Meglio un chupa-chups che un amico!

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    Gyll McKenzy
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    quello che desideri, io già lo so.
    «Non me ne faccio niente di un amico, se tanto posso avere i lecca-lecca.» - aveva finito le lezioni, per quella giornata e aveva un po' di tempo libero, che stava passando a fare su e giù nell'aula in disuso, mentre Pixie era andata in giro a spargere disastri.
    «Tanto lo so che nessuno vuole passare del tempo con me.» - continuava a lamentarsi, certa che lì nessuno le avrebbe detto di togliersi dal cazzo, come aveva fatto Cameron alla lezione di Magitech. Era chiaro che da quella lezione aveva capito che il tempo che avrebbe passato a lezione, durante quest'anno, sarebbe stato molto difficile.
    Aveva ancora gli occhi gonfi, perché aveva pianto anche dopo quella lezione e adesso se ne stava a fare su e giù, roteando mani e piedi, in quella ruota che la faceva calmare meglio di qualunque altra cosa.
    In bocca aveva un lecca lecca alla fragola, che aveva preso in stanza, dopo aver lasciato i suoi libri.
    Lasciato era una parola grossa, in realtà. Li aveva lanciati sul letto e se n'era andata sbattendo la porta.
    Tanto ormai tutti la odiavano, uno in più, uno in meno non faceva differenza.
    Quell'aula sarebbe diventato il suo nuovo rifugio, dove per tutto l'anno - aveva deciso - ci sarebbe andata a studiare o a parlottare anche da sola.
    «Lollipop lollipop, oh lolly lolly lolly. Lollipop lollipop, oh lolly lolly lolly.» - canticchiava appena, tra una ruota e l'altra tenendo tra le labbra lo stecchino di caramella quando si trovava a testa in giù e con le mani in terra, per poi riprenderlo e succhiarlo appena quando ripoggiava i piedi giù.
    Alla fine, quando Gyll era triste, doveva fare qualcosa di estremamente stupido per potersi riprendere, altrimenti si sarebbe portata quella tristezza sulle spalle ogni secondo dei giorni che sarebbero venuti dopo e questo non le piaceva minimamente «Speriamo che Jeje non venga a sapere niente...».
    non puoi attraversare la vita, cercando di non farti male.
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    Edited by Gyll McKenzy - 20/9/2020, 16:13
     
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    AIDAN HARGRAVES
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    Un'altra giornata a vagare senza meta per i corridoi della scuola. Era quello che faceva ogni volta che entrava in posti nuovi. Curiosava ovunque. Beh, era normale, voleva conosce il posto che avrebbe frequentato per i prossimi anni. Quindi, ogni volta ne approfittava durante i pomeriggi in cui non aveva lezioni, invece di stare chiusi nel dormitorio. Quella volta era il turno dei sotterranei.
    Aidan era sceso, dopo essere tornato in sala comune per posare i libri e prendere il suo magifonino, e voleva scoprire cosa c'era in quelle stanze.
    Stava fischiettando, con le mani nelle tasche della divisa, e camminava accanto alle porte delle stanze quando, in una di queste sentiva cantare qualcuno.
    'Lollipop lollipop, oh lolly lolly lolly. Lollipop lollipop, oh lolly lolly lolly.'
    Alzò un sopracciglio, chiedendosi chi ci fosse e che ci facesse in un posto come quello e si avvicinò alla porta. La aprì lentamente e guardò dentro. Ciò che vide lo lasciò a bocca spalancata. Quasi doveva richiudersela manualmente come gli attori delle commedie sexy quando vedono un paio di tette, come se non ne avessero mai viste. Il problema era che quella ragazza, in quella stanza, non aveva le tette di fuori, stava semplicemente leccando il suo lecca lecca. E in più, la cosa strana era che Aidan non aveva mai reagito in questo modo, quando vedeva una bella ragazza. Quella ragazza invece lo aveva...destabilizzato. Ed ora voleva conoscere quella ragazza. Voleva sapere chi era quella persona che aveva intontito Aidan soltanto guardandola. Si dava il caso che conosceva anche quella canzone che stava canticchiando e quindi continuò.
    “Lollipop” e li fece il suono di una bottiglia stappata.
    “Call my baby lollipop
    Tell you why
    His kiss is sweeter than an apple pie
    And when he does his shaky rockin' dance
    Man, I haven't got a chance”

    Mentre canticchiava quella strofa, entrò in aula e si presentò.
    “Spero di non averti spaventata. Piacere, mi chiamo Aidan.” la osservò meglio “Ma, aspetta, tu eri a lezione di Magitech, o mi sbaglio?
    Come ti chiami?”

    Non riusciva a toglierle gli occhi di dosso. Stava cominciando a pensare che quella ragazza fosse una mezza veela. Non ricordava di averne mai incontrata una. Ecco perché aveva reagito in modo diverso dal solito.
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    Gyll McKenzy
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    quello che desideri, io già lo so.
    Gyll pensava di essere sola, Gyll sperava di essere sola, soprattutto dopo quello che era successo poche ore prima a lezione di Magitech. Non c'era nessuno che aveva detto a Cameron di smetterla, tranne Mia e qualche altro studente sporadico. Tutti l'avevano guardata ridendo e lei aveva attutito il colpo in malomodo.
    Aveva cercato quella stanza per provare a riprendersi, prima di andare a cena e finire con il subire altre risate da parte di quelli che l'avevano vista piangere.
    Se ne stava lì a canticchiare, mentre faceva le sue ruote e mangiava il suo lecca-lecca.
    Mentre vorticava, una voce alle sue spalle riprese la canzone che lei stava canticchiando e questo la fece fermare all'istante, con il tubicino del lecca lecca in bocca. Poi lo guardò, cacciandolo dalle labbra e «Parli?» - sgranò gli occhi celesti, credendo davvero che fosse il suo chupa-chups a parlare, ma le cose cambiarono quando con la caramella davanti, sentì nuovamente la voce.
    Ok, non era il lollipop a parlare, questo era chiaro. Gyll si voltò di scatto, quasi come se si fosse sentita scoperta. Le guance erano rosse come la caramella sul suo stecchino.
    Chinò gli occhi, portando le mani dietro la schiena, quando il ragazzino fece riferimento alla lezione di magitech «G-Gyll...» - mormorò appena appena imbarazzata, ma anche pronta a sentirsi deridere dal dioptase.
    Ma lei non aveva voglia di vederlo riderle in faccia, quindi preferì mettere le mani avanti e «Senti, se sei qui per darmi della piagnucolona e ridere di me, ti chiedo il favore di farlo domani. Oggi... oggi ne ho già avute abbastanza...» - il suo tono era flebile e tremante, mentre lo sguardo lucido si posava celeste sul volto del moretto.
    Probabilmente lui non aveva la minima intenzione di deriderla, tuttavia aveva la paura che succedesse. Gyll, adesso, era solo un pochetto vulnerabile e voleva un po' di pace. Si morse il labbro inferiore, senza distogliere lo sguardo da Aidan «Io... Io... non voglio dare fastidio a nessuno.» - continuò come se si sentisse lei fuori luogo. Fece un passo indietro, sbattendo appena contro un banco lasciato lì «Auch» - strinse gli occhi e le spalle.
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    AIDAN HARGRAVES
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    Il dioptase guardò ciò che fece la ragazza e sorrise divertito. Lei pensava che a parlare fosse il lecca lecca. Era una ragazza davvero strana e dannatamente bella. Sembrava uscita da un anime giapponese.
    Alla fine si accorse che a parlare non era il lecca lecca e si voltò verso di lui. Era diventata rossa dall'imbarazzo e poi mormorò il suo nome. “Gyll... Capisco.” Disse lui, prima che lei riprendeva a parlare.
    'Senti, se sei qui per darmi della piagnucolona e ridere di me, ti chiedo il favore di farlo domani. Oggi... oggi ne ho già avute abbastanza...'
    Lui alzò un sopracciglio e scosse più volte la testa “Perché dovrei darti della piagnucolona? E perché dovrei ridere di te? Ti ho sentita canticchiare, sono entrato e...e ti ho vista qui, da sola.” Fece qualche passo avanti, avvicinandosi piano a lei “Chi è che ti ha dato della piagnucolona? E' successo a lezione? Non ho sentito nulla di quello che hanno detto gli altri a lezione...ero molto concentrato sulla spiegazione. Ma credimi...non mi permetterei mai di farti questo. Soprattutto perché non ha senso.”
    Sorrise e subito dopo lei parlò di nuovo. La vide mordersi il labbro ed Aidan dovette distogliere lo sguardo...'merda, questa ragazza mi...' non continuò quel pensiero perché sentì un rumore che gli fece riportare lo sguardo su di lei la ragazzina aveva indietreggiato ma sbattè contro un banco.
    Aidan si avvicinò velocemente a lei, mettendole una mano sulla schiena “Tutto bene?” Disse avvicinando il suo viso a quello di lei. “Guarda che tu non mi dai fastidio, sai?” Le fece un bel sorriso e tese la mano verso di lei. “Se vuoi sfogarti un pochino ci sono. “Spero non ti sia fatta molto male...”.
    Si sedette su un banco e guardò Gyll. “Raccontami, dai” disse incrociando le braccia e spostandosi verso destra lasciandole lo spazio per sedersi accanto a lui “Chi sono gli stronzetti che ti prendevano in giro? Gli farò ballare il tip tap nudi in mezzo alla sala grande piena di ragazzi”.
    Era davvero interessato a Gyll, non lo diceva per farle piacere. Voleva davvero sapere cosa fosse successo.
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    quello che desideri, io già lo so.
    Quella matricola doveva aver visto tutto quello che era accaduto durante la lezione di magitech, allora perché non aveva detto niente? Perché non l'aveva difesa? Insomma, lei aveva bisogno di un aiuto e lui non aveva fatto niente? Gyll corrucciò appena appena la fronte a quei pensieri e si rese conto di quanto si sentisse a disagio, per la prima volta, a fare conoscenza con qualcuno.
    Aveva il cristallo del suo sguardo calato a guardare il pavimento con il suo lecca lecca in bocca, vergognandosi di guardare il ragazzino che le stava facendo compagnia momentaneamente. Gyll non era un tipo che esplodeva facilmente o diceva cosa le passasse per la mente, quindi doveva cercare solo un po' di spazio per poter somatizzare la situazione e forse sarebbe stata pronta a ripartire a razzo, no?
    Quando la domanda del ragazzino arrivò alle sue orecchie, Gyll sgranò gli occhi e lentamente li risollevò sul volto di Aidan. Lo vide avvicinarsi, ma cercò di non sembrare spaventata dalla cosa, visto che adesso aveva il timore che chiunque volesse prenderla in giro.
    Non aveva sentito niente? Eppure, era quasi certa, che fosse stato visto e sentito da tutti. Forse lui era troppo avanti? Annuì appena alla domanda sul se fosse successo a lezione, quasi timidamente per quell'ammissione. «Cohen.» - mormorò quel cognome sentendo ancora un brivido per quello che il suo amico le aveva detto «Cameron Cohen ha detto che... insomma... lascia stare.» - scosse ancora la testa e distolse lo sguardo, portandolo ancora verso il basso.
    Credeva di avere molto più spazio, dietro di sé, per tale motivo, mentre indietreggiava, non si rese conto che aveva finito i metri che la dividevano dal banco, che finì per lo sbatterci contro.
    Aveva socchiuso gli occhi per lo scontro e quasi non si accorse che Aidan avesse tagliato le distanze, tanto da toccarla e avvicinarsi così tanto.
    Quando i suoi occhi si specchiarono in quelli di lui, Gyll divenne rossa in viso, mentre cercava di bofonchiare qualcosa. La vicinanza con il viso del ragazzo, le aveva quasi bloccato il respiro e non aveva ben chiaro per quale motivo stesse sentendo lo stomaco ritrarsi come se avesse l'ansia. Annuì nervosa a quella domanda. Arrossì ancora di più, quando le disse che non lo stava infastidendo «Io non... grazie...» - si morse ancora una volta il labbro e afferrò timidamente la mano, seguendolo a quel banco, sedendosi accanto a lui, così da non avere il timore di guardarlo.
    Abbozzò un sorriso per la questione tip tap e poi si strinse nelle spalle «E' che io... non sono abituata a stare senza Jessica... e quest'anno... non siamo nemmeno in stanza insieme. E quindi è dalle prime lezioni che mi sento fuoriluogo... e... oggi ho pianto. Ecco. E Cameron, tuo compagno di Casa, non... non è stato proprio gentile. Speravo che almeno i miei concasati mi aiutassero ed invece... forse devo andarmene da questa scuola. Alla fine, ora mi odieranno tutti per sempre, no?» - parlò a raffica, come se avesse paura di dimenticare qualcosa o di bloccarsi nel mezzo. Mise le mani sotto le sue gambe, lasciando in bocca il lecca lecca, così da non parlare più.
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    Quella ragazza le piaceva molto. Davvero tanto. Aveva un viso così attraente e nello stesso momento un carattere così dolce e indifeso che avrebbe voluto proteggerla se solo l'avesse notata meglio a lezione e avesse assistito all'episodio per il quale lei aveva pianto.
    Quando le disse il nome ricordò ovviamente di chi stava parlando. “Cos'ha detto quello scemo? Dimmelo, gli parlo io.”
    Quando i due ragazzi furono vicini, lui tenne fissi gli occhi su di lei. Vide le sue gote arrossarsi e le sue parole farsi più confuse. Era tentato dal darle un bacio, essendo così vicino a lei, ma decise di non farlo. Non era affatto il momento adatto e non voleva che lei scappasse via. Lui le sorrise solamente quando finalmente riuscì a parlare, ringraziandolo.
    “Per me è un piacere, in realtà.” rispose lui.
    Quando si sedettero, Gyll riuscì a spiegare ciò che era successo. Lui, mentre ascoltava, scuoteva la testa più volte.
    “Gyll...mi dispiace tantissimo per quello che ha fatto Cameron...se non fossi stato così concentrato dalla lezione, non ci avrei pensato due volte a venirti ad aiutare...mi dispiace. Quella lezione mi è piaciuta talmente tanto che ho parlato pochissimo con i compagni. Scusami tanto.
    Però, no. Perché dovrebbero odiarti? E perché devi andartene da qui? No!”
    Il dioptase scosse di nuovo la testa ed i capelli gli si scompigliarono “Io ad esempio non ti odio. Anzi, mi stai molto simpatica, sei davvero una ragazza molto bella e se vuoi, per qualsiasi cosa, io sono sempre disponibile. Non saranno dei bulletti a farti andare via da questa scuola. Dimostra che sei più intelligente di loro.” la guardò con un sorriso e le fece l'occhiolino.
    “Hai trovato un nuovo amico, se tu lo vorrai. Raccontami un po' di te, Gyll. Ed io ti racconterò di me”
    Si alzò dal banco per poi mettersi a cavalcioni su di esso, rivolto verso la Black Opal e pronto per ascoltarla. In tutto questo, avrebbe voluto anche prenderle la mano. Si sentiva veramente strano, in quel momento. Voleva anche solo un minimo contatto con la sua pelle, ma, come prima cercò di non farlo. Non voleva fare l'idiota.
    Aidan Hargraves

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    Gyll era una bomba ad orologeria, solitamente. Ma adesso era quasi stata disinnescata da quello che era stato il suo pessimo giorno di scuola. Un giorno che avrebbe voluto cancellare, un giorno che non voleva ripetere e che stava facendo ben pensare alla ragazzina che forse quel posto non era adatto a lei.
    Alla domanda di Aidan, la mezza-veela alzò lo sguardo e scrollò le spalle «Di non rompere il...» - arrossì al pensiero di ripetere quella parola davanti ad un maschietto, quindi chinò gli occhi di cristallo e scosse la testa «Non fa niente, non voglio che tu e Cameron litigate per colpa mia. Alla fine ho dato fastidio e... non succederà più promesso.» - certo, non avrebbe più dato fastidio a nessuno, perché a lei non piaceva essere il problema di qualcuno. Sbuffò appena, quasi con timore di farsi sentire.
    Quella vicinanza improvissa di Aidan che la salvò dal cadere, la fece confondere tantissimo, senza capirne veramente il motivo, ma per fortuna fu una sensazione che si interruppe quasi immediatamente, non appena le distanze ritornarono nella norma.
    Gyll rimase in silenzio per un po' prima di rispondere alla domanda del ragazzino che sembrava essere dispiaciuto per non esser intervenuto. Gyll scosse ancora la testa «Non c'è bisogno di scusarti. Non voglio stare in un posto dove non posso contare su nessuno e ... voglio viaggiare. A che mi serve la scuola?!» - il broncio di Gyll aumentò di poco sul suo viso, quindi quando Aidan le fece quei complimenti, le sue guance si arrossarono ancora di più e spostò lo sguardo su di lui, sgranando le iridi glaciali. Annuì appena e si strinse nelle spalle, quasi intimidita da quella domanda su di lei «Beh, non saprei che dire, in realtà... mi piace viaggiare e ... ho un panda rosso molto carino. Si chiama Pixie. E tu?» - non sapeva come comportarsi in queste occasioni, ma forse le sarebbe servito per non pensare più a quello che era accaduto poche ore prima.
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    Come poteva, un ragazzo, trattare male una ragazzina così dolce come lei? Anche il peggior cattivo del mondo si sarebbe sciolto davanti a tanta dolcezza. Aidan a volte era stronzo, è vero. Ma mai e poi mai si sarebbe permesso di maltrattare una ragazza, qualsiasi ragazza. Tipo Elisabeth Lynch. Quella ragazza lo aveva trattato di merda, senza motivo poi, eppure mica la odiava o voleva picchiarla. Aveva ricevuto una buona educazione dai suoi genitori, anche se in alcuni casi Aidan se ne sbatteva degli insegnamenti dei genitori.
    Fece un sorriso quando lei gli riferì la frase che le aveva rivolto Cameron “...il cazzo, ho capito..” continuò lui la frase “Scusa per la parola” disse poi, guardando la compagna. “Ah beh a quanto ho capito è un idiota...penso ci litigherò spesso, con questo ragazzo. Non solo per difendere te. A proposito...se ti diranno ancora qualcosa, parlane con me. Puoi sfogarti con me, se vorrai”.
    Aidan, durante quel silenzio, la osservava. Sorrideva, senza nemmeno accorgersene. Gyll parlò di nuovo, dopo un po', dicendogli di non scusarsi e che non voleva stare in un posto dove non poteva contare su nessuno. Qui Aidan sbuffò e scosse la testa.
    “L'ho appena detto.” Le prese la mano tra le sue, istintivamente “Tu puoi contare su di me. Sarò il tuo amico, il tuo confidente. Tutto quello di cui hai bisogno, potrai chiedere a me. E la scuola serve eccome. Gli idioti sono ovunque. Il mondo è pieno di idioti, purtroppo. Bisogna conviverci. E per sopportarli, basta ignorarli o fare il loro gioco”.
    Le lasciò la mano, pensando che forse aveva esagerato un pochino con quel gesto.
    Ma comunque rimase in silenzio e lasciò parlare la ragazza. “Oooh un panda rosso! Poi me lo fai vedere? Anche io vorrei tanto un animale. Mi piacerebbe avere un cane...ma credo che qui non posso portarlo, quindi forse opterò per un bel gatto. Piace anche a me viaggiare...mi piace giocare a poker e a carte in generale, mi piace passare tempo giocando alla Playstation...un aggeggio babbano...poi sempre i babbani hanno diversi giochi di carte interessanti...non è poker e nemmeno scala 40...sono delle carte particolari che hanno preso da un cartone animato giapponese...insomma, difficile da spiegare. E forse ti annoierebbe!” Fece una piccola risata e osservò di nuovo Gyll “Davvero non c'è altro che ti piace fare? Per esempio...” Si tolse il ciuffo davanti agli occhi “Uscire? Fare una passeggiata a Denrise?”.
    Lo chiese con disinvoltura, come se fosse una semplice curiosità, ma sotto sotto il dioptase voleva davvero uscire con lei.
    Aidan Hargraves

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    Alla fine, aveva fatto bene a dare ad Aidan una possibilità di farle compagnia. Non sembrava male e poi, sembrava così gentile che forse poteva anche pensare che non fosse come quelli della lezione appena passata. Certo, Gyll era ancora molto titubante e scettica sul fatto che potessero davvero essere gentili con lei. Insomma, anche Cammychips lo era stato e poi... vedersi come si era comportato.
    E proprio a proposito di Cameron, Gyll sussultò sentendo Aidan completare la sua frase. Gillian non era una puritana che odiava chi diceva parolacce, era solo che dire cazzo davanti ad un ragazzo era qualcosa che non stava nelle sue corde.
    Scrollò le spalle, appena appena imbarazzata e sorvolando sulle scuse. Alla fine non aveva fatto niente di male, Aidan. Lo guardò di scatto, quando si propose come suo confidente e... «Ma...» - era perplessa dalla cosa, insomma non era mica una ragazza, con cui poteva parlare dei suoi sfoghi e... Gyll sorrise, quasi felice questa volta «Va bene...» - disse sbattendo un po' le palpebre un paio di volte, quasi a voler mandar indietro quel velo di lacrime che le stava per affollare gli occhi.
    Sussultò quasi spingendosi indietro su quel banco quando il ragazzo le prese la mano. Gyll divenne completamente rossa per quel gesto e non sapeva più dove guardare per l'imbarazzo. Non era solita ai contatti con i ragazzi, insomma il suo contatto più stretto era stato Joshua e l'ultima volta che l'aveva abbracciato lui aveva reagito ... in maniera strana, ecco. Annuì alle parole di Aidan, ridendo appena, cristallina, quando diede degli idioti alle persone che riempivano il mondo.
    Quando il discorso si spostò su Pixie, tutto divenne più facile per Gyll «Certo, però potrebbe farti dispetti. E' un po' gelosa e vorrebbe che io passassi il mio tempo a giocare con lei. Comunque, so che qui c'è chi ha portato un cane quindi potresti averlo anche tu! Andiamo a comprarlo, che ne dici?!» - disse, senza rendersi conto che aveva chiesto ad Aidan di passare un po' di tempo ancora con lei. Ma quando se ne rese conto, beh, calò lo sguardo quasi spegnendosi e «Cioé... dovresti prendere un cane, se è quello che vuoi... volevo dire questo.» - l'entusiasmo di Gyll si spense di nuovo, come se avesse paura di aver sbagliato di nuovo a spingersi oltre.
    «Non so giocare a niente di quello che hai appena detto, per quanto mi piacerebbe provarci.» - ammise, mordendosi il labbro.
    Quindi poi annui alla sua domanda «Mi piace tanto uscire, e anche viaggiare. Non mi piace star chiusa dentro, vorrei trovare del tempo per andare da qualche parte il prima possibile.» - ammise, giocando con le sue stesse dita.
    Mentre si stava quasi abituando a quelle domande di Aidan e alla sua presenza, la porta dell'aula si aprì e Gyll saltò giù dal banco, guardò verso la porta e vedendo ch'era uno di quegli studenti della lezione, allargò gli occhi «Io... devo andare. Scusa. P-Pixie mi starà cercando.» - disse, poi, scappando via con la testa calata.
    Gyll McKenzy

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