Lezione di divinazione - ottobre, triennio

2021/2022

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  1. Mia Freeman
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    Mia Freeman
    Prefetto Ametrin

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    parlato - pensato- ascoltato
    Avrebbe sorriso ad Adamas, un sorriso caldo e pieno di sollievo nel vedere un volto amico accanto a lei: forse era fin troppo negativa, dopotutto a lezione di Divinazione c’erano sempre anche Erik e Adamas, non aveva proprio il diritto di sentirsi così tanto sola. Probabilmente la solitudine, nell’ultimo periodo, ce l’aveva addosso e non era colpa del triennio, si sentiva solo senza un’idea precisa del futuro e senza punti di riferimento.
    A proposito del Prefetto Ametrin, Mia non potè fare a meno di sorridere di fronte al saluto entusiasta e allegro dell’amico, dedicandogli un cenno e seguendolo con lo sguardo mentre si sistemava al proprio posto. Si chiese come facesse ad essere sempre così allegro, a sembrare sempre sicuro di sé quando lei, ogni volta che superava uno dei propri dubbi, se ne ritrovava davanti altrettanti di nuovi. Non voleva comunque ammorbare tutti con la sua tristezza e la sua giornata non tra le più splendide, quindi finì per non dire quasi nulla, limitandosi a cercare di concentrarsi sulla spiegazione di Andrè, che riuscì a sollevarla almeno un po’.
    Non le sembrava una coincidenza – non poteva esserlo giusto?- che il docente avesse scelto qualcosa come la meditazione per quella lezione, qualcosa che aveva le premesse di aiutarla davvero a rilassarsi e sentirsi un po’ meglio, o quantomeno le avrebbe dato la possibilità di raggiungere un luogo che fosse calmo e pacifico, di certo di più della sua mente in quel preciso momento. Certo, anche detta così non sembrava molto semplice, in quel momento i suoi pensieri le sembravano così invasivi e presenti che non aveva idea di come avrebbe potuto superarli e liberarsene nel modo migliore, per riuscire a fare quello che il professore stava chiedendo.
    Stava quasi per chiedergli se ci fosse qualche tecnica o qualche strumento per aiutarli ma la sua risposta arrivò senza che avesse bisogno di aprire bocca, mentre il docente continuava con le sue spiegazioni. Non che la cosa le sembrasse più chiara, ora che Andrèe aveva spiegato ogni passaggio, ma perché Mia non era una a cui piaceva arrendersi alla prima difficoltà, e perché agognava davvero quell’isola felice e quella pace, provò con tutta sé stessa a concentrarsi e fare in modo di riuscire a portare a compimento il compito.
    Mia provò a fare un passo per volta, seguendo con cura le istruzioni ricevute. Prima di tutto, quindi, cominciò a pensare ad una domanda: sospettava dovesse essere piuttosto precisa, qualcosa di troppo generico difficilmente avrebbe dato i suoi frutti, e non era facile farsi una domanda precisa. Aveva paura della risposta, ma alla fine scelse la cosa che la spaventava meno e si chiese “E’ questa la strada giusta?”. Incrociò quindi le gambe, chiudendo gli occhi, e si ripetè mentalmente la domanda, drizzando lentamente la schiena e provando a raffigurarsi quella sfera sulla fronte, corrucciando le sopracciglia con qualche rughetta leggera che si delineò sulla pelle chiara e sottile. Impiegò più del previsto ad immaginarsi una sfera effettiva, ma quando le sembrò di essere distaccata a sufficienza, avrebbe cominciato a immaginare i raggi esplodere a lei, di un lilla delicato, per lei rilassante e piacevole. Non aveva idea di cosa avrebbe dovuto provare, sentiva confusione e una vocina nella sua testa che le suggeriva di smetterla di fare quella cavolata e perdere il suo tempo, ma cercò di perseverare.
    Non riuscì molto ad immaginarsi il mare, forse perché contava con sé ricordi su cui ora non voleva concentrarsi, ma provò a cercare una melodia piacevole nella sua mente e alla fine la scelta ricadde su una melodia al piano, che sentiva spesso da quando era piccola. Da lì, presa nel ricordare a memoria ogni singola nota, le sembrò più naturale focalizzarsi sulla sfera lilla, questa volta davanti a lei, e cercare di attraversarla senza chiedersi troppo insistentemente cosa vi avrebbe trovato dopo.




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