Un incontro meditativo

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    Andrè De Long-Prée
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    Andrè aveva avuto a che fare con Blake in quel mese di punizione: con lui erano stati presi provvedimenti estremamente seri, dovuti essenzialmente al suo comportamento poco consono e lunsinghiero. Come con Andrè era riuscito ad avere un dialogo con lui, il docente sapeva che questo dialogo poteva instaurarsi anche con altre persone; Blake non era cattivo, doveva solo essere compreso, come tutti, e doveva fare i conti con il suo passato, almeno secondo il docente stesso. L’attività che aveva immaginato per lui era particolare: se infatti per tutto il mese lo aveva chiamato per pulire oggetti estremamente delicati e fragili, così da allenarlo alla delicatezza e alla gentilezza, durante quella giornata gli avrebbe permesso di ispezionare se stesso per mezzo della pratica meditativa. Voleva preparare dunque un’attività che fosse il più tranquilla e spensierata possibile, inizialmente, ma che comunque permettesse al ragazzo di indagare meglio su ciò che avesse dentro: Andrè lo avrebbe accompagnato in quel viaggio mentale, in quella sorta di meditazione, ed avrebbe vissuto insieme a lui quella trance, così da cercare di fargli comprendere meglio ciò che avesse dentro di sé.
    Era una cosa molto particolare: più il docente cercava di distaccarsi dai propri studenti, conscio del fatto che non potesse sostituirsi ad una figura paterna nei loro confronti, più sentiva il bisogno di proteggerli, aiutarli, farli sentire meglio e tentare di risollevare il loro morale. Era un ragazzo di ventiquattro anni che aveva già una mentalità fin troppo matura, una mentalità che lo portava a dimostrarsi disponibile nei confronti di chiunque per tentare di non farlo sentire a disagio in nessun modo. Perché tutto quell’impegno per Blake? Perché era effettivamente un suo alunno, e lui non avrebbe mai permesso che qualcuno potesse parlare male dei propri studenti, mai e poi mai. Dunque, il suo obiettivo, era quello di mettersi lo zaino in spalla e di camminare insieme ai propri studenti così da aiutarli nel miglior modo possibile.
    L’aula di divinazione era stata preparata alla perfezione per quell’occasione, e difatti il docente aveva deciso di mantenere i banchi nelle loro solite posizioni, andando però ad allestire una piccola zona accanto alla cattedra che avrebbe sicuramente usato per proporre quell’attività al ragazzo: c’erano un paio di cuscini colorati, poggiati l’uno di fronte all’altro, sufficientemente lunghi da permettere ad entrambi di potersi distendere comodamente; in mezzo ai due cuscini era presente un bastoncino di incenso che aveva già iniziato a creare un odore più silvestre e particolare che potesse quantomeno permettere di originare un’atmosfera di un certo livello. Sì, Andrè voleva mostrare a Blake qualcosa di innovativo, e dubitava che lui avesse provato una meditazione guidata con tanto di aromi piacevoli in sottofondo, ed era per quella motivazione che avrebbe cercato assolutamente di fargli provare una nuova esperienza.
    Ovviamente il docente aveva comunque mantenuto il suo stile perfettamente in linea con quanto lui amasse: pantalone di seta largo, svolazzante come non mai, di un bel colore azzurro, abbinato ad una camicia di lino inserita all’interno del pantalone, lievemente sblusata e sbottonata, con stampe geometriche dai colori molteplici che si abbinavano perfettamente con i pantaloni e, ai piedi, delle semplici scarpe che richiamavano i colori della camicia. I capelli erano stati acconciati in maniera tale da essere perfettamente curati, mostrando dunque il solito ciuffo biondo ben laccato e curato, accompagnato dallo sguardo color ghiaccio del divinante e dalle sue movenze estremamente delicate e curate. Talvolta aveva bisogno di sentirsi un po’ vanitoso, un po’ come tutti dopotutto, e quindi era necessario viziarsi con qualche capo di abbigliamento particolare, o con una particolare attenzione alla capigliatura. La pelle era del tutto curata e ben riposata, segno che il docente riusciva a conciliare alla perfezione la vita da professore, quella da ragazzo che voleva divertirsi, ed anche la vita da persona normale che necessita delle giuste ore di sonno e del riposo meritato.
    Non gli mancava altro che aspettare l’arrivo di quel ragazzino, e per quella motivazione si era messo sulla cattedra nella sua solita posizione: seduto elegantemente, con le gambe accavallate tra di loro in maniera anche lievemente femminile, mentre il suo sguardo si poggiava sul paesaggio al di fuori dei finestroni dell’aula, toccando con le proprie iridi le cime degli alberi verdi ed alti che tanta gioia gli davano. La porta dell’aula era sempre socchiusa, pronta ad accogliere ogni studente al momento del bisogno, senza che loro dovessero bussare.


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    Blake Barnes
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    Era stata veramente una bellissima scoperta. Non ci poteva neanche credere che Andrè era una persona così spettacolare e non avrebbe neanche mai pensato che avesse sofferto così tanto nella sua vita. Era sempre sorridente, era sempre disponibile con tutti, nonostante il fatto che anche qualche studente non era gentile con lui per i suoi gusti a letto. Gli aveva detto che gli interessava qualcuno e Blake non vedeva l'ora di sapere chi fosse. Il punto era che ogni tipo di scoop era per un Barnes qualcosa di prezioso e qualcosa da sapere, inoltre il fatto che fossero così ricchi e così pieni di risorse rendevano Blake ancora più curioso ed insaziabile. Ma si rendeva conto che i fatti privati di un professore, forse lui, non avrebbe neanche dovuti conoscere. Comunque era contento di quel rapporto, era contento di tutto quello ed era anche contento di aver scoperto una persona fuori dal comune come lui. Quando era con il professore di divinazione sembrava quasi essere più rilassato, non lo sapeva esattamente come era possibile, ma sapeva che i suoi muscoli erano meno tesi e la sua mente era più calma, tranquilla, cosa che per Blake Barnes era quasi utopia. La sua punizione andava avanti inesorabile e la cosa quasi gli stava cominciando a piacere, come avrebbe fatto l'anno dopo senza quelle ore interminabili passate con i suoi professori a battibeccare sul tutto e sul niente. Come avrebbe mai potuto rinunciare al tempo con Andrè, ma anche con Eva, o Lance? Si morse il labbro superiore mentre buttava il ciuffo all'indietro e mentre saliva le scale per arrivare nell'aula di divinazione lanciò qualche occhiolino qua e la a qualche ragazza, salutò qualcuno della sua casata, qualche altro amico ametrin ed ancora qualche dioptase. Praticamente, Blake Barnes era conosciuto da tutti, il che era anche estremamente normale visto e considerato che aveva fatto più danni lui di Naga! Una volta davanti la porta non ci fu bisogno neanche di bussare in quando la porta, come sempre era socchiusa, sorrise quasi serafico ed entrò trovando il suo professore, stiloso come sempre, nella sua solita posizione. Eccomi! Oggi fa un caldo pazzesco...! Cavolo! Ma si, la confidenza che Blake dava a tutti indistintamente era leggenda. Infondo era un ragazzo ricchissimo ma alla mano, e proprio il suo essere troppo alla mano, e non sempre nel modo giusto, lo rendevano popolare e mortalmente pericoloso. Andò verso il professore andandosi a sedere un secondo di fronte a lui su di un banco. La trovo veramente molto bene! Successo qualcosa di nuovo con quella persona?Certo, il fatto che dava del "lei" non voleva dire che Blake avesse ben chiari i ruoli tra professore e docente, ma davvero, tutto quello non era fatto certamente con malizia o comunque per mancare di rispetto al biondo.
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    Andrè De Long-Prée
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    Non appena vide entrare il ragazzino all’interno della propria aula, ecco che il docente si colorò immediatamente nel suo sguardo: il suo viso fu pervaso da un meraviglioso sorriso sincero, di quelli che solamente chi vuole realmente bene ad una persona riesce a regalarle, mentre gli occhi del colore del cielo si poggiarono delicatamente sulla figura di Blake. Lo osservò lamentarsi per il caldo, annuendo appena con la propria testa, rispondendo in maniera del tutto pronta, a sinonimo del fatto che condividesse anche lui quella sensazione di estremo calore. “Purtroppo, o per fortuna, l’estate sta arrivando. Diciamo che è sempre bello poter stare al mare, prendere il sole, fare il bagno, guardare i bei ragazzi.” Ed ecco che si limitò a ridacchiare in merito alle proprie parole, portando successivamente le gambe accavallate tra di loro come era suo consueto fare, prendendo a giocolare con alcuni oggettini casuali che aveva disposto al di sopra della cattedra: c’erano una clessidra, un quadernino minuscolo, qualche gomma da cancellare ed una serie di biglie colorate. Avevano qualche senso? Decisamente no, semplicemente il ragazzo aveva deciso di occupare il posto sulla propria postazione con qualche piccolo oggetto, quasi come fosse pervaso da una scarica di horror vacui.
    Non appena il ragazzo gli accennò anche a riguardo di quella conoscenza che il docente stava portando avanti da molto tempo, ecco che il professore stesso sembrò accennare un lieve risolino. Si passò una mano nel ciuffo biondo, andando subito dopo a sfarfallare con il proprio sguardo nella direzione di Blake, rispondendo alla sua domanda estremamente personale con il suo tono di voce solito, caratterizzato dunque da una tenerezza e disponibilità infinite nei confronti dei propri studenti. “Sono felice che tu me l’abbia chiesto! Comunque va molto bene, per fortuna, anche se dobbiamo ancora fare dei passi in avanti nella conoscenza e nella frequentazione. A tempo debito, saprete tutto, semmai!” Decise di congedare rapidamente quel discorso, sebbene lo avesse trattato con tanta tranquillità, preferendo di gran lunga concentrarsi su altro: portò la propria mano tra i propri capelli, scompigliando il proprio ciuffo, per poi tornare a guardare intensamente Blake negli occhi. Il professore si era molto legato a quel ragazzo, e sperava in qualche modo di aver fatto colpo anche su di lui, professionalmente parlando: voleva essere un punto fermo per lui, voleva fargli capire quanto lui fosse in grado di aiutarlo, ed avrebbe fatto di tutto pur di conoscerlo meglio, comprenderlo e aiutarlo a controllarsi maggiormente.
    “Blake, piuttosto… tu come stai? Che mi dici? Cosa senti dentro di te in questo periodo?” Le domande proposte da Andrè erano sempre molto strane, quasi quanto le attività che dava ai propri studenti, ma allo stesso tempo erano quesiti che permettevano a chiunque di affrontarsi maggiormente a livello interiore: solo attraverso quel primo livello di consapevolezza il ragazzo avrebbe potuto comprendere maggiormente se stesso, solo per mezzo di quella prima introspezione Blake sarebbe riuscito a raggiungere un livello di autocomprensione di gran lunga maggiore. Cosa voleva Andrè da lui? Voleva aiutarlo a comprendersi, fargli prendere la giusta strada, la retta via, e toglierlo dall’incomprensione adolescenziale che, unita alle problematiche passate, lo aveva portato ad un comportamento inadeguato. Gli voleva bene? Forse troppo.

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    Blake Barnes
    Black Opal | 18 anni
    Blake Barne e il suo rapporto strano con ogni docente di Hidesntone stava cominaidno ad essere una leggenda. un sacco di persone, all'intenro di quella scuola, pensavano seriamente che Blake fosse un raccomandato. Che alla fine riusciva a farla sempre franca perchè avesse i giusti mezzi, e con quello si pensava sempre alle sue ricchezze, e le giuste conoscenze, e quando si alludeva a quello si andava a parare sempre sul fatto che avesse un cognome molto, molto noto nella società magica. Doveva ammettere che era irritante. Blake era una persona che si prendeva sempre le sue responsabilità perchè sapeva quando sbagliava e quando lo faceva voleva i "meriti" anche dei suoi errori! Lungi da lui dal tirarsi indietro per qualcosa che lui stesso faceva! Che fosse qualcosa di bello o di brutto, Blake voleva assolutamente i suoi riconoscimenti e la sua temibilità. Era una persona egocentrica ed egoriferita, era una persona che amava se stesso e le sue azioni, Narciso, se avesse conosciuto Blake, sarebbe stata una persona umile e modesta al suo cospetto. Quando arrivò dal suo docente sorrise estremamente compiaciuto per il fatto che alla fine, era diventato anche il suo preferito. Perchè nessuno lo capiva? Chi lo conosceva veramente si poteva solo che innamorare di quegli occhioni demoniaci. Sono d'accordo! Il mare rende tutto quanto molto bello, infondo le persone al mare si scoprono e non solamente dei loro vizi. Magari la parte più fisica è anche quella più interessante... ma questo non lo dica a Clarke! Potrebbe dare seriamente fuoco a tutto il castello! Lo disse ridacchiando, ma infondo la ragazzina dei dioptase era così gelosa che non era esclusa una reazione del tutto inappropriata, esattamente come le aveva Blake nei suoi confronti. Ma Blake era anche una grandissima pettegola e sopratutto era un tipo curioso, curioso di sapere esattamente quello che succedeva nella vita che non era la sua. Era una persona che amava sapere le esperienze altrui e, spesso e volentieri, imparava da quei stessi racconti. Era un ficcanaso e per questo si trovava sempre nei guai anche che non gli riguardavano. Era un ragazzino curioso ed attento a tutto quello che gli si diceva anche se spesso e volentieri tendeva a fare il cretino, appositamente! Sorrise al suo insegnante posizionandosi di fronte a lui e ridacchiando alle sue parole. Andiamo prof! Non può mettermi una curiosità assurda su determinate cose e poi tenermi all'oscuro di tutto! Comunque io tifo per lei! Credo che questo soggetto sia una persona speciale se no non le si illuminerebbero gli occhi ogni volta che accenna a qualcosa che lo riguardi! Ed era anche uno di quei ragazzini che per sapere qualcosa che gli interessava avrebbero seriamente fatto di tutto. Blake non era una persona arrendevole. Era uno che quando gli si faceva male, si sarebbe alzato ancora ed ancora ed ancora. Era uno che era nato per combattere e per essere sempre al centro del mondo. Alla fine riusciva sempre ad esserlo, infondo. Sorrise ancora prima di sbuffare ed alzare le mani in sengo di resa, momentanea. E va bene... allora le darò il suo tempo, ma prima o poi lo verrò a sapere! Infondo non può buttare il sasso e nascondere la mano! Aggiunse prima di mordersi il labbro per la domanda successiva. Cosa sentiva dentro? Non lo sapeva. In quel momento erano successe così tante cose che non sapeva seriamente da dove cominciare. Una cosa era certa, in Andrè aveva visto qualcuno con cui realmente confidarsi, una sorte di zona di confort, una zona neutrale a tutto e tutti. Ultimamente ripenso spesso a quello che è successo a Lilith durante la sua prigionia per cola di Naga e sopratutto al fatto che non sono stato in grado di proteggerla. L'ho vista sparire sotto i miei occhi e non me lo perdonerò mai. Odio essere impotente, odio non poter far nulla ed odio ancora di più quando qualcuno mi neutralizza con una stoccata di bacchetta. Non mi piace sentirmi debole. Poi Blake era fatto in quel modo, quando non parlava mai e quando vomitava parle, apparentemente sensa senso. Ed in quel momento si rese conto di una cosa: Andrè sapeva cosa era successo a Lilith in quel mese?
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    Andrè De Long-Prée
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    Quel modo di interagire con i professori che aveva Blake probabilmente dava fastidio ad alcuni, ma decisamente non ad Andrè: quel professore era decisamente più aperto mentalmente rispetto ad altri, e quindi riusciva ad avere un rapporto molto più aperto e disponibile con tutti i propri studenti, anche se ovviamente le mosche bianche con le quali c’era un confronto più difficile c’erano sempre. Ascoltò attentamente le parole del proprio studente, accennando un sorrisino per via della sua curiosità, limitandosi a rispondergli con quel suo modo di fare estremamente tranquillo e disponibile nei confronti dell’altro. “Qualora la cosa dovesse andare in porto, voi tutti lo sapreste tranquillamente! Non tengo nascosto nulla ai miei studenti, voi saprete sempre tutto su di me. La fiducia prima di tutto!” Disse, andando successivamente ad alzarsi da quella sua posizione sulla cattedra, per poi avvicinarsi maggiormente a lui così da poter parlare in maniera molto più paterna e colloquiale con lui. Ascoltò le sue ultime parole relative a Lilith e a ciò che stava pensando a riguardo di lei, e fu per quello che Andrè si limitò ad accennare un sorrisino non appena lo sentì terminare con quelle parole. “Tu hai paura di lasciarti sopraffare da qualcuno. E forse anche da qualcosa.” E in quel momento sembrò accennare un sorriso al ragazzo, quasi come se Andrè fosse davvero disposto ad ascoltarlo e a capirlo a differenza degli altri. “Tu hai paura di lasciarti andare alle tue emozioni, forse, perché hai paura che possano prendere totalmente il controllo su di te. Ma oggi faremo un’attività per la quale dovrai diventare un foglio bianco sul quale le energie divinatorie dovranno disegnare, dunque dovrai essere pane per le emozioni.” E concluse quel discorso con un sorriso candido, come al suo solito, per poi fargli cenno di alzarsi e di seguirlo al fianco della cattedra.
    Al fianco della cattedra il professore aveva allestito una specie di area “relax” nella quale i due avrebbero potuto effettuare l’esercitazione che il docente aveva preparato. Andrè si mise tranquillamente a gambe incrociate su uno dei cuscini preparati, mentre indicò a Blake di sedersi esattamente davanti a lui, proprio su un altro cuscino. “Vieni qui, siediti tranquillamente, così possiamo iniziare a capire di cosa ci occuperemo oggi.” Ed attese che il ragazzo facesse quanto detto prima di riprendere effettivamente il proprio discorso, iniziando dunque ad esporre il modus operandi. “Tra poco inizieremo una vera e propria meditazione guidata che avrà lo scopo di cercare una risposta inconscia ad una tua domanda. Questa domanda deve essere precisa, e deve essere rivolta ad una persona in particolare, anche una persona che non c’è più.” E gli fece un sorriso in quel momento, allungando le proprie mani verso di lui e aspettando che Blake potesse afferrarle. “Prima di spiegarti quello che dovrai fare – o meglio dovremo, perché io verrò con te per preservare la tua incolumità – ti chiedo di dirmi ad alta voce cosa vuoi chiedere e a chi vuoi chiedere questa domanda. Non avere vergogna, è un esercizio che può funzionare solo se ti lasci andare, altrimenti non riceverai mai una risposta definitiva ai tuoi dubbi.” E lo disse continuando a mantenere lo sguardo su di lui, accennando poi un sorrisino piuttosto gentile e disponibile.
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    Blake Barnes
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    Non sapeva perchè e come mai Andrè riuscisse a leggergli così tanto dentro anche senza che si conoscessero poi così bene. Blake era una persona abbastanza trasparente, seppur molto complesso e con un carattere veramente poco facile, era una persona trasparente e chiara. Quando era arrabbiato non lo nascondeva e quando era felice era la stessa cosa. Non amava i sentimentalismi ma quello non voleva dire che alla fine non era una persona che provava emozioni. Non era sicuramente il ragazzo più emaptico del mondo ma anche quello non voleva dire che non capisse le persone. Lui le capiva, a modo suo, e sempre a modo suo cercava di aiutarle. Con Mia ci era riuscito smantellando quella bugia che si diceva da sempre e cacciando fuori quello che era un cazzo di coglione di merda come Mark. Non era ancora riuscito a fargli cambiare idea su Cameron, ma insomma! il problema principale era che ultimamente erano impegnati entrambi e non riusciva a vedere più la sua amica spesso come faceva prima. Stava per rispondere, ma quando andrè gli disse che lui aveva paura di essere trasportato dalle sue emozioni, Blake non fece altro che stare zitto ed annuire. Infondo era un professore per una dote che aveva e sopratutto per la sua competenza. Doveva essere una persona piuttosto competente se a quell'età già insegnava. Si mise seduto di fronte al docente, nell'aria che lo stesso aveva preparato e riservato per loro e poi gli sorrise, allungò le mani posandole su quelle del divinatore ed ascoltò attentamente quello che gli chiese di fare. Si morse il labbro. Doveva davvero dire ad alta voce la grande domanda che da sempre gli tormentava la mente e che mai aveva detto ad alta voce? Davvero doveva essere così coraggioso emotivamente per quella prova? Non disse qualcosa subito, cercò di concentrarsi, chiuse gli occhi e respirò affondo. Non aveva nessuna intenzione di cedere in quella maniera. Professore... io non so se ci riesco. Sussurrò quelle parole. In genere Blake era una di quelle persone che pensavano di poter riuscire a fare tutto, a sostenere ogni male del mondo e non fallire mai. Ogni volta che non andava bene qualcosa lui era li, pronto a dire che comunque qualcosa di buono era successo e che lui non era una persona che falliva, mai. Anche i suoi fallimenti erano una vittoria. Sempre. Aprì di nuovo gli occhi e sentì le successive parole del docente, si avvicinò inconsapevolmente ancora un pò al bindo. Lei non mi lascerà a solo, vero? Chiese poi mordendosi ancora il labbro. Aveva veramente bisogno di certezze, doveva per forza avere qualcosa a cui appigliarsi. Quando aveva fatto quella cosa di rune, ne era uscito distrutto, adesso fare una domanda e riceverne anche una sorte di rispsta, sarebbe stato veramente devastante. fece un altro respiro profondo, questa volta, alla fine del respiro trannenne un pò il fiato, come se fosse l'unica soluzione per finire quel supplizio. Buttò l'aria fuori e i suoi fari celesti si puntarono contro quelli del docente. Perchè mio padre mi odia tanto? Era quella la sua domanda, ed era quella la cosa che più lo tormentava.
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    Andrè ascolto le parole del ragazzo, ed in un primo momento vide il modo in cui sembrò avere quasi paura di quella pratica che il professore gli offrì di affrontare. Si passò una mano tra i capelli, procedendo subito dopo a parlare tranquillamente con Blake, cercando di guardarlo dritto negli occhi così da trasmettergli fiducia e tranquillità per mezzo delle sue iridi dolci e di quelle parole soavi. “Non ti lascerò assolutamente solo. Sarò qui accanto a te e ti aiuterò a trovare le tue risposte perché credo che sia importante per te riceverle. Sappi che sono fiero di te.” E, successivamente, si limitò ad accennare un sorriso nella sua direzione, specie quando sentì la domanda che il ragazzo fece. Immediatamente il cuore di Andrè percepì una lieve morsa, quasi come se fosse un lieve colpo che lo aveva lasciato con il fiato sospeso per qualche istante, a sinonimo di come lui fosse molto empatico e di come avesse capito che, quel discorso, era molto difficile da affrontare per Blake.
    Si limitò a sedersi per terra su uno dei cuscini, indicando al ragazzo quello che era posizionato esattamente di fronte al proprio, invitandolo a prendere posto in maniera molto tranquilla. Nel frattempo, dal porta incenso che era posizionato in mezzo ai due esalava un fumo particolarmente piacevole, dall’aroma molto delicato e floreale, che avrebbe aiutato molto a rilassare i nervi e a concentrarsi sulla domanda in questione.
    Una volta che Blake si mise a sedere di fronte a lui, Andrè avrebbe preso le sue mani ed avrebbe chiuso gli occhi. “Chiudi gli occhi anche tu, libera la mente, ed inizia ad immaginare una goccia che cade in uno stagno. Immaginala ancora, fin quando non diventerà ripetitiva, quasi ipnotica. Una volta fatto ciò, mi vedrai apparire al posto dell’immagine della goccia.” E glielo disse con voce molto tranquilla, sempre per non fargli prendere più preoccupazioni di quante non ne avesse già. Andrè iniziò quindi a concentrarsi molto intensamente, inspirando ed espirando tranquillamente e con fare regolare, immaginando anche lui l’immagine di questa goccia cadere sempre più regolarmente nello stagno. Blake avrebbe dovuto unicamente pensare a quell’immagine, mentre Andrè avrebbe tentato di mettersi in contatto con lui: nel momento in cui Blake fu sufficientemente concentrato, Andrè si sarebbe mostrato a lui mentalmente, a sinonimo della connessione che aveva appena instaurato con lui. “Siamo in una dimensione meditativa, qui il tempo non scorre. In questa dimensione potrai porre la domanda a cui cerchi una risposta, e ti verrà donata da qualcuno in particolare. Chi sarà? Lo deciderà la tua coscienza.” E la sua ‘versione mentale’ diede una pacca sulla spalla a quella di Blake, invitandolo a girarsi alla sua sinistra e ad alzarsi in piedi in quella porzione di esistenza al di fuori dello spazio e del tempo. “Forza, poni la tua domanda ancora una volta, ed apparirà qualcuno a darti la risposta.” E sorrise a lui, tenendogli la mano per qualche istante qualora lui glielo avesse permesso, per poi lasciarlo agire da solo, rimanendo a guardargli le spalle.
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    Blake e Andrè, qualora Blake voglia andare avanti con la pratica, si trovano mentalmente in una dimensione 'meditativa' al di fuori del tempo e dello spazio. Qui, Blake può porre la domanda ad alta voce, e sceglierai tu chi far apparire per consegnargli la sua risposta! <3
     
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    Blake Barnes
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    Adorava quella materia, lo faceva da quando era bambino, ma sapeva che era qualcosa di pericoloso ed estremamente assurdo. Sapeva inoltre che tutto quello che avrebbe visto e sentito a contatto con chissà chi, era brutto della sua coscienza e questo era qualcosa che lo spaventava particolarmente. Proprio nella lezione con Brian, di fronte a se, con quel maledetto molliccio, aveva capito che davvero la sua più grande paura era lui stesso. Era poetico, ma sicuramente fino ad un certo punto. Si morse il labbro e quando si mise seduto di fronte ad Andrè cercò di pensare a quell'immagine dello stagno e della goccia che cadeva in esso. poteva vederla distintamente, il suo respiro era irregolare ed affannato ma Blake, aveva un senso di resilienza veramente molto alto, ed infatti, quando il professore si mise di fronte a lui rassicurandolo e facendogli capire che non sarebbe andato da nessuna parte, e che anzi, sarebbe stato proprio li nella sua mente, allora Blake cominciò a respirare esattamente come lui. Un respiro profondo e poi piano piano ispirava ed espirava, con la stessa regolarità del divinatore sexy che aveva di fronte. Sorrise appena vedendo l'immaggine del suo professore proiettata nella sua testa al posto di quella goccia che cadeva e quando gli disse di ripetere quella domanda, si irrigidì leggermente, stringendo, fisicamente, le mani del professore. Non aveva aperto gli occhi, non avrebbe interrotto quella sua conversazione con se stesso perchè non era un codardo, ma voleva essere certo che andrè non sarebbe andato da nessuna parte. Ed allora, ad alta voce, pronunciò quelle parole: Perchè mio padre mi odia tanto? La risposta non fu immediata ma quando arrivò, fu quasi un colpo al cuore per lui. Sentiva i battiti accelerati, forse gli stava vedendo seriamente un infarto, ma quella era sua madre, palesemente non in carne ed ossa, ma aveva dei capelli lunghi biondissimi e degli occhi verdi smeraldo solari ed allegri, gli stava sorridendo. Era bellissima. La donna più bella che aveva mai visto. Odia il fatto che l'unico amore della sua vita abbia scelto te e non lui. Non odia te, soffre perchè sei molto simile a me, negli atteggiamenti e nelle decisioni, il fatto di essere così impulsivo. Sei un serpeverde come me, sei testardo come me, sei impulsivo come me! Non cambiare mai piccolo mio. Svanì. Una lacrima scese dritta e veloce lungo la guancia del ragazzino. Non piageva da così tanto che non sapeva neanche di saperlo fare. Il suo sguardo si rivolse al professore in quel lembo di spazio e tempo al di fuori di tutto. Lei ha mai sentito la mancanza di qualcuno a tal punto da sentire un vuoto così immenso dentro da voler morire? In quella dimensione poteva dirlo no? Poteva far vedere a qualcuno quel piccolo pezzo di se fragile? Non lo sapeva ma si fidava di Andrè! Blake non sapeva seriamente perchè rimaneva ancora li, forse la realtà era troppo dura da accettare e forse lui era così dannatamente alla ricerca di approvazione verso suo padre che non riusciva a capire neanche perchè continuava ad odiare così tanto sua madre per averlo abbandonato. Non era lei ad averlo fatto, ma era stato lui. La sua aggressività era stata lui a dargliela ed il fatto di non sentirsi mai abbastanza per una relazione stabile ed invece sentirsi fin troppo per tutti, era un tratto che vedeva solamente su suo padre. Sicuramente Blake aveva idealizzato Helena facendola diventare qualcosa di mistico ed assolutamente perfetto, ma in quel momento sentiva ogni muscolo del suo corpo vimbrare e formicolare. Era la prima volta che "vedeva" sua madre, che sentiva la sua voce, o almeno quella che immaginava esserlo.
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