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.Mia Freeman16 YOAmetrinCome on skinny love what happened here?Parlato - Pensato- AscoltatoEra agitata, ovviamente. Sapeva che quel giorno prima o poi sarebbe arrivato, sapeva che avrebbe dovuto ritrovare Charles prima o poi e le mancava suo fratello, dopotutto, ma era ancora difficile per lei riuscire ad accettare l’idea di parlargli ancora una volta di Mark. La prima volta lo aveva fatto perché obbligata da quest’ultimo, non certo di sua spontanea volontà, e ancora non era sicura che fosse così semplice parlare con lui di una cosa così delicate e personale. Mia faticava sempre a parlare dei propri sentimenti e di quello che stava passando, eppure sapeva di non poterlo evitare: nel momento in cui il fratello le aveva scritto sapeva bene di che cosa volesse discutere. Certo, era inevitabile, Charles era suo fratello e aveva tutte le ragioni del mondo per preoccuparsi per lei, soprattutto perché tutta quella storia con Mark non era di certo una sciocchezza.
Aveva impiegato parecchio per prepararsi prima di quell’incontro, nonostante la giornata fosse soleggiata e ancora tiepida, un clima che Mia adorava da sempre, aveva faticato parecchio a sentirsi a proprio agio e convincersi a lasciare Hidenstone per raggiungere il porto. Sapeva quanto fosse stupido, avrebbe dovuto bramare quella libertà e invece ne aveva quasi paura, non aveva idea di come avrebbe potuto sentirsi lontana dalla sua stanza, dai suoi amati libri, senza la scusa di poter studiare per tenersi occupata. Dopotutto non c’era molto altro che potesse fare: non aveva molta voglia di vedere qualcuno e anche volendo non sapeva ancora come comportarsi con Blake, stava tenendo le distanze da Cam e non avrebbe saputo chi altro cercare. Jessica, forse, se solo non si sentisse responsabile per il suo coinvolgimento in quella questione e non si sentisse una terribile amica per aver permesso a Mark di avvicinarsi anche a lei.
Era un periodo difficile, Mark era stato allontanato dall’Accademia ma non si sentiva ancora totalmente al sicuro, sapeva che il ragazzo aveva cambiato cose che non sarebbero più tornate come prima. Poteva essersene anche andato, era felice per questo, ma non significava che ora poteva dimenticarsene del tutto e voltare pagina definitivamente, sapeva che non era così che funzionavano le cose. Sarebbe sempre stato una parte di lei, che le piacesse o meno non avrebbe potuto cancellarlo dalla propria memoria, anche se senza di lui Hidenstone sembrava un posto migliore.
Alla fine si convinse ad uscire anche perché detestava essere in ritardo, lasciò un buffetto affettuoso a Zeus, il suo fedele compagno di vita ormai, e uscì dalla propria stanza cercando di mantenere l’umore più alto possibile e non lasciarsi toccare dalla tristezza o dalla stanchezza. L’ultima cosa che voleva era far preoccupare ulteriormente Charles: era abbastanza sicura che la notizia di Mark lo avesse raggiunto, non gliene aveva parlato direttamente perché non voleva peggiorare le cose, non voleva allarmarlo per qualcosa che non poteva cambiare e, comunque, era stato tutto così veloce che non aveva avuto nemmeno il tempo di avvisarlo. Il fratello la conosceva bene, quello era indubbio, sapeva che avrebbe colto facilmente il suo stato d’animo e che avrebbe capito come si sentiva: le sue occhiaie erano state difficili da nascondere e si era impegnata ad indossare qualcosa di più elaborato di una semplice tuta –il suo umore le aveva imposto quel genere di abbigliamento nell’ultimo periodo- e che potesse in qualche modo darle un’aria più curata e meno provata.
Raggiunto il porto realizzò che non poteva tornare indietro, anche se per una volta la voglia di abbracciare Charles era superata dall’agitazione per quello di cui avrebbero potuto parlare. Si sistemò lo zainetto sulle spalle, prese un profondo respiro, inalando l’odore famigliare della salsedine e del primo sole primaverile. Non impiegò poi molto ad individuare la figura di Charles e dopo un vago tentennamento si avvicinò a lui preparando un sorriso tiepido. Infondo non era lì per parlare di sé stessa, non lei almeno: sapeva che c’era stata la luna piena poco prima, e ogni volta che succedeva e lei e Charles erano lontani veniva attanagliata dall’ansia e dalla preoccupazione. Era normale no? Lo aveva aiutato quando vivevano ancora sotto lo stesso tetto, aveva cominciato a conoscere la sua reazione e quel che accadeva ogni volta e aveva paura che potesse stare male senza che lei potesse fare niente per migliorare la situazione. Gli aveva ovviamente chiesto subito se andasse tutto bene ma un messaggio non sarebbe mai bastato per tranquillizzarla. ”Ehi!” lo salutò avvicinandosi a lui.code by ;winchester. -
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.Mia Freeman16 YOAmetrinCome on skinny love what happened here?Parlato - Pensato- AscoltatoNon si era accorta che stesse dormendo o di certo sarebbe stata stranita dalla cosa e avrebbe provato ad essere più dolce. Immaginava che la sua stanchezza fosse legata alla recente luna piena, sapeva bene quanto fosse difficile per lui e ogni volta che il calendario le ricordava che quella fase stava tornando si sentiva in colpa perché non era in grado di essere sempre presente per aiutarlo. Dopotutto lo aveva fatto il più possibile ma sapeva di non poterci essere sempre, anche se forse avrebbe voluto: aveva anche provato a convincere Charles a non mandarla ad Hidenstone solo per restare ed essere d’aiuto, ma ovviamente non aveva funzionato. Non che le dispiacesse come erano andate le cose, avrebbe solo voluto essere anche una brava sorella oltre a tutto il resto.
Era da parecchio che non si vedevano, e dopo mesi passati a vivere sotto lo stessi tetto e vedersi ad ogni pasto e anche più spesso le faceva strano non avere sempre Charles a portata di mano, pronto ad aspettarla in cucina o in salotto ogni volta che ne aveva voglia. Si sciolse all’istante nel suo abbraccio e si appigliò a lui, stringendolo piano a sé e affondando il viso nel suo petto, lasciandosi avvolgere dal suo profumo. Quando sentì le sue parole sorrise istintivamente e si sentì di nuovo a casa, finalmente. “Mi sei mancato tanto anche tu…” ammise piano per poi guardarlo dal basso, sorridente e con gli occhi leggermente lucidi. Le era mancato davvero, più di quanto sarebbe stata capace di spiegare: non era così brava ad esprimere i suoi sentimenti ma aveva provato comunque a renderli tangibili preparando dei muffin ad hoc per l’occasione. Sorrise appena e seguì prontamente il fratello sulla panchina, inclinando appena la testa alla sua domanda. Sospettava in realtà che lui conoscesse già la risposta alla sua domanda, anche se lei non le aveva detto niente di Mark e Cameron e tutto il resto per non farlo preoccupare temeva che prima o poi qualcuno glielo avrebbe riferito. Immaginava che fosse d’obbligo che un adulto venisse informato di quel che era successo, sospettava che i suoi docenti lo avrebbero fatto prima o poi ed era ovvio che quell’adulto fosse Charles.
Cercò comunque di non affrettare le cose, accennò un leggero sorriso. “Lo so, non preoccuparti…spero che vada tutto bene al lavoro.” ammise con dolcezza per poi seguire il suo sguardo, ora puntato sul mare. Comprendeva il suo disagio e gli lasciò il tempo necessario per elaborare i suoi pensieri prima di dargli voce. Immaginava un epilogo del genere, supponeva che avrebbero parlato di quello ma quando lo disse ad alta voce le sembrò comunque un colpo al cuore.
Le faceva ancora male parlare di tutto quello ad alta voce, ogni volta le sembrava ancora più reale e infondo in quel caso sapeva anche di star deludendo suo fratello. Aveva cercato di essere forte, di non cedere e non parlargliene per non dargli altri pensieri, voleva tenerlo fuori da quella storia per una volta, aveva già visto fin troppo, ma chiaramente non ci era riuscita. Non provò rancore verso Daniele, sapeva che stava solo facendo il suo lavoro e che aveva solo detto a Charles quel che era giusto sapesse. Certo, non sapeva che i due fossero amici ma forse aveva anche senso, il Docente le sembrava qualcuno che Charles avrebbe potuto davvero apprezzare.
Sospirò piano e si strinse le mani in grembo, giocherellando con un pezzetto della stoffa dei suoi pantaloni senza sapere bene da dove cominciare. Sapeva che Charles non la stava accusando ma non mancò di sentirsi con le spalle al muro, ovviamente costretta a parlare di qualcosa che la metteva a disagio, sapendo di non poter sfuggire. Non riuscì a trovare niente da dire nella breve pausa che Charles lasciò tra il suo discorso e la proposta di mangiare qualcosa e alla fine si limitò ad annuire brevemente e alzarsi, anche se non aveva per niente fame. Ovviamente si sentiva in colpa, aveva sempre contato su Charles e ci contava ancora parecchio ma la sua scelta voleva essere la più matura e adulta possibile: era chiaro che avesse almeno in parte fallito.code by ;winchester. -
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.Mia Freeman16 YOAmetrinCome on skinny love what happened here?Parlato - Pensato- AscoltatoConosceva abbastanza Charles da sapere quanto il senso di colpa avrebbe potuto perseguitarlo da lì in poi. Era normale, per un po’ erano stati solo loro due, il ragazzo si era occupato di lei quando era appena una bambina e i signori Nott la trattavano con cattiveria, l’aveva sempre protetta, aveva cercato di farla sentire al sicuro e immaginava che cosa tutta quella storia rappresentasse per lui. Mark aveva agito in posti dove Charles non era presente, dove non avrebbe potuto proteggerla o difenderla in caso qualcosa fosse andato male, era normale che si sentisse in colpa per non aver impedito quel che era successo ma era anche ovvio che non avrebbe potuto fare di meglio. Era stata anche lei a scegliere di tenerlo fuori da quella storia, sapendo bene che anche coinvolgerlo non avrebbe migliorato le cose: se anche gliene avesse parlato, che cosa avrebbe mai ottenuto? Non voleva farlo preoccupare nulla, non volevo dargli altri pensieri ed era stata sicura fino all’ultimo di riuscire a cavarsela in qualche modo. A conti fatti la situazione si era davvero risolta senza bisogno che Charles intervenisse, ma non era sicura di aver limitato i danni quanto avrebbe voluto.
Poteva solo immaginare che cosa si provasse a sapere tutto quanto da uno sconosciuto, riconosceva il proprio errore di valutazione nel non avergli parlato personalmente della questione ma pensava di poter avere più tempo per elaborare la cosa e poi affrontarla con lui, sperava di potergliene parlare con calma magari di persona. Daniele non aveva sbagliato di certo, comprendeva che la sua posizione di professore lo aveva anche in parte obbligato a dirgli tutto anche se avrebbe voluto saperne qualcosa, avrebbe voluto essere pronta. Sarebbe mai successo? Non ne era sicura.
E come lei conosceva lui, lui conosceva lei meglio di chiunque altro e per questo mentirgli era piuttosto difficile, per non dire impossibile. Non che a Mia le bugie piacessero, non era tipo da dirne in generale ma anche meno riusciva a farlo quando si trattava di Charles. Era comunque felice di essere lì, anche se non sapeva come affrontare tutto quello, anche se aveva paura di ferire Charles o farlo sentire ancora peggio, era ovviamente sollevata all’idea di essere assieme a lui, quando accadeva le sembrava che tutti i problemi diventassero più piccoli e molto più leggeri.
Sorrise quando le parlò del suo lavoro, un argomento neutrale che le piaceva affrontare perché sapeva quanto piacesse a Charles. Era stata orgogliosa di lui fin da quando era entrato a far parte del Ministero e lo avrebbe ascoltato per ora mentre descriveva ogni singola causa che doveva sbrigare, ma sapeva che non erano lì per quello.
Quando le fece quella domanda gli mostrò meglio la scatola che aveva portato con sé e che conteneva i dolci, inclinando appena la testa. “Dei muffin! So che ti piacciono i miei dolci di solito, ho pensato di portartene un po’…” ammise con un altro leggero sorriso salvo poi avviarsi con lui poco dopo.
Lo seguì quindi verso la locanda, consapevole che in realtà un posto sarebbe valso l’altro in quel momento, non avrebbe fatto molta differenza. Era abbastanza preoccupata da non avere nemmeno fame, eppure non voleva di certo farlo sentire a disagio o imporgli chissà quale altro posto, si sarebbe sentita a disagio in ogni caso. Una volta arrivati alla locanda fu comunque sollevata nel constatare che non c’era molta gente all’interno e prese posto davanti a lui lungo la tavolata, per poi ordinare una semplice insalata e dell’acqua. Non voleva comunque che Charles si preoccupasse anche per il suo appetito e sperava almeno di riuscire a mettere qualcosa nello stomaco.
Sospirò piano e quando Charles cominciò a parlare lo ascoltò in silenzio, consapevole che quel momento sarebbe arrivato comunque prima o poi. Lo capiva? Certo, lei a parti invertite avrebbe fatto probabilmente lo stesso e infondo aveva usato anche un certo tatto, sapeva bene che lo stava facendo anche per lei, per proteggerla. Si schiarì quindi la gola e abbassa appena lo sguardo. “Lo so e…mi dispiace non avertene parlato ma è successo tutto così in fretta che non ho nemmeno fatto in tempo a pensare a come dirtelo.” ammise piano ed era in gran parte la verità. Si tormentò una ciocca di capelli prima per poi proseguire, dopo una breve pausa. “Non è successo niente di nuovo, Mark mi si è avvicinato troppo e Jessica, una mia compagna di scuola, lo ha fermato. Era già accaduto, lo sai, e ogni tanto gli piaceva tormentarmi con qualche battutina ma fino a quel momento non si era avvicinato più di tanto. Speravo che fosse finita lì ma lei lo ha minacciato e… lui per tutta risposta, qualche giorno dopo, ha cercato di molestare anche lei. Non ci è riuscito ma poi ne ha parlato con Blake… Blake Barnes, un altro mio caro amico, lui è un tipo un po’ impulsivo e insomma alla fine lo sono venute a sapere parecchie persone, inclusi i professori.” provò ad essere più concisa ma precisa possibile, per tagliare la testa al toro e non tirare tutta quella faccenda troppo per le lunghe.code by ;winchester. -
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.Mia Freeman16 YOAmetrinCome on skinny love what happened here?Parlato - Pensato- AscoltatoPer un periodo abbastanza lungo di tempo erano stati solo loro due, Mia e Charles contro il mondo, era difficile biasimarlo per essere diventato un fratello protettivo e responsabile. Quando vivevano dai Nott il ragazzo era stato l’unico ad occuparsi di Mia, aveva continuato a farlo anche quando erano scappati e non aveva mai davvero smesso, era chiaro come non potesse farlo nemmeno adesso che erano lontani. Mia, dal canto suo, era cresciuta e aveva provato a diventare sempre più autonoma, a dare meno pensieri al fratello, ad arrangiarsi e dimostrargli ogni giorno quanto valesse la sua fiducia, ma le sembrava di essere brava solo a fallire nell’ultimo periodo. Più provava ad essere matura per la sua età, a fare la cosa giusta, più finiva nei guai, e più cercava di migliorare, più le cose parevano incasinarsi e complicarsi anche ben oltre ogni aspettativa.
Aveva cercato di evitare Mark, di allontanarsi da lui, e il ragazzo era tornato nella sua vita per via traverse, con la scommessa con Cameron e tutto il resto. Ecco, Cohen era un argomento che non aveva alcuna intenzione di trattare col fratello e che si augurava ampiamente lui non conoscesse: sospettava che la sua reazione non sarebbe stata troppo diversa rispetto a quella di Blake e che non avrebbe apprezzato le buone intenzioni di Cameron quanto lei. Non c’era ragione di farglielo odiare prima ancora che lo conoscesse, avrebbero potuto presentarsi più avanti, fare conoscenza, magari instaurare un rapporto decente senza che ci fosse bisogno di conoscere proprio ogni cosa.
Non che volesse avere segreti con Charles, ma sapeva quanto la vita del ragazzo fosse complessa, anche e soprattutto vicino alla luna piena, e quanto avesse anche altro a cui pensare: stava solo cercando di semplificare le cose, di eliminare dettagli superflui che avrebbero solamente complicato tutto.
Infondo, già la storia di Mark era difficile da spiegare, era certa che non avrebbe saputo argomentare nel modo migliore il rapporto con Cam, i nuovi sviluppi e come stavano affrontando le cose ultimamente. Meglio lasciare quella conversazione per momenti più tranquilli, questo era certo. Scosse piano il capo alle parole del fratello, cercando di frenare i suoi sensi di colpa. “Non è colpa tua Charles, tu ci sei sempre stato. Ho scelto di non dirtelo perché non volevo causarti nuovi pensieri.” provò a spiegargli paziente, anche se non era sicura che quelle parole potessero davvero risolvere qualcosa.
Sorrise dolcemente alla sua proposta, di certo casa loro non era granchè a confronto della Villa di Blake, e sospettava che anche Jessica vivesse in una specie di reggia –non sarebbe riuscita ad immaginarsela in una casa popolare o qualcosa del genere, vista la sua naturale eleganza- eppure le avrebbe fatto piacere mostrargli dove viveva, magari presentargli meglio anche Charles. “Beh mi sembra un’ottima idea, entrambi apprezzano i miei dolci. Anche se Blake sa fare dei muffins squisiti.” replicò quindi con entusiasmo, più rilassata di poco prima.
Sospirò più alla minaccia non troppo velata del fratello e allungò una mano ad accarezzare la sua, cominciando poi poco dopo a spiluccare la propria insalata. “Non si avvicinerà nemmeno qui, Charles, non è necessario. Sono abbastanza sicura che per un po’ non avrà voglia di importunare nessuno.” provò a rincuorarlo, cercando al contempo di sollevare anche se stessa e le proprie paure, in qualche modo.
Si fece di nuovo attenta quando cominciò a parlare di cambiare casa, lei non ci aveva mai pensato. Certo, non vivevano in un castello, ma infondo quella era stata la sistemazione migliore che erano riusciti a trovare durante la fuga, e si era affezionata a quel posto. Certo, d’altro canto forse una nuova casa avrebbe potuto anche essere un ulteriore passo avanti per loro due, un simbolo della loro totale libertà. Gli sorrise dolcemente, dopo qualche istante di confusione e sorpresa. “Penso che sarebbe perfetto.” ammise lasciando che solo la felicità la invadesse, almeno per qualche istante.code by ;winchester.