Take on the World

Mar&Tom

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    Black Opal
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    |thomas seanàn roberts|



    N
    on si era mai sentito così come in quel momento, e se da un lato stava provando emozioni forti e travolgenti, quasi soffocanti, dall’altro era solo amplificato ma si rese conto che non era niente di troppo diverso da quello che provava da sempre per Marlee. Lei era sempre stata unica, impossibile da paragonare a chiunque altro, e si era sempre detto che al mondo non poteva esserci nessuno come lei, nemmeno volendolo cercare. Si era arreso su quel fronte, non aveva mai nemmeno desiderato qualcun altro come lei nella sua vita. Il motivo? Semplice, Marlee era sufficiente a rispondere a tutte le sue esigenze, riusciva a farlo sentire completo e non sentiva la necessità di cercare qualcosa di simile altrove.
    Da quando lei era piombata nella sua vita non si era più sentito solo o non capito: era successo che qualcuno lo guardasse storto, o lo prendesse in giro, ma ogni volta la ragazza aveva avuto una parola di conforto o l’aveva fatto sentire accettato e compreso nonostante tutto. Dopo ogni giornata storta, dopo ogni brutto voto, dopo ogni litigata con i suoi o rimbrotto da parte di un docente, Rere c’era sempre stata con un sorriso e la frase migliore per sollevarlo. Sapeva che nessun altro sarebbe mai stato così pronto e attento, e per quel che lo riguardava si riteneva già abbastanza fortunato ad aver conosciuto una persona del genere e poter dire di essere suo amico.
    Si era sentito stupido nell’evitarla per tutta l’estate, ma si era ripetuto più volte che Marlee avrebbe fatto lo stesso se avesse saputo che la cosa lo rendeva felice, e lui era sicuro che alla ragazza bastasse la presenza di Brooks per sentirsi bene, era certo non le mancasse altro. Mai avrebbe pensato che sarebbe arrivato un momento in cui avrebbe preso in considerazione la possibilità di essere lui, invece, a farla sentire così bene, di essere lui quello che voleva al suo fianco.
    Non c’era nessuno che lo conoscesse meglio,e proprio per questo credeva che la ragazza sapesse bene quanto lui era ben lontano dall’essere perfetto: alle volte faticava a capire di che cosa avesse bisogno lui stesso, figurarsi riuscire a capire come far stare bene anche lei! E se avesse sbagliato tutto? Se non fosse stato capace di farla sentire bene? Se avesse fatto qualcosa in grado di rovinare tutto quanto, per sempre?
    Per quanto in quel momento la sua lucidità mentale fosse sempre meno, si rendeva conto da solo che quel passo avrebbe cambiato ogni cosa, tutto quello su cui avevano fondato il loro rapporto sarebbe mutato e lui non era sicuro di essere pronto. Per un secondo si domandò anche che cosa avrebbe detto James, che cosa avrebbe pensato il gemello di Rere, come avrebbe visto una loro relazione, se gli sarebbe sembrato strano o addirittura sbagliato.
    “Una cosa per volta, Tom, una cosa per volta” si ripetè, provando a mettere assieme quella matassa di pensieri che proprio non ne voleva sapere di districarsi. Era tutto così confuso, così complesso, così difficile e complicato che non sapeva da che parte cominciare, e come faceva ogni volta che si sentiva così? Semplice, agiva d’istinto. Thomas non era proprio bravo a programmare, nemmeno ad immaginare le conseguenze delle sue azioni, così spesso agiva d’istinto e poi passava gli anni successivi a rimuginare su ogni dettaglio, sentendosi un idiota. Avrebbe fatto così anche quella volta? Molto probabile, era abbastanza sicuro che avrebbe finito con il sentirsi scemo per non aver detto o fatto la cosa giusta, ma in quel momento riusciva a stento a pensare.
    Non riuscì a comprendere fino in fondo le parole di Marlee e si ritrovò a studiarne il viso, i lineamenti, il colore degli occhi che non gli erano mai sembrati così belli e particolari come in quel momento, soffermandosi forse per fin troppo tempo sulle sue labbra, finendo per annuire piano, in ritardo. “Molto meglio…” sussurrò piano, solo una parte del suo cervello capace di elaborare la sua affermazione e poi fece qualcosa di non premeditato, che avrebbe reputato sciocco e fuori luogo anche solo qualche istante dopo: si avvicinò alle sue labbra, senza pensare, e finì per sfiorarle, cominciando a pensare solo più tardi a quanto avrebbe voluto che il loro primo bacio fosse più importante di così, molto più speciale. E bastò qualche istante perchè arrossisse in modo violento, tornando a boccheggiare. "S-scusa... non volevo...cioè volevo, certo, ma non così...ho rovinato tutto vero?!"


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    bymars


     
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    |marlee "mar" beauvais|


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    M
    arlee si ritrovò a sorridere senza nemmeno saper per quale motivo lo stesse facendo. Aveva caldo, e freddo, e sentiva le dita dei piedi che si arricciavano senza che lei dovesse neanche pensarci. Guardava Tom e si ritrovava a scrutarlo con intensità, volendo imprimersi ogni suo piccolo neo, ogni sua piccola ruga di espressione nel cervello. Era passato un po’ di tempo dall’ultima volta che erano stati così vicini, e per quanto fossero sempre gli stessi, le cose erano del tutto cambiate. O forse no, e forse erano davvero sempre gli identici due ragazzini che ridevano insieme alla luce delle candele della sala comune, o che si abbracciavano sotto la neve per la contentezza di averla vista insieme per la prima volta anche quell’anno. E erano gli stessi che camminavano sfilandosi le mani senza pensarci, o cantavano a squarciagola una canzone natalizia - magari di Michael Bubblè - in pieno Maggio. O forse in realtà erano diversi e ora tutte quelle volte in cui si sarebbero sfiorati le mani non sarebbe stato per caso, e tutte le volte in cui si guardavano così da vicino sarebbe stato con uno scopo in mente e non semplicemente con la sensazione che stesse per accadere qualcosa, per poi essere lasciati a bocca asciutta. Magari la prossima volta in cui si sarebbero visti nei corridoi si sarebbero salutati con un bacio, veloce ma dolcissimo, e magari le serate in sala comune si sarebbero seduti vicini, abbracciati, e nessuno dei due avrebbe notato i difetti dell’altro - o meglio, lo avrebbero fatto entrambi ma li avrebbero imparati ad apprezzare e ad amare. Ma erano decisamente troppi pensieri, per un momento del genere, e Marlee si diede una piccola scossa mentale quando si vide riflessa negli occhi di lui. Anche Tom la stava guardando, scrutandola come se la stesse vedendo per la prima volta, studiandola come se fosse una creatura eterea che per caso era capitata tra le sue braccia. Si trovò a trattenere leggermente il fiato quando notò lo sguardo di lui soffermarsi sulla sue labbra, che involontariamente socchiuse. Stava per parlare, magari per rassicurare ancora una volta il ragazzo - visto che sembrava essere riandato in confusione - quando lui fece la cosa più naturale del mondo e la baciò. O meglio, si avvicinò al suo viso e fece sfiorare le loro labbra, lasciando Marlee leggermente protesa in avanti, a volere di più, a chiedere un vero bacio e non un assaggio del piccolo paradiso che già sapeva sarebbe stato un bacio di Tom. Lo fece finire di parlare solo perché nel tempo in cui lui era riuscito a pronunciare la frase lei stava spostando le mani, posandole entrambe sulle spalle di lui. Non appena ebbe assicurato la posizione, se lo spinse leggermente addosso, alzandosi leggermente per andare incontro alle sue labbra. Le fece scontrare, e si spostò, aderendo maggiormente al corpo di lui e portando una delle mani a perdersi tra i suoi capelli. Schiuse leggermente le labbra, assaporando la felicità che provava in quel momento, per poi allontanarsi leggermente, prendendo aria e sorridendo con gli occhi bassi.
    -È stato perfetto, Tommy. Come te.


    PARLATO - ASCOLTATO - PENSATO - NARRATO
    bymars


     
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