Wherever you look there is nothing but the image of death.

Jess&Lance

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    Jessica Whitemore
    Valentina era morta. Non aveva afferrato subito il significato di quelle parole, quando il Dio le aveva pronunciate.
    Sì perché colui che riteneva uno strano ragazzo, si era ben presto rivelato essere Loki in persona e ciò spiegava tutto ciò che stava succedendo, un po' come il fatto che si fosse trasformato proprio nell'altra opalina, cosa impossibile altrimenti, e le aveva regalato un amplesso bellissimo, probabilmente il migliore di tutta la sua vita, ma ora se ne stava là, nuda ed infreddolita in piedi in mezzo alla radura, gli occhi corvini dilatati che fissavano un punto fisso davanti a sé senza realmente vederlo. Le braccia andarono ad abbracciare il proprio corpo ricercando un po' di calore, mentre lo stupore e l'incredulità lasciavano spazio ad una certa dose di panico che nessuno, nemmeno chi la conosceva bene, aveva mai visto sul suo viso. Valentina... morta... ripeté senza capire nemmeno lei cosa stesse dicendo e, al contempo, cercando di dare un senso a quanto da lei pronunciato, di riscuotersi e provare a capacitarsi di ciò che stava succedendo. Ma la cosa peggiore, era che se entro fine anno non avessero scoperto cos'era successo esattamente, uno tra loro tre sarebbe morto. E non potevano parlarne con nessuno se non con i druidi, quella Victoria e... Lancelot. Parve ricordarsi, improvvisamente, che era stato lui a parlare loro del rito di Ostara, di quell'orgia. O meglio, lo aveva fatto con il biennio, ma l'informazione era arrivata anche a lei. Si guardò attorno sia in cerca del docente, che dei propri vestiti. Dove li avrò lasciati...? Si domandò, la voce che a stento riconosceva, iniziando a muoversi in una direzione completamente casuale nella speranza di trovare Olwen, prima o poi. Avevano ucciso l'unica ragazza che, Jess ne era certa, sarebbe riuscita a tenerle testa. Certo, c'era anche Elisabeth e la corvina rispettava quel lato di lei, ma era completamente diverso. Non ricordava facesse così freddo, sebbene fossero a marzo. Rabbrividì e si strinse maggiormente il corpo, quando i suoi occhi scuri incontrarono uno sprazzo biondo che poteva essere il loro docente così come poteva essere frutto della sua immaginazione. Professor Olwen...? Domandò per assicurarsi di non aver avuto un abbaglio, la voce roca di chi ha preso un colpo d'aria. Si schiarì la gola, provando a riprendere un minimo contegno... per quanto potesse, visto com'era conciata. Inutile dire che non era mai apparsa così vulnerabile in vita sua... sarà potuta sembrare un'esagerazione, tuttavia si era appena trovata al cospetto di un Dio, ci aveva scopato... e come regalo, le aveva rivelato della morte dell'amica, lasciandola poi nuda e gelata in quella radura. Secondo lei mi dovrei lavare i capelli? Tentò di buttarla sull'ironia per non buttarla sull'eroina (?) per smorzare la tensione ed il nodo allo stomaco che sentiva, anche se le uscì più come un'inquietante constatazione, che come domanda ironica.
    18 y.oStudenteBlack OpalIII annoFrom NY
     
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    Lancelot OlwenDocente di Rune

    'Valentina...' trovarsi davanti ad un Dio (giovane, nudo e superdotato (?)) aveva non poco sconvolto il musicante, ma nulla aveva potuto eguagliare nel suo candido cuore le sue venefiche parole 'Valentina... è morta...'
    Quelle parole gli riecheggiavano nella mente senza lasciargli tregua, rendendo tutto il resto un mero zonzio di sottofondo: i ragazzi che si agitavano, e Magnus e Varvara che, letteralmente davano di matto.
    "Professor Olwen, spero abbia sentito attentamente le parole del sommo Loki: non ne può fare parola ad anima viva, è una questione esclusivamente di questa Isola, le implicazioni sarebbero impensabili, inimmaginabili! Il divino Loki sa percorrere oscure e tortuose vie per punire chi..."
    "Sono un sacerdote runico come tutti voi. Non ho confidenza con le divinità, ma ho studiato attentamente i vostri riti e la vostra cultura e... riferirò solo ciò che devo riferire" affermò lui, poco convinto, persino sulle sue stesse parole, ancora di più sul da farsi.
    'Io...' si disse lui passandosi una mano sulla fronte e afferrando poi a tratti disperatamente il cellulare 'Xander... devo scrivere a Xander, devo dirgli...' cosa? Cosa doveva esattamente dirgli? Anzi, la vera domanda era lievemente diversa 'Come posso dirglielo senza che... mi chieda altro?'
    Alexander era un Auror, uno sveglio per giunta, e se già non poteva sopportare l'idea di negare lui informazioni tanto preziose, per giunta su un caso a lui tanto vicino, ancora di più non poteva perdonarsi il dir troppo, metterlo in allarme e condurlo a verità che lo avrebbero condotto alla vendetta divina 'Lui direbbe di poter sconfiggere un dio, ma... ma io l'ho incontrato...' e sapeva bene come quell'entità non fosse solo indescrivibile, ma anche più potente e antica di qualsiasi arte magica o rito lui avesse mai letto o studiato.
    Ripose il magifonino e nel farlo si sentì chiamare "Jes...sica" pigolò lui, trovandosela davanti nuda, infreddolita, innocente, non fosse stata coperta di fluidi corporei, terra ed erba, tradendo la natura selvaggia della notte appena trascorsa.
    La osservò e sbiancò, non tanto perché inorridito da lei (o dalla sua battuta (?)) o spaventato, bensì per puro e semplice senso di colpa 'E'... colpa mia...' lui aveva accettato l'invito, lui aveva condotto lì i ragazzi: di chi doveva essere se non sua la responsabilità?
    Socchiuse gli occhi e strinse i pugni, poi con una certa decisione si recò ai limiti della foresta, recuperando una tunica e un'ampolla per la ragazza.
    "Come ti senti, Jessica?" non appena tornò da lei, resse con un braccio la tunica, offrendole l'ampolla con l'altra mano "E'... considerala una pozione pulente purificatrice... versatela in testa... purtroppo è fredda, ma ti pulirà completamente... e poi... indossa questa..." pigolò, timido, facendo poi un passo indietro e voltandosi, osservandosi intorno e cercando di vedere se gli altri ragazzi, bene o male, se la stessero cavando da soli.
     
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    Jessica Whitemore
    Rabbia ed impotenza (non sessuale, per fortuna) erano le principali emozioni che scorrevano dentro la corvina. Era arrabbiata per esser venuta ad apprendere così della morte di Valentina e non fu poi così difficile ricollegarla alla missione al Magic, visto che da quel momento in poi era completamente scomparsa da ogni radar. Tradotto, Victoria ed i docenti avevano di nuovo messo in pericolo un alunno e stavolta la loro sconsideratezza, era stata fatale. Fine. Non si poteva più tornare indietro. Avrebbe personalmente ucciso la Preside in quello stesso momento, se solo avesse avuto modo di farlo, ma sapeva sarebbe rimasto solo un desiderio, visto che la donna era decisamente troppo potente per lei, anche se ammetterlo le costava parecchio. L'unica persona, in quel momento, su cui poteva scaricare rabbia e frustrazione, era Lancelot Olwen.
    Lo chiamò, cercò di stemprare una tensione che le attanagliava lo stomaco, lo guardò allontanarsi ed afferrare qualcosa al limite della foresta, porgendole una tunica per coprirsi ed un'ampolla dal liquido non meglio identificato. Prese la seconda, eseguendo passivamente gli ordini del docente. La aprì e se la versò addosso, sentendo -se possibile- ancora più freddo che in precedenza, ma fu un vero toccasana, dal momento che ebbe il preciso effetto spiegato dal biondo, quindi poté afferrare anche la tunica, indossandola e sentendo subito il freddo parzialmente sconfitto, un po' più lontano dal suo corpo, sebbene i brividi riuscissero a penetrare quella sottile veste. I avvolse le braccia attorno al corpo, rialzando il suo sguardo vacuo e posandolo su quello azzurrissimo di Lancelot, come se non capisse esattamente la sua domanda, come se fosse troppo assurda persino per lei e di difficile comprensione, tipo gli impossibili compiti in classe di Aritmanzia. Come.. mi sento? Replicò, facendo cadere le braccia lungo il corpo, sconfitta. Come mi dovrei sentire, secondo lei? Ho appreso, forse nel modo peggiore possibile, che una mia amica è morta. Il tono, inaspettatamente, era freddo e tagliente come una lama di ghiaccio, mentre si rivolgeva a quell'uomo che, da quando frequentava Hidenstone, aveva fatto così tanto per lei, aiutandola in ogni occasione e non giudicandola mai. Quando la smetterete di mettere in pericolo la vita di ragazzi innocenti, il cui unico scopo è venire qui ed perfezionarsi? Stavolta sollevò i pugni, serrandoli con tale forza che le unghie penetrarono nel palmo, ricalcando quelle sottili cicatrici a forma di mezzaluna che già possedeva dal passato, premendo a sangue. Non sapevamo, quando siamo entrati qui, che avremmo dovuto lottare così tanto per sopravvivere. È una cazzo di scuola. Non le interessava nemmeno più del linguaggio -cosa che comunque non le era mai interessata troppo, con Lancelot-. Si avvicinò al docente fino a fermarsi a pochissima distanza da lui, il viso circa all'altezza del suo petto. Fu costretta a sollevare la testa per non distogliere lo sguardo da quello di lui. Perché? Domandò, innalzando uno dei pugni sigillati in precedenza. Valentina era mia amica ed ora non c'è più... fu allora che partì il primo colpo, mirando al lato sinistro del torace del ragazzo. Ma non solo: adesso io, Ciaran ed Amelia siamo in pericolo. Un secondo pugno. Se non troviamo il colpevole, uno di noi morirà... entro Natale... Un terzo pugno. E se parliamo, chiunque ci starà a sentire, morirà. Ennesimo pugno. Se essi erano partiti con forza, ora stavano certamente perdendo l'iniziale convinzione. Lo guardò con gli occhi lucidi. Cosa dovremmo fare, adesso? Abbiamo la minaccia di Loki che pende sulle nostre teste... con il senno di poi, avrebbe potuto volentieri rinunciare a quell'orgasmo favoloso, pur di non aver ricevuto quella notizia e di non essere coinvolta in tutta quella storia, anche se ora che sapeva, avrebbe dovuto rendere giustizia alla sua partner in crime. ...Ci aiuti. Ci aiuti ad uscirne. Era una preghiera, la sua, mentre i suoi pugni continuavano con decisamente meno convinzione, ma erano utili alla ragazzina per sfogare quel senso di angoscia ed abbandono che sentiva nei confronti di chi avrebbe dovuto essere una guida per loro, invece li stavano solamente conducendo alla morte uno dopo l'altro senza concedergli alcuna via di scampo. Forse se Valentina avesse agito diversamente, sarebbe stata ancora viva... ma era solamente una ragazzina, non si poteva pretendere ragionasse con la testa di un adulto. ...una guida... quelle parole, che credette di pensare solo, le uscirono invece come flebile sussurro.
    18 y.oStudenteBlack OpalIII annoFrom NY
     
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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    Vedere Jessica ansiosa di vestirsi era per Lancelot un chiaro segno di quanto la situazione fosse brutta e di quanto quella sera avesse lasciato ferite e cicatrici su tutti i presenti 'Maledette rune, maledetti denrisiani e maledetta sia anche la preside che cede ai loro bisogno. E maledetto me, per aver acconsentito e averlo fatto anche per gola' ovviamente sapeva di averlo fatto perché convinto della relativa sicurezza dell'evento, così come perché era convinto che una collaborazione con Denrise non fosse solo utile, ma anche necessaria, se davvero volevano recuperare le reliquie delle quali da un po' parlavano Samuel e Victoria, ma in quel momento non era in grado davvero di crederci fino in fondo, rimanendo in quella sensazione di schifo e fastidio che terribilmente assomigliava a trovarsi davanti Jessica nuda e coperta di fluidi sui quali era meglio non indagare.
    Una specie di torpore pervase il docente, forse una certa nausea quasi, nel mentre distoglieva lo sguardo per rispetto della ragazza, ma la sua battuta, tagliente, lo costrinse a sussultare ed avere gli occhi solo per lei "Di... chi parli?" la sua mente ovviamente corse subito a Valentina, ma Loki non aveva fatto accenni alla ragazza nel loro breve-ma-intenso colloquio, sicché una parte di lui sperava o temeva si potesse parlare di altro, soprattutto perché Loki non gli era sembrato particolarmente socievole 'Non si è degnato di parlare direttamente con Victoria... perché mai... avrebbe dovuto farlo con lei?' si domandò lui infatti, ricordandosi con orrore di come il ragazzo si fosse presentato nudo e in aspetto adolescenziale 'Si è... confuso con loro?' realizzò lui, dovendo fare un passo indietro, bianco come un cencio "Hai... hai parlato con un ragazzo dai capelli rossi e un sorriso diabolico?" chiese lui con la morte nel cuore, sentendo fortissimo il bisogno di sedersi a terra, avendo persino le vertigini, cosa che non fece solo perché la sua rigida educazione percepiva ciò come un segno di debolezza e scurrilità, e ciò non si addiceva ad un Olwen.
    La rabbia della giovane lo travolse quanto bastava per farlo sussultare ancora, regalando alla ragazza gli enormi occhi dilatati del docente, colmi di senso di colpa, ma non solo 'Noi... vi abbiamo messi in pericolo?' si domandò lui, osservando la ragazza, ricordandola quella sera, così come a settembre, così come il luglio precedente e tutta la tarda primavera, così come due anni prima Blake che si dava fuoco e poi dava fuoco ad un ragazzo 'Nessuno vi ha detto di fare quelle cose... nessuno vi ha autorizzati... tu neanche eri stata invitata questa sera!' lentamente la consapevolezza degli eventi lo invase e la rabbia baluginò nei suoi occhi come una fiamma 'Quando vi diciamo no siamo degli stronzi, e quando vi fate male lo siamo lo stesso? Se siete degli adulti... lo siete anche per assumervi le vostre responsabilità e leccarvi le ferite!' concluse in cuor suo, rendendosi conto di aver detto qualcosa di terribilmente vero, ma anche terribilmente pragmatico, qualcosa più da Magnus che da lui.
    'E' davvero... una notte infinita' sospirò, lasciando scivolare via la rabbia da lui, lasciando solo fibre stanche e tristi nel mentre la ragazza perdeva a sua volta forza nel prenderlo a pugni, tanto che al terzo pugno lui ne ebbe a basta di quella farsa e cercò di bloccarle il polso, senza ovviamente metterci eccessiva forza, del resto voleva chiarire quanto fosse stupido, non ferirla più di quanto già fosse stato fatto quella notte "Un di voi..." schiuse le labbra e si trovò incapace di dire qualcosa, assimilando quell'informazione con orrore, chiedendosi ancora una volta cosa diamine passasse per la testa del dio 'Cosa c'entrano le ragazze... perché le ha messe in pericolo?' si chiese lui, domandandosi con orrore se la risposta fosse la più banale e irritante: per noia.
    'Maledizione!' imprecò dentro di sé, dovendo poi abbassare lo sguardo sulla corvina, che ora pareva aver perso di colpo almeno 5 anni, tornando una ragazzina spaventata e confusa, con una spada di damocle che le pendeva sul capo. Sospirò, chiuse gli occhi, poi si chinò leggermente "Jessica... guardami" sussurrò lui, cercando di sollevare il mento di lei "Non siete soli in tutto questo... noi non lo permetteremo, e comunque Loki ha coinvolto anche i sacerdoti in tutto questo... ma... non ci ha detto molto... e neanche i druidi lo hanno fatto, quindi, per prima cosa, se vogliamo aiutarvi e provare a render giustizia... a Valentina... mi devi dire cos'è successo... perché Loki vi ha maledetti, perché proprio voi... e cosa vi ha detto?"
    Con sguardo deciso, il musicante puntò le proprie iridi su di lei, non staccandole fintanto che ella non avesse rivelato ogni cosa, permettendogli, forse, di iniziare a capirci qualcosa.
     
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    Jessica Whitemore
    Valentina Vestrit è stata uccisa e io esigo per lei vendetta replicò con tono atono, rivolgendo i suoi occhi spenti, in quelli azzurri del docente. Non sapeva se la stesse prendendo in giro o fosse serio nel non voler capire di chi stesse parlando. Ricordava perfettamente quelle parole, poiché erano impresse a fuoco nella sua memoria e probabilmente non se ne sarebbero mai andate, così come non se ne sarebbe mai andata l'immagine di quel ragazzo citato dal docente, che poi si era trasformato nell'ormai defunta ex opalina.
    Quindi... lo sapeva? Sapeva che Loki era tra noi e... non è intervenuto? Domandò, sbigottita, rispondendo comunque alla domanda da lui posta perché sì, aveva parlato esattamente con il ragazzo da lui citato o meglio, ci aveva scopato ed era stata una delle scopate migliori di tutta la sua vita -breve ma piena di sesso-, così come era stata fantastica quella con la falsa Valentina, per quanto terribilmente inquietante. Tuttavia, in un certo senso, era stato bello rivederla.
    Per un attimo, prima di scaricare tutta la sua rabbia sul biondo, vide anche nei suoi occhi la stessa rabbia che sentiva lei, ma era troppo presa dal proprio dolore per farci troppo caso, iniziando a tempestarlo di pugni che, in pochi secondi, si estinsero come un incendio all'alba. Lasciò che l'uomo le afferrasse il polso senza opporre resistenza, bloccandolo nella sua avanzata e rilassandolo nella presa di Olwen. Il dolore era ancora presente nel suo cuore, glielo attanagliava con una presa d'acciaio, ma non era più sicura che avesse senso prendersela con l'insegnante che niente avrebbe voluto se non proteggerli sempre, certo non mettere così tanto a rischio le loro giovani vite.
    Lo guardò. Sollevò di nuovo lo sguardo da terra per incatenarlo a quello di lui, reggendolo molto più faticosamente di quanto avrebbe fatto solitamente. Forse non ci sarebbe nemmeno riuscita, se non fosse stato per la mano di lui sotto il proprio mento. Forse ha coinvolto anche voi, ma saremo noi a morire annunciò grave con una serietà che non si addiceva per niente ad una diciottenne né tantomeno ad una come Jessica, che cercava sempre la forza per andare avanti, qualsiasi fossero gli ostacoli che le si paravano davanti. Aveva sempre pensato che bastasse avere affianco i suoi amici, perché tutto andasse bene. Ha assunto le sembianze di Valentina, non capivo... però toccandola, trasmetteva sicurezza, perciò non mi sono fatta domande. È stato strano ma... intenso, bello. E poi tutto è cambiato, si è trasformato in... un essere enorme, non so quanto ma... saranno stati almeno sei metri. Ha detto che... deglutì, asciugandosi con il pollice, una lacrima che minacciava di uscire, traditrice. Parlava di una missione affidata a Ciaran, ma che ora è anche nostra. Vuole vendetta per Valentina. Dobbiamo trovare chi l'ha uccisa. Io, lui ed Amelia. Ci ha detto che abbiamo tempo fino al solstizio d'inverno; se non ci riusciremo, ucciderà uno di noi, così come ucciderà chi ne parlerà con qualcuno, esclusi lei, i druidi ed una certa Victoria Goode in quel momento, non si sarebbe ricordata chi fosse, nemmeno se fosse stata Burke e non Goode. Fermò il suo racconto sconnesso, stavolta afferrando lei il polso del docente, in cerca di una rassicurazione qualsiasi. Per quanto volesse sembrare adulta, non lo era e tutta quella situazione, era davvero troppo anche per lei. Possiamo... rientrare? Fa freddo, qui lo pregò, senza mollare la presa e senza voler, per qualche strano motivo, rinunciare alla sua compagnia. Se avesse accettato, durante il cammino gli avrebbe rivolto uno dei dubbi che la stavano divorando nell'ultima mezz'ora. Io... morirò? Non rivedrò più i miei amici? Mio figlio? Voi? Domandò, quasi in preda al panico, mentre nella sua testa apparivano i volti di tutte le persone a cui teneva. Jesse, Blake, Mia, Lilith e tutti gli altri. Le passarono in testa i guai che avevano vissuto tutti insieme da quando erano stati smistati, le discussioni ma anche i momenti più belli. Come tempo prima, quando le era stato comunicato che avrebbe perso determinati ricordi -che ora, comunque, non rimembrava-, anche adesso aveva paura che tutto sarebbe presto finito.
    18 y.oStudenteBlack OpalIII annoFrom NY
     
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    Lancelot OlwenDocente di Rune
    Valentina Vestrit è stata uccisa e io esigo per lei vendetta. Jessica lo disse con la propria, sconvolta, voce, tuttavia Lancelot sentì i bridivi lungo la schiena, portati dal fatto che alle suo orecchie suonarono come recitate da Loki 'Merlino... aiutaci' pensò lui sentendosi quasi la terra tremare sotto i piedi, sconvolto ma soprattutto confuso da tutto quello che gli stava accadendo attorno 'Perché lo sa? E gli altri? Ma perché Loki tiene a Valentina e... come mai sa della sua morte? E da quanto lo sanno i druidi?' il vorticare di quelle furiose domande si dovette comunque arrestare quando Jessica, nel suo speculare, giunse ad un sospetto, che a lui suonò come una terribile accusa.
    "No!" esclamò lui sconvolto, impallidendo alla sola idea che lui fosse potuto rimanere immobile nel mentre Loki faceva coi suoi ragazzi tutto quello che voleva "Nessuno di noi si è accorto della sua presenza... si è mostrato a noi solo a conclusione del rito"
    'Non li avrei mai lasciati... in balia di Loki...' nel bloccare il polso della corvina e con esso la sua furia, Lancelot si chiese se davvero avrebbe avuto modo di fermarlo, del resto il dio dell'inganno era il classico Trickster e sapeva bene come i druidi onorassero lui come tutte le altre divinità 'Ma il rispetto e la cieca ubbidienza sono cose ben distinte' concluse nel suo animo, nel mentre l'altra chiariva chi fosse spettattore in quella vicenda, e chi vittima 'Oh... Jessica...'
    La pietà che provava per la giovane era seconda solo al suo senso di colpa, anche se il breve riassunto di quella serata lo costrinse per lo meno a corrugare la fronte 'Non sono sicuro che sia saggio informare Magnus e Varvara di quanto i miei ragazzi si siano volentieri calati nella parte loro offerta per il rito...' realizzò, facendosi poi mutacico anche a livello mentale quando Ciaran fu tirato di mezzo 'E' stato lui... l'anello di congiunzione?' si chiese per un istante, rispondendo poi ad una domanda minore della giovane "Non conosco druidi o sacerdoti con quel nome... immagino che intendesse la preside, forse citando qualche suo vecchio epiteto" affermò infatti, annuendo poi quando ella volle rientrare, anche se, dopo un passo, si guardò indietro e sospirò "Perdonami Jessica, ma devo restare qui con gli altri ragazzi... è possibile che anche loro abbiano ricevuto visioni da Loki e potrebbero essere scossi quanto te... senza considerare che... Ostara è un rito terribilmente crudele, e a volte lascia degli strascichi che è bene che un ragazzo affronti con un adulto vicino..." affermò lui con la morte nel cuore, voltandosi e bloccandosi "Non morai Jessica" rispose di getto, con una forza nella voce che forse colpì anche lui "Non lo permetteremo." concluse infine, voltandosi ad osservare la giovane, colmo di dolore, certo, ma anche di determinazione.
     
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    Jessica Whitemore
    Gli occhi di Jessica erano puntati su Lancelot non solamente con rabbia non troppo nascosta, ma anche con fiducia. Era arrabbiata per tutto ciò che stava accadendo, ma aveva sempre e comunque una grande stima del biondo e sapeva che, con lui, sarebbero potuti uscire anche da quella situazione sconvolgente. No. Loro non lo sapevano, Lancelot non avrebbe mai messo in pericolo i suoi studenti, così come Magnus non avrebbe mai messo in pericolo i denrisiani, soprattutto i giovani. Jessica, in cuor suo, lo sapeva... solo che era troppo sconvolta e forse cercava un capro espiatorio per scaricare tutta la tensione e la paura che sentiva dentro.
    Forse no, ha ragione ammise alla fine, riflettendo su tutta la situazione e lasciando che lui la placasse, smettendo di tempestarlo di pugni senza una vera motivazione logica. Ma continuo a non capire cosa ci facesse là e perché commentò, pensierosa, riportandogli poi tutte le informazioni che aveva fornito Loki a lei, Ciaran ed Amelia, anche se il ragazzo probabilmente già le sapeva. Crede davvero che la preside sia in grado di aiutarci? Da quando siamo qui è stata in grado solamente di... star ad osservare sputò con odio, ripensando a tutte le loro avventure all'interno di Hidenstone e al fatto che la donna si fosse presentata assai raramente, prevalentemente quando era ora di dar punizioni o tirar fuori esami. Alla fine, gli chiese se potessero rientrare e sulle prime l'uomo pareva aver accettato, anche se parve tirarsi indietro quasi subito, scatenando la disapprovazione evidente della corvina.
    Non può aiutare tutti biascicò, senza troppa convinzione. In fin dei conti, era uno e loro erano troppi. Senza contare che Loki è stato chiaro nell'affidare la missione a noi tre con il divieto di parlarne con qualcuno al di fuori di quelli decisi da lui. Gli altri ragazzi staranno benissimo affermò, anche se non era onnisciente, né tantomeno capace di leggere la mente, pertanto non sapeva se gli altri stessero davvero tutti bene. Ad aver bisogno sono io, ora annunciò e forse non lo disse per il "semplice" fatto che avesse davvero bisogno, ma anche per attirare l'attenzione e le attenzioni del biondo, reclamandole per sé.
    Le parole successive dell'uomo, sembravano dette con così tanta convinzione, che sembrò crederci anche lei, sentendo quindi un nuovo calore pervaderle il corpo, assieme ad un accenno di determinazione donatole da Lancelot, tanto che avrebbe quasi potuto pensare di lasciarlo andare dagli altri, ma non aveva molto voglia di condividerlo, in un momento come quello. Va bene acconsentì alla fine, dopo aver cercato di mettere da parte sé stessa in favore degli altri -per quanto risultasse difficile- ma mi promette che dopo tornerà da me? Fece una pausa, fissandolo negli occhi in una sorta di ammonimento, anche se non ne aveva esattamente il potere. Dopo tipo... dopo pochissimo. Tra poco, insomma pregò in un discorso che non aveva molto senso, ma a Jessica sembrava chiarissimo.
    18 y.oStudenteBlack OpalIII annoFrom NY
     
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