I'm sexy and i know it

Jacqueline - Alyce

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    San Mungo
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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    La Medimaga era stufa di quella giornata, aveva passato tutto il tempo del suo interminabile turno ad ascoltare problemi su problemi di persone di cui non gliene importava nulla. Medimaga De Lourant quì, Medimaga De Lourant là, doveva ingoiare il fastidio di non dire loro cosa pensava realmente dei loro sciocchi problemi, fare un sorriso e replicare un falsissimo ma convincente. "La prego, mi dica pure, cosa posso fare per aiutarla?" Avrebbe potuto ucciderli, risolvendo i loro problemi una volta per tutte, ma poi niente più studi magici extra lavorativi, studi che solo lì o nello studio di un medico legale avrebbe potuto fare. Controllò il su profilo Instagram dalla privacy serrata, solo i suoi "finanziatori" avevano il suo contatto Instagram dove metteva foto di sé stessa. Aveva però voglia di qualcosa di diverso quella sera e, trovare il "Le Vie En Rouge" fu quasi un segnale. Appariva come un palazzo dalla facciata curata, probabilmente da poco ristrutturata. Al centro di due colonne in stile classico, si trovava la porta del locale: essa è fatta di legno e su di essa, due bassi rilievi, incantati, raffiguranti due silhouette si muovono in una danza sinuosa ed invitante, quelle due silhouette avrebbero reso inclini con un solo sguardo di chi vi sostava di fronte per pochi attimi, a voler entrare, spin dall'ammaliamento della porta stregata. La giovane donna avrebbe riflettuto per un momento, si sarebbe mordicchiata il labbro inferiore, assumendo una posa sexy che i due buttafuori osservarono da sotto gli occhiali scuri che indossavano nonostante il tramonto incombente. Una volta entrata, Jacqueline si trovò di fronte ad un'ampia hall, in cui percepiva odore di vaniglia, pesca e champagne. Avrebbe notato su entrambi i lati, dei divanetti, che accolgono i clienti che vogliono sostare all'ingresso per consumare qualcosa: una pausa dal lavoro, una chiacchiera con un amico si poteva vedere di tutto in quel locale. Tuttavia i gusti ricercati della bionda la fece ancheggiare verso il fondo di questa sala, attirando non pochi sguardi da parte degli uomini, dove vi era un bancone di marmo, con dei riporti rossi. Qui si sarebbe seduta su uno degli sgabelli alti, la giovane avrebbe sorriso alla barista e fatto la sua ordinazione. «Ciao, potrei avere una Piña colada per favore? Anzi, sai cosa, cosa mi consigli di buono?» Avrebbe parlato con la sua voce sensuale, acuta e dal timbro cristallino.
    «Parlato» - Narrato - "Pensato" | Scheda PG Stat.
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    Edited by Jacqueline De Lourant - 15/10/2021, 19:18
     
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    Quella giornata era decisamente uno strazio. Alyce era nel retro del Rouge, a cercare di mandar giù la noia cercando qualcosa da fare. Brian oggi era occupato, questioni di lavoro. Quello di star dietro a quella mandria di scalmanati bambini, lui lo chiamava lavoro. Lei avrebbe solo voluto ucciderli tutti, uno dopo l'altro, per tentare di capire quale fosse la tortura peggiore per quei mocciosi che la portavano lontano dal suo prof.
    Sì, non era decisamente di ottimo umore, anzi, era nera, quella sera e non ci sarebbe stata alcuna situazione a farle cambiare idea. Luke era andato da lei più volte a concenderle dei cocktails piuttosto forti, ma ormai aveva fatto assuefazione da alcol e anche quello non l'aiutava per niente. Muffin stava lì, seduto accanto a lei sul bracciolo di una poltrona, mentre si faceva accarezzare dalla sua padrona «Oh, Muffin... come ci divertiamo stasera?» - il ragnetto la guardò, ma non disse niente se non un tremolante «Uccidi.» - la rossa rise, prendendo la creatura in braccio e dandole un bacio su quella peluria rossiccia. Durante quelle effusioni amorose tra Alyce e la sua psicopatica acromantula, entrò Drake «Aly, sei sicura di non voler venire a vedere cosa accade di là? Le ragazze che stanno facendo lo spettacolo sono bravissime, dovresti vederle.» - Aly spostò il suo annoiato sguardo smeraldo sul ragazzo «Lo so. Le ho assunte io.» - Drake sollevò le spalle e ci rinunciò, tornando a fare il suo lavoro.
    Muffin si stava godendo il suo momento di coccole, seppur Alyce non era una che elargiva così tanto affetto. Sbuffò e tamburellò il tacco a terra «Dovremmo andare di là, abbiamo finito la vodka e io devo buttar giù le pillole magiche del dottor Barnes.» - poggiò tortura sul bracciolo, quindi fece ricadere il suo lungo vestito rosso verso il basso e si alzò, mostrando delle lunghe gambe nude, che lasciavano intravedere troppo. La scollatura mozzafiato di quella rossa era vertiginosa, non portava nemmeno il reggiseno. A dipingere la sua pelle candida, oltre al rosso del vestito, spiccava al collo una collana che aveva un rubino spigoloso, regalo di Brian da cui non si separava mai.
    Luke, dal canto suo, era preso a servire Jacqueline.
    Ebbene sì, non c'era la barista. Quello che serviva al bancone era un uomo, un ragazzo per la precisione, decisamente troppo irritato da tutta la gente che gli rompeva le scatole «Vodka sour.» - rispose lapidale alla richiesta di Jacqueline, prima di venir attirato dai tacchi dietro il bancone della rossa. Improvvisamente l'espressione di Luke si rilassò in un ghigno divertito, vedendo la rossa scivolare verso le bottiglie e scegliere una vodka «Miah ~» - pigolò appena, mentre sfiorava con il corpo il barman «Mi serve per la magia...» - sussurrò all'orecchio del barman, che socchiuse appena gli occhi, per poi scuotere la testa alle parole di Alyce, vedendola buttare giù le sue pasticche accompagnate dall'alcol. Psicofarmaci e alcol. Che goduria.
    «Dici che ora puoi restare un po' qui con noi?» - Aly lo guardò mettendo un broncio annoiato «E va bene ~» - disse capricciosa, poggiando la schiena al ripiano dov'erano le bottiglie e guardando Luke spremere il limone per ricavare il succo fresco da usare per il Vodka Sour di Jacqueline.
    alyce coffey

    27 anni
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  3. Evrard Boyer
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    Evrard Boyer
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    Quella mattina si era alzato con la voglia di festeggiare. O, meglio, di scopare. E questo va sottolineato. Voleva divertirsi, darci dentro come non mai, ma non avrebbe mai potuto farlo con quella bruttura di sua moglie, con cui era sposato solo per dovere, nel rispetto degli antichi costumi purosangue francesi. Quella megera non gli aveva dato nemmeno un erede. E lui la disprezzava con tutto sé stesso, in quando donna e, soprattutto, in quanto femmina monca, senza alcuna fertilità. Sì, lei ci aveva sofferto, ma le sue lacrime non avrebbero potuto cambiare il fato. Già di per sé, la donna era utile solo a servire l’uomo. Ma una donna che non soddisfaceva il desiderio più grande di un uomo non aveva valore nemmeno da morta. Doveva ammettere di aver pensato più volte di risposarsi con una ragazza molto più giovane di lui, ma l’etichetta purosangue consentiva solo i rapporti extra-matrimoniali, seppur celati. Tuttavia, era evidente che un uomo non riusciva a trattenersi dal vantarsi delle sue prede e di ciò che faceva ad esse ed Evrard non ne era esente.
    Alla fine, stabilì di raggiungere, per mezzo dell’apparizione, il locale a luci rosse “La Vie en Rouge”, nel quale erano sempre presenti giovani e bellissime signorine pronte a fare ogni cosa lui comandasse e desiderasse. Per restare a tema con il nome di tal luogo, indossò con cura un panciotto rosso scuro su di una camicia bianca.
    Varcò la soglia del luogo, tenendo il passo con il suo immancabile bastone da passeggio dalla testa di leone. Prima sua mossa ogni qual volta atterrava al Rouge era recarsi verso il barman e chiedere qualcosa di particolarmente infuocato. Lo stesso aveva fatto quel giorno, solo che, a servire, c’era Alyce .
    - Alyce, oggi tu di turno? – salutò.
    Voltò lo sguardo al suo fianco: c’era davvero una bella biondina .
    - Tutta sola? – domandò. Era strano che una donna fosse lì senza alcuna compagnia.



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    Edited by Evrard Boyer - 12/4/2022, 21:27
     
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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    La serata non era delle migliori, passare un fine turno al bancone di un bar, seppur di gradevole bellezza, non era la sua massima aspirazione nella vita. Estrasse il proprio Magifonino e, controllato il proprio account Instagram, si scattò un selfie con il bicchiere di Vodka Sour in mano, pronto ad essere buttato giù d'un sorso, prima però inviò la propria foto al suo portfolio per i suoi clienti. Una rossa dalla scollatura mozzafiato si avvicinò al bancone e al barman e, da come si approcciò il ragazzo a lei, Jacqueline era quasi certa che quella ragazza stesse sopra di lui. Eppure perché aveva l'immagine di sé sotto di lei? Non si poteva certo dire che la rossa non fosse un bel bocconcino, il tipo di ragazza che Jacqueline cercava di portare tra le sue lenzuola. Fu proprio in quel momento che, mentre beveva alla goccia il proprio drink, un signore più anziano si avvicinò al tavolo dando prova di essere un habitué del locale, chiamò la donna per nome, Alyce e Jacqueline dovette ringraziarlo mentalmente per quell'informazione. Fece finta di non sentirlo rivolgersi verso di sé, giochicchiando con il decoro che il barman le aveva messo nel bicchiere e, quando non poté più fare finta di non aver capito che si stesse rivolgendo verso di lei lo squadrò da capo a piedi. Un uomo di una certa età, forse poteva benissimo essere suo padre, vestito con un panciotto rosso e un camicia bianca, Jacqueline poté notare come i tessuti fossero ricchi e ben lavorati. Un purosangue probabilmente, di certo l'aspetto aiutava a darne l'idea. «Dite a moi?» Chiese, lasciando trapelare le proprie origini francesi con l'accento, indicandosi con l'ombrellino del drink. Poi si guardò dietro di sé, teatralmente e, ritornando con lo sguardo su Evrard, rispose. «Oui, direi di sì, non vedo nessuno o nessuna accanto a me.» Portò la mano verso il bicchiere e lo sospinse verso il barman. «Non male dolcezza, ci sai fare!» Poi, tornando verso l'uomo che le stava parlando disse. «Vedo che anche voi siete solo, anche se da come vi rapportate con la signorina laggiù mi viene da pensare che siate un frequentatore assiduo di questo posto.» Concluse, sorridendogli.
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  5. Evrard Boyer
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    Evrard Boyer
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    « Il sesso è tutto ciò che voglio »

    Evrard poggiò il suo bastone d’ebano da passeggio, laccato in nero, al bordo del bancone. Lasciò che la donna lo squadrasse da capo a piedi, ricambiando lo sguardo: era bella, presumibilmente alta, con due belle tette e, forse, un bel culo e belle gambe, come dimostravano i jeans particolarmente attillati per tutta la sua lunghezza. Proprio quello che cercava. Chissà cosa le passava per quella testolina mentre lo scrutava. La sua voce, poi, era melodiosa, “musica” per le sue orecchie: bastarono solo tre paroline per fargli capire fosse francese. E, per questo motivo, l’adorava ancora di più. Era la Dea perfetta.
    - Ullallà! Vous avez raison : je vous le dis! Êtes-vous également Français? Ou êtes-vous juste d’origine ? – esclamò, parlando la sua lingua natia con un timbro di voce caldo.
    Raccolse il suo calice di quel qualcosa che gli fu servito, di cui non chiese spiegazioni, perché gli bastava che fosse abbastanza alcolico da mandarlo all’oltremondo, e ne bevve un sorso. Il sapore era confuso, ma il suo palato allenato riuscì a coglierne le note preponderanti: Vodka, Gin, Rum Bianco di sicuro. Assaporò il tono pungente dell’assenzio e quello erboristico del Galliano, con punte di vaniglia e anice. Infine, captò il gusto tagliente, a tratti balsamico, della Tequila. Era una sapidità che aveva avuto modo di centellinare qualche mese prima: lo riconobbe come il drink Girone dei dannati, uno dei più potenti tra le bevande alcoliche.
    - Oui, conosco la signorina. Si chiama Alyce Coffey ed io la considero il capo qui dentro. Ora, effettivamente, non so se lo sia oppure no. Et oui, sono un frequentatore assiduo. Mentre voi? Non vi ho mai visto da queste parti – affermò.
    - Oh, je suis désolé, non mi sono presentato -
    Le prese la mano e le baciò il dorso, come un vero gentiluomo.
    - Io sono Evrard Boyer, pozionista di fama, quasi mondiale, direi -
    Tratto caratteristico dell’uomo era il suo narcisismo ed egocentrismo: si sentiva già arrivato e presumeva (e pretendeva) di essere conosciuto da chiunque, anche se solo di facciata.

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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    Un po' vecchio, in effetti, l'uomo che l'aveva approcciata ma sembrava di gran classe. Lo dimostrava il modo di vestire e il bastone da passeggio laccato che si portava appresso. «OH MON DIEU!» Esclamò, sorpresa di trovare un altro Francese lì. «Ce que nous n'avons pas fait avec la guerre de Cent Ans, nous le faisons maintenant ! Nous colonisons l'Angleterre, vous êtes le deuxième Français que je rencontre ici.» Un risolino divertito uscì dalle labbra della ragazza che, mordicchiandosi leggermente il labbro inferiore, osservò Evrard con i suoi occhioni da cerbiatta. «Boyer? Je la connais, ou plutôt, de renommée. Je suis une De Lourant, Jaqueline De Lourant, de la campagne parisienne.» De Lourant e Boyer, due delle numerose famiglie magiche purosangue della Francia, impossibile che non si fossero mai sentiti. Parigina, aveva frequentato Beauxbaton e ora lavorava come Medimaga all'ospedale per le Malattie e ferite Magiche San Mungo. «Mhh Coffey come Bara o come Caffè? Perché in entrambi i casi la sua bellezza mi sotterra e mi risveglia al tempo stesso.» "Quasi come un Inferi Mundo." Ma, questa parte, la tenne per sé. Tenendo a mente il cognome della ragazza che, a detta di Evrard Boyer, era lei il capo della "baracca". «No, ha proprio ragione, è la prima volta che son capitata qui, turno particolarmente stressante al lavoro e avevo voglia di bere qualcosa.» Poi, rivolgendosi alla ragazza le chiese. «Sto facendo richiesta per mettermi ad un turno centrale al lavoro, alla sera hai per caso bisogno di una cameriera qui?» La Medimaga tirò fuori un foglio bianco e, estraendo la bacchetta e puntandola su di esso, eseguì un incanto non verbale. Mentre stava porgendo il foglio su di esso andò a formarsi il testo, con tanto di fotografia in movimento del suo curriculum, e no, non quello da Medimaga. «Forse i suoi preparati li usiamo in reparto.» Disse, all'uomo, facendo leva sul suo enorme ego.

    /«Oh mio dio!»
    «Quello che non abbiamo fatto con la Guerra dei Cent'anni, lo stiamo facendo ora! Stiamo colonizzando l'Inghilterra, lei è il secondo francese che incontro qui.»
    «Boyer? La conosco, o meglio, di fama. Sono una De Lourant, Jaqueline De Lourant, della campagna parigina.»

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  7. Evrard Boyer
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    Evrard Boyer
    41 anni
    Purosangue
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    « Il sesso è tutto ciò che voglio »

    La donna lì presente, seduta con grazia di fronte a lui, sembrava avere la cultura di una vera purosangue: sembrava essere, infatti, a conoscenza della Guerra dei Cent’anni, evento storico su cui i vecchi precettori dei rampolli di famiglie magiche di rango puro insistevano che fosse imparato, quasi a memoria, come se fosse una preghiera, perché “accadimento di importanza notevole per la storia della Francia e per la memoria dei nostri antenati purosangue”: era questo che il suo maestro gli ripeteva sempre da bambino. Il piccolo Evrard aveva pensato che quell’argomento avrebbe potuto uscirgli dalle orecchie a furia di sentirne parlare: allora, non ne aveva potuto più.
    - Osservo con piacere che anche voi conosciate la Guerra dei Cent’anni. Curioso davvero, perché solo i figli appartenenti a famiglie purosangue hanno avuto un’educazione tale da riuscire a far ricordare, a distanza di molti anni, certi avvenimenti di notevole rilevanza, come questa. Chi siete, dunque, voi? – domandò e la sua richiesta ebbe pronta risposta. La biondina diceva di chiamarsi De Lourant, un cognome che non gli era nuovo: la sua famiglia era solita, come le altre purosangue, dare vita a delle vere e proprie cene, intervallate da danze tradizionali, dove erano invitati i cognomi più in vista del panorama francese. Non sarebbe stato strano pensare di aver incontrato i suoi genitori, seppure questi avrebbero avuto circa la sua età, visto che la sua interlocutrice sembrava esser molto più piccola di lui.
    - Conosco un certo Étienne De Lourant, un purosangue parigino. Non è che voi siete sua figlia? -
    Le rivolse un sorriso. Era, infatti, del tutto probabile che fosse così: Étienne era di circa un anno più piccolo di lui, se ricordava bene. Avevano condiviso parte di quelle noiose serate insieme, dedicandosi agli scherzi più disparati che, però, non erano rimasti impuniti.
    - Potrebbe essere, signorina De Lourant. Ho venduto alcune mie pozioni, sotto contratto, ovviamente, a persone di rilevante statura. -


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    Jacqueline De Lourant
    Medimaga | 28 anni
    Essere un purosangue, in Francia, significava conoscere tutte le famiglie magiche che contavano. Inevitabilmente si veniva a contatto con ogni membro della comunità magica poiché era usanza organizzare feste dove tutta l'alta società potesse familiarizzare tra loro. Un sorriso comparve sul volto di Jacqueline quando Boyer nominò suo padre e, senza scomodarsi nel passare alla lingua inglese avrebbe continuato nella sua lingua natia. «Évidemment, mon tuteur était très strict sur cet aspect.» Quell'arpia ancora le faceva sbiancare le nocche da quanto stringeva i pugni dalla rabbia, una Magonò che sfogava la propria frustrazione punendo gli errori di quella che, alla fine, altro non era che una bambina con una bacchetta di legno. Jacqueline d'altro canto aveva dalla sua una forma grezza di magia infantile e con la propria tutrice aveva iniziato a sperimentare quelle forme di vendette che avrebbe perfezionato in futuro. «Oui, je suis la "Petite Princesse" de la maison De Lourant. Étienne De Lourant est mon père.» L'unica e sola, tra l'altro, il principino Louis si era permesso di scalzarla con i suoi pianti e le sue piccole necessità ed ormai era acqua passata. Un misero ostacolo che si era posto tra lei e la sua idea malsana di essere l'unica figlia della coppia De Lourant. Era strano incontrare, al di fuori di uno dei ricevimenti organizzati dai suoi genitori, qualcuno che conoscesse suo padre e si chiese cosa legasse suo padre ad un uomo del genere. Jacqueline avrebbe dato un sorso al proprio cocktail, per poi spizzicare qualche salatino che accompagnava la bevanda. «J'en suis convaincu, dites-moi: qu'est-ce qui unit un magnat d'un empire viticole à un Potioniste expert comme vous à part la pureté du sang?» Spudoratamente la giovane ragazza avrebbe rivolto un sorriso all'uomo per poi terminare il cocktail tutto d'un sorso.

    //«Ovviamente, la mia tutrice è stata davvero severa su quest'aspetto.»
    «Si, sono la “Piccola Principessa” di casa De Lourant. Étienne De Lourant è mio padre.»
    «Ne sono convinta, mi dica: cosa unisce un magnate di un impero vinicolo a un Pozionista esperto come lei a parte la purezza di sangue?»

    «Parlato» - Narrato - "Pensato" | Scheda PG Stat.
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