Allenamento da Saiyan

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    Samuel Starosta

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    « There are three things all wise men fear: the sea in storm, a night with no moon, and the anger of a gentle man. »
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    Samuel era stato promosso auror da pochi mesi e fin da subito aveva notato come alla carta coloro che coprivano quel ruolo preferivano la pratica. Le missioni si erano moltiplicate e se da un lato lo spagnolo riconosceva come ciò fosse un bene, dall'altro aveva preso coscienza di come ci fosse ancora tanto altro da imparare. E diverse cose in cui migliorare.
    "Devo diventare più forte" Aveva ripetuto questa frase come un mantra. Erano sopravvissuti a una battaglia che li aveva visti fronteggiare un enorme licantropo ma, seppur guidati da quello che probabilmente era il secondo miglior auror dei nostri giorni - Alexander Olwen -, il gruppo si era trovato costretto alla ritirata.
    "Chissà cosa sarebbe successo se avessimo deciso di combattere" Samuel ricordava il branco di Licantropi come una dozzina di creature più grosse di un orso. Probabilmente, se il fato l'avesse assistito, sarebbe riuscito a mettere k.o. il più fiacco tra loro, ma non avrebbe avuto alcuna possibilità contro il resto del gruppo. "Forse concatenando i giusti incanti avanzati..." Il ragazzo si ritrovò a scuotere il capo "No... no, la chiesa sarebbe crollata e con questa anche lo statuto di segretezza".
    Gli occhi d'ardesia si persero nel manto di neve che lo aveva circondato. L'ex tirocinante ora indossa abiti pesanti adatti a far fronte al rigido clima - seppur vicini alla Primavera - dei picchi di Odino. Ai suoi piedi c'erano gli incredibili stivali Garlic Couture "Dovrei visitarlo di nuovo, prima o poi" E i fianchi, come anche le spalle, erano cinte da pesanti catenacci in ferro. Lo sguardo degli spettatori avrebbe potuto cogliere un enorme masso all'estremità di questi.
    Si, in modo similare a un allenamento di Dragonball, Samuel stava trascinando dietro di sé un pesante sasso per rinforzare i suoi muscoli. Tutti i bodybuilder del mondo avrebbero sconsigliato una tattica simile, ma nessuno di loro era mai riuscito a sconfiggere Freezer.
    «Oh, issa» Le gambe divennero fuoco puro e i muscoli si tesero per permettergli di avanzare. Le montagne di Denrise erano brutali, ma lo stesso poteva dirsi dei licantropi che avevano fronteggiato.

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    Thomas Richenford
     
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    Thomas Richenford
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    Licantropi. In America non c'erano tutti quei casini o comunque li tenevano ben nascosti e riuscivano anche a fronteggiarli in maniera dignitosa. Quell'esperienza, comunque, gli aveva fatto capire che doveva cominciarsi ad impegnare seriamente. Si era diventato un auror prima degli altri ed insieme a Samuel, solamente grazie al suo sangue freddo, ma non bastava coraggio e prontezza per essere anche vagamente come Alexander Olwen o comunque un bravo auror. Aveva deciso di allenarsi seriamente da quando aveva visto la stazza ma sopratutto da quando aveva capito che tutto quello era assurdamente reale e che un colpo mancato o fatto male sarebbe stato letale. A Londra andava sempre in palestra almeno un'oretta al giorno, ma quella mattina, visto e considerato che non doveva andare in ufficio, aveva deciso di infilarsi una bella tuta di pile ed andare tra i monti di Denrise. Quell'isola era rilassante e stressante al tempo stesso, si rendeva conto che li mutava sempre tutto e che ogni volta che cercava di imparare dei percorsi che aveva fatto in precedenza, si ritrovava ad esplorare altro, come se la foresta e di conseguenza i sentieri di quelle montagne cambiassero continuamente. Non c'era mai qualcosa di uguale in quella natura e sopratutto in quell'isola. Inoltre, aveva deciso di andare in quel posto proprio perchè voleva un pò staccare la spina un pò da tutto e da tutti. Ogni tanto gli era veramente necessario. Era un ragazzo socievole al quale piaceva stare sempre in compagnia,o almeno nel 90% dei casi, ma poi succedeva che doveva stare un giorno da solo quasi come se si volesse ricaricare le batterie. Si era messo dei semplici pesetti in torno alle caviglie ed intorno ai polsi e si era scaricato un'applicazione sul suo magifonino, niente di troppo trascendentale, anche perchè si stava anche levando il vizio di fumare e correre in quelle condizioni con salite e discese così marcate non era proprio una passeggiata di salute. Ma come al solito, dopo una bella corsa e dopo che non riusciva a stare più in silenzio ne da solo, il destino, karma, Freya o chi per lei, aveva deciso di donarle un regalo prezioso. Si fermò e sorrise. Alzò la mano e richiamò l'attenzione del ragazzo. Samuuuu! Si, era una persona espansiva e che si prendeva delle confidenze che nessuno, effettivamente gli dava, ma avevano passato capodanno insieme, erano oramai nella stessa squadra... insomma! Non poteva essere formale con lui. Si avvicinò e notò in quel momento il masso che si stava portando appresso. Alzò un sopracciglio. Ci vai veramente pensate! Aggiunse poi riflettendo se quell'allenamento potesse essere anche utile per lui e sentendosi una femminuccia per i suoi pesetti da appena due chili aggrappati alle sue caviglie ed ai suoi polsi!
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    Gli scarponi affondavano nella neve mentre i muscoli del ragazzo risuonavano sotto i pesanti abiti che stava indossando. Sentiva il petto bruciare, le natiche sul procinto di cedere e i polpacci supplicare pietà. Poi sentì anche altro. Una voce famigliare, e piacevole, che l'aveva accompagnato in situazioni difficili.
    «Oh? Hey!» Contro la volontà dello stesso Odino i cui venti gelidi avevano pietrificato il volto del giovane Auror, Samuel riuscì a piegare le labbra carnose in un sorriso. Le pupille si dilatarono e le spalle scivolarono verso il basso mentre lo spagnalo abbassava la guardia.
    Con Thomas c'era "cresciuto". Erano entrati in accademia più o meno nello stesso periodo ma Samuel non aveva mai avuto modo di rivolgere alcuna parola all'altro. Thomas sembrava determinato, carismatico e brillante; se il destino gli avesse posto un muro di ferro di fronte, l'americano non si sarebbe limitato a scavarlo, quanto più a trasformarlo in un'arma da usare contro il fato stesso.
    Lo spagnolo ne aveva avuto una prova sui cieli di Londra quando il quasi coetaneo era riuscito a fermare il soffio di un drago impedendo all'ignaro Samuel di allora di abbrustolirsi. O peggio. Aveva dimostrato lo stesso valore anche di fronte ai licantropi quando, dove molti altri avrebbero cercato di mettere in salvo la propria pelle, Thomas si era occupato di mettere in salvo Suor Agnes.
    «Fammi indovinare. Licantropi?» I denti tremavano e la mascella stava seguendo lo stesso moto, ma anche il dito - che andò giocosamente a indicare l'altro - non era da meno. «Beh, non credo che i metodi convenzionali ci permetteranno mai di raggiungere il livello di un licantropo» Ed era giusto così. Samuel, nel lato che stava mostrando, si trovava a suo agio con le regole altrui «Ma nessuno vieta di migliorare il più possibile».
    Le mani cinsero i pesanti catenacci sollevandoli con una facilità che aveva dell'improbabile. «Vuoi provarci?» Con un cenno del capo lo spagnolo andò a indicare il masso connesso alle catene. Era parecchio pesante, ma Thomas sarebbe riuscito a trascinarlo con la giusta motivazione. Chissà. Con un punto in Resistenza in più avrebbe persino potuto sbloccare la skill Resilienza magica.


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    Thomas Richenford
    Auror | 20 anni
    Ed eccolo li a parlare veramente per la prima volta con un suo collega di lavoro come se lo conoscesse da una vita. Era la sua peculiarità e sapeva che anche Samuel non era da meno. Alla fine avevano passato capodanno insieme ed in quella serata - sicuramente- erano successe cose che lui, in quel momento, non voleva neanche rivisitare nella sua mente. Alla fine non era una persona legata al passato e comunque sapeva che anche parlarne non sarebbe servito a niente. Sarebbe stato interessante chiedergli perchè conosceva quell'antipatica di Jessica, ma anche per quello, non gli sembrava veramente il momento. In realtà era molto incuriosito dal suo allenamento e dal suo modo di fare. Era anche curioso di sapere come riusciva ad essere sempre così performante. Sapeva che Samuel era un ragazzo attento e sopratutto pieno di abilità, che in realtà, lui neanche se le immaginava. Sicuramente avevano dei punti di forza diversi ma Thomas era una persona che amava imparare dagli altri ed alla quale non gli piaceva per niente essere presuntuoso. Se poteva prendere un pò del talento di Samuel e farlo proprio lo avrebbe fatto senza pensarci due volte. Oddio non meli nominare ti prego, ne ho fatto indigestione in quella chiesa! Ammise stringendosi nelle spalle e cercando di trattenere un brivido lungo la schiena. Cosa poteva farci? Alla fine aveva avuto davvero paura, specialmente nell'ultimo momento di tutta quella missione. Se solo lo avessero veramente voluto, sarebbero morti tutti quanti, anche la donna incinta! Si morse il labbro e cercò di scacciare una brutta immagine dalla sua testa. No, ma portremmo sicuramente provarci. Alla fine loro sono così perchè sono maledetti, poverini, noi possiamo sfruttare la nostra consapevolezza e coscienza. Anche se quelli che stavano li non mi sembravano tanto animaleschi... anzi! Fin troppo lucidi direi! Era bene sentire anche il punto di vista del ragazzo, sembrava comunque essere un ragazzo sveglio ed analitico, sentire la sua opinione non era una cosa così stupida. Poi sgranò appena gli occhi. Ok, vediamo! Ma se mi faccio tanto male portami al San Mungo e richiedi espressamente un medico donna ed anche carino! Era coglione sempre, non è che quella sua parte del carattere andasse in ferie! Si fece avanti fino a raggiungere Samuel e porgergli il piede. Come diavolo ti è venuta in mente questa cosa? Insomma è un allenamento abbastanza particolare anche se immagino che funzioni! E lo sguardo finì sul sedere del ragazzo. No, era seriamente senza pudore e vergogna. Non poteva farci niente.
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    «Ok, non te li nomino» Il capo dello spagnolo dondolò in segno d'assenso. «Ok, non ci riesco» La mano sinistra affondò nella chioma all'altezza della nuca. Il corpo era teso per il freddo ma i ricordi di quella giornata lo bombardarono di un calore improvviso. «Ma secondo te, se avessimo deciso di combattere, avremmo perso?» Il labbro inferiore vibrò per un secondo e lo sguardo d'ardesia si dilatò per legarsi a quello ben più deciso dell'altro, come a volerci trovare una risposta. «Forse abbiamo sbagliato. Forse dovevamo evitare di lanciare gli incanti più forti contro il primo licantropo» Aveva passato notti insonni a calcolare le singole variabili ma a quel sistema di incognite mancavano troppi termini noti per poter essere risolto. Thomas glieli avrebbe saputi offrire. Sembrava il tipo di persona che non avrebbe avuto problemi a farlo.
    «Hai ragione» Le forti mani dell'auror, animate dalla rabbia, strinsero le pesanti catene. «Non pensi che dovremmo fare qualcosa per loro?» Il capo si chinò verso destra. I denrisiani disdegnavano i licantropi perché, ai loro occhi, erano creature corrotte; esseri maledetti da evitare. I membri del ministero amavano definirsi più "civili di quegli isolani" ma dov'era questa civiltà quando le pozioni antilupo erano state tolte ai licantropi? «Secondo te potremmo fare qualcosa per loro?».
    Thomas sembrava un ragazzo pieno di sorprese e Samuel era certo che potesse nascondere un asso nella manica anche in quella situazione.
    Gli avrebbe dato il tempo di riflettere, ma nel mentre lo avrebbe aiutato per prepararsi a quell'allenamento da Sayan.
    I passi affondarono nella neve e Samuel si portò al fianco di Thomas. Gli occhi d'ardesia scivolarono sul corpo allenato del coetaneo «Ho due brutte notizie e una buona». Le labbra si arcuarono verso il basso «Siamo a Denrise e non potremmo smaterializzarci al San Mungo» Poi l'arco divenne un sorriso e quei canotti si tesero verso l'alto «Ma io sono un medimago discreto, non preoccuparti» La buona notizia venne consegnata, ora ne mancava solo una brutta «Ma non sono donna e neanche carino».
    L'americano avrebbe potuto notare le guance dello spagnolo tendere al rosa ma il capo avrebbe dondolato a destra e sinistra poco dopo. «L'ho visto in un anime... Devi rafforzare le spalle» Entrambi avevano un bel sedere, ma difficilmente questo gli sarebbe tornato utile con i licantropi.
    Samuel sarebbe dunque sorvolato sulla gamba dell'altro per poi tendere le braccia verso la sua direzione. Tra le mani teneva la pesante catena che il collega avrebbe potuto afferrare. Avrebbe anche aiutato l'altro a sistemarla lungo il busto e, una volta fatto ciò, gli avrebbe sussurrato un «Spingi» Si sarebbe poi inchinato per sfiorargli i polpacci «Come se ne dipendesse della vita delle persone che hai più care».

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    Thomas Richenford
    Auror | 20 anni
    Gli piaceva il suo lavoro perchè si ritrovava sempre a parlare con persone molto stimolanti, sempre alla sua altezza e forse, come nel caso del giovane Samuel, anche migliori di lui nel combattimento e nelle abilità. Thomas si era sicuramente sempre impegnato, ma aveva sempre cercato di evitare di essere il migliore in quanto non era presuntuoso e cercava di rimanere sempre umile. Non che non gli piacesse essere lodato e stare al centro dell'attezione, ma quella non era la sua più grande ambizione. Non era uno che stava al centro del mondo di qualcuno e spesso non spiccava neanche per lei sue doti. Invece, in Samuel, aveva visto un leader nato ed aveva visto come impegnandosi seriamente e con un pizzico di carisma riuscire a fare e dire sempre la cosa giusta. Quando disse prima che non glieli avrebbe nominati e poi però disse che non ci riusciva, Thomas fece un piccolo sogghigno. Doveva ammettere che parlare di quelle situazioni non era per niente male, avrebbero potuto imparare moltissime cose anche solamente discutendo di una determinata situazione come quella. Situazione complessa e che aveva messo a dura prova non solo le loro abilità ma sicuramente anche la loro mente e la loro tempra. Ascoltò prima la sua domanda e poi la sua considerazione. Rimase un minuto in silenzio per pensare, effettivamente a quello che avevano detto. Non lo so. Cioè, io credo che con la giusta strategia si possa vincere sempre. Non è solo una questione di fisicità, dove noi eramavo nettamente in svantaggio, ma anche una questione di intelligenza, passami il termine. Io credo che avremmo vinto perchè siamo un gruppo organizzato e credo anche che no, non avremmo dovuto essere così aggressivi con il primo licantropo. Credo anche che abbiamo peccato un pò di superbia. Abbiamo creduto che lui fosse solo, che quell'antipatica della suora centrasse qualcosa e che il sacerdote fosse uno di loro. Bene, forse questo l'ho pensato solamente io, ma abbiamo sbagliato in qualcosa. Su quello era convintissimo, già il fatto che non si erano presentati tutti insieme, per Thomas, era risultata una strategia al quanto sbagliata, poi c'era stato il fattore di chiedere tremila informazioni tutti insieme e senza un nesso logico, poi ancora avevano un licantropo con loro e non avevano sfruttato questo vantaggio e potenziale... insomma, Thomas era convinto che con la giusta strategia ed organizzazione non c'era niente che Alexander Olwen non potesse fare o vincere, ma avevano agito come auror e non come una squadra. Doveva dirlo? Gli sembrava una persona ragionevole ma sopratutto che avrebbe potuto dare un contributo, alla sua crescita di Auror, non indifferente. Siamo stati poco coordinati. Cioè abbiamo incatenato il licantropo e qualcuno poi ha sciolto le corde. Abbiamo agito in maniera efficiente ma solitaria. Siamo un gruppo, siamo una squadra, le nostre azioni dovrebbero essere complementari. Secondo me, avremmo perso perchè non abbiamo comunicato abbastanza e questo è uno svantaggio quando combattiamo insieme. Ecco lo aveva detto. Si avrebbero perso perchè i licantropi di fronte a loro avevano sicuramente un piano ben piantato in testa, loro invece no. E quando Samuel fece quella domanda, le parole di Antares gli tornarono in mente in paniera violenta. Erano davvero loro i buoni, oppure si nascondevano semplicemente dietro a delle divise e facevano finta di esserlo? Si morse il labbro violentemente e poi annuì allo spagnolo. Si, dovremmo farlo. Avremmo dovuto combattere perchè l'antilupo fosse dato gratuitamente ed in maniera anche periodica. I licantropi erano visibilmente incazzati neri e se addirittura si sentono al sicuro in un luogo sacro come una chiesa e con dei babbani, allora vuol dire che noi ed il ministero ha fallito miseramente in qualcosa! Lo disse con molta tristezza nella voce. Thomas non era solamente per la parità ma era anche, e sopratutto, per l'eguaglianza ma non intesa come: siamo tutti uguali, ma come un siamo tutti diversi e bisogna tutelare sempre le proprie diversità senza per forza condannare quelle degli altri. Era un filosofia abbastanza più grande anche di lui, ma cercava sempre di applicarla al meglio.
    Una volta che il ragazzo, comunque, gli passò le catene, lui sorrise a quel suo modo di allenarsi e sopratutto al fatto che comunque lo aveva visto in un anime, e si legò le catene alla vita anche se quando gli disse le tre notizie, le due cattive ed una buona scosse il capo. Sinceramente? Io ho sentito due buone notizie ed una cazzata e nello specifico: l'unica brutta notizia è che non possiamo smaterializzarci, e la cazzata è il fatto che non sei carino! Gli fece un occhiolino e gli diede una rapida occhiata, poi tornò a guardare le catene e seguì quelle che erano le sue indicazioni. Dio solo sapeva quanto, in quel preciso istante, stava davvero conoscendo dei muscoli del suo corpo che non pensava neanche avesse davvero. Minchia che forze che bisogna metterci!Disse seriamente prima di fare un altro passo. Non si aspettava che fosse così pesante come cosa. Adesso capisco perchè hai quelle braccia e spalle muscolose! Aggiunse facendo un altro piccolo passetto. Ecco di cosa parlava: sapeva che Samuel avrebbe migliorato, in qualche modo, il suo modo di vedere le cose. Adesso sicuramente si sarebbe impegnato per essere più forte e prestante.
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    Se Samuel avesse potuto leggere negli occhi di Thomas la consistenza delle sue riflessioni, si sarebbe trovato a dargli ancora più ragione. Il capo aveva preso a dondolare in segno d'assenso, ma a conti fatti l'avrebbe pensata allo stesso modo anche su tutto ciò che l'altro si stava tenendo per sé «In effetti».
    Forse si sarebbero dovuti presentare come un gruppo unico, compatto come un plotone. L'intervento alla chiesa era nato con lo scopo di informarsi su ciò che stesse succedendo, eppure che senso avrebbe avuto scoprire qualcosa se poi non fosse stato possibile condividerlo?
    L'errore di fondo era stata la mancanza di coordinazione, ma Samuel non avrebbe potuto fare altrimenti. Era stato nominato auror da poco e si ritrovava di fronte una sala giochi di cui non conosceva alcun macchinario. Sapeva quanto gli altri membri della squadra fossero in gamba, glielo aveva insegnato l'attacco a Liverpool e a Diagon Alley, eppure non aveva pensato neanche per un secondo quanto tutti loro condividessero un difetto: essere umani.
    L'umano è una creatura imperfetta che non potrebbe nulla contro un licantropo nel pieno delle forze, eppure erano gli umani a controllare il mondo e a dettare legge perché dalla loro avevano l'organizzazione. Privarsi di questa portò la squadra a tuffarsi in una missione sprovvisti della migliore tra le loro armi.
    "Abbiamo perso al ministero quando non siamo riusciti a tutelare l'essenza della stessa civiltà in cui crediamo: la parità dei diritti" Samuel si sentì incredibilmente vuoto, come se quel corpo non gli appartenesse, come il freddo fosse un ricordo lontano. "E abbiamo perso nella chiesa quando non siamo riusciti a mettere una pezza agli errori che ci hanno portato fin là" Se solo avesse avuto la saggezza di qualcun altro avrebbe potuto pensare a un piano, o se qualche dio l'avesse benedetto con il carisma del signor James avrebbe potuto risolvere il tutto a parole. Quell'incontro lo aveva portato a scoprire tante cose, e lui se le era fatta sfuggire come sabbia tra le dita.
    «Oh, grazie» La mano sinistra affondò ancora di più nei capelli dietro la nuca e un esercito di formiche gli scivolò tra la pelle e la carne per l'imbarazzo. «Anche tu lo sei» Era così che le persone si congratulavano tra loro?
    Ultimamente stava passando così tanto tempo con il signor James che considerarsi alla pari di qualcun altro gli sembra difficile come danzare sulla neve. «Mi alleno molto, ecco» In effetti il fisico dello spagnolo era stato scolpito dal tempo e dall'allenamento. «La furbizia non è il mio forte e me la cavo bene nei combattimenti per rimediare» Sussurrò mentre gli occhi d'ardesia scivolarono sulla forma dell'altro per osservare i muscoli gonfiarsi al di là del tessuto.
    Distolse lo sguardo poi per l'imbarazzo «Cosa ti ha spinto a scegliere questa carriera?». Alla domanda susseguì una pausa «Io ci penso a ogni allenamento e i pesi sembrano farsi più leggeri. La speranza fa scivolare via il dolore».

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    giphyscheda | thomas richenford | statistiche

    Da quando aveva cominciato a fare le missioni, Thomas era diventato più saggio e sopratutto aveva imparato che da solo non avrebbe mai fatto assolutamente niente. Aveva imparato che se non comunicava con i suoi compagni poteva morire e che i criminali non erano degli stupidi, ma anzi erano persone fin troppo intelligenti e fin troppo astute. Aveva sempre avuto una visione troppo romanzata della vita e dei famosi cattivi, si era visto veramente troppi film della Marvel ed aveva sempre pensato che, alla fine di tutto, gli eroi erano sempre dalla parte del giusto ed avrebbero sempre trionfato sul male. Aprenscindere da tutto e a prescindere da qualsiasi circostanza. Poi c'era la realtà. La realtà dei fatti era che Thomas aveva visto persone morire come mosche, aveva visto i suoi compagni feriti ed aveva visto la sua stessa vita scivolare per niente in qualcosa di molto più grande di lui. Era una persona sincera, spontanea e sicuramente una persona che non riusciva a tenersi quello che pensava davvero dentro. non aveva paura del giudizio degli altri anche se con Samuel, era un pò più "timido" in quanto lavoravano insieme e non voleva essere troppo diretto, scortese o comunque saccente, ma aveva capito che il ragazzo era tranquillo e comunque erano stati nella stessa accademia nello stesso momento. Insomma doveva essere tranquilla la situazione. Si morse il labbro vedendolo pensieroso. Ho detto qualcosa che non va? Non pensi che dovremmo comunicare di più ed allenarci più come squadra e non come singoli soggetti che all'occorrenza si assemblano? Chiese poi seriamente prima di strinsersi nelle spalle. Insomma non aveva detto niente e Thomas voleva sapere comunque cosa gli dicesse la testa. Insomma, bisognava ascoltare ed imparare dagli errori e dai consigli degli altri e Thomas era intenzionato a diventare un caposquadra come Xander il prima possibile. Ridacchiò per quello che disse sulla sua furbizia e scosse il capo. Sei un bravissimo stratega! Non hai solo i muscoli e comunque sono sicuro che te la cavi alla grande in generale! Quel "in generale" era un'allusione anche ad altro, ma proprio non ce la faceva a tenere il sesso lontano dai suoi discorsi. Si, forse avrebbe dovuto smetterla di guardarsi porno e scopare in giro con qualsiasi tipo di persona che glielo proponesse. Si morse ancora il labbro e poi si strinse nelle spalle. Ecco quella domanda era interessante. Da quando sono uscito da ilvermorny non ho fatto altro che seguire le imprese del nostro caposquadra. Alexander Olwen mi ha fatto sognare, è capace, competente, sa fare sempre la cosa giusta ed è integro moralmente. Non ho mai ammirato nessuno come ammiro lui e credo che gli auror possano fare la differenza nel mondo. Non mi sono mai piaciute le ingiustizie ed ho sempre pensato che chi ha il coraggio, la forza ed il carattere giusto, debba mettersi al servizio di chi fa più fatica, ed inoltre credo che ci sia ancora del buono in questo modo per cui vale la pena combattere. Inoltre... Si fermò un attimo a parlare in quanto cominciava ad avere il fiato corto. Cavolo era un allenamento veramente estenuante e poteva seriamente dire che gli bruciavano dei muscoli che non sapeva neanche avere. Ho subito delle ingiustizie da bambino e non voglio che ricapitino a nessuno. E forse era quella la vera motivazione per la scelta che aveva preso. Tu invece? Perchè sei diventato un auror? Chiese di rimando e riprendendo a trascinarsi quella palla di ferro enorme e super pesante. Sarebbe morto una volta a casa e si sarebbe mangiato un vitello intero, ne era sicuro.

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    «Si si» Il ragazzo scuote il capo in segno d'assenso. Aveva deciso di tenersi per sé le sue riflessioni, forse per paura o per dare un tacito consenso, ma ora che è chiamato a parlare non esita a farlo. «Sai, a me piace molto la natura» Il capo ruota e gli occhi d'ardesia scivolano sulle forme della montagna cogliendone la forma. Denrise era la massima espressione di quello a cui sta pensando «In molti pensano che il lupo sia pericoloso perché ha una mascella tanto potente da spezzare le ossa, e arti tanto veloci da recuperare ogni preda». La lingua schiocca e il capo dondola a destra e sinistra «Si sbagliano. La forza del lupo sta nel branco».
    Gli anelli d'ardesia ricercano quelli castani dell'altro «Gli auror hanno artigli e zanne, nessun mago al ministero può competere per forza o velocità. Eppure, se non c'è un branco, non c'è... beh... hai capito». La chiude così, con una metafora e un sorriso quanto più genuino possibile.
    L'imbarazzo scioglie quel telo di sicurezza che ha avvolto, almeno per qualche secondo, il volto dello spagnolo. Al complimento di Thomas le guance si fanno ancora più rosee, ma ciò potrebbe essere imputabile anche alla temperatura. Lo stesso poteva dirsi del seguente balbettio «Io? Io... Io ragione come gli animali. Cioè, non proprio, cerco di comprendere come un animale affronterebbe una situazione simile e faccio lo stesso». L'indice scivola sulla mascella squadrata «Tipo con i draghi. Le gabbie erano l'alveare e mi sono limitato a suggerire agli auror che erano con noi di attaccare gli intrusi perché il miele non doveva essere rubato». C'è una scintilla nel suo sguardo «Sai, le vespe mandarinie asiatiche sono formidabili. Trenta di loro attaccano un alveare e lo fanno a pezzi in una questione di ore. Una di loro può uccidere fino a 40 api al minuto!». Il pensiero è macabro ma c'è gioia nel volto del ragazzo, forse anche allegria «E sai cosa fanno le api? Si uniscono e circondano le singole vespe. Poi iniziano a vibrare alzando la loro temperatura. Arrivati ai 46° friggono la vespa. Non è stupendo?».
    Poi ascolta con ancora più felicità le parole dell'altro. Scuote il capo in segno di assenso mentre Thomas parla di Olwen e sorride nel sentir parlare di integrità morale. Dunque un velo d'ombra gli si stende sul volto quando scopre le motivazioni dell'altro.
    «Stesso motivo» Il suo passato è macabro e il sorriso si regge a fatica. Lo spagnolo porta ancora sulla schiena i segni della sua infanzia ma preferisce non parlarne. «Ero indeciso se avvicinarmi all'ufficio per l'applicazione della magia o fare altrimenti. Siccome il mio fisico è più svilupappato della mia mente, ho optato per la carriera da auror» Alza le mani subito dopo «Non che gli auror non abbiano bisogno della mente, eh».
    Deglutisce per cercare un appiglio che gli permetta di cambiare argomento. Gli occhi scivolano sulle forme dell'altro notando l'addome contrarsi al ritmo dei respiri «Hai bisogno di una pausa? Posso aiutarti in qualcosa?».

    «Parlato»
    "Pensato"
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    Samuel
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    NOT ALL THOSE WHO WANDER ARE LOST
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    giphyscheda | thomas richenford | statistiche

    Cercava sempre di essere unapersona sincera con tutti e dire il suo pensiero solamente quando gli veniva richieto. Almeno era il suo modo di agire quando era in servizio o comunque con altri auror. Thomas era una persona sempre spontanea e tendeva comunque ad osservare quello che aveva intorno. Gli piaceva capire le sensazini e i movimenti delle persone che gli stavano vicino ed era anche convinto che saper osservare e saper essere una persona attenta ai bisogni, ma soprattutto, ai comportamenti degli altri, era indispensabile per sconfiggerli se fossero stati dei nemici e aiutare se fossero stati dei suoi amici. Insomma era qualcosa di incredibilmente essenziale per come la pensava lui e di conseguenza, i suoi occhi erano ben fissi sul corpo e sui movimenti del ragazzo. C'era sicuramente qualcosa che non voleva dire ma Thomas non lo avrebbe forzato a fare niente contro la sua volontà, ma quando anche lui disse quelle parole, non fece altro che sorridere ed annuire. Ecco, allora avevano avuto la stessa percezione. Forse aavrebbe dovuto parlarne davvero con Xander? Insomma non era sicuramente la persona migliore ad accettare le critiche, ma quella non lo era affatto nei suoi confronti era più un:noi poveri stupidi non riusciamo a tenere il tuo passo, quindi ti prego, aiutaci a rimanere uniti e combattere meglio, o grande ed immenso Alexander! Anche perchè detto da Thomas non poteva essere in nessun caso una critica al suo idolo e beniamino. Ascoltò il suo discorso sulle api e sulle vespre. Ecco quello fu un pò inquietante ed allo stesso tempo molto interessante. Chissà come faceva a sapere tutte quelle cose! Ma comunque non disse niente. Era qualcosa di assurdamente vero. Dovevano sicuramente essere molto più compatti o la prossima volta qualcuno ci sarebbe rimasto per davvero in una missione. Il discorso virò e quando lui rispose con un secco "stesso motivo", Thoma si rese conto che forse c'era sempre qualcuno che stava messo peggio di lui e che forse doveva essere più comprensivo ed attento quando parlava con quel ragazzo. Gli sorrise, a prescindere e poi cercò anche di non cacciare unpolmone sentendo non solo tutti i muscoli del corpo ben contratti, ma anche un patina di sudore lungo tutto il suo corpo ed una gocciolina che scendeva lungo la sua tempia che gli faceva solletico. Hai fatto bene a diventare auror. Avremmo perso un ottimo membro se avessi scelto l'altro ufficio e comunque non dobbiamo essere super intelligenti, ma proattivi! Quindi... Si fermò un attimo e cercò di riprendere fiato. Poi annuì alle parole del ragazzo. Ti giuro voglio morire. Ma lo fai tutti i giorni? Chiese poi slegandosi la cintura da intorno alla vita e poi abbandonandosi a quattro di bastoni sul terriccio di Denrise. Ecco, doveva veramente riprendersi anche perchè sentiva tutti gli addominali bruciare.

    Revelio GdR

     
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    Samuel Starosta

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    « There are three things all wise men fear: the sea in storm, a night with no moon, and the anger of a gentle man. »
    [Scheda][Statistiche]

    Persone come Olwen o Richenford non avevano bisogno di una bussola, troppo dotate di intuito e ottimo istinto per perdersi di fronte al primo degli scogli. Per lo Starosta era diverso. Dove Thomas era una roccia, lo spagnolo era una piuma. Bastava una folata di vento per portarlo altrove, e per sollevarlo dei propri pensieri.
    Di fronte a un ostacolo sarebbe potuto rimanere ore a osservare, o a tentare di ragionare; l'unico risultato sarebbe stata l'assenza di progressi. Samuel aveva bisogno di una guida come una piuma ha bisogno di una spinta per avanzare, librarsi, e spiccare il volo.
    Se da un punto di vista etico, morale, e sociale aveva annesso a questo compito la "legge" e i suoi dettami, diventando auror e non membro dell'ufficio d'applicazione; per tutto il resto aveva deciso di rifarsi alla natura. Agli occhi dell'ex ametrino, cresciuto nella sacra scuola di Castelobruxo, gli schemi secolari proposti dal mondo che lo circondava potevano, e dovevano, essere ripresi per tutto.
    In un gruppo si sarebbe rifatto all'Alpha per seguirne gli ordini e qualora si fosse trovato di fronte a un pericolo avrebbe mostrato le zanne.
    Era per questo che ne sapeva così tanto di piante e natura. Per lui quel mondo era ciò che per un astornomo era il cielo: una guida e una direzione da seguire.
    «Anche tu sei un bel membro» Sorrise di rimando al collega per arrossire poco dopo in una manciata di secondi. Gli occhi d'ardesia virarono verso il panorama che solo i Picchi di Odino avrebbero potuto offrire e, avendo dato le spalle all'altro, ne approfittò per prendere una boccata d'aria.
    Il freddo gli scivolò nei polmoni e quando fu pronto l'attenzione tornò sul moro. «Solo quando ho tempo libero, a dirla tutta» La mano scivolò nella zazzera di capelli e la palpebra sinistra si socchiuse appena. «Staccato da lavoro, o mi dedico alla magibiologia o all'allenamento» Della seconda aveva detto molto, e i muscoli tesi sotto le sue vesti avevano completato il discorso, ma della prima non aggiunse altro. Prendersi cura delle piante o di piccoli esseri viventi non solo lo faceva sentire realizzato, ma era anche un modo perfetto per sviluppare le sue abilità manuali.
    Fu scrocchiandosi le dita che notò i rivoli di sudore sul volto del collega. Era proprio un peccato che un volto così perfetto fosse rigato in quel modo. «Comunque forse per oggi può bastare» La mano si cullò sulla spalla di Thomas e un sorriso genuino illuminò il volto di Samuel «Forse possiamo scendere a valle, magari troviamo qualche luogo in cui riposarci. Per oggi hai dato abbastanza».

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    Unstoppable @ Sia - @ This is acting
     
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    giphyscheda | thomas richenford | statistiche

    Il fatto era che Thomas aveva semprea vuto tutto molto chiaro nella sua vita, aveva sempre avuto il suo obiettivo e forse quello era merito e dannazione della sua stessa madre. Le violenze subite da bambino lo avevano portato a diventare una persona socievole, solare, protettiva, e diffidente allo stesso modo. Si rendeva conto di riuscire ad essere sempre tutto e delle volte assolutamente niente. Era una persona che si interessava agli altri ed al benessere con gli altri, ma delle volte si perdeva nel suo mondo cadendo in una spirale intensa di completa depressione. Era una persona con dei picchi di felicità intensi e dei picchi allucinanti di depressione ma comunque aveva sempre la sua direzione. Direzione che comunque aveva ben intrapreso e svolgeva sempre nel migliore dei modi. Tirando quell'immensa pietra stava cercando di andare verso il suo limite più estremo, ma quando il ragazzo parlò e gli disse che anche lui era un ottimo membro, Thomas non fece altro che mollare tutto e riprendere fiato. Era inutile dire che ce la poteva ancora fare, era inutile sforzarsi così tanto per arrivare la sera a non riuscire neanche a muovere un muscolo, ed era altretanto inutile fingere una resistenza che non aveva con un suo collega di cui comunque aveva veramente molta stima. Sorrise ancora al ragazzo e lo ascoltò interessato asciugandosi la fronte con il dorso del braccio e fermandosi su di una piccola pietra per sedersi un attimo. Oh! Interessante come cosa! Io invece vorrei diventare davvero bravo con le arti mentali, mi sono sempre piaciute ed ho sempre trovato molto utile capire effettivamente come sono le persone per riuscire a fargli fare qualcosa che voglio io! Ovviamente non qualcosa di brutto, ma comunque... Si rendeva conto che così dicendo poteva sembrare qualcosa di diabolico, ma no, non era quello il suo intento anche perchè gli si leggeva in faccia che non era in grado di essere cattivo, figurarsi diabolico! Annuì alla proposta del ragazzo
    e lo seguì ovunque lui volesse per rilassarsi e riposarsi. Guidami, sono nelle tue mani!Il che poteva essere davvero pericoloso, ma comunque, i due ragazzi arrivarono a valle e davvero si rilassarono un pò chiacchierando e conoscendosi ancora un pò meglio. Ogni tanto una chiacchierata ed una passeggiata tra amici era la cosa migliore che si potesse fare per svuotare la mente e rigenerare il proprio corpo.

    Revelio GdR

     
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