L'alabarda degli dei

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    Denrise
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    Philipp Garlic
    Predone | 26 anni
    Philipp aveva sempre avuto uno strano e affine rapporto con la notte: da giovane, ai tempi della scuola, era il momento normale per cercare il corpo di Will e farlo proprio, mentre crescendo, ovviamente, era la notte il momento in cui i Cacciatori vestivano i propri abiti e mostravano il loro valore, quanto potessero fare per il mondo intero.
    Quell'affinità andava oltre il semplice fare "le cose che gli piacevano" e affondava radici, profonde, nel suo essere: di notte, Philipp, poteva essere chi era davvero: il ragazzo perdutamente innamorato del suo coinquilino, il ragazzo spregiudicato, il Cacciatore coraggioso e sfrontato; tutte quelle realtà lui le era soprattutto con complice il velo della notte, insieme a tante altre realtà ed avventure.
    Tale affinità non era venuta meno col cambio di lavoro, e nonostante Philipp amasse dirsi di lavorar di notte per non sentire gli insulti di Brugnir, lui sapeva come così non fosse: non era il silenzio, la solitudine o il semplice essere liberi da commenti, era proprio la notte a chiamarlo a sé.
    Mise a nanna Brugnir con un vaffanculo, chiuse la porta della bottega e con sufficienza osservò lo sgabello ove il fabbro lo relegava per gran parte del giorno 'Finalmente comando io' e fu così che si chiuse la porta del negozio alle spalle, entrando nel laboratorio, ora finalmente e davvero suo, del resto aveva una cosa fondamentale da fare.
    "Jeger, è il tuo momento" e fu così che senza troppi complimenti la posò sul banco da lavoro, studiando l'arma, ancora una volta.
    Posò la sua preziosa alabarda su un primo tavolo di lavoro in pietra, inciso con simboli di ripristino e analisi: era dove lui e Brugnir analizzavano le armi, per trovarne debolezze e punti di forza e proseguire al ripristino delle vulnerabilità.
    Afferrò della cartavetro e limò le lame superiori della sua arma, quindi la lucido con cura, percorrendo poi il manico in legno con un olio adatto a conservarlo al meglio.
    La trattò con cura, manco fosse sua figlia, poi puntò la bacchetta "Canete Runae" sibilò per ripristinare la forza dei sigilli runici su di essa applicati, puntando poi ancora la lama 'Concentrati' chiuse gli occhi e fece un respiro profondo, pensando alla potenza e al peso della lama, alla sua superficie perfettamente liscia e senza graffi, lucida e levigata, così come l'aveva ottenuta quella prima volta che aveva lavorato la sua arma, la sua prima arma 'Quando ho capito cosa volevo essere' sentì il petto gonfiarsi, sicché soffiò dal naso ed enunciò la formula che aveva da minuti sulla punta della lingua "Reparo" cantilenò, provvedendo a saldare le microfratture della lama, così come poi fece con un secondo incantesimo sull'asta gemello del precedente.
    'Che faticaccia' pensò lui ringhiando sommessamente; una delle cose più difficili per un fabbro, infatti, era non perdere tempo: gli oggetti incantati erano per loro natura resistenti alla magia e alla trasfigurazione, e ciò rendeva la loro lavorazione lenta e laboriosa, non a caso molti prima lavoravano le materie e poi durante la lavorazione, progressivamente, la incantavano, in maniera tale da agire il più possibile sul materiale privo di magia, tuttavia la stessa cosa non era possibile farla con le armi già completate, rendendo le riparazioni e i miglioramenti estremamente complessi: per assurdo, dunque, ad un fabbro conveniva partire sempre ex novo, ma Phil era uno fedele e non voleva cedere la sua Jeger, anche se, come avrebbe detto Jon, affogava 'Idiota di un oste' lo battezzò lui, osservando il proprio lavoro e cambiando tavolo, ben sapendo cosa volesse fare.
    Osservò la lama inferiore dell'arma, quella che fino a quel punto aveva completamente ignorato 'Grazie dell'onorato servizio, ma il tempo è finito' si disse lui, carezzandola quasi con far affettuoso, puntando, quasi con dolore, la bacchetta contro quella parte dell'arma, nello specifico sulla parte terminale del legno.
    Chiuse gli occhi col lutto nel cuore e visualizzò le rune che aveva ai tempi impiantato per congiungere metallo e legno, ripensando alla formula, ai simboli, allo stesso impegno, fino a vedere tutto chiaramente nella sua mente, e desiderare che tutto svanisse 'Una quarta lama che traccia il nemico non serve a niente, soprattutto perché è una lama terribilmente sbilanciata: è difficile colpire qualcuno che ti aspetti possa poi fuggire' ai tempi non vi aveva riflettuto sopra, per abitudine e pigrizia mentale aveva realizzato tutta l'arma nella stessa maniera, ma col senno di poi era chiaro l'errore, e sapeva anche bene come rimediarvi, e ora che lo sapeva non poteva che procedere.
    "Deletrius" annunciò dopo aver tracciato in aria una W, facendo svanire le rune e portando ad uno scontato distaccamento del metallo.
    Estrasse la quarta lama in argento di Heimdallr e la ripose sopra una pietra nera con al centro un foro quadrato "Sei stata una valida compagna: grazie del tuo supporto" affermò lui con rispetto, posando una mano ancora sulla lama e quindi la bacchetta "Possa tu divenire un'arma ancora più fiera e terrificante" e con quell'augurio di addio, eseguì un'altra magia "Metalia Moldum" disse lui, ripensando al carattere dell'argento e immaginando come potesse essere poco contento di tornare un piccolo lingotto 'E' per un uso migliore, per essere magari una lama principale, e non quella usata per piantare l'asta nel terreno' si disse lui (e forse al metallo), liquefacendolo per intero.
    Osservò il metallo liquido alcuni istanti, in silenzio, quasi stesse pregando, poi la sua bacchetta tornò ad indicare il metallo. Un sospiro, un istante, poi enunciò "Reverto"
    Estrasse il nuovo lingotto e lo ripose nella corretta fila, non prima di essersi assicurato vi fosse sopra inciso il logo della forgia, poi da un'altra pila prese un secondo lingotto di argento, ma incantato in maniera completamente diversa 'Argento di Thor'
    Se non voleva una lama inutile, surrogata, essa doveva essere diversa dalle altre, con un potere unico, che fosse particolarmente utile su cose statiche, e tutto ciò si era riassunto nell'argento di Thor, capace di infrangere incanti e sigilli oscuri col suo solo tocco 'Sarai la lama su cui si poggia la mia arma, ma anche la mia lotta al male come Cacciatore'
    Fiero, entrò in contatto con il metallo, cercando nel suo carattere elementi in comune con lui, invitandolo ad accettare la sua idea, la sua proposta.
    Prese un nuovo blocco di pietra, che usavano per forgiare piccole armi. Si trattava di un cubo in pietra lavica con sopra incisi sigilli runici ed astronomici inneggianti il coraggio, la forza, la resistenza, ma anche il sangue e il fuoco, nonché il metallo stesso.
    Li osservò, poi mentalmente immaginò la lama che desiderava: in argento vivo, lunga circa venti centimetri con una decina più stretta da piantare dentro il bastone per fissarlo. La immaginò a forma di losanga con quattro lati e la punta terminale, quindi immaginò su ogni lato una runa diversa: Uruz per la forza, Thurisaz per richiedere l'aiuto di Thor, Hagalz per celebrare il suo potere distruttivo e infine Tiwaz, la runa del guerriero.
    La immaginò così come la desiderava: fredda, letale, magica. Con quell'immagine in mente toccò il lingotto, quasi a trasmettere quella visione, a prometterla al lingotto stesso 'Sii mio' si disse lui iniziando a tracciare una spiralev via via più rossa e calda "Metalia Moldum" enunciò ancora, sciogliendo dentro allo stampo lavico l'argento.
    Non perse di vista la sua promessa, la sua idea, anche se, con un sospiro, si rese conto di dover invertirla 'Non devo immaginare il metallo, devo immaginare l'aria intorno... e farla nera' doveva realizzare lo stampo di ciò che aveva immaginato, con al suo interno il metallo già liquido e tutti i dettagli, trasfigurando di conseguenza la pietra.
    Toccò la pietra per sentirne il calore, percorrendone la porosità, così come i vari sigilli sparsi, coi loro diversi usi e poteri. Immaginò l'interno di ciò che voleva, immaginò lo stampo in ogni suo dettaglio, impegnandosi così tanto nella visualizzazione da contrarre i muscoli del corpo 'Questa trasfigurazione, sarà un casino'
    Avrebbe usato una formula semplice, del primo anno, certo, tuttavia applicata ad un oggetto incantato desiderando qualcosa che non era davvero quel qualcosa che poteva immaginare, bensì il suo stampo: sarebbe stato difficile, non a caso molti preferivano anche in quel caso partire da blocchi vergini e successivamente incantarli, ma lui, per sua natura, era più vicino all'alchimia che all'incantamento; da ciò la sua scelta.
    Visualizzò tutto nella sua mente e quando si sentì sul pezzo, eseguì un movimento dall'alto verso il basso e poi un affondo "Forma Depso" disse lui, immaginando ciò che voleva e mantenendo alta la concentrazione per diverso tempo, lasciando lentamente il tempo al blocco di adattarsi alla sua magia, fino a realizzare ciò che bramava, fino all'ultima molecola 'Sii ciò che devi'
    Quando ebbe finito, o almeno si reputò soddisfatto sospirò, quasi dovendo sedersi a terra.
    Senza fiato osservò il metallo liquido fuoriuscito perché in eccesso, al che lo spostò con la magia, riponendolo in un bicchiere, tornando poi alla forma principale.
    "Reverto!" enunciò per due volte, la prima per solidificare il metallo, la seconda per la pietra e liberare la sua lama, che finalmente poté ammirare.
    "Bellissima!" affermò lui, annuendo a sé stesso, osservando la propria realizzazione.
    La pose su un piano da lavoro e provvide a rendere il tutto lucido e lisci, non insistendo eccessivamente solo ove aveva inciso le rune, prettamente ornamentali, poi arrivò la parte finale.
    'Ci siamo' "Scripta Maneo" enunciò, tracciando tre rune sulla parte allungata e stretta della lama: Thurisaz a rappresentare l'argento, Eiwaz il legno e Perth la congiunzione e il passaggio.
    Afferrò l'asta e la incantò con una Adduco Maxima, che avrebbe semplificato l'inserimento, impedito di spezzare il legno e, una volta terminato l'effetto, reso il legame tra argento e legno ancora più intimo, quindi inserì la lama e puntò su di essa ancora una volta la sua bacchetta, immaginando di congiungere i materiali, con tutto sé stesso "Elementa weldum" enunciò tracciando una linea e zigzagandovi dentro, puntando poi l'argento, affinché si unisse all'altra lignea superficie, si sperava a vita, date le tre rune.
    Rimase concentrato assai per congiungere tutti quegli elementi magici e quando ebbe finito sospirò 'Bene...' commentò infatti, sollevando la sua arma e roteandola, assicurandosi che fosse bilanciata a livello di peso e che la seconda lama non si staccasse. Solo allora si concesse un sorriso.
    RevelioGDR


    Role che funge da provino per Oggettista Magico, ma che comporta anche una modifica nella descrizione di Jeger di Philipp: si aggiunge alla descrizione stessa il seguente testo "lama posteriore in argento di Thor"
     
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