L'evocazione non è per tutti

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    Andrè De Long-Prée
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    Andrè aveva passato serate intere a meditare sul da farsi, aveva persino chiesto aiuto alle proprie divinità propizie, ma proprio non aveva alcuna idea riguardo al perché quell’Ifrit avesse usato i propri poteri per aiutarlo. Sapeva di averlo evocato in un momento di pura necessità, e a quel punto il docente non sapeva cosa fare: doveva evocarlo nuovamente per tentare di stringere un patto e di arrivare a un accordo con lui, oppure doveva unicamente lasciar correre, senza rivolgersi più a quella figura. Indubbiamente si mise a riflettere a lungo sul da farsi, decidendo infine di tentare una comunicazione con quell’essere che era riuscito a salvarlo dalle grinfie di quella pazza che lo aveva imprigionato.
    Dopo aver spostato un po’ di banchi in aula ed essersi assicurato di aver chiuso la porta, così da non essere disturbato da nessuno durante quella pratica, il professore si inginocchiò a terra per iniziare a disegnare un cerchio di sale dalle dimensioni modeste, quelle che lui riteneva adatte per accogliere uno spirito di quel tipo. Si chiuse per bene la vestaglia nera di seta, così da non lasciare il proprio corpo eccessivamente scoperto, e subito dopo aver disegnato quel cerchio iniziò a circondarlo con le rune Thurisaz e Isaz, alternandole tra loro, con uno scopo ben preciso: la prima runa avrebbe fornito una solida protezione contro eventuali attacchi da parte dell’Ifrit, e con il suo significato secondario di ‘spina’ avrebbe potuto arrecargli dei danni qualora avesse cercato di ribellarsi; la seconda runa, invece, avrebbe conferito una maggiore stabilità alla protezione stessa, dando quindi la possibilità ad Andrè di interagire liberamente con quello spirito. Non conosceva molto bene le intenzioni o il carattere di quell’essere, motivazione per la quale era sempre molto importante avere il giusto grado di precauzione, così come aveva insegnato a tutti gli studenti dal primo anno di studi fino all’ultimo. La magia psichica e divinatoria, se non controllata, diventava davvero qualcosa di incredibilmente distruttivo, ed Andrè sapeva bene che quella sera avrebbe dovuto usare tutte le proprie energie per tenere sotto controllo quell’entità.
    Adesso iniziava la fase vitale di quella invocazione a tutti gli effetti: una volta tornato in piedi ed essersi portato le mani alle tempie, il docente di divinazione avrebbe iniziato a liberare la propria mente, concentrando per bene le proprie energie psichiche. Avrebbe quindi immaginato il fluire della propria energia magica iniziare a scorrere lentamente all’interno del corpo, quasi come se volesse in tutti i modi controllare l’interezza di quel flusso psichico di color fucsia brillante, tipico dell’energia mentale. Inizialmente avrebbe iniziato ad attingere la concentrazione dal silenzio che lo circondava, focalizzandosi successivamente su quell’assenza di rumori per focalizzare la propria energia all’interno di una sfera mentale che si era immaginato, costruendola all’interno di quel cerchio che aveva disegnato prima. Dopo aver immaginato quella sfera, avrebbe iniziato ad invocare il nome di quell’essere che tanto voleva incontrare, senza alcuna paura, chiedendogli di palesarsi una volta per tutte. “O Ifrit che mi hai salvato, io ti chiedo di palesarti. Io ti prego di mostrarti a me. Vieni a me, O Ifrit.” E, chiaramente, avrebbe ripetuto quelle parole con lo stesso tono e la stessa cadenza per tutte le volte necessarie, sino a quando finalmente i suoi sforzi non furono accolti, facendo comparire in quella sfera mentale da lui immaginata la tanto agognata fiammella: era entrato in contatto con uno spirito, ora doveva essere solamente lui a mostrarsi fisicamente. “Ti prego, mostrati a me. Fammi vedere la tua forma reale.”
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    Giocare con gli spiriti era pericoloso, evocarli anche peggio e tra tutte le categorie di spiriti, forse i genii erano i peggiori. Non doveva dunque stupire nessuno che Andrè, nonostante fosse stato salvato dallo spirito con un focoso bacio, avesse tanto titubato nel richiamarlo e alla fine, avesse scelto di innalzare potenti barriere.
    Usò il sale, come suggerivano tutti i manuali, da quelli del divinatore a quelli di Ensor, passando per quelli di Supernatural e pure di mia nonna (?), ma poi decise di aggiungere un tocco ben più magico, servendosi di incanti grafici (vero Andrè?) allo scopo di tracciare due precise rune, ripetute per tutto il perimetro, allo scopo di contenere e, perché no, domare il jinn.
    Le rune apparirono con precisione, segnando il limite oltre il quale ciò che lui avesse evocato, anche per errore, non sarebbe putto andare, al che non rimase al ragazzo che chiudere la propria vestaglia e concentrarsi, accedere al piano astrale e richiamare colui che era già giunto al suo cospetto una volta, con ben meno cerimonie.
    Non ci volle molto perché qualcosa accadesse. Dapprima il caldo delle sabbie desertiche ricoprì il corpo di André fino alla sua anima; non era una sensazione particolarmente piacevole, eppure era così potente da far sentire il ragazzo parte dello stesso deserto, ed altrettanto invincibile e letale. Nel mentre il ragazzo sperimentava essere parte della natura selvaggia, una fiammella apparve al centro del cerchio: era un fuoco fatuo, traslucido, che aveva lo stesso calore del deserto. Era vivace, ardente, quasi esplosiva, a tratti quasi seducente, al punto da ricordare vividamente il bacio ricevuto dallo spirito.
    Fu dunque senza dubbi che il ragazzo chiese alla fiammella di mostrasi nella sua vera forma, e non se lo fece ripetere una seconda volta.
    Il caldo desertico lasciò il corpo del ragazzo, come buona parte della sua magia, letteralmente arsa dalla fiamma, che divenne presto una colonna ardente, che illuminò la stanza rendendo per alcuni secondi ogni cosa dello stesso colore dell'oro. La fiamma dorata lentamente iniziò a vorticare e placarsi assumendo sempre di più le sembianze di un essere umano.
    "Alla fine mi hai chiamato" il genio aveva assunto un aspetto materiale umano; dimostrava una trentina di anni, aveva un fisico massiccio, statuario, coperto di neri tatuaggi ben evidenti anche sotto il petto villoso e le braccia pelose, indicavano fiamme, iscrizioni e simboli arabi. Non copriva in alcun modo il suo petto e le sue braccia, mentre inferiormente indossava dei pantaloni neri in pelle e degli anfibi.
    "Cominciavo a credere ti fossi dimenticato di me" André poteva avere forti dubbi che quello fosse il suo corpo, ma del resto gli ifrit erano soliti manifestarsi come uomini potenti e maliziosi, e lui incarnava perfettamente tutto ciò: il viso era bello, profondamente arabico e corroso dal sole; la barba e il pizzetto erano ben curati, così come lo erano i suoi lunghi rasta. Il suo sorriso, malizioso, era candido come la neve e non era la cosa più brillante nella stanza, solo perché sovrastato dai suoi occhi: profondi, neri come la notte, ma incandescenti, quasi sotto di essi vi fosse una brace pronta ad esplodere.
    "Siamo molto lontani da Dubai..." lo spirito si guardò attorno, cercando di comprendere ove si trovasse; notò i banchi, le sedie, le pareti in pietra, poi riportò gli occhi ardenti sul ragazzo "E anche se ora possiedo un corpo materiale pare non possa ancora toccarti"
    Fece un passo in direzione del divinatore, dunque estese la mano, finché la barriera non reagì un una certa violenza al suo tentativo di fuga. Lampi cerulei per alcuni istanti riverberarono per la stanza, finché lo spirito non ritirò l'arto "E' così che ringrazi chi ti ha salvato la vita?" chiese lui, serio, senza alcuna malizia, sollevando la mano destra, le cui nocche erano ora coperte da gelida brina, certamente opera della combinazione runica, particolarmente avversa al jinn.
    "Dovresti sapere che noi Jinn non apprezziamo essere imprigionati" disse infine, incrociando le braccia fino a gonfiare i muscoli del petto, per poi osservare André piuttosto infastidito, in attesa di una sua parola o, ancora meglio, un sua mossa.
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    Barriera; d20: 12+5+4

    Evocazione; d20: 19+7+4

    Umore; d20: 16+9-8mesi
     
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    Andrè De Long-Prée
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    La sensazione che Andrè provò nei primi istanti in cui l’Ifrit stava iniziando ad instaurare il suo collegamento fu quella del caldo deserto, ambientazione nella quale aveva mentalmente incontrato quello spirito prima di allora. Ricordava quel bacio focoso, quella sensazione di fiamma ardere dentro di lui, motivazione per la quale il ragazzo accennò un lieve sospiro dovuto proprio a quello stesso fuoco che aveva dentro.
    Era vero, Andrè non aveva contattato quello spirito fino a quel momento perché in qualche modo aveva paura di una sua possibile reazione, o comunque aveva paura che i propri poteri non fossero sufficientemente potenti per contenere uno spirito di quella tipologia. Sapeva benissimo che i geni non erano tra gli spiriti più amabili, e sapeva ancor meglio quanto odiassero sentirsi in gabbia, ma era sicuro che avrebbe spiegato la propria posizione a quell’essere in maniera del tutto tranquilla, sperando che lui in qualche modo potesse capire. Si passò una mano nei capelli prima di vederlo apparire in tutta la sua bellezza ed il suo essere così particolarmente malizioso, sebbene sapesse perfettamente che quella era una tipica forma assunta da spiriti di quella tipologia. Lo vide palesarsi ed immediatamente gli rivolse un sorriso molto sincero, quasi come se volesse mostrargli il proprio lato più vero. “Ma ciao.” E, dopo quelle parole, il sorriso venne mantenuto tranquillamente nei suoi confronti, avvicinandosi appena al cerchio nel quale era contenuto. “Ho avuto molto da fare, e poi… beh, ci ho riflettuto molto.” E lo disse con estrema tranquillità, con voce decisa, così da non mostrare minimamente insicurezza. Sperava che lui apprezzasse la sincerità con la quale stava parlando e che potesse in qualche modo convenire con lui in qualche modo, e difatti subito dopo il ragazzo avrebbe provato a parlargli. “Non potrei mai dimenticarti, dopotutto mi hai salvato la vita. E sai benissimo che te ne sono grato, altrimenti non avrei cercato di evocarti, no?” E terminò quella frase con un sorriso.
    Osservò successivamente quello spirito avvicinarsi, andando a scontrarsi contro quella barriera che aveva innalzato, costringendo Andrè ad abbassare appena lo sguardo così da non essere abbagliato da quel lampo azzurro. Respirò lentamente, soprattutto ascoltando le parole che il Jinn aveva iniziato a proferire, accennando un lieve movimento della testa come a voler acconsentire alle parole che gli aveva appena pronunciato. “Lo so che non è un bel modo di ringraziarti, e so anche che non è assolutamente bello sentirsi imprigionati. Ma non è assolutamente per voler incastrare te, piuttosto è perché ho semplicemente voluto proteggermi da ogni evenienza.” E lo disse con voce tranquilla, cercando di spiegarsi nel miglior modo possibile, aggiungendo poi delle precisazioni ulteriori. “Io ti sono riconoscente, e ti ho evocato perché vorrei davvero avere a che fare con te. Questa barriera serve solamente per evitare che tutto sfoci in qualcosa di meno consono, e sai meglio di me che voi Jinn avete poteri molto vasti e pericolosi. Ti rispetto, tanto.” E glielo disse con un sorriso, avvicinandosi appena a lui e guardandogli il corpo che era ovviamente appetitoso, passandosi poi una mano tra i capelli e inarcando appena un fianco. Gli rimane davanti, senza avvicinarsi ulteriormente, cercando di osservare la sua reazione e sperando che non la prendesse troppo a male. “Davvero, non voglio imprigionarti, è una mera precauzione.”
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    Gli Ifrit, come tutti i Jinn erano forza della natura assoluta: erano malizia, erano potere, erano caos, erano pericolo. Non amavano essere domati, così come non amavano che chi avevano intorno si sentisse davvero al sicuro: erano nel loro profondo dei demoni, sicuramente con un codice etico e anche rigido, ma comunque demoni egocentrici.
    Fu soddisfacente per l'Ifrit vedere André sospirare al percepire il potere del deserto, il suo deserto: che fosse per passione, desiderio, piacere o nostalgia a lui non interessava, ciò che contava era il fatto che non gli fosse indifferente. L'indifferenza lo indisponeva, e molto, non a caso, nonostante tutto, la sua venuta fu con una frecciatina, del resto erano lontani da Dubai, sia nel tempo sia nello spazio.
    Il saluto di André, oltre la barriera, fu molto informale e cordiale. L'Ifrit ascoltò le sue motivazioni e levò il mento al sentirsi dire come l'altro gli dovesse la vita e per questo gli fosse grato "Mi hai evocato per ringraziarmi, Andrè?" chiese lui, inclinando un sorriso piuttosto divertito e incrociando poi le braccia, forse un po' scettico sul suo argomentare, specialmente perché il suo concetto di ringraziamento era un po' lontano dall'interagire attraverso una barriera glaciale.
    La testò, sia per vedere la forza di André, che per mostrarla al divinatore stesso. Dopo un lampo di luce azzurra mostrò il gelo della sua prudenza lui stesso "Meno consono?" chiese lui, molto divertito da quell'espressione, finendo per l'appoggiare gli avambracci e la fronte contro la barriera.
    Un lampo azzurro si diffuse per farsi poi più tenue, nel mentre André avanzava nella sua teoria "Tu lo chiami rispetto. Io lo chiamo paura." gli avambracci dell'essere erano ormai coperti di ghiaccio, così come parte della sua fronte, del resto, ogni volta che parlava, il suo alito si condensava. Non doveva essere piacevole, a giudicare dalla sua espressione, tesa, eppure sembrava non voler cedere.
    "Se vuoi avere a che fare con me André, qualche rischio lo devi correre" gli fece notare, puntando le sue ardenti iridi sull'altro, nel mentre il divinatore si perdeva nel suo corpo scultoreo, cosa che ovviamente lo compiacque: tutto tranne l'indifferenza si era detto no? "I nostri poteri sono grandi quanto la nostra magnanimità. E io già una volta ti ho dimostrato la mia buonafede. Ora sta a te, evocatore..." e solo a quel punto si staccò, emettendo un gemito di dolore, osservandosi poi le braccia, chiaramente ustionate da quella gelida barriera, per quanto a lui non sembrasse poi importargliene molto: si liberò con le mani dalla brina, tornando poi fieramente ad affrontare il danzatore.
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    A te se liberarlo o avviare direttamente la trattativa.

    Percezione Emotiva Ifrit; d20: 5+10-7
     
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    Vedere l’Ifrit comportarsi in quel modo era chiaramente difficile per una persona come Andrè, quindi estremamente motiva ed empatica. Non amava vedere gli altri soffrire, e sapeva bene che le condizioni in cui aveva posto quel demone erano a lui decisamente avverse, ma in ogni caso Andrè avrebbe dovuto mantenere la lucidità. Gli Ifrit erano creature maliziose, talvolta maligne quanto magnanime, quindi non poteva correre il rischio di mettere in pericolo tutti gli studenti per un suo capriccio. Si passò infine una mano nei capelli, andando successivamente a sfarfallare le proprie ciglia con movenze molto eleganti, tornando a guardare quell’uomo dall’aspetto caliente e desertico. “Non voglio che tu ti faccia del male sbattendo contro la barriera. L’ho eretta per varie ragioni, forse anche per paura, ma di certo non per tenerti in trappola.” Si fermò per qualche istante, rimanendo sempre fermo con la voce, volendo a tutti i costi trasmettere la propria sincerità a quel demone dalla mente maliziosa. “E poi, sono in una scuola, non metterei mai in pericolo i miei studenti. Chi vuole toccarli, deve prima passare sul mio cadavere.” Ed accennò infine un sorriso verso l’Ifrit, non con senso di sfida, ma per mostrare che effettivamente era fermo sulle sue decisioni e che per la durata della trattativa lo avrebbe lasciato lì dentro.
    Fece un passo in avanti, sino ad arrivare davanti a lui, così da poter instaurare un contatto visivo più intenso. A quel punto, Andrè avrebbe cercato di avviare una trattativa con lui, sperando in qualche modo di poter ottenere un vantaggio in alcune situazioni. “Vorrei fare un patto con te. Alla fine, ti farò tornare da dove sei venuto, così che potrai tranquillamente viaggiare nei vari piani di esistenza, quindi non ti terrò imprigionato in questa gabbia, tantomeno nel piano terreno.” E si fermò per qualche istante, portandosi le mani dietro il corpo, per poi sfarfallare appena con le ciglia lunghe e ben pettinate, quasi in maniera del tutto ossessiva. “Cosa puoi offrirmi? E cosa vuoi in cambio? Così possiamo entrambi negoziare e capire quale sarà la scelta migliore per tutti e due. Alla fine, si tratta pur sempre di un patto, e per poterlo fare tu devi darmi qualcosa, così come io devo ricambiare.” Ed il sorriso sul viso di Andrè avrebbe continuato a permanere, mostrando quella dentatura perfetta e candida come non mai.
    Si passò una mano nei capelli, accennando un sorriso, per poi riprendere a parlare con lui in maniera molto tranquilla, andando questa volta a sedersi sulla cattedra con le gambe accavallate come al suo solito. Dopotutto, voleva aprirsi un minimo anche a quello che sarebbe stato il suo compagno di ‘patto’, l’essere con il quale avrebbe condiviso qualcosa, e voleva mostrarsi del tutto disinibito nei suoi confronti. “Potremmo essere amici, dopo la trattativa. Ci scambiamo i doni come da contratto, e poi potremmo passare del tempo insieme! Non so, conoscerci, mangiare qualcosa insieme, giocare a freccette, bere cocktail!” Ed accennò poi una risatina, passandosi delicatamente una mano nei capelli ancora una volta, aspettando un’eventuale reazione da parte di quell’essere e delle proposte in merito a quello che lui aveva accennato precedentemente.
    Quella mano di Andrè avrebbe poi raggiunto un cookie con gocce di cioccolato che il docente riponeva in un barattolo sopra la sua cattedra, così da renderli disponibili per tutti gli studenti che avessero voglia di uno snack improvviso e si aggirassero da quelle parti, andando ad addentarlo e ad assaggiarlo con estrema goduria. Sì, i negozi di dolciumi a gestione famigliare erano superlativi!
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    André aveva eretto una barriera per proteggersi e proteggere i propri studenti. Contro di esse, a ghiacciare nel mentre torturava sé stesso e lo sguardo di André l'ifrit fissò il docente dritto negli occhi, mostrando un minimo di soddisfazione "Almeno hai smesso di leccarmi il culo e mentire" fece presente "Anche perché ti vorrei a leccarmi ben altro, fino ad ereggerlo" concluse lui allargando un sorriso malizioso, ben oltre i lascivo, che faceva ben intendere ciò a cui lui alludesse, del resto la malizia era sempre stata una caratteristica di quella tipologia di spirito e lui fin dall'inizio aveva manifestato interesse, non fosse stato anche per come aveva la prima volta approcciato il divinatore.
    Lo osservava, predatorio, fino a perdere interesse nella barriera, togliendosi di dosso la brina, forse un po' ferito nell'orgoglio per non aver piegato a commozione l'altro, ma non per questo meno divertito, ma con quello sguardo incendiato sempre sulle sue movenze, fosse in piedi, sulla cattedra o stesse mangiando un biscotto.
    Lo ascoltò a braccia incrociate, levando un sopracciglio "Amici?" chiese infine, lasciando che il suo tono, divertito, al limite dello scherno, emergesse dalla sua gola e saturasse il silenzio che ne conseguì "Mi hai evocato per giocare a freccette?" domandò infine con un sorriso morbido sulle labbra, quasi trovasse difficile credere a ciò che sentiva "Ma se è quello che vuoi... lo puoi avere... sono un genio, in fondo"
    Il Jinn sciolse le braccia e si avvicinò al divinatore, per quanto concessogli "Non hai mai evocato prima d'ora uno spirito, vero, André?" la sua, in vero, non pareva una domanda "Voi maghi moderni siete così: avete un'enorme potenziale, potete fare cose incredibili, ma avete perso la connessione con l'antico e il mistero che c'è nella magia... e per questo vi mettete in pericolo da soli"
    Il genio levò teatralmente il capo, quasi a voler osservare il docente dall'alto in basso, poi riprese a parlare "In genere chi evoca uno spirito e chiede un patto desidera ottenere i servigi dello spirito e poterne impiegare i poteri nei riti e contro i propri nemici" spiegò lui "Molti si rivolgono a noi perché siamo la natura più selvaggia e crudele, rappresentando degli orribili nemici per chiunque ci si pari davanti, ma anche l'ultima ancora di salvezza per il nostro evocatore, del resto noi Jinn possiamo esaudire anche i desideri, proprio come raccontano le favole occidentali, anche se loro non dicono che ci sia un alto prezzo da pagare, ovviamente"
    Lasciò che quel semplice concetto filtrasse quasi attraverso la barriera, poi si tirò indietro "Cosa voglio André? Credevo di avertelo già detto" rise "Voglio te"
    Le iridi della creatura smisero di essere neri come le tenebre e si accesero, divenendo fiamme rotanti, ardenti "Ti voglio in ogni modo che mi concederai di averti" il tono di voce si era fatto basso, gutturale, carico di desiderio primitivo nel mentre continuava ad avanzare verso di lui, verso il limite che, saggiamente, André gli aveva concesso "Il tuo piacere, il tuo dolore, i tuoi sogni, le tue perversioni, la tua bellezza..." giunto a quel limite per lui invalicabile, ancora una volta tornò a posare gli avambracci contro la barriera, incurante di freddo, incurante di tutto se non del docente "E tu, invece, André, che cosa desideri?" lui si concesse a quel punto una risata, rimanendo lì, in attesa, nel mentre il giovane comprendeva come l'altro fosse serio nella sua offerta, in ogni sua parte: era comunque un demone ciò che aveva invocato, non un essere puramente malvagio, certo, ma neanche un essere buono. Sarebbe stato sicuramente disponibile a offrirgli quanto richiestogli, se nelle sue vaste possibilità, ma era anche probabile che in cambio avrebbe chiesto qualcosa di lui, quasi a profanarlo.
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    intuito: d20: 10+10+4
     
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    Il comportamento dell’Ifrit, in qualche modo, sembrava averlo toccato davvero nel profondo. Quel primo momento di seduzione sembrò addirittura far arrossire il docente di Divinazione che, di primo impatto, si lasciò sfuggire un lieve sorrisetto imbarazzato, ascoltando poi le successive parole dello spirito. Era vero, Andrè non aveva mai evocato uno spirito prima di allora, ma sapeva benissimo la procedura da eseguire e voleva a tutti i costi arrivare ad un patto con lui, motivazione per la quale avrebbe ben presto lasciato perdere i discorsi futili ed accessori. “Dunque mi vuoi in ginocchio a succhiartelo. Che fantasia sconvolgente!” Disse, con tono sufficientemente malizioso e divertito, con il chiaro intento di giocare un po’ con lui senza volerlo schernire in alcun modo, avvicinandosi poi a quella protezione magica che lo divideva da quello spirito, per poi continuare il proprio discorso. “Beh, grazie del ripasso di teoria dell’Evocazione.” Disse, stavolta quasi seccato da quel suo modo di indisporlo, per poi continuare a parlare addolcendo il tono di voce e cercando di mostrarsi davvero nella sua natura più gentile possibile, per quanto fosse effettivamente difficile definire con “gentilezza” un uomo in lingerie sexy in seta satin. “So bene come si fa, conosco le procedure. Insegnando Divinazione, queste cose sono all’ordine del giorno, altrimenti ti avrei evocato senza apporre una protezione. Magari non sarò bravo a sventolare la bacchetta… ma a quello devono pensarci gli altri.” Ed il doppio senso nell’ultima frase era chiarissimo, accompagnando tutta quella malizia con un sorriso delicato.
    Ascoltate le volontà dell’Ifrit, Andrè sembrò annuire per qualche istante, prima di scoprirsi leggermente la vestaglia così da lasciar intravedere il posteriore in maniera leggera all’altro, quasi volendolo viziare. Quella tipologia di spiriti indubbiamente avrebbe gradito la vista di qualcuno disposto ad eccitarli, ed Andrè era esattamente una di quelle persone, senza farsi alcun problema nell’ammetterlo. “Dunque possiamo fare un patto, se a te va bene.” Disse, ricoprendo adesso quei glutei sodi e perfetti, avvicinandosi ed arrivando con il naso ad una distanza davvero minima dalla protezione, così da fissarlo con i propri occhi di ghiaccio. “Una volta al mese ti paleserai qui e mi scoperai come tanto desideri, facendomi provare un calore ed un dolore che ti appagheranno sicuramente. In cambio, mi conferirai una maggiore affinità con la magia elementale, magari con il fuoco. Sai, ho sempre sognato appiccare gli incendi con un semplice gesto della mano…” Disse, mordendosi il labbro inferiore, per poi guardare verso la base della protezione da lui generata. Le iridi tornarono leste su quelle dello spirito, accompagnando quello sguardo penetrante con un leggero sfarfallamento delle ciglia, terminando poi la sua richiesta. “Si può fare, stallone desertico?”
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    Che l'Ifrit avesse fatto pensieri impuri da ben prima di essere evocato, forse persino la prima volta, era palese all'intero globo, anche senza bisogno di disturbare eventualmente skill di primo livello in divinazione. In quanto genio era nella sua natura essere ambiguo e malizioso, anche allo scopo di solleticare l'ego altrui e indurlo più facilmente a commettere un errore fatale, tuttavia tra tante cose che poteva dire o fare, l'Ifrit riuscì ad arrossire le gote del divinatore né con la sua lingua volgare, né con le sue calde e desertiche fiamme, bensì con le sue spiegazioni, che, in un certo senso, fecero sentire André un impreparato a lezione.
    La sua reazione fu decisa e anche un po' acida, come ci si poteva attendere da qualcuno non spaventato da un genio ma che non intendeva cedere un centimetro della propria competenza all'esperienza millenaria dell'altro, cosa che lo spirito, inclinando un sorriso, parve apprezzare: non era infatti nella loro natura stringer patti (equi) coi deboli "Sono un genio, è nella mia natura pensare a tutto quello che serve" propose lui con un sorriso diabolico, andando quindi ad incalzare il biondo anche riguardo ciò che lui volesse, del resto lui era al momento prigioniero e ciò lo stava solo indisponendo, ragion per cui sarebbe voluto giungere al punto quanto prima. O almeno essere liberato, ma per quello l'altro pareva essere troppo furbo e pavido per osare, cosa che infastidiva e allietava al contempo l'omone dagli occhi fiammeggianti, che dardeggiarono con potenza quando l'altro concesse un generoso squarcio sulle sue doti, cui lui reagì vistosamente, generando una potente fiammata che investì la barriera fino a far tremar dentro il divinatore.
    "Non hai idea di cosa ti farei Andrè" le fiamme non avevano abbattuto la barriera ma avevano sollevato una coltre di nebbia, derivante dalla fusione tra la magia di fuoco e quella di ghiaccio, attraverso la quale ora giungeva, roca, la voce dell'essere "Voglio sentirti gemere... ti voglio sentire sfinito, distrutto dalla mia forza chiedere basta..."
    Parole minacciose, ma anche colme di un desiderio sessuale ben evidente che facevano certamente riecheggiare nella mente del biondo quando prima detto: manifestazione dell'ostile deserto, il genio certamente desiderava meravigliare ed orripilare al contempo il suo oggetto di desiderio, fino a portarlo al suo estremo e farlo innamorare anche per quello: lui era selvaggio, indomito, pericoloso; insomma, era perfetto per Andrè!
    La nebbia pian piano si diradò, lasciando che il divinatore, nel ricomporsi, potesse notare per prima cosa i suoi occhi fiammeggianti e quindi il suo prestante fisico coperto di brina. Lo avvicinò, toccò quasi la barriera, al punto che quasi il genio si illuse di essere sul procinto di essere liberato e, alla fine, disse cosa voleva. Cosa desiderava.
    "Finalmente!" avrebbe urlato lui, predatorio e trionfante, nel mentre improvvisamente la temperatura nella stanza pareva alzarsi, e non di poco, quasi la magia del genio stesse trasbordando "Accetto, Andrè, accetto tutto e ti riconosco come mio legittimo padrone!" e fu con quell'ultimo urlo che la barriera, letteralmente, prese fuoco, segnando la liberazione definitiva del genio.
    Temperature tropicali e vampate di calore si diffusero per l'aula nel mentre la creatura si sgranchiva per poi infine posare i suoi malizio occhi sul bel docente, che poi avvicinò passo dopo passo fino a cingerlo e baciarlo "Le nostre benedizioni agiscono solo quando noi siamo presenti... quindi quando ci sarò io tu sarai ancora più bello" bel modo per dire che aveva un bonus su carisma, non trovate? "E potrai evocare fiamme dalle mani, senza bisogno di impiegare la bacchetta... col tempo e l'esperienza sono certo che imparerai a farlo anche senza la mia presenza, ma ci vorrà del tempo"
    La pelle del genio era rovente, come la sabbia ad agosto all'una del pomeriggio, al punto da destare non poco fastidio e dolore al ragazzo, per quanto quella presenza carismatica rendesse il tutto supportabile "E le nostre giornate insieme sicuramente ti aiuteranno a prendere maggior confindenza col fuoco... ti farò scoprire com'è il vero amore bollente... e più imparerai a resistermi e ad amarmi più io ti faro toccare nuovi picchi" spiegò con un sussurro lasciando che il suo alito rovente quasi urticasse il collo dell'altro, nel mentre la mano sinistra afferrava con decisione la sua natica destra.
    "Ma non pensi che una volta al mese sia poco?" domandò lui, staccandosi un poco nel mentre il ragazzo avrebbe sentito una violenta bruciatura lateralmente alla sua natica, ove era comparso il marchio dell'ifrit "Evocami altre volte e per qualche giorno il potere del fuoco scorrerà in te potente" e fu così che, lasciando il culetto dolorante di André, lui svanì nel nulla, lasciando che la temperatura calasse così drasticamente da, forse, placare i bollenti spiriti del ragazzo.
    RevelioGDR


    Eccoci alla conclusione! Bravo andré, hai ottenuto il tuo ifrit personale!

    Ricompense
    Snaso: 12exp

    Andrè: 7exp + ifrit + marchio ifrit

    Marchio dell'Ifrit: tatuaggio sulla natica destra di André che rappresenta la trascrizione in arabo del nome del mago. Se André, prima di una role o una quest, scrive un post autoconclusivo in cui ha un rapporto carnale con la divinità, come previsto dal suo patto, godrà per tutta la quest di +3 agli incanti di fuoco, portando però come pegno una scottatura, con relativi malus. Il genio, però, appagato, non provocherà alcun malus (a parte la Fatica) se evocato.


    Ifrit
    Evocazione - Genio

    Caratteristiche: demone della cultura islamica che si manifesta come un uomo affascinante e malizioso.
    In cambio di una notte di fuoco al mese, ha stretto un patto con André.

    Bonus a Carisma. Inoltre fino alla sparizione dell'evocazione, André può scagliare senza malus incanti di fuoco senza l'uso della bacchetta.
    Malus: sul corpo di André comparirà un'Ustione in corrispondenza del marchio di Ifrit.

    Attacco speciale: Vampata Torrida. Attacco di elemento fuoco, caldo come il deserto a mezzogiorno, al punto da poter provocare miraggi e causare lo status Confusione.

    @Revelio GDR

     
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7 replies since 12/2/2021, 21:15   292 views
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