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.Marina Stonebrug"Eventually, everything connects."
La chiatta, sospinta dal tenue vento d'Autunno, si lasciava alle spalle una lunga linea a ricordarne il tragitto. I remi erano stati incantati in modo che l'imbarcazione potesse sospingersi da sola ma quando il legno colpiva il solido strato d'acqua, il rumore era minimo, lo stesso di una carezza. I volatili che abitavano il porto alla ricerca di scarti o luoghi in cui nidificare lo sopraffavano facilmente, in quella che agli estranei sarebbe apparsa come una rozza cacofonia, ma che alle orecchie dei Denrisiani altro non era che un richiamo alla casa.
L'unica passeggera della chiatta era una giovane strega, aveva gli occhi di un'adulta, con degli ideali o ambizioni ben ramificate, ma la carne e la pelle erano tinti di un caldo bagliore, simile a quello della luna, che la rendeva simile a un angelo. Figure di questo tipo non trovavano spazio nella religione o nella cultura di Denrise, ma lo stesso non poteva dirsi del legame con il mare che la legava a quella zattera.
Una veste druidica, dei colori delle notti più esotiche, le fasciava le forme. Curve ed esitazioni sul tessuto lasciavano intendere che sotto questa non nascondesse altro, almeno di fisico. L'unica distrazione in quel velo nero erano rune che emanavano un certo bagliore, forse il segreto che le impediva di faticare sotto i primi rigori autunnali. Nella destra, la strega impugnava il manico di un lungo arpione alla cui estremità svettava una lama d'acciaio temprato. I riflessi del metallo erano interrotti da macchie di sangue raffermo.
Alle spalle della Druida, sorretto da un complesso ammasso di sartiame e corde, si trovava il cadavere di una creatura marina, impossibile da identificare in quel momento. L'occhio più esperto, lo stesso delle persone cresciute in quella terra, avrebbe potuto trarre dal colore e dalle forme indizi riconducibili ai più esotici tra i molluschi.
«Mmh?».
La chiatta fece per avvicinarsi a uno dei moli e seppure una consistente distanza la separasse dalla terraferma, non le fu difficile notare l'ombra di uno tra i più letali dei predatori. I lupi erano creature interessanti, sopratutto per i sacerdoti legati al culto dei dei Norreni.
«Sei un mendicante?».
Lo sguardo risalì l'unico uomo degno d'attenzione presente in quel porto. Non furono le forme dei muscoli ad attirarla, quanto lo sguardo indomito di chi poteva scegliere un lupo come famiglio.
«Se non hai galeoni per sfamarlo, non portarlo al porto, le creature velenose gli perforeranno lo stomaco, riducendolo all'ombra di sé stesso».
Il che era vero. Alcune tossine delle creature marine che abitavano quel lato dell'isola avrebbero potuto trasformare Ghost in un ammasso di pustole e carne in cancrena.
Le labbra si piegarono con decisione e un fischio andò a richiamare il famiglio dell'altro. Dunque l'arpione affondò in un trancio di carne che venne gettato in mare con la precisione di una navigatrice. Da un bordo della chiatta un Gabbiano, la sua di creatura, osservava schifato la scena.
«Sei nuovo dell'isola?».
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