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Emma&Thomas

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    Ametrin
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    Emma Lewis
    Essere ametrin voleva dire tante cose, ma una di queste era l'essere super dolce e coccolosa con chiunque incontrasse. Da quel giorno, al Porto, aveva quel tarlo fisso: da qualche parte Thomas lo aveva già conosciuto. Tra l'altro, ironia della sorte, aveva lo stesso nome del ragazzo che le piaceva, anche se non sapeva quale fosse la loro relazione, in quel momento. Comunque, non avendo il suo numero, aveva deciso di mandare Mirtillo con una missiva, quando erano a fare colazione. La lettera non diceva molto. Thomas avrebbe visto arrivare al tavolo dei Black Opal, un barboncino nano marrone e con il pelo riccioluto, con legato al collo un nastro azzurro con una busta color arcobaleno trovata su amazon in uno stock di 65 qualche mese prima... le aveva conservate per le occasioni speciali, come sembrava esserlo quella.
    "Ciaooo Tommy! Come stai? Oh beh siamo solo ad un tavolo di distanza, potrei venirti a parlare maaaa perchè non mandarti Mirtillo, il mio dolcissimo cagnolino? Ma veniamo al dunque! Ti aspetto oggi pomeriggio dopo le lezioni alla Guferia! Spero ti vada!
    Emma"

    Non era consueto ricevere una lettera come quella, Emma se ne rendeva conto, tuttavia davvero sentiva il desiderio di conoscere meglio qualcuno che la incuriosiva. Si rendeva conto che l'altro poteva benissimo sorridere ed annuire, ignorando quella che pareva la richiesta di una stramba, ma se lo aveva inquadrato bene, Thomas era strambo almeno quanto lei.

    La giornata sembrò trascorrere con lentezza disarmante -un po' come tutte, per una che non amava troppo lo studio e che, soprattutto, aveva già sentito e risentito quelle cose l'anno precedente- ma alla fine, suonò l'ultima campanella che le permise di essere libera, quindi corse nella sua stanza lasciando disordinatamente la divisa sul letto in favore di un abbigliamento più casual, quale una semplice maglietta e degli shorts sportivi. Emma non aveva una particolare massa muscolare, seppur andasse spesso a correre, tirasse con l'arco e mille altre cose -a proposito, si issò in spalla Spider-, tuttavia aveva un corpo niente male, anche se a lei non piaceva particolarmente.
    Mise in una sacchetta anche un contenitore ermetico di cioccolatini fatti da lei -con l'ovvio aiuto della Freeman- ed una bottiglia di succo di zucca. Una volta preso tutto, zompettò fuori e si diresse alle scale che conducevano alla Guferia, percorrendole tutto d'un fiato. Non sapeva perché proprio Guferia, però le piaceva stare a contatto con gli animali... ma non chiedetele perché allora non ha optato per la riserva, non lo saprebbe nemmeno lei. Insomma, spalancò la porta con un semplice alohomora e si accoccolò contro il muro di pietra, aspettando il forse amico.
    17 y.oStudenteAmetrinII annoFrom Dublin
     
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    Black Opal
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    |thomas seanàn roberts|



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    ra inutile dirlo, da quando era arrivato a Hidenstone non riusciva a fare a meno di pensare ad Emma. Dopotutto aveva fatto di tutto per entrare a scuola solamente per lei, per poterla incontrare, e ancora non era riuscito a concludere niente di fatto. Okay, okay, era vero, non era lì da chissà quanto e forse non avrebbe dovuto essere così severo con sé stesso, ma a parte una presentazione fallimentare aveva fatto ben poco altro e si sentiva in colpa per non aver fatto di più.
    Avrebbe potuto, condividevano lo stesso tetto e anche se non erano nella stessa Casata avrebbe potuto provare ad avvicinarla in Sala Grande, durante uno dei pasti, e ci aveva anche pensato ma alla fine a parte vacillare in modo piuttosto evidente, tormentarsi le mani sudate e fare avanti e indietro mille volte non aveva concluso niente. Non c’era da sorprendersi se alla fine Emma aveva fatto il primo passo: per quanto per Tom risultò tutto assurdo, era un miracolo che la ragazza si fosse mossa per prima perché in caso contrario probabilmente il ragazzo avrebbe aspettato in eterno o, peggio, avrebbe finito per fare una delle sue scenate imbarazzanti.
    Quando aveva visto il cagnolino arrivare da lui si era un attimo stranito ma lo aveva riempito di coccole, e Mirtillo aveva impiegato ben poco a fare la conoscenza di Mr Erminio. Il suo cuore era accelerato anche solo aprendo la busta, ma leggendo il nome di Emma sulla lettera non aveva potuto fare altro che agitarsi ancora di più. Avrebbe provato a cercarla con lo sguardo per la stanza, fallendo miseramente e cercando di superare il suo imbarazzo coccolando Mirtillo, ma senza riuscire a sentirsi meno idiota.
    Emma gli aveva appena chiesto di vedersi! Dannazione, che cosa avrebbe dovuto fare?! “Okay, okay, calma… andrà tutto bene, significa che gli stavo almeno simpatico no, Mirtillo?! O non mi avrebbe mai chiesto di vederci. E’ un buon inizio.” provò a confortarsi, sussurrando il suo discorso di incoraggiamento al fedele cagnolino per poi alzarsi, come sempre in ritardo, e schizzare a lezione.
    Se già non si considerava un amante dello studio, non appena aveva qualche distrazione in più –e poteva anche essere un filo tirato del suo maglione- non riusciva più a stare attento. Come compagno di banco non si poteva definire certo facile: ogni volta che non riusciva a concentrarsi finiva sempre per muoversi in qualche modo, incapace di stare fermo in un solo posto per più di qualche minuto. E così aveva passato la mattinata a giocherellare con la bacchetta, a saltellare sul posto quando era in piedi e si era preso diversi rimproveri, tutti seguiti dalle sue scuse ma conclusi con un niente di fatto. Insomma doveva vedere Emma, e che cavolo, come poteva stare tranquillo!
    Quando l’ultima lezione era finita era schizzato nella Sala Comune Black Opal, aveva lanciato i suoi vestiti sul letto col rischio di schiantare, nella foga, Mr Erminio contro la testiera – non preoccupatevi, l’ermellino era abituato a queste cose più di chiunque altro- mentre cercava qualcosa da mettersi. Il suo letto si sarebbe trasformato in un armadio mentre ammassava cose su cose, per poi decidere di mettersi dei jeans e una maglietta molto simili a qualsiasi altro capo del genere. Si sarebbe guardato nel piccolo specchio mezzo rotto che aveva sulla scrivania, cercando di sistemarsi i capelli. “Ok. Ok. Tranquillo. Devo respirare. Mamma lo dice sempre, andare in iperventilazione non aiuta a mettere in ordine i pensieri. Sto solo incontrando la mia gemella che non sa della mia esistenza…che sarà mai!” provò a dirsi, sforzandosi di fare un sorriso che risultò comunque poco convincente. Mr Erminio si arrampicò fino alla sua spalla appena in tempo per seguirlo fuori dalla porta, mentre quasi correva verso la Guferia, per non arrivare troppo in ritardo.
    Avrebbe fatto il suo ingresso con il fiato corto e il cuore avrebbe perso un battito nel vederla vuota, salvo poi individuare Emma e sentire lo stomaco chiudersi all’istante. “C-ciao…disturbo?!” avrebbe chiesto, facendo lamentare qualche gufo forse per via della sua voce troppo alta.


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    bymars


     
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    Emma Lewis
    Vederlo arrivare tutto trafelato, la preoccupò un po'. Sembrava quasi che qualche bullo lo stesse inseguendo e lui avesse ben pensato di rifugiarsi in una torre senza vie di fuga, ma dopo poco capì che non sarebbe arrivato nessun altro, oltre a lui, perciò le sue labbra si distesero in un sorriso molto più rilassato.
    Tra un battito d'ali e l'altro, Emma avrebbe scosso visibilmente la testa, senza mai perdere il suo sorriso.
    No, figurati! Ti ho chiesto io di venire, no? Come potresti mai disturbare? Replicò, accarezzando la testolina di un pennuto che pareva essersi appena svegliato a causa delle urla del ragazzo, quindi lo fece tranquillizzare su quel suo trespolo in legno. Intanto fai un respiro profondo, sembri accaldato. Ecco, tieni! Aprì il suo zainetto, tirando fuori la bottiglietta di succo di zucca e posandolo sul davanzale, estraendo poi un paio di bicchieri di plastica -sperando che lui non fosse un naturalista incallito- e ne versò una quantità generosa in ciascuno dei due, porgendone uno al gemello, sebbene lei non sapeva lo fosse. Ma lo avrebbe scoperto presto. Forse. L'ho preso prima in sala grande, stamattina... ormai gli elfi ci conoscono e bastano un paio di occhioni dolci per ammorbidirli. Non tutti, purtroppo... ma la maggior parte sì spiegò in una risatina, aspettando che lui prendesse il bicchiere. Il sorriso della biondina era luminoso, capace di inondare di speranza un'intera stanza. Non sapeva cosa quel giorno le stava portando tanta felicità, in fin dei conti aveva liquidato Nathan abbastanza in fretta per non arrivare in ritardo all'appuntamento, e non aveva nemmeno parlato troppo con i suoi compagni ametrin. Però Thomas... aveva qualcosa di diverso, qualcosa che non vedeva in nessun altro ragazzo, lì ad Hidenstone. Non erano pensieri volti ad una cotta, ma c'era qualcosa di più profondo che sembrava legare i due, anche se non riusciva a capire cosa. Scosse la testa, forse si stava lasciando condizionare dal fatto che il gemello le mancasse ogni giorno di più e che vedesse in ogni nuovo arrivato, potenzialmente quella persona. Ho anche portato dei cioccolatini fatti da me... a lezione hai detto che non avevi mai assaggiato nulla, no? Quindi ecco qui allungò la scatola verso di lui, grattandosi la guancia con una certa dose di imbarazzo. Ammetto di essermi fatta aiutare da Mia, la prefetta ametrin... fa dei dolcetti sensazionali. E sto imparando bene, quindi... beh serviti pure affermò, mirando un punto nel pavimento vicino ai grossi finestroni. Gratta e Netta sussurrò, mentre il suolo tornava pulito come appena costruito, permettendo alla ragazza di sedersi. Fece cenno al compagno di fare lo stesso.
    17 y.oStudenteAmetrinII annoFrom Dublin
     
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    |thomas seanàn roberts|



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    i era reso conto di quanto la sua risposta suonasse stupida nel momento esatto in cui aveva lasciato le sue labbra eppure che cosa poteva farci? Non voleva davvero infastidirla, anche se era tutto nato perché Emma gli aveva chiesto di uscire e non certo il contrario e quindi come poteva invitarlo se poi non lo voleva intorno?!
    Sarebbe comunque arrossito leggermente, difficile determinare però se fosse per le sue parole o per la corsa, e si sarebbe passato le dita tra i capelli, annuendo. “Uhm … ha senso…giusto…” avrebbe borbottato, sentendosi ancora più stupido e ancora più impacciato di poco prima. Avrebbe lanciato quindi occhiata al gufo, agitato sul suo trespolo, inclinando appena la testa e impiegando qualche istante a realizzare di come probabilmente fosse stato proprio lui a infastidirlo.
    “Ups… forse è il caso di non urlare troppo qui dentro.” avrebbe osservato, parlando più a sé stesso che ad Emma, visto che lei sembrava molto più pratica e stava cercando di rimediare ai suoi errori. Non mancò di notare quanto fosse portata per gli animali, dal momento che il gufo sembrò acquietarsi all’istante, con tanto di occhiata sorpresa da parte di Thomas. Occhiata che rivolse poi poco dopo anche ad Emma, sgranando appena gli occhi e trasformando la sua espressione in una stupida, preso in contropiede.
    “Wow, hai pensato proprio a tutto!” replicò prendendo il bicchiere e cominciando a bere, ricordandosi qualche istante dopo che forse non era proprio gentile berlo tutto subito, lasciandone quindi metà. “Davvero buonissimo, grazie, era quello che ci voleva” ammise con un sorriso impacciato, sperando che la ragazza non lo prendesse troppo per pazzo, anche se l’agitazione non giocava molto a suo favore.
    “Quindi sei amica degli elfi?! Figo! Mi insegni come fare?” si ritrovò a chiedere prima ancora di realizzare quanto potesse suonare strana una richiesta simile, fortunatamente salvato dai cioccolatini provvidenziali della bionda, che contribuirono a distrarlo e al contempo portarlo a illuminarsi, con un sorriso capace di rischiarare l’intera Hidenstone se unito a quello della gemella.
    “Li hai fatti per me?! Oddio non dovevi, che bello, sono così contento di poter assaggiare qualcosa, sono sicuro saranno buonissimi!” cominciò a dire, e si costrinse a metterne uno in bocca per non cominciare a straparlare. Se la ragazza avesse avuto qualche dubbio sulla riuscita dei dolci di certo avrebbe potuto stare tranquilla, l’espressione entusiasta e sorpresa di Tom sarebbe stata un’evidente conferma di quanto per lui fossero buoni.
    “Fono buoniFFimi!” avrebbe esordito entusiasta, arrossendo nel realizzare di aver parlato, come sempre, a bocca mezza piena e avrebbe poi provato ad imporsi più calma, sedendosi al suo fianco e cercando di mettere insieme i pensieri. “Non posso farmi prendere per matto da subito, non vorrà mai più vedermi tipo mai più più!” provò a ricordarsi, schiarendosi la voce e sorridendole imbarazzato. “Scusa… è che sono davvero buoni e io…uhm… diciamo che sono davvero felice di poter passare del tempo con te”



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    Emma Lewis
    Trovava Thomas davvero carino e simpatico, sebbene nelle sue stranezze, ma era l'ultima a poter giudicare, dal momento che anche nelle sue vene scorreva una grande dose di disagio. Gli sorrise, non facendogli pesare quanto fosse assurda la sua domanda, visto che era stata proprio lei a chiedergli quell'incontro, non voleva metterlo ulteriormente in imbarazzo.
    No forse è meglio non urlare, ma non ti preoccupare... ho scoperto di saperci fare con gli animali spiegò, carezzando la testolina pelosa del gufo agitato per farlo acquietare, sorridendo nella sua direzione finché non si calmò del tutto, quindi tornò a rivolgersi a Thomas. Infatti il prossimo anno penso di fare il percorso di Cura, vorrei essere una medimaga da grande! Affermò, sebbene l'altro non le avesse chiesto assolutamente niente. Le piaceva condividere i suoi sogni.
    Alla fine, gli offrì sia i cioccolatini che un bicchiere colmo di succo di zucca, sperando che apprezzasse quel mini pic nic improvvisato da lei in un posto che non ispirava così tanta fiducia per bere e mangiare, ma pensò anche di pulire il pavimento da ogni traccia degli animali, rendendolo lindo e perfetto per sedercisi anche senza coperta.
    Sono contenta che ti sia piaciuto, adoro offrire qualcosa agli altri, specialmente quando sono io a farli scomodare! Era anche una mezza giustificazione, visto il fatto che aveva dovuto farlo salire fin lassù e dunque sperò non soffrisse di vertigini o qualcosa del genere, altrimenti non se lo sarebbe mai perdonato.
    Non c'è un trucco, in realtà replicò inclinando la testa con i capelli biondi che le ricaddero tutti sulla spalla, liberi come l'aria e decisamente lunghi. Basta beccare quello giusto -lo capisci da come ti guardano se sono gentili o no- e fargli gli occhioni dolci, vedrai che ti asseconderanno, se non sono troppo impegnati. Ho avuto anche un pizzico di fortuna ammise sorridendo, grata di quegli occhi di un azzurro spendente che le rendevano molto più facile sbrogliare qualsiasi situazione ed ottenere ciò che voleva, anche se di natura non ne approfittava mai.
    annuì, arrossendo appena, quasi fosse stata beccata in fallo. Mi piaceva l'idea di accoglierti in un modo particolare a scuola, anche perché so che gli opali non sono famosi per lo spirito di squadra e per la dolcezza, quindi eccoci qui... non voleva togliere nulla ai rossoneri, tuttavia forse solo Jesse le ispirava una certa simpatia, visto che tutti gli altri che aveva conosciuto, parevano così diffidenti verso il mondo, individualisti ed arroganti. Non che ne avesse conosciuti poi molti, invero.
    Si illuminò a seguito della sua frase e della sua espressione, contenta di non aver fatto poi così tanto schifo. Non badò nemmeno al fatto che l'altro parlò con la bocca piena, visto che lo faceva anche lei quando era entusiasta. Sorrise. Sono veramente felicissima! Mia è una delle migliori nel fare i dolcetti, ne distribuisce sempre tantissimi e ne ho approfittato per chiederle lezioni, ancora l'anno scorso... sto migliorando, eh? Ridacchiò, pensando a tutte le volte che i biscottini le uscivano bruciati o troppo duri per essere addentati senza perdere un incisivo. Alla fine, si sedettero a terra e quella frase la colpì particolarmente. Non ti devi scusare e... uhm ti confesso che hai qualcosa di vagamente familiare. Non in senso negativo, chiaro, ma è come se ti conoscessi da sempre... eppure non possiamo esserci conosciuti a scuola, io ho fatto Beauxbatons commentò con estrema sincerità, ricordando con un misto che sollievo e rancore gli anni non proprio felici che aveva passato nella sua ex scuola.
    17 y.oStudenteAmetrinII annoFrom Dublin
     
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    |thomas seanàn roberts|



    A
    veva aspettato quel momento per così tanto tempo che ora non gli sembrava vero di poter avere Emma lì, davanti a lui, e cominciava a testare sulla propria pelle che cosa intendesse la gente quando sosteneva che i social fossero pieni di menzogne. Ammetteva, almeno con sé stesso, di aver seguito Emma un po’ ovunque e aver cercato di capire qualcosa in più di lei attraverso le sue foto o i suoi post, ma ora che ce l’aveva di fronte si rendeva conto di quante cose avesse dato per scontate e quante ne avesse perse direttamente, senza rendersene nemmeno conto.
    Non aveva capito quanto fosse portata con gli animali ma ora che la stava vedendo in azione faticava a negarlo. Le avrebbe sorriso, annuendo con sicurezza alle sue parole. “Oh lo vedo, ti ci vedrei bene come medimaga! Non che io ti conosca così bene, certo, ma si vede che sei portata per prenderti cura degli altri…” cercò di spiegarsi, nel vago tentativo di non sembrare uno stalker inquietante e spaventarla così, al primo incontro.
    Aveva intuito che la ragazza fosse solare e amichevole, questo era qualcosa che poteva intuire anche dalle sue foto o da quello che commentavano i suoi amici, ma non aveva potuto ovviamente immaginare quanto potesse essere accomodante e gentile anche con lui, quando non lo conosceva nemmeno. Non era tenuta a comportarsi così, non sapeva niente di lui, e proprio per questo non poté proprio fermarsi dal cominciare a fantasticare sull’esistenza di un legame tra gemelli, qualcosa di personale, che solo loro condividevano e che non aveva spiegazioni logiche.
    A Thomas piaceva la scienza, certo, e trovava affascinante li avere delle leggi e dei principi che dominavano il mondo, ma spesso si perdeva troppo nel suo mondo immaginario per potersi definire razionale e logico. Per lui poteva davvero esistere quel legame, quella sorta di filo invisibile che gli aveva sempre uniti, anche quando non ne erano consapevoli, e stava già fantasticando di tutte le volte in cui erano stati vicini, anche se non lo sapeva. Faticò a tornare alla realtà e buttò lì un sorriso impacciato, cercando di ascoltare le sue istruzioni.
    “Mmmh…okay, non devono essere impegnati e sembrare gentili… ci proverò e ti saprò dire!” promise alla fine, anche se non era proprio bravo nel relazionarsi con gli altri e forse avrebbe finito per fare un po’ pena anche agli elfi, senza bisogno di quelle accortezze che, con ogni probabilità, avrebbe anche dimenticato.
    L’ammissione della ragazza lo portò a guardarla intenerito, senza riuscire a capacitarsi di quanto fosse dolce e gentile un pensiero del genere. “Oh wow… beh in effetti hai un po’ ragione, nessuno nella casata mi ha accolto con succo di zucca e cioccolatini…!” ammise con un sorriso adorabile e al contempo impacciato, senza riuscire proprio a fare altro che annuire alle domanda dell’altra, già convinto che fosse la migliore pasticcera di tutti i tempi. “Hai proprio talento, io sono una frana in cucina e ora Mia ha una temibile rivale, potresti batterla di certo!” le comunicò anche se lui le leccornie di Mia non le aveva mai assaggiate ma ormai era partito per la tangente e sarebbe stato difficile fargli cambiare idea.
    Avrebbe cominciato a mangiucchiare i cioccolatini e si sarebbe seduto a terra, accanto a lei, per poi bloccarsi all’istante quando l’altra cominciò a parlare di quelle cose. Emma forse non ci aveva pensato, ma tirare fuori il discorso mentre Tom stava bevendo il suo succo di zucca non era una buona idea: il ragazzo cominciò a tossicchiare, sempre più forte, spaventando qualche gufo nella voliera e cercando di riprendere a respirare, cosa che avvenne dopo qualche minuto, con una certa fatica. ” Oh…Uhm… anche io ho questa sensazione.” riuscì solo a dire alla fine, la voce gracchiante e le guance arrossate, il cuore accelerato nel petto, il cervello che cominciava ad andare in pappa. “Che poi magari non è una sensazione e basta! Cioè boh magari in una vita precedente no? O quando eravamo piccoli… non a scuola, io sono andato ad Ilvermory, però così no, per dire…”



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    Forse a molte persone avrebbe potuto dare fastidio, ma lei trovava carinissimo lo straparlare, soprattutto nei ragazzi. Forse passare del tempo con Erik l'aveva forgiata ed ora trovava adorabili coloro che ne presentavano tratti caratteriali simili, perciò non si scocciò dei discorsi senza capo né coda di Thomas.
    Sono contenta, è proprio quello il mio intento... spero di ispirare fiducia agli altri. Magari un giorno diventerò come Erik! Annunciò al gemello -che non sapeva esserlo-, con gli occhi che le brillavano al pensiero del concasato tanto gentile e buono con tutti.
    Emma stava seguendo le sue orme, trattava sempre tutti con rispetto poiché non poteva certo sapere cosa le avrebbe riservato il futuro e non voleva rischiare di vedersi voltare le spalle da tutti, in caso di bisogno; ci teneva a creare un saldo legame con quelli che la circondavano, tuttavia doveva ammettere che sentiva di avere un interesse diverso per Thomas. Non era un interesse sentimentale, ma le sembrava quasi di conoscerlo, era così simile a lei e sentiva che qualcosa li accomunava. Qualcosa che andava oltre aver scelto la stessa Accademia. Forse un giorno avrebbe capito di cosa si trattasse esattamente.
    Rise, quando iniziarono a parlare degli elfi. Certo, se stanno preparando colazione, pranzo o cena è meno probabile che siano propensi ad aiutarti. Prova subito dopo i pasti, secondo me è il momento migliore annunciò con un sorrisino angelico. In effetti era difficile che qualcuno potesse rifiutare ad Emma qualcosa, vista la gentilezza che riservava a tutti, persino a coloro che non la trattavano bene.
    Il sorriso di Thomas le sciolse il cuore, era davvero tenerissimo, ma non lo disse. Oh ehm... gli opali sono un po'... stravaganti. Jesse era adorabile in realtà, ed anche molti altri, tuttavia non si poteva negare che non fossero il miglior esempio di ospitalità, in alcuni casi. Ma conosco qualcuno, lì. Sono tutti bravissimi ragazzi, hanno solo bisogno di un po' di tempo. Rifletté che se avesse dovuto descriverli singolarmente, non avrebbe mai descritto Blake come "bravissimo ragazzo", ma non voleva rovinare l'impressione che il neo opale si era fatto di lei; non sapeva che difficilmente sarebbe potuto accadere.
    Oh non esagerare! Esclamò, estremamente lusingata e felice di avere tutte quelle attenzioni, sebbene non si conoscessero. Non pensò nemmeno per un minuto che avrebbe potuto sembrare un ragazzino ossessionato, perché non erano pensieri nelle corde di Emma. E poi lui aveva un'ottima ragione, anche se non lo sapeva. Mia è insuperabile, davvero. Dovrei farti assaggiare qualcosa di suo un giorno. Le ricordava un po' Jesse, che detestava Lilith soprattutto per ciò che era successo con la Whitemore circa tre anni prima, al campus di fine anno.
    Quando concluse il suo discorso, lo vede quasi soffocarsi con il succo di zucca e si preoccupò, protendendosi verso di lui e battendogli con delicatezza la mano sulla schiena. Erano vicinissimi e la biondina si sentì strana, in qualche modo. Tutto bene?! Gli chiese, preoccupatissima e sentendosi in colpa per aver tentato di ucciderlo. Certo, non era colpa sua ma il succo glielo aveva dato lei!
    Davvero?! Pensavo di essere io strana! Emma fece un sospiro sinceramente sollevato, poi scosse la testa. Non lo so, io sono nata a Dublino, poi però sono cresciuta in Francia, trasferendomi qui pochi anni fa. Anche lui era nato a Dublino, ma questo Emma ancora non poteva saperlo.
    17 y.oStudenteAmetrinII annoFrom Dublin
     
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    |thomas seanàn roberts|



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    n quel momento avrebbe tanto voluto entrare nella sua testa per capire che cosa pensasse la ragazza di lui, come lo vedesse, quanto stupido apparisse ai suoi occhi. Non era mai stato bravo a interagire col prossimo, ancora meno quando era sotto stress e non era proprio il tipo che riusciva a calmarsi. Ci provava, davvero, si sforzava di non straparlare o di non fare la figura dell’idiota, ma ogni volta falliva miseramente e anche se ora avrebbe voluto fare una bella figura, almeno con Em, sentiva che non sarebbe andata meglio del solito.
    Di certo la bionda era molto più brava di lui, e se una parte di Tom un po’ la invidiava, l’altra era fiera che quella bontà e quella dolcezza fosse andata da qualche parte, tra loro due. Le sorride intenerito, annuendo con vigore anche se lui Erik lo aveva solo sentito nominare e non lo conosceva di certo. “Oh sono sicura che sarai anche meglio!” le comunicò con orgoglio, e probabilmente l’altra non avrebbe capito il motivo di quel sentimento ma per lui era chiaro che lei avesse qualche punto in più. Era di parte? Forse. Si era costruito parecchi castelli in aria immaginando come fosse e forse si stava facendo un po’ troppo prendere dall’entusiasmo.
    “Dopo pranzo…ricevuto…!” ripetè provando a concentrarsi per poi ascoltare la sua opinione sugli opali, che in effetti gli sembravano un po’ particolari ma lui che cosa poteva saperne?! “Vedrò di tenere a mente anche questo, allora.” promise con aria forse fin troppo solenne, una parte di lui ben conscia di come avrebbe dimenticato tutto nel giro di qualche secondo, troppo concentrato sull’instaurare un legame decente con la sua gemella inconsapevole, legame che lui stesso stava già sabotando con le sue terribile figure da idiota.
    Cercò di riprendere a respirare in modo normale, scuotendo la testa di fronte al suo senso di colpa e cercando di parlare quasi subito, perché non si rattristasse troppo. “No, no… non è colpa tua…sto bene.” borbottò piano, sentendosi un idiota per aver reagito in quel modo e provando
    “Oh lo s-… Voglio dire, anche io!” rispose istintivamente, il cuore accelerato nel petto e l’urgenza di dire qualcosa che teneva per sé da così tanto tempo da non riuscire nemmeno a ricordarsi quando avesse cominciato. Dal momento in cui aveva scoperto di avere una gemella aveva iniziato a fantasticare su quell’istante in cui si sarebbero incontrati, aveva immaginato quella stessa scena così tante volte che ogni tanto si chiedeva se non fosse già successo, se fosse davvero tutto frutto della sua immaginazione oppure no.
    “Non è mai successo prima, non fare scherzi e non impazzire. Con calma. Non vuoi rovinare tutto.” provò a ricordarsi, schiarendosi la voce e provando poi a dire qualcosa di sensato. “Non tutto, intendo che anche io sono nato a Dublino… poi sono cresciuto un po’ in giro, la mia famiglia ha girato il mondo… non la mia vera famiglia, la mia famiglia affidataria.” si ritrovò ad aggiungere, cercando di essere chiaro e non perdersi troppo ma finendo per mettere troppe informazioni insieme, in ogni caso.




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