Ormai Mia conosceva quel giorno a memoria, e al contempo non sapeva cosa aspettarsi. Se il primo anno l’aveva presa in contropiede, e il secondo l’aveva spiazzata lasciandole uno strano amaro in bocca, quella mattina si era svegliata con lo stomaco già annodato e la testa piena di pensieri. Certo, potevano essere state coincidenze sfortunate quelle che avevano reso i precedenti primi giorni di scuola traumatici, ma questa volta faticava a rilassarsi del tutto e fare finta di niente. Aveva messo Zeus in un trasportino, attenta a metterlo al sicuro e assicurarsi che stesse bene, ignorando le sue lamentele solo perché voleva evitare di metterlo in pericolo, e avrebbe volentieri provato a fare lo stesso con Athena se solo la fatina non si fosse nascosta tra i suoi capelli, rendendole impossibile provare a convincerla a non seguirla così da vicino. Non erano servite a niente le suppliche e le spiegazioni, e quando arrivò al porto di Denrise stava ancora provando a tenerle il muso, nella speranza di farla cedere, ma si sa il Piccolo Popolo sa essere molto testardo.
Aveva lasciato Charles a malincuore, per una volta, e non solo perché si era ormai abituata alla sua presenza e al rimanere in casa con lui, Eilidh e i bambini: in quel momento aveva paura di non potergli promettere che sarebbe andato tutto bene. “Smettila. Non fasciarti la testa prima di rompertela.” si impose, cercando di mantenere la maschera di finta calma che aveva provato a mettere su con il fratello: a breve avrebbe rivisto Cam, anche Aibileen con ogni probabilità e tutti gli altri suoi compagni, e quello era già qualcosa no? C’erano anche e soprattutto lati positivi di quel giorno e provò ad elencarli mentalmente mentre si trascinava dietro la sua borsa, più pesante e quasi più grande di lei.
Studiare continua a piacermi.
Potrò tornare ad andare nella Riserva nel tempo libero.
Vedrò Cam tutti i giorni.
Potrò conoscere nuove persone.
Andrà tutto bene”
Si ripetè l’elenco mentalmente infinite volte, soprattutto durante la traversata che avrebbe passato silenziosa e pensierosa, incerta anche se andare a cercare Cam quando era così turbata. Una volta sbarcati a Denrise di certo sarebbe rimasta sorpresa dall’accoglienza: visti i precedenti pensava quasi che una volta messo piede sulla terra ferma si sarebbe trovata travolta da un qualche tipo di mostro, e quando si trovò non solo un benvenuto ma anche bancarelle e denrisiani pronti ad attenderli.
Avrebbe sentito un peso in meno sullo stomaco e avrebbe inevitabilmente finito per dare un’occhiata alla merce in vendita, oltre che cercare Cam con lo sguardo. Ecco però che mentre provava a trovare il ragazzo i suoi occhi si sarebbero fermati su una bancarella in particolare, sicuramente interessante e diversa dalle altre. Si sarebbe quindi avvicinata a Marina, gli occhi luminosi. “Si tratta di… lenti? Wow.” sussurrò affascinata, guardando Marina con ammirazione. “Sarebbe possibile montare una Lente dell’Identificatore su un cannocchiale retrattile?” avrebbe domandato di getto, quasi senza pensarci, guidata da un improvviso istinto, nato nell’istante in cui aveva incrociato la spiegazione del prodotto, forse guidata proprio dalla sue ansie e dalle sue preoccupazioni.
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.Mia Freeman
