Punizione per Blake, mese di marzo.

Docente: Andrè De Long-Prée

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    Andrè De Long-Prée
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    Sarebbe toccato ad Andrè, quel mese, di punire un alunno che aveva portato scompiglio in tutta l’accademia. Si era battuto in prima riga per non farlo espellere, e questo non perché provasse un profondo affetto nei confronti del ragazzo, ma perché era uno suo studente e non avrebbe permesso che un allievo avesse abbandonato la scuola. Provava un senso di protezione infinito nei confronti dei propri alunni, li avrebbe tutelati in qualsiasi situazione, ma era anche prontissimo ad intervenire in qualità di docente per ammonirli, rimproverarli e, in caso, anche punirli.
    In quel momento si trovava nel dovere di dover far sudare a Blake il suo comportamento ignobile, e lo avrebbe fatto con la sua solita classe ed eleganza che lui riteneva lo contraddistinguesse da tutti i suoi colleghi: indossava una maglietta con maniche a tre quarti, in seta, con una stampa che ricordava i quadri di Mondrian, messi dentro un pantalone a palazzo a vita alta nero; il tutto era accompagnato da un paio di scarpe nere di alta marca magica e da un paio di occhiali ottagonali con lenti rosa. Fashion, sfrontato e pronto a far sfavillare i propri outfit da modello di alta moda come sempre, oltre che a mostrare che l’eleganza risiedeva anche nell’eccesso di colori e di forme.
    Era seduto a gambe incrociate sulla cattedra dell’aula di divinazione, ed aveva già imbandito alla perfezione l’aula così da permettere al ragazzo di svolgere gli incarichi che gli avrebbe commissionato e, in ultimo, avrebbe anche preparato per lui un’attività di meditazione e rilassamento totale del proprio corpo, così da permettergli di avere anche un momento per sé e per riflettere sulle azioni da lui commesse, o anche semplicemente per passare qualche oretta in santa pace e libertà. La punizione doveva rieducarlo, cercare di riportarlo sulla buona strada, e sapeva benissimo quanto il carattere del ragazzo fosse esplosivo e focoso, motivo per il quale aveva assolutamente la necessità di rapportarsi in modo estremamente delicato ed empatico con lui, un modo che per Andrè non era assolutamente difficile: era abituato ad entrare in contatto con altre dimensioni, a scorgere il futuro tra le righe fitte ed incrociate della divinazione, a guardare il passato con occhio attento ed elevato, quali difficoltà avrebbe potuto incontrare nel tentare di penetrare nel cuore di una persona?
    Beh, in realtà, quando riuscì a rifletterci meglio sopra, andando a portarsi una mano a sorreggere il mento, probabilmente era quella la sua più grande sfida: riuscire a comprendere alla perfezione quel ragazzo. Capire cosa stesse succedendo, capire cosa stesse passando per la mente di Blake, comprendere come mai il suo animo fosse così turbato. Non era uno psicologo, non poteva in alcun modo pretendere di leggere le persone come libri aperti, ma la sua più grande sfida era quella: trovare un contatto ed un dialogo con il ragazzo, perché Andrè non riusciva a vedere le persone soffrire internamente e, nell’ipotesi peggiore, anche inconsciamente. Tuttavia questo lui non lo sapeva, poteva unicamente avanzare delle ipotesi nella propria mente, e non poteva comunque pretendere che quel ragazzo si aprisse totalmente con lui dal primo momento. Gli avrebbe mostrato chiaramente le proprie buone intenzioni, gli avrebbe ricordato che il cuore del docente di divinazione accoglie chiunque e lo protegge, tenendolo al caldo, come solo il calore materno sa fare.
    Pervaso dall’emozione e dall’empatia, il docente girò di scatto il viso verso la porta, cercando di non abbandonarsi ulteriormente ad excursus empatici per evitare di sfociare in un’eccessiva dose di emozioni e sensazioni che lo avrebbe sicuramente destabilizzato nell’assegnazione della punizione allo studente. Andrè, per tentare di staccare la spina dal proprio animo interiore, decise di tornare a guardare con le proprie iridi cristalline tutto il materiale che ha predisposto su tre banchi, uno di fianco all’altro. Ai lati i due banchi con il materiale da ripulire, al centro il banco con i vari prodotti ed i vari strumenti che il ragazzo avrebbe dovuto utilizzare. Avrebbe fatto maggior chiarezza su quello che Blake avrebbe dovuto fare solamente una volta che lui sarebbe arrivato all’interno dell’aula per scontare quella sua pena; dall’ufficio del docente invece proviene una piccola nebbiolina color lilla chiaro che stava a significare che l’ambiente era quasi totalmente pronto per accogliere la seconda fase della punizione rieducativa che avrebbe previsto un momento di meditazione e di rilassamento.
    Andrè portò nuovamente lo sguardo sulla porta, infine, attendendo che questa si aprisse e che arrivasse il ragazzo tanto atteso.

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    Se devo avere poco scelgo di avere niente
    Non era stato facile affrontare Lancelot Olwen, non era stato affato facile capire che se non si fosse cominciato a comportare come una persona normale, sarebbe rimasto da solo. Il problema principale era che aveva dato fiduci a Lance, ma questo non voleva dire che non si sentiva ancora solo, e non sentiva ancora il vuoto dentro lo stomaco divorarlo tutti i giorni. Il senso di colpa che provava per una serie di fatti che gli erano accaduti nella vita era incolmabile ed il fatto che non riuscisse neanche a parlarne davvero era ancora più grave. Lance aveva fatto quello che era in suo potere per farlo sentire a casa e ci era riuscito. Blake avrebbe raccontato anche tutta la sua storia al professore, avrebbe fatto di tutto per non deluderlo, ma poi, ma poi tonrava nella sua stanza e la foto di sua madre era li, con quegli occhi super verdi, bella come il sole, biondissima e che sprizzava vita e gioia da tutti i pori. E poi c'era lui riflesso in uno specchio che non faceva altro che cercare di ammazzarsi o di ammazzare qualcuno pur di riaverla indietro. infondo Blake desiderava solamente una madre e sopratutto un padre che lo amassero. Si sentiva solo perchè vedeva come i suoi amici avessero qualcuno da cui tornare... e lui? Lui ce l'aveva davvero qualcuno da cui tornare? Non lo sapeva. Aveva incasinato così tanto la vita del fratello che cominciava a pensare che neanche lui lo volesse più. Blake poi, aveva un gravissimo problema, che lo portava seriamente ad essere un pò un dio ed un pò un martire, si sentiva così forte da poter spaccare tutto, ma al contempo si sentiva così debole da non riuscire a farlo. Viveva sempre in una contraddizione perenne, aveva quel senso di vuoto che lo stava uccidendo. Quello era il mese di Andrè De Long-Prée. Era un professore che aveva sempre sottovalutato e sinceramente non capiva neanche perchè così giovane stesse davvero li. Il fatto era che per Blake era assurdo che un ragazzo così bello, giovane ed intelligenente amasse rimanere in delle mura così umide e sporche. Perchè, ricordiamoci sempre che Blake pensava veramente che le sue idee fossero migliori rispetto a quelle degli altri. Comunque, aveva parlato anche con la professoressa di Magitec, ed aveva capito che voleva fare l'auror da grande, forse poteva chiedere al professore di vedere nel suo futuro. Beh, si Blake credeva molto in quelle cose, nel famoso destino e nelle palle di vetro, Divinazione, contro ogni aspettativa di qualsiasi persona, era una delle sue materie preferite. Chi conosceva il futuro aveva potere e per Blake non c'era niente di più importante del potere. Fece un respiro profondo e poi, dimenticandosi completamente di bussare, fece calare la mangilia della porta dell'aula di divinazione e ci ci entrò con un gran sorriso. Stranamente si era svegliato di buon umore quella mattina! Buongiorno! Lo salutò vedendolo sulla cattedra con le gambe incrociate. Lo guardò da capo a piedi per più di 5 minuti e riconobbe tutti i suoi capi firmati, questo fecero aumentare la stima e la voglia di Blake nel conoscere il suo professore in maniera più approfondita. Sa prof, credo che lei abbia veamente buon gusto, non avrei utilizzato il colore rosa per gli occhiali, ma lei sa il fatto suo! Disse prima di rendersi conto dei tre tavolini che c'erano davanti a lui. La prego... tutto tranne che pulire... La punizione con il professor guymoore insieme a quella mezza specie di ippopotamo, che seppur fighissimo e bellissimo e di qualità, lo avevano segnato nel profondo. Lui aveva buttato una maglia da 300 dollari della Ralph Lauren, per levare il fango da sopra quella creatura, ed adesso? Doveva veramente andare ad ogni punizione con la divisa della scuola invece che con i suoi vestiti personali.
    ✕ schema role by psiche
     
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    Andrè De Long-Prée
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    Il suo continuo essere sovrappensiero venne interrotto dall’apertura della porta dell’aula di divinazione. Un sorriso caldo, dolce, quasi materno, si dipinse sul volto di Andrè che porto le proprie iridi cristalline sul volto del ragazzo appena arrivato, rimanendo comunque seduto sulla cattedra con le gambe accavallate nella sua solita posa elegante, quasi femminile. Sapeva benissimo che la sua figura all’interno dell’accademia era vista come particolare, forse strana, ma era tutto dovuto al suo estremo legame con il difficile ed oscuro mondo del destino, del sovrannaturale, di ciò che è oltre il velo e che non è accessibile a tutti.
    Perché fosse in quell’accademia, probabilmente, non lo sapeva nemmeno lui. Non sapeva cosa avesse visto la preside nella sua figura, e non riusciva minimamente a capacitarsene. Forse era perché dentro di lui c’era qualcosa di diverso, che Andrè stesso non riusciva facilmente a trovare in altre persone: quel legame psichico con il mondo divinatorio che cresceva di giorno in giorno e che lo aveva spinto ad approfondire sempre di più le proprie ricerche, dopotutto, non era replicabile da tutti. Nonostante questo il ragazzo non faceva distinzioni nella propria classe, non pretendeva che tutti eccellessero nella lettura dei fondi di caffè, si limitava unicamente ad insegnare loro le modalità d’esecuzione di tantissimo discipline differenti appartenenti alla sfera psichica affinché ognuno di loro potesse finalmente trovare quella più affine a sé.
    L’affetto e la protezione per i propri alunni era tutto ciò che lui voleva, come professore non aveva unicamente lo scopo di insegnare loro qualcosa di scolastico, ma di formarli come giovani uomini e donne del futuro prossimo, e lo avrebbe fatto forgiandoli come non mai a tutti i pericoli che il mondo nascondeva. Lui li conosceva, lui era stato vittima per anni di scherno da parte degli adulti, di coloro che lo vedevano unicamente come un cantastorie o come un allucinato un po’ finocchietto; doveva prepararli a tutti, a farli reagire a qualsiasi cosa, ed anche se le sue punizioni non erano terribili o crudeli, avevano sempre e comunque un significato importante.
    “Buon pomeriggio, stellina! Ti ringrazio dei complimenti, ed il rosa mi rilassa particolarmente.” Soprannomi da prozia un po’ zitella ne abbiamo? “Vieni pure, accomodati qui davanti a me, così ti spiego cosa dovrai fare.” Ed il volto era sempre pronto ad avere un bel sorriso disponibile per il ragazzo. Ascolta le sue parole, accennando un piccolo colpetto di risata, andando poi ad affermare quanto ipotizzato da lui poco prima ed indicando nel contempo i vari banchi. “Beh, come hai ben detto, dovrai esercitarti nella pulizia di alcuni oggetti.” Indicò innanzitutto il banco alla sinistra del ragazzo, che era ricoperto da alcune sfere di cristallo davvero molto fragili e preziose, tutte impolverate e sporche. “Dovrai pulire quelle sfere con molta attenzione: sono speciali perché sono come degli involucri cristallini vuoti al loro interno, dunque sono particolarmente fragili e dovrai trattarle con estrema delicatezza.” Il dito, successivamente, si portò verso il banco alla destra del ragazzo, che invece era coperto con alcune coppe di argento, oro ed altri metalli preziosissimi sporchi di cera. “Quelle sono coppe che sono state utilizzate per la ceromanzia, dunque dovrai scrostarle dalla cera rimanente. Fai molta attenzione, sono preziosissime e non dovrai rigarle, dunque dovrai essere particolarmente cauto nel maneggiarle.” Infine, avanzò entrambe le proprie braccia verso il banco su cui era seduto il ragazzo, andando a spiegare lui le varie funzionalità di ciò che aveva di fronte a sé. “C’è un catino con dell’acqua, due flaconi di prodotti – uno per il cristallo, l’altro per i metalli – ed un meraviglioso assortimento di stracci e pezzoline di cotone per pulire agevolmente il tutto. Non potrai usare la magia, sia chiaro!” Piccola pausa, accennando di nuovo un sorriso in direzione del ragazzo, dando due piccoli colpi di tosse subito dopo e guardandolo negli occhi. Prolungò quel silenzio, aspettandosi delle risposte da parte dell’opal, ma in ogni caso continuò a guardarlo dritto nelle iridi con uno sguardo deciso ma, allo stesso tempo, affettuoso come quello che solo un padre sa avere. Aveva avuto modo di conoscere più o meno la storia del ragazzo in consiglio, non era a conoscenza di tutti i particolari, ma comunque sapeva che la sua situazione era particolare; inutile pensare che il suo comportamento non fosse legato al suo passato, era evidente che fosse così. “Non ti ho dato questo compito perché voglio vederti sporcare o sudare sette camicie, ma perché questo è un primo passo. Un primo passo verso l’utilizzo del giusto mezzo, della delicatezza e della serenità che però, se usate con criterio, possono portare a rivelare la purezza del prossimo. Così, usando la delicatezza nella pulizia, potrai riuscire a scorgere il luccichio del cristallo e dell’oro.” Disse quelle parole cercando di trattenere l’emozione: era un uomo particolarmente emotivo e spesso controllarsi gli riusciva particolarmente difficile, ma si sarebbe imposto di farcela. “E ricorda che se ti ho chiesto di farlo è perché credo in te, e credo che tu possa migliorare. Non sei stupido, e me ne hai dato dimostrazione.” Piccolo sorriso, seguito successivamente da un cenno che l’avrebbe esortato ad iniziare con la pulizia di quelle cose.
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    LYznFqB


    Il pallino fucsia sono io, quello blu chiaro in basso è Blake!
    I quadratini piccoli marroni sono le sedie, i rettangoli sono la cattedra (più grande) e i banchi su cui lavorerà Blake!
    Piccola mappa orientativa per aiutarti a capire la situazione, enjoy! <3
     
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    Blake Barnes
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    Aveva sempre visto il suo professore di Divinazione come poco azzeccato per quel ruolo. Era troppo giovane e bello era stare li dentro ed era anche troppo gentile e delicato per avere quel ruolo, eppure, quella giornata e l'intero mese avrebbe dovuto stare con lui, sempre, costantemente. Era così che avevano intenzione di redimerlo, ed era così che Blake aveva deciso di lasciarsi aiutare. Il fatto era che non solo non aveva scelta, ma il problema era anche che alla fine aveva fatto una promessa a Lilith e sapeva che senza un pizzico di aiuto non sarebbe mai riuscito davvero a mantenere. Odiava promettere qualcosa a qualcuno a cui teneva particolarmente perchè odiava deludere quel tipo di affetto. Per quanto potesse non sembrare, Blake, era uno che ci teneva al suo onore e al dovere, ma lo faceva semplicemente a modo suo e forse anche in maniera completamente sbagliata. Anzi, non forse, sicuramente. Il fatto era che tutto quello a lui sembrava così assurdo. Sorrise quando il professore gli disse che il rosa lo faceva risaltare particolarmente. Non la prenda come un modo per fare il leccaculo, ma su di lei i colori sono tutti quanti molto belli e la fanno risaltare, se fosse etero penso che potrebbe farsi tutte le studentesse dell'accademia e nessuno le direbbe mai niente! Ecco, Blake era uno che diceva le cose come le pensava e non pensava minimamente ad essere una persona con un minimo di tatto, infondo aveva fatto la stessa cosa con il suo migliore amico! Non lo aveva detto in maniera offensiva o comunque arrogante era semplicemente un pensiero. Infondo, gli aveva appena detto che era bello e che le ragazzine di quella scuola gli sbavavano dietro come mai era successo nella vita. Sorrise al suo insegnante come se non fosse successo niente - perchè per Blake non era successo proprio niente - ed ascoltò attentamente tutto quello che disse il biondo figo davanti a lui. Più Andrè parlava più blake spalancava i suoi occhietti azzurri e la bocca. Ma davvero? Guardava quella sfere e quelle coppe ed ancora quelle pezzette come se stesse guardando la cosa più brutta del mondo. Si morse il labbro quando Andrè disse che non poteva utilizzare la magia e gli venne quansi da fare una risatina nervosa. Non posso usare la magia perchè non ho la mia bacchetta. Mio fratello maggiore mi ha messo in punizione dai tempi di Naga togliendomi la bacchetta... posso utilizzarla solo a lezione e la tiene in custodia Jesse, il mio prefetto, nonchè migliore amico! Ed ovviamente ci teneva a precisare che Jesse era il suo migliore amico prima che il suo prefetto. Poi fece un sospiro profondo e si alzò le maniche. Professore. Come ha scoperto di... insomma di saper leggere il destino delle persone, o insomma quello che fa? Beh, mentre puliva doveva pur fare qualcosa, non riusciva a stare zitto e poi Andrè lo conosceva così poco che non riusciva a frenare la sua curiosità, comunque veniva da una famiglia di corvonero, la curisoità ce l'aveva nel sangue. Sorrise ed andò a prendere una pezza prima di decidere se cominciare dalle coppe o dalle sfere. Forse le sfere, infondo l'oro lo conosceva in troppo bene. Ne prese una in mano con delicatezza, ma forse la delicatezza non era stata abbastanza. Si morse il labbro sentendo un piccolo crak sotto le sue mani, ma forse era stata solamente la sua immaginazione, cominciò a pulire con delicatezza in attesa che il professore rispondesse alla sua domanda.
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    Andrè De Long-Prée
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    Continuava ad ascoltare le parole del ragazzo in merito alla propria persona, quasi lusingato da quel suo modo di parlare ed accennando anche una specie di risatina quando sentì quel suo modo di rivolgersi ad un professore. Era davvero così sfacciato, ma dopotutto anche Andrè lo era e lo era sempre stato, dunque perché richiamarlo? Cercò solamente di dargli un buffetto affettuoso sulla guancia, come una specie di lieve pizzicottino, solamente se lui glielo avesse permesso. Si allontanò poco dopo, rispondendo a quanto stesse insinuando il ragazzo, sfarfallando con le proprie ciglia foltissime – quasi come se ci fosse del mascara sopra, ma non era così. “Beh, voi studentelli maschi non siete comunque in pericolo. Mi piacciono quelli più grandi e maturi di me, sarà che ho bisogno di qualcuno che mi sappia tener testa.” Ed accennò una risatina divertita, tornando a sedersi nuovamente sulla cattedra con le sue gambe incrociate con il solito portamento elegante, particolarmente leggiadro. “Comunque sia, per il momento sono interessato ad una persona! Ma non ti dirò chi è, che altrimenti voi ragazzetti iniziate a parlarne in giro.” Si bloccò un attimo, ripensando a quanto detto per poi mordicchiarsi il labbro: era così sicuro che i ragazzi non sparlassero già di lui? Dopotutto era un professore, e chi non ha mai parlato male di un professore? “Beh, probabilmente lo fate già. Sono stato studente anche io, eh!” E lo osserva iniziare a pulire le varie cose che gli aveva consegnato: lo sguardo di Andrè cade più volte sulle mani del ragazzo per vedere se stesse usando la giusta cautela, accennando ad esprimersi con qualche colpetto di tosse quando notava che veniva impiegata poca delicatezza e leggiadria nel muoversi, mantenendo sempre e comunque il sorriso sulle labbra. “Ha fatto bene a toglierti la bacchetta, così sarai più responsabile quando la avrai e ti godrai pienamente quei momenti di ‘libertà’.” Così esordì il docente con una voce particolarmente risoluta e seria, passandosi una mano nei capelli: il suo dovere era comunque quello di educarlo, e quando un provvedimento preso risultava particolarmente conforme alle sue idee, il professore non andava di certo a non ammetterlo!
    Comunque voleva bene a Blake anche se non lo conosceva alla perfezione, ed è per questo che durante quella punizione continuò a parlare con lui in maniera particolarmente empatica, mostrandosi interessato e partecipe in tutto quello che il ragazzino diceva. Non appena sentì pronunciare quelle parole al più piccolo, ecco che un sorrisetto dolce si dipinse sul viso di Andrè, annuendo lentamente e spiegando nel dettaglio, così da rispondere alla domanda di Blake. “E’ curioso che tu non sappia ancora a cosa serva la Divinazione dopo tutto questo tempo, Blake!” Piccola battuta, sempre perché aveva l’umorismo di una mamma pancina, proseguendo successivamente bonariamente con il proprio discorso, cercando di esprimersi al meglio. “Ti sembrerà banale, ma ho iniziato a rendermene conto più o meno verso gli undici anni da alcuni segni piccoli, quasi insignificanti. Capivo, in alcuni casi, se un’azione avesse avuto un effetto positivo o negativo, unicamente basandomi sull’intuito e non su ragionamenti probabilistici, e ci ho sempre preso!” Disse, per poi passarsi una mano sulla coscia, andando ad accarezzarsela delicatamente con le proprie mani, respirando lentamente. “Crescendo ho imparato a controllare la mia abilità, ad aprire il mio occhio ancora di più; da lì ho iniziato a capire realmente cosa fosse una persona particolarmente dotata di Vista. Notti senza sonno, mal di testa continui, facilità nella distrazione in alcuni momenti della giornata, tutti segnali che mi stavano facendo capire che il mio potere divinatorio era pronto ad esplodere e a rivelarsi in tutta la sua potenza.” Si fermò un attimo, dopo aver sottolineato i lati negativi di quella sua esperienza iniziale di approccio con la propria abilità intrinseca. Un’abilità che gli aveva dato difficoltà effettive, in passato, ma che ora aveva capito perfettamente come dominare e come controllare per permetterne uno sviluppo graduale. “Con la pratica e lo studio teorico, successivamente, ho meglio compreso come addomesticare il mio potere per ridimensionarlo. Verso i diciassette anni le mie sensazioni e le mie percezioni si sono trasformate in vere e proprie visioni: a quell’età ho iniziato a vedere in maniera involontaria dei brevi flash nella mia mente, che sino ad oggi si sono evoluti, diventando delle vere e proprie scene.” Sorrisetto di circostanza al ragazzo: quel suo modo di aprirsi con lui era insolito con Andrè, che difficilmente si apriva in ambito divinatorio con qualcun altro, ma sapeva che Blake era un ragazzo che necessitava di sentire qualcuno al suo fianco. Era evidentissimo che fosse perso, che fosse solo, ed Andrè voleva aprirsi a lui per mostrargli che una roccia, un punto fisso, Blake lo aveva. “Parlare di questa mia parte della vita, per me, è difficile. E’ una cosa molto intima, ma mi viene facile farlo con te. Ho sofferto molto per questa mia particolarità: preso in giro da tutti perché non mi si credeva, oppure quando mi si dava contro per via di una previsione negativa che facevo riguardo qualcuno. Ho subito atti di bullismo, ragazzi che mi picchiavano, per non parlare di un uomo più grande che, quando avevo diciotto anni, mi addormentò per indurmi un sogno profetico.” Non avrebbe raccontato il seguito a Blake, questo per preservare le proprie emozioni e per non scavare in un passato buio, ormai lontano. “Diciamo che essere un veggente, all’inizio, non è facile. Ma ora sono qui! Potente e figo, almeno spero.”
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    All'inizio non aveva capito l'ultilità di tutta quella messa in scena. Non capiva perchè avevano deciso di torturarlo con quelle lezioni assolutamente private di vita, non aveva capito minimamente l'importanza di passare delle ore con i suoi professori e sopratutto non aveva mai capito perchè tutto quello doveva aiutarlo. Blake non era una persona stupida, ma era una persona che si soffermava poco a pensare a quello che doveva fare e sopratutto a quello che riceveva e come lo riceveva. Sapeva che quel trattamento che gli era stato riservato era più che speciale, ma non aveva apprezzato veramente quello che stava succedendo nella sua vita. Insomma Blake vedeva tutto quello come una grandissima perdita di tempo, in quel modo non poteva stare con Lilith o con i suoi amici, aveva un sacco di cose da fare, non riusciva neanche a parlare più seriamente con Jesse. Ma quel giorno, Blake, cominciava a capire che quella non era solamente una vera punizione per tenerlo sotto controllo, ma era un modo per farlo crescere, per fargli capire che non era solo, come lui aveva affermato davanti al professor Olwen, ma aveva veramente delle persone che non solo gli volevano bene, ma che credevano davvero in lui. Blake che aveva un ego spropositato tutto quello lo sapeva già, ma il vederlo con i suoi occhi e vederlo in circostanze del tutto normali come in una stanza di divinazione mentre lucidava sfere di cristallo era assurdo anche per lui. Sorrise al professore quando gli disse che comunque, neanche loro studenti maschi erano in pericolo e scosse appena il capo prendendo una sfera che aveva già pulito per dargli una ripassata, non era capace di fre quelle cose, quindi sicuramente ci avrebbe messo molti più giorni per finire tutto e fare le cose fatte per bene. In pericolo? Se io non fossi così etero un pensiero ce lo farei, infondo è bello, intelligenente ed interessante... non la definirei un pericolo! Non lo diceva per leccare il culo al prof, Blake non era per niente quel tipo di persona, non era uno studente che cercava il favore dei propri professori facendogli dei complimenti, Blake era uno che diceva quello che pensava nonostante la cosa potesse andare a suo svantaggio. Pensava che Andrè fosse bello? Si, e lo aveva semplicemente detto.Aveva chiesto al professore di divinazione cosa facesse realmente, nonostante non solo erano due anni che faceva quella materia, ma l'aveva fatta anche ad Hogwarts, quindi poteva andare benissimo a suo sfavore fare una domanda del genenre... eppure, Blake lo aveva chiesto senza mezzi termini. Era così e questa sua caratteristica lo aveva salvato tantissime volte, come lo aveva messo nei guai altre e tante, ma a lui piaceva essere una persona chiara e sincera, a volte anche troppo. Non voleva cambiare. Blake sgranò gli occhi quando il prof. gli disse che era interessato ad una persona. Io sono una tomba, non direi mai qualcosa che la riguarda e non sono uno di quelli che parla male dei professori! In realtà io non parlo male proprio di nessuno. Quelle cose non le fatto le femmine? Chiese facendo trasparire tutto il suo sessismo. Non lo faceva apposta, ma la prima persona che gli aveva fatto veramente male, abbandonandolo al suo triste destino con un padre violento era sua madre, una donna, e di conseguenza aveva sempre un brutto rapporto con loro! Non eccessivo e non avrebbe mai fatto del male ad una ragazza... ma... ma era lui che aveva detto a Mia e Jessica che dovevano rimanere nel castello perchè erano donne e per questo era più probabile il loro fallimento? Si. Era esattamente lui. Mio fratello fa sempre la cosa giusta. A volte penso che io sia solamente un peso per lui! Non sapeva neanche lui perchè lo aveva detto in quel momento ed ad alta voce, ma con Andrè si sentiva sicuro. Il suo atteggiamento gentile e posato lo rendeva calmo e forse anche il fatto di non aver molta confidenza con lui rendeva il parlare una cosa molto più facile. Si morse il labbro e si pentì di averlo detto, ma oramai lo aveva fatto e si era reso conto anche di aver fatto troppa pressione sulla sfera di cristallo. Il tossicchiare di Andrè ad ogni sua disattenzione faceva sogghignare di tanto in tanto Blake. Era carino da parte sua non rimproverlarlo ogni volta ma comunque fargli capire il suo errore. Andrè de long-prèe. Blake non gli avrebbe mai dato un euro ed invece? Invece adesso stava pendendo dalle sue labbra per quel racconto. Sgranò gli occhi più volte, scosse il capo in disaccordo quando aveva detto che aveva subito del bullismo e che lo avevano picchiato, riase esterefatto per tutta la sua tranquillità e per il suo passato travagliato. Perchè lui non era arrabbiato? Insomma ne aveva tutto il diritto! Ascoltò ed incamerò ogni singola parola. Blake, sicuramente, non era una persona sensibile ed empatica come invece lo era il suo professore di divinazione, tendeva ad essere arrogante e menefreghista e poco, pochissimo incline a sdolcinerie. In realtà non era troppo dolce neanche con la sua fidanzata, infondo la chiamava per cognome e quando andava bene le diceva di essere una secchiona, quindi Andrè doveva sentirsi davvero onorato - almeno nella testa di Blake - di riuscire a sentire le parole che uscirono dalla bocca di Blake in quel momento. Quegli stronzi non hanno capito niente. Lei è una persona speciale e spero che il ragazzo a cui è interessato lo capisca, e sopratutto non la faccia soffrire! Per lui quello era sbilanciarsi ed essere dolci, si Blake aveva tanto da imparare sulla sua sfera emotiva. Fece un espiro profondo come se si volesse levare un peso dallo stomaco e non ci riusciva. Perchè lei non è arrabbiato? Insomma le hano fatto del male, l'hanno picchiata per una sua dote, perchè lei non è arrabbiato con tutti loro? Chiese poi fermandosi un secondo dal pulire e guardando la figura elegante di fronte a lui. Poniamo il caso che qualcuno non abbia riconosciuto la dote di qualcuno e che per questo lo abbia picchiato senza motivo... non crede che la persona che ha subito tali ingiustizie dovrebbe farla pagare in qualche modo alla persona che gli ha fatto subire quelle cose? Sicuramente la domanda non era chiara, Ma Blake sapeva essere diretto come un treno solamente quando si parlava di altre persone e non di lui. Ma infondo lui non se la prendeva con il padre ma con tutti quelli che lui riteneva simili a lui, ossia coloro che volevano, in qualche modo, cambiarlo o comunque farlo sentire sbagliato o comunque ignorarlo. Insomma Blake aveva una visione distorta della vendetta e di tutto quello che poteva riguardare la sua sfera emotiva. Cosa provava per suo padre? Non lo sapeva e questo lo rendeva instabile, nervoso e confuso. Come in quel momento. Si, lei è potente e super figo, prof! Affermò riprendendo la sfera, che aveva posato poco prima, in mano!
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    Inutile, quel ragazzino sapeva proprio farci con i professori. Accennò una risatina alle sue parole, andando poi a portare la propria mano tra i propri capelli e ad alzare gli occhi azzurri al cielo, quasi come se fosse giocosamente stufato da quelle parole. “Blake, non continuare ad adularmi! Probabilmente non saresti stato il mio tipo, se avessi avuto la tua età. O forse sì? Chi lo sa.” Era chiaro che le sue parole fossero scherzose, dopotutto non aveva alcun interesse nell’andare con un alunno o, in generale, con qualcuno che fosse più piccolo di lui di molti anni. Aveva avuto relazioni solamente con uomini più grandi, tra cui l’ultima andata totalmente a farsi fottere per via di quell’uomo che era sparito dalla circolazione, trasferendosi in America. Ascoltò le parole di Blake in merito al fratello, rimanendo con espressione seria in viso in merito a quel discorso che lo riguardava fin troppo da vicino, andando successivamente a rispondere con estrema risolutezza alle parole. “Tuo fratello fa questo perché ti vuole bene, Blake. Se non te ne volesse, se ne sarebbe infischiato di te o, peggio ancora, di avrebbe dato contro per quello che sei facendoti odiare da tutti. Lui è forse la persona che ti vuole più bene al modo, tienitelo stretto, Blake.” Lo disse cercando di trattenere una lacrima sul proprio volto, girando il capo dall’altra parte e guardando il muro. In quel momento gli vennero in mente tutte le litigate con suo fratello, tutte le brutte parole, tutto quello che aveva passato a causa di quell’essere che aveva osato schierarsi contro di lui per via della sua semplicissima condizione, una naturalissima condizione che la sua famiglia non riusciva e non poteva accettare, a quanto pare. Si calmò, respirando lentamente ed asciugandosi quella lacrima argentea che gli rigava il viso, per poi prendere a parlare in maniera molto paterna con il ragazzo, cercando di instaurare un rapporto empatico – ancor di più di quanto già fosse – con lui. “Io, Blake, io so cosa vuol dire stare in contatto con un fratello che ti odia. Con una famiglia che ti odia. Mio fratello, quando ha scoperto che succhiavo cazzi – parole sue – non ha avuto problemi a picchiarmi, buttarmi fuori di casa e rivoltare tutta la mia famiglia contro di me. Mio padre mi mandava soldi mensilmente solo perché, quando successe, non ero ancora maggiorenne. Dopo i diciotto anni ho iniziato a lavorare nei weekend per pagarmi ciò che mi serviva per la scuola, sebbene io sia sempre stato uno dei migliori in qualsiasi corso.” Continuò a guardarlo in viso, schiarendosi la voce e proseguendo qualche attimo dopo, come se fosse interessato davvero a fargli capire della fortuna che aveva nell’avere un fratello così. “Tuo fratello ha preso un tuo errore e ti ha punito per tentare di rieducarti. Mio fratello ha preso una mia espressione naturale e mi ha maltrattato e malmenato perché, per lui, ero la vergogna della famiglia. Facciamo a gara, Blake?”.
    Quelli erano gli scheletri che Andrè conservava nell’armadio e che non avrebbe mai voluto riportare alla luce, ma se la sua esperienza di vita avesse potuto aiutare un suo alunno aprendogli gli occhi, Andrè era pronto ad aprire qualsiasi armadio, anche quelli più nascosti ed inapribili. Sì, lo faceva per quello, perché non poteva sopportare di vedere un ragazzo confuso dalla vita, di osservare un mago dalle grandi potenzialità sentirsi soppresso dal nulla. Accennò un sorrisino paterno nel vederlo, respirando lentamente, per poi continuare il proprio discorso, esponendo prima una leggerezza. “Quel ragazzo che mi piace spero che ricambi l’interesse. Voglio dire, per ora abbiamo solamente limonato davanti a tutti, ma chissà cosa potrà mai riservarci il futuro.” Ed ecco che mimò un bacetto nell’aria per poi mandarlo al ragazzino con fare molto dolce e disponibile, e probabilmente non gli avrebbe più parlato di quell’argomento così amoroso. Non gliene avrebbe parlato perché stava per virare il punto dell’attenzione sulle domande del ragazzo, domande cariche di slancio emotivo a parere di Andrè, che colse immediatamente la palla al balzo per esprimergli meglio quello che lui credeva. “No. Perché dovrei essere arrabbiato con chi vuole, da me, solamente fallimento? Io cerco di dimostrargli il contrario, io persevero nel lottare per mostrare a tutti che sono una bella persona, e non devo cercare delle inutili vendette, Blake. Si deve sempre essere superiori nella vita, e la superiorità non la misuri in base agli ori o alle ville che si posseggono, ma in base a quello che c’è nel cuore di una persona.” Respirò lentamente ancora una volta, mantenendo il suo modo di parlare molto calmo ed esplicativo, con gli zigomi sempre alti per via del sorrisetto che aveva sulle labbra. “Non ha senso sbroccare e rivelarsi poco educati, ciò che si deve dimostrare è il proprio valore. La propria classe. La propria eleganza. Il proprio portamento. Qualcuno ti prende in giro? Ti fa un torto? Ti deride? Ignora, passa avanti a testa alta. Io ho fatto così, aggiungendoci anche un movimento di fianchi perché sono maledettamente omosessuale, e nella mia vita sono arrivato ad insegnare in una delle accademie magiche più importanti al mondo.” Era serio, e voleva a tutti i costi che il ragazzo capisse le opportunità che aveva di fronte. Indicò le sfere che il ragazzo stava pulendo, che per magia sparirono, andando successivamente a portare la propria mano verso le coppe auree. “Adesso tocca alle coppe, sei stato bravo a pulire quelle sfere, Blake.”
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    Blake Barnes
    Black Opal | 18 anni
    I momenti in cui Blake riusciva a stare zitto e concentrato nello stesso momento erano veramente, ma veramente pochi. Aveva un deficit dell'attenzione? No, assolutamente no, era più una questione di interesse. Non era egocentrico per facciata e non lo era per rcecitare una parte, era dannatamente egocentrico perchè fin da bambino suo nonno ed Aaron gli avevano detto che lui era speciale e che qualsiasi cosa volesse fare ce l'avrebbe fatta. Gli avevano detto che era più bello degli altri, più bravo degli altri, più stronzo degli altri ed all'occorrenza anche più cattivo o più buono degli altri. Certo tutte le famiglie tendevano a tifareper il più piccolo, ma i Barnes avevano un nome tanto grande e tanto famoso nel mondo degli affari, che era impossibile non far diventare il piccolo Blake un pompato, magalomane con un ego sconfinato. A Blake riusciva tutto quello che faceva? Assolutamente no. Il 90% delle volte faceva delle stronzate e che non sempre gli riuscivano, e Blake non era stupido quindi si rendeva conto da solo che certe cose no, non gli riuscivano affatto. Ma su di una cosa era bravo: Blake piaceva alle persone. Non era lo studente migliore di quella scuola, c'era Lilith con tutti i voti alti, c'era Mia, che era la migliore studentessa degli ametrin, c'era Jessica che studiava la notte per prendere le E, ma era quello che tutto il corpo docenti adorava di più, certo non lo preferiva e Blake non aveva quella presunzione, ma lo sapeva che era quello che tutti adoravano. Andrè neanche lo conosceva e già erano entrati in confidenza, con la professoressa di Pozioni era successa la stessa cosa, Lancelot lo riteneva importante, Eva lo avrebbe protetto fino alla morte ed ancora Samuel Black lo aveva da prima sottovalutato e poi, a lago, ma anche li a lezione, si era mostrato interessato alla sua persona. Blake non era per niente perfetto, ma era originale, era unico. Andiamo professore mi ha guardato? Quella volta lo disse con simpatia a ridacchiando ed indicandosi. Blake era una persona autoironica, in realtà, ma bisognava sperare che effettivamente stesse di luna dritta e sopratutto che non fosse di umore nero. In quel momento, da che avrebbe voluto morire anche solo al pensiero di pulire tutte quelle sfere di cristallo, si rese conto che non era poi così male in compagnia con il professore di divinazione. Non avrebbe mai detto che potesse essere una persona che aveva subito tutte quelle cose e quando si mise a raccontare di come suo fratello lo avesse deriso, picchiato e maltrattato, Blake sgranò gli occhi - specialmente per il "succhia cazzi" - e rimase in silenzio, in silenzio ed in ascolto cercando di captare tutto quello che gli veniva detto, cercando di leggere quel professore come mai aveva fatto prima. Eppure non sembra che ha subito tante cose brutte! Ecco, Andrè poteva essere la persona più sensibile del mondo, ma di fronte a lui aveva seriamente un muro, un muro assolutamente coccoloso, per carità, ma Blake non sarebbe mai divetato un orsacchiotto sensibile. Il fatto era che Blake era così quando stava bene, quando si sentiva a suo agio. Come aveva accennato da subito alla sua omosessualità, aveva risposto anche a tutta quella storia. Nel senso che la vedo una persona equilibrata! A lezione sorride sempre e non l'ho mai vista turbata. non so, magari poi dentro la sua camera ribalterà gli armadi, ma la vedo più persona da maschera ai cetrioli e bagno caldo! Lo ammirava tantissimo, fosse stato per lui avrebbe ucciso suo fratello in quel preciso istante. Infondo non era una cosa così terribile quella che era successa a lui? Beh, suo fratello era gay, e quindi? Di tanti difetti che aveva Blake, quello di essere chiuso di mente non gli apparteneva. Comunque suo fratello è un gran pezzo di merda e sono sicuro che non sia bravo neanche la metàdi lei nello scopare! Ecco una cosa che succedeva spesso con Blake era che confondeva l'amicizia con la confidenza. Andrè non gli stava raccontando quello per sfogarsi con lui, ma per insegnargli qualcosa e quando, circa 5 secondi dopo ci arrivò anche lui fece un respiro profondo. Sono un disastro, lo so. Ma non riesco a non dire quello che penso davvero. Lei mi sembra veramente una brava persona e so che è così. In genere io vado sempre a pelle e non mi sbaglio quasi mai ed invece a me fa rabbia pensare che persone come suo fratello vadano in giro indisturbate a dire qualcosa di tanto stupido, oppure ad etichettare persone o gusti. Io non sono neanche per le etichette dei sentimenti. È triste dare un nome a tutti i nostri sentimenti. Oh beh lo aveva scritto anche in una sua canzone. Una sua canzone. Il suo sguardò passò dalla sfera di cristallo che stava pulendo agli occhi del giovanissio docente in pochissimo tempo. Ma prima che potesse dire niente, Andrè disse altro e Blake pendeva di nuovo dalle sue labbra. Si ritrovò a ridacchiare per la sua ultima considerazione e poi quando sparirono le sfere sorrise ancora. Prese una nuova pezzetta e cominciò a pulire le coppe. Come si fa a dimostrare il contrario ad una persona che non fa altro che... Si fermò, fece un respiro profondo. Andrè si era aperto con lui... e lui sentiva che di quella persona si poteva fidare, infondo gli aveva confessato un sacco di cose che un suo alunno non avrebbe mai e poi mai dovuto sapere. Si era fidato di lui. Ancora una volta non capiva come mai qualcuno dovesse fidarsi di lui ma decise che forse, la sua diffidenza doveva essere un pò attenuata. Si morse il labbro. Non lo aveva mai detto a nessun professore. Gli unici che sapevano di quella cosa si contavano sul palmo di una mano ed erano: Aaron, perchè le aveva vissute in prima persona, Annie perchè le aveva vissute indirettamente insieme ad Aaron, Jesse perchè era il suo socio e lo avrebbe seguito fino all'inferno e quindi Blake glielo doveva, Jessica, perchè era la sua migliore amica ed una grande impicciona, e Lilith, perchè era la donna che amava. Guardò il docente. Mia madre è morta quando io sono nato... sono cresciuto con mio nonno Aaron, ed Aaron, mio fratello. Mio padre, Jason, non ha mai accettato la morte di mia madre e... da quando ho memoria me lo ricordo ubriaco e con la cinta in mano. Fino all'età di 9/10 io sono cresciuto sotto la mano attenta di mio padre. Qualsiasi cosa io facessi era il motivo giusto per picchiarmi. Ho dovuto aspettare che mio fratello divenisse maggiorebbe, così si è preso la custodia e lo ha mandato via. Come faccio a non essere arrabbiato se l'unica cosa che un mio genitori mi ha insegnato è proprio la rabbia? Voleva il suo scheletro nell'armadio? Eccolo. Ma non è questo il punto. Mi creda ho cercato in tutti i modi per far si che io gli pacessi, in qualsiasi modo. Ma ha preferito cambiare il suo cognome, ha preferito rinunciare alla sua eredità ed alla sua vita pur di non aver niente a che fare con me. Faceva così male dirlo ad alta voce. Si strinse nelle spalle e riprese a pulire le sue coppe. Io direi più adorabilmente omosessuale! Aveva cambiato discorso perchè continuarne a parlare lo avrebbe fatto agitare e non voleva, non voleva veramente finire nel ribaltare anche l'aula di divinazione.
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    Andrè De Long-Prée
    Divinatore | 24 anni

    Il comportamento di Blake era uno dei punti che strideva maggiormente riguardo la sua persona, ma per Andrè non era assolutamente così: quel suo modo di esprimersi, talvolta anche abbastanza rude e violento, era piuttosto apprezzato dal veggente perché amava le persone che avevano le palle di essere se stesse, sempre e comunque. La mano del biondo si posò sui propri capelli, appiattendoli inizialmente e successivamente sollevandoli, andando poi a guardare negli occhi l’altro mentre continuava a parlare con lui, aprendosi sempre di più. “Beh, diciamo che sono più un tipo da maschera e da cetrioli sugli occhi, ma tutti abbiamo bisogno di diventare delle rockstar e rompere qualche vaso, talvolta. No?” E si fermò per qualche istante, osservandolo pulire tutte quelle cose, continuando subito dopo per sostenere la propria tesi: dopotutto doveva risultare un docente in grado di formare i propri studenti in ogni momento del giorno. “Ma il vaso si può rompere quando siamo soli, o quando siamo in compagnia di gente fidata. Rompere il vaso davanti a tutto il mondo potrebbe essere pericoloso, perché non sappiamo mai come qualcuno di esterno possa reagire al nostro gesto. Questo per dirti che la rabbia … la rabbia è una cosa che abbiamo tutti, chi più chi meno, e dobbiamo riuscire a controllarla.” Si fermò ancora una volta, questa volta facendo una pausa più lunga e permettendo all’altro di parlare del fratello del veggente. Un piccolo sorriso si dipinse sul volto di Andrè, che immediatamente accennò una risatina in seguito alle parole dell’altro. “Beh, a letto posso assicurarti che abbiamo degli ‘stili’ differenti! Diciamo che lui con le sue ex-fidanzate era particolarmente feroce. Dopotutto la cattiveria è una qualità che gli si addice bene proprio come persona.” E la conversazione frivola fu conclusa con quella frase, accennando poi un sorriso nell’osservare come Blake stesse tentando di esprimersi in merito alla storia che lo ha sempre contraddistinto.
    La storia di Blake era commovente, ed era piena di spunti che – sebbene su linee parentali differenti – la rendevano particolarmente simile a quella del docente. Lo osservava pulire quelle coppe, cercando di non incrociare il suo sguardo per evitare di emozionarsi eccessivamente, ascoltando solo le sue parole con fare particolarmente partecipativo. Blake lo avrebbe sicuramente notato: Andrè stava davvero facendo fatica ad ascoltare lucidamente quella conversazione, e questo perché le sue estreme capacità empatiche, talvolta, erano chiaramente un ostacolo nell’affrontare la vita quotidiana. Si mise ad accarezzare la cattedra mentre con le orecchie prendeva ad ascoltare attentamente quelle parole, parlando solamente una volta che il ragazzo ebbe finito, accennando un sorriso in merito all’ultima frase. “Ti è stata insegnata la rabbia, sì, ma tu devi essere diverso dal tuo carnefice. Sfogando tutto ciò che hai di represso sugli altri, purtroppo, incarni la cattiveria di chi ti ha cinghiato, e so benissimo che non è ciò che tu vuoi. Tu non vuoi far soffrire gli altri, tu non sei tuo padre, Blake.” E glielo disse avvicinandosi appena a lui, staccando le chiappe dalla cattedra, guardandolo adesso negli occhi. “Tu non devi farti accettare da nessuno, non bisogna cambiare per gli altri ma per se stessi. Devi solo riuscire a mostrare il tuo lato migliore, che non deve essere necessariamente delicato e pacato. Devi valorizzare l’aspetto positivo del tuo egocentrismo, della tua sfacciataggine, delle tue qualità carismatiche, riuscendo a smussare gli angoli del tuo carattere che, purtroppo, è rimasto a lungo segnato dai cattivi insegnamenti.” Quelle parole probabilmente Blake se le sarebbe sentite dire anche da altri precedentemente, questo Andrè non poteva saperlo, ma Blake avrebbe sicuramente potuto percepire che gli erano dette perché venivano dal profondo del suo cuore, perché erano veritiere, ed erano pronunciate con il tono di un professore che vuole realmente il bene dei propri alunni. “Tu non sei cattivo. Hai solo bisogno di prenderti un momento per te, riflettere, meditare, capire. Magari sfogarti spaccando una chitarra nel tuo dormitorio, sì. Ma ciò di cui hai bisogno, secondo me, è di trovare davvero chi tu sei: chi è Blake Barnes?” Una lacrima scese dagli occhi di Andrè, solcando dolcemente e delicatamente il suo viso, cadendo successivamente per terra; il movimento fu accompagnato dal docente che, con la solita camminata impostata ed elegante, tentò di ricomporsi andando a sedersi sulla cattedra. Attese una sua eventuale reazione con trepidazione, mantenendo gli occhi fissi su di lui, con in faccia stampato un sorriso sincero, caldo, accogliente; il sorriso di chi, in passato, ha saputo combattere le ombre che hanno tentato di distruggerlo.
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    Blake Barnes
    Black Opal | 18 anni
    Se qualcuno gli avesse detto che quella punizione e parlare con i suoi docenti sarebbe stata un'esperienza di vita indimenticabile, Blake avrebbe riso fino a sentirsi male. Invece, in quel momento avrebbe solamente voluto piangere. Se solo avesse avuto un altro tipo di carattere, in quel momento Blake avrebbe pianto sul serio. Sorrise quasi dolcemente a quelle stesse parole del docente, che gli avevano confermato la tesi che lui era per la maschera ai cetrioli ed il bagno caldo e poi il sorriso si allargò ancora di più quando, nella sua testa, immaginò un andrè a dorso nudo che spaccava qualcosa nella sua stanza. Quell'immagine lo fece seriamente ridacchiare. Eppure non riusciva proprio a vederlo in maniera diversa rispetto a quello che aveva davanti. La sua presenza era imponente ma allo stesso dolce. Più guardava quel professore più nella sua testa vedeva un immagine di un arcobaleno. Il che poteva essere quasi scontato ma non lo era per i ragionamenti complessi della mente di un Barnes. Avete presente quella sensazione di imponenza che ti da un arcobaleno completo che attraversa la terra da una parte e da un'altra? Quei colori a volte nitidi ed a volte completamente ineistenti, quel senso di mistero che si cela dietro ad un fenomeno tanto bello? Le leggende della pentola d'oro dove comincia un arcobaleno e dove si posa? Ecco Andrè era come quel fenomeno naturale: di una bellezza indecifrabile avvolta intorno ad un alone di mistero che lo rendeva temibile e pericoloso allo stesso tempo. Ti dava quel senso di pace ed armonia che ti faceva sentire quasi un unicorno, ma era li, con una propria personalità ed un proprio carattere pronto a battersi per un ragazzino che neanche conosceva. Si, per Blake, Andrè era paragonabile davvero ad un arcobaleno. Ovviamente non glielo avrebbe detto quindi ascoltò interessato quando parlò di quello stronzo e del fratello e sogghignò. Aprì la bocca per dire qualcosa ma questa volta la richiuse. Gli sembrava veramente il caso di andare a chiedere ad un suo professore, per quanto dolce e gentile, se a lui quindi piaceva il sesso dolce? Andiamo, era inappropriato farlo con il suo migliore amico, sarebbe diventato del tutto fuori luogo con un docente. Quindi alla fine decise di far cadere l'argomento per poi concentrarsi sulle parole successive del ragazzo di fronte a lui. Era la seconda volta che un docente gli diceva che lui non era suo padre e lo faceva con le lacrime agli occhi. Quasi cominciava a convincersi di tutta quella situazione, quasi cominciava a capire che forse, effettivamente, avevano ragione loro, che non doveva utilizzare quello che gli era stato insegnato da suo padre, ma prenderla come una sorta di lezione e metterla nel suo bagaglio di esperienza. Lui non sarebbe stato uno di quei padri che avrebbe alzato le mani per qualsiasi cosa e non voleva fare del male a nessuno delle persone che amava, che a dire la verità per la prima volta, cominciavano ad essere veramente tante. Si morse il labbro, finito il suo racconto alzò lo sguardo verso il suo professore semplicemente, incantenando il loro sguardo. Deglutì varie volte come se non sapesse esattamente cosa dire. E se io non ne fossi capace? Stava ammettendo di non saper fare qualcosa? Si. lo stava facendo con la voce spezzata e gli occhi velati da una sensazione che forse, non aveva mai provato fino a quel momento: paura. Blake non aveva mai paura di qualcosa, non aveva paura di soffrire, o di perdere qualcosa, non aveva mai avuto paura di dover dire qualcosa come la pensava oppure di dover affrontare delle conseguenze. Blake era uno che agiva e lo faceva sempre perchè, quell'azione, era sentita, voluta. In quel momento si sentiva... strano. In quella scuola, in quei due anni era passato da provare dei forti sensi di colpa per tutto a della forte rabbia. Aveva paura di essere intrappolato in quel folle momento della sua vita e non voleva. Sapeva cosa voleva dire essere picchiati e non voleva che questa cosa la provassero gli altri, oppure voleva che gli altri provassero le sue stesse cose così da capire cosa gli passava per la testa. In quel momento ebbe paura di non saperlo neanche più lui cosa voleva davvero. E tutto quello che aveva in testa, lo aveva espresso con una semplice frase. Strinse il panno tra le mani e quando il professore si alzò da sopra la cattedra ed arrivò vicino a lui, Blake gli sorrise e quando vide quella calda lacrima infrangersi sul tavolo fece un sospiro. Prof. dovrebbe essere lei a consolare me e non il contrario! Ma lo disse più per alleggerire la tensione che per altro! Infondo Andrè aveva detto una cosa giusta: Blake non era cattivo. Blake aveva la sua personalità ma non era una persona cattiva. Per carità aveva i suoi momenti di delirio, ma no. Non era una persona cattiva, non avrebbe mai fatto del male a qualcuno solo per il gusto di farlo, ed infondo come avrebbe potuto farlo se degli altri non si curava nella maggior parte delle occasioni? Si morse il labbro quando lo vide tornare di nuovo sulla cattedra e finire il suo discorso. Non riuscirei ad essere delicato e pacato neanche se mi lobotomizzaste! Alzò le spalle e poi ascoltò con occhi attenti tutte le parole che gli vennero rivolte da quel ragazzo poco più grande di lui ma che sembrava essere anni luce più grande di lui. Sorrise per le sue parole e per la domanda finale. Chi era Blake Barnes? Questa domanda gli era stata rivolta tempo addietro da un'altra docente in maniera completamente differente, in maniera seducente come se si aspettasse che lui facesse qualcosa di sbagliato. Ma questa volta era diverso. Non solo il tono di voce con la quale gli era stata chiesta ma anche la persona che aveva di fronte. Era chiato che Andrè lo voleva aiutare, ci aveva messo il cuore seriamente, si era commosso e lo aveva ascoltato. Aveva interiorizzato quello che provava e lo aveva mostrato a Blake senza nessun tipo di timore. Forse era quello che mancava al ragazzino: il coraggio di esprimere davvero i suoi sentimenti. Non rispose immediatamente. Sapeva benissimo chi era e sopratutto sapeva benissimo chi non era. Posò la coppa che aveva in mano sul tavolo e posò anche la pezza con cui la stava pulendo. Si fermò a guardare il suo professore. Sono una persona ambiziosa che non ama perdere. Sono bello, ricco, capace di prendermi quello che voglio e come lo voglio. Sono anche istabile e lunatico. Voglio tutto ed il contrario di tutto e non mi piace essere secondo a nessuno! Poteva elencare i suoi pregi e difetti, o come diceva Aaron, le sue caratteristiche, una ad una. Si conosceva bene perchè non aveva mai mentito ne a se stesso ne agli altri sulla sua natura. Lei come mi vede professore? Forse era la prima volta che chiedeva una cosa del genere! Blake era convinto di tutto quello che era e non gli era mai servita l'approvazione di nessuno, ne tanto meno i consigli di nessuno. Lui aveva una sua testa e delle sue convizioni che avrebbe difeso fino alla morte. Quella domanda fu strana anche sentirla pronunciare dalle stesse labbra ed essere ascoltata dalle sue orecchie eppure, in quel momento, l'opinione di Andrè sembrava essere diventata quasi vita per il ragazzo.
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    Andrè temeva di non aver sentito bene, davvero aveva paura di non aver capito quello che il ragazzo aveva appena detto perché era totalmente surreale. Blake che si rendeva conto di non riuscire a fare qualcosa? Era decisamente impossibile, a livello probabilistico, che accadesse. Ma come insegnava la sua materia, era possibile distruggere ogni calcolo di probabilità semplicemente con una previsione, per cui si riprese velocemente e sospirò lievemente. La mano si levò delicatamente, andando ad accarezzarsi il ciuffo, e successivamente tornò sulle proprie gambe mentre guardava il giovanotto dritto negli occhi; rimase in silenzio per qualche istante, e successivamente si espresse con estrema delicatezza nei suoi confronti. “Credo che sia una cosa che tu possa fare. Credi di essere riuscito sempre in tutto, ma non è così, e probabilmente lo sai più di me. Credimi, questa cosa può essere più semplice di ogni singola cosa che potrai mai fare in vita tua: imparare a controllarsi è un esercizio importantissimo che serve anche a civilizzarsi e a comportarsi con criterio.” E glielo disse con dolcezza, passandosi successivamente la mano nei capelli per l’ennesima volta, assumendo adesso un ciuffo più sbarazzino ed allegro sulla propria testolina dai lineamenti delicati, quasi felini per via del loro essere particolari.
    Blake era un ragazzo che aveva immediatamente fatto colpo sul docente di Divinazione, e che sotto sotto gli aveva anche dato qualcosa: Andrè si sentiva arricchito dopo quella conversazione con il ragazzo, perché in qualche modo sentiva che Blake era riuscito ad aprirsi maggiormente e lo aveva sicuramente illuminato su alcuni aspetti della sua vita. Blake che era insicuro… che cosa strana, ma sapeva che probabilmente in quel momento aveva colpito nel profondo dell’animo del ragazzo con le sue parole. “Blake, essere delicati e pacati è nell’animo di tutti noi. Io sono pacato, sì, ma sono arrivato a possedere questo livello di delicatezza solo con l’esercizio. Tu hai un carattere più impulsivo, e sono sicuro che se tu pensassi due volte a ciò che fai, utilizzando l’intelligenza vasta di cui disponi, riusciresti a fare molte più cose.” E le parole di Andrè non volevano essere una provocazione al ragazzo, semplicemente volevano spronarlo a reagire alla vita con decisione, con ragionamento, senza abbandonarsi agli impulsi passionali e feroci che lo avrebbero portato sicuramente a non risolvere nulla di buono. Nel sentirsi auto-descrivere, Andrè accenno un sorrisetto: non sapeva perché, ma in qualche modo sentiva chiaramente che Blake si sarebbe fregiato con quei termini – non che la cosa fosse negativa – ma era solo prevedibile, secondo il docente. Gli sorrise dolcemente, accavallando le gambe mentre era seduto sulla cattedra, per poi rispondere alla domanda che gli era appena stata posta dal ragazzo, sempre adottando il suo tono confortevole e dolce: Andrè voleva essere amico dei suoi studenti ed aiutarli quando erano in difficoltà. “Io dico sempre la verità, utilizzando i giusti termini. Blake, per me tu sei un ragazzo che conserva delle insicurezze nel profondo, insicurezze probabilmente inconsce, che ti fanno agire in maniera del tutto impulsiva. Sei un bravissimo studente, brillante quando serve, e non parlo casualmente perché i tuoi risultati nella mia materia sono sempre notevoli.” Si ferma per qualche istante, facendo scorrere la mano sulla cattedra, per poi riprendere il discorso con modo di fare particolarmente disponibile e sincero. “Tu devi imparare a trovare davvero te stesso, Blake. Perché devi focalizzarti sulla tua indole, che può anche essere impulsiva e decisa, ma deve essere applicata per il bene; perché tu non sei cattivo, vero?” Ed era una specie di domanda retorica che il docente accompagnò con un sorriso molto delicato e confortevole, andando a sbattere le palpebre per due volte con dolcezza.
    La mano adesso percorre la bacchetta in tiglio argentato posseduta dal professore, un legno adatto ai veggenti e che aveva anche delle lievissime sfumature argentate, per poi puntare tranquillamente la porta che sembrò riaprirsi con estrema tranquillità. “La punizione è finita, Blake. Ti aspetto nel mio ufficio, tra un paio di giorni, perché devo proporti un’attività che ti aiuterà sicuramente a mostrare il tuo lato migliore; mettiti qualcosa di comodo, tipo una tuta ed una maglietta larga, perché lo scopo principale sarà quello di rilassarsi!” E lo guardò dritto negli occhi, attendendo un’eventuale reazione da parte sua, curioso della sua risposta come non mai.
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    Blake Barnes | 18 | Black Opal
    Non aveva mai veramente pensato di fare qualcosa con il professore di Divinazione. Blake era sempre stato amaliato dalla forza, dal potere e dalla stronzagine, tutte carateristihce che erano attribuito, almeno nella sua testa, ad un unico professore in quella accademia, ossia Biran Ensor. Era lui quello che Blake aveva scelto come professore alfa e il fatto che in quel momento si ritrovasse a parlare con Andrè della sua vita e delle sue insicurezze... beh, lo lasciavano tra il perplesso ed il confuso. Infondo, alla fine non poteva farci niente, Blake era una persona fatta di mille contraddizioni ed era una di quelle persone che non facevano altro che sorprendere e sorprendersi da solo. Questa volta non rispose a tutto quello che il docente di divinazione gli aveva detto. no, lui non era cattivo ma sapeva diventarlo in maniera eccellente. Gli sorrise più volte ma in quel momento aveva accusato talmente tanti colpi che si sentiva quasi stanco ed aveva veramente bisogno di tornare in camera sua farsi una bella doccia e rilassarsi. Doveva pensare. Forse Andrè era stato l'unico professore di Blake che lo aveva indotto a riflettere. Si certo gli aveva fatto pulire sfere e coppe, ma alla fine era stata solamente e semplicemente una chiacchierata, la chiacchierata più stimolante della sua vita. Aveva veramente, ma veramente molto da riflettere e più guardava il professore seduto sulla cattedra più cercava di registrare i movimenti dello stesso e cercare di capire come poteva controllarsi dopo tutto quello che aveva subito, come aveva fatto a non diventare come quella sedia che lui stesso aveva scaraventato contro il muro di Olwen, e che quest'ultimo gli aveva fatto capire che sarebbe divenuto esattamente in quel modo se non avesse smesso di farsi del male. Perchè tutti continuavano a ripeterglielo? Blake era impulsivo ma non era mai stato un ragazzino stupido, anzi, era fin troppo sveglio per la sua età ed aveva degli slanci di coraggio e determinazione ammirevoli, quindi aveva capito che forse, se tutte quelle persone lo stavano cercando di aiutare in quel senso, allora voleva dire che davvero doveva imparare a controllarsi. Ha ragione. Ne sono in grado. Il fatto era che il piccolo momento di insicurezza era passata grazie proprio alle parole dell'insegnante che non fecero altro che farlo sentire non solo sicuro ma anche, in un certo senso, giusto per quel mondo. Infondo Blake aveva sempre cercato l'approvazione di suo padre che non era mai arrivata e forse, anche adesso cercava di colpirlo in qualche maniera, ma infondo al cuore il ragazzino sapeva che se fino a quel momento il padre non lo aveva accettato... beh allora non c'era altro da fare, non sarebbe mai veramente stato qualcuno di fronte agli occhi di Jason Barnes. Quando gli disse che la punizione era finita e che gli lasciava qualche giorno ma che poi si sarebbero rivisti per un'attività pratica Blake sorrise, e forse per la prima volta lo fece in maniera così spontanea, che non era abituata neanche lui e scoprì di avere dei muscoli facciali che non sapeva fi avere fino a quel momento. Sorrise ancora. Professore? Lei è veramente ma veramente fonte di ispirazione. Forse l'avevo sottovalutata! Era comunque un ragazzo di 18 anni con un sacco di problemi comportamentali, ma no, non era cattivo, andava semplicemente indirizzato nella giusta direzione. Gli lasciò ancora un sorriso sincero e poi uscì. Era contento anche se in quel momento aveva così tante cose a cui pensare che non sapeva neanche lui da dove cominciare. Si sicuramente da una sigaretta, e poi guantoni e sacco. Sicuramente in quel modo avrebbe assimiltato tutte le informazioni ed i consigli che il bellissimo Andrè gli aveva dato.
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    RevelioGDR
     
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