Little time is left

Provino Magiecologo

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    Lei non era Denrisiana e neanche il fatto di vivere sull'isola ormai da diversi anni non contava nulla, tanto meno il fatto di avere una relazione con uno di loro.
    In primis perché la maggior parte del tempo l'aveva trascorso all'interno dei confini di Hidenstone, in secundis perché aveva aperto forse il negozio più inutile per gli autoctoni che preferivano l'utilizzo di una mazza o una spada all'intelletto, alla saggezza e alla cultura. Eppure la MacEwen era convinta che i due mondi avrebbero finito con l'imparare a convivere, magari non subito ma tra qualche centinaio di anni. In fondo Victoria Burke era riuscita ad aprire la sua scuola, portandovi studenti di ogni parte del mondo. L'isola, come la conoscevano i Predoni, non esisteva più, dovevano solo metabolizzarlo ancora.
    Fatto era che i giorni di attività si erano accumulati, trasformandosi poi in settimane e in mesi. Quest'ultimi magari si potevano ancora contare sulle dita di una mano ma questo non privava Kenna della volontà di essere un membro attivo della comunità, anche se ancora un po' malvista. 'Inglese' era ormai l'appellativo e insulto che l'accompagnava ovunque andasse, dal fare compere al mercato o un salto alla banchina, un po' meno avveniva quando c'era Garlic al suo fianco ma non avrebbe potuto sempre contare sull'appoggio dell'uomo. «Non me ne voglia, ma ho sempre contato sulle mie sole forze. Per tutto.» E non per nulla era riuscita ad arrivare dove voleva, salvo poi veder crollare quel castello di carte al primo serio soffio di vento.
    Eppure si era rialzata, ponendosi una nuova sfida davanti e con tutta l'intenzione di vincerla e non lasciarsi sopraffare dal primo degli ostacoli. «E non mi importa se lui continua a dire che io non debba partire.» La coppia, infatti, si era ritrovata a litigare qualche ora prima dopo che l'ex Serpeverde aveva trovato uno dei tanti avvisi sparsi per le bacheche del villaggio, dove Sigurd, capo supremo di Denrise, chiamava a gran voce sei cittadini per dimostrare il loro coraggioso valore contro un Iceberg che dall'Islanda si muoveva rapido verso i paesi Scandinavi, proprio sull'appello ricevuto dai "cugini" islandesi. Se fosse stata una montagna di ghiaccio qualunque la strega non si sarebbe neanche preoccupata più di tanto: i Predoni avevano solcato così tanti mari da fregiarsi il titolo di Re che un po' di ghiaccio e roccia avrebbe rappresentato un bel diversivo pomeridiano. Ma furono quelle piccole briciole nascoste in una manciata di parole a stuzzicare l'interesse, la curiosità e la paura nell'ex docente: una montagna di ghiaccio protetta da incanti elementali e oscuri che aveva ucciso otto dei dieci uomini valorosi che erano stati mandati a fermare quella minaccia che di ora in ora diventava sempre più imminente per i paesi nordici. Non c'era tempo da perdere e così, dopo uno sguardo furente lanciato al suo compagno di letto la strega si era barricata al Leabharlann e aveva iniziato a rovistare tra i suoi libri -sia quelli in vendita che quelli nel retrobottega- alla ricerca di qualsiasi nozione utile su ghiaccio, montagne di acqua dolce solida e stratificata, magia oscura e manipolazione degli elementi.
    La maggior parte dei tomi che consultava febbrilmente comunicavano sempre lo stesso punto di partenza: per gli incanti elementali ci voleva una profonda conoscenza della natura, degli elementi e di ogni singola sfumatura di conoscenza ed intuizione rapportata ad essa. L'iceberg, che altro non era una parola di origine olandese volta a significare letteralmente montagna di ghiaccio, era un'innocuo agglomerato di acqua congelata, depositata per secoli su un terreno che ha deciso di liberarsi malamente del suo peso, se consideriamo che a combatterlo ci fosse un manipolo di maghi esperti, ma lì, per quel caso, c'era qualcosa di oscuro a manovrare i fili. Il problema era cosa? Antichi incantesimi? Qualcuno involontariamente aveva scatenato una reazione a catena? Era qualche maledizione che si stava per compiere? O semplicemente l'inquinamento ambientale? Erano così tante e varie le variabili che la MacEwen si appuntava ogni singola virgola su un taccuino, uno di quelli che vendeva, per cercare di avere un quadro completo quanto meno sull'origine, strutture e volumi di un comune iceberg, oltre a qualche riferimento di avvenimenti passati attraverso testimonianze e persino racconti. E no, non aveva cercato informazioni sul blocco di acqua dolce che aveva ucciso Jack Dawson.
    A rigor di logica la natura si basava sulle trasformazioni, sulle dualità, sugli opposti. E se alla terra si contrapponeva l'aria, all'acqua, in particolare il ghiaccio, si contrapponeva il fuoco. Ed era così che su quelle pagine fresche di stampe e ancora immacolate aveva sottolineato più volte gli incantesimi che riguardavano il fuoco.
    I minuti passavano e la candela che aveva accesa da quando era rientrata tra quelle quattro mura era ormai consumata per due terzi, segno che comunque una decisione andava presa.
    «Devo fumare, ma non qui.» Nel posacenere sulla scrivania nell'ufficio sul retro erano accumulati così tanti filtri che non aveva il coraggio di contare. Quello che le serviva era aria fresca. Ed una sigaretta. Raccattò il mantello da sopra il bancone su cui l'aveva lanciato, gettandoselo sulle spalle con non curanza, arraffando dalla borsa in cuoio un nuovo pacchetto di sigarette insieme all'accendino e guadagnando la strada verso la brezza pungente e pura della sera. Sentiva i muscoli risvegliarsi man mano che camminava su e giù davanti all'ingresso del suo negozio, come se il movimento contribuisse ad attivare le sinapsi, che però sembravano andare a fuoco come quella cartina zolfata che si ostinava ad aspirare sempre più nervosa. Una, due, cinque sigarette, ma più fumava, più consumava la suola delle scarpe e più l'idea era sempre e solo una: esserci. «Basta. Se ne farà una ragione.» Dalla tasca interna del mantello avrebbe recuperato il suo catalizzatore per puntarlo nel vuoto -che altro non era che l'aria uno dei quattro elementi- davanti a sé iniziando a compiere dei cerchi in senso orario, pronunciando al tempo stesso «Nuntius evocatio», continuando il movimento della bacchetta con la speranza di vedere la punta illuminarsi di bianco. Ma così non fu. «Per Morgana e Merlino zozzosi che si volevano fare Circe!» Imprecò mentalmente, sbattendo la mano sinistra contro la coscia finendo col provare più fastidio che dolore. Odiava quando la magia non rispondeva alle sue richieste, soprattutto quando era in uno stato alterato di frustrazione come quello. Recuperò il pacchetto dal pastrano, tirò fuori un'altra bionda e adagiò il filtro sulle labbra. Le dita tremavano per quanto era nervosa, finendo nel muoversi a scatti su quella rotellina capace di dar vita ad una piccola fiamma. Fiamma, fuoco, un altro elemento. La guardò tremolare a qualche soffio di vento ma senza spegnersi, complice quel pollice che spingeva giù la levetta dell'accendino che continuava ad alimentare gas. Lasciò che la pressione del pollice diminuisse gradatamente e la fiamma si spense. E poi di nuovo riposò quella falange che consentiva la possibilità di presa a pinza, riattivando il meccanismo di pietra e gas. «Il gas alimenta la fiamma così come la magia alimenta l'iceberg. Ma è magia oscura o magia bianca? Ci sono sigilli o c'è qualche essere dietro tutto?» E il suo cervello era ripartito in quarta, ad arrovellarsi su cose che avrebbe potuto percepire, osservare e comprendere solo stando sul posto e non continuando ad arrangiarsi con ipotesi basate sul nulla o su tracce del passato.
    «Meglio che mi riesca questa volta, perché se non riesco neanche ad evocare un messaggero elementale è meglio che mi trinceri dietro i libri una volta per tutte e che butti la chiave.» Spenta con stizza l'ennesima cicca in una delle fioriere davanti al negozio la scozzese riprese a compiere il movimento orario del catalizzatore, pronunciando nuovamente la formula, con più decisione questa volta. «Nuntius evocatio!» Avrebbe continuato a muovere la bacchetta fino a quando la punta della stessa non si sarebbe illuminata di bianco segno che l'aria che la circondava si stesse trasformando in qualcosa di fisico, solido, in poche parole un messaggero elementale. I suoi occhi da gatta avrebbero visto particelle di materia iniziare a vorticare, ad unirsi e allontanarsi, seguendo i dettami della trasfigurazione, dell'alchimia, dove nulla si distruggeva ma tutto si trasformava in altro. E quell'altro, in questo caso, sarebbe stato un insieme di particelle d'aria volte a comporre una piccola serpe con tanto di piccole ali a qualche pollice di distanza dalla testa, sempre se l'incanto le fosse riuscito. Solo dopo avrebbe infilato il catalizzatore nel cuore della creatura affinché confluisse il messaggio indirizzato a Garlic. "Io mi imbarco. Che ti piaccia o no. Kenna."
    Kenna Ivonne
    MacEwen

    "
    Nothing is absolute. Everything changes, everything moves, everything revolves, everything flies and goes away.
    "

    Negoziante
    Serpeverde
    ex-docente

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