Caillte sa Dark

Privata - Samuel

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    Airwën Dana O'Neill
    Airwën si svegliò di colpo.
    Il respiro corto e affannato.
    La vista ancora sfuocata.
    La testa le girava.
    Confusa non riconobbe subito la sua camera.
    Tremava così forte che dovette alzare le ginocchia e abbracciarle, appoggiando la testa contro esse e lasciando che i lunghi capelli sciolti le ricadessero nascondendola al mondo.
    Faceva così quando aveva paura.
    Quando si svegliava nel pieno della notte dopo uno dei suoi incubi.
    Incubi in cui tornava indietro nel tempo, a quando frequentava ancora Hogwarts... Che anno era? Forse il 3°?
    Incubi di una notte infausta, una notte in cui aveva provato non solo rabbia e imbarazzo per esser stata ingannata, ma anche PAURA, pura paura e dolore.
    Una notte il cui segno portava ancora sul proprio corpo.
    Le avevano giocato un brutto scherzo delle studentesse, gelose di lei, della sua bellezza, della sua popolarità, di come era sempre venerata ed ammirata non solo dai ragazzi (e ragazze), ma dagli insegnanti stessi. Le avevano scritto una falsa lettera d'amore del ragazzo che a lei piaceva (come lo avessero scoperto ancora se lo chiedeva) dandole appuntamento a mezzanotte ai margini della foresta proibita per poter stare soli...
    E lei, povera ingenua innamorata, ci era caduta.
    Finita in un'imboscata, addormentata con una pozione, spogliata di vestiti e bacchetta, e abbandonata dentro il luogo più pericoloso dell'intera scuola di magia.
    Quelle crudeli ragazze la volevano solo spaventare, ma erano state così accecate dall'invidia, da non aver neanche pensato che potesse esser troppo pericolosa e crudele come vendetta.
    Quando si era svegliata, immersa nell'oscurità, da sola, mezza nuda, disarmata, circondata da rumori inquietanti e poco rassicuranti di ogni tipo, aveva cercato di mantenere il sangue freddo il più possibile, aveva cercato di orientarsi, di trovare una strada familiare benchè il buio.
    A volte sognava di vagare ancora tra quelle oscure figure, tanto alte da coprire il cielo, tra le quali si nascondevano chissà quali esseri.
    Vagava stringendo il proprio corpo, frustato dal freddo vento, di un inverno che sembrava non voler finire.
    Vagava indecisa su quale fosse la direzione da seguire, ma determinata ad uscirne e intenzionata a farla pagare alle stronze.
    Era sempre stata una ragazza coraggiosa e tenace, non per niente era stata smistata tra i Grifondoro.
    L'aspetto di una principessa da salvare, ma col carattere di una guerriera, eppure non sarebbe mai potuta esser pronta a ciò che le successe.
    Un verso disumano, spaventoso che di colpo sentì squarciare la foresta, forse più simile ad un ringhio, un latrato.
    Qualcosa si avvicinava, rapido e di grandi dimensioni a giudicare dal rumore di rami e foglie frantumate.
    L'istinto di sopravvivenza si fece più forte, prendendo il posto della ragione, dentro di lei, la testa le urlò di scappare, di correre più veloce possibile, e così fece.
    Corse disperata, alla cieca, la mente che cercava un modo per salvarsi. Dove poteva rifugiarsi in mezzo a tutta quella fitta vegetazione? Aveva tempo di arrampicarsi su un albero? Dentro un rovo si sarebbe fatta un cazzo di male, ma almeno si sarebbe salvata?
    La luna a malapena illuminava la poca strada per non farla sbattere o inciampare.
    Correva a i piedi scalzi, la pelle nuda tranne per l'intimo e la canottiera sottile, i capelli sciolti s'impigliavano tirandola, la pelle ferita e graffiata più e più volte in quella disperata fuga.
    Eppure il dolore era niente se paragonato al terrore di ciò che aveva dietro, la paura le pompava l'adrenalina nel corpo anestetizzando le ferite, era l'unica cosa che la stava aiutando in quella corsa pazza, oltre alla volontà di sopravvivere...
    Ma il fiato si faceva sempre più corto, i muscoli dolevano, bisognosi di più ossigeno di quanto ne riuscisse a respirare, la stanchezza e la mancanza di energie aumentavano... E la bestia, o qualsiasi cosa fosse, era sempre più vicina.
    Come poteva averla raggiunta?? Stava correndo da troppo, e per sua fortuna era allenata! Un animale "normale" si sarebbe già dovuto stancare di rincorrere una preda così difficile... Cosa la stava inseguendo??
    Quante volte si era posta quelle domande, senza darvi mai risposta...
    Correva, correva, come non aveva mai fatto in vita sua,
    Correva senza guardarsi indietro per paura di ciò che vi avrebbe visto.
    Pregava la Dea Madre di salvarla, ma quella notte forse non la stava guardando.Quella notte gli Spiriti avevano deciso di punirla per qualcosa che aveva fatto... o forse solo annoiati di come la sua vita stesse andando bene (a parte una madre scomparsa)?
    Nel momento in cui credeva di aver raggiunto finalmente il confine della foresta, gli alberi sempre più radi, il castello visibile in lontananza, qualsiasi cosa fosse alle sue spalle, forse temendo di perdere la sua preda, forse perchè ormai abbastanza vicina, decise di attaccare.
    Un suono indecifrabile, forse un ululato o un ringhio, le giunse di colpo all'orecchio, così vicino da sentirne quasi il caldo fiato e la puzza di morte.
    Subito dopo, la sua pelle venne lacerata da lunghi artigli leggermente ricurvi, così affilati da arrivare quasi all'osso della scapola destra.
    L'urlo disumano che uscì dalle labbra della ragazza, le lacrime che già avevano minacciato di cadere, iniziarono a scendere rigandole il viso e offuscandole la vista.
    Il pensiero di morire quella notte, sbranata da quella creatura s'impossessava di lei, e il suo unico rammarico era quello di non aver potuto rivedere la madre, di non aver neanche potuto scoprire dove fosse e perchè li avesse abbandonati.
    Sentiva il sangue colare sulla schiena, la canottiera imbrattata era diventata umida al contatto con la sua pelle, eppure non voleva fermarsi, non voleva morire!
    Sarebbe finita così? Ad un passo dall'uscita da quella foresta di orrori?
    Prima che l'essere le balzasse addosso, qualcosa o qualcuno la spinse di lato, facendole evitare l'attacco decisivo che avrebbe posto fine alla sua vita, ma quell'improvvisa azione, le fece perdere l'equilibrio e inciampando su una radice sollevata dal terreno, cadde e battè la testa contro l'albero, svenendo sul colpo.

    Airwën strinse ancora più forte le ginocchia al petto.
    Così rannicchiata e tremante sul suo letto, sembrava una bambina spaventata.
    La mano sinistra lenta si sciolse dall'abbraccio e scivolò verso le lunghe cicatrici che le deturpavano la pelle perfetta della schiena, all'altezza della scapola destra.
    Ed eccoli lì, al loro posto in tutti quegli anni, segni indelebili di quella notte, di quella creatura, di quando aveva conosciuto la paura nel suo più profondo significato.
    Li nascondeva magicamente durante il giorno o tramite trucchi babbani, ma alla notte non riusciva a mantenere l'incantesimo e dopo una doccia il trucco spariva.
    Nessuno sapeva come mai non fossero guariti benchè l'intervento dei migliori guaritori chiamati dal padre dopo aver scoperto l'accaduto.
    Non seppe mai chi fossero stata le ragazze a tenderle l'agguato, ma pochi giorni dopo alcune studentesse vennero aggredite durante un'uscita ad Hogsmeade, le uniche cose che ricordavano, erano una bellissima donna dal volto nascosto che in un qualche modo le aveva convinte a seguirla, e poi tutto diventava confuso, "artigli e piume" nient'altro.
    Brividi dell'incubo da cui si era appena svegliata le scossero il corpo.
    Quando le succedeva a casa sua, usciva fuori per far due passi e respirare un po' d'aria fresca, ma il giorno prima era rimasta al "dormitorio degli insegnanti" all'accademia per finire di correggere dei compiti.
    Eppure restare lì non l'avrebbe aiutata, doveva essere a contatto con la natura per calmarsi.
    S'infilò le prime cose comode e calde trovate nell'ancora povero guardaroba che si era portata da Denrise, per quei casi che restava in accademia, e con solo la sua fedele bacchetta, uscì di soppiatto da quell'enorme "castello".
    Non faceva che ripensare all'incubo, a ciò che era successo in quella foresta...
    Non aveva rinnovato l'incantesimo per nascondere i graffi sulla schiena, tanto chi mai avrebbe potuto incontrare a quell'ora e all'aperto, a parte qualche creatura notturna?
    La maglia che indossava aveva uno scollo a barca che lasciava in mostra i segni, ma i lunghi capelli sciolti li coprivano in parte, così mossi dalla leggera brezza notturna, davano un effetto di vedo-non vedo, come che volessero giocare con quegli orribili sfregi invece di nasconderli.
    Non seppe per quanto avesse camminato, persa com'era nei suoi pensieri, quando si ritrovò davanti un'alta parete di rovi.
    Curiosa si mosse di lato per dare un'occhiata migliore su cosa si trattasse e, trovato casualmente l'ingresso, si fermò.
    Senza accorgersene aveva raggiunto il labirinto dell'accademia.
    Quando era ancora studentessa, vi era stata solo una volta al suo interno, per vincere una scommessa tra amiche, ma in quell'occasione era riuscita sì ad uscire, ma non aveva raggiunto il cuore del labirinto.
    L'ultima volta che l'aveva visto, era giorno e in compagnia delle sue concasate, ora era notte e completamente sola.
    Lo sguardo scivolò lento da un lato all'altro di quella creazione vegetale. Era sempre stata affascinata e intimorita da quel posto, la curiosità e tentazione di entrare, si intrecciava con la ragione che le ricordava non fosse proprio il momento migliore per farsi un giro lì dentro, soprattutto vestita leggera con le prime cose trovate e armata solo della propria bacchetta.
    Stringendosi le spalle per darsi un poco di calore, chiuse gli occhi.
    Il sibilo del vento entrava e usciva da quelle stradine improvvisate, soffiava dietro di lei e s'insinuava oltre l'arco dalla figura grottesca, come per spingerla a seguirlo...
    Riaprì gli occhi e incerta si guardò alle spalle.
    L'accademia s'innalzava verso il cielo, silenziosa e immobile, con la sola luce della luna, sembrava ancora più sinistra e inquietante del labirinto stesso, così nera e imponente.
    Non se la sentiva di tornare, quella non era ancora diventata casa sua, era lì da troppo poco tempo per poter sentirsi al sicuro dentro quelle mura che l'avevano ospitata da studentessa.
    Si rigirò e in pochi passi fu dentro.
    Spinta dall'istinto, iniziò a camminare seguendo i percorsi, voltando agli incroci senza sapere minimamente dove andasse, solo mossa dal bisogno di distrarre la mente.
    Gli intricati rovi, mossi dalla fredda brezza, sembravano quasi parlarle, incitarla ad avanzare, muovendosi avanti e indietro, seguendo il passaggio del vento per poi tornare al loro posto.
    La luce argentata della luna, raggiungeva a malapena il sentiero, le pareti erano così alte da gettare ombre ove passasse, e di tanto in tanto veniva nascosta da nuvole passeggere, costringendo la ragazza ad usare la bacchetta per farsi luce e non finire contro le insidiose piante dalle numerose spine.
    Stava percorrendo un breve tratto prima di una svolta, quando qualcosa attirò la sua attenzione.
    Una rosa, bianca come la neve, spiccava in mezzo a tutto quel cupo nero.
    Era bellissima, non resistette e si avvicinò.
    All'altezza del ventre, dovette chinarsi per vederla più da vicino. Il suo profumo era così forte che anche a centimetri di distanza riusciva a sentirlo.
    Si perse ad ammirarlo, attirata da quel fiore tanto temerario da esser sbocciato con ancora il freddo dell'inverno.
    Cresciuto troppo presto, la sua bellezza rischiava di appassire prima ancora che i suoi simili sbocciassero.
    Eppure era grazie a quello se l'aveva notata. Chi l'avrebbe mai vista in mezzo a tante altre rose?
    Allungò inconsciamente la mano per toccarne con delicatezza i candidi petali... così lisci, morbidi, perfetti.
    Una carezza leggera, un contatto forse troppo lungo, perchè quando la pallida mano della giovane scese fino a sfiorare il gambo, un improvviso acuto dolore simile ad una puntura le fece ritirare la mano con uno scatto così rapido, da non prestare attenzione ai rovi intorno, i quali le graffiarono la mano.
    Un << Ahi!>> sfuggì dalla bocca della ragazza, prima punta dalle spine, poi graffiata da quelle affianco, come volessero proteggere la rosa già sbocciata da quel suo gesto invadente.
    Si portò la mano alle labbra per leccarne il sangue.
    Non poteva dar certo la colpa al fiore, era stata lei a sbagliare non prestando attenzione a dove toccasse.
    Così si rialzò, e dopo un'ultima occhiata alla tenace rosa, il sorriso sulle labbra benchè il taglio ancora sanguinasse, fece per allontanarsi... senza accorgersi che, alcuni petali della bianca rosa, erano ora colorati di un rosso scarlatto.

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    Edited by LadyShamy - 28/2/2020, 16:23
     
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    Samuel Black
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    Nell'oscura pancia di quella notte apatica era imperatore il suono di passi agitati.
    Risuonavano nell'ufficio di Sam come presagi di sfortuna andando a coprire perfino il crepitare del fuoco.
    Occhi pallati sfrecciarono un secondo. Attraversarono la piccola porta aperta, superarono una camera buia e si piantarono su un letto sfatto e vuoto.
    - Se la chiamassi? -
    Tremò un attimo, poi scosse la testa e tornò a guardare davanti a sé ed i passi ripresero.
    Doveva far qualcosa per riprendersi, ma non aveva voglia di far nulla. Il calderone appoggiato a terra vicino al camino lo guardava con indifferenza e quella notte anche le sue prove e provette, i suoi libri e tutto ciò che gli aveva sempre portato pace e tranquillità non avevano nessuna attrattiva.
    - Che stia bene? Che gli sia successo qualcosa? -
    Non aveva notizie di Petr da settimane, cosa alquanto strana ma a cui non aveva dato troppo peso. Erano entrambi degli uomini molto impegnati no? Ma ora?!
    Samuel diffidava della divinazione, anzi ne aveva paura; troppo fumosa, troppo poco ancorata a leggi chiare, definibili e ripetibili. Inoltre non ne aveva avuto mai esperienza, ma quel sogno era ancora livido e stampato a fuoco nel suo cervello. Il sangue, la disperazione. Sangue. La casa di Petr ne era ricolma. Un fiume rosso che trangugia sé stesso ed il suo grosso grasso e biondo amico era....
    Un pugno volò contro il tavolino da lavoro facendolo volare per la stanza. Delle fiale esplosero al contatto col pavimento.
    L'impotenza premeva forte. Samuel sentiva come se sopra di lui ci fosse stato l'intero e fottuto castello di Hidenstone che pigiava e pigiava sulla testa, sulla sua schiena, sul suo cuore.
    I battiti erano a mille.
    Le scarpe di cuoio fecero stridere alcune schegge di vetro quando si fiondarono verso una finestra. La spalancò e ricevette con gratitudine lo schiaffo freddo dell'aria invernale.
    Gli aveva scritto. Appena si era svegliato gli aveva scritto. Si era vestito era corso in guferia ed un robusto volatile dalle ali nere aveva lasciato la torre con la sua lettera legata alla zampa. Direzione? Praga.
    Le mani stringevano forte la pietra alla base della finestra. - Sono esagerato. Si sono esagerato - Un sorriso teso disegnò le labbra sottili. - È stato solo un sogno del cazzo e ne rideremo insieme - Il vento freddo ululò in dissenso e le mani strinsero più forte.
    - Si, è così. Io non sono un divinatore. Io sono un alchimista! -
    Si avvolse il tabarro che aveva lanciato poco prima a terra, quando era rientrato dalla torre, e si lanciò fuori dalla finestra.
    Le mani tenevano strette l'indumento caldo mentre il vento freddo frustava ogni cosa attorno a quel corpo. L'aria si era fatta ad imbuto e la forza di gravità spingeva di prepotenza l'alchimista dentro quel tunnel trasparente che aveva una sola fine; la dura e solida terra.
    Superato di poco il secondo piano le leggi magiche, però, sfatarono quel destino crudele.
    Le dita si fecero più affusolate e lasciarono il tabarro mentre quello aderiva ai jeans, al maglione scuro, a tutto e quel tutto si tinse di nero ed una taccola volò nella notte.


    Aveva percorso per tre volte il perimetro del castello ed ad ogni giro il peso nel suo cuore si era alleggerito di qualche grammo. Certo la preoccupazione non era svanita nel nulla. Quella era una tenaglia bestiale difficile da scacciare, ma almeno la sua presa si era fatta meno insistente ed il cervello aveva avuto modo di lavorare.
    - Non è la prima volta che ho fatto un incubo. I sogni sono fumosi e non sempre hanno un significato. Devo stare calmo. Nei prossimi giorni Petr mi risponderà ed allora parleremo. Anzi, domani mattina lo chiamerò direttamente col magifonino. - La piccola taccola guardò la luna. Era così calma lei, così bella. Sembrava dargli ragione. - Si, domani lo chiamerò, ed ora devo ricercare un po' di tranquillità -
    L'alchimista distese i nervi, chiuse gli occhi e, dando ogni tanto un colpetto d'ali, si lasciò andare alle correnti come una nave che con dolcezza va alla deriva.

    Riaprì gli occhi ed un frusciare di rovi lo salutò. Il vento lo aveva portato sopra il labirinto incantato.
    Aveva sempre trovato quel luogo affascinante, ma per una cosa o per l'altra non vi si era mai avventurato e non aveva intenzione di farlo proprio in quel momento. La notte può essere pericolosa fra quei corridoi verdi.
    Stava per virare ed allontanarsene quando intravide qualcosa che non sarebbe dovuta essere lì. Una figura umana che subito sparì dal suo raggio visivo, come se fosse stata assorbita dal labirinto stesso.
    Gli occhi si sgranarono. - Ma che cazzo? -
    Che fosse stato uno studente? Cosa ci faceva lì nel cuore della notte?
    I suoi doveri suonarono in coro la carica delle valchirie e piume e penne sfrecciarono verso la direzione del presunto alunno, decisamente poco attente ad una piccola rosa insanguinata.
    Gli occhi si sgranarono ancor di più quando si accorsero che la figura sotto di loro non apparteneva ad uno studente ma a niente po po di meno che alla sexy insegnante di pozioni Airwën Dana O'Neill.
    - CRA CRA CRA- La taccola segnalò con prepotenza la propria presenza prima di scendere in picchiata e trasfigurarsi in Samuel Black qualche metro davanti alla donna. Era stato un atterraggio in volo relativamente semplice ed ora la sua figurava torreggiava davanti alla collega. La mano appoggiata comoda sopra il porta-bacchetta chiuso che portava alla cintura. Lo sguardo era sottile e severo.
    - Le direi buonasera cara collega, ma sono più preoccupato di sapere perché passeggia in abiti ben poco adatti per un posto ben poco sicuro ad un ora ben poco comune -
    Data la celerità degli avvenimenti ed il fatto che ora si trovasse davanti a lei e non dietro non gli aveva certo permesso di notare le cicatrici sulla schiena dell'insegnante denrisiana.
    Una cosa però aveva notato e di questo ne era veramente certo. Quella era una notte del tutto lontano dall'essere tranquilla e comune.
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    Airwën Dana O'Neill

    Per poco non le venne un colpo ad Airwen quando all'improvviso sentì il cracchiare di un uccello in quel silenzio assoluto.
    Si era fermata per decidere da che parte svoltare ad un bivio e l'animale la colse così alla sprovvista che fece un salto di quasi un metro dallo spavento.

    << Oh Máthair bandia!>>

    = Oh Dea Madre!


    Credendo che si trattasse di una semplice creatura notturna, si era quasi "tranquillizzata", ma vedere l'uccelli scendere in picchiata per poi trasfigurarsi in quello che sembrava aver fattezze umani, aggiungendo poi l'improvvisa voce dell'uomo la colse nuovamente di sorpresa.
    L'istinto l'aveva fatta reagire in preparazione ad un possibile attacco, così la mano destra con cui stringeva la bacchetta si era tesa nella sua direzione, in una posa di "difesa", mentre l'altra era corsa al petto nel tentativo di fermare un principio d'infarto, doppio per giunta.
    Si prese un attimo per rallentare i battiti del cuore e tornare a respirare, prima di parlare. Intanto, studiava con attenzione la figura appena comparsa e nascosta tra le ombre del labirinto, quella voce le era familiare, ma solo avvicinandosi, con la tenue luce della luna, potè riconoscerlo.
    Era il professore di Alchimia.
    Non era ancora riuscita a parlarci, cosa che un poco le era dispiaciuto poichè la sua materia e quella di Incantesimi erano state da sempre le sue preferite negli anni accademici.
    E poi cavolo, aveva appena scoperto che il docente di Alchimia-Trasfigurativa era un Animagus! Ci stava perfettamente con la materia che insegnava, come lei che era Druida a Denrise e insegnava Pozioni ad Hidenstone
    Fece un altro respiro profondo, per poi rispondergli leggermente imbarazzata:

    << Salve, collega... Sì, ammetto non posso che darle ragione, non è stata la mia decisione migliore quella di passeggiare in questo posto... a quest'ora...>>

    Lo pensava veramente, si era chiesta più volte il motivo della sua scelta, cosa l'aveva spinta proprio in quel luogo a quell'ora... e se non lo sapeva lei, cos'avrebbe potuto dire al professore?
    Non poteva certo raccontare dei suoi incubi nel dettaglio a quell'uomo. Lo conosceva da così poco, e poi erano cose tanto intime che solo sua sorella era a conoscenza di ciò che ancora ricordava nei suoi sogni...
    Frammenti di ciò che aveva visto poco prima di svegliarsi, quella notte, le comparve nella testa, rapido e incontrollabile: i versi bestiali, la puzza di morte, il dolore dei suoi artigli che le laceravano la pelle... Un brivido le attraversò il corpo, reputatile alle temperature della notte, ma a fatica nascose un'espressione di leggero panico quando si ripetè mentalmente "artigli che le laceravano la pelle"...

    [Oh No! I graffi! Non li ho nascosti!
    E chi se lo immaginava d'incontrare qualcuno a quest'ora e in un posto simile?! E ora come faccio??]


    Finse di stringersi le braccia al petto come per scaldarsi e si alzò la maglia dallo scollo fin troppo largo posizionandola il più possibile a coprire la schiena, per poi spostarsi i lunghi capelli dietro le spalle, nella speranza che il venticello che ogni tanto tirava non aumentasse andando a togliere quel poco schermo che era riuscita ad ottenere fingendo di volersi coprire di più dal freddo.

    << Diciamo che ho avuto un incubo e avevo bisogno... di aria fresca... Non pensavo di restare tanto fuori, per questo non mi sono coperta di più, come non pensavo di arrivare fin quaggiù. Ho lasciato che fosse l'istinto a condurmi e, non so perchè, mi ha portata fino a qui.>>

    Il suo sguardo si abbassò, attirato dalle foglie delle alte pareti mosse da quella leggera brezza...

    << Ci sono luoghi che ci chiamano.
    In qualsiasi momento della giornata, per una qualche ragione.
    Spesso quando ci sentiamo smarriti, confusi, incerti, o spaventati, quando sia più "deboli" fisicamente, ma soprattutto mentalmente...
    Ci sono momenti in cui abbiamo bisogno di ritrovare la serenità, ne sentiamo la necessità come che ne valga della nostra vita... e cosa ci spingiamo a fare per ritrovarla possono esser i modi più disperati, strani, anche più stupidi o insensati, tipo camminare in un labirinto nel pieno della notte.>>


    A volte era difficile spiegare agli altri cosa la sua mente, il suo corpo o la sua anima sentivano il bisogno di fare, infondo c'erano persone più spirituali e altre più "concrete".
    Lei fin da piccola percepiva la Magia, gli elementi della Natura, gli Spiriti e l'energia pulsante della vita che la circondava...
    Forse era solo matta, ma anche sua zia ne era in grado benchè meno rispetto ad Airwen, e pare che persino sua madre avesse un così forte legame con la Natura.
    Fece un timido sorriso, leggermente imbarazzato.

    << E lei, Signor Black, cosa ci faceva a quest'ora, in giro per i cieli notturni, lontano dall'accademia?>>

    Alzando lentamente gli occhi, si avvicinò a lui per vederlo meglio, per coglierne i lineamenti maschili, fino a quel momento sempre intravisti solo di sfuggita in giro per i corridoi dell'accademia.
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    Sorrise a malapena; per quanto odiasse negarlo a sé stesso era ancora molto nervoso a causa del suo incubo e tutti i muscoli, compresi quelli facciali, erano tesi come una corda di violino. - Ci sono notti come questa che mi fanno pensare che il caso non esista -
    Lasciò avvicinare la collega e cercò di recuperare un po' di maniere con un mezzo inchino - Anche io sono stato chiamato qui dalla notte alla ricerca di un riparo dai miei sogni...- Tremò un attimo, ma non di freddo. - Ma... ma almeno io posso volare - Provò a chiudere quella frase con un altro sorriso di fortuna.
    Solo accennare al proprio incubo aveva fatto riemergere la testa mozzata del compagno fraterno che affogava in un mare di sangue. La mano sinistra si strinse fra le pieghe del tabarro scuro ed il caldo indumento gli diede la giusta idea per portare il discorso verso altre direzioni; poco prima aveva visto la collega rabbrividire e cercare di coprire il più possibile il proprio corpo con la sua maglia fin troppo leggera.
    Il movimento aveva stretto il capo d'abbigliamento della druida attorno ai fianchi ed al busto e le sue curve ne risultarono evidenziate. Il sopracciglio si spalmo curioso sulla fronte e l'occhio stazionò forse un secondo di troppo sulla scollatura - È un peccato coprire tutto questo ben di dio, ma... -
    La destra scivolò oltre il tabarro, sganciò la sicura del porta-bacchetta fissato alla cintura ed un sorriso ampio e pacifico veleggiò verso Airwën. - Forse è meglio appesantire un po' quei vestiti non crede? - La bacchetta estratta fu mossa a spirale in direzione della magia dalla lunga scollatura. - Vestis - Una parola e dal catalizzatore uscì come un vento caldo che abbracciò l'indumento da mutare ed in un attimo la docente avrebbe potuto assaporare calore e morbidezza.
    La maglietta ora era uno spesso e pesante maglione di lana arancione a collo alto. - Un po' meglio? -
    Allungò il braccio verso Airwën - Ora sarebbe opportuno tornare verso il castello non crede? -
    guardò il proprio avambraccio attendere la mano dell'altra e pensò ad Eva - Oh al diavolo! Non sto facendo niente di che amore mio! Solo il galantuomo! -
    Un rumore parve venire da lontano, un rumore di rovi spostati, un rumore di fretta ben udibile nel silenzio della notte. Non ci fece molto caso. Sarà stato il vento no?
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    Edited by SamuelBlack - 23/3/2020, 23:15
     
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    Airwën Dana O'Neill

    A quanto pare i due insegnanti avevano una cosa che quella notte li accomunava: entrambi stavano scappando dai propri sogni.
    La notte li avvolgeva come una coperta, la sola luna non bastava ad illuminarli, le loro figure erano confuse, nella perenne penombra a causa delle alte pareti del labirinto di rovi che li circondava.
    Airwën si avvicinava lenta e sinuosa al collega. Aveva avuto sempre un modo di muoversi così armonioso che sembrava quasi danzare semplicemente camminando.
    La gente per strada si voltava a guardarla e a volte neanche lei ne capiva il motivo, sapeva di essere una bella ragazza, ma succedeva anche quando era vestita con un semplice paio di jeans e una maglia trasandata, figuriamoci quando si metteva in tiro per un appuntamento o un'uscita con le amiche...
    Coi suoi occhi blu mare osservava il mondo vedendone elementi che gli altri non potevano cogliere, solo chi aveva abbracciato e praticava la cultura druidica ne era in grado.
    In quel momento vedeva ombre scure nascoste agli angoli di quelle alte siepi, artigli e sospiri di creature invisibili agli occhi umani attendevano il momento buono per attaccarli e divorarne la luce, eppure si era spinta oltre la soglia di quel posto lo stesso...
    Perchè? Perchè il suo corpo, la sua anima, erano state toccate, ferite, da una bestia ben peggiore di quelle che si trovavano lì dentro.
    Il coraggio a volte portava alla morte, ma quando non si aveva altra scelta, non restava che rischiare.
    Come avrebbe potuto distrarsi dall'incubi se non farsi una passeggiata in piena notte, in un labirinto infestato?
    Certo era una pozionista, poteva facilmente crearsi un decotto o un infuso per dormire fino al giorno dopo, ma sarebbe stato un sonno nero, senza immagini, senza suoni ed emozioni... e al suo risveglio si sarebbe sentita con la stessa spossatezza e paura di dopo l'incubo.
    Più si avvicinava a Samuel, più si sentiva bene, la sensazione di sicurezza e conforto aumentare, forse proprio perchè erano giunti alla stessa conclusione per liberarsi di un fastidioso sogno.
    Rimase sorpresa dalla sua preoccupazione che non prendesse freddo, trasfigurando la sua maglia leggera in un maglioncino dal collo alto color arancio.
    Le venne da ridere, il suono della sua voce cristallina che rompeva il silenzio e contrastava l'atmosfera tenebrosa di quel luogo.
    Stringendosi nell'indumento morbido e caldo, si sentì riscaldata e in parte anche in colpa, per non esser stata del tutto sincera con lui... infondo non aveva poi tanto freddo, il suo gesto di alzarsi la maglia era per coprire i graffi sulla schiena dagli occhi del collega, non per ripararsi dal vento.
    Ma non se la sentiva di rivelargli un così intimo segreto...
    Solo la sua famiglia ne era a conoscenza e nessun'altro, avrebbe dovuto spiegare troppe cose che, essendo stata da poco assunta, non le sembrava il caso.

    << Grazie, sei stato gentilissimo.
    Non so perchè non ci avessi pensato prima, infondo ho avuto almeno l'accortezza di portarmi dietro la bacchetta.
    - Vide il braccio di lui allungarsi verso di lei affinchè glielo prendesse per condurla all'uscita, un gesto da cavaliere che non se ne vedevano tanto ai giorni nostri. Un sorriso le addolcì il viso, per quel gesto tanto premuroso - Direi che possiamo...>>

    Stava per finire la frase quando entrambi sentirono uno strano forte rumore proveniente dall'angolo distante alcuni metri, da cui era svoltata poco prima la ragazza, ora alle sue spalle. Assomigliava al fruscio di rami spezzati, spostati volutamente, da qualcuno... o qualcosa...
    Dallo spavento non si era accorta di aver fatto quel passo che li separava, e si era aggrappata al braccio di lui.
    Solo dopo si rese conto di essersi letteralmente stretta all'uomo, il suo braccio che anche attraverso il maglioncino poteva sentire le dolci forme dei suoi seni e la pelle vellutata della sua mano che stringeva quella di lui.
    Si staccò imbarazzata, mascherando la paura dietro un sorriso incerto...

    << Ehm... Scusa, non volevo invadere il tuo spazio e aggrapparmi al tuo braccio...
    Deve esser stato il vento con le foglie, o un qualche animaletto notturno guardone.>>


    Cosa avesse spinto il suo istinto a reagire in quel modo invece di girarsi e prepararsi al combattimento non lo capì, forse erano stati i resti di un incubo in cui veniva attaccata alle spalle? Da una creatura che di per sè non aveva visto coi propri occhi, solo sentito? Sentito più che bene...
    O perchè quell'uomo le dava una sensazione di protezione e fiducia?
    Sì, era proprio una scema ad essersi preoccupata per un po' di vento, infondo era già da un po' che vagava per quei corridoi e non aveva incontrato niente, perchè dovrebbero esser attaccati proprio adesso che erano insieme?
    Eppure la sensazione di sentirsi osservata non la lasciava, uno sguardo che non aveva niente di rassicurante.

    [No Airwën, ora non fare la paranoica. Era solo il vento, niente di più!
    Non mostrarti come la povera fanciulla da salvare, o crederà tu non sia in grado di difenderti da sola.
    Ma è così bello esser salvati ogni tanto... Perchè per una volta non posso mostrarmi anch'io fragile e indifesa?
    Eh No, sei una ex-Grifondoro, hai il coraggio dei guerrieri O'Neill che ti scorre nelle vene, non puoi neanche pensarlo.
    Saltare ad ogni rumore, per quanto misterioso e sospetto è inaccettabile. Per di più davanti ad un nuovo collega su cui dovresti far una bella impressione.]

    Erano in un punto dove la luce argentata della luna li illuminava, la potevano vedere, bella e luminosa alta nel cielo.
    Li osservava, curiosa di come si sarebbe conclusa quella notte fatta di incubi funesti, e scricchiolii inquietanti.
    Fece qualche passo indietro, allontanandosi da dove aveva sentito il suono, allontanandosi da Samuel, ma restando girata verso di lui.
    Un respiro profondo, il cuore che quella notte aveva subito fin troppi colpi dallo spavento, piano piano tornava tranquillo.
    Un altro passo, continuando per la strada che stava percorrendo prima di esser raggiunta dal collega.
    Lentamente rilassò il volto, la maschera della donna temeraria e sicura di sè che avrebbe tanto voluto essere in quel momento comparve al posto della ragazza impaurita che si era mostrata davanti a quell'uomo.
    Niente avrebbe potuto più spaventarla come quella notte nella foresta proibita, e poi ora era con Samuel, non era sola.
    Aveva lasciato che l'istinto la conducesse fino a lì, ora avrebbe ascoltato la ragione per uscirne.
    Un sorriso enigmatico comparve sulla bocca della ragazza, mentre lo guardava ancora immobile al suo posto...

    << Bè, se vogliamo trovare l'uscita, non resta che...
    ...tornare nell'oscurità.>>


    E con quel passo uscì dalla luce della luna per tornare nel buio del labirinto.
    La sua figura tornata alla penombra restava attraente e quasi pericolosa, come che con la propria voce sensuale e le movenze di una ninfa, stesse cercando di attirare l'uomo nell'oscurità.
    Se Airwën fosse stata una creatura delle legende cosa sarebbe stata? Una bella e aggraziata fata dei boschi che con le sue danze incantava i viandanti, o una sensuale sirena che con la sua voce attirava i marinai per poi affogarli e divorarli?
    E Samuel cos'avrebbe fatto? L'avrebbe seguita nella ricerca dell'uscita attraverso quel labirinto pericoloso o sarebbe volato via in forma di taccola?

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    Edited by LadyShamy - 30/3/2020, 01:55
     
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    Come la velocità di un piccione che scatta verso la sua briciola, lo sguardo di Samuel volò alle spalle della donna. Tuttavia non v'era niente. Il rumore però era stato palese. Si, non poteva essere stato un suono illusorio; un miraggio. No, altrimenti nemmeno Airwën avrebbe reagito a quella sorpresa e, almeno di questo, Samuel non aveva nulla di cui lamentarsi.
    I seni morbidi abbracciarono con sentimento il braccio muscoloso mentre la mano dalla pelle liscia si aggrappò impaurita a quella tozza e rovinata dell'alchimista.
    Un brivido, non più solo di paura ma anche di piacere, scosse nel profondo il professore. - Oh - Modi tentatori, voluti o meno, mal si sposano con un ninfomane che vuole rimanere casto e puro.
    Tuttavia, anche se uno stimolo elettrico e circolatorio era stato spinto verso il basso ventre, quel momento non si prestava molto ad un lasciarsi andare come foglie d'autunno ai propri istinti. Erano in uno dei pochi punti illuminati dalla luna di un labirinto fitto, inquietante e pieno di creature e Sam aveva fatto 1+1 nella sua mente calcolatrice: quel fruscio; prima non era stato il vento. Il vento di quella sera non aveva forza sufficiente a spezzar rametti ed anche se l'avesse avuta non si sarebbe preso la briga di romperne solo un paio. Due rumori uno dopo l'altro, c'era qualcosa che fra le fronde ed i fitti rovi li spiava o li fiutava, qualcosa da cui era meglio allontanarsi. Scuro in volto Sam puntò i suoi occhi bruni in quelli azzurri di Airwën - Non preoccuparti, ma ora andiamo; veloci. Quel che temo è proprio che sia un "animaletto" notturno - Quella notte non era uscito certo per farsi sbranare da qualche creatura. Era sicuro di avere un buon sapore, ma sarebbe vissuto bene anche se avesse dovuto tenersi quel dubbio.
    Che la potenziale bestia fosse stata attratta dal sangue versato sulla rosa? Ad ogni modo Samuel nemmeno aveva visto quel bianco fiore tinto di rosso e si preoccupò di ben altro, l'oscurità.
    La bacchetta fece un rapido ed elegante moto circolare e poi - Lumos - un sussurro deciso e l'area iniziò a colorarsi di un intensa luce giallo-arancione, molto similare a quella del sole. Tuttavia, in quel piccolo e veloce momento di disattenzione Airwën era già scattata avanti - Non fare l'incosciente! stiamo vicini! - Forse era stato sgarbato e forse, il Samuel di sempre, avrebbe dovuto pensare alla beltà di quel corpo tonico e dalle giuste curve, ma in quel momento non se ne preoccupò. L'alchimista non era certo sopravvissuto a diverse situazioni pericolose grazie al suo "cuor di leone". Aveva la fermezza di non perdersi nel terrore e rimanere analitico, questo sì, ma non ne aveva abbastanza per perdersi ad apprezzare il corpo della stupenda insegnante di pozioni oppure di mantenere le buone maniere, mentre una creatura sognava di rendere loro due il proprio snack notturno.
    Raggiunse di fretta la collega e con la sinistra cercò di afferrarle la mano morbida - stiamo vicini, attenti e vigili - camminava col busto rivolto in parte alla proprie spalle, la bacchetta ad illuminare quei rovi fitti e densi - io guardo dietro di noi, tu guarda avanti e vediamo di uscire da questo maledetto labirinto -
    Quel qualcosa che aveva preoccupato così tanto il povero professore sarebbe potuto essere anche uno scoiattolo, oppure un coniglio o qualche altra creatura insignificante, cucciolosa e tenera; e lui ci sperava con tutte le proprie forze. Tuttavia uno scoiattolo ha la forza di spezzare diversi rami al suo passaggio? Per non dire che la fama di quel posto durante le ore notturne non era il massimo. Avrebbe voluto uscire immediatamente da quel posto ed avrebbe potuto farlo. D'altronde aveva un paio d'ali no? Però questo avrebbe voluto dire l'abbandonare la bellissima denrisiana ed esporla a qualche pericolo sconosciuto. - Potrei guidarla però! - Si forse era un ottima idea, ma anche se con le sue piume fosse salito in alto nel vento e poi con il suo becco e le sue corde vocali da corvide avesse guidato la druida lungo il sentiero da seguire, una cosa non sarebbe cambiata. L'avrebbe lasciata sola. No, non avrebbe mai rischiato che qualcun altro potesse morire senza aver prima dato il massimo per evitarlo.
    Sarebbero usciti di lì in qualche modo. - Ti ricordi la strada vero? - Una richiesta, una speranza. Ad ogni modo Samuel era pronto ad affrontare qualsiasi cosa, e sperava che pure Airwën lo fosse.
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    Di nascosto fece un sospiro di sollievo quando lo vide fare i passi necessari per seguirla, addirittura la sgridò per essersi allontanata quando era meglio restare uniti.
    Gli aveva rivolto un sorrisetto malizioso, e nel momento in cui si era avvicinato abbastanza, aveva allungato una mano e delicatamente aveva passato due dita sotto il mento dell'uomo, come per accarezzarlo o spingerlo ad avvicinare il volto al suo, e gli aveva sussurrato provocante << Paura di perdermi? Vuoi che ti sto più vicina?>>
    Aveva notato la sua reazione quando dallo spavento si era avvinghiata al suo braccio, i suoi morbidi seni premuti contro i sui muscoli, muscoli che non si sarebbe mai aspettata da un professore di alchimia.
    Consapevole del doppio senso appena fatto, lo lasciò, lentamente in modo da restare vicini s'incamminò lungo il corridoio ormai intrapreso, cercando di concentrarsi sul percorso e di ricordare dove aveva girato agli incroci e se riconoscesse qualcosa di quei lunghi e bui percorsi.

    << Provo a ricordare da dove sono entrata, ma... forse non mi crederai... sarei quasi sicura di aver visto comparire un muro di rovi dopo che avevo superato una svolta... Magari mi sbaglio ed è solo la mia immaginazione sollecitata dall'atmosfera.>>

    Cercò di fare un debole e incerto sorriso, nel tentativo di alleggerire la situazione, mostrando più coraggio di quanto in verità ne avesse.
    Eppure affianco a lui si sentiva meglio.
    Sembrava il tipico ragazzo che si buttava in un combattimento con un piano già ben studiato, e che non lasciava di certo una ragazza sola in un labirinto.
    Lo aveva osservato in quei pochi mesi da quando era arrivata e le piaceva il suo modo di spiegare, ci metteva la stessa passione che aveva lei per la propria materia e poi l'uomo insegnava una di quelle che erano state le sue materie preferite quando era ancora studentessa.

    << Allooora, perchè hai scelto proprio Alchimia Trasfigurativa come materia di docenza? Premetto che l'adoro, era una delle mie preferite a scuola e, modestamente, anche una di quelle in cui andavo meglio, naturalmente insieme a Pozioni. - gli fece l'occhiolino, cercava di alleggerire la tensione che si era creata da quando avevano sentito il rumore sospetto. - Trovo che le nostre materie si leghino bene tra loro, infondo è un mistero alchemico come differenti ingredienti si combinino tra loro per creare un composto nuovo con un particolare effetto.>>

    Erano circondati da buio più totale, a parte qualche raggio di luna qua e là che conferiva al labirinto un aspetto tetro e surreale, ma dopo che Samuel aveva acceso anche la sua di bacchetta, ora le loro luci riuscivano ad illuminare una porzione maggiore del percorso, tanto da poter muoversi un po' più veloci di come camminava prima la ragazza quando aveva solo il fascio di luce dato unicamente dalla propria.
    Ogni volta che sentiva il bisogno di darsi forza per superare un angolo particolarmente buio e dai rumori inquietanti rallentava ulteriormente il passo, in modo che i due si toccassero, che fossero le braccia che si sfioravano, il fianco che sbatteva contro l'altro, la mano di lei involontariamente in quella di lui nel naturale ondeggiamento degli arti superiori quando si camminava.

    << Se hai paura posso tenerti la mano...>>

    Stava scherzando, tra i due la più intimorita era sicuramente lei, anche se cercava di non farlo notare, eppure scherzare e stuzzicare così un uomo le dava quasi coraggio e l'aiutava a distrarsi dagli inquietanti scricchiolii e fischi del vento che non miglioravano certo l'umore.

    [ Airwën, forse stai esagerando... Al ballo di Jule Samuel sembrava parecchio intimo con la professoressa Eva... E se stessero insieme?]

    Si mordicchiava nervosa il labbro inferiore, incerta su quanto potesse "avvicinarsi" all'uomo, ma se non l'aveva già respinta o allontanata magari era perchè non stava esagerando.
    Comunque non era certo il momento giusto per far gossip e chiedergli in che rapporti fosse con l'altra donna... oppure sì?
    Stava per aprire la bocca e dar voce alle sue curiosità quando arrivarono ad un incrocio, allora la ragazza si fermò per osservare con attenzione da dove poteva esser arrivata.

    << Mi pare di ricordare qualcosa... Sì sì guarda!>>

    Fece uno scatto veloce imboccando uno dei percorsi, riconoscendo il roseto dove, poco prima che la raggiungesse Samuel, si era punta il dito con le spine di una rosa. La riconobbe subito, i bianchi petali macchiati di rosso.
    Sorrise e girandosi verso il collega cercò di attirare la sua attenzione agitando un braccio e chiamandolo:

    << Da questa parte! Sono sicuramente passata da qui prima!>>

    Non poteva immaginare di non esser sola in quel roseto.
    Non poteva credere che alla fine ciò che aveva fatto spezzare quei rametti poco prima non fosse stato il vento, ma veramente qualcos'altro...
    Una creatura, nera come la pece, a cui non sapeva dare una forma, una razza, un senso, si palesò alle sue spalle senza prestare la minima attenzione al far silenzio.
    Nel sentire quei rumori, una sensazione di pericolo avvolse Airwën prima ancora che la vedesse, con la bacchetta ancora stretta in mano si girò, ma fu inutile... la vista della sua più orribile paura la congelò.

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    Immobile, l'espressione di puro terrore in volto.
    Davanti alla ragazza vi era la creatura che da ragazza l'aveva traumatizzata, che le aveva lasciato quelle profonde cicatrici sulla schiena e che, ancora dopo tanto tempo, popolava i suoi peggior incubi.

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    Occhi gialli che la squadravano ingordi, una bocca con fila di denti affilati pronti a mangiarla e quegli artigli che avevano lacerato la sua carne lasciandole quel segno indelebile non solo sulla schiena, ma nell'anima stessa.
    Airwën aveva davanti ciò che credeva di aver lasciato nella foresta proibita dopo essersi diplomata ad Hogwarts, non aveva mai scoperto che creatura l'avesse attaccata quella notte... e come poteva se era troppo occupata a correre per salvarsi la vita?
    Eppure davanti a lei vi era lo stesso identico essere, tranne per il fetore di morte, ma poteva esser il vento a risparmiarle l'ulteriore orrore, eppure non riusciva lo stesso a classificarlo in nessuna delle creature da lei studiate. Quale creatura magica sembrava un'ombra nera, con fattezze bestiali ma senza una vera e propria forma?
    Pallida e incapace di muoversi, anche solo di urlare, il corpo tremava spaventato e il cuore congelato sembrava quasi fermo da come batteva lento e silenzioso, forse aveva anch'esso paura di ciò che la stava sovrastando?
    L'essere sembrò compiacersi di quella sua reazione, con un sorriso malvagio e famelico mostrò i denti appuntiti e sollevando una mano dai lunghi e affilati artigli, si preparò ad attaccare la giovane.

    [ No ti prego... Non ancora!
    Scappa Airwën! Scappa ti prego!]


    Ma il corpo non le rispondeva, ogni muscolo bloccato da quel ricordo del passato tornato di colpo vivo e più pauroso che mai...
    Una lacrima le scappò disperata, mentre aspettava inerte il doloroso attacco.

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    Quel sapere e non sapere lo stavano uccidendo. Qualcosa li seguiva, ma non era dato loro sapere cosa; non ancora almeno.
    Samuel non aveva il controllo della situazione, di nuovo. Quante volte era successo nell'ultimo anno? Troppe.
    Tuttavia ora era diverso. Ora era nel mezzo di un labirinto pericoloso, nel cuore della notte, con l'animo ancora scosso da sogni tormentati.
    Goccioline di sudore comparirono ad imperlare la fronte. Era nervoso, ma non era solo. Con lui c'era anche Airwen Dana O’Neill, una delle più grandi pozioniste dell'Europa Settentrionale, nonché, proprio per quello, docente di Hidenstone.
    << Paura di perdermi? Vuoi che ti sto più vicina?>> lei si avvicinò e delle dita leggere accarezzarono il mento dell'alchimista.
    Malgrado la situazione Samuel si fermò a fissarla; gli occhi pallati ed increduli -Ma che diavolo stai facendo?-La paura per il pericolo e l'incomprensione, oltre che il fastidio per i gesti fuori contesto della rossa, avevano stracciato qualsiasi eleganza nella voce dell'uomo.
    Certo, trovava la mezza veela molto affascinante, questo era innegabile. Poco prima il suo contatto aveva provocato nell'alchimista una caterva di pensieri che nemmeno Pornhub avrebbe potuto reggere il confronto, ma proprio quella situazione di pericolo li aveva messi a tacere; inoltre aveva appena rimproverato Airwen, non credeva che avrebbe dovuto farlo di nuovo tanto presto.
    -Capito essere coraggiosi, ma questo supera l'incoscienza!-
    La priorità era uscire da quel stramaledetto labirinto, ma Airwen si comportava come se il suo principale desiderio fosse sedurlo. -Vuoi sopravvivere?- Non aggiunse altro e con la bacchetta le fece un brusco cenno di proseguire per poi lanciare quel lumos arancione con il quale avrebbe svolto al meglio il suo ruolo di retroguardia.
    Samuel sarà anche stato un nifomane, ma nella sua dream list non vi era "scopare mentre si viene divorati."
    La sua vita era decisamente più importante delle sue voglie.
    Vero anche che avrebbe potuto esagerare, ma l'esperienza gli aveva insegnato ad aspettarsi sempre il peggio in situazioni come quella. Ad ogni modo non poté far altro che annuire alla collega quando questa parlò dei mutamenti nel percorso -Purtroppo hai ragione; a queste siepi piace cambiare. Ecco perché bisognerebbe evitare di passeggiarci la notte, da SOLI, tra l'altro- Una brevissima occhiata fu lanciata alla ragazza. Forse non era il caso di infierire, ma quella, seconda solo alla nottata di Halloween, era stata la peggior serata di sempre. Prima l'incubo con Petr ed ora questo; l'umore di Samuel Black non era certo dei migliori.
    Non passò molto che Airwen, probabilmente per sdrammatizzare il momento, cercò di parlare del passato, curiosa del sapere perché l'alchimista aveva scelto proprio quella materia come propria specializzazione.
    Il nostro uomo fece un gran respiro e mentre i passi continuavano a susseguirsi l'attenzione venne divisa tra il guardarsi attorno ed il fornirle una risposta, seppur sbrigativa.
    -Il mio scopo è conoscere, capire, scoprire e soddisfare il più possibile la mia curiosità. L'alchimia, a mio parere è la regina, fra le branche magiche, nel rivelare i segreti del mondo- Gli sfuggì un sorriso. D'altronde amava parlare di sé stesso e della sua materia prediletta, forse, dopotutto, la scelta di Airwen nel formulare quella determinata sua domanda era stata più che azzeccata. -Ed hai completamente ragione, Alchimia e Pozioni condividono molto ed è probabile che finiremo per organizzare insieme la prova per i M.A..- uno scricchiolio. A Sam venne un mezzo infarto e puntò la bacchetta a pochi passi da sé.
    -Scoiattolo- quel piccolo roditore improvviso gli alleggerì il cuore. -Tu invece perché Pozioni?- Ora guardava alle spalle del piccolo gruppetto con più attenzione.
    Non passò molto perché venisse trovato un piccolo segnale di speranza: una rosa. Non erano poi così lontani dall'uscita, Airwen se la ricordava, si era voltata per dirlo a Samuel.
    Questo lo rasserenò un poco, il giusto affinché abbassasse la guardia per un solo istante. Dai rovi una grossa bestia nera emerse alle spalle della ragazza. Era enorme, nera come la pece e dotata di artigli affilati. Una zampa si alzò per colpire Airwen, che nel frattempo pareva come essersi paralizzata. Non vi fu il tempo per dire o fare nulla, se non alzare la bacchetta. Questa disegnò rapida una I e poi -Incarceramus!- delle grosse funi metalliche furono scagliate contro l'arto famelico, nel tentativo di legarlo al busto della stessa creatura ed immobilizzarlo dando il tempo ad Airwen di fuggire. Le funi erano spesse e delle scintille elettriche sembravano percorrerle; scintille che si sarebbero potute rivelare pericolose.
    - Vieni!- La donna era come immobilizzata. -Al diavolo!- La raggiunse in due falcate per poi prenderla per un braccio e cercare di smuoverla, se ci fosse riuscito avrebbe cercato di fuggire con lei trascinandosela dietro, dalla parte opposta al misterioso essere. Non aveva fatto in tempo a studiarlo; era capitato tutto troppo in fretta.
    Ad ogni modo una cosa era certa, il lumos arancione si era spento e l'unica fonte di illuminazione, in quel dedalo che oscurava la luna, era la luce magica che proveniva dalla bacchetta di un Airwen terrorizzata.
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    Samuel interagisce con Airwen per poi lanciare un incarceramus sulla creatura per immobilizzarle l'arto che cercava di ferire la collega per poi prenderla e portarla via.

    Note Incarceramus: "con Tecnica > 25 possibile decidere il materiale delle funi; con Coraggio > 25 è possibile che le funi infliggano dolore; con Intelligenza > 35 le funi possono inibire la magia del mago"

    Coraggio: 25
    Empatia: 25
    Intelligenza: 38
    Resistenza: 20
    Tecnica: 38
    Intuito: 27
    Destrezza: 25
    Carisma: 25
     
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    Senza nessuna ombra di dubbio il labirinto era uno dei luoghi più pericolosi dell'intera isola e i motivi di ciò erano molteplici: le alte mura di rovi cambiavano spesso la loro composizione, non era possibile trovar una soluzione dall'alto a causa di una tanto misteriosa quanto impenetrabile barriera e le creature che abitavano in quel luogo non erano affatto amichevoli. Insomma, c'era un motivo per cui tale luogo era proibito agli studenti.
    Quella sera furono due professori ad addentrarsi in quegli aspri cunicoli e il fato punì la loro scarsa prudenza con una ferocissima creatura che si mimetizzava nel buio, tradendosi solo con due grandi occhi giallognoli pieni di rabbia. Quando Samuel usò l'Incarceramus per ostacolare la creatura i docenti ottennero un breve vantaggio per poter fuggire, ma sarebbe bastato? I due corsero a più non posso, ma la feroce creatura si divincolò dalla stretta unicamente grazie alla sua forza e riprese la caccia. Nel muoversi non fu silenziosa. I docenti per tutto il tempo poterono udire il suono di un quadrupede avvicinarsi sempre di più e il suo rumoroso affanno riecheggiò nell'aria.
    Samuel e Airwen riuscirono ad arrivare a un piccolo spazio circolare, il quale si diramava in tre vie: a sud, a est e a ovest. Non avevate molto tempo per organizzarvi, quindi la scelta che si poneva di fronte a voi era la seguente: proseguire a fuggire verso una direzione specifica, attendere la creatura e provar a piazzarla una trappola o sfruttare la fantasia per delle soluzioni più creative. I rumori però si facevano sempre più forti, eravate certi che la creatura non avrebbe impiegato molto per raggiungervi.



    RevelioGDR


    Vi lascio una piccola mappa per aiutarvi. Vi invito a rimanere coerenti con ciò che sta accadendo e vi auguro buon gioco <3
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    Airwën Dana O'Neill

    Stavano scappando dal peggior incubo di Airwen.
    Com'era possibile? Come aveva fatto a trovarla proprio lì, ad Hidestone, se l'ultima volta lo aveva incontrato ad Hoghwarts?!
    Poco importava come l'avesse trovata, l'importante era non farsi prendere!
    Era così strano per lei scappare, era un'ex-Grifondoro, la casata dei puri di cuore e soprattutto dei coraggiosi, eppure stava correndo spaventata col cuore che batteva così forte che avrebbe potuto esploderle nel petto se non fosse riuscita a calmarlo. Ma come poteva affrontare la bestia che le aveva causato quelle cicatrici dietro la schiena? L'aveva quasi presa, le era balzata addosso e l'avrebbe sbranata se qualcuno o qualcosa non fosse intervenuto a salvarla o comunque ad interrompere il suo attacco... come poteva trovare la forza di fermarsi e affrontarla??
    [Airwen smetti di scappare! Questa non sei te! Eri ancora giovane e inesperta quando sei stata attaccata la prima volta, eri sola e mezza nuda, senza neanche la bacchetta, come potevi difenderti se non scappare?]
    I suoi piedi continuavano a seguire Samuel, in quella corsa pazza, la mano stretta nella sua, mentre alle sue spalle sentiva i rumori della creatura che li seguiva, il suo respiro così profondo e putrido da sentirne anche il tanfo a distanza di metri.
    Quando arrivarono ad un bivio, Airwen iniziò a muoversi confusa, incapace di prendere una decisione su quale strada percorrere o se era ora di affrontare la sua più grande paura...
    << E' inutile scappare! Ci troverà SEMPRE! Non importava quanto corressi, quanto fossi veloce, quante volte cambiassi strada per depistarlo... Quell'essere era sempre dietro di me, ha memorizzato il mio odore, mi troverebbe OVUNQUE! Non posso sfuggirgli questa volta...>>
    Fitte al petto le impedivano di respirare e parlare bene, la voce tremolava e sussultava, visibilmente spaventata, non si era accorta di aver parlato ad alta voce invece di pensarlo solo. Lacrime copiose le scendevano dagli occhi, nascosti dalle mani nell'inutile tentativo di nascondere quella infantile reazione, così inusuale e inaccettabile per una del suo carattere e retaggio.
    << Scappa! Scappa e io l'affronterò da sola!
    Vuole me, conosce il mio odore, solo la preda che una volta gli è scappata, non si fermerà finchè non mi avrà catturata e ha pure assaggiato il mio sangue, la mia carne, vuole di più, gli basta un assaggio... Ma non gli renderò le cose facili! Combatterò e darò a te il tempo per salvarti!>>

    Non poteva mettere a rischio la vita di Samuel, non centrava niente in quella storia dell'orrore, quello era il suo incubo, non era giusto che lui pagasse per colpa sua.
    Ingoiò il boccone più amaro che avesse mai avuto in gola, un nodo allo stomaco le dava malessere mentre la mente quasi le doleva nel cercare disperata un modo per affrontare quella creatura da sola e sperare di sopravvivere.
    Puntò i piedi e si girò verso l'apertura di rovi e arbusti del sentiero da cui erano appena arrivati, lo stesso da cui sarebbe sbucato a breve l'essere, i suoi passi si facevano sempre più vicini e rumorosi, gli occhi ancora lucidi ma aveva smesso di piangere e la mano non tremava più come quando era stretta a quella di Samuel, tanto da riuscire a tenere la bacchetta.
    Si morse il labbro così forte da far uscire il sangue, il dolore le avrebbe dato la forza per combattere, il bisogno apprimente di chiudere quell'orribile capitolo.

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    -Cazzo, cazzo, cazzo, cazzo!- il sudore scivolava in gran quantità sulla pelle, il petto stava esplodendo, ma la mano stringeva forte quella di Airwen. -Corri! Forza!- La collega era come in trance. Non reagiva, gli occhi pallati il volto sconvolto dalla paura; più che correre si faceva trascinare.
    Una curva, poi un'altra, poi un altra ancora. Non vedeva nulla ed il lumos di Airwen era debole e quasi sempre puntato a terra. Poi sentì le funi metalliche del suo incarceramus spezzarsi -É un cazzo di incubo!-
    Dei rovi si avvinghiarono al suo tabarro e lo spago che lo teneva legato gli strinse il collo soffocandolo. -Per Merlino!- Non aveva tempo, doveva correre La creatura aveva ripreso la caccia! Samuel ne sentiva le zampe artigliare il terreno, il respiro affannoso che si avvicinava sempre di più.
    Si mise la bacchetta fra i denti e con la mano libera slegò frettolosamente il laccio Poi continuò a scappare-Ci ha raggiunti, me lo sento, ora mi prende- Eppure nessuno lo prese. Correva l'uomo, correva. La mano stretta attorno a quella di Airwen. Continuava a correre.
    Senza il tabarro l'aria pungente di febbraio strinse la sua morsa su di lui, ma Samuel sentiva solo il rombare del proprio cuore nelle orecchie e quello degli artigli della creatura che sembrava sempre più vicina.
    All'improvviso una radura e tre percorsi.
    -Da che parte?!-
    Airwen sembrava essersi un po' ripresa, ma era confusa quanto lui e poi ricadde nello sconforto più totale. La mano di lei scivolò dalla presa di lui. -Forza Airwen. Ce la puoi fare! Alzati!- in tempi migliori sarebbe stato più attento nel consolarla, ma quella sera non c'era tempo.-No! Io non vado da nessuna parte!- Scappare, infatti, era assai improbabile, era molto più veloce di loro e nessuno dei due sapeva dove fosse l'uscita, ma in ogni caso non l'aveva lasciata sola prima e non avrebbe cominciato in quel momento.
    Ormai Samuel vedeva perfettamente l'ombra avvicinarsi a grande velocità, era a pochi metri di distanza. -Cosa fai sciocca!- La pozionista si mise esattamente al centro della via da cui stava arrivando la bestia, senza fare alcun che. A samuel parve di vedere quei grandi occhi gialli brillare di goduria.
    Non c'era il tempo di trovare la concentrazione per una trasfigurazione. Samuel scattò affianco a lei, puntò la bacchetta verso la bestia, tracciò con il vertice due onde e poi una linea orizzontale. -Oceanum Plenere!-
    Se tutto fosse andato come previsto delle potenti onde acquatiche si sarebbero librate dalla linea orizzontale tracciata e avrebbero travolto la bestia, ma l'azione offensiva dell'alchimista non terminò così. Il catalizzatore tracciò una saetta che terminò puntando la bestia. -Electro!- Samuel sperava di avere abbastanza forza da far persistere la scarica sul bersaglio, il più allungo possibile.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato1"| Scheda | Stat.
    by Lance


    Coraggio: 25
    Empatia: 25
    Intelligenza: 39
    Resistenza: 21
    Tecnica: 38
    Intuito: 28
    Destrezza: 25
    Carisma: 25

    Skill:
    Alchimia I | Pozionistica Base

    Quirk:
    Alchimista strozzino: Tante cose si possono dire di Samuel, ma non che si faccia fregare in termini economici!
    +2 Carisma se cerca uno sconto.

    Cambia pelle: Un alchimista impara in fretta che ciò che non ti piace (o non serve) si può cambiare. +1 Tecnica quando modifica la consistenza al proprio corpo; +2 se è lo fa a scopo difensivo.

    Legame Incantato: Un uomo protegge sempre la propria donna, anche se sei un alchimista ed Eva è una che sa difendersi da sola. +1 Coraggio se attacca un bersaglio che ha attaccato Eva, +2 se nel turno precedente il bersaglio ha attaccato solo lei.

    -Samuel corre
    -Lancia un Oceanum Plenere
    CITAZIONE
    Nome: Sortilegio Superiore dell’Acqua
    Classe: Elementale Avanzato
    Formula: Oceanum Plenere
    Movimento: due onde e poi una linea orizzontale
    Effetto: evoca potenti onde acquatiche che si librano dalla linea orizzontale tagliata. Le onde travolgono qualsiasi cosa e proseguono per un numero variabile di turni o fino al riempimento completo della stanza
    Note: Provoca Fatica. Sommare al dado del danno +8. La magia può colpire più bersagli vicini senza ridurre o suddividere il dado del danno. L’estensione della magia è proporzionale ad Intelligenza.

    -Lancia un electro con l'intenzione di sfruttare il bonus dovuto a chi possiede Intelligenza >35
    CITAZIONE
    Nome: Incantesimo Tonante
    Classe: Elementale
    Formula: Electro
    Movimento: tracciare una saetta e indicare il bersaglio
    Effetto: genera una scarica elettrica a bassa tensione dalla bacchetta
    Note: con Intelligenza >25 consente di evocare da una nube un fulmine che colpisca il bersaglio; con Intelligenza >35 consente di far persistere la scarica elettrica oltre il termine dell'azione e del turno (su indicazione del master in funzione del dado) causando danni nel tempo e malus a Destrezza.
     
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    L'intuizione di Airwen era corretta solo in parte: era vero che la creatura sarebbe riuscita a trovar i due fuggiaschi in qualunque luogo, ma non si trattava dell'odore. Senza saper di preciso quale pericolo si innalzava davanti era estremamente arduo riuscirne a comprendere modo di agire, attacchi o reali capacità. La druida era letteralmente nel panico e l'indecisione, l'insicurezza sul da farsi le giocò un tiro mancino che le impedì di prepararsi a dovere per l'arrivo di quel mostro informe, dagli occhi pregni di rabbia e un artigli estremamente aguzzi
    Un forte ululato presagì il suo arrivo e Samuel si dispose accanto alla bella rossa, spaventato anch'esso, ma abbastanza lucido da prendere il controllo su un possibile scontro. Non appena vide gli occhi brillanti l'immonda creatura che ancora si mimetizzava con la notte evocò un magistrale Oceanum Plenere, creando onde che [8+8+9] travolsero la creatura, facendola finire contro alcuni rovi del labirinto e il successivo elettro [19+9] lo investì in pieno, lasciandolo incosciente per qualche secondo. Era fuori dai giochi? Assolutamente no, si riprese all'istante e tornò ad avanzare in direzione dei due malcapitati. Da come si muoveva era chiaro come in realtà quei colpi ben eseguiti lo avevano unicamente rallentato. Non pareva ferito, ma una cosa curiosa è successa: l'elettro provocò una luce che illuminò la creatura. Aveva le fattezze di un licantropo assai particolare. Solitamente quegli esseri erano possenti, robusti, feroci e se presi dalla frenesia della carne mai avrebbero rallentato il loro passo. La creatura di fronte a voi, invece, era più minuta e il suo viso più che quello di un licantropo reale ricordava come i babbani se li immaginavano nelle serie dell'orrore.
    Giunto nello spiazzo il licantropo scattò, percorrendo la sua circonferenza dal lato più vicino ad Airwen, puntando al suo petto e colpirla con un graffio che le sgualcì i vestiti e la fece sanguinare [6+7].
    La situazione si stava mettendo assai male e come i due insegnanti avrebbero scelto di agire sarebbe stato fondamentale.


    RevelioGDR


    Piccola nota: vi chiedo di essere estremamente precisi con la vostra disposizione nello spazio. Contando quanto siete vicini tra di voi e a quanta distanza vi mettere dalla creatura.

    Airwen: -13
     
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    Non poteva mettere a rischio la vita del suo collega, non poteva continuare a scappare.
    Era ora di reagire! Di liberarsi di quell'immonda creatura.
    Non era più una sprovveduta studentessa di Hogwarts, era una maga adulta, ma soprattutto questa volta non era sola.
    Restando più vicina alla creatura rispetto a Samuel, doveva aspettarselo l'attacco diretto, ma cavolo se faceva male!
    << Ó mo bandia, cé chomh dona a ghortaigh sé?!>>
    = Oh mia Dea, quanto ha fatto male?!

    Aveva visto quella mano artigliata calare su di lei, ma non era riuscita a scansarsi in tempo, forse perchè ancora bloccata dalla paura che la storia si ripetesse, ma con un finale molto più tragico?
    La maglietta trasfigurata di Samuel si strappò sul petto e gli artigli dell'essere la graffiarono fino a farla sanguinare.
    Ricordava bene gli artigli del mostro che le avevano lasciato la cicatrice che ora deturpava la sua schiena, eppure quelli non le sembravano gli stessi...
    Ne ricordava il bruciore, come che non fossero semplici artigli ma intrisi di veleno o un qualche altro liquido che ne impediva la cicatrizzazione, ricordava la sensazione della pelle squarciata, l'odore ferroso del proprio sangue che imbrattava le sue poche vesti, macchiandole e inumidendole.
    Più si concentrava sul dolore al petto, più c'era qualcosa di diverso, e per quanto facesse ugualmente male, non era la medesima cosa.
    Com'era possibile? Che l'avesse presa "male"? Che fosse cambiato qualcosa in quella creatura dopo tutto il tempo passato?
    Indietreggiò un attimo come per allontanarsi e riprendersi da quell'attacco improvviso, ma non aveva certo intenzione di scappare.
    Era giunto il momento di affrontare il suo incubo personale.
    << Samuel, non osare ferirti per difendermi! Non lascerò che questo abominio continui a scorrazzare in giro libero di uccidere!>>
    Un brivido le percorse il corpo, le cicatrici del loro primo incontro-scontro ancora nascoste sotto il maglione. Se non fosse stata salvata da "qualcuno", per lei ancora sconosciuto, sarebbe sicuramente morta.
    Grazie all'incantesimo del collega l'essere era stato sbalzato più lontano permettendole di dargli un'occhiata... Voleva scoprire cosa l'avesse attaccata quella notte, ma più lo guardava, più non riusciva a capire cosa fosse: sembrava un licantropo ma aveva fattezze troppo diverse dalla loro normale fisionomia, o almeno da quello che ricordava dai libri e lezioni di DCAO.
    Poteva trattarsi di un'altra creatura o era solo un licantropo un po' diverso?
    Doveva guardarlo più da vicino.
    Con la bacchetta stretta nella mano destra, approfittò del precedente incanto di Samuel, che aveva spinto l'essere contro la parete vegetale del labirinto, per provare a bloccarlo.
    Cercò di tracciare con la punta del catalizzatore una "S", partendo dall'alto verso il basso, per poi concludere con una stoccata verso i rovi contro cui era finito.
    << Herbae Locomotor!>>
    Se avesse funzionato, i rampicanti avrebbero bloccato quella specie di "animale", ma non capiva se si trattava effettivamente di ciò che aveva incontrato quella notte...
    Magari era solo la notte ad occultarne le fattezze, ma ne ricordava il puzzo di carogna, la figura nera, oscura.
    E se fosse una creatura delle tenebre? Poteva provare con un incantesimo esorcizzante?
    Dopo l'incanto arboreo, la sua mano provò a muoversi a spirale, in senso orario, e dalla sua bocca la formula << Orbis>> uscì chiara e nitida.
    Il vortice di luce distruttivo con cui voleva avvolgere l'essere, avrebbe dovuto eliminare il velo oscuro che la nascondeva.
    Se fosse stata creata dall'oscurità come lei credeva, la luce purificatrice l'avrebbe danneggiata, se invece si trattava di una vera creatura in carne e ossa, l'avrebbe almeno stordita con quel vortice di luce abbagliante.


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    Sono andata a guardare le statistiche nella quest più vicina a quando è stata aperta questa role, in modo da aver coerenza con lo stato del pg al tempo.

    [Equipaggiamento]
    - Bacchetta

    [SKILL]: Med I Poz I

    [Statistiche]

    Coraggio: 20

    Empatia: 30

    Intelligenza: 32

    Resistenza: 21

    Tecnica: 30

    Intuito: 20

    Destrezza: 21

    Carisma: 30

    PV: 27 / 42


    Edited by LadyShamy - 16/10/2020, 00:32
     
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    Non aveva idea del perché quella notte stesse precipitando in una logica da film horror, ma le tenebre c'erano, erano lì e avevano le fattezze di un lupo mannaro, o di qualcosa di molto simile. -Cosa sei?!-
    Per fortuna l'istinto di sopravvivenza dell'alchimista squarciò la sua curiosità e lo spinse ad agire.
    Riuscì a rallentare la creatura e a ferirla, ma poi lei li raggiunse all'inizio di quel lungo corridoio dove loro avevano deciso di affrontarla.
    La professoressa di Pozioni era proprio affianco a lui. Quell'immonda bestia si era avvicinata così tanto per colpire la Denrisiana, che se Sam avesse voluto avrebbe voluto avrebbe potuto perfino toccarla, ma quando il sangue di Airwen tinse l'aria di rosso, per un momento non ci vide più, poi lei parlò.
    Le parole della denrisiana si incastrarono nel suo cervello in un'istante e in quel flash di tempo fecero riemergere i ricordi delle eroine nordiche che il padre gli leggeva spesso quand'era piccolo. Una valchiria dalla criniera di fuoco.
    Dov'era finita la Airwen spaventata e paralizzata? Non c'era il tempo di chiederselo, ma a conti fatti, Samuel preferiva di gran lunga il coraggio al terrore più profondo.
    -Lo sconfiggeremo insieme e vivremo!-
    Il flusso del combattimento scorreva veloce e non ebbe nemmeno il tempo di accorgersi dell'incanto trasfigurativo lanciato dalla collega; la bacchetta si mosse da sola scattando verso la spalla dell'abominio. -Everte Statim!-
    Se l'incanto fosse riuscito, Samuel, oltre ad allontanare gli artigli affilati dal corpo della rossa, avrebbe inavvertitamente aiutato le piante di Airwen, avvicinando loro il proprio bersaglio.
    Tuttavia nell'attimo in cui la luce dell'orbis attraversò l'aria e l'iride del professore, la ragione tornò ad occupare un po' di spazio nel suo cervello. -Dobbiamo capire cosa abbiamo davanti-
    Così seguì l'esempio della pozionista e la bacchetta scivolò nel vento umido del labirinto per tracciare una "s" immaginaria e poi stoccare. -Herbae Locomotor!- Un fascio di luce verde investì i rovi del corridoio.
    Era sua intenzione animare quanta più flora possibile in modo tale da avvolgere la creatura almeno attorno ai polsi e alle caviglie, ma se avesse potuto osare di più i rovi avrebbero abbracciato anche il collo e la cintura dell'animale.
    "Parlato" - 'Pensato' - "Ascoltato1"| Scheda | Stat.
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    Coraggio: 25
    Empatia: 25
    Intelligenza: 39
    Resistenza: 21
    Tecnica: 38
    Intuito: 28
    Destrezza: 25
    Carisma: 25

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    Alchimia I | Pozionistica Base

    Quirk:
    Alchimista strozzino: Tante cose si possono dire di Samuel, ma non che si faccia fregare in termini economici!
    +2 Carisma se cerca uno sconto.

    Cambia pelle: Un alchimista impara in fretta che ciò che non ti piace (o non serve) si può cambiare. +1 Tecnica quando modifica la consistenza al proprio corpo; +2 se è lo fa a scopo difensivo.

    Samuel è sempre all'imboccatura del corridoio di rovi da cui è arrivata la bestia, con Airwen a fianco, molto vicina a lui.
    -Cerca di lanciare un Everte Statim per colpire alla spalla la creatura che è davanti ad Airwen, quindi in teoria, se la dovesse prendere, questa potrebbe volare dritta dritta contro i rovi del corridoio.
    CITAZIONE
    Nome: Incantesimo di Dispersione
    Classe: Offensivo
    Formula: Everte Statim
    Movimento: Scoccata in direzione della vittima
    Effetto: Scaraventa via l'avversario in modo violento e fulmineo. Il nemico scagliato via subisce danno pari al dado con modificatore al Coraggio.

    -Lancia un Herbae Locomotor per immobilizzare la bestia.
    CITAZIONE
    Nome: Incanto di Animazione Controllata Vegetale.
    Classe: Erboristico
    Formula: Herbae Locomotor
    Movimento: tracciare con la punta del catalizzatore una "s” dal’alto verso il basso per poi fare una stoccata verso le piante da animare.
    Effetto: Dalla bacchetta viene emanato un ampio fascio di luce verde scuro che permette di animare le piante colpite, facendole muovere a propria discrezione.
    È necessario impartire comandi specifici affinché le piante esaudiscano la volontà dell'evocatore. Solitamente gli ordini devono essere impartiti verbalmente, ma i Pg con skill in Erbologia I possono farlo anche non verbalmente.
    Note: L'incanto ha un raggio massimo di 5 metri.
    Piante piccoli animabili= 1+ Empatia/5.
    Piante medie animabili= 1+ Empatia/10.
    Piante grandi animabili= 1+ Empatia/20(in difetto).
    Empatia<20 è possibile animare anche piante del gruppo 1
    Empatia tra 20 e 35 è possibile animare anche piante del gruppo 2
    Empatia ≥36 è possibile animare anche piante del gruppo 3 (per quanto la prova di Empatia per farlo sarà più ardua)
    E’ possibile animare anche una sola parte della pianta. La lunghezza di questa la classificherà in una delle grandezze possibili (piccola, media, grande)
    Il mago, compiuto l'incanto, dovrà dare un ordine alle piante animate ed esse faranno di tutto per portarlo a termine. Se si desidera dare un nuovo ordine si dovrà ripetere l'esecuzione dell'incanto.
    Ogni turno il mago dovrà spendere un azione. Essa varrà come azione delle piante animate.
    Se si vuole che agiscano due volte, sarà da spendere anche la seconda azione.
    Con la spesa del punto azione è possibile far agire tutte le piante, basta che il comando sia lo stesso.
    Si può decidere di escludere qualche pianta dall'eseguire il comando.
     
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    Il buio della notte rendeva reali le paure reali di ogni individuo.
    Tra le mura del labirinto Airwen e Samuel erano i protagonisti di una storia dell'orrore: avevano il mostro, il buio che alimentava il mistero e il terrore dell'ignoto, l'inseguimento e l'inevitabile scontro. Combattere una creatura di cui non si possedeva neanche un'informazione era una sfida assai ardua, ciò nonostante i nostri eroi non demorsero e agirono come meglio credettero. L'Herbae Locomotor della druida imprigionarono la creatura, costringendola in seguito a subitre l'inferno. Prima giunse un everte statim di Samuel non proprio magistrale, comunque fu sufficiente per costringere la creatura scura a dimenarsi e il suo successivo Herbae Locomotor fu provvidenziale per renderlo un facile bersaglio di un orbis di Airwen eseguito in maniera ottimale. Dalla bacchetta fuoriuscì un turbine di luce che devastò la creatura, senza però ucciderla. Com'era possibile? Ciò faceva parte del mistero. Non potendo muoversi, cominciò a sentire una strana sensazione. Proprio nel mentre un'altra creatura - un gufo - incuriosito dai suoni si appropinquò al gruppo.
    In quel preciso istante la creatura imprigionata continuò a dimenarsi, divenendo poi una tigre. Poi ancora in quell'orribile creatura, poi in ciò che più terrificava Samuel.
    A questo punto era evidente come la creatura fosse un molliccio e quel cambio repentino di forma lo spinsero a liberarsi dalla stretta e poiché il luogo diveniva troppo affollato si diede alla ritirata. Inseguirlo era possibile? Assolutamente sì, ma assai complicato poiché nel giro di pochi istanti si confuse col buio della notte.
    La strana creatura di cui aveva assunto la forma era la rappresentazione della più grande paura di Airwen. Cosa fosse realmente lo sapeva unicamente lei e, chissà, forse sarebbe giunto il giorno in cui avrebbe deciso di aprirsi con Samuel. Intanto però era indubbio che la cosa migliore da fare era rientrare nel castello e prendersi un attimo per metabolizzare gli eventi di quella sera.




    RevelioGDR


    Ragazzuoli, con questo ultimo esito pongo fine a questa giocata.
    Riguardo alla creatura ho seguito le istruzioni di Airwen, se volete siete liberi di cogliere lo spunto per una futura role, altrimenti ci vediamo alla prossima <3
     
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14 replies since 27/2/2020, 21:31   257 views
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