Ametrini e compitini

#Nathemma // Compiti di Alchimia

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    Emma Lewis

    Nella vecchia fattoria ia-ia-o...Quante bestie ha zio Tobia ia-ia-o...C'è la capra, capra, ca-ca-capra...
    Era questo il motivetto cantato dalla giovane, mentre piegava la divisa nella sua camera che divideva con Mia e qualche altra ragazza nuova. Era allegra, quel giorno, anche se non ne sapeva esattamente il motivo. La scuola era iniziata da poco e, invero, tutto stava andando a gonfie vele, si vedeva con i suoi amici, stava con Lucas, andava a lezione, riusciva a praticare il suo amato tiro con l'arco -riuscendo solo di rado, però, a schivare i controlli del moro-. Quel giorno il suo arco era abbandonato con cura sopra la scrivania essendo che la bionda lo aveva appena pulito. Decise di riporlo nella sua custodia perché non rischiasse di ammaccarsi e graffiarsi, non se lo sarebbe mai perdonato. Una volta fatto ciò, decise che sarebbe scesa alle cucine a raccattare qualche dolcetto, stava morendo di fame, ma nel farlo passò davanti alla bacheca dove solitamente erano affissi bandi, compiti e cose del genere e... Oh cavoletti! I compiti di Alchimia! E adessoooo? Devo andare a cercare Lul- si bloccò, facendo cadere le braccia lungo i fianchi, scuotendo appena la testa e lasciando che i capelli biondi le andassero a coprire parzialmente la vista. Oh è vero. Uffi uffi uffi! Lui è al terzo adesso, anche Erik è al terzo... e ora con chi cappero faccio i compiti?! Sbuffò, incrociando le braccia sotto il seno -quale, poi, è un mistero- e strizzando gli occhi quasi sperasse che, da lì a poco, si materializzasse qualcuno per aiutarla. Non aveva nemmeno pensato di chiedere a Mia, ancora un po' timorosa di essere di troppo per l'altra biondina che sembrava così intelligente ed irraggiungibile, almeno per una ragazzina insicura come Emma. Eddai, qualcuno lo troverò acciderbolina. Oh sì, stava dando fondo a tutte le imprecazioni che aveva di repertorio. Non le restava che fare irruzione nella camerata del sesso opposto al suo, magari avrebbe trovato qualcuno, visto che la stanza delle ragazze era vuota. Guardò il suo outfit da modella che comprendeva pantofolone di pikachu, pantaloni della tuta blu ed una semplice canotta bianca. Oh beh, gli ametrini erano tutti pucci pucci, chi se ne importava del suo abbigliamento? Quindi saltellò, come una capretta, e si fermò davanti alla porta dei maschi, bussando con vigore. Luuucaaaasss sei in casa? Aiutami a trovare qualcuno per fare quei compiti! Anche se di alchimia non ci capisco una ceppa! Avrebbe esordito poi, aspettando che qualcuno le aprisse.
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    Nathan Parker King
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    Adorava il giovedì pomeriggio. Non solo era il penultimo giorno di lezioni della settimana ma era anche quello più libero, insieme al venerdì, considerando che l’ultima lezione finiva alle sedici e trenta. Una persona intelligente avrebbe approfittato di quel tempo per mettersi in pari con i compiti assegnati durante la settimana, anche in ottica di viversi in pace il fine settimana magari facendo un salto a Denrise, il villaggio poco distante da Hidenstone. Ecco, una persona con un po’ di buon senso avrebbe fatto quello ma lui il senso -o era il senno?- l’aveva perso da piccolo sbattendo la testa contro la culla. Nathan era la personificazione del verbo procrastinare: rimandare cose poco stimolanti era diventato uno sport, pari al Quidditch. Pertanto non ci si dovrebbe sorprendere se Nathan si trovasse nel suo dormitorio, sul suo letto, con i pantaloni della divisa sgualciti e la camicia aperta, a sonnecchiare allegramente. E avrebbe continuato a farlo se qualcuno non fosse stato così sprovveduto da bussare energicamente alla sua porta. «Occupato!» Bofonchiò, sfilandosi il cuscino da sotto il capo per spingerlo sulla faccia, premendo in zona orecchie, per tentare di attutire i rumori insistenti. Miseriaccia, i suoi compagni di stanza erano chi a lezione, chi ad importunare fidanzati, che diamine potevano volere da lui. All’ennesimo tocco Parker lanciò il cuscino sul letto di Erik, marciando rabbioso verso la porta e aprendola di scatto pronto ad aggredire chi aveva osato disturbarlo. «Senti non c’è nessuno qui perché non vai un po’ a fan-» Aveva iniziato per poi bloccarsi alla vista di una piccola Emma in tuta e con ciabatte pokemonose che avrebbero fatto la felicità del suo amico. «Oh, sei tu...» Un leggero imbarazzò si poté avvertire nella sua voce, mentre le dita andarono ad infilarsi nella sua chioma in un gesto di nervosismo. «Ehm... se cerchi il tuo fidanzatino credo sia a lezione...» La informò arpionandosi alla porta in una posa da modello, con i lembi della camicia che frusciavano sui suoi addominali scoperti e il cinto dei pantaloni sbottonati ma con ancora la zip a tenerli su. «Se vuoi gli dico che sei passata, quando torna.» Abbassò poi lo sguardo sui suoi piedi coperti da Pikachu sorridendo apertamente. «Belle pantofoline...»


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    Emma Lewis

    Non era una tipa da compiti, proprio per niente. Preferiva passare il suo tempo suonando o tirando con l'arco o anche a praticare lo scherma, di certo non a studiare alchimia, tuttavia il secondo anno era importante e voleva a tutti i costi dimostrare che ce l'avrebbe fatta, oltre al fatto che i suoi genitori avevano fatto diversi sacrifici per comprarle tutto il necessario per Hidenstone e non aveva nessuna intenzione di deluderli, ragion per cui si decise a fare persino i compiti delle materie più difficili ed incomprensibili, tra le quali alchimia. Ma avendo la possibilità di fare coppia con qualcuno, aveva deciso di andare a cercare la sua vittima sacrificale nella camera del sesso opposto. Non avrebbe potuto svolgerli con Lucas, essendo lui al terzo anno, ma qualche dolce ametrino si sarebbe sicuramente mostrato disponibile ad aiutarla per il raggiungimento del suo scopo. O almeno così pensava lei, dal momento che le arrivò un ovattato "occupato", nemmeno fosse stata la porta del bagno. Sbuffò, inarcando un sopracciglio e guardando male la porta della stanza, come se chi c'era dall'altra parte, avesse potuto percepire il suo sguardo sulla pelle.
    Finalmente, la porta si aprì e si ritrovò davanti un ragazzo sbraitante; un bel ragazzo sbraitante. Oh... ehm... perdonami se ti ho disturbato Nate... sussurrò, sentendosi enormemente in colpa ed arrossendo fino alla punta delle orecchie per com'era conciato: camicia aperta, pantaloni quasi aperti se non fosse stato per la zip. Sì, sono io... non volevo piombare qui così, stavi sicuramente facendo qualcosa di importante... contrariamente a ciò che potesse suggerire la frase, non c'era un briciolo di sarcasmo nella sua voce, solo biasimo per se stessa ed imbarazzo per la situazione.
    Veramente non stavo cercando Lucas... iniziò, prendendo ad arricciare una ciocca di capelli attorno al dito indice, nervosa. Non so se hai visto l'avviso affisso sulla bacheca maaa... dobbiamo fare dei compiti di alchimia nella sala trofei e possono essere fatti a coppie e sì, insomma... stavo cercando qualcuno che potesse farlo con me. Si morse appena il labbro, oscurata davanti all'imponente presenza del ragazzo -non che ci volesse poi molto ad essere più alti di lei- e non sapendo esattamente come proseguire la conversazione. Quindi mmh... se sei libero... cioè... insomma... se non è un fastidio per te... ti andrebbe di farli insieme? Tanto a quest'ora non abbiamo lezioni... borbottò, sempre più imbarazzata, arrossendo ulteriormente al commento sulle ciabatte. Uh, grazie... anche tu hai dei bei... pantaloni. Ma che cosa stava dicendo? Sul serio, Emma? Dei bei pantaloni? Se avesse potuto, il suo cervello avrebbe fatto un facepalm enorme.
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    Nathan Parker King
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    La coglionaggine era il suo marchio di fabbrica e lo dimostrava il modo con cui aveva aggredito la piccola Lewis. Già, piccola. Perché se anche lui era al primo anno tra i due il più grande era lui. Comunque, dicevamo, Nathan non era affatto un buon padrone di casa e neanche di stanza visto che abbaiò salvo poi cercare di riprendersi una volta resosi conto che a disturbare il suo sonnellino altri non era stata quel bellissimo bocconcino angelo biondo. «Ma no, nessun disturbo.» Si affrettò a tranquillizzarla divenendo nel frattempo un perfetto pomodoro. Brutto, bruttissimo segno. «Naaa, hai solo interrotto il mio riposino di bellezza.» Minimizzò solo perché era lei altrimenti col cavolo che avrebbe sorriso in quel modo. Quella ragazzina poteva diventare seriamente la sua kryptonite, meglio correre ai ripari. E ci provò, sul serio lo fece, ricordandole del suo fidanzatino ultra-innamorato, che però al momento era a lezione, e proponendosi come postino per eventuali messaggi. Un postino sexy, ma pur sempre un postino. «Come, scusa?» L'incredulità dell'ametrino era evidente dato che poco ci mancava che il suo mascellone toccasse terra per la sorpresa. Perché diavolo non era lì per Lucas sono-innamorato-pazzo-di-Emma Jones? Che stesse cercando proprio lui? E che diamine! Se così fosse stato non aveva captato nessun segnale fino a quel momento. Stava per iniziare a crederci quando vennero udite parole come "bacheca", "alchimia", "compiti" e neanche "coppie" lo fece sentire meglio più di tanto anche perché era abbastanza chiaro: l'unica coppia che avrebbe potuto fare con lei sarebbe stato a lezione o per gli stramaledettissimi compiti. «Ma perché, Em? Perché li hanno inventati? Fa così tanto Ottocento!» Avrebbe posato una mano con fare teatrale prima sul suo petto e poi sulla spalla della bionda. «Senti... ma se ti accompagno li fai tu per me?» Provò a corromperla, certo che sarebbe stato del tutto inutile con una come lei. Ma tentar non nuoceva. Non quanto quelle pantofoline. E di certo men che meno dei suoi pantaloni. «Lewis, sei seria? I pantaloni della divisa?» Poi con la mancina si sarebbe accarezzato gli addominali. «Dì la verità, piuttosto. Era questi che stavi vedendo!» La prese in giro bonariamente, finendo comunque con il riabbottonarseli prima di passare a fare lo stesso con la camicia. «Facciamo così... io vengo con te, provo a fare i compiti... ma in cambio voglio del cibo. Cibo vero.» Il pisolino gli aveva messo fame, indubbiamente. «Fammi strada, Lewis, che ancora non conosco bene la strada.» Avrebbe indicato con un gesto del braccio il corridoio alle sue spalle in attesa che si mettesse in marcia con la direzione finale la sala trofei, ma con diversi pit-stop lungo la strada. «Mi ricordi cosa dovres- ehm, dovremmo fare lì?»


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    Emma Lewis

    Iniziò ad attorcigliarsi, nervosamente, una ciocca di capelli con il dito indice. Scolasticamente parlando, era un anno avanti rispetto a lui, ma per quanto riguardava l'età, era di un anno più piccina e si sentiva davvero in soggezione davanti a lui; sia per la differenza fisica, sia per il fatto che lui fosse anagraficamente più grande. Ma quello era un problema che aveva un po' con tutti gli studenti più grandi -che fosse di età o di anno scolastico- perciò cercò di cancellarsi la voglia di fuggire dalla testa e di lasciar spazio alla Emma disagina di sempre. Beh direi che ti è servito molto quel riposino! Disse, genuinamente senza nessuna intenzione di risultare maliziosa o con doppi fini. Emma era sempre e solo gentile, dicendo ciò che pensava senza farsi troppi problemi, la maggior parte delle volte. Ma era tutta ingenuità.
    Ridacchiò alle sue espressioni, anche se non capiva esattamente da cosa fossero causate. Nel dubbio, sorrise di rimando anche lei, scuotendo appena le spalle. Non lo so, nemmeno a me va tanto di fare i compiti. Ma l'anno scorso abbiamo vinto la coppa. È stato fighissimo. Sentire i complimenti da quella mumm- da Victoria, è stranissimo. Ha tutta l'aria di una donna dal braccino corto, quando si tratta di complimenti. Quindi insomma... facciamo i compiti per surclassare le altre casate, suuu! Cercò di incoraggiarlo, volgendo il pollice all'insù. Emma poteva sembrare un tortino alla crema, ma dentro era realmente competitiva e adorava vincere, per quanto si ripetesse sempre "l'importante è partecipare".
    Natty, io te li farei volentieri... ma so a malapena fare i miei, mi dispiace hihihi ridacchiò, riflettendo poi su quella domanda. Non era una che si faceva sfruttare in generale, anche se lo faceva notare con gentilezza, però quella frase era completamente vera. Era un miracolo se riuscisse a fare i suoi, figurarsi quelli altrui.
    Iiiiih scusa! Uffa, mi sono impanicata gne protestò, sbattendo a terra il piede fasciato dal pokemon. E poi c'è chi li porta bene e chi li porta male u.u Quindi non rompere t.t aggiunse, mettendo su un broncio adorabile e protendendo il labbruccio inferiore in una finta espressione offesa.
    Quando pronunciò quella frase, Emma rimase ferma un attimo, come bloccata. Il ricordo di un'evento del genere le riaffiorò alla mente, quando un altro ragazzo ben piazzato, le chiese di toccargli gli addominali. Rabbrividì, perché ripensare al Magic le faceva sempre quell'effetto, ragion per cui cercava proprio di non pensarci. Scosse con decisione la testa e riprese ad ascoltarlo.
    Va bene, anche io ho fame... anche se le cucine non sono proprio per strada... senti e se facessimo i compiti in fretta e poi andassimo a saccheggiare le cucine? Ci può stare? Domandò, prima di mettersi in marcia. Comunque dobbiamo andare, appunto, alla Sala Trofei e.... ci sono tre oggetti da esaminare: anello di loki, Skíðblaðnir, Incudine di Tyr... dobbiamo deciderne uno. E poi rispondere alla domanda "cos'è per te l'alchimia-trasfigurativa?" concluse, camminando pochi passi avanti a lui.
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    Con Emma non ho potuto certo dire "dobbiamo descrivere come lo immaginiamo" U.U Però ecco, ti linko qui ♥ *Emma esce dal corpo di Giada*
     
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    Nathan Parker King
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    Emma Lewis era un folletto carinissimo, pieno di frasi dolcissime, sconnesse e una genuinità che non poteva far altro che rubare cuori a destra e a manca. Beh, non il suo. Non per uno come lui che aveva salutato il treno dell'amore prima di farlo arrivare in stazione. Non era cosa per lui, lo aveva capito ed era così buono da ammetterlo non solo con se stesso ma anche con le ragazze con cui si concedeva salti ben diversi da quelli dell'ametrina. Magari, se la ragazzina non fosse stata impegnata, se lui non fosse stato quello che in fondo era, probabilmente avrebbe dato inizio ad un estenuante corteggiamento ma, già com'era successo al molo con Mia e la rossa, lui aveva un codice molto rigoroso: mai andare con ragazze fidanzate, mai provarci con la tipa di un amico, assolutamente mai fare il filo alla fidanzata di uno dei compagni di dormitorio. Mai. Per cui, nonostante la coglionaggine e la provocazione sui suoi addominali che avevano mandato in evidente confusione la ragazzina, Nathan relegò la Lewis nella sfera delle amicizie. Questo non avrebbe significato di certo che avrebbe smesso con le sue uscite imbarazzanti, anzi sarebbero aumentate esponenzialmente. «Follettina, rallenta che mi son perso a sala Trofei, figurarsi capire cos'è l'alchimia-trasfigurativa!» Male, molto male. Quei compiti sarebbero stati un disastro assoluto visto che lui non era tutta questa cima, non perché peccasse d'intelligenza, quanto perché trovava i compiti assolutamente noiosi, ancor più di alcune lezioni dove finiva con il ronfare sul banco. «Già che devo fare i compiti a stomaco vuoto è una tragedia, poi vedere sti pezzi di antiquariato e studiarli è così... noioso.» Ed un sonoro sbadiglio andò ad accompagnare la sua ammissione mentre, seguendo la Lewis, erano finalmente giunti a destinazione. Avvertì per caso il peso della magia o ebbe modo di vedere una sua vittoria più desiderata? Affatto, parte del suo cervello era rimasto sul letto del dormitorio, figurarsi se avesse prestato attenzione alla Porta della Gloria.«T'oh, guarda abbiamo trovato l'anello.» Richiamò l'attenzione della streghetta andando a posizionarsi davanti al piedistallo su cui due impronte di mano erano stilizzate, proprio davanti all'espositore dell'anello di Loki. Un anello in argento finemente decorato con piccole rune incise nel metallo. Una striscia che da sottile, nella parte nascosta dalla falange che incontrava il palmo, andava ad inspessirsi fino a formare una bombatura tale da consentire alla runa protagonista, Dagaz dal significato di completamento e mutazione, di spiccare nel cerchio ad essa dedicato. Se non era perfetta quella lettera dell'alfabeto runico per identificare il carattere trasformista di Loki avrebbe senza dubbio alzato le mani. «Direi che questo sia il nostro oggetto definitivo.» Perché mai perdere tempo a vedere gli altri se ormai il suo sguardo si era già posato sull'artefatto magico del "divinità" del trasformismo.


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    Emma Lewis

    La situazione era strana e persino una ragazzina come Emma se ne stava rendendo conto. Il problema non era stata la sua frase sugli addominali, bensì ciò che quella stessa frase, le ricordò. Quella stessa persona di cui lei si era fidata e con la quale aveva scherzato per un bel po', che l'aveva truccata da volpe e che l'aveva fatta ambientare nella sala Fluo, aveva tentato di drogarla ben due volte. La prima gliel'aveva lasciata passare, dal momento che era stata lei ad inventarsi che cercava qualcosa per divertirsi, ma la seconda volta... beh, le aveva fatto assumere contro la sua volontà, ben sette dosi di una droga potentissima che pietrificava la gente e nemmeno lei sapeva come ne fosse uscita viva, senza nessun effetto se non degli occhi ancora più lucenti. Ma scacciò il pensiero, scuotendo appena la testa e tornò a concentrarsi su Nathan che, senz'altro, non era come Chris. Non mirava a farle del male. Ma, nonostante questa consapevolezza, un piccolo brivido non poté fare a meno di attraversarle tutto il corpo.
    Ehi, nemmeno io ci capisco niente di queste cose... hai ragione, un passo per volta. Intanto andiamo alla sala Trofei... fece per girarsi, ma poi gli puntellò un dito sul petto. E non chiamarmi Follettina! Sbuffò, anche perché quel nomignolo ricordava a questa player, una youtuber, apoteosi del trash.
    Hai il manuale? Anzi, lascia stare lo prendo io! Affermò, anche perché doveva vestirsi, non poteva certo andare in Sala Trofei con quelle pantofoline ed il pigiama, quindi alzò la mano e allargò il palmo, come a dirgli di attendere. Comunque prometto che non ti farò annoiare! Aggiunse, prima di volatilizzarsi lungo le scale per raggiungere la sua camera.
    Non ci mise molto a tornare al cospetto di Nathan, però stavolta era completamente diversa: indossava un paio di jeans chiari che lasciavano scoperte le caviglie, delle converse bianche, una camicia dello stesso colore e sopra un maglioncino rosa. Sì, forse sembrava eccessivo visto che era ancora estate, eppure nel castello a volte faceva quasi freddo, non era certa se avessero i condizionatori a palla o se fosse proprio una peculiarità di quelle mura di pietra. Ah, ovviamente con il manuale di Alchimia stretto sotto al braccio. E così, si diressero verso la Sala Trofei e già Emma non vedeva l'ora che quel compito finisse. Anche il suo stomaco era vuotissimo. Superò la porta della Gloria senza soffermarcisi troppo; non aveva molto tempo da perdere, anche se in un'altra occasione si sarebbe fermata ad osservare ogni dettaglio di essa.
    Uh fico! Esclamò, saltellando davanti all'espositore e puntando il suo sguardo chiaro, verso l'anello. Aveva le rifiniture in argento e delle rune qua e là, ma quella che più di tutte si notava, era Dagaz, completamento e mutazione. La biondina inarcò un sopracciglio, curiosa di come mai vi fosse proprio quella runa, ma non perse troppo tempo a chiederselo. Uh sì, mi piace Loki! Ha anche un nome figo, quindi sei pronto? Disse, indicando gli stampi delle mani dove loro avrebbero dovuto mettere la propria per entrare in contatto con i ricordi dell'oggetto.
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    Nathan Parker King
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    «Ti ho già detto che puoi toccare oltre che guardare, vero?» Se solo avesse saputo il motivo per cui l'esuberante Lewis sembrò raffreddarsi nei suoi confronti, davanti la sua sciocca battuta, probabilmente King se ne sarebbe uscito con qualche altra castroneria delle sue per tirare un po' su il morale della viola-giallo, invece fu capace di mettere solamente un muso lunghissimo dalla sua stanza fino alla Sala Trofei, aggiungendo strati su strati quando fu costretto ad aspettare che la ragazza salisse su per cercare di indossare la divisa e togliere quelle simpaticissime, quanto buffe, ciabatte. «Follettina, andiamo, io posso mai essere quello che si porta sempre dietro i libri? E gli amici che ci sono a fare?! Non è forse un bisogno il mio di non rovinarmi la schiena con degli stupi ed inutili pesi?» Certo che era proprio simpatico quando non poteva cibarsi come avrebbe voluto. Aggiungi poi che odiava nel profondo aspettare che una ragazza si facesse bella -soprattutto quando non era per lui- rendendolo ancora più nervoso. Tanto valeva che dormisse ancora un po' o che andasse davvero a far scorta di cibo vero, persino da solo. Ma la Lewis si dimostrò lesta nel cambiarsi per cui rese vano qualsiasi tentativo e volontà del ragazzo di sgattaiolare via per andare a corrompere gli Elfi nelle cucine.
    Fatto era che, nonostante i vari pitstop ed intermezzi, alla fine i due erano riusciti a raggiungere il museo all'interno della Sala Trofei con le loro mani pronte a posarsi su quell'aggeggio curioso che avrebbe permesso loro di rivivere un ricordo legato all'oggetto che pensatoio levate proprio. «Beh, è Loki, come potrebbe non essere figo?» Poi la occhieggiò divertito ad avere conferma prima di imitarne i gesti. «Andiamo Lewis. Ormai dovresti aver capito che io sono nato prontissimo.» E no, non si riferiva affatto nell'essere il primo studente così zelante da fare tutti i compiti per tempo, bensì ad un'attività che la Whitemore aveva imparato a conoscere ed apprezzare. «Andiamo ad incontrare Loki!»

    Forse aveva visto un po' troppi film della Marvel perché quando Nathan fece aderire il palmo della mano grande alla forma standard dell'impronta del memory dive finì con il provare un grandissimo senso di delusione. In quell'ologramma non c'era traccia dell'affascinante Hiddleston nei panni del Loki fumettistico bensì due bambini. O meglio un bambino ed una bambina dai capelli biondi così chiari da sembrare bianchi. Erano sulla cima di una piccola collina dove nella valle vi erano dei massi disposti in forme geometriche, molte delle quali raffiguravano dei cerchi o delle ellissi. «Seguiamoli.» Disse allungando una mano in direzione dell'ametrina per aiutarla nella discesa. Se i bambini davanti a loro sembravano conoscere bene la conformazione del terreno, i due erano per lo più stranieri a Lindholm Høje, in Danimarca. Non che il nostro bostoniano sapesse con certezza dove si trovasse al momento. Fatto era che c'erano piccoli massi, qualche buca e comunque una discreta pendenza ed avrebbero fatto meglio ad essere agili e veloci se non volevano perdere di vista i due nanerottoli. Per lui nessun problema, dal punto di vista fisico date le lunghissime gambe, mentre per Emma non sarebbe stata la stessa cosa visto che era più piccina. «Se non riesci a stare al passo puoi sempre salire sulle spalla in perfetto stile koala.» La rassicurò mentre iniziarono ad avere un senso quelle strane pietre intarsiate. Ovviamente erano delle rune ed ovviamente erano in un cimitero norreno. Che giuoia. «Ma che fanno?» Da lì non poteva avvertire bene ciò che stessero dicendo ma anche volendo non sarebbe mai riuscito a comprendere del tutto i suoni dato l'utilizzo di una lingua a lui sconosciuta. Ad occhio e croce, stando ai loro vestiti, dovevano essere in un lasso di tempo indefinito che andava dalla nascita dell'uomo al medioevo, in quanto non c'erano elementi innovativi e ormai desueti per loro da poterli collocare in un'epoca più recente. La bambina si arrampicò su una delle pietre più alte, molto simile ad una stele, lasciando che i piccoli piedi scalzi dondolassero nel vuoto. «Follettina, tu per caso hai capito perché siamo qui?» Quel nomignolo ormai le era stato appiccicato neanche fosse l'etichetta di un prodotto e a maggior ragione visto che non le era piaciuto neanche un po'.
    Nel mentre il maschietto era scomparso, finito chissà dove, magari per fare qualche scherzetto alla sorellina per movimentare un po' le cose. Ed infatti eccolo tornare tutto gongolante dalla sorella stringendo tra indice e pollice proprio l'oggetto che erano chiamati a studiare(?). «Ehi, ma quello non è l'anello di Loki?»


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    Emma Lewis


    Ignorò la sua frase ed andò a cambiarsi, non vedendo l'ora di togliersi di mezzo i compiti che le pesavano davvero tanto, soprattutto quando avrebbe preferito godersi il calore del sole sulla pelle, mirando ai suoi bersagli con l'adorato arco regalatole dai genitori. Era in gran carenza di allenamento, ma purtroppo la scuola non attendeva i suoi impegni, ragion per cui si rassegnò... ma almeno era con qualcuno e non le toccava stare richiusa in una biblioteca a studiare. Certo, adorava da matti i libri, ma non certo quelli di scuola. Smettila di chiamarmi follettina o non sai quello che ti faccio! Lo minacciò, puntandogli il catalizzatore al petto, sebbene non facesse paura manco ad una mosca. Comunque l'ho preso io il libro! Ma non sarò quell'amica che fa tutto al tuo posto, sappilo! Era una sottile proposta di diventare amici? Sì, probabilmente lo era, ma non la trasformò in una richiesta esplicita; in qualche modo, le metteva una leggera soggezione. Forse per il suo essere così più grande di lei? Sbuffò appena e strinse il libro sottobraccio, decisa a dirigersi verso la Sala Trofei.
    Hai ragione! Loki è davvero figo! Guardò quasi ammirata il memory dive, esitando prima di mettere la sua manina sullo stampo, riflettendo su troppe cose, troppo velocemente. E se fosse successo come a Parigi, che erano stati letteralmente catapultati in un altro mondo e lei era morta a causa del diabete? No, il professor Black non lo avrebbe mai fatto... oppure sì? Non sapeva darsi risposta, ragion per cui non gli restò che posare le dita su quell'affare ed immergersi in un qualche ricordo di Loki. Lo vedremo se sei nato pronto fu il suo ultimo commento, prima che la sua pelle entrasse in collisione con il freddo materiale del memory dive.

    Chiuse gli occhi in automatico, lasciandosi trasportare in quell'ologramma passato, sebbene non sapesse proprio cosa aspettarsi.
    Quindi non seppe esattamente cosa provasse, quando riaprendo le iridi brillanti, si trovò davanti due bambini piuttosto strani, almeno secondo lei.
    Avevano i capelli così chiari che, ad Emma, ricordarono quasi quelli di una studentessa del primo anno che aveva visto al Molo ma della quale non sapeva il nome, non avendoci mai interagito personalmente. Notò solo dopo parecchi secondi, che si trovavano sulla cima di una collinetta. Scorse tutto il suo perimetro fino ad arrivare alla valle, dov'erano disposti diversi massi. Il primo pensiero della bionda, fu che quel luogo sembrava davvero florido e le sarebbe piaciuto passeggiarsi, in un altro motivo. Sembra... Stoneage... stonehege... Stonehenge! Ci mise un po' a ricordarsi il vero nome, ma poi si mostrò tutta soddisfatta ed iniziò a seguire i bambini assieme al compagno. Afferrò la sua mano e, insieme, scesero senza che nessuno ruzzolasse giù facendosi male. Non aveva davvero idea di dove si trovassero, ma la geografia non era esattamente un suo punto di forza, perciò lasciò perdere ogni tentativo di sparare nomi a caso. No grazie, Natty! Ce la faccio! Lo rimbeccò, facendogli la linguaccia ma non accennando a mollargli la mano. Voleva farcela con le sue gambe, sì, ma voleva farcela intatta, senza essere lei stessa un masso.
    Alla sua domanda, sbuffò. Avviciniamoci, no? disse, tirandoselo dietro per guadagnare qualche altro metro. Ma non ci capisco niente, sento solo suoni... e perché sono vestiti così! Non hanno freddo? Domande presumibilmente stupide ma non riusciva a capire perché fossero così conciati. Basta chiamarmi Follettinaaaa! Protestò, ignorando momentaneamente la sua domanda, anche se la risposta le sembrava palese. Immagino che... sia qualcosa riguardante la mitologia norrena? Che mi piace proprio tanto! Aggiunse, quasi con gli occhi che le brillavano, prima di veder ricomparire il bimbo e di convenire con Nate che quello fosse proprio l'anello di Loki. Oh sì... e che bello che è! Non fece tempo a dire altro che il bimbo, indossando l'anello, venne avvolto da una specie di luce opaca. Cosa... iniziò la biondina, ma poi ebbe la sua risposta... il piccoletto si stava trasformando in... un centauro? Emma rabbrividì, ringraziando il cielo che fosse solo una visione; non avrebbe mai voluto incontrarne uno dal vivo senza altrui supervisione. Decise lo stesso di tenersi lontana da quelle creature a metà tra uomo e bestia. Con enorme sollievo della ragazza, presto la mutazione continuò, facendo sì che cambiasse forma: stavolta era un tenerissimo gattino che avrebbe abbracciato volentieri. Sarebbe sicuro andato d'accordo con Mirtillo! Sorrise inconsciamente, poi un'altra smorfia si dipinse sul suo viso quando si trasformò nuovamente, solo che stavolta era... era uno schifoso rospo. Ew. Non provava alcun tipo di tenerezza per quegli animali tutti viscidi, anche se di base lei gli animali li amava. Ma non importava, poiché... cambiò ancora! Stavolta era una lucertolina carina carina che Emma avrebbe volentieri coccolato ma, a quanto pare, ci pensò sua sorella e mise anche fine a quel gioco grazie al quale il bambino sembrava divertirsi molto.

    Fu in quel momento che la visione ebbe fine e che i due ragazzi si ritrovarono al punto di partenza, nella sala trofei. Beh, direi che ora possiamo andare a mangiare... concluse Emma, convinta.
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