorabilmente da lui. Per quella confessione, non gli aveva realmente parlato per almeno un mese, ma poi crescendo aveva capito che se non fossero stati loro, avrebbe potuto succedere anche con un'altra famiglia, quindi probabilmente sarebbero stati separati in ogni caso. Con gli anni, comunque, aveva imparato a far tacere quella vocina nella sua testa che le diceva che se fosse arrivata una famiglia ricca e senza figli, non avrebbero scelto affatto, prendendo entrambi. Dar voce a quell'insinuazione l'avrebbe solamente fatta sentire in colpa, visto che le avevano dato tutto l'amore che si può riservare ad un figlio, senza farle mai mancare niente nonostante le scarse disponibilità economiche.
    Si perse per un po' nei suoi pensieri, ma quando lui si schiarì la voce, tornò ad osservarlo, curiosa come poche altre volte lo era stata. Doveva dirle qualcosa, era chiaro persino a lei, anche se non sapeva proprio di cosa si potesse trattare.
    Ehi, rilassati disse, avvicinandosi a lui e prendendogli entrambe le mani cercando di dividerle l'una dall'altra, dal momento che aveva visto come se le stava tormentando. Ed aveva visto anche la sua difficoltà nel dare vita alla propria frase.
    Le sue parole, la colpirono, tanto che gli tenne salde le mani ma rimase in silenzio per un tempo che parve incalcolabile, meditabonda. Beh se... se fosse davvero così, io... io vorrei... vorrei saperlo, ecco. Vorrei chiedergli perché si fa vivo dopo tanto tempo, perché non mi ha cercata prima e... sapeva da sé quanto fossero irrazionali come argomentazioni, mica era colpa di un ragazzino se non era riuscita a trovarla prima, sicuramente a diciassette anni al massimo, le risorse erano ben limitate, quindi era ammirevole anche solo che ci stesse provando.
    Ma quello che disse dopo...
    Le mani della giovane, ricaddero lungo il suo corpo ed il sorriso incoraggiante e speranzoso, si spense come una candela con lo stoppino. Senza nemmeno accorgersene, fece qualche passo indietro, rischiando di scivolare giù per le scale. Barcollò per un po', ma non successe per fortuna e riuscì a ritrovare l'equilibrio. Emma difficilmente si arrabbiava con qualcuno, gli unici che erano riusciti nell'impresa, erano stati Elisabeth e Blake, però quelle parole furono come un Avada Kedavra. Cosa... hai detto? Sussurrò, l'irritazione palese nella sua dolce voce. Tu... tu lo sai quanto ci sto male, te l'ho detto! Mio fratello era una parte di me che adesso non c'è, adottato da chissà chi e portato chissà dove! Come puoi... come puoi farmi uno scherzo simile? La spensieratezza di poco prima venne completamente spazzata via dal suo volto a favore di grossi lacrimoni che iniziarono a rigarle le guance.
    17 y.oStudenteAmetrinII annoFrom Dublin
     
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    i era sempre biasimato per non essere bravo a gestire il proprio lato emotivo, si sentiva sempre sciocco quando doveva gestire le proprie sensazioni e non era molto bravo a canalizzarle e costruire qualcosa di positivo, che non finisse sempre per essere un castello di carta, destinato a collassare su sé stesso.
    Scosse piano la testa di fronte alla sua preoccupazione, accennando un leggero sorriso impacciato provando a rassicurarla e sperando di risultare vagamente credibile anche se lui stesso non era sicuro di apparire calmo o confortante in quelle condizioni. “Sto bene…” sussurrò piano, impacciato ma sincero, e in effetti stava bene, una parte di lui era quasi sollevata di trovarsi sul punto di non ritorno, di doversi per forza liberare di un peso. Era stato difficile rimanere in silenzio fino a quel momento, tenere tutte quelle cose per sé: se si escludevano i momenti in cui aveva parlato di Emma a Marlee, che comunque non erano stati troppi visto la loro lontananza durante l’estate, nessun altro sapeva delle sue ricerche, dei suoi risultati e dei suoi pensieri.
    Una parte di lui fu confortata nel sentire che Emma voleva ancora sapere qualcosa del suo gemello, che non sembrava odiarlo o non volerlo mai vedere, anche se sapeva che era ben diverso immaginare una persona e avercela di fronte, se anche non odiava l’idea del suo gemello avrebbe potuto odiare lui per un centinaio di motivi, tutti più che validi.
    Era abbastanza sicuro che esistessero parole ben migliori per esprimere quello che voleva dirle, per spiegarle la situazione, e avrebbe potuto di certo fare una scelta molto più oculata se solo non fosse stato il tipo che si agita subito quando la situazione si fa più tesa e si sentisse completamente incapace di gestire determinate situazioni. Non voleva ferire Emma, non voleva che quella rivelazione fosse accompagnata da dolore e sofferenza, ma dopotutto lui era stato male e anche se non voleva che lei vivesse le sue stesse emozioni ma forse non poteva salvarla del tutto.
    Fu forse la rabbia a fargli molto più male, a farlo irrigidire e rendere i suoi occhi più chiari e lucidi mentre deglutiva a vuoto, il cuore che correva in gola e la paura che si impossessava di lui. Sentì i suoi palmi sempre più sudati, le mani che cominciavano a tremare leggermente, ma le alzò comunque come a volersi proteggere.
    “Lo so… lo so! E non scherzerei mai su cose del genere, lo giuro. Non...non volevo dirtelo così, mi dispiace ma...ti ho cercata ovunque e… non sono bravo in queste cose, non è una giustificazione ma...davvero, non sapevo come dirtelo. Sono nato a Dublino, il 28 marzo 2003 ...Ho...ho tutti i documenti, ho fatto delle ricerche, posso mostrarteli se vuoi, mi dispiace…” cominciò a incespicarsi da solo nelle sue parole, abbassando la voce sempre di più insieme allo sguardo, senza sapere più che cosa aspettarsi e che cosa fare. No, di certo non pensava sarebbe andata così, e non era sicuro se fosse un bene o un male che fosse quella la piega che la situazione aveva preso.

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    bymars

     
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    Emma Lewis
    Non riusciva quasi più a respirare.
    Dire che fosse scioccata, era un eufemismo. Era terrorizzata da quella rivelazione che ben presto non sembrò rivelarsi una totale cazzata. Il ragazzo, per quello che lo conosceva, appariva sincero.
    Ed in ogni caso, il fatto che fosse disposto a mostrargli dei documenti che lo attestassero, rafforzava la veridicità di ciò che diceva. Insomma, non poteva essere una bugia perché se lei avesse accettato e lui non avesse avuto nessun documento, sarebbero stati casini per lui. Ma al di là di tutto, dirle una cosa del genere per gioco non avrebbe avuto alcun senso se non quello di ferirla e di riaprire vecchie cicatrici nel suo cuore che l'avrebbero fatta stare ancora peggio.
    Indietreggiò, stavolta conscia che vi fossero degli scalini alle sue spalle, quindi li percorse di spalle senza inciampare, aiutandosi con il corrimano, allontanandosi da lui quasi come fosse stato contagioso con qualche malattia incurabile. Ma in verità Emma aveva solamente paura. Quella rivelazione era stata uno shock fin troppo forte, per lei.
    Tu... tu... tu ed io... siamo... siamo... non è possibile, non... non è possibile! Lo esclamò con la voce alzata di un'ottava, ma non era molto convinta di ciò che diceva. Era possibilissimo, tutto combaciava e Thomas, per assurdo, le assomigliava tantissimo sia nel carattere che, per certi versi, anche nell'aspetto. Avevano entrambi quel viso dolce e perennemente infantile, perennemente sorridente. Non potevano esserci dubbi sul fatto che fossero parenti. Emma non aveva preso a male che fosse proprio lui il gemello, anzi era addirittura contenta, ma quel lato ancora non riusciva ad emergere, prevalso dalla paura. Sì, ritrovare il proprio gemello dopo diciott'anni, non doveva essere facile per nessuno, nemmeno per una come Emma. Forse più avanti lo avrebbe abbracciato, avrebbe pianto tra le sue braccia, entusiasta di essersi ritrovati, ma in quel momento riusciva solamente a balbettare cose senza senso che suonavano tanto come una nenia, un "no non è possibile" continuo e ripetuto a voce bassissima. Scusami io... devo andare da... ci vediamo. Con quelle parole, si girò e saltò gli ultimi scalini, correndo via e il dove non era proprio dato saperlo.
    17 y.oStudenteAmetrinII annoFrom Dublin
     
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