Studi antichi

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    Denrise
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    Philipp Garlic
    Predone | 27 anni
    'Fanculo'
    C'era un luogo e un tempo per ogni cosa, secondo Philipp, così come il prof. Oak: la forgia era nella forgia, ovvero da Brugnir, mentre gli studi necessitavano di un altro posto, più intimo e lontano da persone abiette che potessero definirlo snof o un affrociato per questo, ovvero casa sua.
    Era una sera di fine primavera, il caldo filtrava con piacere delle finestre aperte e il ragazzo sedeva al proprio studio quella sera, osservando a tratti fuori, a tratti i libri che aveva davanti e, a tratti, una pietra 'Non so se ringraziare Kenna o meno...' pensava infatti lui, osservando quella che era chiaramente una delle lacrime d'inverno, ottenute dalla donna durante la spedizione in Islanda. Non sapeva se esserle grato non solo perché, in fondo, l'averla lo aveva messo sotto col lavoro, ma anche perché non è che avesse avuto molta scelta: era stato incaricato di studiarle e per quanto ben altre mansioni lo avessero coinvolto era chiaro che lui dovesse e volesse saperne di più di quella antica tecnologia.
    'Sembra un cristallo d'acqua azzurra... ma non è solo questo...' si era rifornito di libri quel giorno e di leggende e avreva ripreso in mano quello che sapevano di quell'antico popolo islandese 'Memoria dell'acqua e ghiaccio eterno...' era certo che il segreto stesse in ciò, sapientemente mixato con rune 'La cultura astronomico-aritmantica viene dal sud, è improbabile la conoscessero ai tempi... neanche noi ne siamo grandi esperti pure adesso' si disse lui, picchiettandosi una penna sulla gota, riflettendo sulle antiche conoscenze e ciò che questo stesso narratore in altra veste aveva messo nero su bianco.
    Aprì i testi e tornò a leggere di Svanhildur e del suo cavallo Sumarlidi, di Siren e del suo regno: lesse delle sue conquiste, del suo coraggio, della sua determinazione, ma non si fermò lì, cercando invece tracce sulla loro cultura e su come avessero tentato di resistere al clima infelice 'Hanno reso la loro debolezza la loro forza: l'unica cosa che avevano era il ghiaccio'
    Non era un caso infatti se se ne era procurato un po' e lo aveva messo nel freezer: era certo che fossero le sue proprietà la chiave di tutto, opportunamente legate 'Se fosse solo ghiaccio e rune ci riuscirebbero tutti e qui non sarebbe scritto così... qui dicono che ghiaccio e rune fanno altro...'
    Lesse a lungo in cerca di una risposta, di una soluzione: si trattava di testi antichi riportati, propagandistici a volte, misti a miti in altri: era difficile trovare la verità, ma quella, alla fine, era la sua missione. Si parlava di divinità, di spiriti, ma Philipp non era propenso a credere a quella teoria, anche se avrebbe spiegato tutto 'A quello che ho capito, Siren faceva altro...' si disse lui, tornando a Svanhildur e avendo di colpo da corruciare la fronte.
    'I ricordi...' toccando la pietra che aveva con sé ne aveva un vago sentore, tuttavia ricordava bene la sensazione che aveva descritto Kenna - e poi lui - nel toccare la pietra più grande infuocata 'E se la chiave di tutto fossero proprio i ricordi?'
    Realizzando uno schema, il ragazzo notò quattro stagioni per quattro tipi di ricordi diversi, assumibili alla stagione medesima 'Speranza per la primavera, gioia e passione per l'estate, tristezza per l'autunno e... determinazione e serenità per l'inverno'
    Trovata la base di partenza, forse non sarebbe stato così difficile trovare elementi runici nel testo, una runa, del resto, l'aveva già in mente 'Isaz' si disse lui, immaginando anche che un'altra potesse essere Eiwaz, ma dovendo trovare una terza runa almeno, qualcosa che fosse tipico di quel particolare cristallo e li differenziasse dagli altri.
    Fu in quel contesto che il suo occhio cadde su un glifo che rappresentava l'inverno e sul quale, notò, vi erano fin troppe allitterazioni di Thurisaz 'Non è che...' e fu così che prese in considerazione la runa di Thor 'Un dio... e poi... è simbolo di protezione...' ricordò lui e a quanto ne sapeva le lacrime che stava cercando di riprodurre avevano un che di protettivo: rendevano il ghiaccio immune allo scioglimento.
    Fu quindi così che prese un pezzo di ghiaccio e lo mise in una ciotola, sulla quale andò ad incidere con le rune Isaz, Eiwaz e Thurisaz, poi si puntò la bacchetta alla tempia e da essa estrasse un ricordo che sperava potesse essere similare a quello che aveva generato quel tipo di gemme: richiamò alla mente la prima caccia con Will, un momento di dolore, ma anche di dovere e serenità.
    Estrasse una copia argentata del ricordo e la sparse sul ghiaccio come aveva fatto fin troppe volte col ragazzo e il suo seme, e anche con le lacrime, poi agitò la bacchetta "Muto" recitò, sciogliendo il tutto con la magia per mischiarlo "Canete Runae" recitò poi per provare ad infondere al nuovo liquido le caratteristiche che aveva pensato e sperimentato, sfruttando il ricordo come collante e provando ad elicitare le proprietà del ghiaccio "Muto" concluse infine, provando a generare una piccola gemma a forma di lacrima, che sperava potesse essere una copia discreta di quanto stava in quel momento osservando.
    RevelioGDR


    Ho posto molta enfasi sulla ricerca, che è parte comunque di Magiarcheologia.
    Mi sono inoltre basato su questo spunto con lo scopo di creare una lacrima d'inverno.

    Requisiti: 50 a tec; Tatuatore Runico (Rune II); Magipredone (Verde II); Oggettista Magico (Alc II)
     
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    Gli Snasi
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