Io ci sarò fino alla fine come un ricordo che non se ne va.

Peter&Alyce

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    Peter Coffey

    Cosa ci faceva là? Non ne aveva la minima idea. Era fianco a fianco con Jake, un suo grande amico nonché compagno di squadra all'interno dei Falcons -Battitore- che era partito dalla Cornovaglia fino ad arrivare a Londra per fargli visita ed in una serata passata in un anonimo pub di Diagon Alley, aveva sentito parlare di un night club: Le vie en Rouge. La frase che aveva usato Jake era stata chiaramente "Ehi Peter, mi pare che tu non scopi da un po'", al che era lievemente arrossito. Per quanto naturale potesse essere, lo imbarazzava abbastanza. Non era un ragazzo da discoteca, ma era il compleanno di Jake e gli sembrava brutto negargli qualcosa, quindi eccoli là, a mezzanotte davanti alle porte del Rouge. Con un sospiro, i due giovani varcarono la soglia, venendo accolti da un'atmosfera accogliente che invogliò i due ad entrare. Peter si guardò attorno, chiedendosi per l'ennesima volta cosa c'entrasse uno come lui, con un posto come quello. Non giudicava chi li gestiva o chi ci andava, ma davvero non era cosa per lui. Ma ormai c'era, non poteva voltare le spalle ed andarsene, avrebbe rovinato il compleanno a Jake. Per questo motivo, iniziò ad addentrarsi tra i divanetti finché... si ritrovò davanti ad uno specchio molto particolare. Nel guardare la sua immagine riflessa, ogni altra cosa sparì. Jake, i clienti, lo staff del locale, i suoni... c'era solo lui con... la sua sorellina. Lui aveva addosso la divisa dei Falcons ed una grande coppa di Quidditch in mano, sembrava quasi che le stesse dedicando la vittoria. La stava abbracciando con forza, come se non si vedessero da anni... ed in effetti era così. I capelli rossi a solleticargli il naso e la sua pelle profumata, addosso. Senza quasi pensarci, alzò le dita e le posò sulla superficie dello specchio, in corrispondenza della mano della sorella. Niente da fare, non era reale. Una profonda stretta, gli attanagliò il cuore e lo fece indietreggiare, mentre una lacrima traditrice gli solcava la guancia. Ma che fai? Dai che sporchi lo specchio, se lo tocchi. Tu cosa ci vedi? Io capitano dei Falcons dopo la tua dipartita. Ghignò, scherzando, prima di trascinarlo al bancone. Gli occhi di Peter si posarono su un uomo imponente e pieno di tatuaggi, quindi lo guardò intimidito. Fortunatamente, ci pensò Jake a fare le ordinazioni. Due Ardemonio per me e per il mio amico. Nel dirlo, batté con forza una mano contro la spalla di Peter. Dopo ci divertiamo gli sussurrò quindi all'orecchio, mentre attendevano quanto ordinato.
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    Quello era un giorno diverso dal solito. Alyce non era per niente di buon umore, non era nemmeno annoiata, era arrabbiata con il mondo che la circondava ed era intrattabile. Il motivo? Un sogno orribile che nemmeno più ricordava, ma che l'aveva tenuta sveglia tutta la mattina e che non le aveva permesso di riposare nemmeno un attimo prima di andare a lavoro.
    Era nel retro del suo locale, dove si stava sistemando i capelli. Sapeva che dal lato opposto la serata era già iniziata, ma la sua presenza ancora non era richiesta, anche perché non aveva la minima intenzione di intrattenersi con nessuno. Alla fine, pagava delle ragazze e dei ragazzi per questo motivo, perché rubar loro il lavoro? Anche il suo abbigliamento, oggi era molto diverso dal solito che contava un'accuratezza nei dettagli degna di una maestra in travestimento.
    Invece no, oggi era in abiti semplici: brasier di pizzo bordeaux, ricamata con dei fiori, sotto di essa nient'altro che la sua pelle di porcellana, liscia e perfetta, a delineare le forme che cercavano di sfuggire ai ricami, sotto un pantaloncino molto corto, quasi inguinale, di jeans nero, che portava un pezzo di pizzo appena ricamato con dei motivi floreali.
    Ai piedi aveva degli anfibi neri con la para alta.
    I capelli rossi erano lasciati liberi sulle spalle.
    Sbuffò, portando indietro la chioma fiammante e poi uscì dalla porta, passando dietro il bancone. I suoi passi fecero girare Luke, che subito sentì il bisogno di dire qualcosa riguardo il look di Alyce, che nemmeno aveva guardato oltre il suo naso, tanto era nervosa e infastidita «A volte mi chiedo se sia tu ad intrattenere i clienti o le ragazze che paghi.» - sbuffò una risata strafottente, mentre Alyce volse lo sguardo smeraldo e ghiacciato verso di lui «Sta zitto, Luke. O prendo quel tuo bel faccino e ci faccio un favoloso trofeo da appendere sulla porta come monito per chi mi parla a questo modo.» - un ringhio profondo, mentre afferrava un bicchiere.
    Si voltò verso i clienti per riempirsi un bicchiere di qualcosa che era da quel lato e fu in quel momento che con la coda dell'occhio notò un colore di capelli che ben conosceva.
    Non era possibile. Era chiaro che la stanchezza le faceva dei brutti scherzi. E poi, non sapeva niente di lui, ma sicuramente non era a Londra. Eppure, il sangue le si gelò nelle vene e rigidamente sollevò lo sguardo per posarlo davanti a lei, proprio di fronte a ... il bicchiere le cadde dalle mani e si frantumò in mille pezzi, alcuni finirono sul braccio nudo della rossa, procurandole delle ferite. Gli occhi erano sgranati mentre osservavano quella che secondo Alyce era una visione angelica che non poteva essere reale. Le labbra si schiusero in stupore, ma niente uscì da quella bocca.
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    Peter Coffey

    Peter era entrato in quel Night per una pura casualità, solo per fare felice Jake dal momento che era il suo compleanno, ma mai si sarebbe aspettato ciò che sarebbe successo di lì a poco. Aveva posato il gomito destro sul bancone, in attesa che l'uomo tatuato, servisse loro degli Ardemonio, magari sarebbe stato un utile deterrente contro i pensieri che gli affollavano la testa.
    Ma poi... un rumore di vetri in frantumi fece girare la testa bionda di Peter alla sinistra di Luke, il barista. La prima cosa che colpì il ragazzo, fu una chioma rosso acceso come non ne aveva mai visto, subito dopo fu attirato da un paio di occhi smeraldo che non poteva non riconoscere. Avrebbe capito a chi appartenessero persino se lei avesse avuto qualcosa a coprirle la faccia, eccezion fatta per quelle due gemme rare: Alyce, la sua sorellina.
    Quella visione lo aveva scosso così nel profondo, che rimase immobile per diversi secondi senza sapere cosa dire o fare, poi l'occhio gli cadde più in basso, sull'abbigliamento provocante della ragazza, ma non con malizia... era sorpreso e vederla così conciata, gli ricordava quanto fosse iperprotettivo con lei.
    Una gomitata sulle costole lo fece ridestare, quindi voltò la testa verso Jake. Hai visto quella? Ti sta spogliando con gli occhi, è evidente. Gli sussurrò l'amico, mentre era evidente che fosse lui a spogliare con gli occhi l'altra. Peter non rispose, non subito. Non riusciva a capire. Forse era semplicemente una sosia? Non poteva essere davvero Alyce...
    Pete andiamo, guarda che tette. Continuò Jake, senza nemmeno preoccuparsi di modulare il tono della voce perché la rossa non sentisse. Ma il biondo era incantato a guardare quella che con tutta probabilità era la sorella. Ma solo quando lo sguardo si abbassò sulla ferita che si era procurata al braccio, qualcosa nel suo cervello scattò e riuscì a riprendere controllo del suo corpo.
    Guarda che se non la vuoi tu, posso farci un pensierino io... chissà che scopata che mi ci faccio. Ed accompagnò la frase, con un gesto più che eloquente. Quella fu la goccia che fece traboccare il vaso, per il cacciatore, che si voltò di scatto verso il compagno di squadra, stringendo il catalizzatore tra le dita. Lo sollevò verso l'altro. Silencio! Avrebbe voluto colpirlo con uno stupeficium in pieno petto ma non aveva tempo e non gli sembrava il caso, in quel posto... e poi Peter non era una persona aggressiva, solo che in quel momento era sconvolto, quindi si limitò a silenziarlo.
    Finalmente riscosso, mosse i suoi primi passi verso la ragazza. Incredulo com'era, non si accorse che era dietro il bancone e quindi non poteva di certo essere una cliente. E tu... tu cosa ci fai in un posto come questo? Domandò, in un sussurro. Si tolse immediatamente la giacca di jeans per metterla sulle sue spalle e provare a coprire quanto più possibile tutto quel ben di dio. Ma... sei ferita. Catalizzatore di nuovo alla mano, lo sollevò sulla sua ferita. Epismendo. Sussurrò, tracciando una lieve linea, guardando come le ferite si curavano. Una volta fatto ciò, l'avrebbe tirata con delicatezza per un braccio fino a stringerla contro il proprio petto asciutto ma definito. Ovviamente avrebbe fatto ogni cosa se lei glielo avesse permesso. In tutto quello, Jake sicuramente lo stava insultando, cercando la sua bacchetta per annullare l'incantesimo.
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    Non poteva essere reale quello che stava succedendo davanti ai suoi occhi. Ogni singolo respiro sembrava non darle ossigeno al cervello mentre lo guardo color smeraldo era fisso su quel volto che lei continuava a non credere reale. Non era possibile che Peter fosse lì nel suo locale, che la vedesse in quelle condizioni, che non sapesse che fosse a Londra e che--- Non era solo. Solo quando il ragazzo accanto a lui parlò, Alyce si rese conto che su fratello era lì in compagnia. Lei non sembrava essere la sola che si era bloccata, freddata in quella strana situazione che non sembrava essere vera. I loro sguardi si incrociano e in quel momento qualcosa si accese. Quel calore che l'aveva stretta a sé quando era piccola, quando tutto era più facile per loro. Quando erano insieme, quando nessuno li aveva separati. Ma lei sapeva, dentro il suo cuore, che era stata lei a scappare, che era stata lei a non raccontare a Peter la verità su quello che era successo. Avrebbe riconosciuto quella voce ovunque, anche in mezzo alla tempesta, anche nel mezzo di un concerto... Ovunque. Lo smeraldo si spostò sull'amico di Peter ancora una volta quando il fratello lo silenzio, Alyce batté appena le palpebre quasi a voler ritornare al mondo reale, ma fu difficile anche quando Peter le fu vicino.
    Non parlava più, forse se non fosse stato un gesto automatico, non avrebbe nemmeno più respirato. Sentiva il calore di quella giacca di jeans sulle sue spalle, dopo che aveva curato quei graffi che si era procurata con la rottura del bicchiere. il proum del ragazzo le avvolse il volto, quasi aggredendo piacevolmente, tanto da farle ricordare quanto adorava quel suo profumo. Chiuse gli occhi e si strinse nelle spalle. Perché ancora non riusciva a parlare? Era felice di rivederlo, allora perché non riusciva a dirlo? Perché sentiva quel bruciore alla base degli occhi come se si fosse toccata le iridi con le mani sporche di peperoncino? E quel profumo che era così familiare, si accentuò quando quel braccio la tirò a sé e la strinse. Quella dolcezza, quella delicatezza che solo Peter aveva sempre avuto con lei. Gli occhi di Alyce vibrarono di lacrime, lentamente le sentì scendere calde. Nascose il volto nell'incavo del suo collo e trovò quel calore che l'aveva sempre protetta anche dalle semplici formiche. Tirò un respiro profondo e poi cercò appena di distanziarsi, rimanendo in quell'abbraccio, ma allontanandosi quel tanto che bastasse per poter guardare ancora più da vicino quel viso che era splendido ai suoi occhi. Le mani della ragazza si posarono delicate sul volto di lui. Lo sfiorarono lentamente, come se avesse paura di romperlo, come se avesse il timore che potesse svanire di nuovo, come se fosse solo un'illusione.
    Eppure, era così tangibile che quasi non ci credeva. Il pollice si allungò a sfiorare quelle labbra sottili. Le riconobbe, così come riconobbe ogni più piccolo centimetro di quella pelle «S-sei tu...» - mormorò, avvicinando appena la sua fronte a quella del fratello. Socchiuse gli occhi e avvicinò le labbra a quelle del ragazzo, proprio com'era solita fare, per donare un bacio intriso di dolcezza, malinconia e amore, su quelle labbra che tanto l'erano mancate. Era un bacio diverso da quello che donava a Brian, era un bacio differente da quelli che precludevano dei preliminari sessuali. Era un bacio puro, dolce. Una dolcezza che non albergava in Alyce.
    Mai.
    Chiuse gli occhi e strinse quel volto tra le mani, mentre imprimeva il calore delle sue labbra su quelle di Peter.
    Nel frattempo, l'amico del fratello si era liberato di quel silencio e aveva deciso di fare un fischio provocatorio verso quella scena «Te l'ho detto, amico! Quella ti stava spogliando con gli occhi. Falle provare la mazza di un vero giocatore di Quidditch!» - sembrava quasi un tifo da stadio, mentre Alyce non sentiva più niente attorno a lei e sfiorò con la punta della lingua, le labbra del fratello.
    «Pete.» - mormorò tra le lacrime appena appena calde.
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  5. Peter@
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    Peter Coffey
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    Non ci poteva credere. Non vedeva Alyce da più di cinque anni e adesso... se la trovava lì, in un Night Club. Un bel Night Club, certo, ma pur sempre un posto dove non avrebbe voluto vedere la sua dolce sorellina, per lui così piccola ed innocente. Era sicuro che il suo cuore si fosse fermato, quando l'aveva vista dietro il bancone, fasciata in quell'abbigliamento che non lo convinceva. Avrebbe voluto stringerla a sé, abbracciarla stretta e non lasciarla mai più. Desiderava così tante cose... ma non si mosse, rimase a guardare quegli occhi smeraldo per un tempo che parve infinito, finché due eventi si concatenarono, facendolo ridestare. Il primo, furono i commenti assolutamente volgari di Jake -anche se Peter sapeva non ne avesse colpa, non sapeva che fosse sua sorella... o che ne avesse una- e il bicchiere che cadde proprio ad Alyce, ferendola. Fu quello che effettivamente fece scattare una leva nel cervello di Peter che, dopo averlo silenziato, superò il bancone andando dalla rossa ed era talmente sconvolto che addirittura la scambiò per una cliente. Proprio per quello, le posò sulle spalle la sua giacchetta in jeans, impedendo che chiunque potesse vederla mezza nuda, incluso l'omone dietro il bancone che non aveva nessun diritto di guardare Alyce con quei vestiti. Dopo aver curato quei piccoli tagli, non ce la fece più e la strinse a sé con forza ma senza farle male, sentendosi sollevato quando lui non lo respinse ma stette tra le sue braccia senza protestare. Quando posò il viso nell'incavo del suo collo, lo sentì umido e capì che le lacrime avevano iniziato a sgorgare dagli smeraldi della sorellina. Fu la prima volta che non se ne preoccupò, imputandole alla gioia di rivederlo e non a qualcuno che le aveva fatto del male, anche se stava sempre e comunque all'erta. Quando si distanziò, sentì una sensazione di freddo attanagliarlo fin dentro le viscere, sentendo già la mancanza del corpo di Aly che sembrava plasmato apposta per completarlo. Posò le sue mani a ricoprire quelle di lei, sul proprio viso, stringendole appena e rivolgendole un sorriso incerto, aspettando una sua mossa.
    Sono io confermò, quando lei iniziò ad accarezzargli le labbra con il pollice. Sono qui, Cece e non me ne andrò più... sospirò, andando incontro al suo movimento e posando la fronte contro la sua, dolcemente. Sapeva che era stata lei ad andarsene, però si sentiva ugualmente in colpa. Inoltre... lui avrebbe dovuto tornare in Cornovaglia, ma avrebbe fatto di tutto per starle vicino. E finalmente, dopo anni di lontananza, arrivò quel bacio tanto atteso. Forse era insolito un bacio del genere per due fratelli, ma loro lo facevano sin da piccoli. Era il loro personalissimo modo per dirsi che si amavano -in senso fraterno- e che ci sarebbero sempre stati l'uno per l'altra, nonostante quella promessa fosse venuta a mancare da un po'. Fu un bacio dolce, lento e sincero, privo di qualsiasi malizia o doppio fine. Era solo la sua piccola Cece che finalmente aveva ritrovato. Era un gesto estremamente intriso di dolcezza che nessuno dei due riservava ad altri, per quanto il biondo avesse un carattere più incline ad essere dolce.
    Ma quel momento di tenerezza, fu interrotto da quel coglione di Jake. Evidentemente Pete era così preso dalla sorella, che non aveva castato un silencio abbastanza potente da zittirlo una volta per tutte. Sono qui sorellina, non preoccuparti di nulla... le mise un braccio attorno alle spalle e la strinse ancora un po' a sé, mentre si voltava verso Jake, guardandolo con estremo disprezzo e sollevando il proprio catalizzatore. Non parlare così di mia sorella calcò quelle parole, muovendo la bacchetta. Stupeficium! Si era stancato, quindi lasciò che quel getto di magia colpisse in pieno petto l'amico, facendolo finire praticamente all'ingresso, poi rifoderò la bacchetta e tornò a concentrarsi sulla ragazza. Non mi hai ancora detto cosa ci fai qui... sussurrò, guardandola come se ancora non ci credesse, come se... Si passò una mano sul volto, quasi a vedere se tutto quello fosse solo uno stupido sogno. Ma no, era solo una meravigliosa realtà. Chiuse il giubbotto, sfiorando le forme della sua amata sorella, in modo che nessuno potesse vedere altro. Avevano un rapporto un po' strano, forse addirittura patologico a chi vedeva da fuori, ma per Peter non c'era nulla di più puro. Era come se fossero fidanzati, ma senza il sesso. C'è un posto dove possiamo stare soli, Cece? Domandò a bassa voce, chiamandola con quel nomignolo che aveva coniato quando erano due bambini.
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