Yoga

Andrew&Kàra

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    Andrew Barber| Divinatore | 31 anni |


    Se c'era qualcosa che veramente lo rilassava era fare yoga di prima mattina, si parla sempre per le 5.30 del mattino, in mezzo alla natura. Doveva ammettere che da quando era tornato da Erikir le cose andavano meglio, riusciva a fare sempre più attività fisica,si era informato per il villaggio se ci fossero cose/persone da aiutare e qualche volta era andato alla fattoria dei Nilsoon a dar damangiare agli animali o raccogliere qualche pietansa. Erano delle brave persone anche se un pò ignoranti e burbere, ma Andrew non era uno che giudicava. Aveva poi deciso di intraprendere un percorso spirituale con qualche druido del posto, ma ancora non riusciva veramente a trovare quello che faceva per lui. Ma una cosa era certa, a Denrise c'erano delle montagne, dei boschi e degli animali che non aveva mai visto ne sentito e per quello voleva beatarsi di tutto quello. Andrew era una persona che credeva un sacco nella connessione della sua anima con il mondo e non aveva nessuna intenzione di perdere quel ritmo di connessione solamente perchè, Erikir, era praticamente l'esatto contrario. Gli lasciò un bel biglietto con scritto dove si trovava e poi,con una canotta bianca ed una tuta leggera grigia, il tappetino da yoga sulle spalle, un pò rotto. Si affacciò alla piccola finestra e respirò l'aria fresca. Chissà perchè le persone non riescono a svegliarsi a quest'ora della mattina! Sussurrò prima di richiudere la finestra ed uscire dalla porta, in maniera silenziosa per non svegliare il parabatai. Poi si diresse verso la foresta guardandosi intorno quasi incantato da tutto quello ed alla fine riuscì a trovare, completamente immerso in essa, una piccola radura. Respirò a pieni polmoni stese il tappetino, si levò le scarpette da ginanastica e vi si sedette sopra con le gambe incrociate. Prima di cominciare davvero a fare meditazione, comunque, decise che era una cosa buona e giusta guardarsi intorno e senza neanche chiederlo davvero una piccola farfalla dalle ali bianche si posò sul dorso della sua mano. Ma buongiorno farfalla! Come va? Sei bellissima e le tuali così candide e bianche sono un segno che la giornata passerà tranquilla e spensierata. La osservò per un pò fino a quando la stessa decise di prendere il volo ed andare in altra direzione. Si alzò in piedi e fece un respiro profondo allargando le braccia e notando ancora un piccolo scoiattolino su di un albero. Che meraviglia! Pensò semplicemente prima di rimettersi seduto con le gambe incrociate e chiudere gli occhi. Come si fa a detestare questa terra con queste creature? Era una domanda retorica posta nel nulla, al nulla.
     
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    L'alba era uno dei suoi momenti preferiti per andare nel bosco. Aldilà dell'aria fresca, della quasi totale assenza di persone e del venticello fresco che muoveva sempre le foglie, adorava l'odore di rugiada, la luce del sole che si faceva sempre più intensa man mano che si alzava sull'orizzonte e l'idea di svegliarsi insieme alla natura, in perfetta sintonia. Le erbe da decotto a quell'ora erano più vive che mai e per quel che la riguardava davano alle bevande e alle stesse pozioni un sapore totalmente diverso, se raccolte nel momento migliore.
    Per quanto anche ad Hidenstone mantenesse una routine piuttosto regolare e la Riserva fosse comunque un Paradiso a quell’ora, quando tornava a Denrise non poteva fare a meno di riprendere le vecchie abitudini, svegliarsi presto e cercare di godersi il bosco e la sua famigliarità il più possibile. Dopotutto era una cosa che faceva da quando aveva memoria: con un padre fornaio, svegliarsi la mattina presto con l’odore del forno a legna e del pane caldo era un obbligo, quasi, e da quando era stata adottata non ricordava un solo giorno in cui non era successo, se era accaduto di certo non era per ragioni liete.
    Le poche volte in cui il padre era stato male, per una qualunque ragione, l’avevano spinta nella direzione che stava ancora cercando di seguire, a provare a rendersi utile, fare qualcosa della sua passione per la natura e usarla a servizio degli altri, e poco importava che fossero riconoscenti o meno. Kàra aveva un debole per le persone, o meglio aveva un debole per l’idea di aiutare le persone, mentre non faticava mai troppo ad isolarsi dagli altri nella maggior parte dei casi e trovava fuori dalla sua comfort zone le situazioni troppo affollate e parlare con troppe persone assieme. Insomma, un profilo del genere difficilmente poteva essere associato a quello di una insegnante, costretta tutti i giorni ad interagire con i propri studenti, eppure ecco che la sua voglia di aiutare faceva capolino e dominava anche su tutto il resto.
    Aveva appena finito di tagliare qualche erba officinale e ne portava ancora qualche rametto tra le mani, mentre camminava tra gli alberi, sulla via del ritorno: era ancora presto ma sperava di poter preparare un po’ di pane aromatico prima che suo padre aprisse il negozio, e aveva voglia di godersi un po’ la piazza silenziosa e deserta del villaggio, fatta eccezione per pescatori e qualcuno ancora legato alle vecchie tradizioni.
    Di certo in momenti come quelli si aspettava di trovare gente di una certa età, in giro per il villaggio, e non certo un ragazzo così giovane, intento a fare quella che da lontano giudicò essere yoga. Rallentò il passo, facendo ancora meno rumore per non disturbare, osservando la scena con una certa sorpresa, ma Fríða sembrava di tutt’altro avviso: doveva aver visto anche lei la farfalla che Andrew aveva appena salutato e non esitò a ricorrerla, saltellando tra l’erba con entusiasmo, finendo inevitabilmente per impattare contro Andrew. Kàra scosse la testa, uscendo dal fogliame e accennando un sorriso dispiaciuto, emettendo un fischio deciso per richiamare il Carbuncle. “Scusala! Non voleva disturbarti, è stata distratta da quella Morpho Blu.” provò a spiegare, la voce trattenuta per non disturbare troppo la calma del posto.


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    Andrew Barber| Divinatore | 31 anni |


    Continuava ad avere gli occhi chiusi, continuava a svuotare la mente a cercarsi di connettere con la natura che aveva intorno, cercava di sentire ed ascoltare quello che la natura stessa gli stava dicendo. Era qualcosa di incredibile. Se la natura fosse stata ascoltata più spesso con quel silenzio e con quell’attenzione, le persone avrebbero potuto scoprire un mondo nuovo e diverso, avrebbero potuto capire l’importanza di ascoltare gli altri e i bisogni che spesso, si chiedevano in maniera completamente implicita senza fare rumore, in silenzio. Si era sempre chiesto se Erikir non cercandolo più stesse chiedendo, a suo modo, aiuto proprio a lui che invece aveva deciso di vivere la sua vita all’avventura con lo zaino in spalla, delle scarpe da ginnastica rotte e con la voglia di donare tutto quello che aveva sempre saputo e che imparava in maniera veloce e senza complicazioni, agli altri. Andrew era una persona generosa, credeva nei valori degli eroi e forse era proprio così che voleva sentirsi e si sentiva ogni volta che riusciva a farsi dare un prestito da qualcuno e a realizzare una scuola, o un ospedale, oppure, semplicemente riusciva a curare un bambino con una stoccata di bacchetta, ed allo stesso tempo regalargli un po’ di magia , quella magia che effettivamente lui giustificava con “Dio”, invece era reale e poteva davvero fare del bene. Sorrise al niente, all’aria, agli alberi, qualcosa di incredibilmente fresco, geniale. Sorrise ancora concentrandosi e svuotando ancora da mente a tutti quei pensieri sul suo passato e su quello che non era mai successo con Erikir. Voleva assolutamente recuperare ogni cosa con lui, quello era certo e sicuro. Il tutto, venne spezzata completamente da una foltissima coda verde acqua, da un rubino sulla fronte scintillante e da una linguetta un po’ ruvida che gli stava leccando una guancia. Andrew aprì gli occhi e sorrise a quella piccola palla di pelo, andando ad accarezzarla e stendendosi dietro con la schiena in quanto non si aspettava quell’impatto, quindi perse l’equilibrio. “Ehi piccoletto! Come stai? Sono felicissimo di vederti anche io!” le coccole in quel momento si sprecavano, non c’era niente da fare, lui adorava la natura, adorava quella spontaneità e bontà che caratterizzava tutto quello che lo circondava. Sorrise ancora e poi si alzò contraendo gli addominali e continuando a fare coccole su coccole a quel pelo così soffice e di quel colore così intenso. “Sei veramente bellissimo, come si chiama?” Chiese sorridendo alla padrona alla quale fece un sorriso raggiante. Ma non ti preoccupare! Anzi! Non ne avevo mai visto uno con questo pelo così folto! E questo rubino! Bravo piccolino! Sei bellissimo!” Si distraeva facilmente quando aveva qualcosa di così grazioso tra le mani. “Che maleducato. Piacere mi chiamo Andrew! Sono da poco approdato in questa magica isoletta e wao! Veramente qualcosa di affascinante! Tu sei di qui?” Chiese sorridendole ancora e osservandola appena. Era molto carina, aveva un viso molto particolare e sembrava davvero essere uscita da un mondo di fate. In fondo le fate avevano una bellezza disarmante ed una superbia mai vista, invece lei sembrava essere dolce. Cercò di alzarsi lasciando il piccolo batuffolo per terra ed andando verso la ragazza le avrebbe preso la mano e fatto un dolce bacia mano. Era fatto in quel modo, non poteva farci niente ed una creatura che aveva quel piccolo batuffolo di quel verde acqua così scintillante non poteva non essere trattata a quella maniera.
     
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    Non era abituata ad avere compagnia durante le sue uscite mattutine, il bosco era sempre solitario e silenzioso ed era sicura che quella volta non sarebbe stata da meno. Di certo non aveva previsto di trovare un ragazzo, che ad occhio poteva essere un suo coetaneo, da solo, su quello che sembrava un tappetino da yoga, intendo a rilassarsi nella piccola radura. Non era uno spettacolo usuale, e non era usuale quel ragazzo all’apparenza, almeno non per le persone che era abituata a vedere: la sua pelle era abbronzata ma non sembrava temprata dal sale e dal vento che sferzava sui Predoni, i suoi capelli così chiari e i suoi abiti non sembravano proprio appartenere ad un denrisiano qualunque, era abbastanza sicura che se lo avesse visto in giro prima di quel momento se ne sarebbe accorta.
    Non avrebbe comunque voluto disturbarlo tanto, anche se lui sembrava felice di quelle attenzioni improvvise e, la denrisiana lo aveva notato subito, non stava dando fastidio alla creatura e la stava trattando con attenzione.
    “E’ una femmina, si chiama Fríða” rispose con un sorriso leggero, lasciando che la creatura riempisse il ragazzo di baci anche perché non sembrava intenzionata ad ascoltare i suoi richiami.
    Fríða sapeva essere molto più espansiva e coccolosa della sua stessa padrona, o quantomeno lei era sempre pronta a dimostrare quel che provava quando Kàra era sempre un po’ restia a lasciarsi andare, almeno con gli sconosciuti. Sapeva invece essere alquanto affettuosa con chiunque fosse in grado di leggere i suoi gesti e prendersi del tempo per capire come fosse abituata a trasmettere quel che provava a chi aveva di fronte.
    In quel momento si ritrovò a sorridere, inclinando la testa sorpresa da quella vicinanza e alzando le sopracciglia, colpita dal suo gesto decisamente demodé, per quanto gradito. “Non pensavo che si usasse ancora fare.” ammise spiazzata, ancora di più perché da isolana non era per niente abituata a certe carinerie, e di certo non era solita riceverne così tante visto che molto spesso le sue amicizie erano meno fisiche e anche meno “sofisticate”. “Piacere mio Andrew, e benvenuto a Denrise allora. Non sono nata qui ma ci sono stata per tutta la mia vita. Mi chiamo Kàra.” si presentò con un sorriso gentile, senza sapere bene come ricambiare le sue attenzioni dal momento che sospettava di non poter fargli un baciamano di ricambio.
    “Se ti piace la natura questo è di certo il posto giusto.” confermò guardandosi intorno, ogni volta scoprendo nuovi dettagli e giochi di luce o nuovi insetti che piroettavano nell’aria. Di certo il ragazzo ci sapeva fare con Fríða, doveva avere un certo talento con le creature per piacerle così tanto, abbastanza che la Carbuncle non sembrava riuscire a lasciarlo in pace, continuando a saltellargli intorno, allegra.
    ” Non è solita fare così, scusala.” provò a spiegare, anche se la piccola non sembrava intenzionata a smettere proprio un bel niente e i complimenti del ragazzo e il fatto che non la stesse allontanando non faceva altro che spronarla a continuare a fare del suo meglio per conquistarlo ancora di più.

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    Andrew era una sorte di animale sociale. Adorava stare in mezzo alle persone ed amava seriamente essere sempre quello che metteva gli altri al centro dell’attenzione. Era una persona non solo solare ma anche molto attenta a quello che si doveva o non doveva fare. Poteva tranquillamente definirsi un legale buono almeno idealmente, perché nella pratica non riusciva a soddisfare neanche la metà delle esigenze degli altri senza violare almeno 3 regole ogni volta che parlava. Sorrise alla ragazza, continuò a fare le coccole alla piccola Frida ed in quel momento, la sua più grande priorità era davvero il benessere di quell’animaletto così deciso a zumpettare in giro. Sorrise ancora ed ancora, fino a quando decise che forse anche la sua padrona doveva avere le sue complete attenzioni. “Ma che bel nome che ti hanno dato! Da quanto tempo è con te?” Chiese poi sorridendole ancora. Il sorriso era una sua caratteristica costante. Non c’era niente che lo avrebbe davvero spento, specialmente in quel momento di ritrovamento con l’unica persona che nella sua vita contava veramente. Ecco, Andrew non riusciva proprio a non mettere il suo parabatai all’interno di tutte le frasi che diceva. Era qualcosa che gli veniva spontaneo, che gli usciva dal cuore. In fondo un pensiero a lui andava sempre. Poi fece un fischio, particolare, sottile e molto prolungato. Stava richiamando il suo fedele compagno, Axe. Dopo poco un falco volava nel cielo e si andò a posizionare giusto sulla spalla del ragazzo guardando con i suoi occhietti neri ed intensi la donna che stava interloquendo con il suo salvatore. “Lui invece è Axe. Il mio fedele compagno. Abbiamo fatto veramente tantissimi viaggi insieme. Posso anche affermare con una certa fermezza che è il mio terzo occhio!” la fissa per i telefilm e tutto quello che era storico era radicata in lui. Poi quando la ragazza gli disse che non sapeva che si usava ancora fare il baciamano, Andrew si portò una mano tra i capelli biondissimi e ridacchiò un po’ nervosamente, come se avesse fatto appena una brutta figura. “Sono stato fino a qualche giorno/settimana fa in un paesino sperdutissimo dell’Africa del sud e ho cercato di riesumare delle vecchie e buone maniere londinesi, che mi sono rimaste! Però giustamente sono dell’800 quindi mi dispiace!” Non voleva certamente essere una persona indiscreta e la cosa assurda era che comunque riusciva sempre ad essere gentile. Sorrise ancora alla ragazza, era impossibile non farlo! Aveva gli occhi dolci e da questo si poteva comprendere come avesse anche un grandissimo animo buono. “Kara. È un nome molto particolare e mi piace molto. Eh, il mio parabatai ha origini densiriane, suo padre era di qui! Eirikr Donneville ” Lo disse con una certa fierezza e con una certa importanza. Praticamente, in quel momento Kara lo aveva conosciuto per metà! Si poteva semplicemente rendere conto di un sacco di cose. Il falco, sul braccio, comunque non rimase molto allungo sulla sua spalla, dopo aver appena strusciato la testolina sulla guancia del padrone si era levato in volo ed era sparito nella vastità del cielo. Si guardò anche lui di nuovo in torno. “Immagino che piaccia anche a te questo posto. Nessuno si sveglia mai così presto per ammirare tale incanto. Non sanno che si perdono! ” rimase quasi un minuto in silenzio prima di essere richiamato dalla piccola Frida che tornò ad accarezzare, scosse il capo per le parole della ragazza. “No davvero, non devi preoccuparti.! Non mi sta dando fastidio, anzi! Ti giuro non ne avevo mai vista una cosa bella! Come mai hai deciso di vivere qui a denrise? ” Doveva avere pur qualcosa di bello quel posto! Se no, cosa diavolo ci andavano a fare tutti quanti li?
     
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    Non si poteva dire che detestasse le persone, la lista di quelle che aveva salvato non era così breve, ma di certo non sopportava le falsità, le chiacchiere senza sostanza, i convenevoli. Aveva preso da sua padre il suo essere un po’ burbera, sempre silenziosa e sulle sue, più pratica che loquace, ma aveva anche preso dalla sua misteriosa famiglia d’origine la bontà d’anima e la voglia di aiutare il prossimo a qualunque costo, anche andando contro la propria natura.
    Non era così espansiva e alla mano, anche se si sforzava sempre per non sembrare troppo distaccata, fredda o infastidita. Aveva in programma di fare una passeggiata in solitaria, ma Andrew non sembrava una cattiva compagnia e Frida non aveva esitato a lasciarsi andare contro di lui, doveva pur significare qualcosa! Kàra si fidava ancora più della natura che del proprio istinto, era sicura che le creature sapessero percepire l’animo di chi avevano di fronte e se la Carbuncle reagiva così non aveva motivo di pensare che Andrew potesse non essere una brava persona. Continuò a sorridere, gentile, continuando a guardare l’animale che si prendeva le coccole con entusiasmo. “Non molto, meno di un anno.” ammise con leggerezza, guardando comunque con affetto verso la palla di pelo verde che saltellava in giro, apparentemente incapace di fermarsi.
    Avrebbe teso le orecchie al suo fischio, dopo i recenti eventi che avevano scosso l’isola si aspettava che potesse accadere qualsiasi cosa, da un secondo all’altro, e non per forza qualcosa di positivo. Una parte di lei pensava davvero che il ragazzo fosse innocuo, ma ne fu davvero certa quando vide il falco planare verso il suo padrone, e lei rilassò appena le spalle, più a suo agio. Avrebbe sorriso anche al falco, annuendo piano alla descrizione che si vide arrivare. “Sembrate molto in sintonia…hai avuto modo di viaggiare parecchio?” avrebbe domandato, scrutando l’animale per qualche istante, ritrovandosi a ricevere la risposta anche prima del previsto. “Sud Africa?! Sei perdonato allora.” replicò con naturalezza, sorridendo con leggerezza, inclinando poi la testa subito dopo alle sue parole. Conosceva i Donneville da sempre, anche solo per fama, anche se non aveva avuto mai modo di parlargli direttamente. “Un Parabatai…un legame per sempre.” osservò solamente, perché c’era poco altro che potesse commentare visto che non conosceva l’altro, e forse si trattava più di un appunto per sé stessa che di un commento utile.
    Di certo Andrew sapeva che cosa portasse con sé una scelta simile, Kàra ne era affascinata: non aveva incontrato altri Parabatai prima di quel momento, non aveva mai avuto modo di ragionare su che cosa significasse legarsi tanto a qualcuno. Lei lo avrebbe fatto? Forse no, magari perché non aveva mai trovato la persona giusta, o forse perché non faceva per lei.
    “Vengo qui tutte le volte che posso, penso che questo sia un momento magico ma non tutti sono portati ad apprezzare momenti come questo.” spiegò con decisione, perché era davvero convinta che quella pace e quel silenzio non fossero qualcosa di facile da gestire: portavano spesso con sé più pensieri e tormenti e non tutti erano in grado di accettare quei rischi.
    Scosse piano la testa, sorridendo divertita nel vedere la Carbuncle cercare altre coccole, come se non ne avesse mai abbastanza. “Non mi sono trasferita qui. Mio padre mi ha trovata sulla spiaggia quando ero ancora in fasce, ho vissuto qui per tutta la mia vita.” replicò con semplicità, e in effetti la cosa non la toccava più, aveva accettato la sua infanzia molto tempo prima e trovava quel racconto innocente, malinconico, ma per nulla doloroso.

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    Andrew Barber| Divinatore | 31 anni |


    Andrew aveva con se un bagaglio importante. La sua vita era sempre stata qualcosa di frenetico, qualcosa di confusionario e veramente, ma veramente poco stabile. Non aveva mai avuto veramente dei soldi per lui, non aveva mai avuto una casa intestata a lui e non aveva mai avuto neanche dei veri genitori. Forse, quella era la parte di lui che lo rendeva proprio com'era. Aveva un insensato ed uno spasmotico senso dell'affetto e del dovere. Era come se cercasse amore e l'amore con la A maiuscola, quello che prima o poi avrebbe trovato e sicuramente riconosciuto. Ecco, Andrew era, forse, ancora uno dei pochissimo uomini ad essere un inguaribile romantico, uno di quelli che non si sarebbero mai rassegnati al fatto che l'anima gemella potesse essere solamente una mera leggenda. Lui ci credeva, ci credeva veramente e quello lo rendeva quello che era. WAO! Beno di una nno ed è già così affiatato? Complimenti, allora devi essere proprio una persona speciale. Gli animali non sbagliano mai e se dopo solamente una nno si fida così tanto di te, allora vuol dire che vede e sente qualcosa che gli altri non riescono o non vogliono ne vedere ne sentire! Andrew dispensava perle di saggezza sempre, costantemente neanche fosse una sorte di guru. Ecco, una cosa importante era proprio quella. La sua vita era sempre molto segnata da una filosofia di vita molto pacifica e tendente alle convinzioni dei buddisti e degli induisti. L'anima era una cosa importantissima, il tempo era fondamentale, gli spiriti erano qualcosa con cui non si poteva scherzare, neanche un pò! Già. Per sempre. E quando ci si allontana fa un male che non ho mai provato nella mia vita. Non è un dolore fisico, maè proprio qualcosa di spirituale, come se una parte della tua anima ti venisse strappata e cercasse di andare sempre da una parte opposta, presumibilmente al suo posto. Vicino alla persona con cui si è deciso di dividerla. Spero che prima o poi troverai anche tu una persona tanto speciale. Erikir lo è davvero. Quando parlava del suo parabatai si poteva vedere come volteggiava a qualche centimetro da terra. Era pazzesco tutto quello. Gli voleva un bene che quasi non si poteva raccontare. Sorrise ancora alla ragazza ed ascoltò le sue parole. Lo penso anche io! Infatti a quest'ora non c'è mai nessuno in giro ed in mezzo alla natura meno che mai. Io stavo facendo un pò di yoga, vuoi? Il tappetino è un pò consumato, ma ci entriamo entrambi! Aggiunse poi sorridendole ancora. Ovviamente Axe era volato via, comunque era un falco e non amava rimanere fermo per molto tempo. Il racconto della ragazza, comunque, lo catturò completamente. Quindi neanche tu conosci i tuoi veri genitori. Mi dispiace moltissimo. Beh, questa è una bella casa in cui abitare per sempre! Pensa io ci sono venuto apposta! Cercava sempre di far star bene le persone, non gli piaceva ne tanto meno gli veniva veramente ad essere stronzo o cattivo in qualche modo.
     
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    Non si considerava un’esperta di esseri umani, era molto più portata per gli animali e le piante, ma era chiaro che Andrew fosse un concentrato di energia e positività. Gli era bastata qualche battuta e qualche frase per comprendere che aveva fatto di certo ben più esperienze di lei, per quanto non se ne lamentasse: forse era più denrisiana di quanto molti credessero, era più attaccata all’isola di quanto sembrasse e non era una che desiderava andare molto altrove.
    Era stata fuori da Denrise, qualche volta, ma non aveva mai provato niente di particolare per il mondo esterno, non si era mai sentita così bene fuori da casa sua e non aveva mai provato il desiderio di andare altrove. Non sentiva la necessità di cambiare vita, per quanto Andrew sembrasse uno che aveva viaggiato il mondo e di certo ne andava fiero.
    Avrebbe potuto fargli qualche domanda sull’Africa e sulla sua esperienze, avrebbe potuto indagare, ma non era da lei fare troppe domande, così evito di chiedere troppo. Piuttosto si sciolse in un sorriso genuino, ringraziando silenziosamente l’altro per il complimento. “Sono abituata ad avere a che fare con le creature, me ne occupo da sempre e sono Docente di Magia Verde all’Accademia di Hidenstone.” spiegò con dolcezza, lasciando una carezza leggera sulla coda morbida della Carbuncle, lasciandola saltellare intorno ad Andrew, visto che a lui non sembrava dispiacere così tanto.
    Di certo sembrava anche lui saperne abbastanza della natura e delle creature, dal modo in cui Frida stava reagendo era palese che il ragazzo avesse un modo di fare capace di non spaventare la creatura, che era conosciuta più per la paura degli sconosciuti che per essere particolarmente estroverso. Kàra non era preoccupata, si fidava dell’anima di qualsiasi animale, del loro istinto, e non poteva essere più tranquilla di così.
    Ascoltò attenta la sua spiegazione, e per quanto le sue parole fossero chiare, non era semplice per lei immaginarsi una situazione come quella. Legare la propria anima a quella di qualcun altro non doveva essere facile, anche se Andrew parlare di quell’Eirikr nel modo migliore, Kàra non pensava che avrebbe mai potuto trovare qualcuno di simile. “Sembra doloroso, e importante e profondo… di certo una scelta decisiva, per la propria vita, non so se ne sarei in grado.” ammise tranquilla.
    Avrebbe poi guardato il tappetino che l’altro gli stava indicando, sorridendo gentile e osservando come aveva sistemato ogni cosa. “Non volevo disturbarti, se stavi facendo yoga posso lasciarti continuare da solo… in effetti penso che presto mio padre aprirà il forno, sarebbe meglio rientrassi.” provò a declinare in modo gentile, per poi annuire piano. “Nemmeno tu? Mi ritengo comunque fortunata, vivo in un posto meraviglioso e ho comunque una famiglia.” ammise tranquilla, sincera.


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    Ammetteva con una certa fermezza che alla fine a Denrise non si stava poi così male. Doveva anche ammettere che fino a quel momento aveva visto solamente il suo (non) parabatai, animali, piante e Kàra! Non aveva conosciuto altri e forse non si era poi neanche troppo impegnato ad uscire davvero da quel buco di casa del suo amico. Ecco, si forse era davvero il momento di dover cercare un appartamento più grande. Ma in quell'isola c'erano degli appartamenti? Insomma era tutto così strano e così nuovo che uno come Andrew che riusciva ad adattarsi a qualsiasi situazione, cominciava a provare quasi fatica. Anche vero era che da quando si era rivisto con il suo amico perduto, fratello oserei dire, non faceva altro che saltellargli vicino neanche fosse la sua fidanzata. Era strano ma era il suo modo di dirgli che gli era mancato. Terribilmente. Ma in quel momento con quell'arietta fresca che gli scompigliava i capelli, la natura, gli animali, il suono dei grilli, era impossibile non stare li, in pace con il mondo e tutto il resto. Sorrise appena alla ragazza ed annuì interessato. Wao! Si ti ci vedo con i ragazzini ad insegnare!Si vede che hai una forte pazienza e soprattutto, credo che sei molto analitica, precisa e scrupolosa, sicuramente i tuoi alunni hanno molto da imparare! Era così, cercava di vedere i lati positivi ed il buono in tutti e quando conosceva qualcuno di nuovo riusciva sempre a coglierne dei tratti fin troppo buoni, forse anche estremizzati alla positività. Ma cosa ci poteva fare? Era così e la vita gli aveva insegnato che il buono doveva coglierlo, perchè il cattivo era sempre li, dinanzi ai suoi occhi.
    Sospirò appena per quello che disse. Tutti siamo in grado di fare tutto, bisogna solamente avere la fortuna di incotrare le persone giuste! Ed anche in quello, bastava guardare più attentamente e si sarebbero visti i minipony saltare l'arcobaleno in mezzo a mille nuvole rosa!
    Quando tornò al suo tappetino un pò si dispiacque che lei volesse andare via ma non disse nulla, anzi sorrise. Quindi per rivederti vengo nel bosco, a scuola oppure chiedo del forno di Denrise? Chiese sorridendole ancora. Sembrava una fata, di quelle belle, di quelle delle fiabe. Gli dava davvero l'impressione di una ragazza magica, da scoprire. Si forse doveva parlare con Erikir. Lui era sicuramente più esperto di donne. No, io non ho mai conosciuto i miei genitori, ma la mia storia sarai costretta a sentirla un altro giorno e magari... al canto della sirena? Domani alle 18? Ci sei? Ecco, una ne pensava e 100 ne faceva. Ma non aveva detto che l'avrebbe cercata lui al forno oppure in altri posti? Insomma da quello ad un appuntamento quanto ci era voluto?
     
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    Kàra Onfroy
    Docente Magia Verde

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    parlato - pensato- ascoltato
    Kàra non ci aveva mai creduto, ma era vero che il destino alle volte portava le persone a fare incontri particolari. Non credeva di poter aver a che fare con una persona interessante come Andrew di prima mattina. Certo, non era nemmeno raro che Kàra trovasse le persone interessanti: in generale la razza umana, come qualunque altro animale, non poteva fare a meno di affascinarla e di portarle una certa curiosità. Il fatto che lei non fosse molto brava nelle interazioni era tutta un’altra storia: le piaceva la calma, il silenzio, e l’idea di comunicare così tanto di prima mattina non la metteva troppo a suo agio, anche se in quel momento non era particolarmente sofferente.
    Sorrise alle parole del ragazzo, addirittura sembrava ancora più sicuro di lei: Kàra era molto contenta di aver scelto quella carriera, ma non era sempre così sicura che fosse la strada giusta e si chiese come potesse Andrew aver scelto le parole giuste, per la persona che forse aveva bisogno di sentirsele dire di più. “Grazie. Non è sempre così semplice passare un messaggio che sia valido e comprensibile, ma insegnare è una buona lezione anche per sé stessi”. spiegò anche se ancora non si capacitava di come avesse potuto dedurre così tante cose su di lei da una semplice conversazione superficiale, nemmeno così lunga.
    Di certo era un buon osservatore, o forse si stava basando solo su una prima impressione. Ad ogni modo non potè evitare di sorridere alle sue parole, trovandole cariche di un’energia positiva che forse, seppur in minima parte, invidiava quasi, visto che lei non riusciva di certo a vedere le cose sotto una prospettiva tanto rosea. “E di certo non si può dire che non cerchi di vedere il meglio di ciò che ti circonda.” gli fece notare con leggerezza, per poi ridacchiare appena, lanciando un’occhiata alla Carbuncle che le aveva riportato delle ghiande, da utilizzare nei propri infusi. Dedicò alla creatura una carezza affettuosa e la ringraziò con un cenno ben ponderato e preciso, calcolato, per poi mettere il tutto nella propria borsa.
    “Puoi chiedere al forno, a mio padre, ma sono sempre qui in giro nei weekend.” spiegò con gentilezza, e di certo dopo una domanda come quella non si aspettava una proposta simile. Se Kàra non era brava nelle interazioni normali, figurarsi nei flirt: non capiva che qualcuno ci stava provando con lei finchè non era chiaro a tutto il resto del mondo, ed era una persona comunque piuttosto riservata, che apprezzava la sua vita in solitaria e che non aveva mai cercato relazioni, sottovalutava molte di queste cose.
    Lo guardò spiazzata, riflettendoci un attimo prima di rispondere. “Domani? Non sono mai stata al Canto, non di recente almeno, ma perché no? Cercherò di tenermi libera” rispose alla fine, un po’ impacciata, senza sapere bene che cosa pensare in merito.


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