Incontri casuali, ma fortunati

Adrien&Vath

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  1. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    Adrien era in Diagon Alley, con una bustina di carta bianca tra le mani: conteneva un set di inchiostro per il pennino di James. Suo fratello, infatti, gli aveva mandato un messaggio sul magifonino chiedendogli, visto che si trovava a passare da uno dei vicoli più importanti del mondo magico del Regno Unito, di comprargli l'inchiostro. Era stato davvero impertinente da parte sua inoltrargli una richiesta senza preavviso, perché Adrien aveva portato con sé soldi contati e ora non ne aveva più per farsi un giro dal Ghirigoro e scegliere un libro. Era davvero frustrato. Si passò una mano tra i ricci ribelli, che quel giorno erano ancor più indomabili del solito, un po' come il suo carattere. Era innervosito dal fatto che, come fratello maggiore, dovesse sempre salvare il culo a James. Alcune volte, avrebbe voluto mandare al diavolo tutto e tutti, trasferirsi in un altro paese, senza dirlo a nessuno, e perseguire i suoi sogni. Si era creato diversi piani d'azione e, in base al loro grado di fallimento, avrebbe scelto con quale proseguire.
    Piano A: diventare Ministro della Magia. Forse era un po' troppo ambizioso, ma Adrien stava dando tutte le sue forze per acquisire le conoscenze necessarie a ricoprire un tale incarico.
    Piano B: prendere posto come dipendente del Ministero. Più fattibile, indubbiamente, ma non meno difficile. Però, il ragazzo credeva di potercela fare nel caso in cui il piano A fosse decaduto.
    Piano C: specializzarsi in Divinazione. Ad Ilvermorny aveva eccelso nella materia dello Sciamanismo, molto affine, a suo parere, alla divinazione, e, detto sinceramente, avrebbe voluto davvero perseguire la sua carriera accademica in qualche università magica.
    I suoi pensieri, sia di giorno, sia di notte, erano catalizzati solo su questi obiettivi, provocandogli parecchio stress e ansia. Adrien, però, non era un tipo che lo dava a vedere: dall'esterno, sembrava perennemente calmo e schivo. L'unica azione che avrebbe potuto tradirlo era il passarsi di una mano sul volto per stemperare le emozioni forti e negative, come, per l'appunto, l'ansia. Non faceva altro che studiare, anche di notte se necessario, e quella uscita a Diagon avrebbe potuto fargli un gran bene. Forse, l'aria fresca l'avrebbe "rinfrescato" di memoria.
    Nonostante fosse una persona attenta, era da ammettere che il ragazzo fosse con la testa su un altro pianeta e, così facendo, andò ad urtare totalmente un uomo alto. Fu Adrien che cadde a terra e, solo fortunatamente, la boccetta di inchiostro non si ruppe.
    - Cazzo! - disse, controllando che questa non si fosse sfracellata. Con una pacca sui vestiti tentò di ripulirsi. Poi, rendendosi conto di quello che fosse successo, guardò l'uomo con aria impassibile e disse solo un freddo: - Mi perdoni -.
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    Quel giorno Vath doveva svolgere alcune commissioni per conto del Ministero della Magia alla Gringott di Diagon Alley. Mr Sunday, il Capoufficio del suo reparto ufficio Cooperazione Magica Internazionale, gli aveva affidato l'incarico di depositare alcuni Galeoni sul Caveau dedicato all'ente governativo magico. Aveva appena terminato, era ancora sui gradini di marmo della banca dei Maghi intento a mandare alcuni messaggi tramite il suo magifonino quando una voce distolse la sua attenzione dal testo che stava componendo. «Per la barba di Merlino ragazzino, guarda dove vai!» Una voce maschile, di un uomo che, dopo aver impattato contro un ragazzo mandandolo a terra scosse la testa e si andò ad infilare nella via di Nocturn Alley. Vath osservò quella mancanza di educazione verso il ragazzo facendo una leggera smorfia, il giovane dalla carnagione chiara sembrava uno di quei fan delle sorelle stravagarie, concezione avuta solo per via dell'orecchino d'argento che portava al lobo dell'orecchio. Vath si mosse, con lentezza ma in maniera decisa, verso di lui: indossava un completo giacca e cravatta di color nero, con riflessi blu notte se colpito dai raggi solari una cravatta di raso nera e una camicia bianca, le proprie scarpe, delle Oxford erano di colore scuro, in linea con l'abito e il soprabito di cashmere nero. Gli unici ornamenti e colore che il ministeriale aveva con sé erano un Rolex d'oro al polso e un anello d'argento al mignolo sinistro con il monogramma VR, senza contare l'immancabile bastone da passeggio in ebano con il manico d'argento a forma di serpente con due smeraldi per occhi. Gli offrì la mano, per aiutarlo a rialzarsi. «Certa gente avrebbe bisogno di un corso intensivo di buone maniere.» Avrebbe esordito, offrendogli un sorriso sincero. Se il giovane si fosse alzato Vath avrebbe potuto notare come gli desse di un paio di centimetri in più in altezza. «Vath Remar, ho giust'appunto visto il seguito dello scontro e mi sembrava doveroso aiutarla.» Disse con il tono caldo del suo timbro baritonale. "I modi definiscono l'uomo", un detto a cui Vath faceva seguito in ogni aspetto della propria vita.

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    Edited by Vath Remar - 4/11/2021, 11:17
     
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  3. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    Era stata colpa sua colpire l'uomo, era vero, ma quello poteva anche aiutarlo a rialzarsi. Alla fine, era lui lo "scricciolo" in confronto allo spilungone. La gente non aveva proprio buone maniere!
    Raccolse il pacchetto bianco da terra e lo aprì, per dare un'occhiata alla boccetta di inchiostro. Quella era la priorità: i suoi occhi intimoriti si tranquillizzarono nell'espressione quando non osservarono alcun vetro rotto, né una macchia nera su bianco. A James, quella boccetta serviva urgentemente, perché si era ridotto all'ultimo per comprarla e ora non ne aveva per svolgere i compiti. E, come al solito, Adrien era corso in suo aiuto. Se si fosse rotta, il ragazzo non avrebbe avuto soldi per comprarne un'altra, visto che i suoi genitori dovevano versane alcuni l'indomani sul suo conto corrente, come prestabilito.
    Con la coda dell'occhio vide un bastone d'ebano, in argento, vicino al suo piede e una voce maschile interruppe il suo scrutinio.
    - Certa gente avrebbe bisogno di un corso intensivo di buone maniere. -
    Alzò lo sguardo e notò che l'elegante signore gli aveva porto la mano, che prese con determinazione, lasciandosi aiutare per rialzarsi. Testa alta, schiena dritta, il ragazzino era il perfetto esempio di un giovane gentiluomo, a modo, formale, educato.
    Il caritatevole uomo si presentò come Vath Remar, con tono basso e una sfumatura calda nella voce.
    - La ringrazio per la sua gentilezza - disse, stringendogli la mano con fermezza, mentre si presentava: - Adrien Beauvais -.
    Se quel tale conoscesse un po' di affari esteri, avrebbe riconosciuto il suo cognome come identificativo dei famosi produttori di bacchette americani.
    Non diede spiegazioni circa quanto avvenuto, perché Adrien pensava che, se un giorno avesse voluto ricoprire una posizione di potere, non avrebbe dovuto argomentare le sue scelte, in quando sinonimo di incertezza. Al contrario, necessitava di assoluta fermezza, sia nel linguaggio verbale che in quello del corpo.
    Osservò colui che si diceva fosse Vath Remar: era sicuramente un uomo di spicco, potente e ricco. Lo si poteva capire dai diversi gioielli che indossava, dalla finitura dei suoi indumenti e soprattutto dalla cravatta, che Adrien trovava spettacolare, sia per il colore sia per il materiale scelto per cucirla. Ma non disse niente a riguardo, perché non era tipo da dispensare complimenti.
    Il giovane non era da meno: indossava una scura uniforme di Hidestone, perfettamente stirata, senza grinze e, soprattutto, senza alcuna macchia, né di sporcizia, né causata da scolorimento. L'unico segno distintivo era l'orecchino in argento che pendeva da un suo lobo.
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    Il cellulare venne riposto rapidamente nella tasca interna della giacca del proprio completo. Beauvais era un cognome che Vath aveva già sentito, la propria memoria eidetica ci mise poco ad associare il cognome alla famosa famiglia magica d'oltreoceano che, alla pari di Olivander in Inghilterra o Gregorovitch nell'est europa, si occupava del mercato di Bacchette. Sia per via del suo lavoro aveva sentito parlare di loro, era stato in America per una trasferta di un anno, e sia per deformazione personale Vath aveva studiato parte della bacchetta, se la fece spiegare durante il suo primo anno da un compagno di dormitorio che, avendo i suoi genitori una piantagione di alberi da bacchetta, sapeva molte cose su legni e nuclei. In più Vath da poliglotta aveva un orecchio fine nel riconoscere i diversi accenti e quando Adrien, come disse di chiamarsi, gli rispose poté percepire un accenno di accento americano. Il giovane indossava la divisa di Hidenstone, tenuta in maniera impeccabile, Vath era solito fare lo stesso con la sua divisa ad Hogwarts, soprattutto dopo che gli affidarono la spilla da Prefetto e, successivamente, quella da Caposcuola. «Americano suppongo, fate parte della nota famiglia di Bacchettai americani? Da Ilvermorny a Hidenstone la strada è tanta.» Disse, riservandogli un sorrisetto divertito, il suo spirito di osservazione, la sua ricerca scrupolosa di dettagli in una persona lo facevano un ottimo lettore di persone. Capacità che sfruttava e coltivava appena in campo lavorativo e privato. Una volta che Adrien si fu alzato lasciò la mano del ragazzo e, con un nuovo sorriso, gli avrebbe detto. «Non si preoccupi, una buona azione generalmente ne innesca subito dopo un'altra e così via, fino a quando in questo modo si crea un circolo positivo senza fine.» Avrebbe posto le braccia dietro la schiena, tenendo il bastone con entrambe le mani in orizzontale rispetto al terreno. Il signorino Beauvais era un tipo di poche parole a quanto pareva, come il ministeriale si scuciva poco e questo tratto di lui fece sorridere il Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale che gli vennero in mente alcune parole dette dal suo capoufficio durante il giorno del suo colloquio. I suoi occhi dalle iridi color acquamarina avrebbero incontrato quelli verdi dalle sfumature olivastre di Adrien. «Spero che non abbia rotto nulla e che la vostra divisa non abbia avuto strappi durante la caduta, comunque di nuovo, si figuri, è stato un piacere aiutarla ad alzarsi.» I propri doveri da ministeriale lo richiamavano in ufficio, tiro fuori il proprio magifonino e terminò il messaggio inviandolo, se non ci fosse nient'altro da parte del ragazzo avrebbe proseguito verso il locale di Keratack per poi ritornare al Ministero della Magia.

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  5. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    Un guizzo di sorpresa fu visibile sul suo volto per qualche istante: sapeva che il cognome Beauvais fosse famoso, ma non credeva così tanto in Inghilterra, come, invece, era in America.
    - Ha indovinato, signor Remar. Sono uno dei figli dei Beauvais, proprio i famosi produttori di bacchette. -
    Gli rivolse un sorriso quando sentì l'uomo scherzare.
    - Effettivamente è parecchia, ma è una grande opportunità! - gli rispose. Era felice di essere ad Hidestone, una delle più importanti accademie post-scuola del mondo magico.
    - Hidestone è davvero un pilastro e la sua formazione è eccellente, almeno per quanto ho potuto vedere -.
    Una discussione piuttosto formale. Quell'uomo gli interessava e sembrava impersonare un ruolo molto importante. Doveva veicolare informazioni con le sue stesse domande.
    Lo osservò portare le braccia dietro la schiena in un comportamento distintivo.
    Con sguardo serio e voce profonda, gli disse: - Vorrei permettermi di invitarla a pranzo questa mattina, per ringraziarla del vostro gesto, signore. Probabilmente, lei avrà da fare al momento, quindi, se lei lo permette, potremmo incontrarci più tardi. Non voglio trattenerla più del dovuto -.
    Ci pensò un attimo su, per capire in qual posto prenotare un tavolo per due.
    - Sono stato poco per la Londra Babbana, ma credo sia il luogo più adatto. Ha mai sentito parlare del Berners Tavern? È una galleria d'arte del Novecento dove è possibile gustare piatti tipici inglesi e scozzesi -
    Raccolse un pezzo di carta e una penna e vi scrisse sopra il suo numero. Poi, lo porse all'uomo.
    - Mi dispiace per la forma, ma non ho biglietti da visita. - disse, contrito. Adrien se ne intendeva di etichetta e modi di fare.
    - Questo è il mio numero di telefono, mi avvisi se sorge qualche problema -. Parole da uomo adulto. Il ragazzo, infatti, era molto più maturo della sua età. Diede un'occhiata al suo orologio da polso, un Woodwatch della collezione Classic Mariner, in legno di noce, con vetro rivestito in zaffiro.

    - Come orario, le andrebbe bene verso mezzogiorno e mezzo? -
    Gli sembrava un orario più che accettabile. Una volta che Vath avesse confermato, Adrien gli avrebbe porto la mano.
    - Allora, arrivederci! - disse e, dopo avergli rivolto un sorriso educato, si incamminò verso Hidestone.
    Ora, l'unico problema rimasto erano i soldi. Raccolse il magifonino e chiamò suo padre, il quale rispose subito, dopo qualche squillo.
    - Pronto? -
    - Ciao, pà! Sono Adrien -
    - Adrien, che sorpresa! Come stai? Come sta andando la scuola? -
    - Tutto bene, papà! Io sto bene e la scuola va alla grande, come sempre d'altronde. -
    - E i tuoi fratelli come stanno? - chiese, con voce preoccupata. Il ragazzo si immaginò il padre con la cornetta del telefono poggiato su un orecchio e lo sguardo serio e corrucciato.
    - Non preoccuparti, stanno tutti bene! Mi sto occupando io di loro, li seguo nei loro percorsi per assicurarmi che stiano bene -
    - Mi hai sollevato, davvero! Però chiamate più spesso, che la mamma è molto in pensiero per voi. -
    - Va bene, lo dirò a James, Marlee e Regina. Senti pà, devo chiederti un favore... -
    - Si, dimmi! -
    - So che dovreste mandarmi domani i soldi, ma potresti inviarmeli subito sulla carta? Ho un pranzo molto importante che dovrei offrire -
    - Chi è? Una ragazza? -
    Adrien rise.
    - No, pà! Che ti viene in mente! È un uomo che mi ha aiutato e vorrei ricambiare in qualche modo -
    - Okay, Adrien, allora te li mando subito! Però, sta attento -
    - Si, pà, grazie! -
    - Ci sentiamo, allora. -
    - Ci sentiamo. Ciao, papà! -
    Chiuse la telefonata. Il problema era stato risolto.

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    Sorpresa; la lesse sul volto del giovane e Vath seppe già, senza ascoltare le parole del giovane Beauvais, di aver colto nel segno anche quella volta. Sull'opportunità che il ragazzo sembrava dire di aver ricevuto frequentando l'Accademia di Magia e Stregoneria di Hidenstone Vath non ne aveva la certezza, certo era. He, con il progredire delle conoscenze magiche anche in funzione della nuova branca di Magitecnologia si doveva fare fronte ad una conoscenza più approfondita di tutti gli aspetti utili ad un possibile futuro impiego, tuttavia Vath era un convinto fautore del fatto che le conoscenze di Hidenstone potevano essere apprese anche al di fuori dell'accademia. La stessa Babbanologia di Hogwarts insegnava come usare la tecnologia e, con un po' di curiosità e spirito di intraprendenza la Magitecnologia poteva essere imparata ad usare da tutti senza frequentare cinque anni di Accademia extra. Tenne per sé quelle opinioni, frutto di tutta quella conoscenza da autodidatta accumulata nel corso degli anni e si limitò ad annuire al ragazzo. «Non ho avuto modo di verificare, quando mi sono diplomato io ad Hogwarts non esisteva ancora, tuttavia non siete il primo studente a dirmelo.» I percorsi G.E.M.M.A., Giudizio Eccelso per Maghi sulla Magie Avanzate, offrivano molto sbocchi e, come nel caso di Harry Wood, potevano offrire importanti tirocini formativi all'interno del Ministero della Magia. La proposta di Adrien gli fece fare una leggera smorfia, sollevò il braccio sinistro e posò il proprio sguardo sul quadrante dell'orologio. «No, mezzogiorno, la mia pausa inizia a quell'ora e se ci incontrassimo per mezzogiorno e mezzo mi resterebbe solo mezz'ora di tempo, insufficiente per poter pranzare in tutta tranquillità. Comunque non si preoccupi, Mr. Beauvais, la ringrazio per l'offerta ma se vuole pranzare assieme a me il conto lo si divide.» Il sorriso sul volto del Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale avrebbe stemperato le parole che non ammettevano repliche, il tono della voce tuttavia faceva comprendere come il Ministeriale apprezzasse l'offerta del ragazzo e, mentre questo si affannava a cercare un pezzo di carta e una penna per scrivere il numero di telefono, Vath estrasse dalla tasca interna del soprabito un cartoncino viola con una scritta nera. Sul retro ci sarebbe stato il numero del Magifonino lavorativo del ministeriale e, così, lo consegnò allo studente di Hidenstone. Controllò il luogo sul proprio Magifonino e, dopo un rapido esame sui tempi che sarebbero occorsi per raggiungere il locale dal Ministero situato a Charing Cross, disse al ragazzo. «Potremmo vederci al Rovi al 59 di Wells Street, le assicuro che si mangia molto bene.» Gli disse e, se si fosse trovato d'accordo, avrebbe porto la mano al ragazzo per un rapido saluto.


    Dopo alcune pratiche sbrigate al ministero Vath lascio il proprio ufficio pronto a vedersi con Beauvais al Rovi, aveva chiamato alle undici, conscio che il locale, anche se chiuso era a pieno regime considerando che avrebbero dovuto preparare tutto il servizio del pranzo chiedendo di farsi riservare un tavolo a nome Remar e, inviato un messaggio al ragazzo, confermò l'appuntamento per le 12 dal Rovi. La strada fu breve e Vath avrebbe atteso il ragazzo all'interno, dopo che il cameriere gli chiese della prenotazione.


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  7. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    La stanza dell’Accademia in cui alloggiava era un completo disastro, tranne che per un angolino, perfettamente ordinato: il suo. Sul pavimento vi erano delle mutande e un paio di calzini, sicuramente sporchi. Adrien corrucciò il volto in una espressione di disgusto.
    - Questi cazzo di adolescenti! Come pensano che si metterà nel cestino quel sudiciume? Se pensano che io possa essere la loro servetta si sbagliano di grosso… -
    Diede un calcio ad una calza che era finita, non sapeva come, vicino al suo letto, spedendola dall’altro lato della stanza. Non gli piaceva per niente vivere in quelle condizioni ed era per questo che, all’inizio della sua permanenza, aveva preferito chiudere un occhio su certe questioni. Ma ora era arrivato il momento di farsi vedere intransigente: non avrebbe pulito lui la stanza, anche a costo di vivere in quel porcile. Una volta che si fosse incontrato con i suoi coinquilini, avrebbe rivolto loro una bella ramanzina e, forse, qualche cazzotto. Chissà se la violenza avrebbe messo loro la testa a posto.
    “Cosa potrei indossare?” si domandò, mentre apriva le due ante del suo armadio. Quel pranzo sarebbe stato molto importante, probabilmente troppo per non badare al proprio aspetto. Non poteva sfigurare rispetto al signor Remar, anzi. Scorse le diverse grucce, una ad una, osservando con attenzione ogni capo. Ne uscì qualcuno e lì poggiò al di sopra della sua figura, verificandone il grado di opportunità, ma nessuno lo convinceva. Alla fine, optò per una camicia bianca in cotone, pantaloni blu notte, abbinati alla giacca, entrambi satinati, e scarpe nere, ben lucidate. Come tocco finale, definì i riccioli con una mousse profumata, per una chioma impeccabile. Spruzzò su di sé un po' di quel Dior Sauvage, dalle note in mescolanza del bergamotto di Reggio Calabria e della legnosità dell’ambroxan, un distillato di ambra grigia.
    Un trillo ruppe il silenzio. Adrien raccolse il magifonino tra le mani: Vath Remar gli aveva appena confermato l’incontro e l’orario.
    CITAZIONE
    Perfetto!

    Scrisse velocemente e lo spedì al destinatario.
    Alle 12 in punto era alla porta d’ingresso del Rovi, in Wells Street, un locale dalla facciata imponente, nera come la pece, con l’unico contrasto segnato dall’insegna rossa, illuminata da una plafoniera a led. Gli interni erano ampi e luminosi. Lo accolse un cameriere.
    - Buongiorno, signore. Avete una prenotazione? -
    - Sì. Il signor Remar mi sta aspettando. – rispose.
    - Prego, da questa parte -. L’uomo gli indicò il tavolo in questione, dove Adrien scorse il Ministeriale, in attesa.
    - La ringrazio – disse Adrien al cameriere, il quale sparì a grande velocità.
    Il ragazzo si avvicinò al tavolo in legno.
    - Signor Remar! – salutò, porgendogli la mano. – Spero di non averla fatta aspettare troppo -. Era una frase di cortesia, perché Adrien era stato puntuale come un orologio.
    - Ha scelto davvero un bellissimo locale. Devo ammettere di non esserci mai stato, è la prima volta! – disse, guardandosi attorno.
    Per quando maturo fosse, era pur sempre un ragazzo e, a volte, la curiosità aveva la meglio sulla sua troppa serietà.

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    Il Rovi non era una tra le mete ricorrenti del Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale, né era solito pranzare spessissimo durante l'orario lavorativo, tuttavia il Ministeriale aveva già chiaro in mente ciò che avrebbe ordinato una volta seduto a tavola. Un'unica portata e, forse, un dolce come sfizio. Vath si era appena accomodato a tavola quando il ragazzo con cui aveva appuntamento lo raggiunse, si alzò sorridendogli e offrendogli la mano mentre con un movimento dell'altra gli faceva cenno verso il posto a sedere. Si era già tolto il soprabito lasciato all'ingresso dove il servizio armadio l'avrebbe conservato, restando così nel suo completo su misura scuro. Il ragazzo avrebbe potuto percepire le note di petit grain, bergamotto, salvia sclarea, foglie di menta, bamboo e muschio bianco del profumo di Vath che grazie all'ambiente chiuso del ristorante era più facilmente avvertibile. «Ben arrivato Mr. Beauvais, nessun ritardo, siete in perfetto orario.» Una risposta di rito imposta dall'affermazione che il ragazzo aveva appena fatto. «Spero che non abbia trovato difficoltà nel trovare il locale.» Disse lasciando al contempo la mano per sedersi insieme a lui a tavola. «La bellezza del locale è relativa se poi si mangia male, ma fortunatamente non è il nostro caso.» Sorrise e lo osservò guardarsi attorno. Il posto aveva un bancone circolare con degli sgabelli dove la gente poteva fermarsi per consumare qualcosa di veloce ma, per chi si fermava a pranzare o cenare, erano riservati dei tavoli di legno con dei divanetti rossi e delle sedie in legno e metallo. Le pareti bianche rendevano il locale molto luminoso e, durante una giornata luminosa come quella, le ampie vetrate davano modo di poter fare entrare la luce e non accendere l'illuminazione elettrica. I menù erano di fronte a loro ma Vath non lo considerò minimamente.

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  9. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
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    Adrien non aveva trovato difficile risalire alla Wells Street: ci era passato davanti la stessa mattina in cui si accingeva, con James, Marlee e Regina, a raggiungere la villa che avevano dato loro i genitori Beauvais. Essendo commercianti di bacchette si erano arricchiti al punto tale da possedere diverse proprietà, diffuse tra America e Inghilterra. Il ragazzo, come i suoi fratelli, non aveva visto tutte le dimore e nemmeno gli interessava, ma sapeva con certezza che, prima o poi, sarebbero state date loro, in quanto figli e tutti eredi del patrimonio.
    - Niente affatto! - rispose, quando il signor Remar gli chiese della difficoltà nel trovare il Rovi. - Ci sono passato per un paio di volte davanti, qualche tempo fa, quando mi sono trasferito dall'America -
    Adrien aveva fame: non si faceva mai mancare del buon cibo, anche se teneva particolarmente al suo aspetto fisico. La sua alimentazione era equilibrata. Vide davanti a sé due menù, che Vath non toccò minimamente. "Forse perché lo conosce a memoria" pensò, in riferimento al fatto che sembrava frequentarlo spesso come locale.
    - Se mi permette, vorrei dare una rapida occhiata al menù - disse al suo interlocutore, per non sembrare ineducato.
    Lo aprì e osservò la miriade di pietanze che venivano proposte.
    "Bene, qualcosa dovrò pure scegliere... e in fretta, se voglio che la conversazione si indirizzi verso un tono più serio e importante!" pensò. Visto che il signor Remar avrebbe avuto poco tempo, sarebbe sembrato estremamente maleducato abbuffarsi di cibo: così, Adrien optò per un piatto di carne, per il Beef Carpaccio, che sarebbe stato sostanzioso e per un dessert, molto probabilmente i Fresh Figgs.
    Lo rinchiude con cautela e delicatezza. Rivolse un sorriso all'uomo.
    - Bene, ho scelto. Se lei ha già deciso, possiamo ordinare subito - disse.
    Poi, dopo che un cameriere si fosse avvicinato e si fosse appuntato le loro richieste, Adrien pensò fosse arrivato il momento di disquisire.
    - Allora, signor Remar. Ho notato dal suo bigliettino da visita che lavora nel Dipartimento della cooperazione magica internazionale. Di cosa si occupa esattamente? -

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    Il Ministeriale aveva già scelto, perciò quando Adrien gli chiese di poter consultare il menù un sorriso spuntò sul volto dell'uomo e, con un gesto della mano, gli fece cenno verso il menù. «Ma certo, si figuri.» Disse con il suo caldo timbro baritonale. Il cameriere arrivò al tavolo e sentendo l'ordinazione del ragazzo il sorriso mutò in un sorrisetto divertito. «Due. Ma al posto delle barbabietole vorrei i carciofi e anziché le more uno spicchio di limone, con una spolverata di parmigiano sopra.» Sentenziò cordialmente al cameriere, mai aveva retto il gusto di quella verdura, che con la sua amarezza avrebbe reso il piatto agrodolce assieme alle more. Abituato a mangiare bene e, con le sue origini italiane Vath aveva raffinato il suo palato e le accozzaglie inglesi di piatti rivisitati italiani mal le sopportava. «Invece come dolce gradirei un Chocolate chip cookie. Da bere direi acqua, gasata.» Non avrebbe toccato alcool in quell'uscita, lo sguardo attento del ministeriale aveva notato il cambio d'abito di Adrien e, suppose a ragion veduta, che il giovane avesse approfittato della scarsa ora in cui si erano separati per fare ritorno ad un'eventuale dimora. O quello o un Vestis magistralmente eseguito. Vath nonostante fosse un mago avrebbe sempre preferito investire i propri soldi negli abiti realizzati su misura, avrebbe dato lavoro ai piccoli commercianti e fatto girare l'economia del paese. Una domanda arrivò alle orecchie di Vath e, posando nuovamente lo sguardo dagli occhi color acquamarina su quelli di Adrien, disse ciò che, un tempo Brian Sunday disse a un ben più giovane Vath. «Per quanto la tecnica continui ad avanzare negli anni - anche se non più come una volta - permettendoci di accedere ad agi sempre nuovi, deve ancora essere inventato un oggetto o una medicina in grado di mettere d'accordo gli interessi di due distinti individui. La cosa diventa ancora più complicata se a dover essere armonizzate sono le volontà di due diversi Ministeri.» Non avrebbe fatto alcun cenno a riferimenti magici, conscio che Adrien avrebbe compreso comunque in linea di massima il suo discorso. I suoi stessi genitori facevano parte di quella categoria rappresentata da Fattucchier-Artigianato e ogni giorno si scontravano con bacchette di bassa lega provenienti dalla Cina. «E questo è il nostro lavoro: far rispettare le esigenze e le volontà del Ministero Inglese, e dei suoi cittadini, all'interno della comunità internazionale; attraverso il dialogo, attraverso lo scambio, attraverso il convincimento. Siamo l'ultima linea di difesa tra Londra e un'invasione di prodotti a basso costo importati dai Ministeri Orientali.» Un sorriso e il suo sguardo deviò un secondo sull'arrivo del cameriere e dei due piatti.

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  11. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    La prima risposta che il signor Vath diede alla sua domanda fu generalizzata, seppur si vedesse fosse frutto di una conoscenza pregressa. Comprese il discorso dell’uomo, ma fu grato quando proseguì con la spiegazione di ciò che aveva detto in precedenza. Gli sorrise gentilmente.
    - Quindi, se ho capito bene, lei si occupa di cooperazione magica con i Ministeri Orientali. E come lo trova in termini lavorativi? Appagante? -
    Erano domande che gli uscirono dalla bocca con sincerità: era la curiosità a reggere quel filo del discorso, come anche la voglia di conoscenza di quel mestiere e di quell’uomo che poteva fare molto per lui a livello di una sorta di “tirocinio” improvvisato.
    - Immagino, allora, che lei parli fluentemente alcune lingue! – affermò. Si domandava quali delle tante sapesse parlare. Ad Adrien avrebbe fatto comodo imparare qualcosa al riguardo.
    - Io, purtroppo, conosco solo l’inglese americano e, pian piano, mi sto abituando a quello britannico, anche se, lo ammetto, su alcuni termini, a volte, faccio un po' di fatica – disse, con una risatina.
    Se l’uomo si fosse dimostrato quello che ad Adrien appariva, era sicuro di riuscire a convincerlo a dargli qualche lezione: se avesse voluto inseguire il sogno di diventare Ministro della Magia, gli avrebbe fatto davvero comodo saper parlare fluentemente svariate lingue, per poter intrattenere, nel futuro, rapporti sempre più confidenziali con i ministri esteri. Era risaputo che conoscere la parlata e saper rispondere fosse tutt’altra cosa rispetto all’avere un traduttore personale.
    Nel frattempo, i piatti ordinati erano stati posti davanti ai due richiedenti: Adrien tagliò la carne e si portò un pezzo alla bocca, assaporandolo.
    - Devo ammettere che non è niente male! -
    Una frase spontanea, ma dopotutto era un ragazzino.
    - Posso dire di non aver mai mangiato una carne così succulenta, davvero! La ringrazio per avermi portato qui! -


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    Con lo sguardo ben piantato su Adrien strabuzzò gli occhi solo quando il ragazzo fu così disattento da nominare la cooperazione magica. Lo sguardo di Vath si fece attento e saettò su quanti potessero essere abbastanza vicini a loro tanto da sentire il ragazzo. Se lo Statuto Internazionale sulla Segretezza Magica fosse stato compromesso da quelle parole incaute del rampollo dei Beauvais il Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale si sarebbe dovuto attivare per far sì che nessuno di quei Babbani sentissero troppo agendo con un incanto Oblivion. Nel frattempo era arrivato il cameriere con entrambi i piatti e, con un ringraziamento che non risulto forzato per via della situazione in cui si trovavano osservò solo per mezzo istante entrambi i piatti. Il piatto di Vath e di Adrien non tardò ad arrivare e una sottile differenza si delineava tra il classico del Rovi e la variazione chiesta dal dipendente del Ministero della Magia. Se da una parte la barbabietola, unito alle more, rendeva tutto l'insieme del piatto più scuro; quello del ministeriale aveva più colore con il verde dei carciofi, il bianco del parmigiano e il giallo degli spicchi di limone. Anche l'occhio, si sa, vuole la sua parte e in quel modo sapore e gusto rimanevano inalterati.

    Iniziò dal limone ben attento ad apparire il più naturale possibile, spremendo tutto il succo sul carpaccio con l'ausilio della forchetta, scartò la scorza del limone e con il coltello tagliò una parte di carpaccio e di carciofi prendendo al contempo un po' di parmigiano. La mano destra posò il coltello per un attimo, poggiandosi sul manico del proprio bastone da passeggio, cercando con lo sguardo segni da parte dei commensali riguardo alla possibilità che li avessero sentiti. Solo quando fu certo del fatto che nessuno li ebbero sentiti Vath si rilasso e lasciò la presa sul pomolo della propria bacchetta per ritornare a prendere il coltello e portarsi alla bocca il pezzo di carpaccio tagliato. Dopo aver deglutito Vath riprese a parlare, lanciando uno sguardo carico di sottointesi al ragazzo.
    «Mi son dovuto recare in Cina per un incarico ma non solo, di fatto, sono tornato solo pochi mesi fa da una trasferta a New York.» Si sarebbe tagliato nel mentre un nuovo boccone cercando di raggruppare tutto gli elementi del piatto per avere il gusto dei quattro elementi che componevano il piatto tutti insieme. «È un lavoro delicato, non lo nego, che comporta tante responsabilità ma sì, è appagante. Sentire l'emozione di concludere un primo accordo vincolante tra la tua nazione e un altro, stringere la mano ad un esponente di governo straniero è impagabile Mr. Beauvais.» Un sorriso più rilassato spuntò sul volto del Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale. «Oui, Monsieur Beauvais. È sempre utile parlare una lingua straniera. Las palabras son un vehículo para los malentendidos. Wenn wir etwas sagen, naquluha bi'aqali eadad mumkin min alrutush, zapomni. Gengo o rikai suru koto de, korera no mondai o torinozoku koto ga dekimasu.» Un sorriso e si mise in bocca un pezzo di carpaccio, Adrien avrebbe potuto notare come, in ogni lingua parlata Vath avrebbe assunto l'idioma e la cadenza del popolo che lo parlava.

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  13. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni
    Lo sguardo che il signor Remar gli rivolse non fu affatto piacevole e, detto sinceramente, non gli sembrava promettesse niente di buono. Ma cosa aveva fatto di sbagliato? Si sentì rimpicciolire sulla sedia: d'istinto, portò il busto sulla spalliera della sedia, a stretto contatto da essa, come per sfuggire a quegli occhi che lo rimproveravano, e perse per un istante la sua compostezza, sprofondando più in basso, per poi rendersi conto di quello che stava facendo e ritornare alla sua usuale serietà.
    "Merda!" pensò, inveendo contro sé stesso. Si era distratto e aveva sbagliato. Non poteva permettersi di perdere punti così, davanti, poi, agli occhi di una tale figura che poteva diventare il suo tutto, il trampolino di lancio per la sua carriera. Come poteva dimenticare lo Statuto di segretezza magica?! Abbassò gli occhi sul piatto, vergognoso, per rialzarli subito dopo, verso il suo interlocutore, dopo aver preso abbastanza coraggio per pronunciare un forte e chiaro (impresa difficile, visto che avrebbe preferito non dirle proprio quelle parole) - Mi perdoni, non ci ho fatto caso... -.
    Se proprio voleva dirla tutta, non era nemmeno una scusante perché proprio lui avrebbe dovuto farci caso. Ora aveva sicuramente perso punti davanti agli occhi del funzionario.
    Quasi sbuffò, ma un attimo prima che potesse farlo, si rese conto di ciò, trattenendosi. Voleva picchiarsi da solo.
    Seguì solo un mesto silenzio, uno di quelli scomodi, che nessuno sapeva come riempire. Fortunatamente, i piatti ordinati arrivarono presto e Adrien lascio che quella sua figuraccia fosse assorbita e lasciata in pasto agli istanti sfuggevoli, fino a trasformarsi in uno spiacevole ricordo.
    Cercò di rimediare ringraziandolo di averlo portato in quel locale e fu contento quando, finalmente (!), il funzionario riprese le sue funzioni vocali, addolcendo anche lo sguardo, per Adrien già per troppo tempo rimasto severo.
    Internamente, il ragazzo sospirò di sollievo, ma il suo volto prese le sembianze di una stupefazione imminente quando Vath Remar cominciò a parlare fluentemente tutte quelle lingue.
    Ora era ufficiale: Adrien adorava quell'uomo.
    I suoi occhi brillarono di eccitazione, ma cercò di mantenere la sua voce sotto ferreo controllo.
    - Come fa a sapere tutte queste lingue? Ha studiato? O ha fatto tutto da autodidatta? E quanto tempo ci ha messo? -
    Era stato il timbro vocale ad essere controllato, non la sua impulsività, ma, dopotutto, era solo un ragazzo e l'uomo doveva perdonargliela.


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    Forse si era allarmato troppo con quello scivolone di Adrien, lo sguardo attento di Vath poté notare come il ragazzo sembrò contrito da quell'errore e il Funzionario Scelto per la Cooperazione Magica Internazionale avrebbe cercato di fare ritornare a proprio agio lo studente. Avrebbe posato forchetta e coltello e si sarebbe alzato dal proprio posto a tavola per avvicinarsi allo studente di Hidenstone e, una volta che lo ebbe raggiunto, gli avrebbe posato una mano sulla spalla chinandosi verso di lui. Un sorriso distensivo sarebbe comparso sul volto del ministeriale che mostrando i denti bianchi avrebbe sussurrato al ragazzo. «Tranquillo, non sono arrabbiato con te né reputo questo scivolone una mancanza di giudizio da parte tua. Siamo abituati troppo spesso a parlare liberamente e, a volte, lo facciamo anche in posti in cui dovremmo stare attenti. Io non ero ancora nato, eppure, ci fu un problema ben più grave. Accadde che, in un'unica notte dell'estate degli anni ottanta, il Comitato Scuse ai Babbani dovette fare gli straordinari per correre ai ripari di "errori" commessi da maghi ben più grandi di te che si erano lasciati andare dalla troppa euforia. Credo tu possa avere studiato la lezione di Storia della Magia e capire benissimo a che notte io mi riferisca.» Un paio di pacche sulla spalla di Adrien e Vath si sarebbe seduto nuovamente al proprio posto. «Sì signor Beauvais. È sempre utile parlare una lingua straniera. Le parole sono veicolo di incomprensioni. Quando diciamo qualcosa, dillo con meno fronzoli possibili, ricordalo. Comprendendo la lingua, puoi eliminare questi problemi. Questo è ciò che le ho detto poco fa, anche se credo che alcuni degli idiomi usati non li ha compresi.» Non era per nulla infastidito dal ripetere qualcosa, diversamente dal solito era chiaro al ministeriale che alcuni di quegli idiomi sarebbero risultati sconosciuti al ragazzo. Lo sguardo del ministeriale si sarebbe posato su quello di lui, accennando perfino un sorriso. Il torrente di domande che il rampollo dei Beauvais gli fece strappò una leggera risata a Vath che, annuendo avrebbe risposto con calma una ad una quelle domande. «Prettamente le ho studiate durante i miei anni di studente, prevalentemente da autodidatta anche se, per alcune lingue come l'inglese e l'italiano, non occorreva in quanto le parlo madrelingua fin dalla gioventù. Per il Giapponese mi sono fatto aiutare da un ex collega che lavorava nel mio ufficio, ora lui si è trasferito al Wizengamot. Ci ho messo cinque anni, uno per ogni lingua, trascorso nei paesi in cui sono parlate. E se non contiamo le mie due lingue per via delle mie origini, le lingue morte che sono solo puramente accademiche, sono sei lingue in totale.» Avrebbe ripreso a mangiare con calma, dando modo al ragazzo di assorbire tutte quelle informazioni.

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  15. Adrien Beauvais
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    Adrien Beauvais
    Black Opal | 17 anni


    Si sarebbe aspettato di tutto: che il signor Remar lo rimproverasse oppure lo cacciasse, senza dargli opportunità di spiegazione o di far ammenda. Tutto. Qualsiasi cosa. Ma non quello che accadde realmente. Se non fosse stato per il suo grande senso di autocontrollo, la sua bocca si sarebbe spalancata mentre l'uomo si alzava e si avvicinava a lui per confortarlo. Per confortarlo! Era una situazione davvero assurda, soprattutto perché Adrien non aveva mai avuto bisogno di conforto, neanche da parte di sua madre. Forse quando era un bambino, ma aveva rifiutato qualsiasi approccio affettuoso di quel tipo sin da quando aveva compiuto undici anni.
    Tuttavia, era bello non aver contro una persona di tal calibro. Sarebbe stato terribile se l'uomo avesse scalato i punti dal suo "conto", soprattutto perché non avrebbe potuto più soddisfare quelli che erano i suoi bisogni, per Adrien "primari".
    Un timido sorriso sbocciò sulle labbra del ragazzino, ancora imbarazzato per quello scivolone. Sapeva di cosa stesse parlando l'uomo: sebbene avesse ultimato i suoi studi ad Ilvermorny, aveva studiato con particolare interesse quel pezzettino di storia.
    Avrebbe voluto ringraziarlo, ma, forse, sarebbe sembrato fuori luogo o un ragazzino immaturo (per quanto noi players sappiamo non sia così haha).
    Fu contento quando l'uomo riprese il proprio posto e continuò a parlare come se nulla fosse accaduto. Tuttavia, la frase finale lo lasciò leggermente più imbarazzato di prima. Pensò che, ormai, non sarebbe potuto andar peggio. Com'era che questo signore tirava fuor di lui ogni comportamento tipico da diciassettenne, che generalmente lasciava fuori dal suo raggio d'azione e comportamento?
    - Mi dispiace, non era mia intenzione farle ripetere la questione... - disse, il più educatamente possibile.
    Vath Remar, nonostante tutto, non sembrava scoraggiato dalla sua presenza, ma si concesse una risata alle troppe domande di Adrien. Il Black Opal fu decisamente soddisfatto di aver insistito per conoscere l'uomo quando questi cominciò a rispondere alle domande che, qualche istante prima, aveva posto a raffica. Sarebbe stato decisamente un buon mentore, se avesse accettato di dargli qualche lezione.
    - Wow! - esclamò, pieno di stupore. Non era proprio la terminologia più forbita e formale, ma ci stava tutta.
    - È stato davvero fortunato ad aver potuto imparare così tante lingue durante l'infanzia e altrettante durante i suoi studi, seppur queste ultime sono più frutto del suo sudore e della sua intelligenza, che della fortuna! -
    Era vero: reputava il ministeriale come davvero intelligente.
    Seguì un breve momento di silenzio. Adrien mangiò un boccone della sua carne, quasi terminata. Gli passò per la mente che avrebbe potuto porre ora la domanda fatidica.
    Prese un sorso d'acqua: aveva la gola secca dall'ansia. Dopo una lunga boccata d'aria, disse: - Signor Remar, se mi permette, vorrei farle una proposta -.
    Sperava solo che l'uomo non lo licenziasse ancor prima di aprir bocca.
    - Vorrei chiederle se potesse darmi alcune lezioni di lingua, su qualcuna di quelle che lei parla. Sa, mi servirebbero per ampliare le mie conoscenze per la carriera che vorrei intraprendere dopo i miei studi. So che mancano ancora cinque anni per diplomarmi, ma credo che prima mi ci metto su, meglio sarà per me! -
    Stava divagando per cercare di convincere l'uomo.
    - Ovviamente la pagherei! - aggiunse.

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