Più scura la notte, più luminose le stelle

Adrien

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    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato"

    Domenica 29 Novembre 2021, ore 23.30
    La domenica, che bella giornata, vero?
    Nessuna lezione, la scuola non pululava di agitazione e, soprattutto, molti studenti andavano in altri posti, non stando nei territori dell'Accademia. Gyll amava la domenica, la metteva di buon umore, principalmente perché poteva fare quello che voleva senza timore di orari a tempestarle la giornata, e poi perché era il solo ed unico giorno in cui lei e Pixie potevano star fuori fino a tardi, senza violare alcun coprifuoco.
    Lei e il panda rosso, infatti, avevano deciso di passare la loro serata in una zona dell'Accademia che entrambe amavano: il fiume che divideva a metà la riserva delle creature magiche.
    Lì, non c'era che dire, pareva un paradiso naturale e per una come Gyll che soffriva le sue isole native per la natura che la circondava era come tornare un po' indietro, a quando a piedi nudi correva nei prati delle sue radure. Pixie, inoltre, era libera di scorazzare dove e come voleva e niente e nessuno l'avrebbe fermata. Sapeva che non doveva andare oltre, non doveva raggiungere i recinti delle creature o infastidire gli altri abitanti del luogo, ma erano regole che - stranamente - l'animaletto accettava e condivideva pur di essere libera e felice.
    Avevano passato quasi tutto il pomeriggio sotto Sherlock, a leggere, studiare, ridere e sonnecchiare, ma quando si era fatta sera, la mezza-veela aveva deciso di proporre a Pixie di rimanere lì «Ho qualche biscotto per te e un paio di tramezzini, che ne dici se andiamo al fiume e restiamo lì? Rientreremo per il coprifuoco.» - disse con il volto girato sulla sua spalla destra, dove era seduta la creaturina che, di tutta risposta, alla parola biscotti non batté ciglio, salendo felice sulla testa di Gyll, come a voler accettare entusiasta quella proposta.
    Gyll aveva pensato ad ogni evenienza per quella giornata e nello zaino che aveva diligentemente preparato, oltre al cibo, all'acqua e qualche libro, aveva infilato anche un telo. Eh già, perché sapeva che ogni volta che si ritrovava alle Riserve, un giro al fiume era d'obbligo e sotto la sua gonna a pieghe bordeaux e il maglione di lana nero con le maniche a palloncino, aveva indossato il suo costume intero a quadretti bianchi e rossi, con un nastro a stringerle i fianchi. Alla fin fine, non c'era nessuno e si poteva concedere anche di fare un bagno tra i sassi termali del magico fiume della radura. Le sue parigine nere completavano il suo outfit, mentre ai piedi indossava delle semplici scarpe tennis allacciate.
    Quando raggiunse le sponde prossime al ponte delle lucciole, Gyll guardò verso l'alto, con un sorriso tranquillo «Sì, proprio quello che volevo.» - la sera era ormai scesa e il cielo era diventato scuro. A breve, probabilmente, mille lucciole sarebbero iniziate a svolazzare sul fiume e lei non vedeva l'ora di godersi anche quello spettacolo «Pixie, non mangiare tutti i biscotti o ti verrà mal di pancia.» - disse, mentre con la punta destra del piede, sfilava la scarpa dal tallone e stessa cosa per la gemella sinistra. Fece scivolare, poi, tutti gli indumenti sull'erba che sentiva fredda e bagnata sotto i piedini nudi e li ripose sopra il suo zaino, dalla quale aveva cacciato il telo e messo in alto alla montagna di indumenti, così da non farlo star in terra dove si sarebbe potuto inumidire, legò quindi i capelli in un chignon alto sul capo «Non entrare in acqua dopo aver mangiato. Se vuoi fare il bagno, prima dei biscotti.» - squittì appena al famiglio, per poi provare la temperatura perfetta delle acque del fiume, con la punta del piede, prima di immergersi lentamente. Socchiuse gli occhi e si lasciò andare nelle acque.
    Quella era proprio la vita che voleva, favolosa...
    Gyll McKenzy

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    Adrien Beauvais
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    Quella era stata proprio una giornata di merda: aveva battuto l'occhio su cui si era beccato un cazzotto giusto qualche giorno prima ad un angolo e quel dolore l'aveva accompagnato per tutta la giornata. Non era riuscito a concentrarsi, perché, conseguentemente, gli era venuto un forte mal di testa. Sinceramente, non voleva andare in infermeria, più che altro perché non voleva mettersi nei guai e non gli andava di stare a sentire la ramanzina che sicuramente gli avrebbe fatto qualche medimago o prefetto o professore, se quest'ultimo fosse stato chiamato. Le risse erano vietate nel castello per un motivo e lui aveva infranto il divieto, perciò, sarebbe stato nei guai. Ci si sarebbe potuti giustamente domandare perché non fosse stato visto fino a quel momento e nessuno gli avesse chiesto qualcosa sull'accaduto, visto che l'Accademia era gremita di gente: ebbene, Adrien aveva cercato di stare nascosto nella sua stanza il più possibile, di scendere nelle cucine a tarda sera per rifocillarsi, spaventando tutti coloro che si mettevano sulla sua strada. Per di più, era stato difficile zittire i suoi compagni di dormitorio e ci era riuscito solo con l'ausilio di qualche minaccia.
    Ma quella sera era troppo stanco di essere rinchiuso in quella cella che gli sembrava essere diventata la sua camera. Ed era incazzato nero.
    "Ho bisogno di una nuotata" pensò, dopo aver scagliato contro un muro uno dei suoi manuali più preziosi. Se avesse fatto danni in quello stato, se ne sarebbe pentito amaramente una volta che fosse più lucido.
    Si cambiò velocemente in un costume nero, gettò in uno zaino un asciugamano e una bottiglia d'acqua, prendendo la decisione di raggiungere il fiume della Riserva delle Creature. Spense il telefonino, non volendo essere rintracciato da nessuno, e si incamminò verso la sua meta.
    La notte era tranquilla e il cielo era limpido e senza nuvole e metteva in mostra la volta stellata. Prese un respiro a pieni polmoni.
    - Finalmente! - esclamò, dando voce ai suoi pensieri.
    Guardò l'orologio: era davvero tardi. Osservò il panorama: era davvero stupendo il profumo emanato dall'erba bagnata, come il rumore scrosciante degli alb- ma perché c'era un telo mare? E delle robe? Chi cazzo c'era in acqua? Sul telo scorse una figura: "Un panda rosso?! Che sgranocchia biscotti?!" pensò. I biscotti dovevano essere per forza di quel qualcuno che era in acqua e quel mascalzone del panda si stava fottendo tutto il suo cibo. Doveva intervenire e, poi, magari, fregarsi qualche biscotto anche lui (che fosse Adrien il vero panda rosso? XD). Si avvicinò all'animale.
    - Ehi-ehi, piccolino, credo che tu debba smettere di toccare quello che non è tuo! - gli disse, rimproverandolo con voce determinata, ma dolce.
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    Pixie era una golosona e chiunque avesse conosciuto dal primo anno la piccola e pasticciona panda, avrebbe sicuramente pensato che non c'era niente di anormale nel fatto che lei stesse divorando dei biscotti seduta sul telo di Gyll.
    Il povero e dolce (e figo, ma non lo diremo) Adrien, invece, non aveva idea di chi avesse davanti e quando si avvicinò all'animaletta, questa lo guardò con il boccone che le riempiva le guanciotte. Squittì appena, sembrava quasi una risata stridula la sua e quando il ragazzo le parlò, quella girò il capino a destra e fece per ascoltare, come se veramente le interessassero le parole dell'opale. Quando lui finì di parlare, il panda mise in bocca un nuovo pezzettone di biscotto, per poi scattare di nuovo verso lo zaino, nella tasca anteriore e prenderne un altro.
    Lo guardò e poi spostò i suoi occhietti neri sul ragazzo, quindi zampettò da lui e si fermò ai suoi piedi, alzandosi sulle due zampe e allungandosi con il biscotto verso Adrien per offrirglielo.
    Già, Pixie era certa che quei biscotti fossero i suoi, quindi non aveva intenzione di smettere di mangiarli, ma avrebbe volentieri offerto al ragazzo un altro biscotto. Se lui l'avesse preso o meno, il panda avrebbe poi attraversato lo spazio tra le gambe di Adrien per sfuggire nell'acqua, arrivare alle sponde del fiume e fare un salto per atterrare di pancia nelle acque.
    Acque che schizzarono in faccia a Gyll, che invece, ancora con quel sorriso pacato, si stava godendo una bella nuotata, con le prime lucciole nell'aria che accendevano i loro sederini; «Pixie, ma che ...» - scattò a mettersi dritta, interrompendo quel suo galleggiare a pancia all'aria e prese il panda rosso in braccio «Quanti biscotti hai mangiato, Pixie? Hai tutte le briciole in faccia.» - disse, ridendo appena e iniziando a spiccicare dal musetto del panda tutte le briciole che l'acqua aveva solo attaccato di più, sotto le proteste mute dell'animaletto, che invece si muoveva ribellandosi. Pixie, in realtà, era entrata in acqua per avvisare che c'era qualcuno vicino al loro zaino, ma non aveva fatto in tempo, essendo rapita da una Gyll che si preoccupava di toglierle le briciole. Difficilmente Gyll avrebbe lasciato andare Pixie, fin quando non le briciole non sarebbero sparite. Certo era che se si fosse anche solo minimamente girata, avrebbe notato che non erano più sole e che c'era Adrien, ma questa è un'idea che a Gyll non passò nemmeno per la mente.
    Gyll McKenzy

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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    Il Panda Rosso era davvero un animaletto adorabile e lo sapeva anche Adrien in cuor suo, ma non lo avrebbe mai ammesso esplicitamente. Guardare quei suoi occhietti dolci e furbetti lo intenerivano come non mai, eppure non si sarebbe fatto sopraffare da quel sentimento estraneo e non gli avrebbe mai permesso di continuare a ingurgitare biscotti che non gli appartenevano. Anche quel gridolino che aveva buttato era davvero ilare e Adrien lasciò solo che le sue labbra si contraessero appena in un sorriso. Non era solo, lo sapeva, ma se lo fosse stato avrebbe, probabilmente, riso a crepapelle. Lo osservò buttare giù un altro pezzo di biscotto.
    - Non posso permetterti di mangiarne altri, altrimenti ne farai indigestione! – disse, rimproverandolo. Ma il piccolo panda non sembrò dargli ascolto: si alzò sulle sue zampette, raggiunse la scatola e ne prese un altro: invece di mangiarlo, lo offrì al ragazzo. Lì per lì, Adrien rimase immobile, parecchio confuso da quel gesto, ma, poi, decise di accettarlo.
    - Grazie, ma tu capisci che- ehi! – urlò, quando quel mascalzone si gettò in mezzo alle sue gambe, buttandosi in acqua e bagnandolo con qualche schizzo.
    - Ma vedi tu che animaletti ingrati! – affermò, tra sé e sé, a denti stretti, con volto corrucciato.
    - Almeno ha lasciato la scatola… - disse, dando voce ai suoi pensieri.
    Si spazzò la maglietta con le mani, ormai puntellata di macchie più scure, a causa dell’acqua che gli era stata schizzata addosso.
    Si avvicinò ai biscotti e li ripose all’interno della scatola: una volta chiusi, li nascose sotto un maglione nero, buttato su quel telo mare disteso sull’erba. C’era anche una gonna rossa, quindi, presumeva che nei dintorni ci fosse una ragazza.
    Gettò la maglietta sopra la testa, togliendola, e proseguì con le scarpe e i pantaloni: rimasto in costume da bagno, nero, proprio come il cielo di quella notte, si avvicinò alle sponde del fiume e si inoltrò al suo interno. L’acqua fredda gli bagnava le caviglie e rimase lì per qualche minuto, pur di abituarsi a quella temperatura. Era davvero un bel posto per rilassarsi: l’unico suono era quello dei gufi che cantavano durante la notte, come i grilli. Beh, in realtà, non proprio, perché una risatina raggiunse le sue orecchie. C’era un masso in mezzo al fiume ed era probabilmente colpa sua che Adrien non riuscisse a vedere chi ci fosse.
    - Chi è là? – urlò.

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    Quella specie di conversazione tra Pixie e Adrien sarebbe stata da documentare per mostrare agli occhi di tutti quanto la panda fosse così devota ai biscotti e quanto fosse allo stesso tempo generosa da dare al ragazzo la possibilità di mangiare uno dei suoi biscotti preferiti. Questo, ovviamente, l'altro non lo sapeva e Gyll aveva avuto ben poco tempo di presentare Pixie ai nuovi arrivati e soprattutto ad Adrien. Ogni loro incontro fortuito pareva mostrare all'altro una parte della mezza-veela, questa volta, al concasato era toccata Pixie e i suoi biscotti.
    La premura di Adrien sarebbe stata apprezzata da Gyll se solo lo avesse sentito, tuttavia Pixie non aveva ben chiaro indigestione quanto fosse una parola pericolosa; lei aveva solo un obiettivo: mangiare più biscotti possibili.
    Tuttavia, quando Adrien accettò quel biscotto, Pixie sembrò quasi essere entusiasta, tanto da far muovere appena la sua coda, prima di sfuggire alla sua vista e tuffarsi nell'acqua.
    L'intento della creatura era quello di avvertire Gyll che ci fosse qualcuno e di dirle anche che questo qualcuno aveva preso uno dei suoi biscotti: era felice di quel gesto di Adrien, ma se avesse avuto la parola, forse sarebbe stato tutto più semplice. La mezza-veela, di contro, quello che fece quando Pixie arrivò in acqua da lei, fu iniziarla a spulciare da quelle briciole che dimostravano il fatto che avesse ingurgitato i biscotti. Squittì di protesta, la piccola pelosa, ma Gyll la riprese «No, Pixie, lo sai che quelle briciole non le porterai nel mio letto.» - la ribeccò lei, ridendo appena. Era serena, come ogni volta che si trovava a contatto con la natura ed era con Pixie.
    Quando Adrien si immerse, Gyll non si rese conto del fatto che dall'altro lato ci fosse qualcuno, presa com'era a ridere e scherzare con la bestiolina e - quando il ragazzo urlò- Pixie fu quasi lanciata in aria per lo spavento che Gyll si prese, sgranado gli occhi. Prima di rispondere, però, la ragazza cercò di riascoltare nella sua testa la voce che aveva parlato e per un attimo divampò di un rosso molto simile a quello del pelo della compagna «A-Adrien?» - il tono era dubbioso, poteva aver sbagliato, ma quella voce che l'aveva aiutata una notte, probabilmente non l'avrebbe mai dimenticata. Lasciò che Pixie nuotasse oltre il sasso che divideva i due ragazzi, per raggiungere di nuovo il Beauvais e girargli intorno, quindi Gyll si affacciò da quel sasso e guardò oltre. Sì, era lui e...era mezzo nudo.
    Gyll sgranò gli occhi e se avesse incrociato lo sguardo di Adrien, avrebbe sicuramente cercato di distogliere il proprio dal fisico del concasato per spostarsi sull'acqua «Pixie, vieni qua... non dare fastidio...» - cercò di richiamare il panda, che in realtà pensava più a nuotare attorno al ragazzo «Scusala, è un po' molesta.» - e mentre lo diceva, la ragazza prese coraggio, cercando di aggirare il sasso e afferrare Pixie dalla coda. La panda si scansò, squittendo dispettosa e schizzando la mezza-veela «Ehi!» - disse la biondina, ridendo appena per quel gesto «Sembra che tu le piaccia... se ti dà fastidio, beh... cioé mandala via... non volevamo disturbare.» - e ora che era dall'altra parte, sfuggire allo sguardo di lui era così difficile.
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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    - A-Adrien? -
    La voce di Gyll gli giunse forte e chiara. Cosa ci faceva lì, al fiume, nel bel mezzo della notte? Era pericoloso, poi, per una ragazza, stare sola al buio. Non che l'oscurità avrebbe potuto attaccarla, ma se ci fosse stato qualche malintenzionato? E sì, erano al castello, ad Hidestone, ma i coglioni si aggiravano da tutte le parti, anche in accademia. E se avesse fatto conoscenza con qualche creatura pericolosa o velenosa? Le preoccupazioni di Adrien non erano del tutto fondate, ma poco importava, perché il solo pensarle presupponeva che lei sigmificasse qualcosa per lui. Cosa? Non lo sapeva. I suoi atteggiamenti le ricordavano molto la dolcezza e la spensieratezza di sua sorella Marlee. E se avesse trovato lei al posto di Gyll, era sicuro che una ramanzina non gliel'avrebbe tolta nessuno. La guardò con sguardo penetrante e occhi duri: la mascella gli si contrasse dalla rabbia che prese il sopravvento. E per l'impulsività di Adrien non esisteva freno.
    - Gillian, vieni subito qui. - le ordinò, imperativo, senza urlare, perché la sua voce profonda e seria era abbastanza da far muovere i sederi più pigri.
    Adrien era di lato, perpendicolare alla traiettoria del fiume, con la testa inclinata verso l'alto, mentre il suo sguardo seguiva ogni movimento della ragazza. I capelli ricci gli ricadevano sulla fronte, ma, in quel momento, non avvertì il fastidio provocato dal loro solletico sulla pelle nuda. Le braccia erano conserte e la mano stringeva uno dei suoi stessi avambracci, abbastanza forte da esser sentita in tutta la sua forza. Il piede destro batteva ritmicamente l'erba bagnata.
    Quando la ragazza gli giunse vicino, Adrien si slegò d'improvviso e cominciò con il suo discorsetto.
    - Che cosa ti è saltato in mente, eh? Venire qui, sola, a farti il bagno, per giunta di notte?! Ma ti ha dato di volta il cervello?! Non sai che è pericoloso, che poteva succederti di tutto?! -
    Era davvero incazzato nero, soprattutto perché era lei. Se fosse stata qualcun'altra se ne sarebbe fregata.
    La precedetta nella probabile affermazione che non fosse sola perché con lei c'era Pixie. Tagliò l'aria con un movimento di mano brusco.
    - E non dirmi che non eri sola perché c'era il tuo panda rosso! Non dirmelo, perché non vale! -
    Si era risparmiato un bel "fottuto" vicino a "panda rosso" solo per evitare di ferirla, altrimenti glielo avrebbe gridato in faccia.

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    Com'era possibile che Adrien fosse lì. E com'era possibile che loro si incontrassero sempre e solo di notte? Insomma, non era normale che due su due, i loro fossero incontri che tempestivamente si svolgessero al calare del sole. Non sapeva davvero dove seppellirsi, perché credeva fermamente che lì ci andasse solo lei ed invece, quel sabato, aveva compreso come non fosse l'unica a cercare la pace in quello spazio naturale.
    Voleva realmente fuggire, scappare, seppellirsi, affogare... che più? La presenza di Adrien aveva dato il colpo di grazia a Gyll. La compagnia non la spaventava, ma il ritrovarsi Adrien mezzo nudo nello stesso suo fiume. Pixie, sembrava non preoccuparsi minimamente di non essere più sole, anzi, sembrava quasi anche contenta e questo era dovuto al fatto che Adrien avesse accettato il biscotto che lei gli aveva offerto.
    Gyll, invece, alternava il suo sguardo dall'acqua al volto di lui, notando come quegli occhi duri la stavano osservando «L-lo so, stiamo dando fast---» - le parole di Adrien fecero irrigidire la mezza-veela che si trovò a guardarlo con gli occhi sgranati e non pensò minimamente al fatto che non dovesse mordersi il labbro inferiore, che... lo fece. E non lo lasciò mentre avanzava a quel comando imperativo, mentre le spalle si stringevano appena, come in difesa di se stessa. Guardò Pixie con fare di rimproverò come una studentessa che riprende con lo sguardo la sua compagna di banco, dopo essere state sgridate dal docente.
    Non aveva il coraggio di guardarlo in faccia, ancora una volta aveva disturbato il suo voler stare in pace e questa volta non sapeva davvero come rimediare. Pixie salì sulla roccia e guardò i due, mentre le mani di Gyll si incrociarono tra di loro, dietro la sua schiena e ...
    Mentre Adrien parlava, Gyll guardava verso l'acqua, ma man mano che il ragazzo parlava il suo sguardo cercava di rimanere rattristato, ma quello che lui stava dicendo le scaldò il cuore. Le spalle scivolarono verso il basso e i suoi occhi da cerbiatto cercarono il concasato «Ma io non so---» - sussultò quando Adrien l'anticipo, sgranando il celeste dei suoi occhi e trovandosi spiazzata dal fatto che sapesse cosa avrebbe potuto dire. Pixie squittì, mentre agitava una zampetta, come se volesse anche lei appellarsi al fatto che esistesse, ma Gyll non sapeva cosa dire, non sapeva cosa fare e più cercava di pensare, più sentiva la testa andare in fumo. Stringeva le dita delle mani, come se potessero aiutarla a trovare la concentrazione e poi «Adesso ci sei tu, non sono sola.» - se lo aspettava? Adrien avrebbe potuto prevedere anche quella risposta? Ed era la sola cosa che Gyll riuscì a dire nel panico.
    Gyll McKenzy

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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    Lo vide che era preoccupata che gli stesse arrecando disturbando, ma non era quello il motivo per cui si sentiva incazzato. In qualche modo, teneva a lei, come persona, e non voleva che si esponesse a pericoli sconosciuti. Nessuno avrebbe mai dovuto toccarle un capello, altrimenti lui avrebbe rischiato di farsi espellere da Hidestone pur di difenderla. Ancorò il suo sguardo sul volto di Gyll: aveva gli occhi puntati verso il basso, in una espressione triste. Gli faceva male vederla così, ma non aveva intenzione di essere meno duro solo per vederla sorridere. Doveva imparare ad essere meno ingenua, perché probabilmente la decisione di venire al fiume di notte, da sola, era scaturita dalla sua semplice ingenuità.
    Osservò le spalle chiuse aprirsi di scatto, come i suoi stessi occhi tanto azzurri quanto il colore del cielo mattutino, quando riuscì ad anticiparla con quella frase.
    - Pixie, sta buona! - disse, rivolgendo la parola alla creaturina che aveva voluto dar segno di vita con quella sua zampetta. Non le aveva pronunciate con tono brusco, piuttosto con uno più dolce, ma fermo allo stesso tempo. Non l'avrebbe mai ammesso o, forse, a Gyll sì, ma gli piacevano un sacco gli animali e tutte le creature in generale. Non avrebbe mai fatto loro del male.
    «Adesso ci sei tu, non sono sola.»
    Prese un respiro profondo, anzi, profondissimo, che rilasciò subito dopo, per cercare di calmarsi. Chiuse le mani in un pugno per poi riaprirle subito dopo, stiracchiando le dita, in un gesto che, ormai, era diventato un antistress. Si rivolse alla ragazza con tono molto più calmo: - Ora ci sono io, ma prima, Gyll? Prima non c'era nessuno. Solo Pixie, che non sarebbe mai capace di difenderti adeguatamente. -
    Non voleva offendere il panda rosso, ma era la verità: non era una creatura pericolosa ed era più innocua della stessa innocenza.
    Adrien si permise di fare un passo indietro e di raccogliere il suo asciugamano. Poi, dopo averlo disteso, si schiarì la voce, leggermente imbarazzato, e lo mise attorno alle spalle della ragazzina.
    - Avrai freddo... -
    Le prese il mento tra le mani, delicatamente, e le sollevò il capo guardandola negli occhi.
    - Io... non voglio che ti accada niente, Gyll. Non voglio che accada niente ai tuoi bellissimi occhi, che potrebbe vedere, vivere e rivivere brutti ricordi. -
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    Per Gyll era normale andare da sola nelle zone naturali, nelle sue Isole di Skye lo faceva e quello era ciò che più le mancava di casa sua, la piena libertà di potersi immergere nella natura senza che ci fossero pericoli alcuni. Eppure, se solo avesse riflettuto un po' di più, almeno quanto lo stava facendo Adrien, probabilmente avrebbe capito che quella non era Highlands e lei non aveva la benché minima idea di cosa si potesse nascondere tra i vari luoghi naturali di quel posto. Ma questo, la mezza-veela non lo prese minimamente in considerazione, lasciando che la sua vena hippie prendesse il largo, spingendola in quel fiume a fare il bagno di notte.
    Quando Adrien ammonì Pixie, la piccola panda abbassò la zampa che aveva iniziato a muovere, squittì uno sbuffo e si riaccucciò sul masso che aveva diviso la mezza dall'opale, fino ad ora. Gyll non disse nulla, come se avesse ammonito anche lei, in un certo qual modo, ma cercò di resistere all'idea di ridere, quando Pixie iniziò a squittire come se stesse cantando, solo per attirare l'attenzione di Adrien. Quella bestiolina sapeva davvero essere un cabaret e forse era il motivo per cui si trovava tanto bene con Gyll: il loro carattere era simile e questo faceva sì che le due crescessero bene in simbiosi «Pixie. Sssh. Niente biscotti.» - mormorò la mezza-veela, mentre portava l'indice destro alle labbra, per mimare il segno del silenzio. Al sentire la parola biscotti, Pixie divenne completamente muta e Gyll potè volgere lo sguardo verso Adrien, ascoltando cosa aveva da dirle. Arricciò le labbra, mentre la punta del naso si mosse a destra «Sì, lo so. Ma... da me questi posti sono totalmente sicuri, Adrien. Io... sono abituata a vivere libera, a passare le giornate nelle radure e questo mi manca molto.» - fu la prima volta che ammise quanto le mancava l'aria di casa, senza specificare quale fosse, al ragazzo opale.
    Lo vide avvicinarsi al telo e tornare per avvolgerlo attorno alle proprie spalle, quindi sollevò la testina verso di lui, guidata da quelle dita delicate che l'accompagnarono a incrociare lo sguardo del concasato, con un sorriso semplice. Quelle successive sue parole le fecero allargare le iridi di cristallo, che appena vibrarono come se fossero liquide, quindi le guance divamparono.
    Il fiato le si era fermato appena, quindi cercò le parole per sbloccare quel silenzio improvviso «Proverò a prestare più attenzione, Adrien. Però...» - questa volta furono le sue dita a toccare azzardatamente il mento di lui, per accompagnarlo a spostare lo sguardo da lei a quello spettacolo che Gyll attendeva da un po' «...se non fossi venuta qui a quest'ora, non avrei potuto vedere questo.» - le lucciole avevano riempito il cielo sopra il fiume e sia Gyll che Pixie avevano il nasino puntato all'insù, come due bambine che si stupivano ogni giorno di quella natura che le circondava «Come mai sei qui?» - domandò con un filo di voce, come se non volesse disturbare le lucciole, e continuando ad osservare quelle lampadine naturali.
    Gyll McKenzy

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    Non puoi attraversare la vita, cercando di non farti male.
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    Black Opal, III anno

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  10. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    Le creature di vario genere gli piacevano davvero, solo quando, però, non erano così insistenti e prepotenti come quel panda rosso di nome Pixie. L'aveva appena rimproverata, ma questa aveva avuto il coraggio di salire sul masso e cominciare a squittire, solo per il gusto di infastidirlo e di attirare la sua attenzione.
    La sua padroncina fece il suo dovere rimproverando l'animaletto di fare silenzio, ma Adrien, abbastanza sensibile alle loro richieste, decise di rivolgere momentaneamente la sua attenzione verso Pixie.
    Sbuffò e, con aria contrariata, chiese: - Cosa c'è, Pixie? -. Sperava che le sue motivazioni fossero abbastanza valide, altrimenti non sarebbe stato capace di raccogliere sé stesso da una sfuriata tremenda e contenersi. Non aveva mai davvero imparato a controllare la propria impulsività e di essa aveva davvero paura, perché, in quei casi, ogni suo raziocinio era debellato, come smaterializzato. Dove andasse a finire, però, nessuno lo sapeva. Aveva paura di sé stesso e non era una sensazione molto gradevole.
    Poi, dopo aver ascoltato il chiarimento da parte di Gyll, le disse: - Non so precisamente di dove tu sia e mi dispiace che tu non possa provare lo stesso comfort di casa, qui, ad Hidestone, né la stessa libertà, ma i pericoli sono dietro l'angolo e bisogna farsene una ragione, che lo si voglia oppure no. -
    Era la verità, ma quelle parole furono scagliate contro l'errore della ragazza come se fosse uno schiaffo in faccia. Non dubitava della sua coscienziosità, ma avrebbe dovuto prestare più attenzione e quelle sue parole non avevano altro scopo che questo. Non avrebbe dovuto offendersi, perché avere al proprio fianco Adrien significava farsi un giro sulle montagne russe.
    Dopo averle posato il telo sulle spalle, sembrava che la situazione si fosse stabilizzata. Si lasciò prendere il mento, seppur gli provocasse un certo imbarazzo, e spostare il volto e, conseguentemente, lo sguardo verso lo spettacolare volo di lucciole, la cui luce si rifletteva sulle acque lucenti del fiume. Era meraviglioso! Rivolse un sorriso alla ragazza, uno dei rarissimi pochi.
    - Capisco... - le rispose semplicemente, non insistendo oltre.
    - Sono qui perché ho avuto una giornata di merda! - le confidò, senza mezzi termini.
    - Vedi il mio occhio? -. Indicò il livido violaceo con il dito indice. - Un coglione ha voluto darmi un pugno e oggi ho avuto mal di testa per tutto il giorno per causa del dolore all'occhio. Non volendo essere scoperto da qualcuno per la rissa avvenuta, sono rimasto chiuso in stanza per qualche giorno, ma stasera non ce l'ho fatta più e sono venuto qui di nascosto -.
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    Edited by Adrien Beauvais - 14/3/2022, 18:02
     
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    Capire Pixie, a volte, era veramente difficile, per questo quando Adrien le rivolse quella domanda, Gyll la guardò e poi guardò il ricciolino. Come poteva farsi capire, la piccoletta, se non sapeva nemmeno lei cosa realmente voleva dall’opale? Pixie gli andò vicino, sollevando le sue zampette anteriori come se volesse essere presa in braccio. Gyll sospirò «Le piaci. Devi aver fatto qualcosa che ha conquistato Pixie, ecco…» – cercò di dar voce alla creaturina, che di rimandò si girò verso la padroncina come se avesse inteso la mano che le stava dando «Non so cosa tu abbia fatto, ma per lei dev’essere stato tanto importante da credere che ora tu sia suo amico.» – scrollò le spalle, con un sorriso delicato «Pixie, dai. Non dare fastidio, vieni qua.» – le mormorò piegandosi sulle proprie ginocchia e sperando che il famiglio tornasse dove doveva tornare: da lei.
    La questione più importante, tuttavia, non era tanto Pixie che molestava Adrien, ma Gyll che lo aveva alterato ancora una volta. Le labbra della mezza-veela si arricciarono appena, mentre la punta del naso si muoveva con loro. Sapeva bene che quel posto non era sicuro come casa sua, altrimenti anni prima non avrebbero rapito delle studentesse all’interno della scuola stessa, per come si vociferava in giro, tuttavia per Gyll era davvero importante trovare un posto dove potersi godere un po’ di serenità e la riserva era il posto migliore per lei. Tuttavia comprendeva la preoccupazione di Adrien, magari anche semplicemente perché aveva inteso quanto lei fosse distratta, ma non volle controbattere a quel che disse il Black Opal, trovandoci quanta più verità avesse pensato di potervi trovare in quelle parole. Eppure, il motivo per cui era andata lì si palesò di lì a poco: le lucciole iniziarono ad accendersi tutt’intorno a loro e Gyll sembrava osservarle con gli occhi di chi le vedeva per la prima volta, nonostante fosse uno spettacolo che non aveva mancato di vedere in altre occasioni. Quelle piccole lucine si riflettevano nello specchio degli occhi da cerbiatto della mezza-veela, che per un attimo spostò l’attenzione di quello sguardo su Adrien, trovandolo a sorridere. Lasciò la presa sul suo mento, delicatamente, sfiorando appena nella ricaduta della mano, il petto di lui senza nemmeno prestarci poi tanta attenzione, presa dal racconto di quello che lo aveva spinto ad arrivare fin lì.
    Aggrottò la fronte, mentre la ragazzina ascoltava quel racconto. Le dita scivolarono a muovere, se lo avesse concesso, di nuovo il volto di lui, partendo dal mento, con dolcezza, per osservare quell’occhio nero «Perché ti ha dato un pugno?» – sussurrò flebile, come se non volesse far sentire a nessuno quella loro conversazione o, forse, non voleva rovinare l’atmosfera delle lucciole «Adesso come va il dolore alla testa?» – il suo tono era gentile e preoccupato al tempo stesso «Se mi avessi chiamata, ti avrei potuto portare qualcosa di caldo.» – gli sorrise appena, stringendosi nelle spalle.
    Gyll McKenzy

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  12. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    Come faceva a piacere a quella creaturina, sinceramente, non sapeva spiegarselo, visto soprattutto come l’aveva trattata qualche istante prima, quando le aveva sbuffato contro e si era rivolto al panda rosso con aria stizzita e scocciata. Probabilmente, pensò, non era così intelligente come molti pensavano. Anche se i comportamenti dell’animaletto erano tutt’altro che poco intelligenti: bastava osservare come sollevava le zampette per essere preso in braccio, come un bambino piccolo con la sua mamma. A parità di quoziente intellettivo, era sicuro che Pixie avrebbe raggiunto quello di un piccoletto di tre anni.
    Adrien scrollò le spalle.
    - Non so cosa, ma va bene! -.
    Forse il piccolino aveva notato la sua preoccupazione per la padroncina. Oppure si era affezionato a lui per quei miseri biscotti, anche se buonissimi. A dirla tutta, ora che ci pensava, ne avrebbe voluto un altro. Generalmente, non si concedeva tali “prelibatezze”, ma si prestava volentieri ad uno strappo ogni tanto e quella sera era proprio uno di quei giorni.
    - Dove hai comprato quei biscotti? – le chiese, indicando con il dito indice la scatola sull’erba. Era la domanda più stupida che potesse fare, ma era bene, qualche volta, mostrare quel suo lato di sé. Poteva considerarsi quasi come uno sfogo di quel dolce lato di lui che teneva sempre dentro, chiuso ermeticamente nella corazza di durezza e riluttanza che aveva modellato attorno alla sua persona e che lo rendevano un individuo da evitare. Tanto meglio per lui, perché odiava la gente che si affollava, soffocandolo con richieste insulse. Ma quella ragazza… Gyll… era diversa. E il suo sguardo allo spettacolo delle lucciole confermò quel suo pensiero. I suoi occhi, tuttavia, furono spostati dalla mano sul suo mento dal volto della ragazza alla danza mozzafiato di quelle creaturine luminescenti. Non andò perso il movimento della mano di lei: dal mento al petto e dal petto al volto, fino al suo occhio battuto e dolorante.
    - Perché ti ha dato un pugno? -
    Non voleva davvero parlarne, perché era sicuro che le sue parole avrebbero rovinato quel momento di silenziosa contemplazione. Portò gentilmente un braccio attorno alle spalle di Gyll, avvolgendole delicatamente per ripararla dalla fredda brezza notturna. Le mostrò uno dei suoi rari sorrisi quando la vide preoccuparsi del dolore che avrebbe potuto continuar a sentire.
    - Non ha più importanza… - le sussurrò di rimando.
    La strinse leggermente e le disse: - Vieni, prendiamo le nostre cose e torniamo al castello. Si sta facendo freddo e non voglio che tu ti ammali! -. Con una leggera pressione, la condusse fino ai loro averi. Raccolse anche la borsa di Gyll, non volendo che la portasse per tutto il tragitto.
    - Lasciala a me. La porto io. Ti accompagno fino al tuo dormitorio, se per te non è un problema! -
    Se lei avesse accettato, avrebbero camminato fianco a fianco, nascondendosi l’uno alla vista dell’altro.

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