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.Jessica WhitemoreNon disdegnava il lavoro sebbene stesse piuttosto bene economicamente e nella sua vita era spesso capitato che dovesse svolgere qualche lavoretto durante l'estate o i periodi di stacco dalla scuola, ma non le era mai capitato di lavorare in un posto come il Canto della Sirena.
Stando a quelle poche informazioni che il personale di Hidenstone le aveva fornito, il proprietario, Jonathan Baker aveva caldamente richiesto un od una tirocinante, quindi viste le tipologie di carriere così compatibili -alla fine, il predone era un auror solo più grezzo, con meno regole e senso morale- gli avevano affidato proprio la corvina, quindi per un mese e mezzo finite le lezioni, si era recata alla locanda per servizi di vario genere, anche se da essi -con suo sommo rammarico- era escluso quello più interessante, ovvero la puttana. Eh già. Ma in compenso, aveva imparato almeno una cinquantina di insulti e bestemmie molto originali e che non aveva proprio mai sentito, grazie agli avventori che erano così lontani dalla realtà londinese. Oltre a quello, si era sentita fare -ovviamente- diversi apprezzamenti, tanto da arrivare a pensare che se come auror, avesse fallito, avrebbe potuto chiedere a Baker di farsi assumere lì.
Insomma, dopo un mese e mezzo di -prevalentemente- servizi ai tavoli ed ammiccamenti a destra e manca, un giorno le arrivò un gufo nel quale lui le comunicava che quel giorno il punto d'incontro sarebbe stato diverso, optando per la baita di Munnin. Dovette ammettere che ci mise parecchio tempo a trovare la baita nonostante il suo ineccepibile senso dell'orientamento, forse perché...
Questi fottuti monti sono tutti uguali replicò alla protesta di Jonathan, consapevole di trovarsi sì davanti ad un uomo burbero che si faceva rispettare, ma comunque abbastanza rozzo nel modo di parlare e con il quale si permetteva qualche imprecazione in più rispetto che davanti ad un suo professore o all'auror capo di una squadra antiterrorismo. Osservò le armi affianco a lui, fermando lo sguardo soprattutto sull'ascia alta quasi quanto lei con una sorta di timore reverenziale e rispetto e, per la prima volta senza aver niente in bocca, tacque, ammirata.
Non avete i supermercati, su quest'isola...? Domandò a seguito della sua spiegazione, senza chiedersi se lui sapesse effettivamente cosa fossero i supermercati.
Beh sono molto aggressivi e territoriali, no? Suppongo che basti invadere il loro territorio per farli uscire allo scoperto annunciò, come se fosse la cosa più ovvia del mondo, anche se non era proprio così. So anche che sono immuni alla magia e sono belli grossi, ragion per cui bisogna andare armati di armi potenti... come la tua ed indicò l'ascia che di sicuro avrebbe potuto mozzare qualche testa con la stessa facilità con la quale il grissino spezzava il tonno nella pubblicità riomare. Mi stai dicendo che andremo a stanare qualche mostro pericoloso? L'eccitazione era palpabile, nel suo tono di voce.CODICE ROLE © dominionpf. -
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.Jessica WhitemoreSi sarebbe aspettata di dover ammazzare una creatura indubbiamente pericolosa con un'arma "normale" e non con un incantesimo? No di certo ma avrebbe dovuto supporlo, visto dove si trovava e visto chi era il suo tutor per quelle settimane. L'adrenalina scorreva potente in lei, quasi quanto l'ammirazione per quell'uomo che pareva privilegiare l'azione rispetto alla parola, oltre a sembrare davvero invincibile. Sorrise alla sua risposta, scuotendo la testa. Doveva immaginarselo che non aveva nessuna idea di che cosa fosse un supermercato, ma oramai era talmente immersa nel mondo babbano, che le veniva quasi naturale.
Okay, perciò devo semplicemente stanarne uno ed... ucciderlo. Si sincerò d'aver capito bene, dopodiché osservò le armi che lui le metteva a disposizione, soppesandole con lo sguardo, cercando quella che avrebbe fatto al caso suo. Indubbiamente si trovava d'accordo con Jonathan e non avrebbe scelto un'ascia, troppo pesante per lei che non aveva fatto della forza fisica, il suo cavallo di battaglia, compensando però con l'astuzia e l'ingegno, cosa che avrebbe dovuto fare anche quel giorno, checché ne dicesse lui.
Quindi i suoi occhi si puntarono su ciascuna arma, cercando di capire quale potesse essere meglio per lei, così come i punti forti e deboli di ciascuna. Alla fine, lo sguardo corvino si fermò su una spada lunga. Non era troppo grossa perciò sarebbe stata leggera e maneggevole, ma era anche abbastanza lunga perché non dovesse avvicinarsi al graphorn più di quanto fosse necessario, rischiando la vita un pochino meno. Leggera ma in grado di donarle l'agilità che le serviva. Come seconda arma, se lui non avesse avuto nulla in contrario, avrebbe scelto un pugnale affilato con il quale colpire nei punti scoperti dalla sua corazza, qualora ve ne fossero stati e ne avesse avuto l'occasione.
Era pronta e sorrise all'uomo, mostrando la propria scelta. Nonostante fosse più minuta rispetto ad altre armi, aveva proprio l'aria di essere denrisiana e sembrava anche parecchio robusta.
D'accordo... e se mi fa versi strani, ammazzo di più, ricevuto. Replicò, prima di addentrarsi nella direzione da lui indicata, spada stretta alla mano, pronta per ogni evenienza, mentre il pugnale era stretto nell'altra. Camminò per qualche minuto senza sentire alcun rumore che non fosse quello delle foglie che frusciavano al vento, stando attenta a non fare rumore con i bastoncini spezzati che incontrava a terra, piuttosto che foglie secche. Dopo circa cinque minuti di nulla assoluto, a scuotere la foresta rompendo il silenzio tombale, fu un verso che le fece accapponare la pelle. Purtroppo, non veniva da davanti a lei o di lato, ma da dietro... quindi con lentezza infinita, si girò. Fu un secondo che pareva non finire più, ma alla fine si trovò faccia a muso con qualcosa di estremamente mostruoso che fece preoccupare persino lei. Oh cazzo, che faccia da culo mormorò, sguainando la spada e non pensando nemmeno per un momento che l'essere volesse solo fare amicizia. Cosa, invero, del tutto irreale. Vabbè, se devo morire... morirò combattendo. Fatti sotto, mostro. E manco a dirlo, il graphorn parve caricare prima di spiccare una corsa rozza ma efficace, mirando dritto dritto al centro del suo petto con la testa corazzata. Porca puttana esalò, tuffandosi di lato ed evitando la bestia per un soffio, ma ora comprendendo a che cosa andasse incontro. Dai bestione, non mi fai paura... che saranno mai qualche centinaia di corna contro una spada ed un pugnale? Non ci credeva nemmeno lei, ma la speranza era l'ultima a morire... prima sarebbe morta Jess. Cosa che quasi successe poco dopo quando il bestione la caricò nuovamente, mancandola di un soffio e solo perché l'opale si sbilanciò a sinistra, ma poi si mise in posizione di guardia. Studiò velocemente il graphorn in cerca di un punto dove poter colpire, ma al momento gli venne in mente solo di accecarlo, ragion per cui la spada partì quasi alla cieca verso l'occhio sinistro, mentre il pugnale venne lanciato in quello destro. Se avesse funzionato, avrebbe ritratto la spada ed effettuato un balzo suicida per prendere il pugnale, sperando di non finire i suoi giorni così. Dopodiché avrebbe mirato alle zampe che sembravano le più deboli, bersagliandole. Forse qualcuno avrebbe potuto pensare che Jess si facesse qualche remora nell'uccidere una creatura... ed in effetti era così, ma in quel momento c'era in gioco la sua vita, non era solo un allenamento e non era certa che Jonathan sarebbe andato in suo soccorso, fosse servito.CODICE ROLE © dominionpf. -
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Tirocinio completato!
Jessica ottiene +1 Emp e +1 Cor il seguente quirk
Pe' caccià se usano le armi
Il tirocinio con Jonathan è servito per far migliorare Jessica nell'utilizzo delle armi bianche. Ottiene +1 se usa una daga o un pugnale contro una creatura, +2 se lo fa per ottenerne cibo
Jonathan ottiene +1 Cor.