O come dico io o come dico io!

Joanne&Jason

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    Joanne Nilsson | Densiriana | 24 anni |


    C'era qualcosa in quel gigante buono che tranquillizzava Joanne e che la rendeva seriamente qualcosa di diverso. Da quando gli aveva detto che voleva impegnarsi in quella cosa ed avere quel lavoro, Joanne non era mai mancata neanche un giorno ed alla fine aveva imparato veramente tantissimo. Lui e Nara erano stati una rivelazione, erano stati davvero essenziali per la sua crescita e si sentiva quasi diversa, quasi molto più donna rispetto a prima. C'era sempre il problema della sua sessualità, ma quello non gli interessava. Ogni tanto sentiva delle pulsazione strane, nel basso ventre quando incrociava lo sguardo dell'uomo e quando incrociava altri sguardi che si, la cominciavano a guardare come una vera donna e non solo come una ragazzina. Ogni tanto andava anche un tizio nuovo ad aiutare alla fattoria e wow! Era veramente ma veramente niente male, aveva le spalle large, anche se un pò più piccole di Jason, aveva un bacino muscoloso con tanto di fossette, ma forse quelle di Jason erano molto più accentuate. Arrossì improvvisamente, da sola, in mezzo al niente. Quella sera aveva preso delle cose per lo speziale, ma era uscita tardi e stava rientrando altrettanto tardi. Aveva detto a Jason che non doveva preoccuparsi, che poteva andare dove voleva e che ci avrebbe pensato lei a chiudere il locale. Glielo aveva visto fare innumerevoli volte e sicuramente non avrebbe avuto difficoltà e comunque, alla fine, la cosa si sarebbe risolto in quanto Jason non abitava molto lontano, quindi poteva sempre chiamarlo. Jason, Jason Jason, non è che stava cominciando ad avere una cotta per lui e neanche se ne rendeva conto? Era strana come situazione e la cosa non gli piaceva per niente. Non si era mai sentita in quel modo e non voleva neanche sentirci. L'unica persona che gli aveva fatto venire quei pensieri era stato quel James, che alla fine si era smaterializzato neanche fosse una persona inesistente. Comunque, aveva il suo bel cestino, neanche fosse cappuccetto rosso, con tutti semi, semini, lampade speciali e cose varie quando arrivata davanti al negozio vide una piccola lucina. Sorrise. Sicuramente era Jason che l'aveva aspettata. Ed invece, cara principessina, non era per niente lui. Appena entrò potè notare la puzza di alcool che invadeva quel posto. Sapeva bene che Jason poteva anche essere un burbero, ma non beveva mentre lavorava. Jason!? Chiese prima di sentire una mano forte prenderle il polso. Il cestino cadde. E tutto fu così improvviso che Joanne non seppe neanche come potè essere possibile. Era un nuovo più grande di lei, con un accento londinese, che la stava cercando di spogliare e diceva delle cose bruttissime. Lei cercava di difendersi ma questo era completamente addosso a lei che era finita tra lui ed il bancone. ho detto lasciami! Le gambe vennero bloccate e per un momento si sentì morire. Aveva aspettato così tanto tempo per fare l'amore con la persona giusta che adesso... Si morse il labbro, cercò di dargli una testata ma si fece solamente male. Oh andiamo! Sei una puttana di Jon, sei abituata a queste cose, non fare la preziosa! Ti pago puttana. Girati! Comunque, Joanne era piccola di costituzione e per quanto volesse fare resistenza, per quanto si stesse dimenando e cercando di fare quello che stesso Nara le aveva insegnato, quel tipo era troppo forte, e sapeva esattamente dove prenderla, tanto che la girò di spalle senza neanche troppa fatica. Si abbassò verso di lei e le leccò il collo. Joanne rabbrividì e rimase ferma, immobile, strinse le gambe il più che potè e sentì indistintamente il membro di lui gonfio e spingere verso il suo sedere. Poi la sua mano gli tirò appena giù i pantaloni. Sogghignò. Lo vedi che sei una grande puttana?Queste mutandine sono così piccole che averle o no è la stessa cosa! Si era messa un perizoma, forse per la 4 volta nella sua vita. Da quando aveva cominciato a frequentare l'estetista e i negozi, Joanne voleva essere semplicemente più carina. Stava piangendo.
     
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    Quella sera aveva lavorato molto e doveva ammettere che aveva la necessità di tornare a casa e rilassarsi con una bella doccia calda, così da togliersi di dosso tutta la terra che gli era rimasta sulla pelle e nei capelli.
    Aveva acconsentito che Joanne chiudesse lo Speziale, perché reputava fosse giusto darle delle responsabilità per farla diventare quello che davvero voleva essere, per renderla quella donna indipendente che tanto desiderava diventare e lui doveva smetterla di preoccuparsi per lei: insomma, era una Denrisiana, no? Non c'era da starle costantemente attento solo perché era una donna. Non doveva mica preoccuparsi per lei solo perché la vedeva così estremamente ingenua. Giusto?
    Vero. Forse per questo lui tornò a casa lasciando Seth di guardia per quando Joanne fosse rientrata. Ebbene sì, per quanto tutto quello che aveva pensato fosse vero, Jason non riusciva a togliersi dalla testa che Joanne non doveva stare a sola. Aveva sviluppato verso di lei una sorta di istinto di protezione che non riusciva bene a gestire, per quanto ci provasse. Adorava averla intorno, anche se non lo ammetteva, e apprezzava quando lavoravano fianco a fianco e la vedeva stancarsi dietro tutte quelle piante che curavano insieme. Era riuscita, in poco tempo a ritagliarsi uno spazio in quel giardino e lui apprezzava il modo in cui metteva in pratica i suoi insegnamenti, tanto da cercare ogni giorno un modo per stupirla, tra le sue conoscenze erbologiche.
    Ma quella sera, davvero voleva darle la parvenza di indipendenza e per questo aveva detto a Seth di rimanere in giardino, a meno che non avrebbe annusato (?) la necessità di Joanne di avere un aiuto.
    L'husky, in tutta risposta, aveva fatto esattamente quello che il druido aveva detto e quando Joanne era entrata, non l'era sembrato così strano che chiamasse Jason. Ma aveva l'ordine di rimanere immobile fin quando non avesse chiesto aiuto, per questo, Seth, rimase all'erta dietro la porta che divideva il laboratorio dal giardino. L'ingresso precedente dell'uomo era stato furtivo a tal punto da non risvegliare il dormiglione, quindi il cagnone pensava davvero che ci fosse solo lei, fino a quando non sentì il frambusto di quel cestino che cadeva in terra e la voce allarmata di lei che sembrava spaventata.
    Seth corse dentro, attraversando il laboratorio iniziando ad abbaiare e ringhiare. Cercò di tirare il pantalone dell'uomo, tirandolo con i denti, ma questo, in risposta lo spinse via con un calcio.
    Jason, nel mentre, dopo aver indossato uno dei suoi pantaloni marroni e una canotta attillata nera, stava tamponando i capelli lunghi. Si sentiva preoccupato del fatto che Joanne dovesse fare tutto da sola a quell'ora e Seth ancora non era tornato, questo voleva dire che non avevano ancora chiuso lo Speziale.
    «Annamo, va.» - disse uscendo dall'abitazione e avviandosi verso la Piazza dov'era la bottega.
    Quando vi arrivò piuttosto vicino, sentì Seth abbaiare e ringhiare e la cosa lo fece allarmare. Le luci erano accese e Jason si mise a correre per raggiungere lo Speziale.
    Spalancò la porta e quello si trovò davanti fu uno scempio.
    Strinse i denti, mentre a passi lenti ma decisi si avviò verso le spalle dell'uomo. Lo sollevò per la maglia, facendo leva sulle sue braccia e lo lanciò verso il pavimento, salvo poi riprenderlo per poterlo guardare in faccia «Inglese.» - sprezzante e roco il suo tono, mentre lo guardava sollevato. Non si voltò verso Joanne, per non metterla in imbarazzo per la situazione in cui quel bastardo lo aveva rivolto «Joa'. Resta qui. Non t'azzardare ad uscire.» - il suo tono era perentorio e la ragazza avrebbe facilmente riconosciuto come non ammetteva replice.
    Lo portò fuori dalla bottega, richiudendo la porta alle sue spalle. Lo lanciò sul vialetto e si ritrovò addosso a lui, seduto a cavalcioni e prima un destro, poi un sinistro. Il suo naso si ruppe. Continuò fin quando non si rese conto che forse avrebbe potuto davvero ucciderlo, quindi lo prese e lo spinse verso la foresta «Che gli animali facciano un pasto prelibato, questa notte.» - ringhiò manco fosse Seth. Quindi lo vide correre spaventato, mentre le sue mani erano appena graffiate dallo scontro di poco prima.
    Prese un respiro profondo, quindi corse indietro, verso la bottega e ne spalancò la porta «Joanne. JOANNE.» - la cercò e non appena l'avrebbe trovata, fregandosene del fatto che il contatto fisico fosse quasi un tabù per lei, l'avrebbe abbracciata al suo petto «E' tutto finito, Joanne.» - avrebbe detto, se gli avesse permesso di stringerla, poggiando il suo mento sui capelli di lei e accarezzandole la testa. Seth anche si sarebbe avvicinato alle gambe della mora, poggiando il suo testone alla sua coscia, piagnucolando appena «Famme vedè. T'ha fatto male? Te curo. Joa' dimme qualcosa, però. Me stai a fa morì.» - poveraccia, non le diede il tempo di respirare che subito cercò sul suo volto graffi, fino a scendere al polso, che pareva rosso per la stretta del balordo «Io nun te lasciò più a fa niente da sola, ao. No. Assolutamente.» - il suo tono cavernoso sarebbe risuonato nel suo petto, il suo sguardo nocciola cercava quello della ragazzina, mostrando preoccupazione e apprensione.
    Jason K. Byrne

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    Macché davero?!
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    Stava facendo di tutto pur di diventare una vera donna. Stava prendendo lezioni anche da Nara e quello era il risultato. Aveva visto Seth ringhiare e poi uscire, ma aveva paura, paura che Jason sarebbe arrivato troppo tardi.Forse era qualcosa di esagerato, forse era veramente qualcosa che non avrebbe dovuto tenersi così stretto, ma la sua verginità era veramente, ma veramente tutto. Joanne aveva fatto un voto di castità a se stessa, si era giurata da sola che quando si sarebbe concessa lo avrebbe fatto all'uomo della sua vita a quello che sarebbe stato l'unico ed il solo. Già che aveva dato un bacio quando aveva bevuto troppo, già non se lo sarebbe perdonato mai nella vita, nonostante Anthony fosse una persona molto carina e piacevole ma no. Non avrebbe voluto. Sentiva le lacrime scendere copiose, cercava di reagire, ma più lei reagiva più quello si divertiva. Joanne era uno scricciolo, alta un metro ed una ciliegia, magra e per quanti muscoli potesse aver sviluppato, restava sempre una ragazzina di 50 chili con addosso un uomo di almeno 90 a peso morto e completamente ubriaco. Sentiva i suoi genitali vicino alla sua gamba e cercava seriamente di non provare niente mentre le sue mani toccavano il suo sederino immacolato. Nessuno si era mai preso così tanta confidenza e lei mai ne aveva data così tanta. Quando sentì la voce di Jason quasi sentì il coro dell'alleluja, voleva urlare, ma il tizio era troppo intento a cercare un buco e forse troppo ubriaco, fortunatamente, per trovarlo. Fu un attimo e non ci capì assolutamente più niente. Jason lo allontanò completamente e lei non ebbe il coraggio di guardarlo in faccia, mise su i pantaloni in un secondo e poi si andò a nascondere nella serra, sotto un tavolino. Seth era con lei, davanti a lei a monitorare la situazione, era certa che se qualcuno l'avrebbe raggiunta il lupo lo avrebbe sbranato. Si rannicchiò con le ginocchia verso la fronte e li pianse semplicemente. Non sapeva cosa avesse fatto di male per ricevere quel trattamento ma quando sentì la voce di Jason un brivido le percorse la schiena. Si morse il labbro, non voleva guardarlo, si vergognava. E se lui avesse pensato che era come una di quelle al canto delle sirene? E se lui da quel momento in poi avrebbe pensato qualcosa di così brutto di lei? Forse lo aveva provocato? E se le avrebbe detto che se lo meritava e se anche lui... a quel pensiero si fece ancora più piccola di quello che era tirandosi ancora un pò verso il ferro del tavolino. Io... Non riusciva a parlare, ma poi le parole, la voce e la sua presenza la resero più tranquilla e dopo poco, mentre lui le chiedeva di dire qualcosa, Joanne alzò lo sguardo verso di lui e gli si lanciò completamente tra le braccia, facendosi piccola nel suo petto e piangendo, piangendo come mai aveva fatto nella vita. Non sapeva veramente che cosa dirgli. Ti prego non lasciarmi da sola. sussurrò tra le lacrime.
     
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    Jason non era poi così rude con le donne, è solo che aveva a che fare con il gentil sesso davvero poco. Però da quando Joanne aveva iniziando a ronzare in bottega, lui aveva rispolverato almeno un minimo i suoi modi gentili da galantuomo che aveva richiuso nel cassetto quando aveva solo minimamente provato ad avvicinarsi a quella che era l'allora docente di Magia Verde di Hidenstone ai tempi della vecchia megera che era apparsa in quell'halloween pericoloso.
    C'era una regola fondamentale che però Jason non aveva mai riposto nel cassetto dei ricordi: le donne non vanno toccate fuori dalla loro volontà e quello che stava succedendo a Joanne prima del suo arrivo era totalmente l'opposto di quello che aveva nel suo codice morale. Non doveva succedere; non doveva succedere a Joanne.
    La ragazzina era così semplice, così ingenua e il mondo esterno non doveva contaminarla con la cattiveria e la sporcizia. Jason aveva fatto un errore a lasciarla andare in giro da sola, quella sera, credendo che non ci fossero problemi di sorta.
    La rabbia gli aveva offuscato la vista e la mente, i pugni dati a quell'uomo erano molteplici e non si sarebbe voluto fermare fino a quando non avesse esalato l'ultimo respiro. Eppure... «Se ti vedo di nuovo qua, ti taglio er cazzo. Stronzo!» - gridò verso la foresta, mentre lo vedeva correre come un forsennato impaurito per le botte che aveva preso.
    Ora quello che più gli interessava era proprio lo stato di Joanne: quando arrivò nella serra non ci mise troppo a trovarla, grazie a quel Seth seduto di guardia che si tranquillizzò solo a vedere il proprio padrone. Non lo guardava: dentro la mente del druido, quello voleva dire che lei ce l'aveva con lui, per averla lasciata sola, per aver permesso a quello stronzo di avvicinarla. Era tutta colpa sua se stava per succedere l'irreparabile e se Joanne lo avesse voluto picchiare, avrebbe avuto tutto il dovere e il diritto di farlo e lui se ne sarebbe stato. La sentì mormorare un poco e non disse nulla, lasciandole il tempo e lo spazio per reagire come desiderava.
    Quando gli si gettò tra le braccia, Jason rimase un attimo sbalordito, come se si aspettasse botte, ma non abbracci. Fece qualche passetto indietro, per mantenere l'equilibrio al meglio e l'accolse tra le possenti braccia.
    Si sedette a terra, quindi, e avrebbe fatto leva appena appena sul suo corpicino rannicchiato per farla sedere meglio e avvolgendola anche con la propria testa che si piegò su quella di lei. «Joanne...» - mormorò appena, mentre la sua mano si sollevava sulla sua testa per stringerla dolcemente «Giuro su tutti gli déi che non ti lascerò più, nemmeno un singolo attimo, senza di me, Joa'.» - il suo tono era basso, per quanto rimbombasse nel petto come se fosse in una caverna e aveva una strana nota di dolcezza che Jason non sapeva nemmeno potesse esistere «Te faccio na promessa Joa'» - riprese a parlare dopo un lungo intervallo di tempo in cui era rimasto in silenzio, non era tipo da promesse solenni e robe del genere, ma in quel momento c'era qualcosa dentro di lui che lo spingeva in quella direzione «Nessuno si avvicinerà a te, senza che tu lo desideri, se prima non è passato su questo cadavere.» - avrebbe cercato, se lo avesse permesso, di raccogliere con un braccio anche le sue gambe per sollevarla, se glielo avesse concesso, e spostarsi verso uno dei gazebi coperti del giardino, quello in cui aveva creato un ambiente caldo, così da donarle ulteriore calore «Nun te lasciò manco pe dormì... t'o prometto...» - questo mormorio era ancora più basso, come se fosse una consapevolezza che donava più a se stesso «Seth, vamme a pija na coperta.» - disse all'husky che era rimasto con loro e così fece «Te va na tisana? Ce la bevemo io e te... e domani stemo chiusi.» - era così fragile tra le sue braccia.
    Jason K. Byrne

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    Joanne Nilsson ~ DenriseLa cosa che iù la rammaricava era che era diventata tutto quello che lei aveva sempre odiato: una persona debole, bisognosa di qualsiasi tipo di protezione e di attenzione. Voleva seriamente essere un'eroina, aveva sempre avuto il desiderio di essere indipendente, bella, scintillante ed adesso che ci stava seriamente provando ed anche riuscendo, alla fine c'era qualcuno che le metteva ancora paura, ancora non sapeva come comportarsi per davvero e come essere veramente autonoma, stabile, precisa, come sapersi difendere. Aveva fatto delle lezioni con Nara, ma alla fine lei era partita per una missione e non si era fatta più vedere. con Ni lei le cose andavano bene, ma a quanto pareva non erano abbastanza. Doveva cacciare le unghie, eppure aveva combattuto, si era ribellata. Non era rimasta li a subire le azioni di quel manicoldo non era rimasta li a non fare niente. Si era difesa, si era cercata di liberare, ma niente. Era troppo mingherlina e fragile per far fronte ad un uomo completamente ubriaco e con tutte le intenzioni di fargli del male. Quando aveva visto Seth andare via, si era resa conto che Jason sarebbe arrivato, ma aveva avuto paura che fosse troppo tardi. L'uomo sapeva benissimo, anche se non condivideva a pieno, quanto tenesse alla sua verginità, quanto fosse veramente attaccata a tutto quello. Lei voleva l'amore, lei voleva qualcuno che l'amasse davvero e con il quale condividere tutto quello che davvero aveva, il suo corpo per lei era sacro, come lo era la sua femminilità. Non le piaceva donare qualcosa a chi non conosceva e soprattutto a chi non lo meritava solo per puro e mero divertimento, lei voleva essere diversa almeno in quel senso. Era rannicchiata, il musetto di seth che la guardava e la rassicurava, le braccia di Jason intonro a lei e la sua presenza erano la cosa che più riusciva ad apprezzare in quel momento. Alla sua richiesta accettata Joanne sorrise appena, ma in quel momento non ne aveva veramente la forza. Va bene... Sussurrò per la tisana prima di rannicchiarsi ancora un pò ed attendendo che Seth tornasse per non lasciarla da sola e che Jason andasse a prendere una bella tisana. Tisana che quando arrivò alle sue labbra le scaldò anche l'anima anche se venne bevuta in religioso silenzio. Non riusciva a proferire parola, era ancora scossa e di fatti chiese a Jason di dormire insieme a lui e lui disse di si. Era veramente bello il loro rapporto e finalmente aveva imparato a parlare con i maschi senza troppi problemi e soprattutto senza imbarazzarsi eccessivamente. Le braccia di Jason erano comunque calde, erano rassicuranti e lei aveva bisogno esattamente di quello: di una famiglia che l'amasse per quello che era davvero e non solo perchè poteva lavorare nei campi.


     
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4 replies since 16/9/2021, 17:21   74 views
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