Provino Prof.ssa Parton

Summer Parton

“Yeah, mum! È un vero periodo di prova ad Hidenstone - yeah, se piaccio a quella specie di arpia inglese resto qui un po’. Yeah, i soldi per il poker te li mando lo stesso… senti, ttyl, ok? Luv ya!”
L’essere americana di Summer sarebbe stato percepibile, citando Will&Grace (una delle sue serie preferite), anche da un cieco o un sordo; l’accento era calcato, pur abbastanza neutro (il Nevada, dov’era cresciuta, non aveva un’inflessione tipica), e sicuramente il modo di vestire sprizzava americanità in ogni modo. Quel casual appariscente che sembrava urlare, in ogni modo, “Born in the U.S.A.”.
Certo, per i primi giorni aveva deciso di essere ben più sobria del solito; aveva lasciato crescere i capelli, forse temendo che il look Britney 2007 potesse essere troppo estremista, e le parrucche troppo esagerate. Non che fosse propriamente il suo stile, piegarsi alle regole… però, per qualche tempo di stabilità economica, era pronta a scendere a patti con quella eventualità.
‘E poi, se piaccio come prof… beh, potrebbero anche tenermi davvero, anche se ogni tanto sono un po' fuori dalle righe.’
La verità è che Summer Clementine Parton era sempre stata un’egocentrica egoista - nella vita personale, nel gioco d’azzardo e nel lavoro da ricercatrice a Ilvermony - e certe abitudini non si cambiano facilmente.
‘Ok, sulla torre - manco fossi Fiona. Beh, spero che a salvarmi non arrivi uno Shrek - senza offesa per il tizio, ma se volessi uno bruttino e grasso sceglierei tipo Donald Trump. Almeno è ricco.’
Si era quasi persa nel castello, che sembrava essere un castigo di Dio agli inglesi per quanto era intricato; probabilmente, anche l’edilizia del Regno Unito risentiva della loro abilità di complicare qualunque aspetto della vita (relazioni, lavoro, divertimento) con burocrazia e formalità.
E una buona dose di finta gentilezza.
‘Giuro che se sento ancora un It’s not in our society's policy, picchio qualcuno.’
Quando finalmente trovò la torre di Astronomia, si trovò di fronte alla massa più stereotipata di adolescenti che avesse mai visto. Battibecchi e drammi sentimentali: un connubio indissolubile.
“Hey, you!” esclamò, rivolta a Yoko “Dov’è finita la solidarietà femminile? Non credi che gli atteggiamenti alla Mean Girls facciano troppo 2004? Su, entrate in osservatorio - oh, forse lo devo aprire io…”
‘Devo assolutamente cambiare meccanismo di apertura alla porta - le chiavi mi hanno già rotto…’
“Su, entrate - senza paura, non mordo mica. La carne umana non mi piace.”
Per quel periodo di prova, aveva preso l’aula un tempo regno di Daniele Salvatore (‘Ma chi era, un fan accanito di The Vampire Diaries?!’) e l’aveva adattata alle sue esigenze: i banchi da tre presentavano al centro un mappamondo stellare, ciascuno incantato con un Firmaementus che permetteva di visualizzare la mappa celeste del giorno. La cattedra, se osservata bene, assomigliava sospettosamente ad un tavolo da casinò camuffato. Alle spalle di questa, appena spostata in modo che tutti potessero vederlo, c’era una lavagna. Il soffitto, invece, era costruito in maniera simile ad un osservatorio astronomico, potendo aprirsi per osservare il cielo. Quella notte, essendo particolarmente serena, aveva lasciato aperta la cupola. Alcuni piccoli funghi riscaldanti erano tatticamente sparsi per non far infreddolire studenti e docente; erano incantati per emettere una luce abbastanza fioca da non oscurare le stelle ma permettere la vista.
Lasciò che quella massa di adorabili post-Millennials entrasse e si sedesse, per poi seguirli; era rimasta sulla soglia, un po’ per fare il cane da guardia, un po’ per osservarli e studiarli. Era ancora una docente inesperta, dopotutto.
Vide la scena del triangolo amoroso, e inarcò un sopracciglio con una poker face quasi perfetta (‘Cavolo, devo ancora allenarmi’); un pizzico di divertimento traspariva ancora, dal suo viso.
“Ragazzi, per quanto approvi ampiamente le vostre relazioni, qualunque natura abbiano - ovvio, finché consensuali - vi ricordo che tutto sommato siamo ancora in una scuola. Magari, ecco, abbassate i toni - non siete mica dei coyote nella stagione degli amori.”
In condizioni normali, avrebbe detto una cosa simile? Assolutamente no - anzi, probabilmente avrebbe urlato a pieni polmoni “Go, girl, go!”; tuttavia quel lavoro gli serviva, e forse un richiamo della Preside non era l’ideale durante il periodo di prova. Doveva modulare il suo atteggiamento, almeno parzialmente.
“Ok, ragazzi - accomodatevi. Sono la vostra nuova (‘Si spera’) docente di Astronomia, Summer Parton. Ora, essendo poco più grande di voi - sì, lo so, non ci credete, “Wow! ma sembra una nostra coetanea! È stilosa e bellissima” etc etc - mi importa poco delle formalità, quindi chiamatemi come vi pare, pure Sailor Summer. Tuttavia, mancatemi di rispetto in classe e vi farò vedere le stelle - no, non è una battuta divertente - sì, dovete ridere comunque, perchè ho una posizione di potere rispetto a voi. Welcome to the real world.”
Aggirò la cattedra-tavolo da casinò per andare alla lavagna illuminata da una fonte di luce e, con uno sventolio di bacchetta, fece comparire la seguente scritta.
“The moon is my witness
The stars will agree
They all heard you promise
You'd always love me”
“Ora, dubito sappiate dirmi su due piedi a chi appartengono queste parole, quindi vi darò tre indizi: è una regina pur essendo una boomer, è un’americana originaria del Tennessee come me, e abbiamo anche un nome in comune. Se indovinerete, non vincerete un bel niente, perché la vita è dura e ingiusta.”
Li guardò, divertita dalle sue stesse parole; chissà cosa pensava di lei quella massa di studentelli ormonati. Sarebbe stato anche interessante, se gliene fosse importato qualcosa della loro opinione; ci sarebbe voluto tempo, prima che rischiasse di preoccuparsi dei pensieri altrui.
“Ora che vi ho reso più facile indovinare il personaggio misterioso, potete pure presentarvi - nome e cognome, anno e Casa, grazie - e dirmi, secondo voi, cosa significano queste parole in chiave astronomica o, perché no, astrologica; ovviamente, potrete porre tutte le domande che vorrete.”
Si sedette sulla cattedra, con le gambe a ciondoloni, mentre li osservava. Il cappottino corto rosa che indossava era davvero comodo, per essere stato preso ai saldi dei Black Friday; strappato dalla salma calpestata di una squinzia squinternata, che aveva puntato troppi capi e non era riuscita a tenerne neanche uno.
‘Beh, per queste cose ci vuole tattica e allenamento!’
“Su, ragazzi - ricordatevi, non esistono risposte sbagliate.”
Sorrise vagamente incoraggiante, prima di aggiungere con ironia: “Solo risposte stupide, in caso.”

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Summer Parton

‘Ah, quindi ha davvero un briciolo di cervello!’
Che fosse stata colpita dal ripasso fornito alla classe da Lucas, così prontamente sciorinato?
Assolutamente no - Summer era semplicemente d’accordo col fatto che nessuno sano di mente avrebbe voluto essere Milord. Come fan di Sailor Moon, non poteva che esserne più d’accordo.
Un mezzo sorriso incrinò la sua not anymore acceptable poker face quando ascoltò la presentazione in modalità Amazon Quartet, trovandosi a pensare ‘E ci credo che ti piace il cazzo’.
“Come ha ripetuto così istrionicamente il vostro compagno - dal quale mi sarei, a questo punto, aspettata almeno una coreografia adatta - gli Astri Prossimi Minori sono quelli. Tuttavia, Pallade non rientra ancora nelle classificazioni ufficiali, a causa di problemi etici inerenti l’invasione eccessiva della mental privacy.” Stava forse bluffando? Nessuno l’avrebbe mai saputo, forse neanche lei, ma rincarò la dose: “Che ci crediate o meno, noi Astrologi pensiamo anche a temi etici.”
Forse avrebbe dovuto effettivamente pensare al casino che sarebbe scaturito dall’avere un mucchio di teenager, già di per sé lunatici, con un mucchio di influssi sentimentali planetari doppi; probabilmente, la scena che le si presentò davanti avrebbe atterrito chiunque.
Ma non Summer, che era cresciuta tra le roulotte di Las Vegas e aveva visto un mucchio di squinternati in tutti i modi, in tutti i luoghi e in tutti i laghi e l’Universo che li inseguiva.
“Beh, direi che la parte fondamentale della lezione l’avete colta” affermò, mentre sotto sotto godeva a vedere finalmente un Lucas ammansito che veniva maltrattato da uno dei suoi due significant others.
‘How the tables turned, uh? Spero tu impari ad apprezzare un po’ la gentilezza dei tuoi amanti… beh - se non altro, è stato divertente vederti maltrattato un poco.’
Il richiamo di Nathan nei confronti dell’Ametrina funzionò, per cui il topolino venne scagliato contro Lucas (‘Double vengeance!’), che lo spaventò col Protego Astralis. Quando Nathan lo trasfigurò, poi, prese in mano la paperella di gomma.
“Princess Brooke, your carriage has arrived - se vuoi, hai a disposizione un altro tentativo per trasformare quel seme in una mela. O direttamente in un melo, if you prefer”; chissà se la ragazza, resa selvaggia dall’influsso di Cerere, avrebbe eseguito la consegna.
‘Ma sì - in parte è colpa mia. I still haven’t specified some stuff… well, prima di farlo vediamo come si comportano gli altri.’
Avrebbe permesso che tutti si sbizzarrissero con quella combinazione di incantesimi, arrivando probabilmente ad avere degli studenti che assomigliavano più agli animali di uno zoo.
‘Oh - forse liberarli per il castello non è una buona idea… potrei sempre dire che si sono drogati. Nah, poi darebbero la colpa a me che gli faccio consumare droga a lezione - beh, mi verrà in mente qualcosa più tardi…’
Temporeggiare, talvolta, era un’abilità utile, no?
“Bene - voi quattro, cosa ne pensate di queste Invocazioni Planetarie? Come vi sentite? Uno alla volta, per carità - come sempre.”

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