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.Gyll non riceveva spesso lettere o pacchi da casa, diciamo che nonostante ne sentisse la mancanza, aveva esplicitamente chiesto di non essere tartassata di gufi e letterine se non fosse strettamente necessario. Per tale motivo, quando Molly, la civetta bianca della mamma arrivò a bussare alla sua finestra, Gyll ebbe un sentimento di ansia che le strinse lo stomaco.
Non voleva aprire quel pacco e quella lettera da sola, per tale motivo aveva cercato in lungo e largo Jessica, ma quella mattina la povera Prefetta era alle prese con le lezioni e tirocini fino a tardi.
La mezza-veela aveva passato la sua giornata alle prese con la concentrazione durante le sue di lezioni, ma il pensiero era sempre a quello che l'era giunto dalle Isole, con la calligrafia della mamma ad indicare il suo nome su quella busta.
Era elegante come sempre e il fatto che fosse lei a scriverla, voleva dire - con molta probabilità - che c'era qualcosa di importante da dirle. Certo, Natale era vicino e magari volevano sapere solo se l'avesse passato con loro o meno, ma questo non significava che non ci potessero essere delle notizie diverse al suo interno. Solitamente, per avere notizie immediate, la mezza-veela riceveva messaggi whatsapp che erano molto più rapidi e quel pacco, poi, voleva dire che aveva qualcosa da vedere e magari in quella lettera c'era la spiegazione a tutto.
Non poteva aspettare Jeje, ormai l'aveva capito: il suo stomaco si stava ribellando all'idea di dover attendere la sera, e fu per questo che nel pomeriggio decise di farlo da sola. Cosa mai poteva succedere?
La prima cosa che fece fu aprire il pacco, dove vi trovò una sciarpa di lana di un beige molto familiare: era il colore del nonno e il suo profumo si sentiva sul tessuto, Richard, il papà di Lorelain, la mamma. Gyll aggrottò la fronte, strano era che il nonno non le avesse mandato una scorta di cioccolato, piuttosto che quella sciarpa.
Sicuramente la spiegazione era nella lettera, che non mancò di aprire con trepidazione. Si sedette sul suo letto e iniziò a leggerla:Cara Gillian,
Rilesse quella lettera diverse volte e gli occhi celesti scorrevano quelle righe come se stesse cercando una scritta nascosta dove diceva che la stava prendendo in giro.
come va in Accademia? Qui le tue pecorelle stanno tutte bene e Frency ha partorito due cuccioli che sono quasi pasticcioni quanto te.
Hai già deciso cosa farai per Natale? Sai, sarebbe bello che quest'anno tornassi da noi, non che non desideriamo che tu faccia il tuo viaggio per esplorare il mondo, ma nonno Richard vorrebbe averti qui.
Sai, quella che hai trovato nel pacco e la sua sciarpa e ci teneva tanto a mandartela.
La verità è che il nonno non sta bene, Gilly. I medici dicono che sta reagendo bene alle cure, ma noi tutti siamo preoccupati.
Ci piacerebbe passare il Natale tutti in famiglia, così da fargli sentire il calore di un tempo, ricordi? Che ne pensi?
Fammi sapere al più presto.
P.S.: il nonno ti ha conservato una scorta di caramelle gommose e cioccolate nella tua stanza, qui.
Con amore,
la tua mamma
Pixie la guardava, quella pergamena, fingendo di capirci qualcosa, ma in realtà non sentiva altro che il profumo della mamma che aveva toccato quella lettera più e più volte.
Richiuse la busta e la mise sotto il cuscino, quindi prese la sciarpa e se la passò tra le mani, per poi annusarla e sentirne ancora l'odore del nonno.
Non riusciva a piangere, ma non riusciva nemmeno a ridere; era come se avesse perso completamente il controllo della situazione e non sapesse cosa fare.
«Pixie, oggi impareremo a volare senza cadere dalla scopa.» - disse all'improvviso la mezza-veela, avvolgendo la sciarpa attorno al collo e uscendo dal dormitorio, con ancora indosso la sua divisa.
Era arrivata allo stadio, era enorme e lei non aveva mai usato quello spazio da sola, senza alcun insegnante o solo per allenarsi. Conosceva bene il suo equilibrio, e la volare non era una delle cose che le riusciva alle perfezione. Era proprio quella sensazione di perdita del controllo che aveva provato poco prima, aveva bisogno di scaricare in qualcosa di razionale che effettivamente le faceva sentire la stessa emozione. Si mise al centro del campo, con la sua scopa in mano e Pixie seduta accanto a guardarla quasi incerta di cosa stesse per fare.
Ficcò gli airpad nelle orecchie e fece partire una canzone
«Early in the morning I still get a little bit nervous
Fighting my anxiety constantly I try to control it
Even when I know it’s been forever I can still feel the spin
Hurts when I remember and I never wanna feel it again»
Si mise, quindi a cavallo della scopa e guardò verso il basso «E ora che si fa?» - si chiese, stringendo il manico della scopa con le mani.Gyll McKenzy"Non puoi attraversare la vita, cercando di non farti male."Black Opal, III anno"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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.Perdere il controllo.
Ritrovarlo.
Rendere tutto così difficile.
Erano alcune delle sensazioni che Gyll stava provando dopo aver letto quella lettera della mamma. C'erano mille situazioni che si stavano accavallando e la mezza-veela stava valutando davvero l'opportunità di rientrare a casa durante le festività. Sicuramente non tirava un'aria migliore, ma almeno avrebbe staccato da quei corridoi, da quelle facce che la guardavano e da quella confusione che Gerald ed Adrien avevano creato in lei. Non poteva dimenticare quello ch'era successo la notte prima e a come si era sentita, ma questo complicava di più le cose: era stata bene, si era sentita leggera, spensierata, normale. Adrien era riuscito a farle dimenticare ancora una volta il disastro che la sua vita le aveva posto innanzi, creandone un secondo, ma del quale lei era ben consapevole.
Ed ora si ritrovava con la scopa in mano, una sciarpa del nonno e Pixie che la guardava perplessa, mentre saliva a cavalcioni su quell'asta.
L'unica cosa che ne fermò il tentativo di volo, fu il suono del suo telefono «Hm?» - mugugnò appena, mentre scavallava dalla scopa e prendeva il telefono lasciato a terra.
Il cuore le balzò alla gola, per un attimo si sentì di soffocare: quella frase non prometteva mai niente di bene e Gyll non sapeva se se la sentiva di dover affrontare un qualcosa di simile... ad una rottura?
E poi, dopo aver interrotto quel bacio la sera prima, ora osava anche proferire quella frase? Insomma, si morse il labbro e digitò solo una parola «Stadio.» - inviando al concasato quel luogo di incontro «Pixie, oggi la nostra giornata sarà orribile. Spera che non siano finiti i biscotti.» - sbuffò una finta risata, riprendendo a cavalcare la scopa e spingendo appena le punte.
Si sollevò a mezzo metro dall'erba e sgranò gli occhi, mentre la schiena rimaneva piegata in avanti sul manico e le braccia rigide «Oh no. No. NO. No. Pixie... come si fa?!» - sentiva i suoi piedini perdere completamente il contatto e dondolare nel vuoto. Come si scendeva? Traballava su quell'asta, volare non era decisamente il suo forte.Gyll McKenzy"Non puoi attraversare la vita, cercando di non farti male."Black Opal, III anno"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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.Lei non voleva sempre far arrabbiare Adrien, ma aveva la capacità di riuscirci anche senza fare nulla e questa cosa, se ci avesse riflettuto un po' di più, sarebbe stato un vero dispiacere nella testolina della mezza-veela. Eppure, lei non faceva niente di proposito per dar fastidio all'opale, riusciva solo a non pensare, come sempre, a quello che aveva faceva: Gyll era fatta dal 99% di impulso e dall1% di raziocinio, questo ormai lo sapevano anche i muri di quell'Accademia.
Quando Pixie vide Gyll sollevarsi, prima battè le zampe in una specie di applauso, poi capì la situazione e iniziò a girare in cerchio sotto di lei, allarmata. Con la coda dell'occhietto, il panda vide arrivare Adrien, cosa che per Gyll era impossibile fare, soprattutto mentre cercava di stringere le cosce su quella scopa, come a volersi reggere più forte «Pixie. Pixie dove vai!» - disse la mezza, mentre notava con la coda del cristallo, la creatura correre via. Pixie arrivò ai piedi di Adrien e iniziò a gesticolare con quelle zampette, sollevandosi sulle posteriori, indicando la sua padrona e poi allargandole spaventata. Insomma, a modo suo stava chiedendo aiuto, no? Quelle due creaturine erano molto simili, una più goffa dell'altra, forse era per questo che si trovavano bene insieme. Dondolava in maniera sconnessa, rischiando quasi di scivolare sul lato destro, quando una folata di profumo le arrivò alle narici, facendola distrarre e «Oh-oh!» - stava quasi per cadere, ma l'intervento di Adrien la aiutò - tanto per cambiare - a non capitombolare a terra, riportandola con i piedi sul terreno. Smontò dalla scopa, con la fronte corrucciata; non era riuscita nemmeno quella volta a fare qualcosa di decente con quella scopa. Quindi si girò verso Adrien e lo guardò con quelle rughe d'espressione ad incresparle la fronte e il musetto imbronciato. Incrociò il suo sguardo, ma quando fece muro con il suo silenzio, l'espressione di Gyll si distese in stupore e timore, due emozioni che si mescolavano tra loro. Mandò giù a vuoto, quindi guardò Pixie «Ce la potevo fare benissimo da sola! Non c'era bisogno di chiedere aiuto!» - sgridò con rabbia la povera panda, mentre quest'ultima iniziava a squittire gesticolando e probabilmente dicendole qualche parolaccia «Prrrrr!» - le fece una pernacchia, incrociando le braccia sotto i seni e tornando a guardare Adrien «Grazie» - bofonchiò con un tono molto simile a quello di una persona che parla in una bottiglia. In un attimo, quindi, incrociò i piedi e spinse il sedere per terra, per sedersi sul terriccio del campo «Sì, lo so che ti ho fatto arrabbiare, ok?» - iniziò lei, ancora con il musetto imbronciato e le braccia incrociate «E anche tu l'hai fatto. Non mi piace quel dobbiamo parlare, non potevi dirlo in maniera diversa? Vediamoci, per esempio. Sarebbe sembrato meno da: ehi, sto venendo a dirti che non ti voglio più vedere, ciao addio.» - la voce della ragazzina aveva iniziato a parlare a raffica, presa dalla rabbia, dall'ansia, dall'adrenalina di quel volo andato in fumo e dal fatto che fosse arrivata quella lettera «Hai fatto la stessa cosa ieri. Hai smesso di baciarmi e nessuno te lo aveva chiesto. Come ti sei permesso?! E oggi questa cosa qui, ieri quell'altra. Domani cosa farai? Perché decidono tutti per me? Il nonno che ha deciso di non stare bene, la mamma che mi manda lettere, io che non ne faccio una buona. Sono un casino pazzesco e uffa! Possibile che tu non capisci che non devi fare così?» - mentre parlava prese dei fili d'erba, staccandoli dal campo «Non devi... non devi mandarmi via, ecco! Non osare! Sennò ti mando via io.» - disse lanciando quella manciata di fili d'erba contro Adrien, manco fossero delle bombe fumogene «Anzi, ciao. Vai via!» - e con il sedere fece mezzo giro su se stessa per dargli le spalle, afferrando Pixie e piazzandola in mezzo alle proprie gambe, mentre continuava a parlottare senza sosta, senza nemmeno prendere aria «Io voglio solo farne una giusta, dannazione. Tutta colpa tua, Pixie. Non stavo mica andando poi così male su quella scopa e comunque---» - niente, continuava senza freni, era davvero in ansia.Gyll McKenzy"Non puoi attraversare la vita, cercando di non farti male."Black Opal, III anno"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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.Gyll non riusciva ad essere lineare nei suoi pensieri. Tutto quello che faceva era spinto da una percentuale molto alta di impulsività, una fiamma viva che ardeva costantemente senza preoccuparsi di cosa stava bruciando col suo passaggio. Quella lettere l'aveva scombussolata e ogni suo più piccolo tentativo di razionalizzare quello che la mamma le aveva scritto era andato a farsi un giro quando aveva compreso che, per l'ennesima volta, un pezzo della sua vita fosse fuori controllo.
Non riusciva a capire perché ogni volta che credeva di aver fatto un passo avanti, di aver trovato la stabilità, tutto riuscisse a crollare in un istante, distruggendo ogni singolo tentativo di tenersi in piedi. Si sentiva un po' come un castello di carta, sempre instabile e pronto a crollare alla più piccola vibrazione.
Le sembrava come se tutti decidessero per lei, come se ogni singolo giorno lei dovesse sottostare a delle decisioni che riguardavano lei ma di cui non era stata informata. Forse era per questo che aveva deciso di salire su quella scopa, pur consapevole del fatto che non sapesse volare.
Lo aveva scelto lei: se si fosse fatta male sarebbe stata solo colpa sua e di nessun altro perché lei aveva messo il suo sedere su quella mazza.
A proposito di mazze, Adrien anche quella volta fu tempestivo nel suo intervento e arrivò nel momento esatto in cui ormai Gyll aveva perso il controllo di quel minimo di sollevamento che la scopa aveva fatto. Pixie aveva richiesto il suo aiuto, preoccupata che Gyll potesse ruzzolare a terra. C'erano poche cose che interessavano il piccolo panda e una tra queste era proprio che la mezza-veela non si facesse del male. Quindi quando aveva visto Adrien, per lei era stata un'ancora di salvezza. Lo guardò mettere in sicurezza la biondina, quindi sospirò serena; se non fosse stato per lo sclero di Gyll probabilmente si sarebbe anche messa a dormire, ma la ragazzina aveva avuto la favolosa idea di sfogare su di lei il suo ennesimo fallimento di prendere decisioni.
Il silenzio di Adrien durante il suo sclero fu apprezzato, ma allo stesso tempo odiato. C'era troppa carne al fuoco e Gyll non riusciva a gestire nemmeno quante volte dovesse ricordarsi di mangiare (sì, spesso dimenticava di farlo), figurarsi tutte quelle situazioni che si erano accavallate.
E una di queste situazioni le stava parlando proprio in quel momento: Adrien aveva finalmente parlato e quando la mezza sentì la sua domanda, annuì piano con la testa. Si aveva momentaneamente finito di sclerare, ma non poteva garantire di aver terminato per tutto il giorno.
Prese un respiro profondo e di nuovo si mosse, girando su se stessa per rivolgere il proprio corpo ad Adrien e non le sue spalle. Lo sguardo era posato in mezzo alle sue gambe, da cui Pixie si era spostata per andare a recuperare un filo d'erba che era volato. Da quella posizione, di tanto in tanto, sbirciava il ragazzo mentre le dita giocavano con il terreno erboso «Scusa...» - un mormorio sentito mentre di poco sollevava gli occhi celesti su di lui «...Adrien...» - lo chiamò in un sussurro flebile, scandendo piano quel nome come se fosse poesia «...so che sei arrabbiato con me e che mi odi, ma... Potresti sederti vicino a me?» - quella distanza la stava uccidendo, non sapeva bene il motivo, ma voleva averlo almeno un po' più vicino.Gyll McKenzy"Non puoi attraversare la vita, cercando di non farti male."Black Opal, III anno"Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"
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Adrien Beauvais.
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