-
..
-
.Gli studenti si erano raccolti attorno a Morrigan proprio come le pecore fanno con il loro pastore. L'uomo ricambiò sorrisi, sparse suggerimenti e regalò diverse pacche sulla spalla. Poi, ad uno ad uno, tutti loro uscirono dall'enorme aula di Magitecnica. Tutti, tranne uno.
Il magitecnico usò i pollici come perno per togliersi i guanti in lattice per poi riporli nel grembiule in cuoio battuto ormai massacrato da macchie di inchiostro e altri liquidi densi e scuri. Blake, avvicinandosi a Morrigan, avrebbe potuto persino percepirne l'odore: petrolio, peperoncino e lime. Una combinazione particolare che l'opale avrebbe avuto modo di conoscere se avesse preso parte ad altre lezioni.
«Ciao» Le labbra dell'ex auror si sollevarono verso l'alto. Quando Blake gli aveva proposto di seguire quella lezione in fondo all'aula Morrigan non si era fatto troppe domande. Da regolamento soltanto coloro che erano iscritti al suo corso avrebbero potuto presenziare in classe, ma il mago non aveva mai creduto nelle regole: catene che impediscono il volo, ecco cosa sono. Questo era il suo pensiero e, a quanto pare, era anche il pensiero dell'opale.
Il docente si era appoggiato alla cattedra in legno di betulla da cui aveva tenuto lezione. Le braccia gli erano scivolate lungo i fianchi e le spalle erano rimaste morbide e rilassate. Gli occhi erano puntati su quelli del ragazzo. Negli anni passati come ex auror, Morrigan aveva sviluppato un settimo senso per comprendere le persone. "Determinato, sicuro di sé e più astuto di quello che da a sembrare" Blake si presentava come il classico quaterback carismatico che, però, aveva anche un cervello.
«Molto bene. Vuoi qualcosa da bere?» Il magitecnico si era limitato ad alzare il pollice in segno di approvazione alle parole del ragazzo. Poi, prima ancora della risposta, le mani salirono verso l'alto compiendo una serie di applausi. A quei suoni robusti e gonfi delle serie di sfere bianche, poco più grandi di palle da basket e levigate come statue di vetro, si avvicinarono ai due cominciando ad orbitargli attorno.
«Comunque dammi del tu» Il magitecnico si grattò la nuca: le formalità non le aveva mai amate. «Ho due domande per te. Primo, perché hai scelto di cambiare?» Parole vaghe che però avevano un obiettivo ben preciso nella mente del magitecnico. «Secondo, cosa rende un artigiano migliore di un altro?»
«Parlato»
"Pensato"
NarratoBe the chaos you want to see in the world.©. -
..
-
.Morrigan sapeva che sarebbe stato un modello per qualcuno (In un lontano futuro) ma lui non vi avrebbe saputo spiegare il perché. La conoscenza di Black, l'umanità di Olwen e la forza di Ensor: Maverick non aveva nulla di ciò. In poche parole, per il giovane Blake sarebbe tornato meglio avere come mentore Andrè e non lui.
Mancanza di doti a parte, nel corso della sua vita l'ex auror aveva preso sotto la propria ala diverse persone. Qualcuno di loro era diventato un auror, altri spacciatori, ma tutti erano migliorati in almeno un qualcosa.
«Dipende. Mi piace variare» Nelle lezioni che seguivano i pasti della cola o della pepsi erano tra le scelte più papabili. Se, al contrario, la lezione si era conclusa sul limitar della giornata era molto meglio optare per dei super alcolici come il rum o la sambuca.
Le mani cozzarono l'una contro l'altra in un sonoro applauso e una delle sfere bianche che orbitava a mezz'aria perse quota. L'oggetto si frappose tra i due. Il docente alzò il braccio per poi schioccare le dita.
La sfera si aprì rivelando uno spazio espanso in cui erano disposti bicchieri di vetro, succhi di frutta, alcolici e bevande varie. «Non fare complimenti» Il braccio sprofondò nello spazio espando tornando in superficie con una bottiglia di whiskey scozzese. Lo stesso gesto venne compiuto con la mano sinistra e ad essere estratto fu un bicchiere di vetro dalla superficie levigata. L'alcolico venne versato nel contenitore ma Morrigan attese la risposta di Blaker prima di berlo.
«Ottima prospettiva, ma non la condivido» Le sopracciglia si inclinarono verso l'alto «Auror o predone. Nella mia vita ho fatto entrambi. Ma in entrambi i casi le uniche regole che ho seguito sono state quelle che mi sono imposto» Il suo tono era genuino. Chiunque avrebbe compreso che Morrigan stesse dicendo la verità: bastava conoscerlo, anche minimamente «Quando porti a casa il risultato, nessuno ha il coraggio di obiettare» Il docente si chiuse tra le spalle «Però penso che il cambio di facoltà sia un'ottima scelta. Ti ho visto nella foresta e sai combattere meglio di alcuni auror già formati. Al contrario, magisprudenza ti potrà insegnare cose che magari ora ti sfuggono» Anche quella era una verità. Morrigan non aveva alcun motivo per sostenerla. Uno studente in più era un compito in più da correggere ma, come aveva affibbiato documenti e burocrazia ad altri colleghi durante la sua vita da auror, la rivisitazione dei compiti sarebbe stata rifilata ad un automa o a qualche tirocinante sfortunato.
L'ultima delle risposte di Blake fu la più interessante. «Sai, i miei colleghi sono soliti valutare i compiti analizzando quanto un elaborato abbia coperto diversi campi: emozioni espresse, qualità della descrizione o conoscenza della materia» Il bicchiere venne portato alle labbra «A me interessa la qualità delle argomentazioni. Il cervello umano è un computer e come i computer anche questo segue una certa logica. Alla domanda che ti ho fatto si poteva rispondere in un centinaio di modi diversi.» Il docente lasciò che l'alcolico gli raschiasse la gola per poi riprendere a parlare «La tua risposta mi ha dimostrato che sei un tipo analitico, ad esempio. Ma questo l'avevo capito dalla scelta degli incanti nella foresta» Il mago sollevò le spalle «Io, invece, avrei detto la gentilezza. Probabilmente avrai cento ragazze che ti fanno la corte. Forse, sei anche fidanzato stabilmente. Hai mai notato come il cibo che finisci per preparare per la persona che ami sia migliore di quello che prepari per te stesso? Lo stesso vale per la creazione degli oggetti».
Espressa la sua strampalata teoria, Morrigan socchiuse le palpebre per analizzare la reazione del ragazzo. «Parlerò con chi di dovere per farti fare un test di recupero. Dovrai studiare molto perché da te pretendo tanto» Sorrise «Ma sono disposto a prenderti sotto la mia ala se tu sei disposto a spiccare il volo» Un sorriso si formò sul volto del docente, quasi come se la sua ultima frase fosse stata un consiglio per qualcosa.
«Parlato»
"Pensato"
NarratoBe the chaos you want to see in the world.©. -
..
-
.Il leone è il re della giungla perché ha il carisma e le capacità per esserlo. Non si tratta di un animale in grado di difendersi da solo, ma di una creatura che inserita in un branco risulta imbattibile. Ecco, se Morrigan avesse dovuto affibbiare un animagus a Blake, avrebbe scelto indubbiamente il leone.
Ma gli orsi sono un discorso a parte. «Non c'è un nesso di causa tra la mia sete di libertà e l'aver scelto la carriera da insegnante» Il mento curvò verso l'alto e nel soffitto parve cogliere immagini di un passato ormai lontano - dimenticandosi accidentalmente di cosa Blake stesse bevendo -.
«Per quanto concerne i metodi, boh, mentirei se ti dicessi che tu o chiunque gli abbia ignorati abbia ragione a prescindere» Il braccio si distese portando il bicchiere sul tavolo. Poi, gli occhi di Morrigan tornarono su Blake «Hidenstone ne ha passate tante ma tu sei qui. Vivo e vegeto. Non hai bisogno di qualcuno che ti dica che non hai raggiunto un determinato risultato perché se siamo qui a parlarne vuol dire che quel risultato l'hai raggiunto». Quelle parole vennero pronunciate con leggerezza. Era la sua filosofia, ed era ciò che cercava di insegnare ai suoi studenti. «I vecchi si scordano spesso di come seguendo la stessa strada, o lo stesso metodo, non si possa scoprire nulla di nuovo» L'indice si staccò dal pugno per poi andare a indicare l'intera stanza «Se avessimo seguito sempre gli stessi metodi, a quest'ora ci staremmo ancora pulendo il culo con le foglie, tsk» Riferimenti a denrisiani e personaggi con un allineamento legale puramente casuali.
E, a proposito di denrisiani, Blake tirò fuori un argomento estremamente interessante. La madre patria di Morrigan aveva partorito i migliori combattenti della storia (O almeno questo era quello che si raccontavano da generazioni). Lui stesso, in gioventù, aveva amato l'arte dei duelli. Tutt'ora era solito prendere in mano una spada o una sciabola, se possibilmente di sua produzione, per esercitarsi nella scherma. «Si, ce ne è di gente in gamba a Denrise. Conosci Jonathan Baker? Non vedo qualcuno forte come lui da secoli» Sospirò «Ma ce ne sono anche altri in gamba» L'unica cosa che gli impedì di fare un elenco fu il ricordo di Brusie. Morrigan non aveva digerito minimamente la sua morte.
Fortunatamente, le parole di Blake lo riportarono con i piedi per terra. Le braccia di Morrigan finirono per intrecciarsi in attesa che il ragazzo prodigio potesse finire di esprimersi e, quando lo fece, tornò a parlare a sua volta. «La verità è un'altra. Non si tratta di diventare un leader perfetto ma di avere un motivo per cui farlo» La testa dondolò qualche secondo «Lascia ogni posto meglio di come l'hai trovato. Ricordati queste parole. Se riuscirai a farlo, beh, avrai un motivo per diventare un leader. In caso contrario, non vale la pena sbattersi» Morrigan credeva alle parole di Blake e, proprio per questo, era intenzionato a farlo evolvere da ferro grezzo a spada «Qualche secondo fa mi hai fatto notare come io sia un insegnante e non più un auror. La verità è che non basta sconfiggere i criminali per raccontarci di aver lasciato il mondo meglio di come l'abbiamo trovato. Al contrario, dobbiamo prendere coloro che un giorno potranno diventare i futuri Voldemort o i futuri Grindelwald e fargli capire che possono fare molto di meglio. Trovare il fuoco, impedire che diventi un incendio e, se possibile, trasformarlo in un focolare attorno cui riunirsi.»
«Parlato»
"Pensato"
NarratoBe the chaos you want to see in the world.©. -
..
-
.«Sono un denrisiano e in quanto tale sono un uomo semplice, e così lo sono i miei ragionamenti. Le navi migliori sono quelle che costano di più. Ormeggiate in un porto sono al sicuro, ma non hanno motivo di esistere» La mano si sollevò a mezz'aria e le dita si spalancarono come i petali di un fiore «È vero, delle volte è sbagliato e rischiare e lo facciamo perché siamo ancora troppo giovani per capirlo» Si, nella sua testa Morrigan era ancora un diciottenne «Però senza nuove esperienze non si può crescere minimamente. È per questo che bisogna fare cose fuori dagli schemi» Parlare con Blake sembrò rilassarlo. Le sue spalle si fecero morbide e le mani si cullarono sul tavolo.
«Probabilmente dovrei farvi combattere con dei costrutti» Rifletté lui, lasciando al ragazzo l'onere e l'onore di scindere tra menzogna e realtà.
«Giusto» Il docente tornò a sorridere. Il ragionamento dell'opale lo aveva divertito. A dirla tutta, Morrigan non sapeva se questa fosse la realtà o meno. Lui il pesce se lo pescava, non andava a comprarlo già pescato. Aveva adottato la stessa filosofia in diversi ambiti e, proprio per questo, quando poteva finiva per prodursi lui stesso armi e protezioni. «Comunque è proprio forte fisicamente. Tipo ti da un pugno e non ti risvegli. Comunque non sottovalutare neanche la professoressa Airwen, anche lei sa il fatto suo». Il tono della sua voce era genuino. Morrigan aveva visto cosa la druida fosse capace di fare e sentiva che ciò non valesse anche per i suoi studenti. D'altronde, basta vedere qualcuno seduto al di là di una cattedra per farsi un'idea completamente sbagliata - sia nel bene che nel male -.
Quando il discorso si spostò su temi più scottanti, il volto di Morrigan tornò serio. «Un incendio o un focolare sono esattamente la stessa identica cosa» Rispose «La differenza è il pericolo che li caratterizza».
La mano scivolò sulla bacchetta. Morrigan sussurrò una formula sollevando la bacchetta. Una rapida serie di affondi e l'aria si increspò. Riccioli di fuoco avvolsero il catalizzatore scivolando verso l'alto. In una questione di secondi una palla di fuoco delle dimensioni di un pallone si formò a mezz'aria. «Gli altri possono gettare legna nel fuoco e alimentarlo» La sfera aumentò di dimensioni e Blake né avrebbe potuto percepire il calore. «Ma quella del fuoco è una metafora. Noi siamo esseri più complessi. Sei libero di essere un incendio, ma non puoi accusare qualcun'altro di averti reso tale» Serpi di fiamme cominciarono a vorticare a mezz'aria ora che la fiamma era diventata grossa come macigno immerso nella lava «...ma non potrai prendertela se qualcuno ti spengerà».
Le sfere di vetro persero di quota iniziando a orbitare verso il fuoco. Dalla superficie levigata spuntò un tubo di ferro da cui vennero vomitate nuvole d'acqua.
Le fiamme persero di volume, fino ad estinguersi. «Puoi essere l'incendio» Morrigan tornò a fissare Blake «Ma puoi anche scegliere di non esserlo.»
«Parlato»
"Pensato"
NarratoBe the chaos you want to see in the world.©. -
..
-
.Un ghigno danzò sul volto del denrisiano nell'udire le parole del ragazzo. Superati i trenta, Morrigan aveva compreso come nessun incanto o pozione avrebbe potuto mettere un freno al tempo e ciò lo aveva portato a convincersi che la sua filosofia di vita fosse quella giusta. Cogli la rosa finché è il momento, e con questa metafora aveva colto da un angolo all'altro del globo rose di tutti i colori, dagli occhi a mandorla a quelli di ghiaccio. L'esitazione era un peso che non poteva permettersi.
«Mi piace il fatto che tu sia così diretto» Commentò. «Ma per quanto Aaron sia un bel tipo, dubito che abbia avuto modo di conoscere altre ragazze dello stampo di Airwen» Volente o nolente, Morrigan era certo che seguendo la pozionista nelle sue avventure, Blake avrebbe compreso appieno ciò di cui era capace. «Che poi l'amore annebbi la mente te lo concedo. È come una droga. Ma se non fosse possibile distrarci di tanto in tanto, che senso avrebbe spezzarci la schiena?»
Facendo la resa dei conti, Morrigan non si sarebbe potuto spiegare come - scegliendo le missioni in base al numero potenziale di rose che avrebbe potuto cogliere - fosse arrivato dove era prima di abbandonare la carica da Auror. Quello si che sarebbe stato un discorso interessante da affrontare con un ragazzo di così ampie vedute, ma sarebbe stato meglio rimandare: la sera si stava avvicinando e, da buon orso polare, anche Morrigan aveva uno stomaco senza fondo.
«E invece tutti possono» Rispose, ancora sudato per lo spettacolo inscenato con le fiamme. «Chi dice il contrario lo fa per pigrizia» Le mani cinsero il bordo del tavolo. «Ma sono d'accordo con te nel dire che spetta a noi scegliere di cambiare o meno e si, anche migliorarsi è cambiamento» E lui, che il migliorare oggetti lo faceva per lavoro, lo sapeva benissimo. «E sono certo che lo farai il giorno stesso in cui le tue fiamme feriranno le persone a cui tieni» Per un secondo, Blake avrebbe potuto percepire una certa serietà nel volto di Morrigan. Anni addietro l'ex auror si era ritrovato in quel preciso scenario e ne portava ancora le cicatrici, ma questo il giovane non poteva saperlo «Mi auguro solo che qualcuno non ti abbia spento prima di allora. Basta la brace per far rivivere un fuoco, è vero, però anche quella può essere spenta» La crocevia di sguardi venne interrotta subito dopo «Ma ora direi che è il caso di andare a mangiare. Ho sentito che stasera prepareranno il filetto alla Wellington, non ne mangio uno da una vita».
«Parlato»
"Pensato"
NarratoBe the chaos you want to see in the world.©.