Potrei aver rovinato tutto

Cam&Daniele

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    Cameron Cohen | Dioptase
    Era da Cameron Cohen fare una cazzata del genere, poco ma sicuro. E ora non sapeva come cazzo rimediare. Era passato poco meno di un mese dall'espulsione di Mark e almeno tre settimane da quando Mia aveva smesso di parlargli, da quando lo evitava. E questo distacco forzato gli faceva male al cuore, perché in qualche modo, era convinto di non meritarselo. Pensava di meritarsi una seconda possibilità, sebbene fosse ben conscio di aver fatto una puttanata madornale.
    Quel giorno stava girando in tondo percorrendo praticamente tutto il perimetro della sala comune dioptase, chiedendosi cos'avrebbe dovuto fare e se avesse avuto veramente senso fare qualcosa. Forse Mia stava meglio senza una bomba ad orologeria come Cameron affianco. Forse avrebbe semplicemente potuto lasciarla in pace, lasciare che si riprendesse da quella ferita e che la sua vita iniziasse nuovamente a scorrere come prima, magari avrebbe pensato ad altri, avrebbe avuto un amico più normale che non avrebbe cercato di minare la sua sanità mentale ogni tre secondi. Ma comunque non riusciva a rassegnarsi ad un rifiuto definitivo, all'idea di non poterla più prendere in giro, non poter più godere di quel suo sorriso solare e che lo faceva impazzire. Si passò con foga le mani tra i capelli, scompigliandoseli, prima di fermarsi in un punto del tutto casuale della stanza. Ma cosa doveva fare? Aveva provato in mille modi a scusarsi, ma niente. Non voleva rassegnarsi, però. Decise quindi che avrebbe fatto una passeggiata per calmare i nervi e poter riflettere con calma. Andò nella sua camera e, per la prima volta in vita sua, non scelse il suo outfit con un criterio e con cura, bensì si buttò addosso i primi vestiti che trovò: dei semplici jeans ed una t-shirt nera. Tuttavia erano perfetti perché descrivevano appieno il suo umore, appunto, nero. Non prese nulla, nemmeno magifonino o bacchetta, e uscì dalla sala, dirigendosi verso l'esterno.
    Una volta varcati i portoni, la natura divenne più rara, sostituita da un pavimento in ciottolato e molta pietra. Beh, non si chiamava di certo "cortile di pietra" senza un criterio.
    Era pomeriggio inoltrato e le lezioni erano finite forse da un'oretta, quindi non avrebbe nemmeno avuto problemi, in caso avesse incontrato dei professori. Non avrebbero certo potuto punirlo, visto che di fatto non stava saltando le lezioni.
    Camminò per diversi metri, finché, rialzando la testa, si accorse che su una delle panchine che delimitavano il percorso, vi era seduto un suo professore. Si morse il labbro e pensò di fare dietrofront, ma ormai era troppo vicino. Ma in fondo, era il professor Salvatore, colui al quale aveva raccontato tutto della morte della sorella; forse lui avrebbe potuto aiutarlo a trovare una soluzione o a rassicurarsi? Ma Cameron avrebbe voluto raccontargli di quanto si era comportato da stronzo? Non lo sapeva, ma tutte queste sue domande vennero messe a tacere quando lo raggiunse. Si piazzò davanti a lui con sguardo quasi truce. Ho fatto un'enorme cazzata furono le sue uniche parole, mentre lo fissava con le sue iridi nocciola.
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    Daniele Salvatore
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    Le lezioni erano finite e lui, comunque la sua avrebbe dovuto tenerla sicuramente più tardi quindi aveva deciso di approvittare di quella giornata di sole per mettersi delle scarpette da ginnastica una semplice tuta ed andare un pò a correre nella foresta. Non correva da parecchio ed aveva un fiatone esagerato senza contare che comunque, forse, aveva preso qualche chilo! No, non era vero ma Daniele Salvatore cercava sempre un modo per migliorarsi e fisicamente lo disturbava non essere sempre in movimento ed in perfetta forma. Quel fiatone che apparse quasi senza senso lo metteva quasi a disagio. Che stava seriamente invecchiando? Alla fine, comunque, decise di fare un pò di streaching nel cortile di pietra dopo almeno due orette di corsa intesta tra le montagne. Aveva le cuffiette ed il suo ipod in tasca, ma comunque abbastanza a bassa voce da rendersi conto di non essere più solo e quando sentì quella voce e quella frase gli venne da sorridere. Levò semplicemente le cuffiette dalle orecchie andandosi a sgranchire il collo e posizionandole in tasca. Buon pomeriggio anche a te Cameron. Com'è andata la giornata? Tutto bene? Chiese poi cercando di fargli capire che magari, ogni tanto, una piccola premessa era sicuramente necessaria. Poi posò il piede sulla panchina e cercò di finire il suo allenamento. Cavolo gli servivano solamente 5 minuti, ma comunque avrebbe potuto ascoltarlo comunque. Era preoccupato e nervoso e quello lo si capiva non solo dal suo portamento ma dal suo tono di voce, quindi alla fine confinò nella sua mente il desiderio di finire l'allenamento e si sedette sulla panchina facendogli segno di sedersi anche lui. Una cazzata. Di che genere e sopratutto con chi? Chiese poi interessato alla siatuazione. Sempre per il motivo che comunque Daniele era uno che quando prendeva a cuore qualcuno si faceva in quattro per lui, e sfortunatamente per tutti, in primisi per questa player, Cameron era stato il prescelto ed il fortunato. Quindi era pronto ad ascoltarlo e nel caso era anche pronto ad aiutarlo. Lo osservò. Mark era un suo amico, che si riferisse a lui? Beh, comunque non aveva intenzione di rendergli la conversazione facile, quindi nel caso, sarebbe stato lui a dirgli cosa avesse in testa esattamente come l'ultima volta che avevano parlato. Lo guardò ed attese.
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    Cameron Cohen | Dioptase
    Infilò le dita tra i capelli castani, tirandoseli nervosamente. Guardò negli occhi scuri il docente e sulle prime non seppe proprio cosa replicare. Non sapeva più come andassero le sue giornate da quando non aveva praticamente contatti con Mia, da quando la sua solarità e dolcezza non lo esasperavano più. Si sentiva un po' più vuoto, ma non era sicuro di voler dire tutto quello all'uomo.
    Sicuramente meglio ora che le lezioni sono finite si limitò quindi a rispondere, distogliendo lo sguardo e puntandolo nella direzione da dove poco prima era arrivato l'uomo. La sua com'è andata? Mi dispiace aver interrotto il suo allenamento. Non lo disse con sarcasmo, ma in realtà a quelle parole nemmeno ci stava pensando, gli erano uscite con tono di voce piatto, in automatico quasi fosse un robot. In verità, la sua mente era ancora proiettata sulla stupidaggine che aveva fatto circa un mese prima, quindi tutto il resto perdeva di valore e nemmeno si rendeva conto di cosa usciva dalle sue labbra, come se fossero frasi preconfezionate e non realmente pensate da lui.
    Dopo qualche secondo buono di esitazione, si sedette accanto a lui e posò i gomiti sulle cosce, pensoso. Cosa diavolo gli era saltato in mente? Andare a dirlo ad un professore, ma davvero? Non sembrava una mossa molto intelligente. Certo, non era stato lui ad abusare di Mia e mai si sarebbe sognato di farlo, eppure il colpevole era il suo migliore amico e un po' si sentiva sporco, sentimento accentuato dal fatto che avesse fatto una scommessa con Mark per far innamorare Mia. Era stato un idiota. Eppure... ora era tutto diverso, voleva Mia... la voleva davvero e non per vincere una dannata scommessa.
    Sono stato un coglione furono le sue prima parole di quel discorso, incurante come al solito di che tono e di che termini stesse usando con un insegnante. Con la schiena, si posò alla panchina e puntò lo sguardo verso il cielo che andava via via ad arrossarsi, prima di lasciare il posto alla luna e alle stelle, sostituendo così il sole.
    Girò il busto verso Daniele, prima di riprendere a parlare. Non avrei mai dovuto permettere che Mark si avvicinasse ancora a Mia. Ma io non sapevo... si interruppe, accorgendosi che il pensiero lo aveva effettivamente detto a voce alta e non era rimasto nella sua mente. Ho fatto una scommessa con Mark. Adesso Mia mi odia. Era senza dubbio un discorso sconnesso, quasi non si era capito nemmeno lui! Non aveva spiegato quale genere di scommessa, né cosa c'entrassero Mia e Mark, ma... Cameron era fatto così!
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    Daniele Salvatore
    Prof. Astronomia | 33 anni
    Quando aveva deciso di fare l'insegnante aveva messo in conto che la sua vita doveva essere il più calma possibile e senza alcun dramma perchè di drammi ne avrebbe avuti e fin troppi per colpa dei suoi alunni. Daniele, infatti, fino a quel momento non aveva avuto una vita difficile e non aveva neanche avuto modo di essere una persona tormentata da qualcosa, anzi! Il fatto era che alla fine della giostra, Daniele aveva una vita normale e conduceva una vita quasi piatta. Se non fosse che era un mago, poteva essere veramente una di quelle persone anonime che si godevano la vita a pieno ma comunque nell'intimità dei fatti propri. Ascoltò le parole di Cameron, guardò i suoi movimenti e poi, alla fine decise che era meritevole della sua completa attenzione, quindi si mise seduto anche lui su quella panchina e sospirò alle sue parole. Quella storia di Mark cominciava ad avere veramente troppi effetti su troppe persone. Era veramente stufo di sentire nominare quel nome, eppure, eppure Cameron non poteva sapere che lui lo odiava ancora di più per quello che aveva fatto a quella che era la sua fidanzata clandestina ed illegale. Si morse l'interno della guancia e cercò di razionalizzare il più possibile quella situazione. Fece un respiro profondo e poi cercò di trovare le parole giuste a tutto quello. Infondo era un docente e come docente non poteva fare ne il matto ne lasciare che Cameron Choen, e proprio perchè era lui, capisse qualcosa. Si fidava del ragazzino? Su alcune cose certamente, ma su altre lo trovava troppo impulsivo e troppo immaturo e sopratutto non consapevole di quello che faceva, la caratteristica che lo rendeva tremila volte diverso rispetto a Barnes. Posò le mani sulle sue ginocchia e si alzò di nuovo in piedi. Se non sai una cosa è normale agire in una determinata direzione, ma si può sempre rimediare, Cameron! Daniele zen era sempre in aguato, forse il problema e il difetto più grande dell'uomo era proprio la troppa calma la capacità di non riuscire davvero ad arrabbiarsi con qualcuno. Si morse il labbro e gli fece di alzarsi e di seguirlo. Cominciò a camminare e sperava seriamente che il ragazzino lo seguisse. Che tipo di scommessa hai fatto? Chiese poi cercando di avere un tono di voce completamente neutro e sopratutto non giudicante. Ma perchè i ragazzini di quei tempi avevano queste strane idee di voler fare per forza scomesse con le persone sulle persone. Anche se un pò lo immaginava cosa aveva scommesso e perchè si sentiva così in colpa.
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    Cameron Cohen | Dioptase
    Avrebbe voluto mettere la parola "fine" a quella storia, eliminare completamente Mark dai suoi pensieri, ma non era così facile visto ciò che lui stesso aveva fatto, spinto da colui che aveva da sempre considerato come il suo migliore amico. Ma era stato un idiota, perché adesso non era certo che sarebbe stato capace di rimettere le cose apposto con Mia. Oltre tutto, c'era da considerare che probabilmente buona parte dei suoi amici, le diceva chiaramente di lasciare perdere Cameron e concentrarsi su un ragazzo che la meritasse davvero... e per quell'aspetto, Cohen non poteva che dare ragione a chiunque lo dicesse. Era una mina vagante e sarebbe stato solo capace di ferire coloro che lo circondavano, ecco perché preferiva avere pochi contatti con gli altri e starsene per i fatti suoi, anche mostrandosi odioso, se necessario. L'ultima persona alla quale si era affezionato, alla quale aveva dato il cuore, era morta e non l'avrebbe vista mai più.
    Si passò una mano tra i capelli castani e guardò l'uomo, che si era appena alzato, ascoltando le sue parole. Si limitò ad annuire, non alzandosi subito quando lui gli fece segno, ma rimanendo ancora per qualche secondo seduto a contatto con la fredda seduta della panchina, continuando a pensare a se fosse il caso di confidargli ciò che lo stava così logorando dentro.
    D'accordo, allora. Disse, alzandosi in piedi e facendo qualche passo verso di lui. Non sapeva esattamente da dove iniziare, ma avrebbe dovuto trovare qualcosa da dire, mentre lo seguiva.
    A settembre ho fatto una scommessa con Mark. Prese un profondo respiro e puntò gli occhi nocciola contro la schiena di Daniele. Mi aveva parlato di una biondina conosciuta ad Hogwarts, di cui nemmeno mi ricordavo, ma mi disse che non era riuscito a concludere e, a quella parola, mimò le virgolette con le mani. Se fino a qualche mese prima, avrebbe parlato anche lui in quei termini, ora che provava quello strano interesse per Mia, quel gergo quasi lo ripugnava.
    Quindi ho semplicemente scommesso con lui che io ci sarei riuscito. Che l'avrei fatta innamorare per poi... fece una pausa, non aggiungendo altro. Avrebbe voluto dire "per poi portarmela a letto" ma si augurò che il docente lo capisse da solo. Ma non sapevo assolutamente che cosa avesse fatto Mark si difese, anche se ancora nessuno lo aveva accusato. Io... si può dire tutto su di me, ma non toccherei mai una ragazza senza il suo consenso. Si strinse nelle spalle, cercando di essere il più sincero possibile. Dopo quanto successo alla madre e ad Arya, mai avrebbe alzato le mani su una ragazza. Ma quando lo sono venuto a sapere... e di come ci avesse ritentato sia con Mia che con la migliore amica di Barnes -è stato lui a venirmelo a dire-... beh ho chiamato Mark nel bosco e temo di avergli dato giusto un paio di pugni... minimizzò, visto che la faccia del ragazzo era una maschera di sangue, dopo aver ricevuto i colpi di Cam. Ma quel giorno era presente anche Mia... non l'ho vista arrivare... e Mark ha detto tutto, sulla scommessa si bloccò, incapace di proseguire il discorso.
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    Daniele Salvatore
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    oh gli adolescenti e le lroo stupide scommesse. Perchè le generazioni che stavano arrivando erano così legate a quel modo di fare? Di apparire? Daniele ascoltò senza dire una parole, cercò di non far vedere la sua espressione rassegnata a quanto fossero stupidi i ragazzini di quel tempo e poi si fermò un momento, dopo aver fatto un pò di strada e guardò il ragazzo. Scosse il capo come per dirgli che si era stato un coglione e questa volta nessuno lo avrebbe difeso. Il fatto era che Cameron non si rendeva neanche conto di quanto stupida fosse quella cosa e non per Mia, ma per se stesso. Si sistemò i capelli ricci e poi lo guardò fisso negli occhi. Cameron. Ti rendi conto che Mark ha fatto la stessa cosa? Non è che abbia proprio violentato Mia, è che gliel'ha fatta credere ed arrivato al suo scopo ha finito solamente quello che aveva cominciato. Era bene che lui sentisse forti e chiare quelle parole e che, in un certo qual senso si sentisse anche in colpa. Volevano essere tutti quanti grandi in quella scuola e nessuno si rendeva conto che erano, invece, solamente dei ragazzini che giocavano a fare gli adulti. Daniele era sempre stato un professore permissivo, uno di quelli che fa finta di non vedere quando copi o quando fai qualcosa che non dovresti fare, ma quando le cose diventavano gravi allora diventava una persona diretta e severa. Adesso ti vorrei far notare una cosa. Una persona che agisce come fa Mark è perchè ha l'appoggio dei suoi amici, sempre! E per quanto tu possa essere,sicuramente, una persona migliore di lui, perchè non toccheresti mai una donna... beh, hai fatto il suo stesso gioco. Mi hai parlato di tua sorella e di com'è stata ingannata da un uomo più grande di lei, di come si è tolta la vita per questo. E tu cosa fai? Scommetti sui sentimenti di una persona che neanche conosci? Sicuramente, in quel momento, Daniele non avrebbe fatto "pat pat" sulla spalla di Cameron dicendogli che sarebbe andato tutto bene, sia perchè in tutta quella storia era stata coinvolta anche Jessica, sia perchè era veramente convinto che Cameron dovesse darsi seriamente una svegliata. Se voleva essere il forte ed il duro che diceva di essere allora doveva cominciarsi a prendere le sue responsabilità. Ecco la differenza tra Barnes e Cohen, la famosissima consapevolezza. Cameron aveva agito e fatto quella scommessa senza neanche riflettere sulle conseguenze, Barnes faceva le scommesse perchè sapeva come vincere e a quello che andava incontro. Fece un sospiro ed alzò gli occhi al cielo. Hai conosciuto Mia e sai benissimo che è una ragazzina che vale e per questo ti penti, ma uno basta di affrontare tutti i problemi del mondo con la violenza! Che pensi? che Mia sia stata felice di quello che hai fatto? Due, prenditi le tue responsabilità ed adesso o trovi il modo di comportarti bene e quindi dimostrarle che non sei come Mark, oppure fai la cosa giusta per lei e non tormentarla. Sei tu che decidi per te stesso e sei tu che dovresti pagarne le conseguenze! Forse era stato veramente duro, ma in quel momento veramente era necessario. Mia sa della scommessa ma lo avrebbe saputo comunque, prima o poi! Quasi che ti ha fatto un favore a farglielo scoprire adesso invece che dopo che avrebbe provato veramente un sentimento forte per te. Cameron giocare con i sentimenti di una persona è peggio di un dolore fisico. Smettila di far finta di essere la vittima e comincia a riparare ai tuoi errori. Forse troppo severo, ma lui non voleva essere trattato come un ragazzino, ma come una persona consapevole ed adulta, tanto che aveva rotto qualsiasi cosa nel suo ufficio ed era entrato come se fosse casa sua. Allora era così che lo stava trattando e non voleva nessun tipo di replica.
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    Cameron Cohen | Dioptase
    Quanto avrebbe voluto poter tornare indietro nel tempo e cancellare ciò che era accaduto, non fare quella scommessa, non dare l'opportunità a Mark di entrare nella sua vita o, ancora meglio, tornare abbastanza indietro da affezionarsi a Mia già al primo anno di Hogwarts, così da -forse- riuscire a salvarla da Mark e da ciò che era successo, preservare un qualcosa di così puro e delicato. Ma nulla di questo sarebbe mai potuto accadere, ormai, il passato era passato e se lo dovevano lasciare alle spalle, anche se faceva male. Lui davvero non sapeva più come comportarsi, quel rimorso, quel senso di colpa... erano così nuovi ed inaspettati, per lui!
    Le parole dell'uomo lo ferirono, perché lui si rifiutava a tutti i costi di essere paragonato a Mark, di credere di essere come lui, anche se forse era la semplice verità. Magari Cameron e Mark oltre che -ex- migliori amici, erano anche molto simili. Magari si erano ritrovati proprio per questo, ma... no. Scosse con decisione la testa. Non mi paragoni a Mark. Non osi farlo si trattenne dal dire qualcosa di peggiore, mordendosi nervosamente il labbro, prima di riprendere a parlare. Io non l'avrei mai obbligata a fare nulla! Non le avrei fatto pressioni di nessun tipo. La scommessa sarebbe stata valida solo se tutto si fosse svolto naturalmente, senza nessuna fretta. Ma si rese conto da solo di quanto quelle parole potessero risuonare sbagliate e, per quanto si rifiutasse di essere paragonato all'altro ragazzo, dovette fare un passo indietro nelle sue convinzioni.
    Strinse i pugni con tutta la forza che aveva, distogliendo lo sguardo dalla figura dell'uomo, sbuffando esasperato, incapace di accettare le sue parole. Non può paragonare le cose! Quel professore aveva messo incinta mia sorella, prima di decidere che non fosse il caso di farla vivere col rischio che potesse confessare! È stata lui ad indurla al suicidio con imperio, lei non c'entra niente! sbraitò, incapace di sentir parlare della sorella. Erano passati anni, ma lui ancora non era pronto. Io non avrei mai fatto una cosa del genere a Mia e non ero a conoscenza di ciò che Mark le avesse fatto... ora il suo tono era flebile, tenue. Rimase poi in silenzio per diversi minuti, riflettendo sul casino che aveva combinato e sulle dure parole del docente. Dentro al suo cuore, sapeva perfettamente che Daniele avesse ragione, ma non era pronta in alcun modo ad accettarlo, non sarebbe stato da lui. Sì, ho conosciuto Mia ed ho capito che è una ragazza speciale, che non se lo meritava... già al ballo di Natale, quando quel dannato vischio ci ha fatti baciare... si mise una mano sul viso, quasi a voler cancellare ogni ricordo degli ultimi anni, quasi a voler tornare il ragazzino ribelle ma spensierato di un tempo. No, non credo sia stata felice... è sempre stata troppo pacifista... solo che non ci vedevo più dalla rabbia, finché non è intervenuta Lilith. Scosse appena le spalle, annuendo piano. Io non la tormento! Sto solo cercando di capire come farmi perdonare! Crede sia facile? Starà malissimo... commentò, riferendosi alla bionda.
    Volevo dirglielo io nel modo giusto. Non volevo di certo che lo scoprisse in quel modo orribile! Mi sento uno schifo. Ammise, incurvando le spalle come se stesse accogliendo tutto il peso del mondo. A me piace davvero Mia... confidò. E voglio fare qualsiasi cosa purché capisca che io non sono come Mark, che voglio davvero riprovarci, che voglio essere... migliore concluse, in un soffio.
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    Daniele Salvatore
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    A volte anche Daniele riusciva ad essere uno stronzo, pochissime e rarissime volte e solamente con le persone che davvero se lo meritavano ed in quel momento, Cameron era uno di quelli. Non perchè fosse un cattivo ragazzo ma perchè aveva deciso di vivere in quel modo e Daniele, per quanto orsacchiotto di panna, aveva sempre pensato che se un ragazzino aveva tanto ardore e si sentiva tanto grande per prendere delle decisioni del genere, allora doveva dimostrare di essere altrettanto grande e fare la persona adulta anche quando non era poi così facile e conveniente. Questa volta, però, lasciò che lui si esprimesse nella sua totale naturalezza dicendo qualsiasi cosa gli venisse in mente, ed in un certo qual modo, si sentì anche abbastanza compreso come se le sue parole erano finalmente arrivate a destinazione. Si fermò di nuovo alla sua ultima affermazione. Voleva essere migliore? Benissimo, allora doveva impegnarsi per farlo. Lo guardò dritto negli occhi. Cameron non deve capirlo Mia che non sei come Mark, devi capirlo tu! Rispose semplicemente dandogli una rapida occhiata. Chiedile scusa e dalle il modo di respirare, di pensare, di riflettere. Se hai capito qualcosa di quella ragazza allora avresti anche dovuto capire che metterti dentro le sue orecchie giorno e notte non è la soluzione giusta. Mia ha subito qualcosa di incredibilmente brutto, ma, ed ascolta bene quello che ti sto dicendo, perchè se fai il matto ti giuro che ti faccio espellere, Mia si era infatuata davvero di Mark e gli piaceva e molto probabilmente se lui non l'avesse completamente obbligata a fare qualcosa, ma al suo semplice "fermo" lui si fosse fermato, allora Mia sarebbe stata innamorata ancora di lui! Lo guardò intensamente come per aspettare qualche suo passo falso. Fece un altro respiro profondo cercando di tornare a ritroso nei suoi deliri. Pensi che per obbligare una persona a fare qualcosa c'è solo la violenza? Pensi davvero che fare il carino, il gentile e lo stronzo con una ragazza, qualsiasi essa sia ed indurla a pensare cose che invece non esistono sia migliore di prenderla a sberle in faccia? Ricordarti sempre che i lividi passano, quando ti spezzano il cuore... è difficile tornare indietro! Ed anche quello era qualcosa che pensava, pensava come non mai. Parlava così anche per esperienza, infondo aveva 33 anni e di delusioni ne aveva avute molte più di Cameron! Scosse nuovamente il capo in quanto sentiva davvero di voler aiutare quel ragazzino ma c'erano delle volte che davvero pensava che fosse un caso perso. Quando parlava della sorella non riusciva ad essere oggettivo e non ci riusciva perchè non era preso da quello che Arya aveva subito ma da quello che lui aveva perso, da quello che lui aveva e stava ancora provando, ossia dolore. Per non essere come Mark, Cameron, devi smetterla di giustificare i tuoi comportamenti dando la colpa agli altri. Il professore ha fatto questo e Mark ha fatto quest'altro... e tu? Tu che hai fatto Cameron? Chiese ancora a muso duro. Basta piangersi addosso, cominciava a non sopportarlo seriamente più!
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    Cameron Cohen | Dioptase
    Ricambiò il suo sguardo con sfida, per nulla disposto a cedere posizioni. Era estremamente convinto di tutto ciò che diceva e non ci sarebbe stato modo -forse- di fargli cambiare idea, sebbene avesse una visione del mondo particolare e forse che pendeva un po' troppo a suo favore; credeva di avere sempre ragione su tutto ciò che diceva ed essere smentito gli dava un enorme fastidio. Forse avrebbe dovuto lavorare su quel lato di se stesso, poco ma sicuro, ma per il momento non era niente affatto disposto ad ammetterlo.
    Ma io lo so di non essere come Mark replicò, scuotendo la testa e cercando di scacciare la rabbia che stava nuovamente montando in lui, mentre rifletteva sulle successive parole da dire. È Mia che ora come ora, lo crede. Io voglio che cambi idea perché non sono come lui e lo deve capire. Fece una pausa e prese un profondo respiro, relegando l'agitazione in un infimo angolo di lui e cercando di non dare altre rispostacce al docente. Gli si stavano formando pian piano in testa delle idee che avrebbe potuto mettere in pratica per raggiungere il suo scopo, anche se avrebbe dovuto sopprimere quel lato del suo carattere egocentrico, impaziente ed egoista a favore di una mentalità più aperta e dolce, di un pizzico di romanticismo che sicuramente non sarebbe guastato. Il vero problema, tuttavia, era certamente riuscirci e Cam non ne era così sicuro e, al tempo stesso, non voleva cambiare se stesso per piacere a Mia. Lei avrebbe dovuto accettarlo per ciò che era nel bene e nel male, anche se ovviamente avrebbe cercato di dimostrarle che non avrebbe mai più fatto cose tanto stupide -e non mentiva, al riguardo- rimanendo comunque il vero Cameron Cohen. I suoi pensieri furono interrotti da nuove parole del docente che, stranamente, il castano ascoltò senza battere ciglio ma semplicemente riflettendo, per quanto i suoi pugni si chiusero stretti. Avrebbe dato un pugno a qualcosa se avesse potuto, ma si limitò a respirare a fondo. Questo lo so borbottò alla fine, sistemandosi il ciuffo chiaro, arruffato. Ma le sue parole continuavano a spiazzarlo e non aveva la minima idea di come replicare, perciò si costrinse a ragionare a mente fredda e a non scattare. Sapeva, dentro di sé, che Daniele aveva ragione ma non era niente affatto disposto ad ammetterlo. Ma la sua ultima frase lo punse tremendamente sul vivo, eliminando completamente il pensiero di Mark e Mia dalla sua mente, per focalizzarsi sul fatto che avesse guardato Arya morire senza alzare un dito, troppo terrorizzato per agire, troppo terrorizzato per alzare la bacchetta contro il professore. Sapeva che se non se ne fosse andato, avrebbe seriamente cominciato a dare di matto, quindi si girò dando le spalle al docente -anche per nascondere la propria espressione- e decise che se ne sarebbe andato immediatamente. Fanculo gli disse, prima di dirigersi nella direzione dalla quale era venuto.
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